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L’arte al tempo della pandemia: tutti i musei e le mostre da visitare (virtualmente)

  • Nel pieno del lockdown il mondo dell’arte si mobilita per aprire (virtualmente) le porte agli spettatori con tour virtuali, mostre online, realtà aumentata e applicazioni dedicate, accessibili per grandi e piccini;
  • Dalla Pinacoteca di Brera a Milano al Met di New York, al Louvre di Parigi e molti altri;
  • Tante anche le iniziative per stimolare e condividere il proprio estro creativo, sfruttando l’arte come mezzo per restare uniti e vicini, anche durante questa fase di distanziamento sociale.

 

Nonostante tutto, l’arte non si ferma. La pandemia di COVID-19, che ci vede ormai da molte settimane chiusi nelle nostre case, ha costretto anche musei e gallerie d’arte a chiudere i battenti per frenare il contagio. Molte esposizioni e mostre, in ogni parte del mondo, sono state cancellate oppure rimandate al prossimo anno.

Eppure, in questo quadro forse un po’ desolante, si moltiplicano le iniziative che artisti e musei hanno messo in piedi in poco tempo per portare arte e cultura nelle case degli appassionati, sfruttando tutte le occasioni rese possibili da internet e dalla tecnologia. Le istituzioni di tutto il mondo si stanno infatti spostando dai loro spazi di gallerie fisiche a piattaforme digitali per condividere le opere d’arte.

L'arte al tempo della pandemia

Alla base di tutto c’è Internet  e la voglia di non arrendersi, in attesa che tutto passi. Se infatti l’isolamento sociale può portare a percepire una sorta di disconnessione dal mondo reale, Internet e le tecnologie digitali sono gli strumenti che ci permettono di sentirci più vicini e connessi che mai.

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9 musei da visitare stando a casa: tour virtuali e collezioni online

Mentre il lockdown prosegue, e più della metà della popolazione del nostro pianeta è costretta a stare a casa, molti grandi musei aprono (virtualmente) le loro porte agli appassionati d’arte con tour virtuali e collezioni online.

Ecco qui qualche progetto degno di nota.

1. Pinacoteca di Brera di Milano

Arte al tempo del Covid19

Il museo milanese ha sviluppato MyBrera, un progetto di visite ad hoc che permette a chiunque di ammirare i tesori custoditi nella Pinacoteca attraverso i ritratti scattati da James O’Mara. Il percorso della visita è articolato intorno ad opere, oggetti e luoghi selezionati da ogni membro della squadra del museo in modo da garantire “l’accesso al museo e alla biblioteca, in attesa che quest’ombra passi”. 

Una nota della Pinacoteca di Brera di Milano promette – “Quando accadrà, saremo ancora più ‘smart’ e più impegnati a tutelare e valorizzare il nostro patrimonio. Così facendo non tradiremo il nostro passato né il nostro futuro”

2. Galleria degli Uffizi di Firenze

Arte al tempo del Covid19

Per mantenere le sue porte aperte la Galleria degli Uffizi si è invece affidata a Ipervisioni. Sul sito del museo è possibile fare un tour virtuale e scoprire i capolavori delle collezioni e la loro storia, navigando tra spunti suggestivi e immagini in alta definizione delle mostre virtuali proposte dallo staff.

3. Musei Vaticani di Roma

Arte al tempo del Covid19

Sono sette i tour virtuali messi a disposizione dai Musei Vaticani per godere, restando a casa, delle meraviglie contenute nei musei capitolini. I sette percorsi sono disponibili sul sito del museo: dalla Cappella Sistina al Museo Pio Clementino, dal Museo Chiaramonti al Braccio Nuovo, dalle Stanze di Raffaello alla Cappella Niccolina, fino alla Sala dei Chiaroscuri. Online il visitatore può esplorare ciascuno di questi ambienti, muovendosi in ogni direzione e focalizzandosi sui particolari anche minimi delle singole opere, riprodotte ad alta definizione. 

Quotidianamente, inoltre, l’account Instagram ufficiale @vaticamuseums propone dettagli dei capolavori vaticani accompagnati da brevi didascalie che aiutano a comprendere storia e significato di tante opere, più o meno conosciute.

4. Museo Archeologico di Atene

L'arte al tempo della pandemia

Tra i più importanti musei archeologici del mondo, il Museo Archeologico di Atene sul proprio sito mette a disposizione sia il tour virtuale, realizzato attraverso Google Street View, sia le collezioni con foto delle opere esposte corredate da ampie didascalie. Una seconda applicazione disponibile sul sito del museo, parthenonfrieze, analizza e mette in luce in modo erudito e con chiarezza il capolavoro scolpito da Fidia: il Fregio del Partenone. Rivolta agli studiosi di archeologia, al pubblico in generale, ma anche ai bambini (con un gioco educativo appositamente sviluppato per loro), l’applicazione è stata messa a punto con delle fotografie di tutti i blocchi del fregio che in seguito furono corredate da didascalie in greco ed in inglese.

La terza applicazione presente sul sito del museo è “Athena, Goddess of the Acropolis”, (Atena, Dea dell’Acropoli). Dedicata alla Dea greca, presenta in modo interattivo una selezione di oggetti dalla collezione del museo che raffigurano Atena. Si tratta perlopiù di dediche, offerte dei devoti alla dea (statue di piccole dimensioni, rilievi e ceramiche) ma anche di alcune delle più importanti sculture architettoniche dell’Acropoli che hanno come soggetto temi tratti dalla mitologia della dea Atena.  

I più piccoli possono invece divertirsi con “Color the Peplos Kore” (Colora la Kore col peplo), un gioco educativo digitale che invita i ragazzi a dipingere a seconda del loro gusto la Kore, per poi stampare o salvare il loro lavoro. 

5. Museo del Prado di Madrid

L'arte al tempo della pandemia

Anche il Museo spagnolo del Prado di Madrid, che custodisce una delle più vaste collezioni e che raccoglie opere di pittura e scultura dal X al XIX secolo, mette a disposizione dei visitatori le collezioni sul proprio sito. 

6. Louvre di Parigi

L'arte al tempo della pandemia

Sul sito del museo francese è possibile scegliere di visitare virtualmente 4 sezioni: La Petit Galerie, dove ora è in corso una mostra con opere di Delacroix, Rembrandt e Tintoretto, la collezione permanente con l’immensa sezione egizia, i resti del fossato del Louvre ed infine la Galerie d’Apollon, distrutta da un incendio nel 1661 e poi ricostruita da Le Vai.

7. British Museum di Londra

L'arte al tempo della pandemia

In questo blog il British Museum indica 11 modi per visitare il Museo da casa: dai tour con Google Street View, ai podcast e alle gallerie virtuali.

Per Hartwig Fischer, direttore del British Museum, è importante riuscire a mantenere vivo il dialogo con i visitatori:

È assolutamente fondamentale avere ancora un facile accesso alla cultura. Abbiamo i mezzi per impegnarci: li troviamo nella storia, nelle culture del passato, nelle culture del presente. E, se si parla del British Museum, si parla di come le persone negli ultimi due milioni di anni hanno affrontato grandi sfide, sfide sanitarie e altre ancora e ne sono uscite vincenti.

8. Metropolitan Museum di New York

Tra i più famosi musei della grande mela, il Met offre tour mozzafiato dei più grandi spazi.

Nella città di New York sono tante le possibilità per gli appassionati di arte che non vogliono rinunciare ad ammirare le opere più famose della città. Sono infatti diverse le gallerie d’arte che stanno creando percorsi virtuali online:

  • David Zwirner Gallery  con la mostra delle foto psichedeliche di  “James Welling, Pathological Colour”
  • Pace Gallery: acquarelli del pittore Sam Gilliam
  • Gagosian Gallery: con gli spettacoli che si trovano a New York, Los Angeles, San Francisco, Parigi e Roma.
  • The New Museum: Arte digitale creata per il Web.
  • Artsy: Uno dei siti web più visitati al mondo dell’arte per notizie e aste. Attualmente, Artsy sta celebrando il Mese della Storia delle Donne con una serie di spettacoli di artisti donne selezionate da altre artiste femminili più affermate.

9. L’Ermitage di San Pietroburgo

A partire dal 26 marzo L’Ermitage di San Pietroburgo ha reso disponibili 10 tour virtuali dedicati alle collezioni italiane conservate nel museo in lingua italiana. L’obiettivo, spiega il direttore del museo Michajl Pjotrovskij, è creare un ponte tra Italia e Russia in un momento di grande difficoltà.

Tanti i tesori, anche Italiani, in mostra nella reggia imperiale, che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov, e che svela i suoi tesori da Caravaggio, Leonardo, Filippo Lippi, Raffaello, Velazquez e Canova, fino agli impressionisti e a Pablo Picasso. 

LEGGI ANCHE: 5 app per musei che possono rendere le visite più immersive

L’arte entra nelle case grazie alla realtà aumentata

Sebastian Errazuriz, insieme all’artista Zander Eckblad ha sviluppato All Show, una piattaforma che mette in comunicazione gli artisti, che vi caricano le proprie opere, e gli appassionati d’arte, che possono vederle in anteprima direttamente nel proprio salotto di casa grazie alla realtà aumentata. 

Gli spettatori possono vedere le opere d’arte direttamente dal loro telefono. Una volta trovato quella di loro interesse, è sufficiente selezionare “see in AR” per vederla apparire all’interno della propria casa, proprio accanto alla poltrona oppure al tavolino da caffè. All Show non è solo una piattaforma commerciale. Unendo arte e tecnologia è stato possibile portare l’arte a casa delle persone e realizzare una straordinaria esposizione online, in cui i confini tra mondo reale e realtà virtuale sfumano.

Sebastian Errazuruz, designer e artista nato in Cile ma cresciuto a Londra, pensa che proprio grazie alla pandemia le persone svilupperanno nuovi modi per essere creativi.

La pandemia inaugurerà una nuova ondata di espressione creativa” afferma l’artista. “La realtà aumentata distruggerà il mondo dell’arte e del design nello stesso modo in cui le piattaforme digitali hanno distrutto l’intera industria musicale, i nuovi media o l’industria cinematografica.

Spunti per stimolare la creatività durante il lockdown

E se guardare non basta, Artwork Archive, piattaforma di inventario d’arte utilizzata dagli artisti per mostrare le loro opere d’arte, ha lanciato una sfida: #artuniteschallenge. L’obiettivo è raccogliere stimoli e suggerimenti artistici per condividere il proprio estro creativo e coltivare la comunità attraverso, l’arte taggando @artworkarchive su Instagram e usando l’hashtag #artuniteschallenge.

