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Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus

  • La popolazione mondiale vede nella pandemia un momento che ci cambierà per sempre: dai comportamenti d’acquisto, alle possibilità economiche e al mondo del lavoro, fino al modo di viaggiare;
  • Per l’estate 2020 si punta tutto sul turismo di prossimità con incentivi economici e iniziative promosse dalle più note organizzazioni per tornare a #viaggiareinitalia riscoprendo posti inesplorati e poco conosciuti;
  • Non possiamo permetterci di far entrare in crisi un comparto economico che vale circa 230 miliardi di euro.

 

Ormai è chiaro, questa pandemia ha cambiato e cambierà le nostre vite e non solo nei rapporti umani, ma anche gli scenari economici di un intero mondo.

Il sentiment mondiale diffuso è di pessimismo e panico, soprattutto in termini di “impatto economico” che il COVID avrà sul mondo del lavoro e sulle economie.

La fase 2 è iniziata, ma la fase 3 sembra ancora molto lontana. Ecco allora che ogni individuo fa previsioni su quella che sarà la sua nuova vita dopo Covid e un tema, in particolare, vista la stagione, si fa caldo: come sarà la mia estate? Potrò andare al mare? Potrò uscire dai confini della mia regione?

Le risposte non sono ancora chiare, ma le iniziative a sostegno del cosiddetto turismo di prossimità si fanno avanti.

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Nulla sarà come prima: meno ottimismo, ma più importanza agli acquisti online e vicino casa

Se tra fine febbraio ed inizio marzo si pensava che il Covid fosse come un influenza invernale, solo “più forte”, oggi lo scenario è completamente diverso: una pandemia mondiale che ha rinchiuso un intero pianeta in casa, confinato.

Come è evoluta, in peggio, la convivenza mondiale e l’economia globale, così sono cambiate le aspettative e l’atteggiamento delle persone che in questo mondo ci abitano.

L’ottimismo della popolazione mondiale verso quello che sarà dalla fase 3 in poi è precipitato del 40% da marzo, un sentimento di incertezza sta dilagando con particolare attenzione al mondo economico e del lavoro: tra il 25 e il 63% dei soggetti crede che le possibilità economiche continueranno a calare anche nel prossimo futuro.

La tendenza, quindi, è quella di concentrare il proprio potere di spesa nei comparti:

  • food, con un incremento di flussi più sui prodotti base a vantaggio dell’homemade, rispetto al cibo da asporto con ovviamente conseguenze negative su tutto il settore ristorazione e delivery;
  • prodotti per la casa, moltissime persone hanno approfittato di questo lockdown per ritornare a vivere la propria casa riorganizzandola al meglio per smart working e tempo libero;
  • prodotti per l’igiene anche personali, il virus ci ha insegnato e ci ha portato a dare un vero valore a sanificazione e pulizia;
  • Home Entertainment, la fruizione in streaming di contenuti audiovisivi ha registrato incrementi anche di più del 50% in alcune zone del mondo.

Online – Delivery – Corner Shop, le tre parole che stanno caratterizzando questo periodo di reclusione e che dai sondaggi potrebbero rappresentare anche il futuro della spesa post-Coronaviurs. In generale il ritorno ad acquistare in grandi centri commerciali affollati non è tra gli obiettivi futuri.

Le abitudini dei consumatori si sono dirottate sugli acquisti di prossimità nei piccoli negozi, se la presenza fisica è necessaria, perché più controllati e con spazi ridotti, gli stessi negozi che grazie a questa pandemia si sono organizzati con un servizio delivery: un piccolo servizio a volte anche alquanto improvvisato, ma che ha rappresentato quasi una mossa di marketing per qualcuno (ne approfitto per farmi conoscere dalla mia città e attiro una nuova e diversa clientela che probabilmente non avrei mai intercettato).

L’online, invece, non è solo rappresentativo degli acquisti a distanza, ma anche delle nuove abitudini lavorative e di relazione sociale, fatto di smart working e di video aperitivi con gli amici.

E in Italia?

L’ottimismo italiano ha subito una brusca frenata in questo periodo: la maggior parte degli italiani si dividono tra incerti e pessimisti, con solo un piccolo spiraglio di positività concentrato da marzo in poi.

Le preoccupazioni si concentrano per la maggior parte sul rimbalzo economico negativo che il Covid rappresenterà e i comportamenti di spesa si uniformano a quelli mondiali per attenzione al delivery e spesa di prossimità oltre che per i settori merceologici (food, igiene, casalinghi e intrattenimento).

Abbiamo lasciato per ultimo, ma non per importanza, uno dei temi tra i più discussi da qui in poi, il cosiddetto turismo di prossimità.

Con il periodo estivo alle porte fa capolino anche l’industria del turismo con tutti i temi che il viaggiare comporta e che cambierà sicuramente dopo questa pandemia. Scordiamoci, quindi, almeno per ora, il viaggio come l’abbiamo sempre fatto: grandi distanze, folla, contatto umano, mete celebri e iniziamo a pensarlo come vicino e di prossimità, lento e alla scoperta di luoghi inesplorati.

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Un nuovo modo di viaggiare Undertourism e Staycation

Se quello che troveremo dopo il passaggio del Covid-19 è ancora incerto, una cosa è sicura e lo è già dall’estate 2020, il turismo sarà un’industria che sarà cambiata in modo radicale e che dovrà superare una crisi senza eguali, fatta di incertezze oltre che di cambiamento.

Gli studi stimano che il turismo sia un settore che prima della pandemia ricopriva a livello globale circa il 10% delle attività economiche con un contributo attestato tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari.

Ma ora?

I primi segnali vengono dati dal mondo aereo e navale con il fallimento di diverse compagnie aeree, oltre che di quelle del comparto crociere accusate tra le altre cose di essere stati focolai virali inconsapevoli all’inizio della pandemia, seguiti dalla crisi economica registrata da quei Paesi, a volte anche meno sviluppati, che avevano fatto del turismo incoming la loro forza. Si basti pensare alle più famose mete esotiche come Filippine, Maldive o Coste Africane.

Sicuramente il viaggio come lo conoscevamo prima con voli intercontinentali e cambio di emisferi sarà da accantonare almeno per un po’, con il rischio che non si torni più al passato.

Ecco allora che si parla di turismo di prossimità, ossia il movimento che porta il turista a riscoprire il suo Paese e a ripartire dalle origini per ritornare ad esplorare il mondo.

Ma prima un po’ di dati per capire il rimbalzo che la pandemia avrà anche sul nostro Paese, considerato tra i più belli al mondo.

Se il turismo di prossimità porterà ad un incremento di turismo italiano, escluderà la fetta del turismo internazionale, soprattutto quello europeo, che per l’Italia rappresenta più del 75% del numero di notti consumate. Prima su tutte la Germania con il suo turismo lacustre dalla primavera fino al raggiungimento del picco durante la stagione calda, giugno – agosto, trimestre nel quale si concentrano il 50% di tutte le prenotazioni dell’anno.

Il turismo è un’industria stagionale e, per il significato stesso del termine, concentra i suoi ricavi e costi nella stagione estiva: una mancata apertura o un’apertura con il numero della clientela dimezzata potrebbe essere davvero un grave problema, si prevedono perdite di 7,5 miliardi di euro. Riaprire in uno scenario come questo significa stessi costi ma minori incassi. Quindi cosa fare?

Due le parole fondamentali: salvataggio e ripresa.

Salvataggio, compito del governo e delle associazioni di categoria, con iniezioni di capitali e finanziamenti a fondo perduto.

La ripresa, anche compito nostro, la fase in cui ripartire, limitati e diversi, ma ripartire tornando a privilegiare la prossimità, l’italianità, il km 0, anche nel tempo libero.

Ecco che proprio nell’ambito della ripresa torniamo a parlare di staycation e undertourism.

Per staycation si intende, appunto, turismo locale e di prossimità con mete a corto raggio e vicino casa. Potremmo dire l’Italia agli italiani, la Francia ai francesi, la Spagna agli spagnoli, e così via.

