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Essere vegani, dai social alla tavola: la ricerca di TheFork ispirata al Veganuary

A pochi giorni dall’inizio della challenge Veganuary, che ogni gennaio incoraggia le persone a seguire uno stile di vita vegano per un mese, TheFork, l’app leader per la prenotazione dei ristoranti online a livello globale, ha coinvolto la sua community in un sondaggio dedicato a questa scelta alimentare. Il 19% dei rispondenti ha dichiarato di conoscere l’iniziativa e di questi l’8,5% ha aderito dal 1° gennaio. Il 27% degli utenti che invece ne hanno appreso attraverso il sondaggio, hanno dichiarato che avrebbero partecipato a seguito del questionario.

Veganuary e dieta vegan: il ruolo dei social media

L’importanza che l’alimentazione vegan sta assumendo nella dieta di molte persone d è testimoniata non solo dalle adesioni record del Veganuary 2021 (500.000 nella prima settimana), ma anche dall’ampia conversazione che esiste circa l’argomento sui Social Media. Basti pensare che su Instagram le menzioni per l’hashtag #vegan superano i 105 milioni e quelle per #veganuary sono più di 1 milione. Diversi personaggi noti sono diventati ambassador della dieta vegana, da volti più internazionali come Joaquin Phoenix, Ariana Grande e Miley Cyrus, fino a star italiane come ad esempio Simona Ventura, Paola Maugeri o ancora Anna Oxa. I dati raccolti da TheFork lo confermano: il 30% sostiene di aver approfondito la propria sul veganesimo grazie ai Social Media.

I motivi principali per la scelta di una dieta vegana

Se i social media rappresentano una fonte di conoscenza del veganesimo, le motivazioni principali di chi sceglie uno stile alimentare vegan sono: la salvaguardia degli animali, la riduzione del proprio impatto ambientale sul pianeta e infine motivi di salute. Il 34% dei rispondenti ritiene infatti questo tipo di alimentazione più sana.

Le tipologie di ristoranti più apprezzati

Se invece si parla di ristoranti ad attrarre maggiormente gli utenti sono quelli che offrono una cucina vegetariana (71%), vegana (17%) o la meno nota crudista (6%), ossia una dieta che prevede il consumo di soli alimenti crudi.

Vegano ma non solo, qualche indirizzo di TheFork

La Luce, Poianella di Bressanvido, (VI) – Orto di famiglia, agricoltori locali e cucina naturale. La Luce è un ristorante dai sapori autentici in cui scoprire il vero gusto delle ricette vegetariane e vegane. Questo ristorante offre il servizio di consegna a domicilio. Puoi ordinare chiamando direttamente da TheFork.

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Selezione Naturale, Torino – “Fruit, music and vegetable”. Queste tre parole ben descrivono l’atmosfera di Selezione Naturale, un ristorante completamente dedicato alla materia prima, che viene rigorosamente da produttori locali, e alla cucina vegetariana e vegana. Questo ristorante è aperto a pranzo e offre servizio di consegna a domicilio e asporto.

L’OV – Osteria Vegetariana, Firenze – Prendete i migliori piatti della tradizione toscana e uniteli al gusto di una cucina vegetale. Otterrete così la prima osteria vegetariana di Firenze: ambiente moderno e di design e un menù tutto da provare. Questo ristorante è aperto a pranzo.

Solo Crudo, Roma – “Raw cooking and gentle cooking”, cucina cruda e gentile. Cosa significa? Che i piatti di questo ristorante sono crudi oppure preparati con cotture particolari. Il risultato? Un menù gustoso, sano e davvero originale. Questo ristorante è aperto a pranzo.

Lo Famo Sano, Pomigliano d’Arco (NA) – Un nome ironico ma sicuramente evocativo. Da Lo Famo Sano il menù è interamente vegetariano e vegano, composto da piatti preparati con la materia prima locale e soprattutto con creatività. Questo ristorante è aperto a pranzo.

La crescita esponenziale di Amazon nell’ultimo anno: dalle assunzioni alle vendite

  • La pandemia per Amazon ha segnato una crescita imprevedibile delle vendite e a queste è seguita la creazione di nuove opportunità di lavoro
  • Durante l’ultimo anno l’azienda sembra aver aggiunto una media di circa 1.400 nuovi membri del personale al giorno, spingendo la sua forza lavoro a più di 1,2 milioni di persone a livello globale

 

La crisi occupazionale data dalla pandemia non ha colpito Amazon, che durante l’ultimo anno sembra aver aggiunto una media di circa 1.400 nuovi membri del personale al giorno, spingendo la sua forza lavoro a più di 1,2 milioni di persone a livello globale (oltre il 50% rispetto all’anno precedente). 

Queste nuove opportunità di lavoro sono state destinate a persone con ogni tipo di esperienza, istruzione, livelli di competenza e non hanno riguardato solo magazzinieri, addetti a prelievo, imballaggio e spedizione della merce, autisti, ma anche responsabili dello sviluppo di software, della logistica, delle risorse umane, del customer care e dell’IT.

Ci sono state opportunità di impiego anche per il personale senza esperienza, che è stato adeguatamente formato ed inserito in azienda. Amazon, infatti, offre l’opportunità di beneficiare di percorsi formativi per accedere a diverse professioni. I numeri, invece, non includono i 100.000 lavoratori temporanei che sono stati reclutati per la stagione degli acquisti natalizi e i 500.000 corrieri (non sono dipendenti diretti di Amazon).

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Cosa offre Amazon ai propri dipendenti?

I nuovi posti di lavoro offrono una retribuzione competitiva, opportunità di crescita professionale, e un pacchetto completo di benefit, tra cui l’assicurazione sanitaria privata contro gli infortuni e sconti per acquisti sul sito. 

Amazon offre ai propri dipendenti anche sedi all’avanguardia ed un ambiente di lavoro sicuro: tra aprile e giugno sono stati investiti circa $4 miliardi per iniziative legate al COVID. Per tutelare i dipendenti, sono stati introdotti oltre 150 cambiamenti di processo tra cui una maggiore frequenza delle pulizie e della sanificazione, il mantenimento della distanza di sicurezza, il controllo della temperatura e la distribuzione di sistemi di protezione individuale. Sono state sospese tutte le riunioni, tutta la formazione viene effettuata in modalità webinar ed è stata rivista l’organizzazione delle pause e dei processi di ingresso e uscita dagli edifici.

