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Nike x Martine Rose: nasce la prima linea sartoriale gender-free

In occasione della FIFA World Cup femminile 2023 in Australia, in partenza dal 30 luglio, Nike ha stretto una collaborazione con la stilista Martine Rose, per il lancio di una linea che sfida le tradizionali norme di abbigliamento di genere. Una collezione di abiti e accessori semi-formali, che prende ispirazione dalle divise da calcio.

L’originalità della collaborazione consiste nell’avere unito moda e sport, sovrapponendo abiti sartoriali a sportivi, generalmente considerati agli antipodi.

Una linea proposta per le atlete del calcio, per celebrare l’evento sportivo e sottolineare che l’eleganza non ha genere, dentro al campo così come fuori. In particolare, gli outfit proposti puntano a documentare il momento del viaggio e dell’arrivo sul campo, con un taglio da sartoria d’élite.

I pezzi della capsule collection

Martine Rose, solitamente stilista di abbigliamento maschile, per l’occasione ha rivisto i classici codici sartoriali britannici. Pezzi unici, che trasformano i look calcistici in outfit casual, senza alcun riferimento al genere.

Come specificato proprio dalla menswear designer inglese, il suo interesse non è mai stato esclusivamente legato alla moda, ma a come la gente interagisce con i vestiti, al fattore emotivo nascosto dietro a ciò che si indossa.

Nike x Martine Rose collaborazione

La collezione è composta da vari capi, dalla giacca, al pantalone, completo di camicia, trench, e accessori, come occhiali da sole, e una nuova versione delle scarpe Shox Mule MR4.

I pantaloni e la giacca in colore blu navy, riportano il motivo “M” ripetuto con una maglia jacquard. I pantaloni presentano, inoltre, l’etichetta con la dicitura “NIKE x MARTINE ROSE”, posta sulla tasca posteriore.

La maglia ha lo stemma “Martine Rose”, ispirato a quello di Croydon, borgata della zona sud di Londra, dove la stilista è nata.

Il trench, di colore beige, è fornito di maniche che possono essere avvolte intorno al collo, come una sciarpa da calcio. Le scarpe sono una rivisitazione delle già famose Shox MR 4 (a cui la stilista aveva già precedentemente lavorato), ispirate agli scarpini da calcio.

Nike x Martine Rose scarpe

La capsule collection si completa di calze al ginocchio in nylon e spandex, accessori come occhiali da sole Echo Shield. L’intera collezione sarà disponibile sul sito Martin-Rose.com dal 25 luglio, sul sito Nike.com, negli store selezionati Nike e sull’app Snkrs dal 27 luglio.

Perché una collezione gender-free

Sebbene la linea di abbigliamento sia nata per offrire visibilità alle donne, e in particolare, al ruolo femminile nello sport, l’obiettivo primario è quello di aprire un dialogo sul genere.

La collezione «è più di una semplice sartoria. Si tratta delle donne che la indossano, riguarda la forza, la resilienza, la bellezza, il potere. Volevo che le donne si sentissero potenti, come spesso lo sono gli uomini» spiega Martine Rose.

Nike x Martine Rose occhiali da sole

La sartoria genderless è un ibrido tra sport, moda e cultura, che sottolinea il significato di un abito in quanto tale, senza alcun riferimento o collegamento al sesso. «Anche se sto usando le donne per raccontare la storia» continua la stilista «non c’è genere legato alla tuta. Chiunque può indossarla. Spero che un giorno non parleremo di genere nello sport e parleremo solo di sport. Una volta che tutto è stato rimosso, rimane solo il gioco».

Megan Rapinoe, calciatrice statunitense, in riferimento alla campagna ha dichiarato: «Adoro il mash-up che lo sport, la moda e la cultura sono diventati e, come atleta, ho sempre voluto che ciò che indossiamo rappresentasse qualcosa di più».

Le altre collaborazione Nike e Martine Rose

Non è la prima volta che Nike e Martine Rose danno vita ad una collaborazione che si ispira alle sottoculture e alle comunità giovanili. In vista della Coppa del mondo di calcio femminile, però, hanno unito la loro creatività per realizzare una collaborazione alternativa, ancora una volta legata alla soccer-mania, che da tempo ispira la stilista.

Si tratta, infatti, della prima collaborazione prevista per atleti fuori dal campo, con l’obiettivo, come evidenziato da Nike, di colmare il divario di genere nella sartoria artigianale per lo sport.

«È la prima volta che Nike fa sartoria, e questo di per sé è davvero eccitante, e un privilegio averlo fatto” sottolinea Rose «è stata un’enorme curva di apprendimento e una rivelazione per me. È stato un viaggio che ho affrontato con Nike».

La campagna “The lost lionesses”

La prima collaborazione tra l’azienda e la stilista, risale al 2021, quando fu lanciata una maglia che rendeva omaggio alla squadra di calcio femminile “non ufficiale” del 1971.

In contemporanea alla linea di divise calcistiche, la stilista, con la direzione della fotografa Rosie Mark, ha ideato un breve filmato.

Il video raffigura persone comuni che giocano a calcio ovunque, dai corridoi di un condominio, ad un campetto improvvisato per strada, per celebrare il potere di unione dello sport.

Nike the lost lionesses

La campagna “Nike x Shox MR4”

La scorsa estate è stata creata una campagna con l’intento di rendere omaggio agli “eroi non celebrati” del calcio britannico.

I cartelloni pubblicitari riportavano talenti come, ad esempio: Kat Craig, avvocato dei diritti umani a sostegno delle vittime di abusi sessuali nel calcio; oppure, Hope Powell, prima donna nera inglese manager nell’ambito calcistico.

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nuovo logo di twitter è una x

Twitter cambia logo (e nome): via l’uccellino, arriva una X

Il nuovo logo di Twitter è una X.

Destinato a scomparire il famoso uccellino cinguettante per far spazio a una lettera molto cara a Elon Musk, già presente in SpaceX e, da pochissimo, nel nome della sua nuova startup di Intelligenza Artificiale, xAI.