Per undertourism, invece, intendiamo quella modalità di viaggio contrapposta all’overturism, per cui i viaggiatori andranno a cercare posti inesplorati, poco affollati, “nuovi”. Una bella opportunità per quei comuni che ospitano borghi storici poco valorizzati o per spazi nella natura in cui organizzare attività di esplorazione.

Insomma un viaggio più consapevole per un viaggiatore più attento.

E anche il Governo punta ad aiutare nella ripresa con il Bonus Vacanze, fino a 500 euro di incentivo per chi soggiornerà in Italia per le sue vacanze. Il voucher verrà assegnato, però, per reddito e nucleo familiare e sarà confermato nel nuovo decreto in uscita a maggio.

Nonostante le incertezze sia in materie di regole e di istruzioni per la riapertura sicura di stabilimenti balneari e strutture ricettive, bar, ristoranti e servizi turistici compresi, la voglia di ripartire c’è e gli italiani iniziano, nonostante tutto, a pensare alle vacanze.

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Dall’hashtag #ripartiamodallitalia a tutte le altre iniziative per il turismo

Da ogni momento buio nascono le migliori opportunità e lo voglio pensare anche in questo caso e forse è la stessa scintilla che ha spinto FTO, Google e gli altri che hanno trovato in campagne fotografiche ed Hashtag che stanno facendo il giro del mondo un’opportunità per farsi e far conoscere.

Le iniziative nate a favore e dall’industria turistica sono molteplici e in pochissimo tempo hanno saputo raccogliere migliaia di post generando altrettanti commenti ed interazioni perchè, si sa, il viaggio unisce.

Citiamo alcuni esempi.

Il primo caso è quello di FTO, Federazione del Turismo Organizzato, che insieme ad ASTOI Confindustria Viaggi e alcuni dei più grandi touroperator hanno lanciato “Il manifesto per il turismo Italiano” che con l’hashtag #ripartiamodallitalia vogliono chiamare a raccolta operatori del settore ed instancabili viaggiatori che sponsorizzino la bellezza italiana nel mondo sostenendo gli operatori del settore.

La petizione, disponibile online e che ha già raccolto più di 56.000 firme, ha come obiettivo quello di promuovere l’Italia come meta per sostenere tutto il comparto turistico, non solo le strutture ricettive, ma anche tutta la filiera dell’accoglienza turistica, dalla ristorazione ai servizi dell’accoglienza dal valore di circa 220 miliardi di euro.

Il secondo obiettivo è quello di salvare il turismo italiano e l’Italia tra le mete da visitare almeno una volta nella vita, andando a raccontare non solo le mete più conosciute, ma anche l’Italia nascosta, inesplorata.

Infine l’appello vuol arrivare anche alle istituzioni e al governo che, mai come ora, devono avere un ruolo centrale nella ripresa creando anche dei fondi dedicati all’emergenza o sospendendo il pagamento di imposte e tasse per questo periodo.

Sempre di FTO ma con Travelgram, Yallers e TrustForce è il contest #viaggiainitalia.

Un contest fotografico tramite Instagram che mette in palio per le migliori 7 foto pubblicate vacanze in catamarano e barca a vela in collaborazione con Be2Sea.com. Il contest è aperto fino al 14 giugno e ha già raccolto migliaia di interazioni con centinaia di post scatenando la partecipazione anche di agenti di viaggio e operatori del settore con del materiale fotografico in grado di scatenare l’interesse di nuovi e potenziali clienti.

I Travel Blogger italiani ed Emergency, invece, si sono uniti per creare una guida digitale sui 270 luoghi e più da non perdere in Italia che sarà disponibile per tutti coloro che doneranno al progetto. I soldi raccolti saranno utilizzati da Emergency per iniziative benefiche, non solo per il Covid, ma anche per le altre iniziative in cui la no profit è impegnata.

Google, infine, punta su quello che sa fare meglio: il digitale, fornendo gratuitamente ai suoi naviganti la possibilità di visitare città e mostre in tutto il mondo comodamente dal divano di casa per una cultura ed un viaggio senza limiti.

Ultime, ma per la difficoltà di organizzazione, saranno le grandi città culturali italiane come Firenze o Venezia che dovranno ripensare ad un nuovo modo di fare vivere le loro bellezze ai turisti provenienti da tutto il mondo e, perché no, dalla città stessa. Forse quando ci vivi in città come queste, dopo un po’ ti perdi la poesia di esplorarle, ecco che questo periodo di chiusura forzata ha ridato le città in mano ai loro abitanti.

Una cosa è certa, dopo questa pandemia, in ogni settore economico, la produzione e il servizio local sembrano aver vinto sul global cambiando anche i comportamenti d’acquisto della clientela nazionale ed internazionale.

linkedin employee branding

Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn

  • La presenza e visibilità digitale dei propri dipendenti è percepita come la reale estensione di un’azienda;
  • L’avvio di un’attività di Social Selling che includa l’intero team, può rivelarsi un’azione più che vincente. Formidabile.

 

Su LinkedIn i dipendenti sono la tua arma in più: ecco la rivoluzione social. Coinvolgere i tuoi dipendenti a sviluppare ed ottimizzare i loro profili social può rivelarsi un’ottimo modo per rafforzare una brand reputation coerente e vincente, agli occhi di tutti. Specialmente se ciò avviene all’interno della piattaforma professionale per eccellenza.

La presenza e visibilità digitale dei propri dipendenti, anche su Linkedin, è percepita come la reale estensione della tua azienda. Può inoltre rappresentare un campo fertile per sviluppare anche il cosiddetto Talent Brand, coinvolgendo, così, nuovi follower della pagina aziendale e migliorando anche la diffusione di eventuali offerte di lavoro.

Il concetto è ben riassunto da Mark Burgess, speaker TEDx ed autore di The Social Employee. Grazie anche al supporto della moglie Cheryl, descrivono tutto ciò attraverso il configurarsi di una vera e propria rivoluzione social: “Con la trasparenza e la possibilità delle connessioni personali, offerte dai Social Media, tentare di vendere con promozioni costruite e non autentiche non funziona più. Stiamo invece assistendo alla crescita di un team social che crea e offre al cliente una proposta win/win facendo leva sul suo personal branding per creare fiducia ed aumentare la superficie digitale del brand per cui lavora”.

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I dati che fanno riflettere

Oggi, il messaggio più “socialmente credibile” è quello su misura, quello personale e che proviene da una fonte attendibile. Ha più valore, dati alla mano, l’intera forza lavoro, non includendo i vertici aziendali o del dipartimento marketing. Ecco di seguito alcuni studi che confermano ciò:

  • già nel 2015 Edelman Trust Barometer riscontrava che i consumatori hanno il doppio delle probabilità di fidarsi di un dipendente rispetto al CEO o alla relativa agenzia di PR.
  • Lo stesso studio, nel 2018, che trova ancora oggi un continuo e crescente riscontro, ha confermato come le voci più autorevoli all’interno di un’azienda, stanno riguadagnando credibilità.
  • Secondo il Pew Research Center, i dipendenti, quelli più fidati, hanno una media di 634 persone nei loro canali social media che sono potenzialmente “influenzabili”.
  • Uno studio di Dell ha rilevato, inoltre, come il 90% della audience social di un dipendente è solitamente nuovo per il brand.
  • Ogni dipendente riflette un potenziale di 570 nuovi collegamenti alla tua azienda.

Andiamo oltre… L’avvio di un’attività di social selling che includa l’intero team, può rivelarsi un’azione più che vincente. Formidabile.

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LinkedIn

Coinvolgi il tuo team e spiega i reali vantaggi

In questa strategia aziendale gli sforzi ripagheranno tutti. Dapprima il brand, ma di conseguenza anche i dipendenti.

