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Team da remoto e in ufficio: come migliorare la collaborazione a distanza

L’accelerazione digitale degli ultimi due decenni ha completamente cambiato tantissimi aspetti del posto di lavoro, tra cui anche la collaborazione tra i colleghi del team.

Non è passato molto tempo da quando le riunioni e i brainstorming si svolgevano sempre in sale apposite, o almeno prevedevano che tutti si riunissero attorno a un unico tavolo. Oggi, gran parte della nostra comunicazione è asincrona e le riunioni, quando le abbiamo, sono spesso virtuali.

Questo processo, inoltre, ha subito ulteriori stravolgimenti anche a causa della pandemia da COVID-19. Ma non dobbiamo sottovalutare che lo stesso spazio di lavoro digitale saturo ci ha costretti a diventare più intenzionali nei modi in cui comunichiamo, pensando non solo a quando dobbiamo collaborare, ma a come dovremmo farlo.

Il nostro team è sempre più diviso, una parte lavora in ufficio, un’altra da remoto.

Come possiamo tenere unite le due parti anche se sono lontane? La base di tutto è, come sempre, una buona comunicazione e la fiducia reciproca

Il pubblico giusto

Team da remoto e team da ufficio vanno d’accordo?

I team da remoto sono formati da gruppi di persone che non lavorano fisicamente nello stesso ufficio ma possono essere dislocati in qualsiasi parte del mondo. Senza interazione fisica, i team da remoto possono collaborare insieme ai team da ufficio utilizzando la tecnologia digitale, condividono idee, file di lavoro e comunicando in tempo reale.

Lavorare in ufficio è sicuramente stimolante, ma a volte lo è anche troppo. Porta a uno stato d’interruzione costante, tra richieste di colleghi, qualche chiacchiera tra vicini (ma non troppo) di scrivania, in cui dobbiamo abbandonare ciò che stiamo facendo interrompendo il nostro flusso di lavoro.

Con il lavoro da remoto, siamo completamente responsabili di come e quando lavoriamo, attraverso diverse forme di comunicazione come le videoconferenze, nonché la posta elettronica o le apposite chat.  

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Inoltre, il rapporto a distanza tra un team da remoto e un team da ufficio aiuta anche a migliorare il contenuto della comunicazione. Quando stiamo facendo una riunione dal vivo, c’è spesso una pressione inespressa per rispondere immediatamente se viene posta una domanda. Ma le risposte istintive, su cui non abbiamo troppo ragionato, sono raramente prese in considerazione e possono portare a decisioni sbagliate.

Al contrario, quando comunichiamo a distanza, abbiamo più spazio per riflettere su una domanda, pensando attentamente sia a ciò che vogliamo dire sia al modo più efficace per dirlo. Di conseguenza, la collaborazione diventa più misurata, ragionata e ponderata.

Insomma, in un’azienda avere un team che lavora dall’ufficio e un altro che opera da casa, sembra un ottimo compromesso per lavorare nel migliore dei modi. Ma il rapporto tra i due gruppi è davvero così idilliaco come sembra?

Migliorare la collaborazione tra team da remoto e team in ufficio

Partiamo dal presupposto fondamentale che una collaborazione di successo richiede fiducia e un’ottima comunicazione. Questa è la prima regola da ricordare indipendentemente dal nostro luogo di lavoro, che sia in ufficio, da casa o su Marte.

Le aziende e i brand sono alla ricerca di diverse strategie per migliorare la comunicazione tra i dipendenti remoti e quelli in ufficio per una collaborazione produttiva ed efficace.

Ci sono persone che hanno più difficoltà a interagire, durante una riunione, con chi è lontano, ma preferiscono che la conversazione avvenga dal vivo e che sia faccia a faccia.

Ovviamente ciò diventa limitante quando si lavora con chi non può recarsi in ufficio per diversi motivi, ma è importante superare questi limiti fisici.

Una collaborazione efficace tra i dipendenti è fondamentale per la crescita della propria azienda. E allora come fare?
Ecco 15 strategie per ottenere un’intesa perfetta tra team da remoto e team da ufficio.

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manager

1. L’importanza dell’ascolto

Quando il nostro interlocutore sta parlando, lo ascoltiamo davvero? A volte succede che siamo più intenti a pensare cosa rispondere invece che ascoltare ciò che ci sta dicendo.

È importante ascoltare e non solo parlare, soprattutto durante una riunione quando le persone sono tante e non sono tutte nella stessa stanza.

Ognuno dei membri del team, che sia da remoto o in ufficio, vuole dare il proprio contributo. Tener presente i diversi punti di vista, ascoltando attentamente ogni opinione è fondamentale.

Una comunicazione efficace, quindi, è la chiave per migliorare la collaborazione con il proprio team da remoto. Prima di entrare nel vivo del discorso, bisogna accertarsi che tutti dispongano degli strumenti adeguati e che siano gli stessi per tutti per trovarsi sempre allineati.

2. Ascoltare davvero significa fidarsi

È già abbastanza difficile stabilire un legame di fiducia quando si lavora a stretto contatto e nella stessa stanza. Questa sfida diventa esponenzialmente più difficile quando si collabora con un team distribuito in diverse location.

Una collaborazione di successo richiede fiducia e volontà di lavorare bene insieme.

3. Stabilire con chiarezza gli obiettivi del team

Gli obiettivi devono essere definiti fin da subito e in modo chiaro. Chi lavora da remoto deve conoscere nei minimi dettagli cosa vuole l’azienda per migliorare e aumentare la produttività di tutto il team. Pertanto è importante condurre regolarmente riunioni e call aggiornandosi a vicenda sullo stato di avanzamento e sulle attività per eseguire i processi senza intoppi.

4. Analizzare le idee del nostro team

Non possiamo limitarci solo ad ascoltare le idee dei nostri colleghi, ma dobbiamo immaginare come potrebbero beneficiare all’azienda le proposte fatte. Dobbiamo abbandonare per un attimo il nostro punto di vista e adottare quello degli altri per capire appieno le soluzioni suggerite analizzandone i pro e i contro.

5. Essere curiosi e autentici

L’esperta comportamentale, la dottoressa Diane Hamilton, ritiene che la curiosità sia la chiave per sbloccare tutto il nostro potenziale umano. “Se sei autenticamente interessato al punto di vista di un’altra persona“, dice la dottoressa Hamilton, “le persone lo sentiranno e saranno più propense ad accettare le tue idee quando sarà il momento di collaborare con loro“.

6. Praticare gentilezza

Nessuno sogna di lavorare con persone scostanti e antipatiche. Ci fa sentire a disagio e preferiamo allontanarci da personalità tossiche e prepotenti.

Se i nostri collaboratori non riescono ad avere un confronto aperto con noi o con qualcun altro del team, il problema potrebbe essere negli atteggiamenti. Questo andrebbe a minare la comunicazione, la fiducia e di conseguenza la collaborazione tra le diverse parti del team. Bisogna parlarne per avere dei feedback a riguardo e cercare di superare questi ostacoli.

7. Sostenersi a vicenda

Questo potrebbe essere uno dei punti più importanti quando si tratta di collaborazione efficace tra team remoti e team in ufficio.

Sostenersi a vicenda è un valore fondamentale per un’azienda e deve fluire dai leader dell’azienda stessa.

Per il team che lavora in ufficio è più semplice ricevere sostegno rispetto a chi lavora da remoto. Per esempio, un gruppo potrebbe abbattersi perché si sente isolato rispetto a una parte dei colleghi. O la mancanza di apprezzamento potrebbe anche influenzare il morale dei membri della squadra.

Ecco perché è importante raggiungere e mantenere un flusso di comunicazione aperto per comprendere i sentimenti di tutti. Inoltre, non tutti riescono ad approcciarsi subito e in modo efficace alla cultura del lavoro a distanza. Alcuni potrebbero aver bisogno di più tempo per abituarsi.