Offrire posti di lavoro con una retribuzione leader del settore e un’ottima assistenza sanitaria è ancora più significativo in un momento come questo.

ha sottolineato Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon.

 

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Inoltre, Amazon ha stanziato anche 500 milioni di dollari come bonus natalizio per tutti dipendenti della logistica, per il lavoro straordinario dovuto all’emergenza. Ad esempio, in Italia, i dipendenti del settore logistico e dei fornitori, avranno diritto a un bonus di 300 euro. Che gli “affari” di Amazon stessero andando particolarmente bene non era certo un mistero. Ma come sono andate esattamente le vendite di quest’anno?

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La crescita delle vendite grazie alla pandemia

Secondo le statistiche, tra aprile a giugno, Amazon avrebbe venduto il 57% in più di articoli, rispetto all’anno precedente e nel terzo trimestre sarebbe stato registrato il triplo dell’utile netto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

Come se non bastasse, per le festività natalizie il colosso dell’eCommerce ha visto un’ulteriore incremento delle vendite. D’altro canto l’edizione del Black Friday e del Cyber Monday di quest’anno sono state le migliori di sempre: le piccole e medie imprese che vendono su Amazon, nonostante le limitazioni della pandemia, hanno ottenuto una crescita delle vendite del 60% rispetto all’anno precedente. 

Per non parlare dell’Amazon Prime Day, che si è svolto ad ottobre. Tra i prodotti più acquistati, a livello mondiale, sono stati segnalati Echo Dot, Fire Tv Stick 4K Ultra HD con telecomando vocale Alexa, iRobot Roomba, il filtro personale per l’acqua LifeStraw,  le cuffie wireless Bose QuietComfort 35 (serie II), lo smartwatch Fitbit Versa 2 e il casco di Stormtrooper di Star Wars.

Echo dot Amazon

In Italia, i prodotti più gettonati sono stati il videogioco “Fifa 21”, la PlayStation 4, con incluso upgrade per PS5, le capsule di caffè Borbone e le mascherine FFP2.

In Francia hanno spopolato i pannolini Pampers Premium Protection, lo Spazzolino Elettrico Ricaricabile Braun Oral-B Pro 2 2500, ed il Gufo Lego di Harry Potter.

In Spagna, tra i prodotti più acquistati c’è stato il detersivo per lavastoviglie Finish Powerball All in 1 Max, la crema giorno L’Oréal Paris Men Expert – 24H Hydra Energetic e la cartuccia universale per caraffa filtrante Brita Maxtra.

Nel Regno Unito tra i prodotti più venduti ci sono lo Shark, la Scopa elettrica Celebrations, lo spazzolino elettrico Oral-B Smart 6 6000N Crossaction.

Infine, negli USA, invece, non sono mancati l’iRobot Roomba Robot Vacuum, il Myq Apriporta Smart Wireless & Wifi per Garage, il filtro personale per acqua Lifestraw ed il gioco in scatola Kids against Maturity.

Anche le vendite di alcolici, di prodotti di bellezza e gli articoli per i bambini sono più che raddoppiati quest’anno, grazie all’aggressiva strategia di prezzo del gigante dell’eCommerce. L’analisi dei dati riguardante la vendita di alcool su amazon.com tra luglio e ottobre 2020, ad esempio, ha mostrato un aumento del 121% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

Creative Trends 2021: la vision di Vicky Gitto, presidente Art Directors Club Italia

Per questo 2020 insolito e turbolento, non potevamo proprio lasciarti senza regalo di Natale. Non lo troverai sotto l’albero, ma direttamente qui su Ninja. Abbiamo inaugurato il ciclo dei Webinar PRO: approfondimenti ed insight con i veri guru del digital, interviste esclusive e dedicate ai PRO member.

A tagliare il nastro con Mirko Pallera, founder di Ninja, è stato Vicky GittoPresidente dell’Art Directors Club e founder dell’agenzia creativa GittoBattaglia22.

In questa piacevole intervista ci ha mostrato, da una posizione privilegiata, la sua visione sulle tendenze creative, sociali e tecnologiche che riserverà il 2021. Degli insight davvero utili su come sta cambiando la comunicazione dei Brand.

Non ti resta che scoprirlo e assaporare l’ultima novità targata Ninja!


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Come viaggeremo il prossimo anno? I trend 2021 per la travel industry

Il 2020 è stata una vera e propria sfida per i viaggiatori di tutto il mondo. L’emergenza sanitaria ha sconvolto tutti i piani, portando a rivedere i programmi di viaggio e la stessa possibilità di spostarsi in alcuni momenti dell’anno. 

Inevitabilmente, è stato un anno difficile per tutto il settore del turismo. Basti pensare che, secondo il barometro di Federalberghi, il calo del fatturato dei servizi turistici in Italia è stato del 71,4% nel secondo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Tra frontiere chiuse e restrizioni, stanno emergendo nuovi trend, fenomeni e abitudini dei viaggiatori che porteranno enti turistici, compagnie aeree, hotel e strutture ricettive ad adattarsi.

Analizzando i comportamenti e le preferenze degli italiani negli ultimi mesi, Volagratis ha individuato sei trend di viaggio che hanno iniziato ad emergere quest’anno e molto probabilmente delineeranno anche il prossimo.

Staycation: la vacanza appena fuori porta

Esplorare i dintorni e sentirsi dei veri turisti nella propria città,  per rigenerarsi e creare un’esperienza di viaggio di prossimità: ecco servita la cosiddetta “staycation”. Un fenomeno che è esploso quest’anno in seguito alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, che hanno portato ad una diminuzione dei viaggi aerei. Gli italiani hanno scelto di viaggiare “in casa” e a “corto raggio”, spostandosi soprattutto in auto o in treno, e rimanendo tra i confini della propria regione o – addirittura – della propria città o provincia, facendo così registrare trend positivi per le sole prenotazioni alberghiere. 