Ecco i cinque motivi concreti da spiegare ai dipendenti. La migliore chiave verso il successo aziendale è dimostrare, dapprima ai tuoi dipendenti, che grazie alla loro partecipazione più attiva in ambito social media e la relativa ottimizzazione dei propri profili LinkedIn potranno:

  1. avere più valore all’interno di un network professionale che riconosca il loro ruolo di esperti;
  2. rafforzare ed incrementare la propria autorevolezza;
  3. fungere da magnete per altri esperti di talento che potrebbero unirsi al team;
  4. assorbire nuove competenze ampliando la rete di contatti;
  5. supportare l’attività di caring e risolvere i problemi ai clienti, elevando la notorietà ed il consenso positivo verso il brand.

Ancora oggi, purtroppo, in numerosi casi i profili dei manager dei brand non sono allineati sulle potenzialità di LinkedIn dato che lo percepiscono solo come l’ennesima attività all’interno dei loro plan settimanali. Insomma, un mero refresh delle proprie abilità ed esperienze.

Ecco, quindi, che presentare e spiegare loro gli innumerevoli vantaggi di un’ottimizzazione concreta dei propri profili, premiandone gli sforzi e riconoscendo loro anche un premio in taluni casi, può rivelarsi efficace per il successo aziendale e del singolo che, oggi come non mai, risulta essere di gran lunga migliore e facile da intuire e gestire, grazie alla digital transformation: essa mette a disposizione, ogni giorno, nuovi strumenti per facilitare tutto ciò.

twitter brand consumatori covid

Cosa si aspettano in questo momento i consumatori dai brand, secondo Twitter

  • Il 64% degli utenti statunitensi intervistati da Twitter afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti;
  • Secondo i dati proporzionati da IAB invece un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020;
  • Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma.

 

La situazione senza precedenti che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19, che ha contagiato quasi 5 milioni di persone in 90 Paesi in tutto il mondo, ha sconvolto la vita di tutti.

Ci troviamo un momento di incertezza che sta avendo un forte impatto negativo sull’economia mondiale, in cui molte aziende (anche le più grandi) si sentono spaesate e sono alla ricerca di indicazioni su come modificare la propria strategia di comunicazione per adattarsi al contesto. 

Per aiutare le imprese a superare tutte le complessità del caso numerose piattaforme, come Global Web Index e Hootsuite, hanno pubblicato svariate analisi degli scenari post-Covid, dando ai brand indicazioni specifiche sul cambiamento del comportamento dei consumatori negli ultimi mesi.

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Anche Twitter si è attivato per aiutare i brand in tempo di crisi

Prima di tutto, la piattaforma ha aggiornando la sua politica pubblicitaria aggiungendo delle limitazioni per quanto riguarda gli advertising che fanno riferimento all’emergenza.

Nello specifico, Twitter ha vietato la sponsorizzazione di contenuti contenenti riferimenti sgradevoli al Coronavirus o messaggi che potrebbero suscitare il panico tra gli utenti; poi ha iniziato a controllare i prezzi di vendita dei prodotti correlati al virus, per evitare che vengano gonfiati.

Inoltre, la piattaforma ha condotto un sondaggio negli Stati Uniti per capire come reagiscono gli utenti nei confronti ai contenuti pubblicitari che stanno vedendo su Twitter in questo periodo di crisi sanitaria. Vediamo quali dati hanno raccolto.

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twitter sul covid-19

Il 64% degli utenti afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti

Scommettiamo che questo primo dato vi lascia un po’ basiti, perché probabilmente la maggior parte dei marketer si immaginava una percentuale totalmente diversa.

Ma non è solo Twitter a sostenere questa teoria. Secondo uno studio condotto da Kantar, addirittura il 92% delle persone intervistate pensa che le aziende dovrebbero continuare a fare pubblicità durante l’epidemia. Sembra infatti che per la metà degli intervistati, vedere o ascoltare annunci pubblicitari doni loro un senso di “normalità”.

Attenzione, perché questo non vuol dire continuare a “comunicare normalmente” facendo finta che nulla sia cambiato. Ovviamente gli utenti si aspettano che il tono di voce e i messaggi veicolati dai brand comincino a ruotare attorno a valori differenti.

Infatti, il 78% dei consumatori crede che i marchi dovrebbero aiutarli ad affrontare la “nuova normalità” utilizzando toni rassicuranti e offrendo loro una prospettiva positiva e ottimista rispetto al futuro.

Ad esempio, dalla ricerca emerge che le nuove strategie di comunicazione di brand come IKEA (concentrate sull’importanza della casa) o di Nike (a supporto delle decisioni governative e delle organizzazioni sanitarie) sono state particolarmente apprezzate dagli utenti.

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Il 77% degli utenti apprezza le aziende che si sforzano di sostenere la società

I brand che si impegnano per fornire supporto alla comunità, ai governi, al personale sanitario, alle piccole attività, sono quelli che riescono a stabilire una connessione diretta e vera con i propri consumatori.

Ma cosa si aspettano, in concreto, gli utenti?

  • L’82% degli intervistati afferma che i marchi dovrebbero supportare in prima linea il personale sanitario, ove possibile, mentre l’86% chiede un aiuto concreto nei confronti delle persone vulnerabili all’interno delle loro comunità;

  • L’89% pensa che i marchi dovrebbero fornire informazioni affidabili e accurate, come ad esempio comunicare quali azioni hanno intrapreso internamente a supporto dei propri dipendenti (80%).

  • Il 70% invece chiede ai brand di fornire un servizio clienti più rapido e preciso.

Non solo Twitter: qual è la strategia migliore da seguire in base ai dati?

Non si tratta di opportunismo, ma bisogna ammettere che in uno scenario simile, le opportunità da cogliere da parte dei brand sono numerose e differenti.

Prima di tutto, la concorrenza nel mercato pubblicitario è diminuita drasticamente, in quanto secondo i dati proporzionati da IAB un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020.

Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma, o spostato gli investimenti su altri tipi di media, in risposta alla crisi del Covid19. 

Tutto questo in uno scenario dove i dati raccolti da Gupta Media mostrano che il CPM di Facebook è recentemente sceso sotto i $2 per la prima volta nella storia dell’azienda.

Che cosa vuol dire? Che in questo momento raggiungere un pubblico più vasto sulla piattaforma di Zuckerberg costa meno che mai, poiché allo stesso tempo l’utilizzo del Social Media è ai massimi livelli.

In conclusione, l’utilizzo delle piattaforme digital è aumentato mentre la concorrenza tra inserzionisti è diminuita. Per le aziende che sono in grado di sostenere le spese pubblicitarie, questo potrebbe essere un ottimo momento per spingere campagne di branding, per aumentare i livelli di awareness e di notorietà del brand.

I prodotti più stravaganti e innovativi lanciati sul mercato negli ultimi 10 anni

Negli ultimi dieci anni celebrities, vlogger, youtuber e persone comuni hanno dato vita a startup e a prodotti differenti e variegati, ma ce ne sono alcuni che sono davvero tra i  più stravaganti e innovativi che abbiamo mai visto.

Dalla bara dei Kiss alla candela alla fragranza di vagina di Gwyneth Paltrow, fino a MammaPack, abbiamo selezionato quelli che davvero fanno strabuzzare gli occhi, tra il serio e il faceto.

Strano, strano: Kiss Kasket

Nel 2001 debutta sul mercato la Kiss Kasket, uno strano oggetto di merchandising con il logo Kiss e le immagini dei membri della band.

Una bara che possono utilizzare anche i vivi sfruttando l’impermeabilità del prodotto. Infatti, se riempita di ghiaccio, può diventare un luogo di raffreddamento per bibite e birre. Il costo della versione originale, disponibile dal 2001 al 2008, era di circa 3.300 dollari, mentre nel 2011 è stato annunciato un modello di seconda generazione, in edizione limitata.

Kiss Kasket

Stravaganti e rap, come Pimp Juice

Dopo il suo singolo Pimp Juice nel 2002, Nelly pubblicò la sua bevanda energetica non gassata. Dovette affrontare polemiche provenienti da diversi gruppi culturali e di donne che cercarono di boicottare il prodotto, chiaramente a causa del suo nome (succo del pappone).