Sostenersi a vicenda è la chiave per promuovere un team sostenibile, produttivo e collaborativo.

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8. Essere diplomatici ma sempre franchi e trasparenti

Per una collaborazione efficace, le persone devono poter esprimere senza indugi le proprie idee. Essere diretti, chiari, ma sempre con un pizzico di diplomazia, perché chi ci ascolta non deve mai sentirsi sopraffatto.

È importante essere trasparenti soprattutto con chi non è presente fisicamente ma sta lavorando in un altro posto. La mancanza di trasparenza è uno dei motivi principali di disagio, della mancanza di fiducia e dell’entusiasmo da parte dei dipendenti.

Nessuna azienda può raggiungere il suo apice se non condivide le informazioni interne ed esterne con il proprio gruppo di lavoro. Bisogna costruire una cultura di fiducia e solidarietà. Ma come mantenere la trasparenza quando si lavora da casa? Per eventuali aggiornamenti importanti bisogna sentirsi spesso con chi non è fisicamente presente in ufficio, divulgando le info necessarie per condurre nel migliore dei modi ogni compito.

9. Gestire il lavoro in tempo reale senza sparire

Il ghosting sta diventando popolare anche tra i colleghi. Con così tanti modi per comunicare, è importante tenersi aggiornati su tutti gli strumenti utilizzati dalla propria azienda.

Rispondere in un ragionevole lasso di tempo è una dimostrazione di rispetto per i propri colleghi e può aiutare a promuovere una migliore collaborazione tra i diversi team.

In chat bisognerebbe rispondere entro poche ore e alle email entro un giorno. La comunicazione in tempo reale e la condivisione d’idee sono fondamentali per guidare il lavoro quotidiano.

10. Utilizzare strumenti di collaborazione

Approfittiamo degli strumenti di collaborazione che la nostra azienda sta già utilizzando.

Sono lì per facilitare una collaborazione efficace e possono fungere da guida per creare buone abitudini. Per esempio, possiamo ricorrere alla condivisione di video e schermo invece di una semplice telefonata quando bisogna collegarsi con i dipendenti dislocati in diversi luoghi. Ciò può favorire comunicazioni più mirate e migliori relazioni a lungo termine.

La videoconferenza è la soluzione migliore per la collaborazione incrociata. Spesso è più produttivo avere una breve videochiamata o una telefonata con un collega piuttosto che scorrere una chat per 10 minuti.

11. L’importanza dei sistemi d’archiviazione

Un altro strumento fondamentale da avere nella propria suite è un valido e semplice sistema di archiviazione che possa essere utilizzato da tutti i dipendenti. Una sorta di archivio digitale in cui trovare vecchi documenti e potrete caricarne nuovi. Ma attenzione alla deprecazione dei file. Ci sono poche cose più frustranti e dispendiose che cercare un documento specifico e lavorarci sopra per ore, solo per scoprire che quel foglio è obsoleto e la versione corrente si trova in una cartella completamente diversa.

12. Essere sempre coerenti

La coerenza è un aspetto molto importante non solo nella vita privata, ma anche sul lavoro.

Essere coerenti, portare a termine i propri compiti, schierarsi e appoggiare le proprie cause fino alla fine sono tutti atteggiamenti positivi ben visti da chi lavora in un’azienda. Oltre all’apprezzamento dei nostri dipendenti, vedere che i manager sono i primi a impegnarsi nel lavoro, migliora l’umore e invoglia la collaborazione tra team diversi, sia che lavorino in ufficio che da remoto. Le persone tendono a sentirsi più a loro agio se chi sta a capo dell’azienda rispetta gli impegni che ha preso.

13. Trascorrere il tempo libero insieme con il team

Un’altra idea per migliorare la collaborazione tra team che lavorano in ufficio e team da remoto è quella di conoscersi davvero. Bisogna andare oltre l’ambiente di lavoro e viversi in un contesto più libero e informale. Imparar a conoscere gli interessi personali dei colleghi può incoraggiare una connessione più stretta, che può portare a un migliore lavoro di squadra.

14. Coinvolgere tutti i membri dei diversi team

Portare tutti sullo schermo e coinvolgerli in riunioni virtuali è un modo semplice per migliorare la collaborazione tra i reparti. Se i colleghi che lavorano da casa non partecipano tanto alle call di gruppo, potrebbero sentirsi esclusi, o forse la riunione coincide con la fine della loro giornata lavorativa.

Se gli incontri si svolgono alla stessa ora ogni settimana bisogna assicurarsi che avvengano in un orario ragionevole per tutti. Inoltre, ogni dipendente deve avere la possibilità non solo di potersi collegare, ma anche d’intervenire e apparire in video.

15. Umanizzare l’azienda

Chiedere a entrambi i team di organizzare presentazioni regolari in cui possono discutere di ciò che fanno e del lavoro che svolgono in azienda.

Chiedere a un dipendete a turno di scrivere una biografia personale su come sia arrivato ​​a lavorare per la nostra impresa, mostrarci i suoi punti di forza, le abilità che vorrebbe migliorare e magari raccontare qualcosa della sua vita privata e degli hobby, potrebbe avvicinare i diversi team.

Questo potrebbe anche essere un trampolino di lancio per pubblicare le biografie dei dipendenti sul blog dell’azienda e a umanizzarla agli occhi dei clienti. Un ottimo modo potrebbe essere quello di utilizzare i social media focalizzando l’attenzione su chi fa parte dell’azienda, invece che sul brand stesso.

Migliorare la collaborazione tra uffici è tutta una questione di sperimentazione. Bisogna provare cose nuove e la maggior parte dei cambiamenti avrà almeno un effetto positivo sui nostri team. Non dobbiamo aver paura di provare una nuova strategia. In fondo non esiste un unico modo per migliorare la collaborazione tra i diversi team: tutto si riconduce alla fiducia reciproca.

 

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Treccani Futura porta i giovani nel futuro con la Summer School Digitale Future Camp

Quali sono le tecnologie esponenziali che stanno cambiando il lavoro, la società e le nostre relazioni? Quali i nuovi strumenti e modalità digitali che stanno impattando su settori come arte, cinema, sport? Come si trasforma un’idea in una startup? Quali le sfide della nuova età dell’oro dell’esplorazione spaziale? Quali comportamenti virtuosi e sostenibili possiamo attuare per affrontare l’emergenza climatica?

Dal 28 giugno arriva Future Camp di Treccani Futura, un’esclusiva Summer School che proietta nel futuro i ragazzi dai 14 ai 24 anni: un format digitale innovativo con momenti di interazione, gioco, socialità e confronto, con il contributo di imprenditori, docenti universitari, scienziati e professionisti per un percorso formativo inedito rispetto ai tradizionali programmi di studio. Obiettivo, offrire strumenti essenziali alle ragazze e ai ragazzi per renderli dei future maker, capaci di leggere e scrivere il futuro con spirito critico, in grado di capire un’epoca di grandi e repentini cambiamenti e di affrontare con consapevolezza il proprio percorso di vita professionale e personale. 

Future Camp

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I format previsti sono immersivi e interattivi, attraverso un innovativo mix tra lezione online live, lavori in gruppo tramite piattaforme e strumenti dedicati, test e momenti ludici e di condivisione. Ogni studente può scegliere un percorso personalizzato tra i seguenti moduli:

Le tecnologie emergenti come Intelligenza Artificiale, Stampa 3D e Blockchain; elementi di imprenditorialità e tecniche di marketing 5.0 per creare da zero una startup; proposte e riflessioni di sostenibilità per la costruzione di un mondo green; uno Space Camp focalizzato sulle nuove opportunità dell’esplorazione spaziale; le nuove professioni legate al web e ai social network; tecniche di foresight per costruire il futuro; il cinema 2.1, capace di sfruttare nuovi canali di fruizione e linguaggi; il nuovo concetto di arte e l’incontro con mondi tecnologici e digitali; gli eSports e le nuove modalità di socializzazione in ambienti virtuali.