In questi giorni in cui si è più che mai soli, e lontani dalle proprie comunità, Artwork Archive suggerisce di usare l’arte per restare uniti e vicini, annullando così gli effetti del distanziamento sociale.

Ecco alcuni degli spunti creativi raccolti per stimolare la creatività durante il distanziamento sociale. Li potete trovare tutti sul sito di Artwork Archive.

  1. Fai un tour virtuale di un museo. Seleziona il tuo lavoro preferito e ricrealo con uno stile diverso
  2. Scrivi “gioia” o “gratitudine” nel mezzo di una pagina e disegna tre cose che ti portano piccole gioie o momenti di gratitudine durante questo periodo.
  3. Fa’ come Monet con le sue ninfee: dipingi lo stesso soggetto in diversi momenti della giornata.
  4. Crea un dipinto astratto per esprimere e condividere le tue emozioni.
  5. Share the love: condividi 5 immagini di opere dei tuoi artisti preferiti.
  6. Scegli un colore o un materiale che normalmente eviti ed usalo per creare un’opera d’arte.
  7. Scrivi una lettera al futuro te stesso.
  8. Prova a dipingere con caffè, dentifricio, vino o altri materiali non convenzionali.
  9. Ricrea una scena oppure un momento del tuo libro preferito.
  10. Usa i rotoli della carta igienica per creare un’opera d’arte.
  11. Realizza un dipinto con le foglie di tè.

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La creatività è sopravvalutata

Non serve un artista per fare arte. O almeno così la pensa Sarah Urist Green, curatrice e ideatrice del programma online The Art Assignment nel quale gli artisti incoraggiano gli spettatori a imitare i propri esercizi creativi.
Nel suo libro, You Are an Artist: Assignments to Spark Creation, spiega proprio questo, invitando le persone a esprimere se stessi attraverso l’arte senza farsi bloccare dal giudizio degli altri, da titoli di studio o da materiali fantasiosi.

Ecco dunque 5 progetti del libro che chiunque può realizzare, senza bisogno di esperienza o di materiali particolari.

1. Shadow Portrait

L'arte al tempo della pandemia

2. Fake Flyer

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3. Contructed Landscape

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4. Lost Object

L'arte al tempo della pandemia

5. Intimate, indispensable, gift

L'arte al tempo della pandemia

Google Meet diventa gratis per tutti dall’1 maggio (e fino a settembre)

  • Il servizio di video conferenza di Google da domani sarà gratuito;
  • I meeting virtuali possono ospitare fino a 100 persone in contemporanea;
  • Per arginare eventuali minacce alla sicurezza e alla protezione dei dati Google ha introdotto nuove misure.

 

Da domani, Google Meet sarà gratis per tutti gli utenti. Il servizio di video conferenza solitamente incluso negli account Enterprise ed Education è ora accessibile a chiunque abbia un account Google attivo.

Ad annunciarlo è lo stesso Big G, confermando che i virtual meeting potranno ospitare fino a un massimo di 100 persone contemporaneamente.

Dal 1°maggio al 30 settembre la durata delle video-conference non avrà alcun limite di tempo, mentre da ottobre tutti gli account basic potranno usufruire di questo servizio gratuito solo per un massimo di un’ora.

Il rollout di Google Meet annunciato per maggio sarà graduale.

carriera nel digitale

Come accedere ai meeting su Google Meet

Per accedere a una conference occorre essere connessi al dispositivo su cui si si usa Google Meet, non solo avere un account Google.

Questa è solo la prima delle misure di sicurezza implementate da Big G per impedire che utenti anonimi possano inserirsi nel virtual meeting.

Inoltre, tutti coloro che sono aggiunti alla riunione video – per esempio attraverso il semplice invio di un link – senza essere stati preventivamente invitati su Google Calendar, vengono ammessi preventivamente in una virtual room d’attesa, fino a che l’host non avrà approvato la loro partecipazione.

Google tiene a evidenziare che le conference su Meet vengono crittografate in tempo reale e tutte le registrazioni archiviate su Google Drive restano criptate.

Per creare una riunione o per avviarla da browser è sufficiente atterrare sull’home di Google Meet, mentre se si opera da mobile è necessario scaricare l’applicazione gratuita su App Store e Play Store.

google meet gratis

Verso il New Normal, i dati di Google Meet

La mossa di Big G tende a favorire la transizione alla fase di “new normal” di tutti coloro che continueranno a lavorare da casa e viene anche incontro all’esigenza di creare classi scolastiche virtuali.

In tal senso, Google ha rilasciato un’analisi dei dati sull’utilizzo di Meet nelle ultime settimane:

  • da gennaio, l’utilizzo quotidiano di Meet è aumentato di 30 volte.
  • Ogni giorno, Meet ospita conferenze video per un totale di 3 miliardi di minuti e rileva 3 milioni di nuovi utenti.
  • Dalla settimana scorsa, coloro che ogni giorno si riuniscono Meet superano i 100 milioni.

google meet gratis

Quali sono le misure di sicurezza di Google Meet?

Vediamo insieme tutte le misure implementate da Google per garantire sicurezza del servizio di video-conference.

  •  Gli host sono dotati di una serie di poteri controllo , inclusa la possibilità di ammettere o negare l’accesso a una riunione, disattivare o rimuovere alcuni partecipanti all’occorrenza.
  • Alle conference non sono ammessi utenti anonimi, questo significa che gli che user privi di un account Google non possono partecipare ai meeting creati dagli account dei singoli utenti.
  • Di default, i codici per partecipare alle riunioni sono complessi e quindi resilienti a qualsiasi tentativo di accesso forzato.
  • Come accennato, le conference su Meet vengono crittografate in tempo reale e tutte le registrazioni archiviate su Google Drive rimangono criptate.
  • Non è necessario alcun plugin per installare Meet. Il servizio funziona direttamente su Chrome e altri browser, per questo motivo è meno vulnerabile ad eventuali minacce.
  • Gli utenti Meet possono registrare il proprio account all’interno del Programma di Protezione Avanzata di Google, sistema di protezione contro il phishing e il furto di identità
  • Tutti i servizi di Google Cloud sono sottoposti a rigorosi controlli di sicurezza e privacy.
  • I dati degli utenti su Meet non vengono usati a fini pubblicitari, né ceduti a terzi.
  • Google offre questo servizio su attraverso una rete privata altamente sicura che connette tutti i data center tra loro – garantendo la sicurezza dei dati.
  • Per maggiore trasparenza, Big G ha reso pubblica la posizione di tutti i suoi data center.

5 consigli di Content Marketing per il tuo ristorante in tempo di Coronavirus

  • Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti ci sono diverse voci di spesa e un personale in media più numeroso;
  • In un simile contesto, per i ristoranti è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti attraverso il Content Marketing.

 

Con il Dpcm dell’11 Marzo 2020, i ristoranti hanno abbassato le serrande per contenere il contagio da coronavirus.

I tavoli sono vuoti, sedie e sgabelli accatastati contro il muro. In cucina è calato il silenzio, una tranquillità assordante, che rende la tensione del servizio e il clangore dei coltelli solo un lontano ricordo. I cuochi, abituati ad anteporre il proprio lavoro a tutto il resto, appaiono spaesati e inquieti davanti all’incognita del futuro.

In Italia, il mondo della ristorazione sta attraversando uno stato di forte impasse, vittima tanto dell’incertezza causata dalla pandemia, quanto della precarietà aggiunta della burocrazia italiana.

Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti infatti, ci sono diverse voci di spesa, e un personale in media più numeroso di quello di un qualsiasi altro negozio.

2020 Atlanta Restaurant and Bar Closures - Eater Atlanta

Perché continuare a fare Content Marketing è importante

La ristorazione vive la quarantena con due velocità e necessità diverse, spiega Lara De Luna su Repubblica. “Da un lato quella di tamponare il più possibile le perdite dell’oggi, barcamenandosi tra tasse, pagamenti e aiuti fiscali promessi ma difficili da ottenere, dall’altro quella di capire come e quando ripartire”. Un bisogno di programmazione frenato dalla certezza che il mondo che troveremo una volta riaperte le porte sarà profondamente diverso negli usi e nei costumi quotidiani.

In un simile contesto, è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti, rendendoli partecipi delle proprie  iniziative, e della propria quotidianità, quella più semplice ed informale. Dopotutto, il fatto che si trovino in isolamento forzato, non significa che non possano continuare a garantire il loro valido supporto, magari attraverso un “passaparola digitale”.

Nel gennaio del 1996, Bill Gates pubblicò, sul sito della Microsoft, un breve articolo intitolatoContent is King, in cui affermava che, nell’era digitale, i contenuti di qualità sarebbero diventati lo strumento più prezioso per acquisire nuovi clienti. Un frase profetica, oggi assunta come mantra da tutti coloro che si occupano di Content Marketing e Blogging.

Pubblicare regolarmente contenuti unici, infatti, consente di rafforzare il proprio brand, e mantenere vivo l’interesse dei propri clienti, fidelizzandoli.

Ecco quindi cinque consigli utili per rendere efficace la tua content strategy durante l’emergenza coronavirus.

LEGGI ANCHE: Come i ristoranti possono assistere meglio i clienti nei momenti di incertezza

1. Racconta “il dietro le quinte”

Uno dei principali motivi per cui le persone scelgono il tuo ristorante e non un altro, oltre che per la bontà del cibo, è per il modo in cui le fai sentire. Quindi, porta i tuoi clienti nel backstage del tuo locale, raccontando ad esempio alcuni aneddoti relativi alla tua cucina, oppure alla tua carriera.

E ancora, intervista i membri del tuo staff, chiedendo loro com’è lavorare nel tuo ristorante e far parte del tuo team (puoi registrare gratuitamente le videochiamate adoperando piattaforme come Skype e Zoom).

Sii spontaneo, riponi la maschera della professionalità nell’armadio, almeno per un po’, e riscopri il bello delle gaffe. Le persone cercano l’umanità e il divertimento, anche nel mondo virtuale.

Organizzare la cucina di casa come quella di un ristorante in 6 ...

2. Mostra come stai affrontando la quarantena

Chiudere un’attività, anche se temporaneamente, non è mai semplice. Quindi, sfrutta questo momento come un’opportunità, per mostrare ai tuoi clienti e fan più affezionati come stai affrontando questa crisi.

Ad esempio, se ha intenzione di adottare delle misure aggiuntive per supportare il tuo personale, condividilo sul tuo sito web, sui social, o via email. Dietro ogni ristorante, ci sono progetti, investimenti, passione e anima. Non aver paura di esporti e mostrare alle persone anche questo lato del tuo business.