Il nuovo logo di Twitter

Al momento in cui scriviamo, l’uccellino blu simbolo del popolare social network fondato da Jack Dorsey (e acquistato per 15 dollari su iStock nel 2006, nella sua versione originale) è stato appena sostituito sulle pagine di Twitter.

homepage twitter

 

E anche il profilo ufficiale di Twitter è cambiato e si chiama ora “X”.

 

La trasformazione di Twitter era in effetti già in corso: ad Aprile, la società era stata incorporata in X Corp (la “x”, ancora!), cambiando, di fatto, nome.

WeChat è il nuovo modello per Twitter

L’obiettivo del cambiamento della piattaforma, che fin dalla sua creazione aveva adottato l’uccellino come logo, per rappresentare i brevi cinguettii da 140 caratteri, è trasformarsi in una super app, sul modello della cinese WeChat.

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La Super App offrirebbe tutta una serie di nuovi servizi oltre a quelli di messaggistica e l’uso come social network: gaming, acquisti su ecommerce, transazioni finanziare ma anche la possibilità di accedere a servizi pubblici, come la prenotazione di visite mediche e molto altro.

Quando vedrà la luce la Super App X

Anche se il New York Times aveva già reso noti alcuni dettagli del piano di business presentato agli investitori agli inizi di maggio, è al momento molto difficile ipotizzare i tempi di rilascio e la tabella di marcia che porterà Twitter a trasformarsi in una Super App sul modello di WeChat.

Possiamo comunque contare sul fatto che Elon Musk continuerà a comunicare aggiornamenti sul percorso proprio su Twitter (almeno, finché si chiamerà così).

consigli per scrivere contenuti web efficaci

11 consigli per scrivere contenuti web efficaci 

È ora di prenderne consapevolezza: scrivere contenuti per il web efficaci significa ascoltare il proprio target di riferimento, interpretarne le esigenze e fornire risposte concrete.

Ma come scrivere un contenuto che faccia presa sulle buyer persona? Come possiamo attivare un dialogo o una relazione con loro?

A tutte queste domande ha risposto con estrema precisione Darek Balck, fondatore del blog Grit Digest, che su Content Marketing Institute illustra 11 consigli per contenuti web efficaci e colloquiali. 

Contenuti web efficaci: 11 consigli pratici

Il web non possiede le stesse caratteristiche di altri mezzi di comunicazione.

Vien da sé che la scrittura su questo media possiede caratteristiche peculiari che tengono conto delle dinamiche relazionali proprie della rete, delle abitudini degli utenti a consultare i motori di ricerca per ottenere risposte specifiche e del linguaggio tipico del web.

Ormai abbiamo imparato a conoscerlo e ad utilizzarlo, così com’è: privo di filtri e caratterizzato da un tone of voice amichevole ed estremamente chiaro.

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L’altro elemento di notevole importanza è, senza dubbio, la capacità del testo di catturare e mantenere viva l’attenzione dell’utente: a tal proposito la scrittura per il web impone espedienti stilistici e narrative precise.

Elementi, questi, che associati a tecniche SEO consentono a quel contenuto specifico di posizionarsi nelle SERP di Google e degli altri motori di ricerca. Da ciò si evince che i contenuti devono essere, come suggerisce lo stesso Darek Black “più asciutti della sabbia per attirare lettori interessati” e per stabilire un dialogo con loro.

Scopriamo insieme gli 11 consigli per contenuti web efficaci e colloquiali. 

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Contenuti web efficaci: coinvolgi le persone attraverso domande

Esiste un detto “domandare è lecito, rispondere è cortesia”. È vero nel web la domanda che viene rivolta agli utenti è l’unica via per suscitare attenzione e, quindi, indurre risposte.

Le domande, infatti, coinvolgono e costruiscono un terreno fertile di discussione. Sono suscettibili, infatti, non solo di riflessione da parte dell’utente rispetto a una scelta tra due o più opzioni possibili ma possono scatenare, altresì, reazioni, recensioni e commenti.

Le domande fanno comprendere ai lettori che ci stiamo rivolgendo esattamente a loro e con loro vogliamo costruire un dialogo.

David Hoffeld, a tal proposito, parla di elaborazione istintiva: quando viene posta una domanda, infatti, essa prevale sull’attività di pensiero e il cervello, di conseguenza, pensa solo a elaborare una risposta e a nient’altro.

Le domande, secondo Hoffeld guidano l’utente e gli offrono un percorso e una direzione.

Scrivere contenuti chiari e colloquiali per il web

Less is more: brevità vuol dire chiarezza

I contenuti web efficaci devono prediligere frasi brevi. Frasi concise risultano infatti maggiormente chiare e incisive.

La brevità conduce ad una più agevole leggibilità del testo. Per definire formalmente la leggibilità di un testo sono stati elaborati diversi processi matematici.

A dimostrazione di ciò è il fatto che l’indice di lettura più popolare, il Flesch Reading Ease Index (abbreviato anche a FRE Index), risale a prima dell’avvento di Internet. Sviluppato da Rudolf Flesch, ricercatore affezionato al tema della leggibilità già dagli anni ’40 e ’50.

In How To Write Plain English, Rudolf Flesch spiega che: «Più lunga è la frase, più idee la mente deve tenere in sospeso fino alla decisione finale sul significato di tutte le parole insieme… Questo significa più lavoro mentale per il lettore. Quindi più una frase è lunga, più è difficile da leggere».

In breve: i lettori interpretano le frasi lunghe come divagazioni. Elaborano più facilmente le frasi brevi.

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Evita il ricorso eccessivo a banner e pop-up

Quando leggiamo un testo in un ambiente digitale siamo tutti più distratti rispetto a quando leggiamo una rivista, un giornale o un libro.

Il web è ricco di stimoli: mentre leggiamo ci arrivano notifiche da applicazioni di messaggistica, si aprono banner e pop-up di ogni genere e c’è sempre qualche altro contenuto che attrae la nostra attenzione.

Questo comporta un tipo di lettura meno lineare e più a balzi, che può non rispettare l’ordine dei paragrafi e tornare indietro all’improvviso.

Skimming e Scanning sono due modalità tipo: nel primo caso, prima ancora di leggere il contenuto per intero, il lettore cerca di capire se quell’articolo contiene le informazioni che desidera soffermandosi su titoli, grassetti e parole chiave; nel secondo va direttamente a cercare la sola informazione che desidera, evitando il resto del testo.

