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trend 2022 per piccoli business

10 trend chiave che guideranno i piccoli business nel 2022

La pandemia ha sconvolto completamente le nostre vite, ce lo sentiamo ripetere ogni giorno ma soprattutto ognuno di noi lo vive quotidianamente sulla propria pelle. Non stiamo parlando di un mistero, è reale ed è davanti ai nostri occhi. Tra le diverse realtà che si portano il peso di questi grandi cambiamenti ci sono proprio i piccoli business.

Man mano che la vita inizia a ritrovare un senso di normalità, stanno emergendo nuove tendenze e comprenderle può aiutare le piccole imprese a ritrovare il proprio equilibrio. In tutti i settori, le organizzazioni sono alle prese con una rapida trasformazione. Inoltre, ci sono enormi cambiamenti globali e sfide da affrontare, dal cambiamento climatico alla digitalizzazione.

Il nostro mondo sta evolvendo rapidamente, e le aziende, soprattutto le più piccole, devono imparare ad adattarsi di conseguenza. Ecco 10 trend che avranno un impatto maggiore sui piccoli business nel 2022.

trend piccoli business

1. Più spazio all’intelligenza emotiva e all’empatia

L’empatia svolge un ruolo fondamentale nelle relazioni in generale ma anche in quella che sussiste tra datore di lavoro-dipendente perché permette una comprensione più profonda delle sfide del lavoro e della vita di chi abbiamo di fronte. Ovviamente non è necessario conoscere ogni dettaglio della vita dei propri dipendenti, ma interessarsi del loro benessere fisico ed emotivo sarebbe significativo.

L’ascolto attivo senza giudizio, l’osservazione degli atteggiamenti e gli sforzi consapevoli per utilizzare un linguaggio verbale e non verbale appropriato sono vitali per lo sviluppo di relazioni empatiche in linea con i valori di vicinanza e autenticità. Questo è di certo uno dei trend che i piccoli business non possono farsi scappare.

LEGGI ANCHE: Come affrontare la vita con l’intelligenza emotiva (senza essere in balia delle proprie emozioni)

2. Il potere dell’Influencer Marketing e dei Social Media

Una tendenza che le piccole imprese dovrebbero conoscere, se non lo fanno già, è il potere dell’influencer marketing. Le piattaforme online e i canali di social media come Instagram e TikTok possono aiutare le piccole imprese a raccontare le loro storie per aumentare la consapevolezza e l’entusiasmo dei clienti e futuri clienti. Questi 2 social media inoltre sono perfetti per parlare e avvicinare un pubblico più giovane. Ovviamente la scelta delle piattaforme social da utilizzare dipende anche dal tipo di business dell’azienda.

Gli influencer sia grandi che piccoli, specialmente i micro-influencer, rafforzano la realtà dei piccoli business fornendo pertinenza e conferme sull’efficacia dei propri prodotti e servizi. 

3. Trend per piccoli business: tecnologie digitali e cloud

Le PMI devono investire nelle tecnologie digitali e cloud per prosperare e crescere nei prossimi anni. L’economia digitale di oggi ha costretto molte aziende a fare affidamento sull’uso efficace della tecnologia per supportare i processi in corso e sviluppare nuove fonti di differenziazione competitiva. Le innovazioni tecnologiche come l’apprendimento automatico, l’Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale e così via sono cresciute nel corso degli ultimi anni. Per soddisfare le esigenze dei clienti di oggi, ogni piccola azienda dovrebbe integrare alcune di queste tecnologie nella propria attività.

La trasformazione digitale offre ai piccoli business un modo per cambiare, mentre la tecnologia cloud fornisce la piattaforma per rendere questo cambiamento possibile e più sicuro.

4. Luoghi di lavoro ibridi

Anche prima della pandemia, molte aziende, soprattutto quelle più grandi, si affidavano sempre più a tecnologie di collaborazione remota come le videoconferenze e Slack. La pandemia ha accelerato l’adozione di questi strumenti e pratiche di lavoro in un modo senza precedenti.