A dimostrarlo anche i dati registrati quest’estate da Volagratis.com: l’Italia – insieme alla Spagna – ha puntato molto sul turismo domestico, passando dal 36% al 54% di viaggiatori che hanno scelto di rimanere tra i confini nazionali. Non a caso, gli hotel hanno segnato una crescita del 9% rispetto all’anno precedente. In Francia la crescita relativa ai viaggi “in casa” è risultata più contenuta (dal 21% al 33%) mentre in Germania e Gran Bretagna si è segnalata una diminuzione: nel primo caso si è passati dal 12% al 10%, mentre nel secondo caso dal 21% al 18%. 

social hanno trasformato Marketing del turismo

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Workation: lavorare in vacanza

La chiamano “workation” ed è la nuova tendenza di viaggio emersa nel 2020 che ci accompagnerà anche nel prossimo anno: significa unire l’utile al dilettevole e lavorare da remoto in un luogo di vacanza. Che sia al mare o in montagna, l’importante è avere a disposizione un hotel o un resort con servizi digitali evoluti e stanze che permettano di rimanere connessi h24 per mandare mail e fare videocall ma godersi poi, una volta chiuso il computer, una passeggiata all’aria aperta in un luogo da sogno. Molti alberghi e strutture ricettive si stanno già attrezzando per queste necessità e per offrire anche nei prossimi mesi servizi dedicati a chi vuole lavorare sentendosi un po’ in vacanza. 

turismo covid-19

Distanziamento sociale: vacanze in luoghi lontani dalla folla

Il concetto del distanziamento sociale è stato un vero e proprio leit motiv durante il 2020 e probabilmente continuerà ad esserlo anche nel 2021. Questo ha fatto sì che venissero privilegiate le vacanze in destinazioni spesso solo sfiorate dai classici itinerari turistici o immerse nella natura. Si prevede ad esempio la valorizzazione dei borghi, delle località di lago e della montagna, tra itinerari e paesi immersi nella natura. In particolare, l’interesse degli italiani per le destinazioni ad alta quota è già emerso questo autunno, con un aumento delle ricerche su Volagratis.com del 39% rispetto allo stesso periodo del 2019. 

In gruppo o in famiglia: nel 2021 si viaggia insieme

Nel 2020 feste, matrimoni e grandi eventi sono stati annullati, così come i viaggi di gruppo, con la famiglia o con gli amici: coppie e single hanno rappresentato l’80% delle prenotazioni. Per il 2021 l’aspettativa – e la speranza – è quella di una crescita delle prenotazioni di gruppo, per ritrovarsi con gli amici in qualche parte del mondo, cosa che non è stato possibile fare nel 2020. 

Viaggiare lentamente

Il 2020 ha di fatto costretto le persone a rallentare e a rivedere i propri ritmi. Nei viaggi, questo ha significato l’emergere del cosiddetto “slow travel”, il turismo lento: viaggiare lentamente significa prendersi il proprio tempo per immergersi nella cultura e nella tradizione di un luogo, spostandosi anche a piedi o in bicicletta e senza spostarsi da un posto all’altro, privilegiando ad esempio soggiorni più lunghi. 

Il ritorno del last-minute

Meno attese, ricerche e indugi nelle prenotazioni: tornano a trionfare le vacanze last-minute. La situazione di incertezza dell’ultimo anno ha portato i viaggiatori ad approfittare dei periodi di maggiori tranquillità o delle revoche di limitazioni agli spostamenti, così, non appena se ne presenta l’occasione, si cerca la migliore offerta e si prenota rapidamente, anche per partire il giorno successivo. Una tendenza che continuerà ad accompagnarci nel 2021 e che richiederà anche un adattamento al trend da parte di alcune strutture ricettive generalmente abituate a gestire le prenotazioni con largo anticipo.

lavoro remoto coronavirus

La sostenibilità dei modelli di lavoro distribuito: priorità per le aziende

  • Le aziende devono riconsiderare le strategie relative alle risorse umane
  • La produttività non è stata ostacolata, ma molti dipendenti e collaboratori hanno difficoltà a comunicare in un ambiente distribuito e ibrido
  • Molti dirigenti sono chiamati a far fronte alle fluttuazioni della domanda, a sostenere i dipendenti nel lavoro a distanza

 

Parlare di incremento dello Smart Working in epoca di Covid-19 è quasi una banalità, più che altro il focus va posizionato sulla qualità del lavoro da casa, a prescindere dalla posizione geografica nella quale ci si trova, la keyword di questa transazione è la sostenibilità.

La gestione della forza lavoro remota su larga scala è una sfida. I business model non erano programmati al repentino passaggio del lavoro distribuito. Per sostenere questo modello professionale, le aziende devono riconsiderare le strategie relative alle risorse umane e ai processi  interni consentendo il successo dei dipendenti, in qualità di e Key Performance Indicator e soddisfazione personale.

In merito a ciò sono stati resi noti i dati della ricerca di IBM Institute for Business Value e Oxford, studio inerente l’arco temporale: aprile – luglio 2020.

Ma cosa include la sostenibilità lavorativa? Vediamo insieme alcuni quesiti

elearning e smart working

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Ogni lavoratore ha una serie unica di sfide in base alle proprie circostanze casalinghe. Nonostante le difficoltà, il lavoro quotidiano deve continuare. I dati dello studio indicano che la produttività non è stata ostacolata, ma molti dipendenti e collaboratori hanno difficoltà a comunicare in questo ambiente distribuito e ibrido. Un crescente numero di risorse si rivolge ai leader aziendali per aggiornamenti più chiari e una condivisione delle informazioni semplificata.

Le aziende utilizzano strumenti più collaborativi?

L’adozione è aumentata. La  previsione per il mese di ottobre 2020  ha stimato che il 69,0% delle aziende statunitensi con oltre 100 dipendenti dovrebbe aver utilizzato strumenti di comunicazione e collaborazione digitali. Si tratta di un aumento di 15 punti percentuali rispetto al 2019, quando il 54,0% delle aziende utilizzava in parte tali applicazioni.

Qual è il futuro del lavoro dopo il coronavirus?

La trasformazione del posto di lavoro si sta sviluppando a un ritmo rapido e plasmerà il mondo aziendale per decenni. Il futuro sarà probabilmente un modello ibrido di lavoro remoto e in ufficio in cui i dipendenti hanno una maggiore flessibilità e l’ufficio è riservato per check-in e riunioni occasionali. Alcune aziende stanno già eseguendo programmi pilota per vedere come potrebbe essere un ritorno in ufficio.

Cosa evidenzia la ricerca?

La pandemia ha plasmato molte rigidità regolamentari che ogni azienda adottava, per passare a un modello di dipendenti distribuiti in modo meno brusco. Il  rapporto descrive in dettaglio le migliori strategie rispetto alle persone e ai processi per rendere sempre più sostenibile il lavoro a distanza.

