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Sonic Science 2.0, ottimizzare l’audio adv con Spotify: intervista ad Alberto Mazzieri

Le tecnologie si fanno sempre più intelligenti e vicine ad ogni singolo utente. Un aiuto per gli inserzionisti alla ricerca di nuove modalità per rendere ancora più efficienti le campagne di advertising arriva dalle nuove tecnologie di Spotify.

Nella ricerca effettuata da Spotify lo scorso anno, e che ha visto la collaborazione con Neuro Insight, una società di Neuroscienze degli Stati Uniti nell’esplorazione gli effetti del suono sulle persone, si è evidenziato come l’effetto dell’esposizione ai contenuti audio possa realmente agire sul cervello e influenzare il comportamento degli individui.

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Come i contenuti audio digitali aumentano l’engagement dei brand

A parlarci delle adv su Spotify c’è Alberto Mazzieri, Head of Sales Southern Europe di Spotify che ci ha raccontato di come le aziende siano estremamente interessate a sfruttare la piattaforma per condurre al meglio i propri obiettivi di comunicazione ed aumentare la propria audience.

Alberto mazzieri spotify

Nella ricerca di quest’anno,Sonic Science 2.0, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Biometrica MindProber, si è invece indagato sull’impatto durante la giornata dell’audio digitale sul fisico e sul comportamento delle persone e di come questo comportamento possa fornire degli insights interessanti da elaborare per raggiungere in modo più efficace il pubblico.

Lo studio ha coinvolto un campione di diverse centinaia di persone distribuite tra US e UK e che sono state esposte nell’arco di 40 giorni a più di 15.000 sessioni audio per un totale di più di 22.000 ore di ascolto.

Grazie a dei sensori indossati nell’arco della giornata e durante ogni attività, è stato possibile analizzare dei dati ricavati dall’attivazione elettrodermica, ovvero alle reazioni della pelle sollecitata da un determinato tipo di stimolo.

Un ulteriore step della ricerca consisteva nell’acquisizione di dati pre e post esperimento per indagare come la percezione dell’esposizione a contenuti audio potesse generare cambiamenti sulla giornata, anche in termini qualitativi.

Il Mood Boost dei contenuti audio su Spotify

“Capire come il ruolo dei contenuti audio, non solo musicali, possano interagire ed influenzare i diversi stati psicologici è utile per avere degli insight interessanti. È interessante per i brand apprendere che l’ascolto di audio sia realmente parte della routine quotidiana e che genera un miglioramento dello stato d’animo e delle emozioni, a prescindere che si parta da uno stato positivo o meno e a prescindere dall’attività che si sta svolgendo. Il che si traduce, per i brand, avere un engagement più alto, con la possibilità di raggiungere un pubblico più connesso e interessato in un momento in cui c’è un’altissima attenzione. Un mood boost quindi, in cui Spotify riesce appieno grazie alla sua offerta non solo di musica ma anche di contenuti che sempre più stanno registrando livelli alti di attenzione e di ingaggio, come i podcast.”

Su Spotify, piattaforma leader nell’audio in streaming, oltre ad un’ampia offerta musicale ci sono moltissime categorie di contenuti podcast, basti pensare che sono presenti 5 milioni di titoli, che spaziano dalle news, al true-crime fino all’intrattenimento comedy: un tasso di immersività e di engagement che si riflette anche nella trasferenza degli annunci pubblicitari inseriti, ovvero nel livello di attenzione del pubblico al passaggio delle ads.

La personalizzazione di Sonic Science 2.0

E a questo proposito, la tecnologia di Sonic Science 2.0 fornisce una cerchia quasi infinita di informazioni utili per i brand, tali da poter personalizzare maggiormente il messaggio.

Infatti, in base al comportamento dell’utente su Spotify, della scelta musicale, di ritmo o di quantità di parole, la ricerca ha evidenziato come ad un determinato contenuto audio scelto durante le diverse attività della giornata, come a lavoro, in auto, con la famiglia o in palestra, sia associato un certo tipo di engagement e di relazione.

sonic science numeri

In questo modo il messaggio pubblicitario costruito su uno specifico momento, legato al contesto e all’ambiente risulta ragionevolmente più dinamico ed efficace rispetto a un messaggio targetizzato su quei dati “statici” come interesse, età e luogo geografico.

Come possono queste informazioni essere sfruttate al meglio per creare dell’advertising efficace su Spotify

I dati a disposizione permettono di creare ampi cluster suddivisi in base al mood e al momento, a cui veicolare le inserzioni in modo specifico e attraverso azioni strategiche: ad esempio se siamo in auto e ascoltiamo un podcast in cui l’attenzione è massima ed il flusso del racconto è costante, si creeranno dei messaggi che non distraggano troppo dal flusso e che abbiano un tono di voce coerente con ciò che si sta ascoltando.

Se invece l’attività sarà quella dell’allenamento in palestra, il messaggio che ci sarà proposto sarà coerente con il ritmo ed il mood di quel momento: presumibilmente sarà energico per non andare ad interrompere il carico adrenalinico del nostro corpo.

“L’iper-targetizzazione sebbene sia molto utile per le aziende, presenta dei limiti naturali, per alcuni casi e per alcuni brand o servizi, in cui è invece necessario raggiungere un pubblico più ampio possibile. In questo caso, bisogna essere consapevoli di non poter generare i numeri attesi o i volumi che si intende raggiungere con questo tipo di ads.  La semplice targetizzazione demografica, il lavorare con la reach e con il retargeting sugli utenti, si rivelano essere comunque azioni efficaci.”

Incuriositi dai dati di Spotify, che ricordiamo essere l’App su cui le persone passano più tempo da mobile rispetto agli altri social, abbiamo chiesto ad Alberto Mazzieri quale sia la percentuale degli utenti disponibili ad ascoltare annunci pubblicitari su questa piattaforma e quale attività quotidiana genera un mood boost superiore.

sonic science slide 01 - spotify

La risposta è chiara: si tratta di una percentuale abbastanza consistente. Il 73% degli utenti dichiara, infatti, di accettare ad essere esposti ai messaggi pubblicitari.

Un pubblico consapevole che le informazioni utilizzate da Spotify possano fornire forme di advertising rilevanti e congruenti, con un tone of voice costruito sulla base delle personali esperienze di ascolto.