Treccani Futura, neonato polo di tecnologia educativa, non poteva che partire da una prima proposta formativa rivolta alle nuove generazioni. I Future Camp sono nati proprio con l’intento di fornire ai giovani approcci e strumenti nuovi per renderli persone più consapevoli e quindi capaci di leggere il presente complesso che stiamo vivendo e di scrivere e costruire oggi la migliore società di domani, in un’ottica a medio-lungo termine, oggi più che mai necessaria.

Dichiara Andrea Dusi, ideatore dei Future Camp e CEO di Treccani Futura.

Accanto ad Andrea Dusi e a Cristina Pozzi, direttrice scientifica dei Future Camp e COO – Responsabile Contenuti di Treccani Futura, questi i docenti e i contributors già previsti: Piero Poccianti, Presidente dell’Associazione Italiana di Intelligenza artificiale; Massimo Chiriatti, Italia University Programs Leader e CTO Blockchain & Digital Currencies di IBM Italia; Enrico Pandian, fondatore di startup di successo come Supermercato24 e FrescoFrigo; Alice Casiraghi, Co-Founder & Design Strategist di Future Urban Living; Alessandro Vitale, imprenditore ed esperto di intelligenza artificiale e fondatore di Conversate; Emanuela Girardi, fondatrice dell’associazione POP Ai e membro della task force di esperti del MISE sull’IA; Francesco Inguscio, found e CEO di Nuvolab; Fulvio Fortezza, professore di marketing presso l’Università di Ferrara.

Al termine delle lezioni, è prevista l’assegnazione di un diploma che attesterà le conoscenze e le competenze acquisite nel corso di Future Camp. Ognuno dei corsi, distribuiti nell’arco di 3 settimane (28 giugno – 2 luglio, 5-9 luglio, 12-16 luglio), prevede un percorso di 20 ore, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13; sono inoltre previsti percorsi diversi a seconda della fascia di età. Le iscrizioni sono già aperte. 

Si può ridurre il digital divide nelle scuole? La rivoluzione di Open Fiber

Vi siete mai chiesti quanto tempo, in media, trascorriamo su Internet? Passiamo all’incirca 6 ore della nostra giornata a navigare nell’oceano del web. E perché lo facciamo? Principalmente per comunicare con gli altri, essere informati su cosa succede nel mondo, e spesso connessi anche per divertimento.

Internet è un universo di opportunità che ci permette non solo di tenerci in contatto con tutti, ma anche di approfondire le nostre conoscenze, solleticare le nostre curiosità o semplicemente svagarci dopo una lunga giornata, guardando film, serie TV o video divertenti. Quante cose sono cambiate negli ultimi decenni con la cosiddetta rivoluzione digitale? Un termine che abbiamo sentito tante volte, e che nell’ultimo anno ha assunto un nuovo valore.

Accelerazione digitale ai tempi del COVID-19

Più che di rivoluzione, parliamo di una fortissima accelerazione. A causa del COVID-19 le nostre abitudini sono cambiate. Se prima ordinare un panino con un click ci sembrava pura comodità, con la pandemia è diventata un’esigenza. Se acquistare vestiti sul web ci sembrava una buona idea per non incontrare una fila chilometrica alle casse dei negozi, adesso è diventato il modo più veloce e sicuro per fare shopping. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.

Anche tante realtà aziendali e scolastiche si sono dovute adeguare a gestire compiti e mansioni da remoto. La quotidianità di tutti è stata stravolta da avvenimenti così grandi che hanno costretto le persone a ritirarsi a vita privata, in un grande stato di standby. L’unico modo per continuare ad andare avanti? Restare online.

Ovviamente non è stato facile per tutti. Spesso diamo per scontato che accedere a Internet sia immediato per chiunque e in tutte le città italiane, quando molto spesso,  soprattutto in molti borghi e piccoli Comuni, non si dispone di una rete performante. Avete mai sentito parlare di digital divide?

digital divide

Digital divide: come abbatterlo?

Il digital divide è il divario che sussiste tra coloro che possono utilizzare senza troppe difficoltà le nuove tecnologie, accedendo a Internet, e quelli che non possono farlo. I motivi sono svariati, possono infatti essere tecnici, economici o sociali. 

Quando parliamo di problematiche economiche e sociali ci stiamo riferendo a quella fascia della popolazione più svantaggiata che non può permettersi gli strumenti necessari. Con l’accelerazione digitale dell’ultimo anno, queste persone sono rimaste purtroppo indietro, avendo ripercussioni sul piano scolastico, culturale e lavorativo. 

Se invece ci riferiamo agli aspetti puramente tecnici di assenza dell’infrastruttura, stiamo parlando di quelle zone del nostro Paese in cui l’accesso a Internet, in generale, e alle nuove tecnologie, come quelle in fibra ottica, in particolare, è completamente precluso, o quasi.

Può sembrarci strano, ma sono in molti ad avere difficoltà di questo tipo. Ci sono poi quelle attività che non dovrebbero mai farne a meno, perché Internet è una risorsa fondamentale e inclusiva, che riguarda tutte e tutti. Tra queste realtà purtroppo dobbiamo necessariamente annoverare le scuole.

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Il problema del Digital Divide nelle scuole

Il digital divide è un problema serio che molte scuole hanno vissuto in prima linea. Abituati a trascorrere la mattinata in classe e gran parte del pomeriggio a studiare sui libri, tutti gli alunni si sono ritrovati nella propria stanzetta, i più fortunati, a passare ore davanti al PC dalla mattina alla sera, vivendo una scuola a distanza, lontano dai compagni di classe e dagli insegnanti.

Stessa sorte è toccata ai più piccoli, quelli della materna. Ma come spiegare a bambini e bambine che non possono più giocare o colorare insieme? E gli universitari, finalmente liberi dagli orari scolastici e ora perennemente al PC. Quanti si sono laureati in giacca e pigiama?

Un cambiamento enorme di certo non facilitato da connessioni ballerine, ma non solo per ragazzi e ragazze. Molti sono stati gli insegnanti che si sono ritrovati a confrontarsi con strumenti a cui non erano abituati ma hanno dovuto imparare in fretta. 

Ma come si può superare il digital divide in ambito scolastico?

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La rivoluzione di Open Fiber parte dalle scuole

Open Fiber è un operatore wholesale only che ha come mission quella di realizzare un’infrastruttura a banda ultra larga (BUL) in Italia. Il suo obiettivo è proprio quello di creare un futuro in cui la nuova tecnologia in fibra ottica potrà cambiare la vita di tutti, a partire dai piccoli borghi fino ad arrivare alle grandi città.

In un periodo delicato come questo, è necessario migliorare lo stile di vita delle persone, delle famiglie e anche delle imprese attraverso il superamento del tanto agognato digital divide.

La rivoluzione di Open Fiber passa anche dalle scuole garantendo più servizi, velocità, accessibilità e affidabilità a molti istituti scolastici.

La svolta dell’Istituto Alighieri Kennedy di Torino

È il caso dell’Istituto Alighieri Kennedy di Torino che era già dotato di una connessione informatica fin dagli anni ’90, ma negli ultimi 5 anni aveva avviato i lavori per la connessione interamente in fibra ottica nella sede principale dell’Istituto. Il cambiamento è stato enorme e immediato.

La connessione ultraveloce in fibra ottica ha permesso di svolgere attività didattiche in molte classi simultaneamente senza avere problemi di disconnessione o lentezze di caricamento. Nel loro caso specifico, i ragazzi erano già abituati a lavorare online e in modo cooperativo anche prima della didattica a distanza, ma le attività erano legate essenzialmente a progetti e laboratori sia in presenza che da casa.

La chiusura delle scuole senza possibilità di frequenza ha trasformato drasticamente il modo di svolgere le attività progetto. Senza una connessione a Internet adeguata l’esperienza in DAD rischiava di essere poco fluida e non fruibile, ma grazie alla connessione interamente in fibra ottica non ci sono stati grossi intoppi. Gli stessi alunni dell’Istituto hanno notato e riconosciuto il cambiamento tra la connessione precedente e la rete FTTH. Ma questo non è di certo l’unico caso.