La semplicità sul podio: chiave per contenuti web efficaci

Le parole semplici sono facilmente interpretabili. Questo è un concetto fuori discussione. Se si è in grado di spiegare un concetto con parole semplici, il lettore attribuirà a chi scrive maggiore competenza e padronanza dell’argomento in questione.  

Nel suo Make Every Word Count, Gary Provost esprime la sua opinione sulle parole complesse.  Queste parole non funzionano perché interrompono il lettore con la domanda: “Cosa significa?”.

Creano un rumore inaspettato nella sua testa e gli ricordano che c’è uno scrittore all’opera proprio come il frantumarsi di un vetro o lo stridere di un allarme gli dicono che c’è un ladro che sta per fare il colpo.

Parole semplici sono utili a migliorare la leggibilità di un testo. Bisogna ricordare che parliamo a molti e dobbiamo farci seguire da tutti. 

I contenuti web semplici ed efficaci

Grammatica, sì ma non troppa

Infrangere le leggi linguistiche può essere divertente oltre che un esercizio di creatività: Darek Black, infatti, abolisce il concetto di polizia grammaticale che, spesso, ingabbia lo scrittore privandolo di ogni scampolo di immaginazione.

Bisogna evitare di essere “troppo perfetti per essere credibili”. Per cui è chiaro che ciò che conta davvero sono i lettori.

Concentrati sul lettore

Sebbene del nostro potenziale lettore non si conosca alcuna generalità è necessario attirare la sua attenzione. Come farlo? Utilizzando la seconda persona nei contenuti.

Secondo Black, infatti, questo metodo consente di sortire un effetto sorprendente: il lettore sarà convinto che il messaggio che si appresta a leggere è costruito su misura per lui.

L’utente si troverà in una sorta di auto – bias cognitivo: presterà maggiore attenzione agli argomenti che lo riguardano rispetto ad altri argomenti relativi ad altre persone. Il dialogo con il ‘tu’ rende più colloquiale la narrazione rivolta al nostro lettore.

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Mettici la faccia: parla in prima persona

Scrivere contenuti web efficaci usando la prima persona plurale non consente di costruire un dialogo col lettore.

Il noi rimarca uno squilibrio nella relazione scrittore-lettore in cui il primo è un’entità astratta. L’uso della prima persona singolare, invece, dimostra un maggiore coinvolgimento e fornisce al lettore un punto di riferimento verso cui convogliare attenzione.

Il Brand parla in prima persona e viene portato a compimento ciò che Robert Cialdini definisce principio di unità

Cialdini ha dichiarato di avere messo a fuoco anche la settima regola della comunicazione persuasiva, che ha chiamato “l’unità”, ossia l’idea che condividendo un’identità assieme a qualcun altro si sia poi più portati ad accettare le sue richieste.

Metterci la faccia consente, dunque, di ottenere reciprocità e, quindi, risultato. 

Contenuti web efficaci per stabilire un dialogo col cliente

Evita espressioni gergali nei contenuti web efficaci

Evitare l’uso del gergo è un ulteriore consiglio di Black per scrivere contenuti web efficaci. L’uso di espressioni tecniche è definita da Black come una maledizione.

L’uso di queste espressioni ha come effetto negativo l’innalzamento di barriere: equivale, in pratica, a dire al lettore ‘non sedere al mio tavolo’. Perché? Poiché non tutti conoscono il nostro gergo e poiché lo stesso lenisce l’interesse dei lettori.

È un discorso analogo a quello fatto sul concetto di leggibilità.

Prendiamo come esempio i casi di argomenti scientifici: se chi scrive utilizzasse tecnicismi il lettore potrebbe smettere di leggere quel testo di colpo poiché non si sentirebbe coinvolto, non avendo a disposizione strumenti di decodifica di quel gergo specialistico.

Come afferma Hillary Shulman, autrice principale di un altro studio: «L’uso di parole difficili e specializzate è un segnale che dice alle persone che non appartengono a questo mondo».

Una semplice via di fuga è offerta da 100 Ways To Improve Your Writing, in cui l’autore Gary Provost offre questo consiglio: «Scrivete come se steste conversando con i vostri lettori. Ascoltate il dialogo che si verificherebbe. I vostri lettori vi fermeranno e vi diranno: “Aspettate un attimo, aspettate un attimo, cos’è un grumdocle?” Se è così, non usate il grumdocle o spiegatelo quando lo usate».

Le parole sono note: componiamo armonie

Ogni parola è una nota musicale; combinate, formano melodie, perfezionate dalla punteggiatura. Pertanto, non scrivete contenuti per i vostri lettori. Componete, invece, musica per le loro orecchie.

In questo modo il tone of voice sarà senza dubbio maggiormente colloquiale. Per far questo è necessario alternare la varietà della lunghezza delle frasi e della loro struttura.

È importante dare movimento al testo, ritmo come se si stesse colloquiando oralmente. I lettori vorranno sentire un suono, un’armonia.

L’armonia richiede enfasi: il ricorso al corsivo

Rileggere il testo è una pratica sempre utile. Spesso tanto utile per comprendere quali siano le parole che necessitano di essere enfatizzate e riconosciute.

Il lettore dovrà sviluppare un buon orecchio come afferma Donald Murray in Scrivere per i lettori, il lettore dovrà aguzzare l’occhio. 

Il segreto è dare voce al testo che si presenta ai lettori. Fingere che esso sia parlato e non scritto: solo in questo modo si potranno calibrare ed esaltare quegli elementi che dovranno invitare l’utente a focalizzare la propria attenzione. 

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Paragrafi brevi

Scrivere paragrafi di testo lunghi potrebbe appiattire il nostro lavoro e apparire agli occhi di chi legge un monologo piuttosto che un invito a leggere con attenzione.  

Arricchire il testo con sottotitoli e citazioni serve a costruire un utile percorso di lettura e a conferire al contenuto un certo dinamismo.

I titoli, d’altronde segnalano a priori ciò che ci apprestiamo a leggere: se sono accattivanti accompagneranno il lettore “per mano” alla lettura di quanto si è scritto. 