“Inoltre, da parte nostra, il condurre regolarmente delle analisi ci porta a scoprire quale sia il feedback degli utenti sulla user experience e come migliorarla, fornendo un’esperienza soddisfacente e che li spinga a rimanere molto tempo sulla piattaforma. Un’ulteriore opportunità che fa gola ai brand proprio perché l’audio digitale, a differenza del video, può essere usufruibile anche indistintamente dallo schermo. “

Per quanto riguarda l’attività più “penetrante” in termini di mood positivo e di attenzione, sempre secondo la ricerca di Sonic Science 2.0, è senza dubbio l’attività fisica. Un momento ormai della quotidianità della maggior parte di noi in cui la presenza della musica è una costante e che registra un livello di engagement superiore del 19%.

Campagne pubblicitarie audio: una media strategy ottimale per le aziende

Dalla ricerca di Sonic Scienze 2.0 si evince anche quanto i dati delle campagne pubblicitarie siano positivi e coerenti su Spotify, in termini di ricordo, memorabilità e trasferimento dell’engagement, aumentando dunque le possibilità di conversione anche attraverso una singola campagna pubblicitaria.

L’immersività dei contenuti audio nel contesto e durante la giornata dimostra difatti che il 93% degli utenti rimane attento durante il passaggio da contenuti editoriali (musica o podcast) a quelli advertising e il 60% conserva un saldo ricordo dei brand e dei tipi di messaggi ascoltati.

sonic science statistica spotify

Di certo, questi sono risultati molto positivi in termini di engagement legato al livello di attività di attenzione, soprattutto se paragonati alle stesse campagne veicolate su altri mezzi. A conferma di come l’audio svolga un ruolo importante in una media strategy articolata.

“In definitiva, pensare di aumentare le prospettive dei brand attraverso Spotify può rivelarsi una mossa ottimale: le metriche di engagement audio sono superiori rispetto a qualsiasi altro social: coinvolgono la fedeltà degli utenti, non solo come tempo di permanenza sulla piattaforma ma anche di ritorno quotidiano, di brand awareness, di consideration del brand e del funnel di conversione. Senza contare che produrre audio è infinitamente più economico che produrre video, per cui c’è la possibilità veramente di declinare tanti soggetti e personalizzare la comunicazione.”

Il momento d’oro dei Podcast

Una grande opportunità che comporta un uso mirato e specifico della piattaforma, con contenuti che calzino perfettamente con essa: il consiglio che Alberto Mazzieri dà alle aziende è quello di fare attenzione alla tipologia di messaggio da veicolare. Utilizzare un formato radio come formato audio su Spotify sarebbe sconsigliato perché andrebbe a creare un’interruzione del flusso di ascolto, non coerente con il momento ed il contesto, generando così una perdita di attenzione dell’utente.

Così come pensare di veicolare uno spot tv su Instagram o Tik Tok: una perfetta strategia comporta una creazione ad hoc del messaggio rispetto ai diversi canali da sfruttare.

Alberto Mazzieri conclude la nostra intervista confermando i dati della ricerca che evidenziano come l’audio digitale sia un compagno quotidiano a prescindere dal tipo di attività svolta o del mood e di come nessun’ altra attività media ci influenzi in modo tanto pervasivo. Questo si riflette su un livello alto e continuo di engagement, che porta ad un ricordo maggiore dei brand e di conseguenza un’efficacia maggiore dei messaggi pubblicitari. L’audio digitale può contribuire in modo consistente al raggiungimento degli obiettivi di una comunicazione multipiattaforma e multicanale.

Un accento importante va posto sui podcast diventati ormai mainstream: secondo l’ultima analisi Ipsos il numero di italiani che ascolta questi contenuti è di circa 11 milioni.

“Quello dei podcast è un mercato su cui stiamo investendo e che contribuisce all’evoluzione dello stesso Spotify. Il nostro obiettivo è portare sia in ambito di misurazione e tracciamento delle campagne pubblicitarie all’interno dei podcast, la stessa qualità dell’ambito digitale. Abbiamo una tecnologia chiamata Streaming Ad Insertion, in grado di pianificare all’interno dei podcast in modo più accurato, con delle metriche di reach più precise rispetto alla tecnologia standard del mercato.”

Ed anche il pubblico esposto ai messaggi pubblicitari è in continua espansione, dal momento che le inserzioni inserite nei podcast, a differenza dei contenuti musicali, raggiungono sia gli utenti free che quelli premium.

Spotify può dunque aiutare gli inserzionisti a raggiungere i loro obiettivi di marketing, vista l’importante quantità e qualità di dati ed insight a disposizione al fine di conoscere davvero al meglio l’audience, e in particolare, la Gen Z che è il gruppo di utenti con maggiore aderenza alla piattaforma.

È fondamentale dunque fornire ai brand gli insight sul loro pubblico, sui comportamenti, sulle scelte, sui trend che seguono per poter costruire un messaggio accurato che garantisca una sferzata positiva sulla sua efficacia.

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I Trend 2023 per i Marketer, la ricerca di Spotify, l’arrivo di Bluesky e le altre news della settimana

È stata la settimana del secondo Wrap Up Ninja e abbiamo avuto modo di analizzare le notizie e i trend di questo 2023 grazie a top player del digital come Spotify e Salesforce (se te lo sei perso, tranquillo, puoi recuperarlo a questo indirizzo).

Per la nostra community questi appuntamenti mensili sono importantissimi, perché ci permettono di rimanere al passo con i cambiamenti velocissimi che riguardano il Marketing e il Digital (proprio per questo sta per partire il nostro corso dedicato all’intelligenza artificiale).

Infatti, tra le notizie importanti di questa settimana c’è l’annuncio della “versione di Meta” di ChatGPT (trovi molte info su questa AI qui e qui), che dopo l’arrivo del chatbot di Google, Microsoft ha inserito anche su Skype. Poi, l’arrivo di Bluesky, l’alternativa decentralizzata a Twitter (la firma di Jack Dorsey fa ben sperare) e la conferma che Facebook è ancora un importante punto di riferimento per le PMI italiane.

Sarà pure da boomer, ma i numeri (e i bilanci) non mentono. Mai.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

Ninja Wrap Up #2: i trend per i Marketer nel 2023

Il secondo appuntamento del Ninja Wrap Up, l’evento mensile con un condensato delle notizie più “scottanti” del mese che devi assolutamente conoscere, è stato dedicato ai Digital Trend e Tool che segneranno il 2023 dei Marketer.

notizie della settimana state of marketing slide

Due ore e mezza in diretta con Mattia Leopizzi, Manager, Solution Engineering, Salesforce; Massimo Nava, Creative Director, Artlandis Webinar; Alberto Mazzieri, Head of Sales, Spotify Southern Europe. Puoi guardarlo qui.