Come cambia l’Istituto Aleandri

L’Istituto Aleandri è una delle oltre 10.500 scuole raggiunte dalla fibra ottica FTTH di Open Fiber che, allo scoppio della pandemia, si è subito mobilitato per attivare forme di didattica alternative in grado di sopperire alle lezioni in presenza. Ma anche in questo caso l’inizio è stato traumatico. Di certo non è stato un lavoro semplice soprattutto coordinare i docenti più anziani che hanno avuto un’enorme difficoltà a mettersi a pari con i tempi. Ma non è stato facile nemmeno per i ragazzi, spesso spaesati e demotivati. 

La connessione interamente in fibra ottica è stata fondamentale per svolgere in maniera ottimale tutte le lezioni. I problemi antecedenti al suo utilizzo erano soprattutto di sovraccarico della linea con videochiamate lente e difficoltà di caricare compiti in tempo reale. Con il suo utilizzo queste problematiche sono venute meno, ottimizzando i tempi. 

L’Istituto Comprensivo di Palena-Torricella Peligna contro il digital divide

Abbiamo poi l’Istituto Comprensivo di Palena-Torricella Peligna che si compone di 17 plessi dislocati su 9 piccoli Comuni in un’area interna della provincia di Chieti. Anche qui la pandemia ha rappresentato una sfida per la scuola e al disagio dell’isolamento si è aggiunta la difficoltà della didattica a distanza, con i limiti della connessione. Ciò nonostante i docenti hanno messo in campo le proprie competenze e fondamentali sono stati le figure dell’animatore e del team digitale, oltre alla dotazione tecnologica già a disposizione. 

La scuola ha infatti concesso in comodato d’uso agli studenti tutti i notebook disponibili, ma non è finita qui. Il plesso ha avviato dei lavori per una connessione informatica veloce e potente, un accesso alla rete rapido e senza interruzioni. È stata la sindaca di Lettopalena, la dott.ssa Carolina De Vitis, con la sua Amministrazione, a dotare gran parte dell’istituto della tanto attesa fibra ottica FTTH. La connessione interamente in fibra ottica permette di sfruttare le potenzialità della rete condivisa tra più postazioni contemporaneamente e di valorizzare la dotazione tecnologica e le competenze digitali acquisite negli anni. Inoltre i servizi rivolti agli studenti implementati grazie all’utilizzo della fibra ottica hanno permesso:

  • la creazione di reti tra le piccole scuole all’interno dell’Istituto;
  • la gestione delle pluriclassi;
  • il coinvolgimento attivo del territorio e dei genitori;
  • la collaborazione fra realtà scolastiche appartenenti a territori lontani;
  • l’implementazione di un’istruzione di qualità attraverso la realizzazione di laboratori didattici linguistici, informatici e di coding;
  • la comunicazione interna ed esterna.

La rete FTTH favorisce un apprendimento oltre l’aula innovando la scuola. In contesti come questi mettercela tutta per superare il digital divide è importante. Bisogna garantire un’offerta formativa di qualità agli studenti che rappresentano il domani di un territorio a rischio di spopolamento.

Gli istituti connessi nella città di Lecce

Marco Nuzzaci, assessore comunale ai lavori pubblici della città di Lecce ha richiesto l’intervento di Open Fiber per cablare in fibra ottica 12 scuole del territorio comunale e garantire la continuità delle attività scolastiche online. Un’operazione che avrebbe certamente richiesto tempo per l’iter autorizzativo e per gli scavi che però è stata realizzata in soli 5 giorni.

Il Comune ha mostrato la sua capacità di fare sistema snellendo la burocrazia e lavorando costantemente per poter garantire in tempi rapidi il diritto allo studio. Numerosi sono i feedback positivi che sono arrivati da parte degli istituti scolastici e degli studenti.

Il digitale può potenziare e integrare tutto questo e, in una fase difficile come quella che stiamo affrontando, aiutarci a superare l’emergenza senza dover fermare il mondo della scuola.

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Learning trends e riqualificazione del lavoro: cosa è cambiato durante la pandemia

Il mondo del lavoro è, probabilmente, uno di quelli che più ha dovuto fare i conti con l’arrivo della pandemia. L’acronimo L&D, (Learning and Development), è entrato prepotentemente nelle nostre conversazioni quotidiane, specie in ufficio.

L&D, in italiano, sta per apprendimento e sviluppo ed è un processo continuo, a lungo termine, progettato per mantenere alte le capacità e le prestazioni individuali dei dipendenti allineandole con gli obiettivi e i requisiti dell’azienda. Lo scopo è quello di aiutare le persone ad acquisire nuove competenze e a mantenerle motivate ​​e produttive nel tempo.

Si è parlato molto di Learning and Development l’anno scorso, perché non solo aiuta a formare i lavoratori appena assunti, ma è anche estremamente utile alla formazione di tutti i dipendenti all’interno di un’organizzazione o un’azienda.

I professionisti L&D cercano di educare continuamente il personale, ma mai come l’anno scorso questo processo di formazione si è trasformato in un vero e proprio apprendimento, un qualcosa di quotidiano e costante per far fronte alle nuove emergenze e sfide.

Molte aziende hanno dovuto allinearsi a cambiamenti così forti e improvvisi che hanno colti tutti alla sprovvista. Abbandonati gli uffici, il lavoro si è spostato a casa, tra le mura domestiche, ma non tutti erano in grado di approcciarsi a questo diverso modo di lavorare.

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Learning and Development: come sta andando davvero

Dopo la spinta iniziale, molti dubbi sulla necessità di perfezionare le tattiche di L&D sono scomparsi.

L’apprendimento just-in-time, la cross-skilling e il miglioramento delle competenze, tendenze che si profilavano già da un po’, sono state fondamentali per andare avanti. Il problema era che nessuno conosceva l’immediatezza e l’impatto che avrebbero avuto quando il lavoro è stato stravolto dalla pandemia.

Molte di queste tendenze preannunciate nel 2020 si sono rivelate vere e necessarie. Sono entrate in gioco velocemente, con urgenza. Da semplici modelli d’aspirazione si sono trasformati in imperativi categorici nel giro di pochissimo tempo.

E, adesso che siamo a metà 2021, come siamo messi? È probabile che queste tendenze di apprendimento, che ormai sono vitali dallo scorso anno, continuino a crescere. Si svilupperanno ancora più velocemente e richiederanno un approccio più mirato e definito.

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C’è bisogno di un miglioramento costante del proprio team

Molti hanno parlato della nascita di una vera e propria rivoluzione. Richard Wang, CEO di Coding Dojo, ha definito questo cambiamento come una quarta rivoluzione industriale.

Questa è un’era non solo d’innovazione, ma di rivoluzione e trasformazione guidata dalla tecnologia, e non solo per i passi da gigante fatti negli ultimi anni. Tutte le organizzazioni, dalla piccola e media azienda ai grandi colossi del mercato, hanno dovuto amplificare la propria presenza digitale. Un’esigenza dovuta e accelerata dal COVID-19.

Quante realtà si sono digitalizzate nell’ultimo anno? Non dobbiamo per forza andare troppo oltre, ma basterà dare uno sguardo a noi stessi. Anche ai più scettici, coloro che non si sarebbero mai accostati al mondo del Web, si sono ritrovati ad acquistare online qualsiasi cosa, dai beni di prima necessità a una pizza gourmet, senza batter ciglio.

Di conseguenza, se oggi non si è presenti nell’infinito e, ormai, affollato universo digitale, sarà davvero difficile essere notati. Cosa possono fare le aziende per adeguarsi?

Un primo passo può essere quello di affidarsi a dipendenti più tecnologi ma, come ribadisce Wang, per le imprese è davvero complicato scovarli per poter alimentare questa rivoluzione digitale.