Adattarsi alla sostenibilità del lavoro distribuito è un passo avanti che migliorerà i rapporti umani all'interno dei team.

Metodologia

I dati inerenti al rapporto dell’IBM Institute for Business Value e Oxford Economics intitolato: “COVID-19 e il futuro del business”, coinvolgono 3.450 dirigenti in di 22 Paese che sono stati intervistati telefonicamente tra aprile e luglio 2020 e 13.374 adulti di età superiore ai 18 anni  (di 8 Paesi) 

Alcuni top manager emergenti e particolarmente proattivi, intraprendono azioni volte a restare competitivi per continuare a crescere in termini di sostenibilità.

Miglioramento della scalabilità e della flessibilità operativa

La discontinuità generata dalla pandemia COVID-19 ha dimostrato l’importanza di essere preparati a gestire i cambiamenti. Molti dirigenti sono chiamati a far fronte alle fluttuazioni della domanda, a sostenere i dipendenti nel lavoro a distanza e tenere conto della necessità di ridurre i costi. Lo studio rivela anche che la maggior parte delle organizzazioni sta modificando in modo permanente la propria strategia organizzativa. Ad esempio, il 94% degli Executives prevede di adottare modelli di business platform-based entro il 2022 e molti aumentano la partecipazione agli ecosistemi e alle reti di partner.

Mettere in atto queste nuove strategie potrebbe richiedere un’infrastruttura IT più scalabile e flessibile. Gli Executive si sono già attivati su questo fronte: secondo la ricerca, la tecnologia cloud registrerà una crescita del 20% nei prossimi due anni. Inoltre, i dirigenti migreranno in cloud un numero sempre maggiore di attività, tra cui il customer engagement e il marketing.

Intelligenza artificiale, automazione e altre tecnologie esponenziali per migliorare i flussi di lavoro

La tecnologia dell'Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%

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La pandemia COVID-19 ha causato l’interruzione di molti flussi di lavoro tradizionali e di processi critici che erano al centro delle organizzazioni. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’automazione e la sicurezza informatica possono rendere i flussi di lavoro più intelligenti, reattivi e sicuri – e hanno sempre maggiore priorità secondo i top manager intervistati. Lo studio rivela inoltre che:

  • La tecnologia AI avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%;
  • Il 60% dei dirigenti intervistati ha già accelerato l’automazione dei processi e nel corso dei prossimi 2 anni questa riguarderà tutte le funzioni aziendali; gli italiani, in linea con lo scenario globale, prevedono di introdurre l’automazione in tutte le aree aziendali, con particolare riferimento a quella degli acquisti, dei rischi, della supply chain e della R&S;
  • Il 76% dei dirigenti intervistati prevede di dare la priorità alla sicurezza informatica, che duplicherà il valore rispetto all’attuale.

Si assiste a un incremento degli investimenti in cloud, AI, automazione e altre tecnologie esponenziali: per questo, secondo IBM, è fondamentale tenere conto delle necessità di chi ne fruisce, come ad esempio i dipendenti, garantendo un’esperienza positiva a favore di innovazione e produttività.

La sicurezza sul lavoro, che fino a 2 anni fa rappresentava una priorità per il 2% dei top manager italiani, è destinata ad accrescere progressivamente la sua importanza. Se oggi è oggetto di particolare attenzione da parte del 18% dei dirigenti italiani, si prevede che nel 2022 possa arrivare al 53%.

Guidare, coinvolgere e abilitare in modo sostenibile la forza lavoro

 

Le 5 persone da includere nel tuo digital marketing dream team

La ricerca rivela una rinnovata attenzione verso le persone durante la pandemia, che ha portato i dipendenti a lavorare al di fuori dei contesti abituali e affrontare situazioni di stress e incertezza.

Viene dimostrato come la pandemia abbia modificato le aspettative dei dipendenti nei confronti dei loro datori di lavoro, chiamati ad esercitare un ruolo attivo nel contribuire al benessere fisico e mentale, così come nel fornire la competenza necessaria per imparare a lavorare in modo diverso. Gli Executive collocano il benessere dei dipendenti tra le loro massime priorità.

In questo contesto secondo IBM è fondamentale la presenza di dirigenti che mettano al primo posto il benessere dei dipendenti. I leader empatici sono in grado di incoraggiare la responsabilità personale e stimolare i dipendenti a lavorare in team, applicando metodologie Agile e di Design Thinking e strumenti e tecniche di DevOps. Le organizzazioni dovrebbero anche considerare l’adozione di un modello olistico e multimediale di sviluppo delle competenze per aiutare i dipendenti a sviluppare le abilità comportamentali e le tecniche necessarie per lavorare nella nuova normalità e promuovere una cultura dell’apprendimento continuo.

Le sfide che le aziende oggi si trovano ad affrontare sono in netto aumento, ma sarà proprio il cambiamento a far aumentare i profitti e il valore dei brand, perché adattarsi alla sostenibilità del lavoro distribuito  è un passo avanti che migliorerà i rapporti umani all’interno dei team e avrà ricadute positive in termini economici e sociali per tutto il Paese.

Il quartiere torna ad essere centro con la riscoperta dei piccoli negozi

  • La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, alla chiusura di centinaia, se non addirittura migliaia, di piccoli negozi alimentari
  • La diminuzione dei salari e l’aumento del tasso di disoccupazione hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio
  • Fino agli anni 80′ fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale e chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente

 

La proliferazione irrazionale di iper e supermercati ha portato, negli ultimi anni, non solo allo stravolgimento del tessuto urbano ma anche alla chiusura di centinaia – se non addirittura migliaia – di piccoli negozi alimentari.

Le classiche “botteghe di paese”, di cui spesso sentiamo parlare, con nostalgia e rassegnazione.

L’affermazione della GDO in Italia e la spesa come necessità

Tuttavia, a favorire l’espansione e l’affermazione della GDO in Italia, a scapito delle piccole produzioni artigianali, siamo stati noi.

Proprio noi, che oggi ci lamentiamo di ciò che abbiamo perso.

In realtà, però, la nostra è stata una scelta obbligata: la diminuzione dei salari, infatti, e l’aumento del tasso di disoccupazione – soprattutto tra gli under 30 – hanno richiesto una maggiore attenzione alla spese e una più oculata gestione del portafoglio.