Arriva “Bluesky”, l’alternativa a Twitter

La piattaforma social decentralizzata fondata dall’ex capo di Twitter Jack Dorsey, sta per essere lanciata in beta privata con alcuni utenti selezionati. Il progetto ha l’obiettivo principale di sviluppare uno “standard aperto per i social media“.

ByteDance sta sviluppando una nuova piattaforma di apprendimento basata sull’AI

La società madre di TikTok sta iniziando a esplorare nuovi orizzonti dell’intelligenza artificiale per sviluppare GeniusJoy: una piattaforma edtech che sarà testata fuori dai confini cinesi.

Meta prepara la sua versione di ChatGPT…

Ha annunciato un nuovo linguaggio artificiale, un modello più semplice e democratico di GPT-3, progettato per aiutare i ricercatori a far avanzare il loro lavoro. “Meta si impegna in questo modello aperto di ricerca e renderemo il nostro nuovo modello disponibile alla comunità di ricerca dell’AI”, ha scritto Zuckerberg in un post su Facebook.

… e Mark Zuckerberg annuncia il nuovo team AI

L’azienda creerà un nuovo gruppo di prodotti incentrato sull’IA generativa. La mossa arriva mentre tutte le grandi aziende tecnologiche fanno a gara per pubblicizzare i loro progressi nelle tecniche di apprendimento automatico.

Il suono rafforza la memorabilità degli annunci

A dirlo è Sonic Science 2.0, il nuovo studio biometrico di Spotify. I risultati provano una correlazione tra la scelta di cosa ascoltare, gli ambienti fisici dove si trovano e le attività che stanno svolgendo.

sonic science - notizie della settimana

Il 93% del coinvolgimento cerebrale verso i contenuti ascoltati si è trasferito direttamente nell’engagement degli annunci, rendendo lo streaming audio più efficace di altri media.

Facebook è il network più importante per le PMI

Lo dice una nuova indagine di Skynova, secondo la quale Facebook rimane il connettore più critico per le PMI.

facebook skynova

Secondo i dati, i social media sono la piattaforma chiave per attirare nuovi clienti, ma il CRM svolge un ruolo fondamentale.

Il nuovo look di 7Up

7Up ha presentato il suo primo aggiornamento dopo 7 anni che include un nuovo posizionamento internazionale del marchio e un’identità visiva rinnovata.

7Up

Il restyling è stato effettuato dal team interno Design and Innovation con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile all’essenza di 7Up.

Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

La partnership è stata svelata durante la sfilata al Superstudio Maxi. I modelli hanno sfilato attorno a una montagna di 200 mila scatole di preservativi Durex con il logo rosso e bianco di Diesel.

Diesel

Il brand italiano di denim ha anche anticipato l’arrivo di una capsule di abbigliamento con Durex, che include magliette, jeans e cappellini in co-branding.

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Pregiudizi e bias: qual è il rischio delle AI che imparano dagli esseri umani

Dieci anni fa, nel 2013, uscì nelle sale “HER”, film diretto da Spike Jonze interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix. Il film, che si aggiudicò il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale, parlava dell’amore tra Theodore, un uomo solitario, e Samantha, un sistema operativo, “OS 1”, basato su un’intelligenza artificiale in grado di evolvere, adattandosi alle esigenze dell’utente.

Quella nel film è un’intelligenza artificiale che impara ad amare e a provare sentimenti come farebbe una persona. Ma se le IA imparano dagli esseri umani, cosa stiamo insegnando loro? 

Intelligenza artificiale o pregiudizi umani?

L’intelligenza artificiale (IA) è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, mettendosi in relazione con l’ambiente e cercando di risolvere problemi. 

Spesso siamo abituati a pensare che l’intelligenza artificiale sia perfetta e infallibile senza ricordarci però che non sono libere da bias che sono contenuti nei dati con cui i modelli vengono addestrati. 

Un bias è una forma di distorsione cognitiva causata dal pregiudizio e può influenzare ideologie, opinioni e comportamenti. Ecco perché i modelli delle intelligenze artificiali possono ereditare bias basati su razza, genere, religione o altre caratteristiche dai dati che vengono forniti loro. 

Amazon, quando l’algoritmo premia i candidati di genere maschile

Nel 2014 Amazon decise di utilizzare un software di recruitment per analizzare i curriculum dei candidati e automatizzare la procedura di selezione. La cosa incredibile fu che l’algoritmo penalizzò le donne, soprattutto per le posizioni inerenti a ruoli più tecnologici.  

Colpa dell’intelligenza artificiale? Certamente no. Infatti, l’errore era dovuto ai dati reali con cui il modello era stato addestrato che riportava tra i CV dei dieci anni precedenti una prevalenza maschile, soprattutto nel settore tecnologico. 

In quel caso il modello ha acquisito un pattern che riconosceva, tra le caratteristiche ideali per i migliori candidati, il genere maschile. 

MidJourney, anche le immagini mostrano i pregiudizi 

A proposito di pregiudizi legati al genere, recentemente Wired e TBWA\Italia, hanno creato una campagna di denuncia proprio rispetto agli stereotipi che contaminano le intelligenze artificiali. 

L’indagine ha mostrato come, inserendo determinate parole su MidJourney, il sistema di AI capace di realizzare immagini grazie alle istruzioni fornite dagli utenti, il risultato fosse condizionato dai bias “umani”. 

Ad esempio, inserendo la parola inglese “manager”, le immagini rilasciate da MidJourney erano tutte di uomini cis gender bianchi, in giacca e cravatta. Con la ricerca “emotive”, invece, l’algoritmo mostrava donne bianche, giovani, in lacrime. 

Non solo di genere sono le discriminazioni mostrate da MidJourney. Infatti, i risultati per la parola “Lovers” hanno mostrato solo ritratti di uomini e donne dai tratti caucasici. Non c’era traccia di coppie omosessuali o di altre etnie. Stessa sorte per il prompt “Parents”: le coppie sono bianche ed eterosessuali. 

LEGGI ANCHE: Come creare prompt per immagini AI efficaci: la guida

Coded Bias, cosa succede se sei una donna di colore?

Joy Boulamwini è un’informatica del MIT Media Lab, è una donna di origini ghanesi. Ha fondato l’Algorithmic Justice League, un’associazione che si occupa di controllare le ingiustizie dell’intelligenza artificiale. A lei si deve lo studio dei pregiudizi del facial recognition del 2018, secondo cui gli algoritmi hanno imparato dalla nostra società patriarcale e razzista. 

La ricercatrice ghanese è la protagonista del documentario “Coded Bias”, diretto da Shalini Kantayya e disponibile su Netflix. 