Narrativa audiovisual: o que é, quais os tipos e sua importância ...

3. Condividi ricette e tutorial

In questo periodo, le persone hanno molto tempo a disposizione e cercano costantemente qualcosa da fare. Quindi, perché non offrire loro un mini corso di cucina? Ad esempio, puoi insegnare ai tuoi fan come preparare i tuoi piatti più rappresentativi, le cosiddette signature recipes. Ma anche la cucina tradizionale ha sempre un certo appeal, soprattutto se legata a un ricordo, a un’emozione.

Scatta foto sequenziali, registra piccoli video dimostrativi, organizza dirette su Instagram e Facebook ad orari prestabiliti.

I tuoi clienti proveranno le tue ricette a casa, diventando ambasciatori del tuo marchio.

E non temere, l’esperto rimarrai comunque tu.

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4. Iscriviti ad un nuovo canale social

Il momento giusto è ora. Entra in contatto con nuovi potenziali clienti, attraverso nuovi social e/o funzionalità che non hai mai provato prima.

Ti incuriosiscono le dirette streaming su Facebook, Instagram o YouTube? Oppure i contenuti pubblicati dai tuoi colleghi ristoratori su Tik Tok? Anche quello sui social è Content Marketing.

Molti utenti Tik Tok hanno già caricato le loro video ricette, perché consapevoli delle grandi opportunità che questa piattaforma può offrire, soprattutto in termini di visibilità.

LEGGI ANCHE: 10 idee creative per realizzare i tuoi video su TikTok (e dare un boost ai tuoi follower)

Instagram Is Silently Working On A New Update That Will Copy ...

5. Usa il tuo smartphone

Se in passato avevi bisogno di una strumentazione professionale e costosa per sviluppare una delle suddette tattiche di marketing, oggi è sufficiente possedere uno smartphone. Lo smartphone infatti, è abbastanza potente per creare contenuti di qualità, capaci di attirare l’attenzione delle persone, e diventare virali.

L’adozione di una corretta strategia di Content Marketing, ti permetterà di allineare offline e online, creando un sofisticato sistema di targeting, che trascende dal comune concetto di ristorante, inteso come luogo per il consumo del pasto, e abbraccia una più moderna visione imprenditoriale, che alla proposta culinaria integra altri e nuovi servizi.

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10 serie TV da guardare (o da ripassare) durante la quarantena

  • Durante questi ultimi giorni di quarantena abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa;
  • Nella miriade di proposte Netflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, abbiamo selezionato alcune serie TV (anche un po’ imrpobabili) da guardare per tenerci occupati.

 

Manca ancora tempo per tornare a una vaga forma di normalità e poter godere appieno dei profumi e dei colori di questa primavera. La quarantena mette a dura prova la stabilità emotiva di molti, ma per fortuna abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa.

Nella miriade di proposte Netflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, ci ritroviamo a passare la maggior parte del tempo nella ricerca di qualche serie interessante da vedere. Per questo, con la preziosa collaborazione del nostro divano ormai sformato, abbiamo selezionato alcune serie TV da guardare per tener occupata qualche altra settimana.

Summertime – Drammi e ribellioni da adolescenti

In uscita a fine aprile, la serie Summertime, tutta italiana, è ispirata al romanzo di Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”. Il leggero teen drama di Netflix racconta la storia d’amore tra due ragazzi provenienti da realtà abbastanza diverse. A far da sfondo ci sono gli amici, l’estate e le feste sulla riviera romagnola; un viaggio tra emozioni, introspezioni, incertezze e desiderio di evolvere individualmente anche attraverso l’altro. Del resto, dopo l’estate, niente è come prima.

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Self-made: la vita di Madam C.J. Walker – Emancipazione in prima linea

Ancora da Netflix, una miniserie che ci fa conoscere la vera storia della prima donna afroamericana riuscita a creare da zero un impero milionario, all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti. Sarah Breedlove è stata infatti la prima imprenditrice nel settore della cura e della bellezza dei capelli.

Il successo creato dal suo brand ha dato voce all’emancipazione femminile, oltre che all’inclusività razziale. La prima donna ad aver dato dignità alle donne di colore, dimostrando come la tenacia e la determinazione si siano affermati in uno scenario sociale annebbiato dallo schiavismo.

The Midnight Gospel – La serie animata psichedelico-filosofica

Dall’ideatore di Adventure TimePendleton Ward, ecco una nuova serie animata da vedere su Netflix. Clancy è lo strano protagonista che attraverso un congegno dalla dubbia forma riesce a esplorare universi sconosciuti.

Dai suoi viaggi e dagli incontri scaturiscono scene psichedeliche e coloratissime con personaggi buffi e surreali che lasceranno al protagonista tutto il tempo per elucubrazioni mentali, riflessioni filosofiche e domande esistenziali. Un po’ come sta succedendo a noi in questo particolare momento, anche senza esplorare mondi paralleli.

LEGGI ANCHE: È davvero crisi per Netflix o il pioniere dello streaming ha ancora delle carte da giocare?

Zero Zero Zero – La serie sull’impero mondiale della criminalità

Il viaggio di un carico di cocaina dal Messico fino alla Calabria. Cinque nazioni, famiglie, diverse culture e problematiche coinvolte. Dopo Gomorra, Suburra e Romanzo Criminale, un altro lavoro diretto da Sollima, tratto dall’omonimo romanzo di Saviano, in streaming su Sky Atlantic e Now.

I clan, il sistema criminale e l’illegalità rimangono i protagonisti di questa serie anche se lasciano molto più spazio alle evoluzioni e ai drammi personali. Le famiglie infatti sono narrate attraverso i loro meccanismi psicologici, le loro debolezze, la loro umanità. Zero zero zero è sviluppata su due binari: da un lato c’è la malavita descritta secondo i diversi sistemi-‘Ndrangheta e Narcotraffico– dall’altro c’è il punto di vista umano, personale, non molto distante dalla legale normalità.

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The Knick – Tra chirurgia e tossicodipendenza

Il Knickerbocker è un ospedale della New York del 1900. Il dottor Thack è alla guida dell’istituto dopo che il suo mentore si è tolto la vita. Il personaggio si ispira a William Halsted, un riconosciuto chirurgo di quel periodo e, come lui, Thack, è un eccellente medico, nonostante la dipendenza dalla cocaina e il carattere schivo e scontroso.

La storia è ambientata in un’America incatenata ai retaggi sociali e culturali dell’epoca, razzismo primo su tutti. Insediamento di popolazioni europee, corruzione di funzionari pubblici e mercato nero dei cadaveri come oggetto di studi ed esercitazioni, delineano ancor di più la società di quel tempo. La serie racconta però anche il periodo di evoluzione scientifica in cui si avviano nuove sperimentazioni per la cura di diverse malattie. Da vedere, su Now.

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His Dark Materials – L’incontro tra fantasy e scienza

La serie fantasy trasmessa su Now, è tratta dalla trilogia omonima di Philip Pullman. Lyra è una ragazzina inglese e vive in una dimensione parallela dove per ogni anima è assegnato un daimon, un alter ego sotto forma animale. La sua tranquillità è sconvolta dalla scomparsa di alcuni coetanei, tra cui il suo migliore amico, usati in esperimenti per comprendere uno strano fenomeno proveniente dal cielo, chiamato Polvere.

Inizia così la sua ricerca attraverso mondi misteriosi, andando incontro a subdole insidie e a strani personaggi come streghe, Gyziani e orsi corazzati. Magia, fisica quantistica, religione e scienza si fondono e accompagnano il viaggio di questa serie.

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Scrubs – La più divertente medical serie

Su Amazon Prime, nove stagioni per questa esilarante serie che con ironia racconta il quotidiano dei personaggi che popolano l’ospedale del Sacro Cuore. Vicende, vissuti, storie mediche che si abbracciano a diversi intrecci emotivi ed interpersonali, vengono narrati in un equilibrio tra commedia e drammaticità. Il protagonista J.D. riesce ad entrare nel cuore di colleghi, superiori, antagonisti e soprattutto dello spettatore che tiene ancorato grazie alla sue mille divertenti sfaccettature.

Uno staff medico prima di tutto umano, fatto di debolezze, scorrette ambizioni, follia, allegria e traumi personali. Scrubs è una delle serie più divertenti in ambito medical tv, un cult mai staccato dall’attualità anche a distanza di 20 anni dalla sua nascita.

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Bates Motel – Dietro la mente disturbata di una famiglia

La vita di Norma Bates e di suo figlio Norman nella serie prequel del conosciutissimo Psycho. Come è nato il rapporto morboso del giovane con sua madre? Quali sono stati gli accadimenti che hanno inciso sulla sua personalità disturbata?

La serie thriller, ambientata negli anni ‘60 mostra la vita adolescente di uno dei più violenti serial killer. Cinque stagioni per indagare nella mente e nei comportamenti della famiglia Bates, su Amazon Prime.

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Il Trio: I Promessi Sposi – La serie poco seria di un capolavoro letterario

Sulle teche Raiplay troviamo uno dei successi indiscussi della Rai, del 1990. Il romanzo de I Promessi Sposi in chiave comica, firmato dal trio Marchesini-Solenghi-Lopez. La GenZ di sicuro non conoscerà questa parodia ma moltissimi Millennial la ricorderà con un grande sorriso. Dando per scontato che il romanzo sia conosciuto da tutti, in questa versione troviamo l’amore, i soprusi dei potenti e la grande pestilenza con un punto di vista grottesco, a volte surreale e totalmente fuori dall’epoca originale.

Molti sono infatti i richiami ai primi anni ‘90– come Renzo che tiene sottobraccio lo stereo della macchina- ai personaggi del momento- come Pippo Baudo, Wanna Marchi e il calciatore Gullit. Una miniserie strepitosa e divertente che fa venire quasi voglia di ripassare il romanzo originale. Manzoni, ringrazia e ride sotto i baffi.

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Luisa Spagnoli – Tra cioccolato e moda

Un’altra miniserie riproposta da Raiplay. La storia, è quella di una grande donna vissuta agli inizi del ‘900: Luisa Spagnoli. Conosciuta per il suo grande marchio di moda, ha un passato ancora più glorioso. In una vecchia Perugia, Luisa e suo marito Annibale Spagnoli rilevano una piccola pasticceria, con l’intento di produrre confetti.

Dall’incontro professionale con Giovanni Buitoni (sì, quello della pasta) nasce la celeberrima Perugina. Dall’incontro sentimentale sempre con il signor Buitoni nascono i Baci, i cioccolatini più famosi.