La soluzione? Migliorare e riqualificare gli attuali dipendenti.

Le iniziative di learning aiutano le persone ad approcciarsi a un mondo che cambia migliorando il proprio lavoro e, nel complesso, l’andamento dell’azienda. 

Le competenze più richieste sono la codifica, lo sviluppo web e l’analisi dei dati, ma una comprensione di base della logica computazionale, come quella utilizzata negli strumenti di posta elettronica, è comunque utile.

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Il focus sull’apprendimento a lungo termine resta fondamentale

Le tendenze di learning dello scorso anno hanno visto primeggiare modalità come cross-skilling, cioè sviluppare competenze in ambiti diversi, e la capacità di approcciarsi alle cose con punti di vista differenti. Non bisogna però sottovalutare l’importanza dell’apprendimento a lungo termine. 

Basti pensare che alcuni dei lavori che sono molto richiesti oggi non esistevano nemmeno tre anni fa. Ecco perché le persone devono adattare lo sviluppo delle proprie competenze per stare al passo con esigenze di mercato che mutano velocemente. I processi di learning devono assumere un approccio proattivo per fornire ai dipendenti i giusti strumenti per facilitare e migliorare l’apprendimento sul lavoro e tracciare il loro percorso di carriera.

Ciò non toglie che ci saranno sempre alcune abilità più difficili da padroneggiare, come la creatività, l’innovazione e la leadership inclusiva, tutte cose che richiederanno un approccio a lungo termine.

Il lavoro a distanza richiede un nuovo tipo di apprendimento

Non è un mistero: il lavoro da remoto sta prendendo sempre più piede nelle aziende per i vari vantaggi che comporta.

Con la continua necessità di lavorare a distanza, le aziende dovranno affrontare nuove sfide legate al learning, come ha riferito in una e-mail a HR Dive la CMO di Hibob, Rhiannon Staples. 

Sono molte le aziende e i manager che stanno ancora imparando ad approcciarsi in modo efficace al telelavoro, dall’onboarding alla gestione quotidiana del proprio lavoro.

Una mossa intelligente sarà proprio quella di insegnare ai nuovi dipendenti a lavorare fin da subito da remoto. Una cosa che non era necessaria per molte strutture prima della pandemia di COVID-19, ma che ora sta diventando essenziale per la crescita e il successo del proprio business.

È un ulteriore passo in avanti che le aziende devono fare: trovare nuovi strumenti tecnologici per le risorse umane che facilitino la funzionalità incrociata di Learning and Development, mentre le risorse umane dovrebbero garantire che leader e manager abbiano una formazione adeguata. 

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Le credenziali fanno la differenza

Molti corsi di laurea non hanno più il valore di un tempo. Approcci teorici, sistemi non aggiornati, ma soprattutto ai giganti della tecnologia come Google, Apple e Netflix non interessano questi requisiti. Un percorso di studi tradizionale non rilascia tutte le competenze di cui ora le aziende hanno bisogno.

Invece, le istituzioni che concedono micro credenziali possono offrire ai candidati l’opportunità di acquisire le competenze di cui hanno necessitano al di fuori di una tipica esperienza universitaria.

Perfezionamento di un vantaggioso Learning and Development

Le aziende devono continuare a migliorare le tecniche di L&D rendendole più agili e moderne. L’eLearning, per esempio, può risultare lungo, e passivo. Ecco perché è meglio puntare su microlearning e sul social learning. Lo scopo è quello di connettere le persone agli esperti del settore, creando un’esperienza più coinvolgente.

Fornendo piccole quantità di contenuti, le persone sono in grado di concentrarsi meglio e assimilare di più. Ciò offre l’opportunità di assorbire il contenuto della formazione in un modo diverso per rafforzare l’apprendimento. La gamification e le microvalutazioni consentono di verificare i propri progressi per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L’onboarding è un’altra area da rivedere. Staples ha affermato che non è più possibile, o almeno per ora, ritornare a sessioni di esami in aula. Ecco perché le organizzazioni devono trovare modi per facilitare l’onboarding da remoto, rendendolo personalizzato, informativo e tempestivo.

Le aziende devono investire nei lavoratori perché dipendono da loro, e non solo perché è la cosa giusta da fare. Inoltre, i team di L&D hanno aggiunto valore collaborando strettamente con le aziende, strategizzando  il futuro e co-costruendo. 

I riflettori sono tutti puntati sui dipendenti ma non solo sulla loro resa, ma anche al benessere, alla diversità ed equità. La necessità di investire nel proprio team è diventata massima.

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Cosa possiamo prevedere nel prossimo futuro?

Man mano che le esigenze aziendali accelerano ed evolvono, garantire ai dipendenti le competenze di cui hanno bisogno è una strategia vincente e una tendenza che si perpetuerà per sempre, o magari fino alla prossima rivoluzione digitale. 

L’apprendimento è un requisito essenziale per l’innovazione e il successo prolungati nel tempo. Le tendenze a lungo termine e la natura dell’attuale momento storico indicano una conclusione: L&D sarà di fondamentale importanza per le aziende nel mondo post-COVID, dove il successo dipenderà in gran parte dalla capacità di adattarsi rapidamente a forze imprevedibili.

La “trasformazione” come concetto astratto è stata ormai sostituita da esempi concreti di come il nostro mondo sta cambiando in tempo reale.

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“Mamma ti porto a teatro”: in scena la solidarietà grazie all’iniziativa benefica

Per celebrare la Festa della Mamma nasce l’iniziativa solidale “Mamma ti porto a teatro” a sostegno di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald con il supporto di Leo Burnett.

Fino al 9 maggio sarà possibile acquistare e regalare un biglietto per lo spettacolo teatrale “Leonardo, che genio!” proposto in collaborazione con il Teatro dell’Elfo e la piattaforma digitale OnTheatre, da guardare e riguardare nella comodità e intimità della propria casa.

Si tratta di uno spettacolo davvero particolare dal momento che parte del ricavato sarà devoluta a favore delle Case Ronald e delle Ronald McDonald Family Room, presenti sul territorio italiano per offrire ospitalità e assistenza ai bambini malati e alle loro famiglie durante il periodo di cura o terapia ospedaliera.

“Mamma ti porto a teatro”

“Leonardo, che genio!” è un’opera dedicata a Leonardo da Vinci che accompagnerà gli spettatori in un mondo tridimensionale attraverso la scenografia pop-up del libro progettato e interpretato da Elena Russo Arman, che veste i panni di cantastorie del percorso del geniale artista. Grandi e piccini vivranno le principali tappe della vita del più grande uomo del Rinascimento, immergendosi in un mondo magico, denso di arte e artigianato, sapientemente catturato dalla macchina da presa.

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Desidero ringraziare di cuore il Teatro dell’Elfo di Milano per questa iniziativa a volta a festeggiare tutte le mamme. La mamma è per Fondazione un modello di coraggio, dedizione e sacrificio oltre che uno stimolo a rafforzare tutti i nostri programmi di accoglienza con l’obiettivo di contribuire a migliorare la salute e il benessere dei bambini e dell’intera famiglia.

Dichiara Maria Chiara Roti, Direttore Generale di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald.

L’acquisto dei biglietti e la visione dello spettacolo avverranno sulla piattaforma OnTheatre attraverso questo link. L’utente avrà 28 giorni di tempo per attivare il link e vedere lo spettacolo. Una volta attivato, il link avrà la durata di 8 giorni durante i quali i bimbi potranno riguardarlo tutte le volte che desiderano.

 

3 modi per gestire la performance e la privacy nell’app marketing di iOS

Il marketing delle app digitali sta evolvendo rapidamente, allineandosi alle crescenti aspettative dell’utente in termini di privacy e agli importanti aggiornamenti normativi. I cambiamenti dell’ecosistema mondiale – incluso il prossimo lancio della nuova policy App Tracking Transparency (ATT) di Apple – fissano dei limiti alla modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei consumatori per la pubblicità

Questi cambiamenti sono il continuum dei trend del settore che mirano a dare alle persone più trasparenza e maggiore controllo sui loro dati e sulle interazioni con gli inserzionisti. Per i brand è importante investire nell’innovazione per garantire ai consumatori un’esperienza sicura in termini di privacy e preservare (al contempo) la performance di vendita. 