Il docufilm ha inizio dal racconto dell’episodio che ha coinvolto e spinto Joy Boulamwini a studiare gli errori dell’IA.

L’algoritmo non la riconosceva, come se il suo viso di donna di colore fosse invisibile per lo strumento. Indossando una maschera bianca, nonostante fosse del tutto anonima per via dell’assenza della sua fisionomia, veniva isolata dal sistema di riconoscimento. 

Ancora una volta l’intelligenza artificiale ha appreso una storia di razzismo e sessismo che fanno parte dei bias della nostra società. 

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Cosa possiamo fare per combattere i pregiudizi dell’intelligenza artificiale?

Ninareh Mehrabi, nel suo paper “A Survey on Bias and Fairness in Machine Learning”, ha esposto come una prima difficoltà sia la mancanza di una definizione esaustiva e universale di correttezza, poiché le definizioni possono variare a seconda dei diversi contesti politici e sociali. 

Non è un caso che la stessa ChatGPT, interrogata su eventuali pericoli sul suo uso, dichiari come secondo punto i bias e i pregiudizi impliciti. 

Da tempo il tema dell’etica dell’intelligenza artificiale è al centro di un dibattito sociale che riguarda non soltanto i grandi player del mercato ma soprattutto i legislatori che devono garantire tutele in materia. 

Una cosa è certa, le intelligenze artificiali imparano da noi, ma noi ancora non abbiamo imparato a vivere in un mondo privo di pregiudizi, di stereotipi e di disuguaglianze. Risolvere i bias dell’algoritmo è facile, molto più difficile risolvere quelli delle persone. 

Come migliorare il Marketing con l’Intelligenza Artificiale

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Rebranding Nokia - ninja marketing

Il rebranding di Nokia che non ci farà tornare negli anni ’90

Nokia dopo 60 anni decide di proporre un rebranding del suo iconico logo. Una volontà che rispecchia un cambio del posizionamento del brand.

Nokia Connecting People

Conosciuto da tutti grazie ai suoi telefoni cellulari indistruttibili come il 3310, a cavallo tra gli anni ’90 e 2000 Nokia è stato un marchio davvero iconico e popolare, dal design inconfondibile, dalle diverse personalizzazioni e dai ring tones ancora nelle nostre memorie.

Rebranding Nokia -vecchia pubblicità

Strumento innovativo per l’epoca, in cui già l’animazione dell’incontro di due mani alla sua accensione dava l’impressione di entrare nel futuro della tecnologia. Precursore dei giochi da telefono come l’indimenticabile Snake, protagonista di sfide interminabili tra amici.

 

Ma poi cosa è successo?

Nel boom del suo successo, il 1998, il fatturato delle vendite di Nokia ammontava a 20 miliardi di dollari con un profitto di 2,6 miliardi: il brand finlandese presidiava il 30% del mercato della telefonia mobile.

Nokia 3210 -rebranding - ninja marketing

Dal 2010 però tutto cambia: Symbian, il sistema operativo creato internamente, viene presto superato in termini di prestazione e tecnologia dai concorrenti Android e iOS.

Nokia preferisce investire ancora nel suo sistema invece che seguire le crescenti esigenze e le richieste in evoluzione di questo nuovo mercato. Nonostante gli sforzi, gli investimenti ed i cambiamenti attuati, Nokia non è riuscito a mantenere il passo con suoi competitor, tanto da finire negli anni nella friendzone dei telefoni cellulari.

Il rebranding, input di un vero cambiamento?

Dopo molti anni, Nokia intende dare una nuova percezione di sé. Non più azienda di telefonia mobile B2C ma azienda tecnologia e di innovazione B2B. E lo fa comunicando una nuova immagine del logo che riflette le peculiarità della sua nuova mission. Un nuovo marchio incentrato sulle reti e sulla digitalizzazione industriale che poco ha a che fare con Nokia dei nostri ricordi.

Nokia vecchio e nuovo logo

La vecchia caratterizzazione del logo è sostituita da un insieme di lettere ispirate alle forme e alla geometria. Sebbene le lettere N K e A siano state tagliate per dare un assetto pulito e più futuristico, nell’insieme non è difficile riconoscere il logo Nokia.

Rebranding Nokia 2023 ninja marketing

Presentato su sfondi colorati, sfumati e luminosi che richiamano l’energia, il rebranding attuato da Nokia, in collaborazione con la società di consulenza di design Lippincott, è accompagnato da una serie di immagini che rimandano alla tecnologia, alla trasformazione digitale e al potere che la sinergia umana genera nel mondo.

Rebranding Nokia tech - ninja marketing

Credits: Nokia & Lippincott

Tanto che il precedente payoff Connecting People non si distacca totalmente dal nuovo concept ma si evolve seguendo un panorama più contemporaneo: “Creiamo tecnologia che aiuta il mondo ad agire insieme” come afferma Pekka Lundmark, CEO di Nokia.

Nokia rebranding billboard

Credit: Nokia & Lippincott

I punti di debolezza

Nonostante il rebranding Nokia sia incentrato sulla contemporaneità e sulla digitalizzazione, la realizzazione non è piaciuta proprio a tutti.

La scarsa leggibilità e l’astrattismo concettuale tirato al limite hanno incontrato diverse critiche, tra cui l’associazione ad un altro rebranding non molto apprezzato, quello Kia.

Non apprezzato ma che ha, nel frattempo, generato sul web una grande ricerca di automobili marca KN.

C’è da dire che la decisione di inserire colori pastello e gradienti sono al momento delle scelte quasi obbligate per le aziende B2B che intendano parlare al pubblico in modo contemporaneo non distaccato.

Quello che non dovremo aspettarci di sicuro è che questo rebranding possa aiutare Nokia a tornare in auge come una volta perché con il suo nuovo posizionamento sembra aver definitivamente chiuso nel cassetto i suoi memorabili cellulari, come malinconicamente abbiamo fatto anche noi.

 

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Leggi le altre storie di rebranding:

Il nuovo look semplice ed energico di 7Up

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Il rebranding di Zoom: nuova identità visiva e nuovi prodotti

Il nuovo logo di Burberry è un’ode alla britannicità

La nuova brand identity di SACE per crescere insieme alle imprese italiane

chatgpt su skype

Microsoft porta ChatGPT anche su Skype

Bing Chat, il chatbot AI alimentato da ChatGPT, è uno dei prodotti più interessanti di Microsoft e lo sviluppatore di Windows non perde tempo e incorpora l’intelligenza artificiale in altri suoi prodotti, tra cui tre delle sue app mobili: Skype, Bing mobile ed Edge.