Esprimere se stessi e la propria personalità

La personalità è il tratto vincente in ogni cosa. Ed è l’ultimo tra gli 11 consigli per contenuti web efficaci e colloquiali. Imprimere in un testo la propria personalità, il proprio stile significa umanizzare il testo e dare vita alle parole.

Questo è l’ultimo dei consigli di Black per dare voce a un testo e renderlo colloquiale. La personalità che si può profondere in un testo consente di parlare in maniera diretta ed empatica e comunica in modo preciso l’identità e i valori. Questo tratto peculiare permette al contempo di creare relazioni di fiducia con i lettori e di rendere il brand memorabile.

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apple GPT intelligenza artificiale di Apple

Anche Apple punta sull’Intelligenza Artificiale: arriva Apple GPT

Secondo un articolo di Bloomberg, Apple sta creando un proprio chatbot dotato di intelligenza artificiale che alcuni ingegneri chiamano Apple GPT. Secondo quanto riferito, l’azienda non ha ancora piani concreti per rilasciare la tecnologia al pubblico.

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Come funziona Apple GPT

Come riportato da Bloomberg, il chatbot utilizza un proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) chiamato “Ajax“, che gira su Google Cloud ed è costruito con Google JAX, un framework creato per accelerare la ricerca sull’apprendimento automatico.

Fonti vicine alla situazione hanno riferito che Apple ha diversi team al lavoro sul progetto, che comprende anche la gestione delle potenziali implicazioni per la privacy.

Mentre altri giganti della tecnologia, tra cui Meta, Microsoft e Google, si sono mossi rapidamente per rilasciare alle aziende e al pubblico prodotti di intelligenza artificiale generativa, Apple si è distinta per la sua assenza.

L’azienda della mela ha invece attirato su di sé l’attenzione nelle ultime settimane con il lancio di Vision PRO, il visore per la realtà aumentata e mista sul quale non abbiamo informazioni certe riguardo l’entità dei preordini.

Questo potrebbe essere uno dei motivi del ritardo e l’annuncio del nuovo prodotto AI based sarebbe utile a dirottare l’attenzione da un risultato non proprio esplosivo.

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La mossa di Apple “in ritardo”

Visto che Apple ha vietato ai suoi dipendenti di utilizzare ChatGPT, (per evitare il rischio di fuga dei dati) Bloomberg riporta che gli ingegneri avrebbero utilizzato internamente il chatbot alimentato da Ajax.

L’azienda ha lavorato decisamente in silenzio allo sviluppo di prodotti sull’AI generativa, anche se ha implementato questa tecnologia nel suo software da parecchio tempo: l’esempio più conosciuto è Siri, il suo assistente vocale (che ha, però, ancora molta strada da fare).

Per massimizzare i suoi sforzi, nel 2018 Apple ha assunto John Giannandrea, in precedenza responsabile dell’IA e della ricerca presso Google, per supervisionare Siri e i suoi team di apprendimento automatico.

Secondo Bloomberg, Giannandrea e il vicepresidente senior dell’ingegneria del software di Apple, Craig Federighi, sono ora alla guida dell’iniziativa AI di Apple.

In una recente intervista a Good Morning America, Tim Cook ha dichiarato che la tecnologia AI è qualcosa che Apple sta “esaminando da vicino”.

Cook ha anche espresso le sue preoccupazioni riguardo ai prodotti di intelligenza artificiale, osservando che ci sono “una serie di problemi che devono essere risolti”. Altre aziende hanno iniziato a collaborare per rilasciare diversi LLM a startup e ricercatori.

Meta ha annunciato che il suo LLM (LLaMA 2) sarà accessibile sulla piattaforma Azure di Microsoft. Microsoft gestisce anche il modello GPT di OpenAI sul suo prodotto di ricerca Bing.

Sebbene i piani di Apple nel settore dell’intelligenza artificiale non siano ancora chiari, alcune fonti hanno riferito a Bloomberg che Apple ha in programma di fare un “annuncio significativo relativo all’intelligenza artificiale” nel corso del prossimo anno.

barbie il film margot robbie

Barbie mania: oltre 4,3 milioni di condivisioni, like e commenti per il film

Il film su Barbie è il tema che crea più hype in questo momento.

I contenuti social che si riferiscono al film hanno accumulato oltre 4,3 milioni di condivisioni, like e commenti questo mese, un massimo storico per Barbie dal 2018.

La prima ondata di recensioni estremamente positive, arrivate all’inizio di questa settimana, ha indubbiamente contribuito alla crescita di questi numeri e l’engagement in questo mese è quasi raddoppiato rispetto ad aprile, quando è uscito il primo teaser trailer.

barbie engagement timeline

Un momento d’oro per Barbie

Le cose non sono sempre state così rosee per Barbie, soprattutto fuori dai social.

Nel 2015, le vendite erano crollate per il terzo anno consecutivo e titoli come questo della CNN mettevano in dubbio la capacità di tenuta di Barbie.

is barbie dead titolo CNN

Tuttavia, siamo felici di annunciare che le cose stanno decisamente migliorando per l’iconica rappresentazione della donna simbolo, che ha subito moltissimi cambiamenti nel tempo.

Dal 2018, l’amore per lei è triplicato, secondo l‘analisi di BuzzSumo delle reaction su Facebook.

Barbie love reaction buzzsumo

L’engagement di Barbie e il tam tam mediatico

Il risultato raggiunto ha certamente a che fare con l’incessante lavoro del team marketing di Barbie, che dalla primavera ha lanciato campagne virali a ripetizione, tra cui, ma non solo, un lancio sui social media pieno di star, una campagna di generazione di selfie UGC, cartelloni pubblicitari rosa OOH e chi può dimenticare le oltre 100 collaborazioni con i marchi, tra cui la Barbie Dreamhouse ufficiale, creata insieme ad AirBnB.

A proposito di AirBnB, il marchio ha fatto guadagnare a Barbie il maggior numero di pubblicità rispetto a qualsiasi altro partner.