Nelly rispose alle accuse dicendo che: “Pimp Juice è tutto ciò che attira il sesso opposto; potrebbe essere denaro, fama o semplice intelletto; non importa!”.

Pimp Juice

La trafila nella cosmetica di Jessica Simpson e dei suoi Dessert beauty

Nel 2004 Jessica Simpson lancia la sua linea di prodotti di bellezza commestibili: Dessert Beauty. I nomi delle fragranze ricordano la tenera età, come “Juicy”, “Creamy”, “Dreamy”, “Taste Delicoious”, in netto contrasto con il modo iper sensuale con il quale sono state pubblicizzate.

Lo slogan era: “Le ragazze sexy hanno un dessert“, con l’immagine provocante della Simpson. Inizialmente la linea di articoli ottenne un discreto successo, ma alla fine di quell’anno una società di cosmetici (Cosmojet) ha citato in giudizio la Simpson, Dessert Beauty Inc e Sephora per aver copiato i loro prodotti.

Nel 2005 la cantante e attrice statunitense ha dato vita a due nuove linee: Dessert Treats e Sweet Kisses. Anche questa volta fu accusata da Mara Fox, ex chitarrista della band Precious Metal, di aver utilizzato il termine “pozione d’amore” per promuovere il suo prodotto intitolato “Dessert Beauty Deliciously Kissable Love Potion”. A quanto pare anche la Fox aveva lanciato una linea di profumi “Love Potion”.

Nonostante Jessica abbia vinto anche questa disavventura, le sue linee di cosmetici sono state interrotte. Alcuni di quegli articoli sono rimasti in commercio su Amazon, eBay e altre piattaforme web.

La linea Dessert Beauty di Jessica Simpson

Strano ma in stile rock: il metal detector di Bill Wyman

L’ex bassista del gruppo rock The Rolling Stones ha una passione per l’archeologia, oltre che per la musica e la fotografia. Armato di metal detector si aggira tra le campagne, sperando di trovare oggetti metallici sottoterra. Lo stesso musicista afferma: “fare detectoring è probabilmente il modo più divertente per apprendere la storia“.

Fu per questo che nel 2007 lanciò sul mercato il suo primo metal detector alla modica cifra di 185 dollari.

Sempre tra le polemiche, Kardashian Kard

Anche famiglie dalla mente imprenditoriale hanno fallito almeno una volta. A fine 2010 le sorelle Kardashian annunciarono la loro carta prepagata, destinata agli adolescenti.

Dopo poco il prodotto è stato rimosso dal mercato a causa delle numerose critiche in relazione ai prezzi esorbitanti delle commissioni e al fatto che prendesse di mira i più giovani e meno istruiti.

The Kardashian Kard

Prodotti stravaganti e intimi: Just Love Safe

Sempre nel 2010 la boy band inglese JLS ha lanciato la sua gamma di preservativi “Just Love Safe” in collaborazione con Durex. Inoltre il quartetto ha deciso di fondare un’associazione benefica in favore di iniziative di salute sessuale su tutto il territorio del Regno Unito.

Profilattici JLS

Un classico: Monopoly, ma di One Direction

Nel 2014 è uscito il gioco Monopoly dei One Direction, nel quale è possibile investire in singoli, momenti, date del tour e album. Oggi puoi ancora acquistarlo su Amazon a circa 40 euro.

La bambola della famiglia Igham

L’anno scorso, la famiglia Igham, vlogger di YouTube con 1,3 milioni di iscritti, ha immesso sul mercato una versione di bambole del loro figlio Jace da neonato, per il valore di 340 dollari.

Si tratta di una limited edition (solo 250 baby doll) realizzata dalla designer Mary Shortle. I fan che acquistano la bambola saranno invitati a partecipare al tea party con la famiglia, dove avranno la possibilità di conoscere il vero Jace.

Vendesi acqua da bagno (usata)

Belle Delphine, la gamer girl famosa per i suoi contenuti controversi, nel 2019 ha venduto l’acqua in cui si è fatta il bagno. L’acquisto era disponibile nel suo negozio online al prezzo di 30 dollari.

L’idea le è venuta proprio grazie ai fan, confessa Belle al Guardian. Nonostante sia stata ampiamente derisa – un po’ come accaduto in casa nostra per l’acqua da bere della Ferragni – le bottiglie della 19enne sono esaurite.

Belle Delphine

Tra i prodotti più stravaganti visti in vetrina: This smells like my vagina

Un altro caso recente e ampiamente conosciuto è quello di Gwyneth Paltrow, che ha realizzato una candela chiamata “This smells like my vagina” per il suo sito web Goop.

Con un profumo capace di unire bergamotto, geranio, cedro, rosa damasca e una base di semi di ombretto, la candela dell’attrice (venduta per 75 dollari) è terminata subito.

This smells like my vagina, on Goop

E ancora, Badu’s pussy

Dopo il successo di Gwyneth, Erykah Badu, cantante e attrice americana, ha rivelato che presto anche lei metterà in commercio la fragranza che riproduce l’odore della sua vagina.

Erykah Badu

Le uniformi ispirate da Beyoncé di Popeyes

Pochi giorni fa la catena di fast-food Popeyes ha svelato la sua nuova linea di abbigliamento che evoca importanti richiami alla collezione Ivy Park di Beyoncé in collaborazione con Adidas.

Parliamo di dieci articoli tra magliette, polo, giacche con cappuccio, felpe e cappelli, acquistabili su un sito creato ad hoc.

Popeyes

Il profumo di Bernie Sanders

Bernard Sanders, noto per le sue posizioni più progressiste, gode di molto supporto da parte degli elettori più giovani. I sostenitori del senatore del Vermont hanno annunciato un profumo in suo onore: Bérnié, il profumo del popolo.

Quando i potenziali consumatori faranno click sulla CTA “Scopri di più” atterreranno su un a pagina in favore alla campagna politica di Sanders.

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Prodotti stravaganti? Beh, questo lo è! Potato Parcel

Potato Parcel è la startup creata nel 2015, che consente di inviare a chi vuoi un’immagine o messaggi personalizzati su una patata.

Un’alternativa ai classici biglietti d’auguri, d’amore o per le congratulazioni. Esistono patate singole o veri e propri pacchetti regalo. Nel 2017 l’idea divenne ancora più popolare grazie a dozzine di giocatori NBA che hanno inviato patate in modo anonimo.

La startup che pensa agli amici a 4 zampe: Dog Spot

Nata nel 2018, Dog spot è una startup statunitense che permette di proteggere il tuo cane quando sei in giro per fare la spesa, comprare un regalo o bere un caffè e il tuo amico a quattro zampe non può entrare. Si tratta di piccole casette per cani disponibili per un massimo di 15 min, che puoi aprire grazie alla tessera membro.

Con l’applicazione puoi vedere la Dog Spot più vicina a te e monitorare il tuo cane in tempo reale.

Dog Spot

Per i nostalgici della madrepatria: MammaPack

Quanti di voi si sono trasferiti al nord Italia per studiare e/o lavorare e la mamma vi ha spedito il classico pacco con gli alimenti tipici del vostro caro sud?

Ora c’è MammaPack, la startup che consegna alimenti, bevande e prodotti per la casa del nostro paese agli italiani che vivono all’estero, a prezzi ragionevoli. Gli articoli vengono consegnati in più di 20 paesi e direttamente a casa con una tariffa flat.

Il pagamento avviene tramite carta di credito o Paypal. Il servizio offre più di 10mila prodotti in tutta Europa, con circa 5mila clienti e una vendita di 51mila articoli al mese. MammaPack è stata fondata da due napoletani che vivono all’estero, Flavio Nappi (in Francia) e Romolo Ganzerli (in Svizzera).

MammaPack

 

messenger rooms

4 modi per usare al meglio Messenger Rooms per il tuo marketing

  • Video chiamate di gruppo fino a 50 persone, sono ora disponibili su Facebook con Messenger Rooms;
  • Creare stanze virtuali può permetterci di aumentare l’engagement della nostra community;
  • Nuove opportunità anche per le attività commerciali sono all’orizzontale se studiamo modi creativi per sfruttare al meglio questo tool.