Microsoft ha annunciato la novità in un post sul blog. Il browser Edge e l’app Bing sono le scelte più ovvie per l’aggiunta della ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale e gli utenti con accesso anticipato inizieranno presto a vedere Bing Chat in queste app.

LEGGI ANCHE: Google potenzia i suoi prodotti con l’AI: arriva la ricerca Multipla

ChatGPT su Skype

È un po’ una sorpresa che Microsoft stia portando questa funzione AI anche su Skype. L’azienda ha sottolineato che oltre 36 milioni di persone utilizzano Skype ogni giorno per telefonare e chattare.

E questo numero potrebbe crescere in modo significativo con l’aggiunta di Bing Chat come copilota.

Le domande che sorgono durante una chat di Skype possono trovare una risposta rapida con l’aiuto di Bing Chat, senza interrompere il flusso della conversazione per aprire la pagina di un browser web.

bing chatgpt su skype

Come usare il nuovo Bing con ChatGPT

Per provarlo in anteprima, se non l’avete ancora fatto, è necessario iscriversi alla lista d’attesa di Bing Chat per ottenere le nuove funzionalità AI.

Bing Chat è apparso per la prima volta in anteprima limitata alla waitlist il 7 febbraio 2023. Microsoft si sta muovendo rapidamente, ma ci vorrà del tempo prima che sia disponibile per tutti.

L’introduzione lenta è una mossa saggia perché l’intelligenza artificiale ha mostrato un comportamento irregolare nei primi test e molti utenti hanno condiviso screenshot e conversazioni non propriamente incoraggianti.

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Google non sta a guardare

Da Google era già arrivata giorni la risposta a ChatGPT con Bard che, a differenza del prodotto di OpenAI, è ancora in fase di test e sarà rilasciato al grande pubblico nelle prossime settimane.

Google Bard vs ChatGPT

Google Bard verrà integrato nel motore di ricerca per contrastare le intenzioni di Microsoft di integrare ChatGPT in Bing, e consentirà di sintetizzare query di ricerca complesse, ma non è proprio un prodotto “nuovo” realizzato da zero dai ricercatori di Mountain View; la sua importanza è legata al fatto che alle sue spalle si cela un sistema informatico chiamato LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), di cui abbiamo parlato anche in altri articoli, che fece scalpore perché il suo ingegnere in Google, Blake Lemoine, affermò che i programmi di intelligenza artificiale stavano diventando “coscienti”.

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notizie della settimana 20-26 febbraio

ChatGPT su Skype, la spunta blu di Meta e le altre notizie della settimana

Andiamo veloci verso un futuro senza cookie di terze parti e la fidelizzazione assume un aspetto sempre più importante, lo vediamo anche nelle notizie che abbiamo raccolto questa settimana.

Come abbiamo visto nel report di Salesforce, State of Marketing, le sfide per i marketer riguarderanno soprattutto le nuove strategie per raggiungere le persone, permettendo loro di fidarsi e “concedere” i propri dati.

Tutto questo mentre l’Intelligenza Artificiale mette radici dovunque: supera esami all’università, arriva su Bing, poi anche su Skype e Google parte al contrattacco con tutta una serie di nuovi servizi AI based e lanciando Bard, “il suo ChatBot“.

In ritardo, forse, sul tema che sta monopolizzando le conversazioni, il buon vecchio Zuckerberg sposta l’attenzione tirando fuori la spunta blu verificata (a pagamento, ma il loro utilizzo rimarrà gratuito) anche per Facebook e Instagram.

Non si tratta sicuramente di una rivoluzione tanto forte quanto il cambio di nome in Meta ma, per il momento, può essere utile a non scomparire tra un’immagine generata con Midjourney e un articolo scritto da ChatGPT.

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I marketer puntano alla fidelizzazione

Secondo un sondaggio di Advertiser Perceptions e ripreso da MarketingDive, i responsabili marketing mostrano un limitato ottimismo per l’anno a venire grazie a budget in leggero aumento, ma l’inflazione sta avendo un certo impatto.

Oltre un terzo degli intervistati si concentrerà maggiormente sulla fidelizzazione dei clienti esistenti piuttosto che sull’acquisizione di nuovi.

Notizie sull’intelligenza artificiale: Bing progetta annunci pubblicitari con l’AI

Microsoft ha iniziato a discutere con le agenzie pubblicitarie su come intende guadagnare dal suo rinnovato motore di ricerca alimentato dall’AI generativa.

L’azienda, secondo Reuters, avrebbe detto che intende consentire link a pagamento all’interno delle risposte tra i risultati di ricerca.

Gli annunci pubblicitari all’interno del chatbot di Bing potrebbero anche godere di una maggiore evidenza sulla pagina rispetto agli annunci di ricerca tradizionali.

Spunta blu a pagamento anche per Meta

Ad annunciarlo è stato Mark Zuckerberg in persona che ha spiegato che “questa settimana verrà implementato il programma Meta Verified, un servizio in abbonamento che consente di verificare il proprio account, offrendo agli utenti il badge blu di verifica e l’accesso diretto all’assistenza clienti.

Microsoft porta ChatGPT anche su Skype

Dopo la presentazione del nuovissimo motore di ricerca supportato dall’intelligenza artificiale, la società di Redmond continua a spingere sulla tecnologia del momento.

Per Skype, gli utenti potranno aggiungere Bing a una chat di gruppo “come farebbero con qualsiasi contatto Skype“. Il chatbot è integrato nella funzione di chat in modo che chiunque possa fargli delle domande.

Scrivere Prompt perfetti per le immagini di AI

Abbiamo raccolto diversi consigli per realizzare immagini con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Oltre a mantenere una descrizione semplice, per un risultato accurato è utile scegliere una tavolozza di colori che l’AI utilizzerà per la generazione dell’immagine. Infine, è bene avere pazienza e non demordere.

La CX è fondamentale per la creazione di valore

A dirlo è una nuova analisi di Kantar, secondo la quale un’ottima Customer Experience deve soddisfare le aspettative dei clienti attraverso i punti di contatto fisici e digitali e trasmettere i valori del marchio per favorirne la crescita.

notizie della settimana CX

Fino al 75% della costruzione del brand proviene da touchpoint esperienziali. L’esperienza del prodotto o del servizio e il passaparola sono i touchpoint esperienziali che figurano tra i primi cinque di maggior impatto a livello globale.