La console rosa di Xbox e le scarpe di Aldo con il marchio Barbie sono i prodotti di Barbie di cui si è parlato di più sui social, ma non si avvicinano nemmeno lontanamente ai numeri generati dalla casa AirBnB di Malibu.

barbie brand partners - barbie engagement

Barbenheimer: come Barbie ha spinto il rivale di botteghino

Non si può parlare del Barbie senza menzionare la sua nemesi al botteghino, Oppenheimer.

Il team di marketing di Oppenheimer dovrebbe essere piuttosto soddisfatto della doppia uscita di Blockbuster: ha guadagnato 80.000 contatti in più grazie a un engagement social che non esisterebbe se non fosse per Barbie, pari al 6,7% dell’engagement totale della stampa.

Per contro, si tratta solo dello 0,7% dei tassi di coinvolgimento totale di Barbie.

barbie - hoppenheimer engagement

Il film di Barbie si è infiltrato nelle nostre linee temporali, nelle strade, nelle pubblicità e ora sta anche scuotendo il nostro vocabolario.

BuzzSumo ha analizzato le menzioni delle frasi “Barbenheimer”, “He’s Just Ken” e “Kenergy”, e ha scoperto che il gergo ispirato al film ha fatto guadagnare a Barbie ben 40.000 dollari di engagement aggiuntivo sui social.

Nel complesso, davvero un ottimo lavoro del team marketing.

Quanto abbiamo scritto su Barbie in questi anni

Decine di argomenti, versioni, annunci e cambiamenti. Come icona dello stile, del branding e del marketing, Barbie è stata sempre al centro dei nostri pensieri (e della nostra redazione).

Ecco qui una breve selezione degli contenuti dedicati alla bambola più conosciuta al mondo.

 

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Estetista Cinica diventa una Barbie, ecco cosa ci ha raccontato Cristina Fogazzi

Parte il podcast di Barbie: racconterà storie di donne straordinarie

David Bowie diventa un’icona della limited edition di Barbie

Anche Rosa Parks diventa una bambola delle Inspiring Women di Barbie

Addio alla fidanzatina di Ken, ora Barbie insegna (anche) il coding

Il caso Mattel: i giocattoli come specchio della società moderna

Barbie Game Developer, il riscatto di Mattel

emoji 2023 quali sono le più utilizzate

Le emoji più usate nel 2023 (e come sono cambiate negli ultimi 10 anni)

Due tappe significative per Emojipedia, il popolare servizio che raccoglie le simpatiche faccine e simboli che accompagnano ormai quasi tutte le nostre comunicazioni: la decima Giornata mondiale delle emoji e l’anniversario dei 10 anni dalla sua fondazione.

Sono quindi passati 10 anni da quando il fondatore, Jeremy Burge, ha postato il primo tweet annunciando l’arrivo della piattaforma.

Tecnologia, modo di utilizzare internet, abitudini di consumo. Tutto è radicalmente cambiato in questi dieci anni, compreso l’utilizzo che abbiamo fatto, nel tempo, delle simpatiche faccine.

All’esordio della piattaforma, nel 2013, quali erano le emoji più utilizzate?

Le emoji più usate nel 2013

  1. ? Face with Tears of Joy
  2. ? Smiling Face with Heart-Eyes
  3. ? Face Blowing a Kiss
  4. ? OK Hand
  5. ? Loudly Crying Face
  6. ? Unamused Face
  7. ? Smiling Face with Smiling Eyes
  8. ? Weary Face
  9. ? Beaming Face with Smiling Eyes
  10. ? Smirking Face

Una nota interessante è che queste cifre si riferiscono “a 10.000 tweet”. Ciò significa che ogni 10.000 tweet, 62 contenevano almeno un’emoji “? Faccia con lacrime di gioia”, ovvero una ogni 161 tweet (0,62%).

Tuttavia, secondo i dati raccolti durante le prime fasi del 2023, l’emoji ? Faccia con lacrime di gioia appare almeno una volta ogni 45 tweet (2,24%), con un aumento del 261,29%.

Come è aumentato l’uso complessivo delle emoji su Twitter dalla fondazione di Emojipedia?

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Le emoji su Twitter dal 2013-2023

Nel luglio 2013, solo circa 4 tweet su 100 contenevano almeno un’emoji (4,25%) – quindi un tweet su 25 conteneva un’emoji ? Faccia con lacrime di gioia, ? Faccia sorridente con occhi a cuore, ? Faccia che soffia un bacio, o uno qualsiasi degli altri circa 720 caratteri emoji raccomandati da Unicode all’epoca (da Unicode 6.1).

Ma negli ultimi 10 anni la crescita è stata esponenziale: i dati raccolti nel marzo 2023 indicavano che quasi 27 tweet su 100 (26,7%) contenevano almeno uno degli ormai 3.664 caratteri emoji.

Questa incredibile crescita negli ultimi 10 anni è riportata nel grafico sottostante, con il marzo 2023 che rappresenta il più alto tasso di utilizzo di emoji su Twitter: un nuovo record dal 2022.

Infatti, dal luglio 2022 ogni mese ha stabilito un nuovo record assoluto di utilizzo di emoji su Twitter, come mostrato sopra. Inoltre, se si confronta il gennaio 2013 con il marzo 2023, si nota un aumento complessivo dell’uso delle emoji di circa il 724%.

La top 10 delle emoji di Twitter: 2023

Con questa incredibile crescita nell’uso delle emoji negli ultimi 10 anni, quali sono oggi le emoji più popolari al mondo?

Di seguito sono riportati i dati da Twitter nei primi mesi del 2023.

Le emoji più usate nel 2023

Le emoji più usate nel 2023 sono:

? Face with Tears of Joy
? Rolling on the Floor Laughing
❤️ Red Heart
? Folded Hands
? Loudly Crying Face
? Smiling Face with Heart-Eyes
✨ Sparkles
? Fire
? Smiling Face with Smiling Eyes
? Smiling Face with Hearts

Mentre la top 10 del 2023 mostra una maggiore varietà tra le diverse categorie di emoji, con inclusioni di cuori (❤️ Red Heart), gesti (? Folded Hands) e simboli (✨ Sparkles e ? Fire), è chiaro che le emoji sorridenti rimangono la categoria più popolare in tutto il mondo.