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Un piacevole racconto di una donna di grande intraprendenza: fondatrice di due aziende e con il merito di aver introdotto le donne, da sempre all’ultimo posto nella società, nella vita lavorativa. Quella di Luisa Spagnoli è una biografia piacevole, con memorie storiche di due grandi realtà italiane.

contact tracing app immuni privacy

Perché non è la privacy la giusta preoccupazione sulle contact tracing app

  • La discussione sui rischi legati alla privacy delle contact tracing app potrebbe essere una “distrazione” da ciò che è davvero importante;
  • Il funzionamento dell’app ha già preso in considerazione i rischi per la privacy ed è conforme alle normative;
  • Ci sono problematiche diverse che rischiano di rendere l’app poco efficace, specialmente se non si riesce a coinvolgere davvero il cittadino.

 

Sì, la cosa si fa sempre più simile a un film di fantascienza. Se qualcuno avesse avuto, solo qualche mese fa, l’idea di scrivere una sceneggiatura su una società in cui le persone sono obbligate a restare a casa o a utilizzare i propri dispositivi tecnologici per verificare i propri contatti, sarebbe entrato di diritto nella lista dei grandi autori a fianco di Orwell con 1984.

Ma si sa, la vita è molto più creativa del più creativo degli esseri umani, e a volerla guardare esclusivamente dal punto di vista tecnologico il Coronavirus ha reso realtà i film fantascientifici che ci dilettavamo a guardare su Netflix.

L’ultima evoluzione è quella che, con scelta altrettanto hollywoodiana, è stata definita “Fase 2”. Ebbene sì, una delle soluzioni che ci aiuteranno ad attuarla, ormai è ufficiale, è la contact tracing app sui nostri smartphone: Immuni, dell’azienda tecnologica italiana Bending Spoons.

Chiaramente, come era più che prevedibile, ancora prima che l’annuncio fosse ufficiale, l’app ha attirato più critiche e teorie complottiste che proseliti. Si sono susseguite teorie di tutti i tipi, sia sugli usi che potrebbe farne il governo, sia sulla legittimità dell’azienda scelta.

Da una parte è lecito che sia così: si tratta di una soluzione talmente ampia e inedita che non possiamo semplicemente accettarla passivamente. Soprattutto visto che siamo tra i Paesi con più leggi a tutela della privacy, e che come UE abbiamo sottoscritto solo due anni fa il famoso GDPR.

Dall’altra, come al solito, pare che il dibattito si concentri più su temi politici che su quelli di reale importanza, e quindi per l’appunto la discussione sulla privacy è l’unica (o quasi) che sembra aver monopolizzato le prime pagine dei giornali.

Ma è davvero questo il punto? O si tratta, come spesso capita, di una “distrazione” da temi ben più sensibili? Proprio quelli che possono davvero mettere a rischio il successo o meno non solo dell’app, ma dell’intera Fase 2?

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contact tracing app immuni privacy

La privacy come “distrazione” dai veri problemi dell’app

A suggerirlo è qualcuno che di privacy, sorveglianza tecnologica e simili temi ne sa qualcosa: Zak Doffman, CEO di Digital Barriers, azienda internazionale che sviluppa soluzioni avanzate di sorveglianza per la difesa, la sicurezza nazionale e l’anti-terrorismo.

In un lungo articolo apparso su Forbes, Doffman esplora proprio la risposta a questa domanda: dobbiamo davvero preoccuparci della privacy con queste app, o è appunto una “distrazione” dai veri problemi che potrebbero renderle inefficaci? È possibile che qualcuno o qualcosa le utilizzi per spiarci, in uno scenario orwelliano?

“C’è un vecchio adagio nel settore della sorveglianza: se hai troppe informazioni, non ne hai abbastanza“, spiega nell’articolo. “L’idea che le contact tracing app siano il sogno di qualche spia è insensata. Se lo Stato volesse controllarvi, avrebbe metodi molto più pratici già a portata di mano. Qualcosa come un cellulare, che ha un sistema di accensione e spegnimento, non sarebbe efficace. Qualunque ‘persona di interesse’ potrebbe semplicemente disattivarlo, è inutile”.

Inoltre, aggiungo io, se qualche organizzazione malintenzionata volesse approfittarsi della situazione per ottenere i nostri dati, presumibilmente non lo farebbe in questo contesto: la contact tracing app di Stato sarà probabilmente la cosa più controllata (e criticata) a cui si possa pensare. E dove ci sono i riflettori di tutti puntati, solitamente non c’è abbastanza ombra per operare inosservati.

Infine, consideriamo che quello della privacy è spesso un “falso problema”, che vediamo come terribile nel futuro ma a cui siamo ciechi nel presente. Se siamo preoccupati dei dati di tracciamento che qualche azienda potrebbe avere su di noi, proviamo a dare un’occhiata a quelli che Google Maps raccoglie sui nostri spostamenti, a meno che non si siano rimossi i relativi permessi.

Quindi, posto che la privacy non è un problema di cui dovremmo preoccuparci quando parliamo di app ufficiali per il tracciamento per contrastare il Coronavirus, di cosa dovremmo preoccuparci?

problemi app di tracciamento

Come funzionerà (e ci tutelerà) la contact tracing app nostrana

Per fortuna (almeno sotto certi punti di vista), al contrario che in altri Paesi, in Italia e in Europa ci si sta orientando verso soluzioni tecnologicamente più rispettose della privacy.

E forse il fatto che giganti come Google e Apple abbiano deciso non solo di intervenire, ma anche di unire le forze, potrebbe rendere il tutto paradossalmente più sicuro: cane e gatto non potranno che controllarsi a vicenda.

In Cina (e in misura diversa in altri Paesi, come la Corea del Sud e Singapore) la contact tracing app designata è stata introdotta e utilizzata in maniera estremamente pervasiva, non solo per notificare ai diretti interessati un possibile contatto con un contagiato, ma anche per verificare l’isolamento e le attività svolte.

Qui la grande differenza tra Oriente e Occidente, per quanto riguarda la lotta “tecnologica” al Coronavirus. E paradossalmente uno dei motivi per cui noi arriviamo a parlare solo adesso di un’app di tracciamento, quando è realtà da diverse settimane nei sopra elencati Paesi.

contact tracing app italia

Ecco alcuni degli elementi che, in Italia in particolare con Immuni, verranno messi in campo per garantire la sicurezza della privacy e la libertà dei cittadini:

  • L’adesione all’app sarà su base totalmente volontaria, anche se si stanno valutando diversi tipi di incentivi
  • Si è scelto di utilizzare unicamente la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE), che non contiene informazioni di localizzazione ma solo di prossimità (si saprà che due dispositivi sono stati vicini, ma non dove né per quanto tempo)
  • Per aumentare la privacy, la sicurezza dei dati e andare incontro alle indicazioni di GoogleApple, si segue il progetto Decentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing (DP-3T) che si è separato da Pepp-Pt perseguendo un modello più decentralizzato (e quindi più sicuro)
  • Quando due cellulari si avvicinano a una determinata distanza e per un tempo definito, si scambiano il proprio codice anonimo generato localmente e crittografato (quindi un numero casuale senza alcun dato sensibile sulla persona a cui è associato)
  • I codici degli altri device con cui si entra in contatto verranno conservati nella memoria del dispositivo
  • Qualora uno dei soggetti che ha scaricato l’app risulti positivo al virus, gli operatori sanitari gli forniscono un codice di autorizzazione con il quale l’utente può scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo
  • Se l’app riconosce tra i codici anonimi resi noti uno di quelli con cui è entrata in contatto, invia una notifica all’utente (quindi senza possibilità di sapere chi/come/quando era il contagiato) – sarà poi sua responsabilità auto-isolarsi di conseguenza
  • Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione si impegna a rendere il codice dell’applicazione open source, quindi non solo utilizzabile da altri governi nella lotta contro il virus, ma anche verificabile e revisionabile (ma NON modificabile) da chiunque vi abbia interesse

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contact tracing app immuni privacy

Per tutelare la privacy, mettiamo a rischio la Fase 2 in altri modi

Quindi, messa da parte la preoccupazione legata alla privacy, siamo a posto, giusto? Quest’app ci permetterà di tornare praticamente alla vita di prima?

Purtroppo non è così facile, in parte proprio perché, per riuscire a rendere l’app il più rispettosa della privacy, abbiamo almeno parzialmente dovuto compromettere la sua efficacia, in vari modi.

Il primo scoglio sarà l’adozione da parte della popolazione, essendo totalmente libera e volontaria. Che non significa solo scaricarla, ma accettare tutte le impostazioni sulla privacy, non disattivare le notifiche, continuare a utilizzarla, etc. Consideriamo che, a detta degli esperti, per essere davvero efficace il sistema dovrebbe essere utilizzato almeno dal 60-70% della popolazione. In Italia nel 2019 si collegava almeno una volta al mese da mobile il 66.6% degli italiani, quindi dovrebbe utilizzare l’app praticamente la totalità dei possessori di smartphone. Già così è complicato.

Poi c’è un tema di funzionamento: non avendo finalità di controllo, l’efficacia del sistema si baserà quasi totalmente sul senso di responsabilità del singolo, che dovrà auto-isolarsi quando notificato. Bastano pochi falsi-positivi o problemi simili per compromettere l’intero sistema, facendo perdere agli utenti fiducia nel processo e quindi vanificando il senso di responsabilità civica necessario perché il tutto funzioni.

Inoltre, il sistema basato sul Bluetooth non è così sensibile nel calcolare l’esatta distanza tra due dispositivi (saranno essenziali i contributi di Apple e Google per ridurre questo problema quanto possibile). Un sistema misto (blended), che comprenda sia Bluetooth che dati GPS, sarebbe più accurato in questo senso perché permetterebbe di avere informazioni aggiuntive oltre alla semplice vicinanza; ma, come dicevamo, per maggiore privacy non sarà possibile usare il GPS e quindi identificare informazioni quali la durata del contatto o la località – rendendo praticamente identico il livello di rischio di uno sconosciuto incrociato per strada e di un collega di lavoro con cui si condivide l’ufficio.

contact tracing app immuni privacy

Infine, come ha reso chiaro il successo nel contenimento dell’epidemia in Corea del Sud, la soluzione tecnologica può avere successo solo se associata agli altri due elementi dell’ormai ben noto paradigma delle “tre T”: Testing, Tracing, Treating. L’app potrà funzionare, quindi, solo se il sistema complessivo sarà in grado di effettuare tamponi a tappeto per individuare i positivi, trattare i malati e isolare i meno gravi, implementando anche un’assistenza sanitaria quanto più possibile a distanza. E su questi ulteriori due punti, complice anche l’acceso dibattito che è divampato sui temi della privacy, il governo non ha ancora fatto chiarezza.