E la GDO, grazie al proprio potere contrattuale – di gran lunga superiore a quello delle piccole realtà commerciali – è riuscita a soddisfare questa necessità, che “fa le pulci” al centesimo.

È cambiato, dunque, il nostro modo di fare ed intendere la spesa, che da occasione di socialità è diventata attività routinaria: camminiamo a passo svelto lungo le corsie, con lo sguardo fisso sulle offerte, segnalate mediante cartellini ed etichette fluorescenti, e riempiamo il carrello di prodotti all’apparenza convenienti, della cui provenienza e composizione raramente ci interessiamo.

Insomma, ci mescoliamo tra la folla, cercando di mantenere, se possibile, l’anonimato. Un tempo, invece, la realtà era ben diversa – come i nostri nonni e genitori ci possono confermare.

Retail et consommation: quel lendemain ?

Il valore sociale del “fare la spesa”

Fino agli anni 80′, infatti, fare la spesa nelle botteghe di paese era assolutamente normale.

La vita si svolgeva principalmente all’interno di piccoli centri urbani, dove ci si conosceva tutti, tanto che molte famiglie venivano identificate con soprannomi spesse volte stravaganti, legati a caratteristiche somatiche o comportamentali del capostipite.

Dunque, era difficile passare inosservati.

E chi entrava in negozio, lo faceva anche per scambiare “quattro chiacchiere” con un amico oppure con un conoscente, magari per ovviare a quella solitudine che oggi attanaglia molti di noi, nonostante le numerose soluzioni per tenerci in contatto.

Una quotidianità più semplice e, senza dubbio, meno pretenziosa di quella attuale, in cui le relazioni umane rivestivano ancora un ruolo importante, fondamentale.

Perfino con i negozianti si tendeva ad instaurare un rapporto sincero, di fiducia reciproca, che sottendeva la certezza di un buon acquisto. Poi, come vuole l’antico proverbio, il pesce grande ha mangiato quello più piccolo, e la “magia” è svanita in una nuvola di bolle.

Vecchie botteghe italiane - Il Post

Il riscatto dei piccoli negozi

Tuttavia, alla trama romantica – e a volte drammatica -, che possiamo costruire attorno ai piccoli negozi alimentari, dobbiamo aggiungere che, pian piano, queste realtà stanno tornando alla ribalta, anche grazie all’aumentata sensibilità delle persone verso temi come la sostenibilità ambientale e il chilometro zero.

Sempre più persone, infatti, ricercano prodotti dal gusto genuino ed autentico, provenienti da piccoli produttori locali che, alla sapienza artigianale, uniscono amore e passione per il proprio lavoro.

Un segnale, dunque, di ritorno alla semplicità, al piacere di conoscere e del mangiar bene, oltre che della socializzazione.

E anche se la GDO continuerà la propria espansione, offrendo una varietà sempre più grande di prodotti, c’è chi, nel proprio piccolo, cercherà di dare valore alle specialità regionali, soprattutto grazie alla propria personalità e alla capacità di “saper raccontare”, senza necessariamente dar adito a superflue forme di competizione.

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Piccoli negozi: tra luoghi comuni e falsi miti

E se in questo periodo, in cui gli spostamenti sono stati limitati, proviamo ad entrare nella bottega più vicina a noi, potremmo accorgerci che:

  • I prezzi non sono così alti come ricordavamo, anzi, a volte risultano davvero convenienti;
  • Gli imballaggi spesso sono ridotti rispetto ai supermercati;
  • Andare a fare la spesa a piedi è piacevole, e per una volta possiamo lasciare l’auto in garage;
  • Dal fornaio di quartiere troviamo dell’ottimo pane fresco e dei prodotti tipici di cui ci eravamo dimenticati;
  • Fare la spesa sotto casa ci consente di comprare meno e meglio, e di avere a disposizione prodotti sempre freschi;
  • I proprietari di negozi specializzati possono diventare i nostri esperti di fiducia per la scelta di prodotti e regali;
  • Conoscere di persona i negozianti, le commesse e le cassiere, scambiando quattro chiacchiere, ci rende più umani, vitali e cortesi;
  • Alcuni negozianti si occupano personalmente di consegnare a domicilio il pane o la spesa: un servizio utile per gli anziani, per chi non ha l’auto e in caso di emergenza;
  • Fare la spesa nei piccoli negozi è meno stressante e ci porta ad essere più attenti alla qualità piuttosto che alla quantità.

A volte basta poco per smentire un luogo comune, quanto mai obsoleto. In ogni caso, ad oggi, sostenere un piccolo commerciante, significa anche garantire la sopravvivenza di quella micro-economia, senza la quale la macro-economia non esisterebbe.

podcast

Nuove Generazioni in ascolto: il podcast è il canale del futuro

  • Ascoltatori sempre più giovani e presenza sempre più nutrita di professionisti
  • I “podcast lovers” sono profili socio-culturalmente qualificati, attenti e ricettivi ai contenuti

La bulimia del video inizia ad avere un’alternativa anche nel pubblico giovanile. Lo dicono i dati dell’ultima ricerca IPSOS “Digital Audio Survey” 2020, che ha confermato ancora una volta i tassi di crescita con un aumento del 4% del numero di ascoltatori di podcast nell’ultimo mese. Ma salta all’occhio da subito che su 8,5 milioni di ascoltatori mensili il 52% è rappresentato da giovani ascoltatori under 35 e un 19% di studenti.

È in forte aumento quindi l’abilità da parte del podcasting di intercettare un target sempre molto ricercato nella competizione così forte che esiste nel panorama digitale. Non solo, in ottica di employer branding e coinvolgimento di profili specializzati è interessante notare, stando ai dati della ricerca, quanto il podcast sia una piattaforma utile a comunicare con target qualificati, istruiti e curiosi, seppure distratti da tantissimi altri stimoli “videoformi”: il 61% ascolta un episodio per l’intera sua durata (rispetto al 45% del 2019) e il 71% un’intera serie.

Il target analizzato dalla ricerca vede complessivamente una platea di consumatori attenti e ricettivi, che si dimostrano influencer nei confronti dei propri pari di generazione (il 75% da con continuità consigli su film, giochi e musica), ma anche sensibili all’innovazione e alle dinamiche della premiumness (il 60% tende a preferire prodotti e servizi premium piuttosto che standard o free). La relazione con il brand, inoltre, è ancor meglio sottolineata dalle capacità di ricordare le pubblicità ascoltate durante la fruizione (69% del campione) in aumento sui podcast interamente centrati su un brand sponsor (29% rispetto al 26% della rilevazione 2019) e dalla capacità di attivazione/conversione rispetto all’acquisto di un prodotto o servizio (la metà degli ascoltatori compie un’azione verso il brand di cui ha ascoltato il podcast e il restante cerca informazioni, ne parla con amici e conoscenti e per una decima parte acquista).