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Ecco tre strategie che le società possono adottare per avere successo.

1. Stabilisci delle basi di misurazione solide attraverso relazioni dirette

Costruire relazioni più solide con i nuovi utenti dell’app e con quelli già attivi dovrebbe essere un pilastro portante della vostra strategia di sviluppo che metta al primo posto la privacy. I dati proprietari – ovvero i dati che le società raccolgono direttamente dai consumatori con il loro consenso – rappresentano una fonte importante di interazioni visibili che possono aiutare a capire il customer journey, dal click su un annuncio all’interazione con l’app. Questo getta le basi per i modelli di conversione: il machine learning di Google, partendo dalle conversioni visibili, applica dei modelli statistici a quelle parti di traffico dell’app con dati incompleti o assenti.

Coinvolgere direttamente gli utenti dell’app può aiutarvi a costruire un rapporto di fiducia con i vostri consumatori. Date alle persone dei modi semplici e intuitivi di condividere delle informazioni che le riguardano e dimostrate loro che userete quelle informazioni per garantire un’esperienza sull’app più personalizzata e utile. Comunicate agli utenti il valore aggiunto che otterranno in cambio dei loro dati – un codice promozionale in cambio di un indirizzo e-mail, accesso a contenuti esclusivi, consigli customizzati o una procedura d’acquisto più semplice.

Costruire relazioni più solide con i nuovi utenti dell’app e quelli già attivi dovrebbe essere un pilastro portante della vostra strategia di sviluppo che metta al primo posto la privacy.

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Per snellire il processo, il rafforzamento delle relazioni dirette e lo sviluppo di una struttura solida possono tradursi in una modifica del flusso di onboarding e contrattazione, l’avvio di programmi di fidelizzazione, o anche l’adozione di nuove funzionalità, come chat all’interno dell’app. Questi cambiamenti possono richiedere notevole quantità di tempo e fatica, ma dovreste considerarli come investimenti necessari, affinché le vostre campagne di marketing risultino sempre attuali e aumenti il valore del ciclo di vita dei clienti.

In Google stiamo lavorando ad alcune soluzioni di misurazione e reportistica che terranno conto delle prossime modifiche alla privacy, incluse alcune funzionalità per la tutela della privacy per il Firebase SDK su Google Analytics. Per ottenere il meglio da questo tipo di soluzioni, dovete assicurarvi di avere dei dati di input che durino nel tempo.

2. Gestisci la performance delle campagne con i giusti dati di conversione

Le piattaforme per l’advertising, incluse quelle di Google, sono alle prese con gli stessi disagi che hanno gli inserzionisti: anche noi ci stiamo adattando in tempo reale ai continui cambiamenti dell’ecosistema. La natura sfumata e in continuo divenire delle sfide che stiamo affrontando contribuisce a cambiare il modo in cui le conversioni vengono misurate e riportate sulle reti.

Per esempio, le piattaforme per le campagne funzionano sia sul web che sull’app, e presentano annunci con testo, immagini e video. Fare marketing usando diversi canali e formati può presentare delle sfide per la compatibilità e la coerenza tra le Campagne per app e SKAdNetwork di Apple.

I diversi approcci alle finestre di conversione personalizzate, l’attribuzione web-app, la misurazione delle reinstallazioni e le visualizzazioni video rendono difficile il confronto diretto tra le metriche di conversione che si possono vedere su Google Ads, SKAdNetwork e altre reti pubblicitarie. Vi consigliamo di approfondire queste differenze quando valutate le metriche e quando prendete decisioni in merito all’app marketing.

La natura sfumata e in continuo divenire delle sfide che stiamo affrontando contribuisce a cambiare il modo in cui le conversioni vengono misurate e riportate sulle reti.

Per rendere le reportistiche sulle conversioni più solide possibile, includeremo i dati “modellati solo quando siamo sicuri che ci sia stata una conversione e quando abbiamo sufficienti informazioni per realizzare un modello con certezza. Mantenendo un alto livello di qualità dei dati e per la creazione di modelli, evitiamo di fornire troppi report, e ci assicuriamo che non vengano mostrate le conversioni che non raggiungono uno standard rigoroso e che queste non vengano utilizzate per ottimizzare le campagne.

3. Preparati a diversi scenari di performance iOS

Sappiamo che siete già molto impegnati a capire come avere successo in un contesto in cui le norme per la privacy sono in rapida evoluzione. Ecco perché stiamo ideando delle soluzioni con l’obiettivo di assorbire quanta più competenza tecnica possibile. Incorporiamo i modelli direttamente all’interno della reportistica di conversione e ottimizzazione, e ci assicuriamo che siano compatibili con nuovi input e caratteristiche, come i dati e le misurazioni aggregate di SKAdNetwork, senza che sia necessario nessun ulteriore intervento. Così facendo manteniamo anche la continuity della performance delle campagne per app, perché si adattano a futuri cambiamenti.

Le misurazioni e le reportistiche integrate dovrebbero aiutarvi a risparmiare le energie necessarie a preparare la vostra strategia di advertising per la policy ATT Apple. Il grado di influenza che gli aggiornamenti Apple avranno sull’app marketing dipende in gran parte dalla scelta di utilizzare la richiesta ATT e dalla percentuale di utenti che danno il consenso ATT. Le stime variano principalmente a seconda di come i consumatori reagiranno alle nuove richieste di consenso – questo varierà a seconda dei Paesi in cui commercializzerete la vostra app, del segmento di mercato in cui vi trovate e del grado di ricettività degli utenti ai messaggi che spiegano il motivo per cui dovrebbero consentire il tracciamento.

Social Report

Man mano che il dialogo sulla privacy continua, gli inserzionisti di app hanno l’opportunità di investire in soluzioni a lungo termine che possono aiutarli a navigare in questo mare in continua evoluzione.

Non avendo dei precedenti da prendere come punto di riferimento, dovreste anticipare un intervallo di livelli di consenso. Prevedete quanto ognuno di questi può influire sul vostro business e pianificate diverse strategie per mitigarli. È inoltre fondamentale considerare fattori come: quanto velocemente cambiano i vostri clienti e (quanto spesso) richiedono nuove versioni dell’app? Puntate molto sul reingaggio di utenti preesistenti affinché ritornino a usare la vostra app? La vostra app genera più fatturato dall’advertising o dalle vendite?

Un’app con un’utenza fedele e attiva e alti tassi di opt-in per l’ATT potrebbe non richiedere importanti modifiche di marketing. D’altra parte, un’app con pochi opt-in che si basa sulla riattivazione di utenti persi potrebbe aver bisogno di modifiche, a causa del traffico di reingaggio ridotto, e delle capacità di personalizzare gli annunci diversificando la spesa per media.

Man mano che il dialogo sulla privacy continua, gli inserzionisti di app hanno l’opportunità di investire in soluzioni a lungo termine che possono aiutarli a navigare in questo mare in continua evoluzione. Restate aggiornati, nei prossimi mesi, su ulteriori innovazioni in merito a misurazioni, analytics e privacy che possano aiutarvi a crescere e a monetizzare con successo sulle varie piattaforme.

Articolo di: Stephanie Cuthbertson

Traduzione a cura di: Debora Melania Martuccio

I Coldplay presentano su TikTok il loro nuovo singolo ‘Higher Power’

I Coldplay tornano sulla scena musicale con un nuovo singolo, Higher Power, disponibile da oggi in anteprima esclusiva su TikTok. Un annuncio che anticipa la release ufficiale di venerdì 7 maggio via Parlophone/Atlantic.