Insomma, le scelte fatte finora, più politiche che tecnologiche, hanno dato priorità alla sicurezza dei nostri dati; e questa linea, pur essendo comprensibile e anche eticamente giusta, rischia di compromettere almeno in parte il successo dell’app, del sistema e quindi, per estensione, dell’intera Fase 2.

Specialmente se la disinformazione e il “panico da privacy” contribuiranno a ridurre l’adozione dell’app da parte della popolazione.

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smart watch

Quindi sarà davvero utile l’app di tracciamento?

Nessuno può rispondere a questa domanda, ma è chiaro che difficilmente sarà “la soluzione a tutti i nostri mali”, come in certi ambiti si vorrebbe far passare.

Servirà un grande impegno da parte del governo, delle imprese, della cooperazione internazionale, e specialmente dei cittadini.

In ogni caso, pur con un’efficacia ridotta, l’importanza di questo tipo di app sarà massima nel prossimo futuro, per riuscire non solo come Paese ma come ecosistema globale a riprendere una parvenza di normalità, nell’attesa di soluzioni permanenti come un vaccino.

E per riprendere le parole di Luca Ferrari, l’amministratore delegato di Bending Spoons, l’app potrà essere davvero utile per aiutare a limitare la diffusione del Covid-19 e tornare a vivere una vita la più normale possibile, ma serve l’aiuto di tutti. Spero sia un motivo valido per unirci con spirito di solidarietà e anche un po’ di sano orgoglio nazionale, che talvolta ci è mancato. Mi piace l’idea di viverla come una gara e far vedere che la diffusione dell’app in Italia supererà quella di tutti gli altri Paesi. Noi ce la stiamo mettendo tutta, poi starà a ognuno fare la sua parte.

videochiamate di gruppo su facebook

Week in Social: dai nuovi sticker su Instagram alle videochiamate di gruppo su Messenger

Non c’è quarantena o festività che ci fermi: torna, come ogni settimana, la nostra Week in Social.

Abbiamo raccolto per te le principali novità dal mondo dei social. Vediamole insieme.

Su Instagram: sticker per sostenere gli account business

Stando a quanto dichiarato dall’esperta Jane Manchun Wong, sulle Instagram Stories potrebbe arrivare presto un nuovo sticker. Già la scorsa settimana Instagram aveva lanciato gift card, food order, e fundraiser tools. Anche questo sticker sembra pensato per aiutare i business durante il covid-19. Ma veniamo al dunque. Lo sticker, che Jane chiama ‘Share Professional‘, darebbe l’opportunità ai profili Instagram di condividere foto, tre al massimo, tag e link ad account business.

È facile immaginare quanto questo possa risultare utile anche terminata la fase di lockdown. Aspettiamo di saperne di più da fonti ufficiali.

Facebook copia Bitmoji

Hai sperimentato l’ultima versione di Facebook? Non tanto per il colore dark, ma il web pare non aver apprezzato granché la ridistribuzione dei contenuti all’interno della app. Non soddisfatta, Facebook ci riprova. Stavolta proponendo una nuova interfaccia per i profili.

Come puoi vedere, nella nuova versione, che non sappiamo se e quando verrà implementata, il profilo è pensato in una variante di colori.

Libero di scegliere quello che ti piace di più? Non proprio. Il colore del profilo dipenderebbe dal colore principale rilevato nella tua foto profilo. Abbiamo dei dubbi sul fatto che questa novità possa portare dei vantaggi al social network. Chissà.

Le novità non sono finite. Tra le più importanti troviamo il lancio di una nuova app di gaming, la diffusione della app Messenger Kids a più regioni, e degli avatar all’Europa.

Apriamo una parentesi su questa ultima questione. Gli avatar non sono nuovi al web. Possiamo quindi dire che Facebook ha copiato l’idea a Bitmoji? Sì. Il primo lancio in Australia della feature ha riscosso successo? Sembra di no. Avrà successo in Europa? Non possiamo dirlo. Sta di fatto che nelle prossime settimane potremo scegliere la nostra versione cartoonata e usarla su Facebook e Messenger.

E per chiudere, proprio ieri sera Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio delle videochiamate di gruppo su Messenger, fino a 150 persone, in arrivo presto anche in Italia. In pieno stile Zoom, insomma.

Il prossimo step, ha spiegato, sarà rendere possibile aprire una stanza anche da Instagram Direct, WhatsApp e Portal (il dispositivo che funziona come speaker intelligente di casa Facebook).

WhatsApp e gli sticker per il Covid-19

Arrivano nuovi sticker su WhatsApp!


Siamo orgogliosi di collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per il lancio del pacchetto di sticker “Insieme a casa” che contribuirà ad arricchire le conversazioni dei nostri utenti durante la pandemia di COVID-19 e in futuro. Gli sticker possono essere divertenti, istruttivi e universali, in quanto abbattono le barriere linguistiche o dell’età. Ci auguriamo che questo pacchetto di sticker costituisca per i nostri utenti un modo per stare vicini ai propri cari, soprattutto a coloro che in questo momento si sentono soli, isolati o spaventati.

Ecco quanto dichiarato dalla app di messaggistica. Non vediamo l’ora di usarli, così come attendiamo con ansia siano confermate dalla app le voci di corridoio che parlano di una estensione delle video chiamate a gruppi di 8 persone. Sarà vero?

In breve

Mentre il mondo è in lockdown, Instagram lancia un nuovo hashtag, #MonthofGood, in occasione del Ramadan, per invitare le persone a condividere i propri atti di positività e inspirare la community.

L’uomo che ha creato l’impero Disney: Bob Iger in 15 citazioni

  • Capacità di leadership innate, fiducia nella creatività e nella possibilità di crearsi opportunità per il futuro, un mindset orientato al rischio e ad abbandonare lo status quo. Tutto questo e molto altro è Bob Iger;
  • Torna alla guida di Disney il CEO che in 15 anni ha rivoluzionato l’azienda con le sue acquisizioni: Pixar, Marvel, Lucasfilm e 21st Century Fox.

 

Lo scorso martedì 25 febbraio Robert “Bob” Iger ha annunciato il suo ritiro dall’incarico come CEO di Walt Disney Company. Una notizia sorprendente su una decisione inaspettata, dato che il suo mandato sarebbe durato fino a fine 2021. Si tratta comunque di una transizione graduale, con il testimone operativo che passa a Robert Chapek (direttore dei parchi a tema Disney dal 2015) e con Iger che prende il ruolo di Executive Chairman. L’incarico prevede di supervisionare il lavoro del suo successore fino a fine mandato, conservando comunque la delega alla gestione della produzione del contenuto. Un cambiamento “soft”, per così dire.

È con l’emergenza Coronavirus, però, che si sono rimescolate le carte in tavola. Meno di due mesi dopo questa fatidica decisione, infatti, Bob Iger è tornato alla guida di Disney, per gestire l’azienda in un periodo a dir poco preoccupante. Ecco quindi che si è dimostrato subito disponibile per aiutare attivamente il “nuovo” Bob, dopo aver gestito la multinazionale di Topolino per ben 15 anni. Quest’ultima, infatti, si trova attualmente in grande difficoltà, essendo una delle società in ambito media che più ha risentito della pandemia globale, tra uscite cinematografiche ritardate, produzioni di film e serie TV interrotte, oltre alla chiusura di parchi a tema e di altre numerose attività previste in questi mesi.

I numeri pre-Coronavirus di Disney, però, sono a dir poco impressionanti. Nel 2019 l’azienda ha prodotto da sola un terzo dei ricavi del box office USA. Nel 2005, quando Iger è diventato amministratore delegato, valeva 29 miliardi di dollari. Oggi, 15 anni dopo, quei miliardi sono diventati quasi 230, con i profitti che sono aumentati del 335%. Grazie alla guida del CEO che si era ritirato lo scorso febbraio, la Walt Disney Company è diventata la più grande azienda cinetelevisiva del mondo.

Bob Iger ha fatto sua la citazione di Walt DisneyIf you can dream it, you can do it“, ed è proprio con 15 sue citazioni che vogliamo raccontarlo.

La storia di Bob Iger

Nato a New York nel 1951, Bob Iger debutta sul piccolo schermo già da studente come conduttore di uno show televisivo della sua università, Campus probe. Si laurea in Scienze della televisione e della radio e poco dopo inizia a lavorare per ABC. Questa viene comprata da Disney nel 1996, e 4 anni più tardi Iger ne è già il numero due sotto il CEO e presidente Michael Eisner. Dal 2005, è alla guida della multinazionale.

Una scalata incredibile, contando che nel 1974 era un semplice assistente di produzione con uno stipendio da 700 dollari al mese. Nella sua biografia “The Ride of a Lifetime”, infatti, ha dichiarato:

A volte mi sento un concorrente in un reality show che probabilmente si chiamerebbe “L’Apprendista Sopravvissuto che è diventato Milionario”. 

Bob Iger ABC

(Credits: ABC)

I valori di un leader secondo Bob Iger

  1. «La vera autorevolezza e la vera leadership vengono dal sapere chi sei e non dal pretendere di essere qualcun altro.»
  2. «Nella sua essenza, la buona leadership non ha a che fare con l’essere indispensabile; ha a che fare con l’aiutare gli altri a essere preparati a mettersi al tuo posto, in caso di necessità […]»
  3. «Questi sono i 10 principi che penso siano necessari per la vera leadership: Ottimismo, Coraggio, Concentrazione, Capacità di prendere decisioni, Curiosità, Fantasia, Premura, Autenticità, implacabile Ricerca della Perfezione, e Integrità
  4. «Se i leader non articolano chiaramente le loro priorità, allora le persone attorno ad essi non sapranno quali dovrebbero essere le loro, di priorità».

Bob Iger è entrato nella lista delle 100 persone più influenti secondo Time, mentre lo scorso gennaio è stato anche inserito nella Hall of fame della televisione statunitense. Innegabile come in 15 anni ai vertici di Disney ci abbia dimostrato doti di leadership innate, diventando una tra le figure più importanti nel mondo dell’intrattenimento. La crescita della sua azienda, poi, è a dir poco mostruosa: con Iger ai vertici, i risultati che ha ottenuto si rivolgono “all’infinito e oltre”, come direbbe Buzz Lightyear. 