Inoltre, nonostante un tempo sia stata superata dalla ? Faccia che piange forte sulla piattaforma, la ? Faccia con lacrime di gioia è ora di nuovo apparentemente dominante, come lo era nel 2013.

Infatti, il ? Volto che piange forte si trova ora in una lontana quinta posizione e il ? Volto supplichevole, un tempo in vetta, non compare più nella top ten (sceso al 15° posto).

Heinz

L’esilarante campagna di Heinz contro il maltrattamento degli hot dog

Heinz lancia un movimento contro il maltrattamento degli hot dog nei contest ed offre ai perdenti una modalità di riscatto.

L’iconica azienda statunitense famosa in tutto il mondo per le sue salse, avvia una collaborazione con il sei volte campione del Nathan’s Hot Dog Eating Contest Takeru Kobayashi, per sostenere il fatto che i concorrenti non possono beneficiare delle gioie dei condimenti durante queste gare.

Heinz lancia un movimento contro il maltrattamento degli hot dog nei contest

Il movimento trae ispirazione dalle reazioni reali e irrazionali che le persone provano quando vedono hot dog mangiati senza condimenti, o peggio ancora, immersi nell’acqua e inghiottiti interi.

Una brand activation che con il suo approccio audace e divertente colpisce durante uno dei più famosi eventi in America, il Nathan’s Hot Dog Eating.

In maniera creativa e non convenzionale, il movimento vuole porre fine definitivamente al maltrattamento degli hot dog:

«Con il 58% delle conversazioni riguardanti la gara di hot dog che esprime disgusto, il movimento si ispira a questa reazione reale quando le persone vedono gli hot dog immersi nell’acqua e divorati velocemente. E come arbitro irrazionale di hot dog e leader nella categoria dei condimenti, siamo sicuri che i nostri fan concordano sul fatto che gli hot dog sono i migliori se gustati con Heinz» ha affermato Jacqueline Chao, Senior Brand Manager di Heinz.

Heinz

L’iniziativa pubblicitaria è stata creata in collaborazione con Wieden + Kennedy New York.

Il marchio ha introdotto la campagna i primi di luglio con uno striscione di protesta, comparso a Coney Island, dal titolo “Hot Dogs Are Not a Contest”. Sono poi apparsi altri contenuti sui canali social di Kobayashi e di Heinz.

 

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«I concorrenti di The Hot Dog Eating Contest continuano a maltrattare gli hot dog anno dopo anno. Di conseguenza – ha continuato Chao – Heinz ha collaborato con Takeru Kobayashi, il padrino delle gare di cibo, per promuovere la nostra posizione su questo movimento e offrire ai secondi classificati una possibilità di riscatto».

Heinz lancia un movimento contro il maltrattamento degli hot dog nei contest

Per vincere il concorso i partecipanti dovranno farsi un video mentre assaporano un hot dog condito con le deliziose salse del brand e poi condividerlo su Instagram taggando @Heinz.

Il primo finalista che consuma il panino “nel modo corretto”, ossia con i condimenti Heinz, avrà l’opportunità di vincere 10 mila dollari, lo stesso premio dell’Hot Dog Eating Contest.

L’iniziativa supporta la nuova piattaforma creativa globale “It Has to be Heinz”, lanciata recentemente per celebrare i 150 anni di storia del marchio.

Nella campagna si raccontano storie d’amore irrazionale per Heinz:

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Programmatic advertising in una strategia multicanale.

Programmatic Advertising: come inserirlo in una strategia multicanale

Se hai già sentito parlare di Programmatic Advertising, sei in buona compagnia: nel campo digital advertising è uno dei settori che sta crescendo di più.

A confermarlo sono anche le recenti rilevazioni del Politecnico di Milano, che mostrano come Digital Out Of Home, Connected TV e Audio siano stati tra i media in maggiore crescita nel 2022.

Se non hai mai sperimentato in prima persona il programmatic nelle tue campagne, sei in altrettanto buona compagnia: fino al 2020, il 15% delle aziende dichiarava di non investire affatto nel programmatic e il 41% dedicava meno del 20% del budget.

Definizione Budget Programmatic

Dal 2020 ad oggi il programmatic è cresciuto in misura importante, nonostante la scarsa adozione da parte degli advertiser, i quali effettuano pochi test, anche sporadicamente.

Vale la pena approfondire il valore del Programmatic Advertising, quali sono i suoi punti forza e perché può essere vincente all’interno di una strategia multicanale.

Stiamo parlando di una tecnologia importante, che segnerà gli anni a venire, pertanto sarà fondamentale iniziare a integrarlo nella propria strategia e nel proprio marketing mix per farsi trovare pronti.

Che cos’è il Programmatic Advertising?

Il programmatic advertising è una modalità di acquisto di spazi pubblicitari altamente automatizzata, che, grazie all’utilizzo di software dedicati, permette di raggiungere gli utenti con le giuste comunicazioni, nel momento e nel luogo più adatti.

Questa modalità di acquisto è guidata da software e algoritmi basati sul machine learning e arricchiti dall’intelligenza artificiale, in grado di adattare il messaggio in tempo reale in base al contesto e all’utente.

DSP e SSP: Le macchine del Programmatic Advertising

Per poter fare programmatic advertising, prima di tutto è necessaria la presenza di due macchinari, la DSP (Demand Side Platform) lato advertiser e la SSP (Supply Side Platform) lato venditore, le quali permettono l’acquisto degli spazi pubblicitari in tempo reale.

Nel processo di acquisto programmatic, il venditore mette in vendita gli spazi pubblicitari disponibili sulle proprie properties (inventory) tramite la SSP, che si collega agli exchange, veri e propri luoghi in cui l’inventory viene venduta e acquistata in tempo reale.

Dall’altro lato della catena, l’inserzionista utilizza la DSP per selezionare il target di suo interesse e definire i parametri di acquisto degli spazi (budget, timing etc.): gli elementi sulla base dei quali la macchina piazzerà l’offerta di acquisto.

Quando avviene il match tra la domanda e l’offerta, l’inserzionista si aggiudica l’impression e l’ad viene servita al suo target di riferimento all’interno del sito del venditore.