Per 24 ore, la community globale di TikTok potrà ascoltare una clip della nuova canzone tanto attesa e utilizzarla, prima di chiunque altro, nei propri video.

Negli scorsi giorni l’account TikTok ufficiale dei Coldplay – Coldplay – aveva stuzzicato la curiosità dei fan sull’uscita del nuovo singolo pubblicando video di billboard enigmatici che rimandavano a un misterioso sito webalienradio.fm. Nel corso della settimana, tantissimi contenuti esclusivi saranno disponibili per la community e i fan.

 

@coldplayI got my hands up shaking just to let you know ##HigherPower ?♬ Higher Power – Coldplay

Higher Power è prodotto da Max Martin ed è disponibile per il preordine sulle piattaforme streaming.

I Coldplay vantano un’ampia fanbase globale su TikTok con la quale condividono tanti e diversi contenuti – dai filmati d’archivio alla partecipazione al #NationalSoilDay fino ai remake delle loro hit realizzate dai creator della piattaforma. Anche dei Creator italiani – Mirko e Valerio – hanno, in passato, conquistato Chris Martin che ha cantato sulla loro performance al violino.

Come cambia il mondo del lavoro: la nuova frontiera dell’orientamento è il podcast

Far entrare la Zed Generation in sintonia con il mondo del lavoro nelle grandi aziende, scoprire quali competenze e attitudini non possono mancare per farne parte e apprendere i metodi migliori per affrontare un percorso di selezione è la nuova sfida. Il mondo del lavoro cambia e con esso anche l’orientamento per le nuove generazioni che oggi diventa più intimo e autentico, sicuramente più smart e innovativo.

La nuova frontiera dell’orientamento al lavoro è il Podcast. E non poteva essere altrimenti visto che il fenomeno è in continua ascesa: crescita del 15% anno su anno. Secondo l’indagine condotta da Nielsen, in Italia si è passati dai 12 milioni di ascoltatori nel 2019, ai 13,9 milioni del 2020, un aumento di quasi due milioni di persone. L’audio digitale piace alle nuove generazioni che secondo i dati IPSOS sono il 52% sotto i 35 anni e con un aumento sempre più significativo di ascoltatori laureati e junior professionals.

Il suono del lavoro

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Nasce da qui la serie “Il suono del lavoro”: per la prima volta nella storia un podcast interaziendale per orientare i giovani alla carriera professionale. Ad idearlo That’s Y, il più affermato podcast italiano dedicato alle nuove generazioni e al people management, nato meno di un anno fa: un luogo digitale di incontro di voci e riflessioni che promuove tutte le settimane la valorizzazione dei temi dell’inclusione generazionale, sempre più attenzionati anche dall’agenda politica ed economica.

A dispensare segreti e consigli saranno proprio le voci HR di grandi realtà nazionali e multinazionali; numerosi i manager che hanno risposto con passione: un’iniziativa storica per il mondo delle Risorse Umane, per quello del podcasting e per l’ambito dell’orientamento al lavoro per le nuove generazioni. 26 episodi, 19 aziende e più di 80 minuti di consigli e “job tips” che i professionisti donano come iniziativa di responsabilità sociale verso la Zed Generation, annunciati nella puntata di lancio prevista proprio il 1 maggio 2021 e poi quotidianamente dalla pagina Instagram di That’s Y.

In un mondo velocissimo ed incerto, è difficile comprendere le informazioni. Ma attraverso il potere dell’ascolto può essere efficace acquisirle in maniera autentica e profonda, direttamente da chi tutti i giorni si occupa di lavoro in azienda

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Questa è la scommessa che fa Giulio Beronia, autore e curatore di That’s Y. 

“Il suono del lavoro” sarà in programma dal 3 al 27 maggio, dal lunedì al venerdì dalle 8.00; ogni giorno un episodio in podcast di 5 minuti per orientare i giovani verso un mercato del lavoro che ha sempre più bisogno di fiducia e motivazione per incontrarlo. Le puntate saranno disponibili sul canale “That’s Y – Generazioni al lavoro!” attraverso le principali piattaforme audio: Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Spreaker e Amazon Music.

Short Video: strumenti e best practice per usarli al meglio

Sesto appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Abbiamo deciso di dedicare questa puntata a un trend sempre più in forte aumento sui social network: gli Short Video. Ospite di questo appuntamento è Eliana Salvi, Founder e Managing Director di Cosmic, agenzia verticale dei video brevi.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Come si identificano gli Short Video: min 03.00
  • Le metriche e KPI da analizzare: min 06.50
  • Differenze tra Tik e Tok e IG Reels: min 10.20
  • Case adv di Tik Tok: min 14.20
  • I brand che si muovono meglio nel settore: min 21.20
  • Il futuro del Video Advertising: min 26.20

sfide in ufficio per il 2021

Le sfide più ardue per il settore HR nei prossimi mesi

La pandemia ha imposto un’accelerazione forzata e, in parte, disorganizzata verso la trasformazione digitale; contesto che ha portato le direzioni HR ad assumere un ruolo fondamentale all’interno delle imprese.

Le HR stanno oggi affrontando numerose sfide, tra le quali:

  • riqualificazione del personale interno al fine di riallinearlo alle nuove metodologie di lavoro agile, mappatura delle competenze del personale attraverso processi di upskilling e reskilling;
  • riorganizzazione del lavoro agile;
  • creazione di una nuova employee experience;
  • ingaggio della generazion Z.

Il processo di inserimento di nuove figure in azienda passa dal rinnovamento delle risorse già esistenti e deve essere pianificato attentamente, soprattutto in una situazione economica sfavorevole come quella che stiamo vivendo.

Covid-19: lo scenario occupazionale

Lo scenario lavorativo attuale è incerto, il tasso di disoccupazione è in aumento, il ricorso agli ammortizzatori sociali è sempre più alto, situazione che potrebbe anche inasprirsi qualora il Governo decidesse di eliminare il cosiddetto blocco dei licenziamenti.

In Italia

Secondo quanto rileva l’Istat, a dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini.

Nei dodici mesi, il saldo è negativo per 444.000 unità (-1,9%) ed è composto da 312.000 donne e 132.000 uomini. Il tasso di disoccupazione è salito al 9,0% (+0,2 punti) a dicembre.

La diminuzione dell’occupazione (-0,4% rispetto a novembre) coinvolge, oltre alle donne, i dipendenti e autonomi e caratterizza tutte le classi d’età, con l’unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita. I lavoratori autonomi sono diminuiti il mese scorso di 79.000 unità (80%), i dipendenti di 23.000 unità.

Nell’arco dell’anno, gli indipendenti sono scesi di 209.000 unità. Tra i lavoratori dipendenti, a pagare il conto sono solo i lavoratori a termine che scendono di 393.000 unita, a fronte di un aumento di 158.000 unità di quelli permanenti grazie al blocco dei licenziamenti. Quasi un giovane su tre è disoccupato.

In USA

Il New York Times prevede che la disoccupazione negli Stati Uniti si attesterà intorno al 13%, il tasso di disoccupazione più alto dalla Grande Depressione. Inoltre, circa 6,6 milioni di americani hanno presentato domanda di disoccupazione da marzo 2021, il peggior dato dal 1982.

Ripartire non sarà facile né per le aziende né per i lavoratori.

Diverse sono le sfide che il settore HR dovrà affrontare per uscire da questo epocale momento di difficoltà.

È per questo che le HR devono iniziare a pianificare strategicamente i passi da seguire per riqualificare il personale dipendente puntando su reskilling e upskilling.

Sfida 1: Reskilling e Upskilling del personale

Definzioni

Reskilling indica lo sviluppo di abilità significativamente differenti per far sì che una persona sia in grado di ricoprire un ruolo diverso. Ad esempio, riqualificare un ex cassiere affinché diventi un personal shopper.

Upskilling indica lo sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo attuale. Ad esempio, uno sviluppatore di software che apprende un nuovo linguaggio di codifica.