Meta introduce i Canali su Instagram

Il CEO Mark Zuckerberg ha annunciato giovedì scorso l’introduzione su Instagram dei canali broadcast, simili a quelli già presenti su Telegram. Con il nuovo formato, i creatori possono trasmettere messaggi e aggiornamenti a un ampio pubblico di follower che scelgono di seguire il canale. I follower non potranno postare nei canali, ma potranno reagire con le emoji.

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Negli ultimi mesi Amazon Prime Video ha aggiornato il suo look.

Amazon Prime Video

La nuova identità mira a differenziare la piattaforma video in un panorama sempre più affollato.

Notizie di adv: 150 anni di Levi’s 501, le adv memorabili

Levi’s celebra i 150 anni dei suoi mitici jeans 501 e ci ricorda quanto sia uno dei brand più iconici e conosciuti in tutto il mondo.

flat eric - pubblicità levis

Per festeggiare questo importante traguardo Levi’s si è affidato all’agenzia Droga5 New York che ha realizzato tre diverse campagne che raccontano storie reali legate alla storia dei 501.

Guarda qui la gallery con gli spot indimenticabili.

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Diesel

Una montagna di preservativi: Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

Diesel ha svelato una nuova collaborazione con Durex alla settimana della moda di Milano.

La partnership è stata svelata durante la sfilata di mercoledì al Superstudio Maxi. In passerella la sex positivity della collezione Fall Winter 2023 del designer Glenn Martens.

La D di Durex si fonde e confonde con quella di Diesel. Due brand inclusivi si uniscono a favore della libertà sessuale dando un messaggio preciso al loro pubblico con lo slogan “For sucsexful living”.

Diesel e Durex

L’invito di Diesel alla FW 2023

 

I modelli hanno sfilato attorno a una montagna di 200 mila scatole di preservativi Durex con il logo rosso e bianco di Diesel.

 

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Gli scenari avanguardisti sono diventati una firma Diesel da quando è tornato alla Milano Fashion Week lo scorso anno.

Che il “sesso sicuro” andasse già di moda ne eravamo consapevoli, nel 2017 il brand nato dal genio creativo di Virgil Abloh, Off-White aveva lanciato dei preservativi con la scritta “SAFE” e il suo logo.

Qualcosa di simile lo avevamo visto nel 2019 quando Demna Gvasalia per la presentazione della collazione SS20 di Vetements durante la Paris Fashion Week Uomo aveva recapitato degli inviti con dei preservativi brandizzati.

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Il brand italiano di denim ha anche anticipato l’arrivo di una capsule di abbigliamento con Durex, che include magliette, jeans e cappellini in co-branding. La collezione dovrebbe essere lanciata ad aprile.

Come ulteriore impegno di entrambi i marchi per promuovere la libertà sessuale e il sesso sicuro, 300 mila preservativi Durex saranno esposti e distribuiti gratuitamente presso i punti vendita Diesel in tutto il mondo.

Diesel

Il brand che produce e distribuisce profilattici, gel lubrificanti e altri prodotti per il benessere sessuale, sappiamo bene che non ha paura di sfidare i tabù.

Il denim non è territorio “vergine” per Durex. Nel 2017, l’azienda ha introdotto in India una gamma dei suoi preservativi con un pacchetto più sottile, progettato per scomparire nelle tasche dei jeans.

Il prodotto e la campagna miravano a rompere il tabù dell’acquisto e del trasporto di preservativi in Asia meridionale, dove l’uso del profilattico non era ampiamente accettato.

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flat eric - pubblicità levis

Le indimenticabili pubblicità dei Levi’s 501 per celebrare i suoi 150 anni

Levi’s celebra i 150 anni dei suoi mitici jeans 501 e ci ricorda quanto sia uno dei brand più iconici e conosciuti in tutto il mondo. Per festeggiare questo importante traguardo Levi’s si è affidato all’agenzia Droga5 New York che ha realizzato tre diverse campagne che raccontano storie reali legate alla storia dei 501. Il mitico jeans ha messo d’accordo moltissime differenti persone e personalità che nel corso degli anni hanno scelto questo modello per rappresentare se stessi: dai rivoluzionari, ai sex symbol, ai ribelli.

Levi’s 501 ispiratore e protagonista di grandi cambiamenti | The Greatest Story Ever Worn

Con la campagna The Greatest Story Ever Worn, Levi’s celebra il jeans come il protagonista che ha incoraggiato i cambiamenti sociali ed individuali non solo nella cultura dello stile e dell’abbigliamento delle diverse epoche, invogliando le generazioni più giovani a far parte di una nuova storia.

Le tre nuove campagne si ispirano ad alcuni momenti più importanti ed interessanti: nel primo film, Precious Cargo, diretto da Melina Matsoukas è raccontato l’arrivo dei 501 in una Giamaica degli anni ’70 e di come abbiano stravolto positivamente lo stile degli abitanti. Tanto da diventare i promotori di un nuovo e vivace stile che ha fatto il giro mondo.

Il film Legends Never Die e diretto da Martin de Thurah vede come protagonista un Levi’s addicted che chiede come desiderio quello di essere vestito con i suoi jeans preferiti anche per il suo ultimo viaggio. Ma non solo: chiede a tutti i partecipanti di fare lo stesso durante il suo funerale. Di certo, un’uscita con stile.

Sempre diretto da Martin de Thurah, Fair Exchange ci riporta nel 1962 in Georgia, in cui è avvenuto uno degli scambi più innovativi – o strani se vogliamo- di quel periodo, trasformando il jeans in un irrinunciabile oggetto di desiderio.

Lo spot racconta di un ragazzo che, innamoratosi di questo capo d’abbigliamento avanguardista, decide di barattare la mucca di famiglia con i Levi’s 501.

Sorprendenti e al tempo stesso profondi questi film che ci accompagneranno durante il 2023, certo, ma Levi’s ci ha da sempre abituati a memorabili pubblicità che ancora oggi rimangono impresse, un po’ proprio come la sua storia e i suoi valori. Del resto, è un capo d’abbigliamento così rivoluzionario ed iconico che ha visto una sua continua evoluzione fin dalla sua nascita.

pubblicità Levi's company 1873

Fonte: Levi Strauss & Co

Era il 1873 quando l’imprenditore Levi Strauss e il sarto Jacob Davis realizzano delle tute da lavoro rinforzate con dei rivetti metallici, resistenti ed adatte al duro lavoro dei cercatori d’oro nel territorio di San Francisco.

La particolare idea nasce non solo da una specifica esigenza ma anche dall’intuizione di migliorare e facilitare l’usabilità delle tasche dei pantaloni, dando vita così ai famosi blue jeans. Le prime salopette da lavoro chiamate XX fino al 1890, furono il prototipo di quello che negli anni diventò il jeans 501, i pantaloni da lavoro più venduti negli Stati Uniti.