Gli elementi che ruotano intorno al suo concetto di leadership sono sicuramente riconducibili all’essenza stessa del guidare le persone, del farle sentire coinvolte. Un vero leader cerca di trasmettere al suo team i suoi valori personali, senza cercarne altrove, così da diventare un punto di riferimento per la vera persona che è. Così, ci si sente guidati da qualcuno che si conosce, lavorando come un unico sistema in grado di funzionare perfettamente anche senza una persona “al comando”.

Non c’è innovazione senza creatività

Sotto la gestione Eisner, Disney era diventata di nuovo grande dopo molte difficoltà. Agli inizi anni Duemila, però, entrò di nuovo in crisi quando il produttore Jeffrey Katzenberg lascia la compagnia per andare a fondare il dipartimento Animation di DreamWorks SKG.

Nel frattempo, un certo Steve Jobs rivoluzionava il mondo dell’animazione con l’azienda Pixar, sia dal punto di vista tecnico che creativo. Ed è proprio con il fondatore di Apple che Bob Iger aveva un feeling particolare. Egli succedette a Eisner con l’aiuto del nipote di Walt Disney, Roy Edward. Probabilmente, proprio perché il suo predecessore non fu in grado di gestire i rapporti con Jobs.

A inizio 2006, invece, il primo colpo di Iger fu proprio l’acquisizione della Pixar. L’operazione portò la famiglia Jobs e Apple ad acquisire un’importante fetta di azioni Disney, e il direttore creativo John Lasseter insieme al top management Pixar a prendere la guida di tutta la produzione animata dell’azienda di Topolino, che da quel momento iniziò a risalire velocemente.

Bob Iger, quindi, rivoluzionò l’azienda in un momento in cui rischiava di perdere tutto ciò di buono che aveva portato Pixar. Una visione che donò a Disney nuova linfa creativa, oltre a spianare la strada per numerosi ed enormi successi. Con questa acquisizione, costata 7,4 miliardi di dollari, Iger lasciava un’impronta indelebile per gli anni successivi, caratterizzata da una capacità indescrivibile di raccontare storie che sprigionano creatività da tutti i pori.

D’altronde, secondo lui è proprio la creatività uno dei valori principali per un’azienda, una qualità imprescindibile se si vuole davvero innovare

5. «Non c’è nulla di scientifico nella creatività. Se non ti dai la possibilità di fallire, non potrai portare innovazione.»

6. «Il cuore e l’anima di un’azienda sono la creatività e l’innovazione

Steve Jobs, Bob Iger

[Credits: Paul Sakuma]

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Come nacque l’impero: i segreti di Bob Iger per la crescita Disney

Dopo l’acquisizione della Pixar, Bob Iger non si è fermato. Nel 2009 ha comprato quello che sembrava il “nemico”, Marvel, per 4 miliardi, entrando in un mondo che dava a disposizione di Disney oltre 5mila personaggi usciti dalla testa di Stan Lee. È stato lo stesso Iger, poi, a contribuire alla pianificazione della saga degli Avengers, realizzando il franchise più redditizio della storia del cinema (28mld in 10 anni). Nel 2012, poi, un’altro colpo di scena: l’acquisizione della casa cinematografica di George Lucas, Lucasfilm, aka Star Wars e Indiana Jones.

Inutile dire i successi derivati da questa mossa strategica. Basti pensare che la nuova trilogia di Guerre Stellari ha incassato da sola circa 4 miliardi e mezzo di dollari. Disney, oggi, monopolizza i box office grazie a un’altra famosa acquisizione avvenuta a marzo 2019: 21st Century Fox. Un vero e proprio impero dell’entertainment, creato sotto la guida di Iger.

Lo scorso settembre ha dichiarato allo show “The Talk” che una delle ragioni per cui è riuscito ad acquisire realtà come Pixar, Marvel, Lucasfilm e 21st Century Fox è che non si è mai preoccupato di proteggere lo status quo Disney.

Qui la chiave del nativo di New York per la crescita e il cambiamento: mai andare sul sicuro. Se non ci si prende dei rischi difficilmente si potrà ottenere grandi risultati. Il suo consiglio è quello di essere ambiziosi, così da crearsi le proprie opportunità senza aver timore di sbagliare o di non capire. C’è sempre possibilità di imparare. I rischi più grandi per lui, infatti, e quindi anche quelli da evitare, sono proprio affidarsi allo status quo e alla staticità, e non saper prendere rischi.

7. «Si guardi al mondo oggi e a quanto sconvolgimento si può trovare, a quanti cambiamenti sono in atto: penso che se si va sul sicuro, se in un modo o nell’altro si prova a proteggere lo status quo, non si va da nessuna parte.»

8. «Nulla è sicuro, ma come minimo a volte avrai bisogno di essere disposto a prenderti grandi rischi. Non puoi ottenere grandi risultati senza rischiare

9. «Non puoi lasciare che l’ambizione si allontani troppo dall’opportunità.»

10. «Chiedi ciò che ti serve sapere, ammetti senza timore ciò che non capisci, e fai in modo di imparare ciò di cui hai bisogno più velocemente che puoi.»

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Consumer-first. I bisogni delle persone sono il futuro

11. «Se approcci e coinvolgi le persone con rispetto ed empatia, quello che sembra impossibile può diventare reale.»

12. «È nei nostri migliori interessi lasciare perdere alcune vecchie regole, crearne di nuove e seguire i consumatori – quello che i consumatori vogliono e dove vogliono andare.»

13. «Le persone amano ancora una bella storia, e non credo che questo cambierà mai.»

Quando Bob Iger salì sul palco del keynote di Steve Jobs nell’ottobre 2005, durante il quale Apple presentava l’iPod video e la possibilità di guardare comodamente non solo film ma anche le serie TV ABC, disse che secondo lui quello sarebbe stato «il primo passo da gigante verso il rendere più contenuti disponibili a più persone online […] È il futuro, per quanto mi riguarda». Da lì a Disney+ sono passati 14 anni, ma il percorso che ha segnato Iger sin dall’inizio è ben chiaro.

Con la sua piattaforma di streaming, che ha avuto molta fortuna in Europa vista la quarantena causata dal fenomeno Coronavirus, Disney lancia un bel messaggio a Netflix e agli altri concorrenti, superando i 50 milioni di abbonati in 5 mesi. Disney+ è la dimostrazione che sotto la guida di Bob Iger l’azienda di Topolino non solo ha saputo destreggiarsi nello sviluppo creativo di nuovi prodotti, ma anche ascoltare il consumatore cercando di soddisfare al meglio i suoi desideri. Questi ultimi, secondo Iger, ruoteranno sempre attorno al racconto di una bella storia.

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La parola d’ordine per Bob Iger: ottimismo

Alcuni sostengono che l’addio di febbraio 2020 sia dovuto alla sensazione della fine di un periodo d’oro che difficilmente potrà continuare, per Disney. Probabile, ma ora come ora la realtà dei fatti ci dice che Bob Iger è tornato alla guida del suo gioiello in un momento difficile, di crisi, con pochi spiragli luminosi per il futuro. Come riemergere? Per Iger, la qualità più imprescindibile per un leader è l’ottimismo. D’altronde, chi seguirebbe una guida pessimista? Bisogna quindi crearsi tutte le opportunità con entusiasmo, guardando al futuro con la fiducia che le cose miglioreranno. Un pensiero che, oggi, può aiutare tutti noi anche nel nostro piccolo. Magari con una piccola spintarella made in Disney, che, come dice Iger, «produce felicità».

14. «Ottimismo. Una delle qualità più importanti per un grande leader è l’ottimismo, un entusiasmo pragmatico per quello che si può realizzare. Anche quando ci si trova davanti a scelte difficili e risultati non del tutto confortanti, un leader ottimista non si lascia condizionare dal pessimismo.»

15. «Il tono che tieni da leader ha un effetto enorme sulle persone attorno a te. Nessuno si ispira o viene motivato da un pessimista.»

Stay Home

#StayHome: ecco come i brand ci hanno invitati a restare a casa durante la pandemia

  • La comunicazione dei brand è cambiata per forza di cose in questo momento particolare, segnata da un motto su tutti: “Stay Home”;
  • Ecco come i marchi hanno saputo cogliere l’occasione per restare in contatto con il pubblico, comunicando l’invito a rimanere a casa

 

In tempo di pandemia anche la comunicazione dei vari brand è cambiata. Mai come in questo momento è importante stare vicino ai propri clienti, coloro che fanno parte della nostra community, in modo autentico e coerente con i nostri valori di marca.

Molti marchi hanno risposto in modo differente all’invito a restare a casa, facendosi portavoce di questo messaggio per la salute di tutti.

Facciamo insieme una carrellata per vedere i diversi esempi tra alcuni brand globali e altri italiani.

Nike

Ai marketer non è sicuramente sfuggita la campagna del colosso Nike, che anche questa volta ha dimostrato come fare la differenza. Ha deciso di sensibilizzare il proprio pubblico sull’importanza singole azioni per la comunità.

Nike invita a fare la propria parte in maniera attiva, e fa leva sulle emozioni che ognuno di noi prova quando compete in uno sport: “Se hai sempre voluto giocare per milioni di persone, ora hai la tua possibilità! Gioca in casa, gioca per il mondo”.

Un messaggio sicuramente riuscito, coerente con i valori del brand, in cui la community di sportivi si è potuta riconoscere al 100%.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

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Lo Stay Home di Audi

Audi ha deciso di proporre una comunicazione innovativa e diversa dal solito, arrivando a modificare il proprio marchio e a lanciare il messaggio: “Keep your distance. Stay together.

Questa volta non si parla di restare a casa, ma vogliamo comunque inserire questo esempio di comunicazione in tempi di pandemia e di come un marchio abbia usato il proprio simbolo, gli anelli che costituiscono il proprio logo, per lanciare un messaggio forte e invitare le persone ha rispettare le regole per la salvaguardia di tutti.

Da questo motto lanciato, è partita anche una sfida per coinvolgere tutti gli utenti a condividere idee creative e fantasiose di come si possa stare distanti, ma uniti: la #FourRingsChallenge

McDonald’s, manteniamo la distanza

La famosa catena di fast food McDonald’s lancia anch’essa in modo chiaro il suo messaggio in tempi di Coronavirus e divide i due archi d’oro che compongono il proprio logo. L’importanza della distanza sociale raffigurata con un azione forte e d’impatto visivo.

Ma non solo, il brand ha anche lanciato una campagna con cui offre pasti gratuiti agli operatori sanitari, i “Thank you Meals”.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Ceres, ognuno deve fare la sua parte

Passiamo ad un marchio danese che spesso portiamo ad esempio e che a livello di comunicazione sui social media, sa coinvolgere la propria community e spesso insegna.