 

Il 24 aprile Facebook annuncia con un comunicato stampa ufficiale  il lancio delle Messenger Rooms, nuova funzionalità di Facebook, che pare presto sarà disponibile per Instagram Direct, Whatsapp e Portal.

È diventato così ancora più facile passare il tempo con gli amici e i nostri cari su Facebook, soprattutto in tempo di pandemia, quando tutti i programmi di video conferenza hanno spopolato. Facebook ha registrato un uso più che raddoppiato dei suoi servizi di videochiamata tramite Messenger e WhatsApp e delle dirette live su Facebook e Instagram. E così non ci ha messo molto ad aggiungere un nuovo strumento.

Si tratta della possibilità di creare vere e proprie stanze virtuali e organizzare video chiamate di gruppo senza limiti di tempo, includendo fino a 50 persone. È possibile aprire la stanza dal proprio profilo personale e poi condividerla sul proprio News Feed, su gruppi o eventi, in modo che per le persone sia facile unirsi.

Facebook studia sempre di più ciò che facciamo nella vita reale e tenta di ricreare online degli spazi virtuali per poter continuare le situazioni offline anche sulla proprio piattaforma. Ci dimostra come metta sempre di più gli utenti e le loro esigenze al centro di tutto.

messenger rooms

Come funziona Messenger Rooms

Crei la stanza virtuale direttamente dal tuo profilo sia da cellulare che da desktop. Puoi scegliere di personalizzare l’attività della stanza, chi può accedere (se i tuoi amici o persone specifiche con invito o condivisione di link). Non è necessario essere iscritti a Facebook per partecipare a una videochat su Messenger Rooms, basta cliccare sul link condiviso da chi ha creato la stanza virtuale. È possibile inoltre iniziare subito oppure programmare la videochiamata di gruppo in altro momento.

I vari partecipanti entrano ed escono a piacimento e come admin, chi ha creato la stanza può decidere di rimuovere membri e condividere lo schermo (con massimo 10 partecipanti).

Quando l’admin esce, la stanza continua ad esistere e le persone possono continuare a tenerla attiva, entrando e uscendo, oppure l’admin può decidere di cancellarla.

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4 modi per usare le Messenger Rooms come strumento utile per le attività commerciali su Facebook

Ma veniamo agli scenari possibili che si potrebbero aprire grazie a Messenger Rooms.

Queste stanze virtuali possono diventare veri e propri strumenti utili per aumentare l’engagement della nostra community. Metterci la faccia, creare servizi personalizzati porta i suoi frutti. Creare una relazione con i propri utenti porta ad avere risultati di conversione sicuramene più alti, soprattutto per le attività commerciali, anche locali.

  1. Creiamo esperienze esclusive

Le stanze possono diventare luoghi online dover poter regalare ai nostri migliori fans delle esperienze esclusive insieme a noi, referenti del brand. Una sorta di premio agli utenti più attivi o ai migliori clienti del nostro eCommerce. Possiamo offrire la possibilità di un’esperienza immersiva ed esclusiva, cui gli altri non hanno accesso.

  1. Offriamo incentivi

Un altro modo per sfruttare questa nuova funzionalità potrebbe essere quello di incentivare a comprare i nostri prodotti o servizi, offrendo delle sessioni private con approfondimenti, maggiori informazioni, consigli utili e altro ancora sul prodotto stesso. Si possono creare degli appuntamenti fissi a scadenza settimanale o mensile. Una sorta di servizio aggiuntivo per stare vicino ai clienti che scelgono i nostri prodotti o servizi.

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  1. Convidiamo tutorial

Possiamo anche creare delle stanze che insegnino qualcosa, proponendo degli incontri formativi, dei veri e propri tutorial. Pensiamo a quanti lavorano nel campo della formazione e vendono corsi, o che svolgono attività legate al food che potrebbero proporre ricette e ‘how to’ di ogni tipo, o ancora a parrucchieri ed estetiste che potrebbero pensare a sessioni online con consigli utili da mettere in pratica quando non puoi recarti in negozio. Chi ora propone lezioni di fitness, yoga o pilates potrebbe offrire classi virtuali su Messenger Rooms anziché su altri strumenti.

  1. Coinvolgiamo gli influencer

Se lavoriamo con influencer, testimonial di spicco del nostro marchio, importanti per la nicchia di utenti cui ci rivolgiamo, coinvolgiamoli nella creazione di stanze per poter incontrare direttamente i nostri follower. Un modo per creare un rapporto esclusivo, proporre sessioni di domande e risposte, interviste, lasciando aperto l’intervento a chi entra nella stanza. Come sempre l’inventiva e la creatività possono essere infinite. Sicuramente mettersi a disposizione dei propri utenti, dimostra grande disponibilità e regala un valore aggiunto alla community.

Potranno nascere tantissimi altri modi di usare le Messenger Rooms e non vediamo l’ora di sperimentarli. Siamo solo agli inizi, tu le hai già testate e hai qualche altro utilizzo utile da consigliare?

Week in Social: Facebook compra Giphy e Instagram permette di salvare le dirette

Ancora una volta una settimana ricca di aggiornamenti social, ancora una volta Week in Social. Non vi anticipiamo nulla ma sappiate che ci sono delle gratuità in vista e una funzionalità che salverà le vostre dirette. Pronti?

Facebook compra Giphy

Giunge come se nulla fosse una nuova acquisizione in casa Zuckerberg: il colosso mondiale compra Giphy, la piattaforma per eccellenza di creazione e condivisione di GIF.

Ancora non è chiaro quanto sia costato questo prezioso acquisto, si mormora  una cifra pari a 400 milioni di dollari, un acquisto mirato all’integrazione completa di GIPHY su Instagram. Certo è che, ormai, non ci stupisce più nulla: Facebook alla conquista del mondo. E chissà se non abbia già fatto un’offerta a TikTok!

Pronti con Facebook Rooms

È terminata con successo la fase di completamento di roll out della nuova piattaforma di Messenger: le stanze virtuali, rooms appunto, sono pronte per accogliere 50 utenti.

Non ci sono limiti di tempo per questa nuova applicazione, ovvero si potrà stare tutto il tempo che si vorrà accedendovi direttamente dall’app o da Facebook stesso. Insomma, in tempi di incontri e lezioni virtuali, nascono nuove potenzialità.

Google Meet gratis per tutti

A partire da questo mese, “Google Meet sarà gratis per tutti gli utenti. Il servizio di video conferenza solitamente incluso negli account Enterprise ed Education è ora accessibile a chiunque abbia un account Google attivo. Ad annunciarlo è lo stesso Big G, confermando che i virtual meeting potranno ospitare fino a un massimo di 100 persone contemporaneamente.

Dal 1°maggio al 30 settembre la durata delle video-conference non avrà alcun limite di tempo, mentre da ottobre tutti gli account basic potranno usufruire di questo servizio gratuito solo per un massimo di un’ora.

google meet gratis

Ce ne ha parlato la nostra Ninja Giulia Miglietta e qualora abbiate voglia di approfondire: “Google Meet diventa gratis per tutti dall’1 maggio (e fino a settembre)”

Lunga vita alle dirette di Instagram

A quanto pare, 24 ore sole non bastano per i live di Instagram. A dare la notizia, la piattaforma ufficiale ma su un altro canale: Twitter.

La “piattaforma parallela” di Instagram, IGTV, ospiterà dunque le dirette che gli utenti non vorranno assolutamente perdere. La nuova funzionalità dovrebbe essere attiva in pochissimo tempo, in alcuni è già funzionante. Anche questo effetto covid-19? Troppe dirette, troppi live persi.

facebook acquisisce giphy

Facebook acquisisce Giphy per 400 milioni di dollari (e lo integra con Instagram)

Facebook sta acquistando il popolare sito per la creazione e la condivisione di GIF, Giphy,  per un prezzo dichiarato di 400 milioni di dollari, con l’intenzione di integrare la massiccia library di GIF con Instagram e altre applicazioni della casa madre Facebook.