È importante capire da dove proviene la necessità di migliorare le competenze e di riqualificarle nonché capire come avviene questo processo.

Attraverso corretti percorsi di upskilling e reskilling, i dipendenti acquisiranno maggiori conoscenze e si abitueranno a interagire in modo più veloce ai cambiamenti che il mercato richiede, dando un contributo attivo e proattivo all’azienda.

Per esempio, in una situazione di blocco dei licenziamenti e con le assunzioni congelate, le HR potrebbero riqualificare le risorse presenti, anche attraverso percorsi di coaching tra pari (coaching peer-to-peer) o, in alternativa, riassegnare le persone  in base alle esigenze dell’azienda. Le HR sono il driver primario di questi cambiamenti, ridefinendo le competenze, potranno trovare i talenti internamente senza doverli cercare all’esterno.

Le organizzazioni, per sopravvivere a questi momenti difficili, devono puntare su una forza lavoro flessibile, agile, reattiva e pronta a apprendere nuove competenze.

Il processo di reskilling e upskilling, per essere efficace ed efficiente, deve rispettare alcuni presupposti:

  1. liberare tempo. In situazioni lavorative come quella che stiamo vivendo è importante che le risorse siano reattive al fine di assumere ruoli lavorativi diversi in poco tempo. Per ottenere ciò, occorre accelerare i processi di apprendimento, accorciando i tempi di apprendimento stesso così che le risorse arrivino velocemente a ricoprire il nuovo ruolo per cui sono stati identificati.
  2. condividere idee. Ora che le aziende hanno meno personale, l’apprendimento collaborativo diventa sempre più importante. La condivisione della conoscenza, diretta e indiretta è fondamentale in un momento storico in cui le risorse sono delocalizzate, altre non più operative o in aspettativa.  Gli ambienti di apprendimento collaborativo consentono il miglioramento delle competenze e la riqualificazione in modo semplice e intuitivo, consentendo ai colleghi di formarsi a vicenda.
  3. favorire l’apprendimento mobile: l’apprendimento remoto (DDI) non è solo riservato agli studenti di ogni genere e grado, ma vale anche per chi lavora. Smartphone e tablet svolgono un ruolo cruciale nell’eLearning on the job, soprattutto per tutti coloro che lavorano a distanza, attraverso percorsi di micro apprendimento.

 

Sfida 2: Lavoro Agile e riorganizzazione delle HR

L’HR manager dovrà continuare a potenziare il lavoro agile all’interno delle organizzazioni, puntando sempre di più sullo Smart Working in modo strutturato.

Lo Smart Working sarà, anche per il 2021 (e per gli anni a seguire), una delle forme contrattuali che le aziende utilizzeranno con più frequenza, non solo per la contingente situazione pandemica che impone ancora il distanziamento sociale, ma anche per i vantaggi che lo SW porta con sé.

Le HR devono lavorare per cambiare la cultura aziendale, eliminando le forti resistenze al cambiamento da parte di manager e imprenditori riorganizzando completamente le metodologie di lavoro.

La riorganizzazione sarà una delle sfide più importanti per il 2021 che comporterà, da parte delle aziende, uno sforzo in termini di investimento, produttività e obiettivi.

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Sfida 3: Creazione di una nuova employee experience

Questa sfida è strettamente correlata alla sfida 1.

Le HR dovranno continuare a consolidare la employee experience su una forza lavoro delocalizzata, rivendendo tutti i processi di onboardinig, retention, valutazione delle competenze, processi di talent management e revisionare anche il piano dei benefit.

Dovranno puntare sull’engagement dei dipendenti, quel forte legame tra azienda e lavoratore che crea un ambiente di condivisione di valori, obiettivi e della vision aziendale.

In un clima così difficile come quello che stiamo vivendo, lavorare sull’engagement consente di creare un ambiente di lavoro in cui sicurezza psicologica e fiducia diventano i driver principali.

Le Risorse Umane dovranno quindi lavorare per creare un luogo di lavoro che curi la crescita professionale e l’employability delle persone, in un’ottica di lungo periodo.

Per agevolare questo processo, in uno scenario lavorativo ibrido, occorrerà introdurre strumenti scientifici, basati sul real time che consentano di valutare velocemente lo stato dell’engagement delle persone.

Sfida 4: Ingaggiare le Generazione Z

Tra le sfide che le HR dovranno affrontare, troviamo anche il tema generazionale.

Oggi nelle organizzazioni coesistono circa 4/5 generazioni che lavorano insieme, ma che sono formalmente molto diverse sia culturalmente che nella modalità di svolgimento del lavoro.

La Gen Z è quella che oggi si sta facendo largo all’interno del mondo del lavoro, generazione che ha una sua precisa scala di valori, priorità e motivazioni.

Le HR dovranno quindi adattare e aggiornare i percorsi di carriera, le policy e i benefit per motivare, coinvolgere ed ingaggiare questi nuovi “colleghi”.

Sfida 5: Promuovere la diversity

Il 2020 è stato l’anno che ha segnato l’accentuarsi  anche del gender gap. Molte madri lavoratrici hanno dovuto rinunciare al lavoro per prendersi cura dei figli durante il lockdown.

Il gender gap è ancora troppo elevato e gli strumenti normativi atti a conciliare al meglio vita e lavoro sono risultati fallimentari durante il periodo covid.

Le donne della cosiddetta “generazione sandwich” sono schiacciate tra la cura dei figli e/o dei genitori e il lavoro, il tutto condito con una buona dose di mancanza di condivisione delle responsabilità in famiglia e di un substrato normativo corretto.

Le HR dovranno cercare di assottigliare questo divario, recuperare terreno agevolando l’occupazione femminile anche e soprattutto nei ruoli di leadership.

Sfida 6: Corporate responsability e sostenibilità

Nel panorama attuale i dipendenti preferiscono lavorare in un’impresa che sa conciliare obiettivi di business con obiettivi sociali e ambientali, in un’ottica di sostenibilità futura.

Molti desiderano essere attori attivi nelle decisioni aziendali, al fine di contribuire al miglioramento dell’impatto ambientale, economico e sociale: sfida ardua per le HR.

Non è infatti semplice coinvolgere la forza lavoro su tematiche decisionali e sociali, occorre una strategia di business condivisa con tutti gli stakeholder aziendali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e responsabilità.

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Sfida 7: Più HR specialist

Tra i trend del 2021 va inserito anche l’aumento di professionisti HR specializzati e verticalizzati in particolare:

  • in hr analytics;
  • esperti in employer branding;
  • professionisti in talent acquisition ed engagement;
  • esperti in big data e AI;
  • focalizzati sul change management.

Grazie a queste figure specializzate e a conoscenze fondamentali come la mappa e il gap delle competenze aziendali, il dipartimento HR assumerà un ruolo sempre più importante nelle strategie aziendali.

Il futuro delle HR

Le sfide identificate sono pesantemente influenzate dalla situazione pandemica in atto, che ha cambiato le abitudini di vita e di lavoro delle persone.

Sono cambiate anche le strategie aziendali, che si sono focalizzate su una nuova organizzazione delle persone e verso una modalità di lavoro sempre più digital.

Ridisegnare i processi aziendali e, al tempo stesso, rassicurare le persone accompagnandole verso un nuovo modo di lavorare non è una sfida semplice.

Le organizzazioni dovranno inevitabilmente sostenere dei costi per potersi adeguare a questa trasformazione obbligata.

Le HR sono diventate il vero e proprio driver dell’innovazione, della digitalizzazione e del cambiamento.

Nel grande dibattito che vede di fronte HR e Digital Transformation emergono aspetti sempre più legati a nuovi modelli di leadership, al benessere delle persone e al clima aziendale. La Direzione HR non ha solo l’importante compito di guidare la transizione dalle pratiche di gestione tradizionali a quelle più innovative e digitali, ma anche quello più generale di costruire un nuovo rapporto tra persona e organizzazione abilitato dalle nuove tecnologie.