Ceres mantiene il suo tono di voce irriverente e parla il linguaggio del proprio pubblico per invitarlo a stare a casa e seguire quello che più gli interessa comodamente dal divano con una birretta in mano.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Peroni, restiamo a casa insieme

Il marchio italiano Peroni si rivolge ad un pubblico diverso con un tono di voce ed un linguaggio differenti, per questa birra che entra nelle case degli italiani dal 1846.

Fa leva sulle emozioni ricordando i momenti importanti in cui a birra Peroni è sempre stata con noi, e ancora una volta ci ricorda che lo sarà.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Superare insieme la prova con Levissima

Da Levissima arriva un incoraggiamento a stare a casa che utilizza una metafora legata alla fatica che proviamo nell’impresa sportiva: quella che stiamo affrontando è una prova faticosa proprio come scalare una montagna e raggiungere una cima insieme.

Rinvia al sito del Ministero della Salute dove conoscere i comportamenti corretti da adottare.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Bianchi, la sfida più importante

Un altro storico marchio italiano si avvicina ai propri utenti che condividono i valori del ciclismo, uno di questi è sicuramente lo spirito di squadra.

Questa volta viene chiesto di pedalare a casa, ma ancora una volta di pedalare tutti insieme per una sfida comune, la più importante.

OVS: insieme si vince, restando a casa

Passiamo ad un marchio di abbigliamento sempre italiano, insieme all’invito a rimanere a casa, arriva anche una digital challenge  “Insieme si vince. Restando a casa.

OVS lancia una campagna social per farci sentire più vicini e coinvolge personaggi famosi che fanno da testimonial come la campionessa di sci Federica Brignone e altri. Chiede di inviare volti e messaggi ottimisti con l’hashtag #insiemesivince per contribuire a infondere speranza e fiducia nella forza che possiamo trovare l’un l’altro.

Tanti altri potrebbero essere gli esempi di come i brand hanno risposto all’invito di restare a casa, passiamo la palla a voi, per menzionarne altri interessanti.

European Green Deal

Dopo il Coronavirus, l’European Green Deal sarà ancora una priorità?

  • A dicembre 2019 è stato presentato L’European Green Deal, una strategia di crescita economica sostenibile
  • L’Unione Europea mette a disposizione 1000 miliardi di euro per una transizione green dell’Europa e nuove opportunità di lavoro e investimenti per cittadini e imprese
  • Ma qual è oggi il collegamento tra emergenza sanitaria ed emergenza climatica?

 

Dicembre 2019. La Presidente della commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, presenta ufficialmente il nuovo piano verde europeo, l’European Green Deal. Una strategia di crescita economica a favore dell’ambiente con l’obiettivo di trasformare l’UE nel primo territorio a zero emissioni di gas entro il 2050.

L’European Green Deal è la risposta concreta che l’Unione Europea mette in atto per fronteggiare i disastri climatici degli ultimi anni. La grande opportunità per gli stati è che ci saranno molti investimenti e ammodernamenti nelle infrastrutture, incentivi a progetti e startup green.

Il piano è davvero molto ambizioso, con l’obiettivo di includere tutti gli stati nel programma, anche quelli con economie più deboli, non lasciando nessuno indietro. Già qualcuno allora si chiede se l’Europa sarà pronta economicamente per l’European Green Deal, soprattutto oggi che sta fronteggiando l’emergenza sanitaria.

Nei prossimi paragrafi riepilogheremo l’European Green Deal, dalle iniziative dell’Europa per l’economia verde, alle opportunità e difficoltà di attuazione. Guarderemo infine al clima con gli occhi dell’emergenza sanitaria, analizzando il collegamento tra pandemia e alterazione degli ecosistemi secondo una recente report di WWF Italia.

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electric car

L’European Green Deal spiegato in maniera semplice

Prima di addentrarci nelle iniziative verdi dell’Europa un breve recap dell’European Green Deal.

Si tratta di una strategia di crescita per trasformare l’UE in una società equa e prospera, migliorando la qualità della vita delle generazioni attuali e future, con un’economia moderna, efficiente nell’impiego delle risorse e competitiva.

L’obiettivo è azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050 e arrivare a questo importante cambiamento non lasciando nessuno indietro. Altri obiettivi sono garantire che la transizione verso la neutralità climatica sia irreversibile e offra prevedibilità agli investitori e agli altri attori economici. Per raggiungere l’obiettivo, l’Unione europea mette in campo 1000 miliardi di euro e una tabella di marcia serrata con azioni e monitoraggi periodici dei progressi.

In sostanza quindi l’European Green Deal corrisponde a un piano di crescita economica sostenibile per l’Europa.

Tra le tappe importanti di questo percorso presentato ufficialmente lo scorso dicembre 2019:

  • gennaio 2020. Presentazione del piano di investimenti;
  • marzo 2020. Proposta di legge, alla quale hanno risposto positivamente tutti gli stati tranne la Polonia. Ogni cittadino europeo può inviare il suo feedback online alla proposta entro il 1 maggio;
  • marzo 2020. Patto climatico europeo. L’Unione Europea apre una consultazione pubblica online a cui tutti possono partecipare fino al 27 maggio, per esprimersi e progettare nuove azioni per il clima, condividere informazioni, avviare attività di base e proporre soluzioni che possono essere adottate anche da altri;
  • marzo 2020. Adozione di strategia industriale. Interessante il documento dedicato alle PMI;
  • marzo 2020. Proposta di un piano d’azione per l’economia circolare.

Le opportunità di lavoro e investimenti

Secondo un report di Green Italy, nel 2018 in Italia oltre 3,1 milioni di persone svolgevano lavori nella green economy (con un aumento del 3,4% rispetto il 2017) e 432 mila aziende negli ultimi 5 anni hanno investito in questo senso. Nel 2019, il numero di contratti di attivazione prevista dalle imprese per i green job è pari a circa 521.747 unità.

European green deal job

Con l’European Green Deal il numero di nuove professioni e posti di lavoro continuerà ad aumentare. Tra le nuove professioni presentate nel report:

  • cuoco sostenibile. Colui che presta attenzione ai marchi di qualità, alle produzioni biologiche e a chilometro zero e, soprattutto, ridurre gli sprechi e riciclare al massimo;
  • esperto in gestione dell’energia (ingegnere energetico). Progetta e gestisce impianti in maniera da ridurre i consumi di materie prime e di energia. I settori di applicazione sono quelli industriale, civile, agricolo e dei trasporti;
  • promotore edile di materiali sostenibili. Il suo ruolo è prevalentemente di consulenza e di supporto tecnico per favorire un corretto ed esteso utilizzo di materiali edili naturali, nelle applicazioni di tecnologie e tecniche costruttive per la riqualificazione energetica degli edifici;
  • meccanico industriale green. Il suo compito è installare o montare in ambito industriale, macchinari di nuova concezione e verificare gli ambiti dove tali impianti dovranno lavorare. In alcuni casi con adeguate specializzazioni la figura può evolvere in quella di un vero e proprio certificatore per il collaudo, la verifica e la certificazione secondo le ambientali dei sistemi installati;
  • informatico ambientale. Oggi le soluzioni del mercato nel settore della domotica e del cosiddetto “internet delle cose” sono in gran parte dedicate alla gestione di servizi energetici per ottimizzare i consumi. Per questo servono professionalità specializzate. Ma nell’ambito di informatico ambientale ci riferiamo anche al bioinformatico e il geoinformatico. Il primo ricercato nell’ambito della biologia e della genomica, il secondo ricercato per l’applicazione dell’informatica alle scienze geologiche.

Per quanto riguarda fondi e investimenti, come abbiamo detto il Green Deal mette a disposizione 1.000 miliardi di euro per l’economia verde in tutti gli stati. All’Italia andranno circa 400 milioni di euro.

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green building

Già sono presenti ad oggi progetti finanziati dall’Europa con questo scopo. L’European green Deal impatterà inoltre tutti i settori, tra i primi edilizia e trasporti.

Nel caso dell’edilizia per esempio si presterà particolare attenzione alla ristrutturazione degli alloggi sociali per aiutare le famiglie che faticano a pagare le bollette energetiche. Per i trasporti si incentiverà il trasporto merci con volume maggiore su rotaia o per vie navigabili. Entro il 2025 l’obiettivo è avere 1 milione di stazioni pubbliche di ricarica e rifornimento per i 13 milioni di veicoli a basse o zero emissioni.

Le difficoltà di attuazione

Un recente articolo di Forbes ha sollevato dei dubbi su quanto l’Unione Europea sia realmente pronta a sostenere il budget dell’European Green Deal.

Soprattutto in termini di controllo e rischi di corruzione, distribuzione equa, quantità di budget destinato alla transizione. L’articolo prende come riferimento eventi recenti per sostenere la tesi:

  • la scoperta di frode sulle aggiudicazioni dei fondi europei per l’agricoltura, emersa da un’inchiesta condotta dal New York Times, che vede anche l’Italia coinvolta;
  • l’investimento di 100 milioni di euro per il programma LIFE che finanzierà 10 progetti green per migliorare la qualità di vita dei cittadini preservando il territorio a Cipro, Grecia, Irlanda, Slovacchia, Repubblica Ceca, Spagna e Lettonia;
  • la protesta sulla votazione contro la mozione di rifiutare una lista di progetti tra cui fino a 55 nuove infrastrutture di gas fossile.

European Green deal protesta EU

Il direttore di Climate Action Network Europe (CAN Europe), Wendel Trio, sostiene che l’intero budget EU dovrebbe essere destinato alla transizione invece che sovvenzionare ancora i combustibili fossili.

Il collegamento tra alterazione degli ecosistemi naturali e pandemie

Una domanda che è sorta in questi giorni è se l’European Green Deal sarà messo da parte a causa del Covid-19.

Si sta dando oggi priorità all’emergenza sanitaria e per i governi è complesso gestire contemporaneamente anche la crisi climatica. Tuttavia la salvaguardia degli ecosistemi è profondamente legata alla lotta delle pandemie. Quindi, in parole povere, l’European Green Deal e altre azioni a favore dell’ambiente non sono una forma nobile per salvare le generazioni future, ma una misura da adottare urgentemente per salvaguardare anche l’uomo di oggi e prevenire le pandemie.

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orso polare ecosistemi

Un report del WWF Italia, ci spiega proprio l’effetto boomerang delle nostre azioni sugli ecosistemi e la biodiversità e le conseguenze che queste hanno sulla diffusione di alcune malattie e quindi sulla salute pubblica, fino alle condizioni socio-economiche delle nostre società.