La scelta di ascoltare un podcast è sempre guidata dall’interesse per argomenti specifici, anche rispetto alla presenza di un host più o meno riconosciuto; ma a confronto con lo scorso anno cresce anche l’effetto di condivisione e amplificazione di quei contenuti sui social da parte degli ascoltatori. Il 22% degli intervistati afferma, infatti, di aver visto un post che pubblicizzava il podcast sui social con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente.

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Se vogliamo scoprire la prossima evoluzione di questi trend è utile guardare al mercato americano, dove si è già sviluppata largamente la cultura del podcasting, in maniera particolare nella fascia giovanile di popolazione: le statistiche sui podcast 2020 di Edison Research e Triton Digital sono state recentemente pubblicate come parte dello studio annuale “The Infinite Dial” è indicato che la metà (49%) degli americani di età compresa tra 12 e 34 anni ascolta almeno un podcast al mese rispetto al 42% del 2019 (prevalentemente su Spotify). Negli States, a livello scolastico e universitario, non è infatti insolito per gli studenti ricevere da parte degli insegnanti, oltre ai libri di testo, anche una serie di contenuti podcast da ascoltare.

Per spiegare questo felice binomio tra nuove generazioni e podcasting non dobbiamo pensare in maniera riduttiva al solo utilizzo dello strumento smartphone come facilitatore della diffusione (poiché non si tratta ormai di una sola prerogativa giovanile – ed inoltre, tra i dati IPSOS 2020 spicca sempre di più anche l’utilizzo degli smart speaker con un 15% rispetto al 9% dell’anno precedente) semmai nella ricerca di nuove frontiere di espressione da parte dei più giovani e nella potenza evocativa che risiede nell’audio, il quale avvicina notevolmente alla fruizione di contenuti autentici ed emozionali attraverso il potere della voce.

Un po’ come nel fenomeno delle radio libere degli anni ’70, un motivo di diffusione attraverso il target giovanile è individuabile probabilmente nell’opportunità, praticamente alla portata di tutti, di diventare producer di contenuti originali, “radiofonici” e alternativi rispetto alla carriera di vlogger/youtuber.

Il podcast, al contempo, si dimostra essere anche uno strumento di digital wellbeing. Indipendentemente dalla generazione di appartenenza, questo periodo storico ha permesso agli utenti di scegliere e fruire un canale diverso che aiuta a distaccare dal dispendio energetico, e dai disturbi dell’attenzione, che provoca l’esposizione agli innumerevoli video digitali e agli stimoli dei social network. Questa lettura è ulteriormente confermata dall’indagine IPSOS già citata, che descrive una fruizione multitasking (“ascolto podcast mentre navigo, sbrigo faccende domestiche, mangio, bevo, cucino”) da parte degli ascoltatori che sicuramente resta prevalente, ma che aumenta significativamente anche per il «tempo esclusivo» dedicato all’ascolto (“mentre mi rilasso o non faccio altro”) per un significativo 23%.

La pandemia ha sicuramente accelerato questa dinamica e anche in futuro, quando si tornerà a fruire di più dei podcast in mobilità, alcune abitudini di ascolto domestico (attraverso gli smart speaker, in casa la sera) rimarranno, con un’ulteriore opportunità di crescita dell’audio.

In termini distintivi tra Gen Z e Millennials, durante la primavera di quest’anno la pandemia ha evidenziato quanto, secondo i dati del Global Web Index, siano stati i giovani maggiori di 25 anni ad incrementare del 20% il consumo di podcast rispetto ai “cugini” più giovani (11%), ma sarà interessante osservare nei prossimi mesi se i giovanissimi inizieranno a dedicarsi maggiormente al podcasting oppure tenderà a rimanere uno strumento ad appannaggio di laureati e junior professional.

abbigliamento da casa

Come la pandemia ha cambiato il nostro abbigliamento da lavoro

  • Mentre ci sottoponiamo ad un altro lockdown nazionale, accogliamo nei nostri guardaroba abiti casual e loungewear.  Tornano i look comodi e si propagano nuove tendenze in fatto di abbigliamento da lavoro
  • Spazio a nuove campagne pubblicitarie irriverenti e a limited edition per consacrare lo smart working ed un nuovo dresscode lavorativo

 

Molti di noi, negli ultimi mesi, hanno lasciato gli uffici per lavorare da casa a causa della pandemia globale. I lavoratori hanno dimostrato entusiasmo per questa importante novità, diversi hanno subito approfittato dell’opportunità di dormire quell’ora in più ogni mattina. Per altri questo periodo è stato una vera e propria lotta: un continuo destreggiarsi tra vita e lavoro con conseguente sconfinamento.

Ad ogni modo, il lavoro da casa ha ridefinito la questione dell’abbigliamento una volta per tutte. La fine degli incontri vis-à-vis e delle riunioni in presenza hanno sacrificato gli outfit più formali per dare spazio al comfort.

abbigliamento da lavoro

Secondo un recente studio di Harvard Business Review il look business professional è prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi, anche durante le videochiamate. Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è addirittura del 46%. Si tratta di un trend che guarda da vicino anche le nuove generazioni. Infatti, otto giovani su dieci scelgono un dress code business anche su Skype e Zoom. Un metodo per impressionare positivamente chi partecipa all’incontro.

In quest’ottica, durante una videochiamata, i vestiti sono considerati uno degli elementi più importanti per fare bella figura, secondi solo al background. Facciamo riferimento agli sfondi pieni di libri, tra i più inflazionati dell’ultimo anno. E se lo smart working sembra aver sdoganato il pigiama per le settimane di lavoro a distanza, c’è chi si preoccupa dell’outfit ideale.