La notizia dell’accordo è stata riportata per la prima volta da Axios, che ha rivelato il valore di 400 milioni di dollari dell’affare.

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Cosa potrà fare Facebook e cosa cambierà per chi utilizza Giphy

Il sito è uno dei più grandi siti di GIF su internet, che offre strumenti per creare, condividere e remixare questa tipologia di contenuti. Facebook si è già affidata alle API di Giphy per l’inserimento di GIF nelle sue applicazioni per anni: Instagram, l’applicazione principale di Facebook, Messenger e WhatsApp funzionano già tutte con il servizio.

Secondo Facebook, il 50% di tutto il traffico di Giphy proviene dalle sue app, di cui la metà solo da Instagram.

Sotto la sua nuova proprietà, Giphy continuerà a vivere come parte del team di Instagram, con l’obiettivo di rendere ancora più facile l’invio di GIF e adesivi nelle storie e nei messaggi diretti di Instagram. Per ora, però, Facebook dice che le cose rimarranno invariate per gli utenti.

via GIPHY

“Le persone saranno ancora in grado di caricare GIF; gli sviluppatori e i partner API continueranno ad avere lo stesso accesso alle API di Giphy; e la comunità creativa sarà ancora in grado di creare grandi contenuti”, ha detto Vishal Shah, VP del prodotto di Instagram, in un post del blog che annunciava la notizia.

Numerosi servizi si affidano alle API del sito per la fornitura di GIF, tra cui Twitter, Pinterest, Slack, Reddit e altri ancora. Anche se l’annuncio di Facebook sembrerebbe indicare che questi servizi saranno ancora in grado di usare Giphy come fanno attualmente – almeno per ora – ci potrebbe essere un’ulteriore tensione con questi servizi, dato che molti di loro competono direttamente con Facebook.

LAT LIVING APART TOGETHER

Living Apart Together: il nuovo trend (e il nuovo target) delle coppie LAT

  • L’acronimo LAT significa Living Apart Together, ossia stare insieme senza dover necessariamente convivere;
  • In Italia il 30% dei nuclei familiari non convivono.

 

Negli ultimi 20 anni la nostra società si è trasformata sotto molti aspetti. Nel velocissimo evolversi della comunicazione, con l’avvento del digitale, stili lavorativi soggetti a viaggi continui, e tanto altro, si è fatta largo una nuova modalità di vivere le relazioni di coppia. Si chiama LAT, che sta per Living Apart Together, ossia stare insieme senza dover necessariamente convivere.

I nuovi nuclei familiari

Un nuovo modo di vivere le relazioni di coppia, soprattutto per i single di lungo periodo o per chi ha avuto esperienze di convivenza disastrose, mantenere il proprio spazio vitale è fondamentale. È fondamentale perché ci si è ricreati un micro-mondo di abitudini e relax che non si vuole condividere, non per cattiveria o gelosia, ma proprio per il benessere psicofisico del singolo e della coppia.

La realtà è spesso ben lontana dai telefilm che siamo stati soliti ammirare per anni, con famiglie sempre sorridenti, felici, divertenti e scenette esilaranti.

Dai Jefferson alla famiglia Bradford, dai Robinson a Otto sotto un tetto, da Dawson’s Creek a Beverly Hills, da Tutto in famiglia a Desperate Housewives.

LAT LIVING APART TOGETHER

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Ripensando alla serenità di queste famiglie, in cui non c’era mai un reale momento di stress che non fosse affrontato con un sorriso, ci si può sentire all’improvviso come Daria, la protagonista del cartoon di Mtv, volutamente asociale e spesso estraniata dalla socialità, ma non siete soli a pensarla così. Forse perché in Italia non siamo soliti avere grandi ville con grandi metrature?

Niente panico: non è solo una realtà italiana. Spesso la quotidianità di coppia si ingolfa anche nelle decisioni più banali della gestione ordinaria della casa.

La scelta delle coppie LAT

Come rivela una ricerca del The Guardian del 2017  sono in aumento le coppie LAT, formate da persone che decidono di non vivere nella stessa casa, seguendo l’esempio di molte coppie del jet-set, come Woody Allen e Mia Farrow, Gwyneth Paltrow e Brad Falchuk, Gillian Anderson e Peter Morgan.

Anderson ha dichiarato che la convivenza decreterebbe senz’altro la fine della loro relazione e che adora andare a casa di lui e scavalcare i pantaloni che trova sul pavimento senza avere l’automatismo o sentirsi in dovere di raccoglierli.

lat carrie bradshaw

In realtà, gli amanti di Sex And The City, ne hanno già sentito parlare da Carrie Bradshaw e Mr Big, anche se la scelta si rivelò fallimentare per le pressioni della società (e delle amiche).

La psicoterapeuta Lucy Beresford, autrice del libro Happy Relationships, pensa che relazioni LAT di successo raggiungano un equilibrio tra indipendenza e impegno emotivo.

Beresford crede anche che gli scenari LAT mostrino un sano realismo lontano dalla tradizionale fiaba dell’amore duraturo sotto lo stesso tetto:

Se vivremo fino a 110 anni, alcune delle nostre relazioni potrebbero avere un’aspettativa di vita di oltre 80 anni. Potrebbero essere necessari cambiamenti pratici per far durare una relazione.

Ma Simon Duncan, professore emerito di politica sociale all’Università di Bradford, che ha scritto sulle relazioni LAT nel libro Reinventare le coppie, mostra una nota di cautela: spesso la scelta di vivere separati può essere una “preferenza negativa” – una scelta per preservare la relazione quando vivere insieme è insopportabile.

coppie lat

Qual è il costo della scelta LAT?

Due partner che per scelta vivono in case diverse, ciascuno per conto proprio. Una categoria in pieno sviluppo, che comprende storie molto diverse, unite da una comune preoccupazione: salvaguardare i propri spazi personali, le proprie abitudini, senza però rinunciare a una relazione affettiva stabile.

Da una ricerca del Il Sole 24 Ore appare evidente il costo maggiore di questa nuova tendenza. Del resto condividere uno spazio e quindi un affitto, dividere le spesa di bollette, ecc. risulta chiaramente più conveniente dal punto di vista economico.

Secondo un’indagine di Adiconsum se una coppia che convive spende in media 185 euro per le utenze domestiche, i due partner non conviventi spenderanno a testa 155 euro (ossia 310 euro a coppia).

Nonostante l’antieconomicità, sempre più italiani scelgono di non convivere: secondo l’Istat il numero di nuclei familiari composti da una sola persona è in aumento costante raggiungendo il 33% della popolazione italiana, secondo l’ultima statistica dell 2018.

Nel Regno Unito Il 25% delle coppie LAT rappresentano il 9% di tutti gli adulti. Di questi il 43% delle LAT ha un’età compresa tra 16 e 24 anni, il 45% un’età compresa tra 25 e 54 anni, mentre l’11% ha un’età pari o superiore a 55 anni.

Dai dati fin qui raccolti, è chiaro che si parla dunque di categorie di consumatori che andrebbero considerati nella loro specificità: probabilmente più disponibili a spendere in viaggi e spostamenti, per raggiungere di quando in quando l’anima gemella, ma comunque attenti ai propri bisogni di individui.

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Pro e contro secondo alcuni psicologi e i The Jackal

Lati positivi

  1. Non vivere la quotidianità tutela la coppia dalla noia: la quotidianità può essere pesante.
  2. È più facile mantenere la propria individualità, senza dover rinunciare a hobby, amicizie e passioni per andare incontro al partner.
  3. Abitare in case separate aiuta anche la libido: vivere lontani favorisce la passione. Il desiderio, è cosa nota, cresce con la distanza.