Ed è prima del 1900 che venne creata la famosa etichetta Two Horse, registrata come marchio e stampata sulla toppa di pelle, simbolo inconfondibile del brand.

pubblicità Levi's - two horses label

Fonte: Levi Strauss & Co

Gli intramontabili jeans hanno segnato grandi cambiamenti nella cultura e non solo in fatto di stile e abbigliamento. I Levi’s hanno infatti rappresentato per anni il senso di libertà  e indipendenza, tanto che nelle sue prime pubblicità i protagonisti erano i cowboy, uomini liberi e dediti al bestiame e alla terra.

Levi's cowboy pubblicità

Fonte: Levi Strauss & Co

La rivoluzione culturale del dopoguerra

Nel dopoguerra il brand cambia il suo posizionamento: da capo essenziale per il lavoro a quello casual per il tempo libero.

Mantenendo però quella riconoscibilità di un carattere ribelle e provocatorio. Dagli anni ’60 fino agli anni ’90, i 501 segnano una rivoluzione sociale: indossato dai più giovani riescono a sdoganare il tessuto denim, trasformandolo in un simbolo autentico di ogni tipo di cultura e status sociale.

Dalle scuole, all’università, dagli hippy ai rockers, dalle celebrità ai greaser ai motociclisti: i jeans diventano un must have della controcultura, un oggetto del desiderio irresistibile e irrinunciabile che evoca fascino, mistero ed ancora libertà, come James Dean.

Original Route 66 | Vintage Levi’s 1976

Laundrette – 1985

Negli anni ’80 i 501 sono sinonimo di attrazione, evocano quella misteriosa sensualità espressa dai sex symbol il più delle volte irraggiungibili.

È anche grazie a queste coraggiose pubblicità dell’epoca che molte star hanno iniziato la propria carriera. Basta pensare al modello e cantante (e compianto) Nick Kamen, al modello italo-americano Mario Sorrenti o al più noto Brad Pitt.

Camera – 1991

Perché gli originali resistono alla prova del tempo.

Pool Hall -1991

Negli spot dei Levi’s 501 sono incluse anche canzoni considerate pietre miliari della musica o che sono diventate famose proprio grazie alle pubblicità e che leghiamo indissolubilmente al brand. Chi non ricorda Boombastic di Shaggy, Inside degli Stiltskin e Flat Beat del Dj Mr Oizo su cui l’iconico pupazzo Flat Eric faceva headbanging?

Boombastic -1995

Flat Eric -1999

Creek – 1994

Blind Man -1996

Nei primi anni 2000, Levi’s 501 lancia la campagna globale Live Unbuttoned in cui, attraverso diverse pubblicità, si rievoca la libertà senza condizionamenti e si esorta ad avere una visione positiva della vita e sciogliere le inibizioni, a “sbottonarsi” allo stesso modo con cui si sbottonano appunto i famosi jeans.

Unbuttoned – 2008

Nel 2014 la nuova campagna Live in Levi’s che include diverse pubblicità, mira a rinvigorire l’anima del brand, a celebrare il suo spirito ottimista e ad evidenziare l’autenticità del prodotto insieme a quello di ogni persona.

La narrazione si fa più consistente, più impegnata, in cui emerge l’evoluzione dei valori, vicini ad una società che anche in quest’epoca mostra una rivoluzione.

Come anche Circles del 2018 che rafforza il concetto attraverso la condivisione.

Levi’s si pone come quel filo conduttore tra le diverse generazioni promuovendo al tempo stesso gli ideali di inclusività e progresso. Si celebrano i valori del brand che da sempre, attraverso gli anni, i momenti storici e culturali, mettono in connessione le persone, che in modo autentico esprimono la propria individualità all’interno di una grande, e in continua evoluzione, comunità.

Ci aspettiamo un nuovo cambiamento e una nuova storia da ascoltare, ma indossando sempre lo stesso immutabile, iconico jeans.

 

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Amazon Prime Video

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Negli ultimi mesi Amazon Prime Video ha aggiornato il suo look. La nuova identità mira a differenziare la piattaforma video in un panorama sempre più affollato.

Il brand refresh del servizio di streaming tra i più popolari al mondo, con oltre 200 milioni di abbonati, di cui più della metà solo negli Stati Uniti, porta la firma di Pentagram.

L’agenzia indipendente specializzata in design e branding ha sviluppato un aggiornamento del marchio che mette in risalto l’incredibile gamma di intrattenimento e posiziona il servizio di streaming come una casa immersiva per fandom di tutti i tipi.

Oggi gli utenti di tutto il mondo possono accedere e godere di una vasta libreria di film, serie, sport e canali premium. Il marchio utilizza la “fossetta” dell’iconico sorriso di Amazon – “the Dimple” – come catalizzatore per spostare gli spettatori attraverso un’increspatura infinita dei loro contenuti preferiti.

Amazon Prime Video

L’identità è stata lanciata insieme a una versione ridisegnata dell’app Prime Video che rende più facile per gli utenti trovare i contenuti che amano.

Differenziare Amazon Prime Video con una nuova personalità

Per distinguere la piattaforma, di fronte a innumerevoli servizi di streaming come Netflix, Hulu, Disney+ e AppleTV+, Prime Video ha cercato una brand identity coerente evidenziando ciò che lo rende diverso da tutti gli altri, aiutando la sua programmazione originale a brillare.

Il framework doveva essere flessibile in modo da essere modulabile per diverse tipologie di contenuto, dall’azione al dramma, dalla commedia allo sport, e adattarsi alle sfumature culturali nei vari mercati globali.
Tra le altre esigenze c’era quella di correlare Prime Video al marchio principale Prime, pur mantenendo la propria personalità distinta.

Amazon Prime Video

La personalità del marchio è divertente, spiritosa e intelligente, guida gli spettatori attraverso la straordinaria gamma di spettacoli e film.

Pentagram, lavorando in stretta collaborazione con il team di Prime Video, ha contribuito a evolvere il posizionamento con un linguaggio visivo completo che riflette la passione per l’intrattenimento e fa spazio a tutti i tipi di storie.

Il framework conferisce a Prime Video un aspetto distinto e avvincente all’interno del mondo Amazon, sincronizzandosi con gli elementi Prime Video esistenti per creare un’esperienza coinvolgente del marchio.

Elementi familiari arricchiscono il carattere giocoso del brand

Con un occhio accattivante per i dettagli e un gioioso senso dell’umorismo, il rebrand esprime l’idea che Prime Video sia estremamente sintonizzato e nerd (nella sua accezione più positiva) quando si tratta di intrattenimento.