La bellezza del programmatic sta proprio nel fatto che l’utilizzo di macchine altamente sofisticate permette di acquistare migliaia di impression al minuto in tempo reale, facendo sì che l’offerta sia sempre la più conveniente per l’inserzionista e che l’inserzione sia la più rilevante per l’utente.

Programmatic Out of Home

Come incorporare il Programmatic Advertising nella tua strategia di marketing multicanale

Con l’espansione continua dell’adv digitale, gli utenti si aspettano esperienze pubblicitarie coerenti su tutti i touchpoint, siano essi online o offline.

Il programmatic rappresenta, in un certo senso, un ponte tra questi due mondi: sebbene vi siano esperienze che nascono digitali (come i social media), per alcuni aspetti il programmatic può essere considerato come la transizione verso l’online di media che nascono offline.

Basti pensare, per esempio, che il programmatic permette di pubblicare banner su testate online, equivalente digitale delle immagini sulle pagine di giornale. Negli ultimi anni, poi, si è andata espandendo la quota di mercato di pubblicità su Smart TV e Digital Out Of Home, rubando terreno alla vecchia TV lineare e alla cartellonistica, ma con prezzi nettamente inferiori.

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Appare allora evidente come il programmatic rappresenti un’ottima opportunità non solo per ridurre i costi, ma anche per ampliare la reach della propria campagna e per raggiungere gli utenti nei momenti di interesse.

Andiamo dunque a vedere alcuni step da valutare per inserire il programmatic all’interno della propria strategia multicanale:

Considera il contesto…

I formati del programmatic possono assumere diverse forme e dimensioni, dal piccolissimo (Native) al grandissimo (Digital Out of Home).

Caratteristica che permette all’annuncio di adattarsi perfettamente al contesto e al punto di contatto nel quale è inserito, per raggiungere gli utenti e ampliare così la reach potenziale della campagna.

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…e il momento:

Grazie alla malleabilità dei formati, il programmatic può essere utilizzato per raggiungere utenti in momenti in cui la soglia di attenzione è già molto alta.

Basti pensare ad un utente che si trova in palestra sul tapis roulant e che sta ascoltando un podcast sul suo telefono: un audio inserito strategicamente all’interno del programma che sta ascoltando permette di raggiungerlo in un momento inaccessibile tramite altri media.

L’effetto dell’annuncio non si limita a raggiungere l’utente, ma aiuta l’inserzionista a rafforzare il messaggio, guidando l’utente sempre più in basso lungo il funnel.

Rispondi ai cambiamenti

Grazie alla sua flessibilità e facilità di attivazione, il programmatic è uno dei media che permette la maggiore responsività rispetto agli eventi esterni.

In alcuni casi, l’attivazione di una campagna può richiedere solo una manciata di secondi.

Modalità che permette agli inserzionisti di attivare il vero e proprio Instant Marketing.

Adatta la creatività in modo dinamico

Quando entra in contatto con un brand, la Generazione Z non si aspetta soltanto un’esperienza coerente ma anche contenuti sempre nuovi e diversi.

Per questo motivo, il programmatic può essere la soluzione giusta per gli inserzionisti che vogliono realizzare campagne molto variegate ma allo stesso tempo personalizzate.

Esse offrono soluzioni dinamiche in grado di adattare la creatività alle persone che la vedranno: la modifica avviene in tempo reale e sulla base del contesto e del target di riferimento.

Assumi un approccio full funnel

In ultimo, poichè offre soluzioni estremamente variegate e si basa su algoritmi all’avanguardia, il programmatic si presta ad essere utilizzato in tutte le fasi del funnel.

Sfruttando formati impattanti e ad alta memorability, il programmatic permette di attrarre l’attenzione dell’utente, rafforzando la brand awareness.

Con la raccolta di liste di utenti e delle loro interazioni con il brand, permette di interfacciarsi con l’utente più e più volte, su touch point variegati, guidandolo sempre più in basso nel funnel fino allo step di conversione.

google bard arriva in italia

Google Bard arriva in Italia: ecco tutte le novità del chatbot AI

Google Bard arriva in Italia: l’azienda ha annunciato un’importante espansione del suo sistema di intelligenza artificiale chiamato per stimolare la creatività e l’immaginazione delle persone.

LEGGI ANCHE: I migliori generatori di immagini basati su AI (secondo noi)

Bard è ora accessibile in molti più paesi in tutto il mondo, inclusa l’Italia, e supporta oltre 40 lingue, tra cui l’italiano, l’arabo, il cinese, il tedesco, l’hindi e lo spagnolo.

Questa espansione di Bard è stata realizzata in stretta collaborazione con esperti, legislatori ed enti regolatori, riflettendo l’approccio ambizioso e responsabile di Google all’intelligenza artificiale.

bard arriva in italia

Google Bard arriva in Italia: le nuove funzionalità

Google ha mantenuto un impegno costante nel seguire i suoi principi sull’IA, incorporando i feedback degli utenti e adottando misure per proteggere i dati e la privacy delle persone.

Le nuove funzionalità di Google Bard:

  • Audio delle risposte
  • Personalizzazione del TOV
  • Aumento della produttività
  • Uso delle immagini con Google Lens
  • Scripting con Replit e Google Colab

Audio delle risposte

Tra le nuove funzionalità di Bard, vi è la possibilità di ascoltare le risposte del sistema ad alta voce.

Questa opzione può essere utile per comprendere la pronuncia corretta di una parola o per godersi una poesia o un racconto narrato dal sistema. L’opzione di ascolto è disponibile in più di 40 lingue.

Personalizzazione del TOV

Un’altra caratteristica aggiunta è la capacità di personalizzare il tono e lo stile delle risposte di Bard.

Gli utenti possono ora selezionare tra cinque opzioni diverse, come semplice, lungo, corto, professionale o informale, per ottenere risposte più adatte alle proprie esigenze. Questa funzionalità è attualmente disponibile in inglese, ma verrà presto estesa ad altre lingue.

Aumento della produttività

Google ha anche introdotto nuove funzionalità per aumentare la produttività degli utenti.