La nuova campagna pubblicitaria “Working from Home” di Henri Vézina

Recentemente il marchio di abbigliamento Henri Vézina ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria. Gli scatti sono stati realizzati, in collaborazione con l’agenzia creativa Dentsu, per pubblicizzare la nuova collezione “Work from Home” del marchio canadese che presenta modelli maschili vestiti con abiti semi-formali.

abbigliamento da lavoro

Il brand ha creato una comunicazione che suggerisce ai suoi clienti di ridurre della metà il costo del loro guardaroba aziendale e di preoccuparsi solo della parte superiore dell’abbigliamento formale. Perché, siamo onesti, nessuno vedrà la metà inferiore. Le foto della campagna mostrano modelli maschili vestiti con abiti formali a metà.

abbigliamento da lavoro

Ogni annuncio stampato presenta un modello che indossa un due pezzi, ma senza pantaloni. Sembrano eleganti, sembrano accattivanti e pronti per una videochiamata sgargiante.

Telcollection, la campagna di Prisma per lavorare in giacca e intimo

A giugno una campagna pubblicitaria molto simile a quella di Henri Vézina è stata lanciata da Prisma. La catena finlandese di abbigliamento low cost ha incluso modelli vestiti con abiti a metà, senza pantaloni.

abbigliamento da lavoro

“Non appena è stato annunciato l’inizio del blocco nel paese, c’è stato un aumento esponenziale delle vendite di homewear. Ci siamo subito resi conto di quanto fosse necessario pensare in modo attivo e produttivo per soddisfare questa esigenza”, ha dichiarato il vicepresidente per lo sport e l’abbigliamento di Prisma, Päivi Hole.

abbigliamento da lavoro

La linea Telcollection (dalla sigla Telco del mondo delle telecomunicazioni) è stata creata per soddisfare le esigenze di chi è perennemente in conference call. Non una moda passeggera, ma un vero e proprio cambiamento di stile che ha ormai invaso le nostre vite.

Cole Haan collabora con Slack per lanciare una collezione di sneaker in edizione limitata

Un’ode distopica all’ascesa del lavoro a distanza, Cole Haan collabora con Slack per creare una collezione di sneaker in edizione limitata ispirata alla popolare piattaforma di comunicazione aziendale.

abbigliamento da lavoro

Le scarpe sono ispirate all’ascesa del lavoro a distanza che ha portato molte aziende a fare affidamento su programmi come Slack.

Una collaborazione adatta a questi tempi incerti, la scarpa “Generation Zerøgrand”, costa 145 euro e include quattro modelli, nei quattro colori distintivi di Slack, che mostrano in modo ben visibile il logo dell’app.

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Il marchio di abbigliamento ha pubblicato un annuncio sulla sua pagina Twitter, dicendo ai suoi follower di “mantenere attive le notifiche” per il lancio ufficiale. Secondo Cole Haan, la collezione nasce dall’attuale esigenza di molte aziende di utilizzare programmi come Zoom e Slack per facilitare la comunicazione virtuale e gestire i flussi di lavoro senza essere in ufficio.

“La partnership è sembrata una scelta naturale per i due marchi innovativi, in particolare dato che ogni fase dello sviluppo del prodotto di Cole Haan – inclusa la creazione di questa particolare collaborazione – avviene su Slack”, si legge in una nota di Cole Haan.

La popolarità diffusa di Slack negli ultimi anni ha contribuito a spingere il marchio tecnologico a presentare la sua offerta pubblica iniziale nell’aprile 2019 con una valutazione di 23 miliardi di dollari. Sebbene Slack attualmente abbia una linea di merchandising online con articoli di marca come calzini e magliette, questa è la prima collaborazione esterna dell’azienda con un importante marchio di moda.

“Le capacità innovative di Slack si sono dimostrate uno strumento prezioso e una risorsa per la nostra azienda”, ha affermato in un comunicato David Maddocks, presidente di Cole Haan.

Come nascono i filtri di TikTok e come usarli bene (raccontato da chi li crea)

  • Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa, ma bisogna essere pronti
  • Intervista a due creator di filtri AR, utilizzati da aziende e influencer

 

Moltissime volte ci saremo chiesti come si creano i filtri AR super utilizzati su TikTok e Instagram e quali siano i professionisti italiani in grado di realizzarli. Per chi non lo sapesse i filtri AR sono vere e proprie maschere e oggetti in 2D o 3D che gli utenti possono usare nei loro video entrando nel vivo della scena. Molte aziende stanno utilizzando queste maschere per diffondere il loro brand, un esempio lo trovate qui sotto:

TIKTOK BRAND AR

Conosciamo da vicino due creator di TikTok

Partiamo subito intervistando Elena Aiello artista italiana che ha saputo trasformare la propria passione in un lavoro unendo il disegno con la tecnologia.

Per chi ancora non ti conoscesse, parlaci un po’ di te, di quello che fai.

«Sono una Gemelli ascendente Gemelli e mi piace definirmi produttiva, ottimista e curiosa. Quando ero piccola, la maestra disse a mia madre “Sua figlia potrà fare tutto nella vita, meno che disegnare”. Ho vinto io.
La mia vita professionale parte dal saper disegnare. Mi sono laureata in Marketing e una volta facevo la Social Media Manager in un ufficio: un bel giorno ho detto basta. Mi sembrava uno spreco assoluto mettere in un cassetto quello che mi piaceva fare (e piaceva agli altri).

Allora mi sono messa a disegnare e a creare senza sosta. Forse è un lavoro privilegiato, però vi assicuro che la mano fa male a fine giornata.

Ho disegnato libri, pubblicità, app, videogames, video musicali. Quasi tutto. E non mi stanca mai. Anche perché alla pensione manca ancora molto».

Come funzionano i filtri

Come funziona la creazione di filtri AR su TikTok (se riesci si specifica)? Come si creano? E perché AR risulta importante per differenziarsi?

«Essendo una creativa, ho dei limiti tecnici e sostanzialmente la creazione di un filtro si svolge così. Mi viene l’idea, metto giù una bozza e vado da Chris (sì quello che mi sopporta) dicendo “Si può fare?”. Lui mi guarda e trova un modo, anche impossibile, per farlo.

Per questo mi piace lavorare con lui. Tecnicamente parlando, usiamo Effect creator per lo sviluppo. Meglio dire, useremmo. Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa (sigh) ma bisogna essere pronti. Un vero peccato, perché quando facciamo un filtro AR amiamo essere degli outsiders, ma anche un po’ markettari. Studiamo il trend del momento e realizziamo quanto di più originale ci possa essere. Ed è questo che fa la differenza».

Per che tipologie di aziende credi sia utile adottare queste tipologie di strumenti di marketing?