Lati negativi

  1.  Sentirsi improvvisamente soli quando l’altro è a chilometri di distanza e si necessiterebbe invece della sua presenza, una spalla sulla quale piangere in un momento di sconforto.
  2. Non condividere doveri e incombenze domestiche può essere il rischio di restare eterni Peter Pan.
  3. A volte si è LAT non per scelta: magari si vive e lavora in città lontane.
intrattenimento

Cosa cambierà per cinema e intrattenimento nel post-Covid

  • L’industria dell’intrattenimento ha registrato un aumento del debito nell’ultimo periodo, come conseguenza dell’emergenza;
  • Soluzioni possibili e già testate non serviranno solo per trasmettere pellicole ma anche per assistere a spettacoli dal vivo in totale sicurezza;
  • Anche da parte degli spettatori, il mondo dell’intrattenimento subirà notevoli cambiamenti.

 

L’industria dell’intrattenimento è in crisi. Non c’è bisogno di troppi giri di parole per spiegare il perché. Oltre allo streaming, che ha comunque dovuto registrare un notevole rallentamento nelle nuove produzioni (nonché uno stop in settori come quello del doppiaggio), tutto il mondo dell’entertainment si è visto completamente bloccato dall’emergenza Coronavirus.

Stop alle attività e crescita del debito

Secondo Statista, l’intrattenimento (insieme al travel) ha contratto un debito di 23,1 miliardi di dollari. Una delle crisi peggiori per il settore, che per debiti contratti risulta essere secondo solo al mercato dell’automotive e della vendita al dettaglio.

 

Cinema

A causa del momento che stiamo vivendo, diverse produzioni per il piccolo e grande schermo sono state interrotte e rimandate a data da destinarsi o posticipate al prossimo anno. La stessa Disney ha comunicato lo stop di varie pellicole tra cui Peter Pan & Wendy e La Sirenetta.

Sono state sospese anche le riprese di film di punta come The Batman, Jurassic World: Dominion e Animali Fantastici 3.

Anche i big dello streaming accusano i colpi dell’emergenza. Nonostante i picchi di nuovi utenti registrati dalle famose piattaforme durante il lockdown, vediamo l’interruzione di serie TV quali Carnival Row (di Amazon), The Witcher e Stranger Things 4 (di Netflix). Questo potrebbe portare alla mancanza di titoli originali e a puntare sui grandi successi del passato.

La prima problematica post lockdown sarà la riprogrammazione di tutte le agende dell’industria cinematografica. Andrà stravolto quanto pianificato finora: dalle date d’uscita dei film alle nuove produzioni.

Al momento, quello che spaventa l’intero business, è la mancata certezza di una data di ripresa. La chiusura dei cinema, la conseguente mancanza di incassi e lo stop alle campagne marketing, stanno portando a un’inevitabile crisi a livello mondiale.

Si stima che se le sale di tutto il mondo riapriranno per giugno, le perdite al box office potrebbero arrivare al 30% degli incassi annuali. Nel peggiore dei casi, qualora la pandemia dovesse ripresentarsi in autunno, i guadagni potrebbero risentirne sino al 60%.

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Spettacoli dal vivo

Oltre all’industria del cinema, a perderci sono i parchi a tema e gli spettacoli dal vivo, come le opere teatrali, i concerti e lo sport.

Gregory Williams (della società di consulenza finanziaria Cowen) afferma che i parchi a tema avranno bisogno di anni prima di recuperare quanto perso durante l’epidemia.

Broadway è in perdita, così come i teatri più vicini a noi. Si conta un calo complessivo di quasi 14 milioni tra La Fenice (Venezia), L’Opera di Roma e il Regio di Torino.

Le principali associazioni della filiera musicale (concerti, case discografiche ed editori musicali) hanno presentato a Conte un decalogo per tamponare il danno complessivo stimato per fine anno, di oltre 600 milioni.

Tutti gli sport a livello agonistico si sono fermati e con loro gli atleti e le società. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state rimandate alla prossima estate. Lo stop degli eventi sportivi ha inciso inevitabilmente sulle trasmissioni, sulle sponsorizzazioni e partnership pubblicitarie e infine sulle entrate provenienti dai campionati.

Senza parlare delle perdite legate agli enormi investimenti pubblicitari legati a tanti di questi eventi.

Possibili soluzioni per risollevarsi durante e dopo il periodo Coronavirus

Tornando a parlare di cinema, alcune grandi case produttrici stanno cercando di attutire il colpo provando a distribuire i propri film attraverso piattaforme di streaming proprietarie e non. Uno dei casi più discussi è stato Trolls world tour, che è risultato essere il più grande debutto streaming di tutti i tempi. I risultati ottenuti non sono di certo paragonabili ai Box Office in sala, ma ha rappresentato una possibile risposta alla situazione attuale.

Anche Disney si prepara a far debuttare sulla propria piattaforma di streaming il film Artemis Fowl, il cui rilascio era precedentemente previsto nelle sale per fine maggio.

Un’altra possibile soluzione sembra essere la riapertura dei drive-in, per garantire l’accesso a film e spettacoli dal vivo in totale sicurezza.

Proprio questo è l’intento di “Live Drive-In“,  progetto italiano che cerca di dare una speranza ai settori dell’intrattenimento, riscuotendo grande successo e approvazione in diverse città. L’obbiettivo è quello di trasformare ampie location attrezzando mega schermi e palcoscenici che possano restituire, seppur in parte, l’esperienza di un evento live.

Per sopperire alla cancellazione dei concerti e mantenere il contatto con il pubblico, diversi artisti stanno organizzando eventi live sui propri social. Jovanotti ha pianificato il suo Jova House Party, Elisa e Tommaso Paradiso hanno inciso un singolo, mentre Bruce Springsteen ha regalato lo stream di un suo concerto.

Una delle migliori alternative alle performance live è stata quella di Fortinite, in cui 12 milioni di utenti hanno assistito al concerto del rapper Trevis Scott. L’evento ha riscosso un enorme successo e ha dimostrato ancora una volta come il mondo del gaming possa dimostrarsi fonte d’innovazione e sperimentazione.

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Quali saranno gli effetti a lungo termine sulle abitudini di fruizione?

Anche dopo la riapertura (graduale) dei cinema, teatri e luoghi all’aperto le persone avranno bisogno di tempo per fidarsi e non aver paura del contagio. In seguito al termine della pandemia, la ripresa per i proprietari di cinema, teatri e spettacoli dal vivo potrebbe non avere un rilancio immediato. Inoltre, le abitudini di fruizione dei film stanno cambiando. Le persone si stanno abituando a vedere i contenuti appena usciti comodamente sul divano di casa.

Pensare che questo modo di fruire i contenuti possa diventare la normalità è poco probabile, la suggestione del cinema, l’autorevolezza del teatro e l’euforia di un concerto non sono neppure paragonabili a come stiamo vivendo film e musica in questo momento.

Quello che possiamo però affermare è che la crisi attuale sta permettendo a nuovi canali di svilupparsi e diventare sempre più parte della nostra quotidianità. Non andranno a sostituire le nostre abitudini, ma rappresenteranno una valida alternativa.

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Scoprendo Animal Crossing, il gioco più gettonato della quarantena

  • Le chat, le video chiamate e i giochi online, sono stati i protagonisti indiscussi di questo periodo;
  • Il gioco Animal Crossing di Nintendo è in cima alle classifiche dei titoli più popolari, complice anche lo stop forzato da quarantena.

 

Se qualche settimana fa ci avessero detto che le nostre uniche interazioni sociali sarebbero avvenute tramite video chiamate, chat o giochi online, saremmo rimasti un po’ perplessi. Se ci avessero detto che a parte le nostre mura di casa, il resto del mondo lo avremmo potuto guardare esclusivamente grazie a degli schermi fatti di pixel, avremmo sicuramente pensato più alla trama di un episodio di Black Mirror, che non alla nostra quotidianità.

La quarantena ci ha portati ad avere molto più tempo libero. Molti i momenti della giornata da riempire, quindi tantissime persone hanno deciso di optare per i giochi online.

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Le vendite dei videogiochi aumentano

Solamente nella settimana dal 16 al 22 marzo sono stati scaricati dagli store online circa 2,74 milioni di giochi. L’incremento maggiore dell 174,9%, è avvenuto in realtà nei sette giorni successivi al  momento in cui il Presidente Conte ha esteso la “Zona Rossa” a tutto il territorio per combattere il contagio da COVID-19.