Negli ultimi anni sono aumentate in modo preoccupante le zoonosi, cioè malattie trasmesse all’uomo dagli animali, tra cui probabilmente c’è anche il Covid-19. Le zoonosi come malattie emergenti sono quelle che compaiono per la prima volta in una certa popolazione, o sono quelle che erano già presenti ma sono in rapido aumento per numero di casi o diffusione geografica.

Le zoonosi, tra cui HIV, MERS, SARS hanno un impatto importante sulla salute dell’uomo e sui sistemi sociali ed economici. Per esempio la SARS comparsa in Cina nel 2002 e trasmessa dai Chirotteri alle Civette delle Palme e successivamente all’uomo, ha provocato 774 vittime con un impatto economico di 40 miliardi.

L’aumento di malattie infettive emergenti secondo gli scienziati è causato dalla perdita di habitat, dalla creazione di ambienti artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in generale la distruzione della biodiversità.

La resilienza della natura

Lasciare da parte la lotta al cambiamento climatico e le iniziative verdi per fronteggiare l’emergenza sanitaria è come curare i sintomi di una malattia senza risalire alle cause. L’Europa ha già fatto grandi passi sulla sostenibilità, riducendo del 23% le emissioni di gas rispetto al 1990.

Siamo consapevoli anche che l’Unione Europea è una parte del mondo e da sola non può salvarlo, ma dimostrando che prosperità non significa distruzione della natura e scoraggiando il commercio di altri Paesi che perseguono politiche ad alto impatto ambientale, può con il tempo dare via a un cambiamento globale.

Green Chernobyl

Chernobyl, Pripyat, Ukraine

In questi giorni di quarantena stiamo vedendo i canali di Venezia di nuovo puliti, l’aria meno inquinata, gli animali selvatici camminare indisturbati tra le strade. Nel momento in cui stacchiamo la spina, la natura è pronta a rinascere, perfino lì dove sembrava che non ci sarebbe stata mai più la vita. Davvero vogliamo ancora chiudere gli occhi?

Bezos Earth Fund

Bezos Earth Fund: quali problemi vuole affrontare il CEO di Amazon investendo sull’ambiente

  • Bezos vuole investire in soluzioni innovative per proteggere il pianeta dai cambiamenti climatici
  • Il Bezos Earth Fund riceverà i primi finanziamenti a breve. La cifra totale stimata per ridurre le emissioni è pari a 50 trilioni di dollari
  • Resta da capire se gli sforzi congiunti, avviati dal CEO di Amazon, possano funzionare

 

Ha deciso di schierarsi apertamente nel contrasto all’emergenza climatica. Complice, forse, l’allarme globale per il Covid-19, Jeff Bezos ha compreso l’importanza di un pianeta in buona salute e dell’ecosostenibilità. Così, attraverso un post su Instagram, il CEO di Amazon ha annunciato che investirà 10 miliardi di dollari nel Bezos Earth Fund per “finanziare scienziati, attivisti, ONG” e altri esperti in un’operazione coordinata.

Lo scopo è contrastare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente. Questa, forse, è la prima volta che Jeff Bezos pone l’accento così decisamente sulla sua filantropia. Preoccupato per le epidemie, per il mondo stesso in cui viviamo e che stiamo “calpestando” nel modo più sbagliato, provocando conseguenze indirette sull’umanità? Forse, piuttosto, sta cercando di dare un contributo per arginare i fattori che mettono a rischio tanto l’economia, quanto il nostro pianeta e i vari ecosistemi.

Bezos Earth Fund

U.S. Department of Homeland Security (DHS) – Naturalization Ceremony

L’idea per contrastare il cambiamento climatico

“Il cambiamento climatico è la più grande minaccia per il nostro pianeta, ha dichiarato Bezos nel post pubblicato su Instagram. “Voglio lavorare con gli altri sia per ampliare gli strumenti noti, sia per esplorare nuove modalità per contrastare il devastante impatto del cambiamento climatico sul nostro Pianeta che noi tutti condividiamo”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Today, I’m thrilled to announce I am launching the Bezos Earth Fund.⁣⁣⁣ ⁣⁣⁣ Climate change is the biggest threat to our planet. I want to work alongside others both to amplify known ways and to explore new ways of fighting the devastating impact of climate change on this planet we all share. This global initiative will fund scientists, activists, NGOs — any effort that offers a real possibility to help preserve and protect the natural world. We can save Earth. It’s going to take collective action from big companies, small companies, nation states, global organizations, and individuals. ⁣⁣⁣ ⁣⁣⁣ I’m committing $10 billion to start and will begin issuing grants this summer. Earth is the one thing we all have in common — let’s protect it, together.⁣⁣⁣ ⁣⁣⁣ – Jeff

Un post condiviso da Jeff Bezos (@jeffbezos) in data:

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Il suo capitale basterà a salvare il pianeta?

In passato, a Bezos era stato contestato un minore interessamento alle organizzazioni umanitarie o senza scopo di lucro, al contrario di altri investitori. Ironia della sorte, l’annuncio arriva in un momento di difficoltà a livello globale, che non ha tardato a risvegliare l’attenzione degli uomini più ricchi del pianeta.

Il Bezos Earth Fund dovrebbe ricevere le prime sovvenzioni durante l’estate. Inizialmente, il CEO investirà 10 miliardi di dollari, dal 7 all’8% delle sue finanze. Ma la vera domanda è: i suoi soldi possono davvero salvare il mondo dall’inquinamento?

earth day bezos

Salvare la Terra, esplorare lo spazio

Con un patrimonio netto di circa 104 miliardi di dollari, erogare una parte dei suoi proventi a scopo benefico non sarebbe un problema, viste le spese effettuate negli ultimi anni. Nell’immediato, il miliardario potrà dare un contributo significativo agli sforzi di mitigazione, adattamento e costruzione di economie resilienti. L’Earth Fund darà l’avvio alle proprie attività in 5 step.

1. Riduzione delle emissioni di carbonio

Nonostante il ritiro formale degli USA dall’accordo di Parigi, il fondo può essere utile agli sforzi per superare le sfide politiche nel favorire il passaggio verso basse emissioni di carbonio, perché gli Stati Uniti producono buona parte delle emissioni inquinanti a livello globale.

Così, Bezos avrà l’opportunità di creare un influente fondo politico per contrastare l’industria dei combustibili fossili. Rimodellare le politiche economiche per scoraggiare le emissioni di carbonio sarà cruciale per il futuro. Ma la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio dovrebbe anche garantire di essere giusta ed equa. Pertanto, una parte considerevole del fondo dovrebbe essere destinata ad aiutare le regioni in via di sviluppo a compiere questa transizione. Un’accelerazione di comune accordo sulle politiche green per la diffusione di tecnologie più pulite avrà un impatto maggiore.

2. Innovazione e tecnologia

Il fondo dovrebbe ridurre significativamente i costi e rendere disponibili le tecnologie energetiche pulite già esistenti. Dirigere gli investimenti per ricerche verso soluzioni innovative e tecnologiche, generalmente molto costose, aiuterebbe a sviluppare soluzioni o a conoscere i rischi connessi al dispiegamento di queste nuove tecnologie.

3. Nuovi modelli di business

Amazon ha affrontato un grave contraccolpo per il suo impatto sulle emissioni di carbonio e l’inquinamento causato da spedizioni, imballaggi e data center. Anche se impegnata a potenziare le sue strutture globali con energia rinnovabile al 100% entro il 2030, e a ridurre drasticamente le emissioni di carbonio entro il 2040, un’azienda di queste dimensioni potrebbe fare molto altro.

L’uso di una parte del fondo per avviare una filiera green globale potrebbe contribuire alla definizione di un modello replicabile da altre aziende.

4. Mobilitare il sostegno comune

Il fondo dovrebbe investire in ricerca, analisi e risorse nei paesi che hanno ridotto gli impegni a favore del clima, e che possono aiutare a superare le sfide per raggiungere emissioni nette pari a zero.

Segnalare gli impatti locali dei cambiamenti climatici e aiutare i media a contrastare la disinformazione aiuterebbe a costruire un supporto universale per l’azione a favore il clima.

5. Infrastruttura “resiliente”

A fronte di eventi meteorologici estremi indotti dall’inquinamento, sempre più dannoso, ha senso investire una quantità considerevole nella costruzione o nell’adeguamento di infrastrutture di vario tipo. Il vantaggio della resilienza climatica è ideale per le aziende come Amazon che, ad esempio, contribuiranno a potenziare le reti logistiche per le consegne dei pacchi.

Altre spese incredibili

Come molti imprenditori miliardari, il CEO di Amazon investe costantemente in centinaia di aziende e startup, ed è stato tra i primi azionisti di Google. Nel 1998 ha investito 250mila dollari sul motore di ricerca, e oggi ne ricava milioni.

Gran parte del suo patrimonio è stato già reinvestito in Blue Origin, la società di voli spaziali per cui sono previste missioni con equipaggio. Nel 2012 ha finanziato le operazioni di recupero dei motori del razzo che nel 1969 portò l’uomo sulla Luna, inabissati nell’Oceano Atlantico.

Bezos

E per quanto riguarda la distribuzione dei fondi del Bezos Earth Fund, un’altra ipotesi su come potrebbero essere impiegati arriva da nbcnews: Bezos afferma che questa estate il denaro inizierà ad essere erogato sotto forma di sovvenzioni a scienziati, attivisti e gruppi no profit per qualsiasi sforzo che offra una reale possibilità di aiutare a preservare e proteggere il mondo naturale. È quasi una controtendenza per il miliardario, che una volta dichiarò: ‘l’unico modo in cui posso concepire la distribuzione di questa grande risorsa finanziaria è convertire i successi riportati da Amazon in viaggi nello spazio'”.

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Sforzi comuni

Non mancano anche gli imprenditori italiani che fanno sentire la propria partecipazione per gli sforzi attuati a beneficio dell’ecosistema. Brunello Cucinelli, imprenditore umbro, ha risposto a Bezos con una corrispondenza di amicizia e stima, essendo unito all’iniziativa dall’amore per la Terra e dalla volontà di fare sforzi concreti per salvarla.

AncheBill Gates, il secondo uomo più ricco al mondo, ha destinato gran parte del suo patrimonio alle iniziative di beneficenza ma, probabilmente, Bezos oggi è “primo” perché non l’aveva ancora fatto allo stesso modo.

Eppure, l’iniziativa del CEO di Amazon, per quanto largamente provvisto di capitali, non basterà da solo a contenere l’emergenza climatica. Come già avvenuto in precedenza, è con l’unione di forze e risorse condivise che si può sperare di rimediare ai danni, altrettanto pandemici, di cui l’ecosistema ci sta restituendo il conto.