«Tutte. I filtri sono un mezzo di comunicazione, sia B2B che B2C. Tutti abbiamo qualcosa da comunicare. Il filtro AR può essere una mossa vincente anche quando si parla di Personal Branding. E il nostro lavoro è proprio questo: troviamo il modo di far comunicare gli altri. Sia che si tratti di un filtro semplice, che un minigame interattivo, c’è sempre un modo per stupire gli spettatori».

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Costruire il successo su TikTok

Cosa ami di TikTok e cosa invece vorresti cambiare?

«Amo la velocità dei contenuti e l’algoritmo intelligente. Io ho un feed notevolmente diverso da quello dei miei amici, proprio perché abbiamo gusti del tutto differenti. Il fatto che TikTok mi propone i contenuti ad hoc, è davvero geniale. Cosa cambierei? Difficile da dire perché al momento è il mio social preferito».

Un consiglio pratico a chi sta cercando di strutturare la propria presenza su TikTok.

«Non fate come me. No, scherzo. Ho notato che i canali di successo su TikTok, sono quelli che mostrano una certa coerenza di tipologia nei contenuti. Chiunque può avere successo sulla piattaforma, ma è necessario anche costruirsi una sorta di piano editoriale. Sei un cuoco? Fai una mini ricetta in ogni video. Ti piace la moda? Parlami di spunti e curiosità sul tema. E così via.
Grazie all’algoritmo intelligente, sarà il target a cui indirizzi il messaggio, a venire spontaneamente da te. Se poi a questo, aggiungi anche un po’ di passione verso i trend del momento… successo assicurato!»

Ma se tu ti occupi del lato più creativo chi è il tecnico che insieme a te realizza questi prodotti?

Si chiama Christian Bilato, il mio compagno nel lavoro e nella vita ora credo sia giusto passare a lui la parola per spiegare come si trasforma un idea creativa in digitale.

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Il lato creativo dei filtri

Christian presentati e raccontaci come crei i filtri AR e quali sono le fasi di produzione.

«Sono Christian Bilato, ho un background in marketing, ma da sempre appassionato di tecnologia, programmazione e videogiochi.
Da 5 anni lavoro con la Realtà Aumentata, realizzando insieme ad Elena, molte esperienze per diversi brand.

Nell’ultimo periodo sempre più aziende richiedono filtri per i Social, anche per integrare delle campagne marketing complesse.

Tramite EffectCreator, tool ufficiale di TikTok realizzato da ByteDance, è possibile sviluppare filtri AR, con la possibilità di creare delle interazioni molto interessanti ed efficaci, in modo decisamente più semplice rispetto ai competitor.

Per fare un esempio, all’interno del Tool è possibile utilizzare dei trigger (attivatori) preimpostati, come gesture delle mani o espressioni facciali, che permettono di attivare determinati effetti visivi a comando da parte dell’utente, dando agli sviluppatori una vastissima possibilità di scelta di interazioni e agli utenti modi sempre nuovi e divertenti di creare TikTok unic»i.

TikTok AR Production

«Questa è la prima area di lavoro chiamata “Design” in cui è possibile posizionare i vari componenti che faranno parte del filtro, in questo caso abbiamo lo sfondo a cerchio e in un livello superiore la scritta animata che comparirà. In questa area di lavoro è possibile avere anche controlli riguardo la trasparenza dei livelli, posizione e tanto altro, a seconda della tipologia di oggetto che andiamo a posizionare.
Quello che vedi è la riproduzione di un filtro che abbiamo già pubblicato su Instagram, con un ottimo successo, utilizzato anche da vip come Fedez e Chiara Ferragni».

Filter_Ferragnez_AR_filtro

«Questa invece è la seconda area di lavoro “Event”, come lascia già intendere il nome stesso qui si lavora sugli eventi, ogni oggetto avrà la propria timeline e la possibilità di inserire i Trigger di attivazione, decidere per esempio dopo quanti secondi attivare un’animazione o se la stessa sarà in loop. Così come se attivare determinati effetti o animazioni solo attraverso determinate gesture».

TikTok Ar Production

«Concludendo, siamo consapevoli di essere nel bel mezzo di una mera rivoluzione tecnologica, proprio per questo dobbiamo utilizzare questi mezzi per raggiungere le nuove generazioni in modo innovativo e personalizzato.

Credo che questi nuovi metodi per comunicare il proprio marchio al pubblico vadano seguiti con molta curiosità ed attenzione in quanto ci forniscono delle nuove metodologie di marketing».

Torna il Forum delle Risorse Umane: 3 giorni per scoprire il futuro del settore

Il 17, 18 e 19 novembre torna in triplice veste il Forum delle Risorse Umane.

Se la pandemia ha messo a dura prova il mondo del lavoro e del People Management, che si è improvvisamente trovato a dover rivoluzionare la propria attività, l’edizione 2020 del Forum avrà il compito di fare un bilancio sui progressi svolti e porre le basi di un confronto sulle nuove sfide e le opportunità aperte dai nuovi scenari.

>>> Scopri quale sarà il futuro del mondo HR con il Forum delle Risorse Umane.

Tre giorni dedicati al futuro delle skill, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (17 novembre), Welfare & Wellbeing Day (18 novembre) e Digital & Innovation Day (19 novembre).

In un’epoca che ci ha visti costretti a minimizzare gli spostamenti e i contatti con gli altri, gli organizzatori hanno pensato che uno sforzo ulteriore fosse necessario per tornare a incontrarci, dialogare, riflettere sui problemi, in modalità online.

Il programma

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese. E saremo presenti anche noi di Ninja con un intervento dal titolo Ninja Learning for Digital Transformation: metodi e tecnologie a supporto delle aziende“, a cura di Federica Bulega (Corporate Training Manager di Ninja Academy) e di Esther Intile (Event & Account Manager di Ninja Academy).

Sarà l’occasione per interrogarsi sulla corretta “Exit Strategy” da tre prospettive:

  • 17 novembre | Le skill del futuro. Le leve della talent attraction e della formazione per far ripartire il paese.
  • 18 novembre | Il welfare del futuro. Il benessere delle persone e la crescita sostenibile.
  • 19 novembre | L’innovazione del futuro. Digitalizzazione e tecnologia per trasformare le crisi in opportunità.

Vuoi saperne di più e seguire la diretta? Iscriviti al Forum delle Risorse Umane!