Questi eventi hanno portato al successo, soprattutto di una categoria particolare di giochi, i Life Simulator. I videogiochi di simulazione danno al giocatore la possibilità di controllare uno o più personaggi virtuali (umani o meno) vivendone la loro vita quasi a 360°. L’esperienza può ruotare intorno ad individui e relazioni fino ad arrivare ad una simulazione di interi ecosistemi.

Questi simulatori di vita impegnano il giocatore nel mantenimento e nella crescita dei personaggi mediante il potere di controllare la vita di persone o creature inventate.

In un contesto come questo, il titolo che sta dominando la scena è Animal Crossing di Nintendo. A otto anni di distanza dall’ultimo capitolo, uscito all’epoca su 3DS,  il nuovo New Horizons è in cima alla classifica dei titoli più popolari.

Il life simulator di Nintendo propone una esperienza di gioco in cui la lotta contro il tempo non esiste, tutto scorre senza fretta di dover superare livelli velocemente. Animal Crossing: New Horizons è un gioco che esce fuori dagli schemi e ci permette per qualche ora al giorno di evadere con leggerezza, in cui siamo noi a dettare i tempi, senza costrizioni o missioni.

I giochi delicati e confortanti come l’ultimo successo di Nintendo, sono un perfetto intrattenimento: ci aiutano anche a connetterci con altre persone nella nostra stessa situazione in questi tempi strani. Proprio per questo sono davvero tante le persone che, annoiate e bloccate a casa, lo hanno scaricato.

In questo passatempo, i giocatori sono incoraggiati a costruire un’isola deserta guidata da un magnate immobiliare nelle vesti di un procione panciuto. Nel gioco si trova sia una via di fuga che uno spazio sicuro per ricongiungersi con gli amici. Si può infatti interagire con gli altri giocatori cercando i propri amici. Si può anche visitare le loro isole, il che è un po’ come vederli in un contesto diverso da quello che succede nella nostra vita reale. Tutto ciò è confortante in quanto non ci sono pericoli di contagio o restrizioni.

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Anche i VIP giocano online

Sono davvero tante le persone che sono riuscite a trovare conforto e connessione su un’isola digitale durante la crisi attuale. L’attrice premio Oscar Brie Larson ha condotto un’intervista con la rivista Elle dalla sua “Dessert Island” in cui ha dichiarato: “Mi cambio i vestiti più spesso in Animal Crossing rispetto a quanto accade nella vita reale”.

La modella Chrissy Teigen ha twittato sulla sua ossessione per il gioco, e la cantante Lil Nas X su Instagram ha lanciato un appello chiedendo di giocare con lei.

 

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Animal Crossing non è l’unico gioco che crea una fuga virtuale.

Questi giochi sono più di un intrattenimento poiché aiutano a rimodellare il nostro modo di connetterci in un futuro in cui la distanza sociale potrebbe diventare la norma. I videogiochi permettono alle persone di chiacchierare, connettersi e incontrare nuove persone. Solo nell’ultimo mese, le lauree, alcuni matrimoni, le proteste e gli incontri virtuali con gli amici, sono stati programmati su lussureggianti schermi pixelati.

Altra notizia curiosa ed affascinante allo stesso tempo, è quella che arriva dagli USA. Gli studenti di San Antonio e del Bronx per combattere il lock-down hanno ricreato le loro scuole superiori su Minecraft. Se anche questo esempio non è ancora sufficiente a far capire quanto i videogiochi online uniscano più che mai, dovete sapere che i giocatori di Final Fantasy hanno organizzato una marcia commemorativa digitale quando uno di loro è morto a causa del Coronavirus.

Mentre la pandemia e il conseguente isolamento hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere la nostra vita, i videogiochi ci offrono un modo del tutto sicuro per soddisfare il nostro bisogno umano fondamentale di socializzare.

Rachel Kowert, una psicologa ricercatrice che ha studiato il fenomeno del gioco negli ultimi dieci anni, suggerisce che l’impulso travolgente che ci porta a giocare non è la fantasia e la distrazione, ma il disperato bisogno di avere il controllo su qualcosa, qualsiasi cosa. Gli utenti che in queste settimane si sono avvicinati ad Animal Crossing, lo hanno fatto perché non posso controllare quello che sta succedendo in questo difficile momento storico, ma posso controllare i compiti che svolgono sulla propria Isola. Tutto ciò ha un effetto calmante.

Molti di questi giochi “confortanti” sono classificati come “simulatori di vita”, dice Kowert. Le attività coinvolgenti del gioco permettono agli utenti di provare un senso di normalità. Non sono basati sulla fantasia; piuttosto, corrono su una narrazione di frontiera che consiste nel costruire il terreno e nel connettersi con i vicini per creare una comunità, favorendo un ambiente in cui i giocatori sentono di non competere ma di lavorare insieme. Questo permette anche di comunicare e di consultarsi come ad esempio si fa nelle squadre per raccogliere fossili e pesci.

Inoltre, questi giochi sono facili da capire e da imparare. Non c’è molto sforzo per giocarci, non ci sono molti pulsanti o combinazioni di tasti per effettuare mosse speciali, non c’è pressione, non c’è stress, non c’è nessuno che ti insegue. Se vuoi coltivare e vendere ortaggi, puoi farlo. Se ti va di passare un’intera giornata a decorare la tua casa, puoi farlo. Vuoi imparare i pettegolezzi del quartiere, pescare o esplorare una foresta, puoi farlo. Non c’è un modo giusto per trascorrere una giornata virtuale, e di solito basta muovere un controller in una direzione o nell’altra per vedere il mondo.

In Animal Crossing, basta spostarsi su di un’altra isola per giocare con gli amici. Sono relazioni para-sociali.

King Words e i messaggi digitali

Kind Words è un altro gioco che aiuta chi si trova in isolamento a comunicare con gli estranei. In esso, un avatar si siede a una scrivania in una camera da letto digitale e scrive domande sui problemi personali del mondo reale. In cambio, gli altri giocatori rispondono con note incoraggianti. Il gioco si svolge interamente all’interno dello spazio di una stanza, con i giocatori che ricevono e inviano le note tramite busta digitale.

Pubblicato a settembre, Kind Words è stato originariamente concepito come “antidoto ad un ambiente internet sempre più al vetriolo”, dice il co-creatore Ziba Scott. Nelle ultime settimane, però, ha assunto un ruolo aggiuntivo, un nuovo modo confortante e sicuro di comunicare per le persone. La scorsa settimana, il gioco ha visto un aumento di 17.000 messaggi rispetto alla settimana precedente, molti dei quali includevano parole come “quarantena”, “covid” e “malato”.

Chris Ferguson, un ricercatore di videogiochi della Stetson University, dice che in titoli come Kind Words e Animal Crossing, gran parte del gioco è costruito intorno alle relazioni che gli utenti possono instaurare con altri giocatori che condividono le stesse idee. Questo è particolarmente importante nell’era della pandemia.

Le persone che non avevano mai giocato prima dell’attuale crisi ora possono improvvisamente vedere come i giochi possano aiutarli a connettersi. Anche l’OMS sta ora incoraggiando le persone a rimanere a casa e a giocare ai videogiochi, utilizzando l’hashtag #PlayApartTogether. Questo aiuta certamente a cancellare parte della visione che circonda i giochi con lo spettro della “dipendenza”.

I videogiochi, in particolare quelli rilassanti, offrono anche spazi sicuri per le persone emarginate o che cercano conforto nella semplice gioia di incontrare qualcuno di nuovo. Ci offrono un modo possibile per mostrare il nostro io digitale, la nostra personalità, senza dover mostrare il nostro “vero io”, rendendo la connessione meno spaventosa, sia fisicamente che emotivamente.

Ci auguriamo che l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19 possa al più presto rientrare, permettendoci magari di continuare a fare qualche bella partitella in spiaggia, sotto il nostro ombrellone dopo un bel bagno in mare.