Avere un ambiente di lavoro ibrido in cui i dipendenti possono scegliere il proprio modo di lavorare ottimale, nonché se lavorare a distanza o in sede, sarà una tendenza che anche i piccoli business dovranno cogliere al volo. Molti dipendenti hanno preferito lavorare da casa ottenendo così anche un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, riducendo il pendolarismo e dimostrandosi più ricettivi e produttivi.

Il lavoro ibrido però ha reso più difficile il processo di onboarding. I datori di lavoro dovrebbero garantire un processo d’inserimento efficace per i lavoratori ibridi, anche in modo che abbiano familiarità con la cultura e i valori aziendali e siano in grado di costruire relazioni con gli altri membri del team.

5. Salute mentale sul posto di lavoro: un trend che i piccoli business non possono trascurare

La tendenza del 2022 che ogni proprietario di piccola media impresa dovrebbe conoscere è che la salute mentale sul posto di lavoro è importante. Gli scricchiolii della catena di approvvigionamento, la mancanza di personale, il lavoro a distanza e i confini sempre più labili tra lavoro e vita privata stanno aggravando lo stress dei dipendenti a un ritmo record.

Sentirsi tranquilli e stimolati nel proprio lavoro ci aiuta a far fronte ai cambiamenti di ruoli e responsabilità. Per non parlare delle sfide difficili. Ci aiuta a prosperare nei nostri ruoli, a gestire lo stress e ad aumentare la nostra resilienza. In definitiva, ci permette di raggiungere il nostro massimo potenziale.

I manager che non aiutano a rimuovere gli ostacoli o a condividere le risorse con i dipendenti possono contribuire a farli sentire sopraffatti e demotivati. E infatti le aspettative dei dipendenti di lavorare costantemente ai massimi livelli esercitano su di loro una pressione irragionevole. Porta a un aumento del carico di lavoro e delle ore lavorative, stress aggiunto, ed esaurimento emotivo.

LEGGI ANCHE: Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

L’implementazione di politiche che aiutano a migliorare il benessere mentale sul posto di lavoro aumenterà il coinvolgimento, ridurrà l’assenteismo e migliorerà la produttività. Sostenere la salute mentale sul posto di lavoro è sempre più una necessità anche per le piccole imprese.

6. Coaching e tutoraggio dei dipendenti

Le piccole imprese devono essere creative e trovare modi innovativi per attrarre i talenti giusti e creare una forza lavoro che sia felice, motivata e in linea con la filosofia dell’azienda. Di conseguenza, le opportunità di coaching e mentoring per supportare la crescita e lo sviluppo dei dipendenti saranno molto preziose.

Gli approcci di coaching e mentoring stanno diventando sempre più popolari ed efficaci per lo sviluppo del personale. Molte aziende le stanno utilizzando per migliorare le prestazioni del loro team di lavoro e per raggiungere particolari abilità e obiettivi distinguendosi così dai propri competitors. 

7. Video sincrono e asincrono

Il video sincrono e asincrono sarà la chiave di qualsiasi strategia di marketing del prossimo futuro e un trend che i piccoli business non possono assolutamente perdere. Gli ultimi 18 mesi hanno notevolmente accelerato l’uso dei video per ricercare, vendere, servire e incontrare persone in tutto il mondo. Pensateci, tutti hanno un telefono, un tablet o un laptop a portata di mano.

I video sono perfetti per promuovere e raccontare alle persone i prodotti e i servizi offerti dalle piccole e medie imprese. Aiutano ad aumentare il coinvolgimento sui canali digital e consentono di raggiungere sempre più persone e, di conseguenza, acquistare più clienti. E infatti la chiave della loro popolarità risiede nella loro relativa facilità d’interagire con potenziali clienti su più piattaforme.