Ora è possibile fissare e rinominare le conversazioni con Bard, consentendo agli utenti di rivedere facilmente i prompt e riprendere le interazioni precedenti.

Uso delle immagini con Google Lens

Inoltre, Bard supporta l’uso di immagini nei prompt, grazie alle capacità di Google Lens. Gli utenti possono caricare immagini per ottenere informazioni o ispirazione e Bard le analizzerà per fornire aiuto.

La condivisione delle interazioni con Bard è stata semplificata grazie ai link condivisibili, che consentono agli utenti di condividere facilmente le conversazioni con altre persone.

Scripting con Replit e Google Colab

Infine, per gli appassionati di programmazione, Bard consente ora di esportare codice Python in Replit e Google Colab, offrendo un supporto aggiuntivo per le attività di programmazione.

Con queste nuove funzionalità, Google cerca di fornire agli utenti gli strumenti per dare forma alle proprie idee e stimolare la creatività. Bard non solo aiuta a sviluppare e raffinare concetti esistenti, ma può anche portare a nuove idee e ispirazioni che potrebbero non essere state considerate in precedenza.

Quali sono le aziende più inclusive in Italia? Ecco chi ha vinto nel 2023

Quali sono le aziende più inclusive in Italia?

Un nuovo studio condotto da Great Place to Work Italia mette in luce l’importanza di una leadership efficace, di valori condivisi e di solidi rapporti di fiducia tra il management e i dipendenti per migliorare la cultura aziendale in termini di diversity, equity & inclusion (DE&I).

Questi fattori influenzano direttamente lo sviluppo, l’innovazione e la crescita finanziaria delle organizzazioni.

LEGGI ANCHE: Inclusione significa dare valore alla diversità, l’intervista a Francesca Vecchioni

Le aziende più inclusive in Italia: la classifica

La classifica dei “Best Workplaces for Diversity, Equity & Inclusion” in Italia è stata stilata prendendo in considerazione le opinioni di oltre 56.000 persone provenienti da 131 imprese italiane con almeno 50 dipendenti.

Secondo i risultati, le aziende classificate come Best Workplaces DE&I, che rappresentano il 20% delle imprese oggetto dello studio, superano significativamente le altre in diversi aspetti.

La percentuale di dipendenti che ritengono di essere trattati equamente in termini di retribuzione e che ricevono riconoscimenti speciali è superiore del 31%.

Inoltre, queste aziende si distinguono per i benefit unici offerti ai dipendenti (+28%), la meritocrazia nelle promozioni (+26%) e il sostegno all’equilibrio tra vita lavorativa e privata (+25%).

Le aziende più inclusive in Italia nel 2023 sono:

  1. Bending Spoons
  2. American Express
  3. Storeis
  4. GalileoLife
  5. Teleperformance Italia
  6. Salesforce
  7. Biogen Italia Srl
  8. Hilton
  9. Cisco System
  10. Vianova SpA
  11. Luxoft Italy SRL
  12. W.L. Gore & Associati S.r.l.
  13. Axl Agenzia per il lavoro
  14. Webranking
  15. MSD Italia
  16. DHL Express
  17. Skylab Srl
  18. Wide Group
  19. P.A. Advice SpA
  20. Prestiter

aziende più inclusive in Italia nel 2023

Bending Spoons, azienda lombarda del settore IT con sede a Milano, si posiziona al primo posto nella classifica, seguita da American Express, organizzazione operante nei servizi finanziari e assicurativi.

Il podio è completato da Storeis, una realtà veneta con sede a Padova specializzata in consulenza per il commercio elettronico e il retail omnicanale.

L’IT è il settore più inclusivo

Il settore dell’Information Technology è quello più rappresentato nella classifica, seguito dai servizi professionali e dal settore finanziario e assicurativo.

Analizzando la sede delle aziende, l’Italia occupa la metà della classifica, seguita dagli Stati Uniti (35%) e dalla Francia, Germania e Svizzera (5% ciascuna).

Le dimensioni delle aziende variano, con 6 grandi aziende con oltre 500 dipendenti, 6 aziende di medie dimensioni con un numero di dipendenti compreso tra 150 e 499 e 8 organizzazioni con un numero di dipendenti tra 50 e 149.

Secondo Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia, una cultura inclusiva sul posto di lavoro consente alle persone di sperimentare maggiori opportunità di innovazione e di contribuire ai cambiamenti e allo sviluppo di nuove idee e modelli di lavoro.

La diversità nella popolazione aziendale favorisce l’innovazione e la creatività, come dimostra la differenza del 17% nelle opportunità di innovazione tra le Best Workplaces DE&I e le altre aziende non classificate.

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La parità di genere è il tallone d’Achille in Italia

Il rapporto evidenzia inoltre che la parità di genere è ancora un tema critico in Italia, specialmente per quanto riguarda il work-life balance e il lavoro di cura.

Gli impegni familiari pesano sulle donne lavoratrici per oltre il 62%. La presenza femminile nel management aziendale è ancora limitata, con solo il 28% dei manager donne e solo il 19% con una qualifica dirigenziale.

Questo non solo rappresenta una negazione dell’uguaglianza di genere, ma comporta anche una mancata valorizzazione delle risorse produttive, con conseguenti perdite economiche.

Per affrontare queste sfide, Great Place to Work Italia e Fiabilis Consulting Group Italia Srl hanno stretto una partnership strategica per supportare le aziende nella costruzione di un piano di miglioramento per la gestione della parità di genere e per ottenere la Certificazione UNI/PdR 125:2022.

Questa certificazione, introdotta dalla legge n. 162/2021, promuove e sostiene le politiche volte a ridurre il divario di genere nelle aree critiche. Attualmente, 412 aziende italiane hanno ottenuto questa certificazione da uno dei 34 enti certificatori.

Secondo Fernanda Peterson, CEO di Fiabilis Consulting Group Italia Srl, questa partnership offre alle aziende strumenti accurati per misurare e migliorare l’equità di genere, lavorando verso livelli più elevati di parità.

L’obiettivo è favorire un vero cambiamento e una trasformazione organizzativa, puntando a diventare luoghi di lavoro eccellenti nelle tematiche di parità di genere e di diversity, equity & inclusion.