Prime Video

L’identità utilizza elementi familiari del marchio in maniera divertente e sorprendente, trasformando la freccia del sorriso di Amazon in una forma distinta e personale che trasmette movimento, slancio ed energia.

La forma curva può essere ritagliata in sezioni caratteristiche o utilizzata come cornice/finestra per immagini. Le immagini sono grandi e audaci e irrompono attraverso la fossetta. Il colore del brand è un brillante e contemporaneo “Prime Blue” tratto dalla palette Prime.

Amazon Prime Video

Pentagram ha creato un nuovo e audace carattere tipografico proprietario in collaborazione con Lucas Sharp di Sharp Type.

La nuova versione personalizzata di Sharp Grotesk, chiamata Prime Video Sharp, è forte e amichevole, con molteplici pesi che si adattano alla famiglia Prime e supportano il tono esuberante della messaggistica.

Il carattere è progettato per adattarsi a dozzine di simboli giocosi, soprannominati “Iconics”, che possono rappresentare vari generi o creare scorciatoie simili a rebus.

Il concetto si adatta abilmente a qualsiasi cosa, dai cartelloni pubblicitari ai social media, dalla grafica animata agli spot TV, passando per la GUI (interfaccia utente grafica).

I designer hanno sviluppato due modalità visive distinte, o “tunnel”, per diversi tipi di contenuti: audace e luminoso nel caratteristico blu di Prime Video per un tocco di cultura pop, o cupo e cinematografico per quando le cose si fanno più serie, sofisticate e drammatiche.

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Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

L’inflazione, argomento di assoluta attualità che coinvolge l’economia mondiale e la nostra società tutta, sta avendo ricadute anche sul content marketing. Ad una prima lettura potrebbe sembrare insolito il nesso fra Content Marketing e questo fenomeno, ma nuove sfide e cambiamenti stanno interessando il lavoro dei marketer, tanto da parlare sempre più spesso di Content Inflation.

Cos’è di preciso e che ricadute ha la Content Inflation sulle decisioni (e sui budget) di addetti al marketing e aziende? Scopriamolo insieme.

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Il Content Marketing ha un solo imperativo: farti crescere

Content is King”, il mantra su cui si basano tutti i professionisti della SEO e del marketing online, stabilisce la sovranità del contenuto perché è attraverso questo che ci si può connettere davvero con le persone.

I contenuti come testi, immagini e video sono il più importante combustibile del grande motore informativo chiamato Internet, ambiente in cui, secondo il report The Global State of Digital 2022, le persone – e quindi i potenziali clienti – spendono circa 7 ore al giorno, vale a dire circa il 42% del tempo di veglia.

Se prima per annunciare un nuovo prodotto o i valori aziendali era sufficiente investire su contenuti destinati alla tv e alla stampa, oggi i canali di comunicazione sono molteplici e il processo d’acquisto si sviluppa attraverso diversi touchpoint.

Inoltre, molti brand, per attrarre nuovi tipi di pubblico, hanno sviluppato al loro interno delle nuove linee (vedi brand ombrello e brand portfolio) dove per ogni nuovo sotto-segmento è necessario un messaggio diverso.

Lo scenario in cui avviene tutto ciò, come dicevamo in apertura, è quello di una economia in grande difficoltà che lascia sempre meno spazio agli investimenti nelle attività di Content Marketing.

content marketing

Content Inflation: perché non puoi ignorarla

Come è noto, ci troviamo davanti a un fenomeno inflazionistico quando si registra un rincaro di ampia portata, tale per cui con la stessa quantità di moneta si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cosa ha a che fare questo con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social, blog, newsletter e altri canali?

Molti contenuti presenti sul web sono ormai “inflazionati”, cioè ci sono tante copie di video e testi che non permettono di distinguersi e risultare efficaci.

In modo simile a quanto accade in economia, l’aumento considerevole della quantità totale diluisce il valore del singolo contenuto e l’incremento dei costi connessi alla produzione causa maggiore difficoltà nel generare output originale.

Ma non solo. Considerato che i canali da presidiare sono molteplici e con varie opzioni di formato (newsletter, reel, video in diretta, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adeguandolo alle tante piattaforme, risultando snaturato e poco convincente.

Inoltre, grazie alle preziose informazioni che è possibile estrarre dagli UGC e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante (e utile) personalizzare le offerte, i prodotti e la comunicazione in base a fattori come la geolocalizzazione, i dati demografici, il dispositivo utilizzato a molti altri indicatori.

Per rispondere con successo alla Content inflation è necessario allocare una quantità maggiore di budget all’aumentare dei canali da presidiare con i contenuti per poter essere ancora efficaci.

Il 70% dei marketer ha un quadro sufficientemente chiaro della situazione e punta ad aumentare gli sforzi economici da indirizzare nel Content Marketing, ma in che modo è possibile pianificare i contenuti in maniera smart e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?

Da dove partire per una content strategy anti crisi: il webinar di TERRITORY Influence

Poiché le persone trascorrono una quantità significativa di tempo su un numero sempre crescente di canali, le aziende e i brand sono costretti a trovare soluzioni strategiche per reperire una grande quantità di contenuti specifici per i canali con un budget limitato.” – Ares Georgoulas, Executive Director, TERRITORY Munich.

Non lasciarsi sopraffare dalla Content Inflation è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare tanti contenuti di valore senza andare fuori budget. In che modo?

Pensando alla Content Strategy in maniera più ampia e ponendosi le giuste domande.

Per esempio, chiediti “in che modo potrei adattare la mia comunicazione per renderla adeguata ai diversi canali?”; oppure, “quali tool e piattaforme possono aiutarmi a ottimizzare il tempo e gli sforzi?”.

E ancora, “in che modo posso costruire una content factory per il mio brand?”

Nel webinar del 2 marzo, gli esperti di TERRITORY Influence insieme a Sprinklr ti mostreranno come ampliare e ottimizzare il portafoglio di contenuti grazie a best practice dei principali brand nel settore Tech, Beauty e Automotive e ai consigli per la pianificazione e analisi della strategia di content marketing per il 2023.

Territory Influence - speaker Content Inflation

Grazie ad Andrea Barri, Senior Solutions Consultant di Sprinklr, Alessandra Arcuri, Project Manager TERRITORY Influence e Christian Piottoli, Key Account Manager di TERRITORY Influence, avrai l’occasione di imparare a pianificare i contenuti in maniera smart, senza soccombere alla Content Inflation.

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