8. Curare il Personal Branding: un trend in espansione per i piccoli business 

I proprietari di piccole imprese sono intimamente legati alle loro attività. Far conoscere non solo il proprio marchio aziendale, ma anche quello personale, facendo appunto personal branding, sarà fondamentale. I clienti di oggi cercano di creare connessioni più significative con i brand. Costruire un forte marchio personale è il modo in cui, le piccole realtà, possono far crescere la propria attività trasformandola in qualcosa di sostanziale, duraturo e d’impatto.

I proprietari di piccole e medie imprese che si nascondono dietro il marchio aziendale e scelgono di non mostrare chi sono o di mostrarsi vulnerabili e umani, stanno sprecando una grossa opportunità di crescita. L’unica lealtà che si può ottenere come figura chiave di un business è attraverso l’impegno emotivo, mostrando il lato umano dietro la propria attività e mettendo in mostra sé stessi e i propri dipendenti. La credibilità aiuta le aziende a promuovere le relazioni con i clienti poiché essi danno importanza alla fiducia, all’onestà e all’empatia.

I consumatori oggi vogliono che i marchi affrontino i problemi e offrano il supporto adeguato invece di concentrarsi solo sul profitto.

9. Erogazione del servizio agile e sviluppo del prodotto

Le piccole imprese possono facilmente creare marchi personali con un vantaggio competitivo quando continuano a essere proattive nella fornitura di prodotti e servizi. Sviluppando soluzioni diverse e apprezzando il loro impatto sui vari clienti, prospereranno fornendo creatività, innovazione diversificata e ponderata per ogni mercato. L’aumento della concorrenza nel mercato globale ha costretto le aziende a diversificare i propri prodotti per soddisfare le esigenze dei clienti in continua evoluzione e ad adottare strategie di sviluppo del prodotto sia per la produzione unica che per la personalizzazione di massa.

10. Networking e collaborazione tra imprenditori

Il networking è una dei grandi trend del 2022 che i piccoli business non devono assolutamente perdersi.

Le piccole imprese possono migliorare in modo esponenziale i loro sforzi e le loro strategie connettendosi e collaborando con altre imprese invece di condurre una campagna individuale. Aiuta inoltre a ottenere referenze di lead aziendali, ascoltare nuove prospettive di mercato, imparare dalle esperienze degli altri, affinare la propria strategia e tono, e fare squadra per creare relazioni che ispirano e alimentano la crescita reciproca.

Il networking e la collaborazione aiuteranno i proprietari di piccole imprese a ispirarsi a vicenda, costruendo nuove relazioni per guidare la crescita.

migliori annunci stampa del 2021

Amazon, Mc Donald’s e Greenpeace: i migliori annunci stampa del 2021

Selezionare i 12 migliori annunci stampa del 2021 non è di certo un’impresa semplice: anche escludendo il criterio puramente discrezionale della scelta, in questo anno che sta per concludersi il ritorno in grande stile dell’Out of Home ci ha permesso di ammirare moltissimi esempi di creatività, ideati e diffusi dalle più grandi agenzie internazionali in tutto il mondo.

12 mesi, 365 giorni di pura arte e comunicazione hanno viaggiato dalla carta stampata agli schermi degli internauti, passando per le installazioni fisiche e le pagine dei giornali.

Ecco la nostra selezione degli annunci stampa del 2021, dalla quale (ahimè!) molti validissimi prodotti sono destinati a rimanere fuori. Ma se vuoi recuperarli tutti, questo è il posto giusto per farlo!

I migliori annunci stampa di Gennaio

I migliori annunci stampa di Febbraio

I migliori annunci stampa di Marzo

I migliori annunci stampa di Aprile

I migliori annunci stampa di Maggio

I migliori annunci stampa di Giugno

I migliori annunci stampa di Luglio

I migliori annunci stampa di Agosto

I migliori annunci stampa di Settembre

I migliori annunci stampa di Ottobre

I migliori annunci stampa di Novembre

Annunci stampa del 2021: Gennaio

Eureka! – Travel while reading

Si dice che il modo migliore di viaggiare sia con la fantasia. In effetti, in questo particolare momento storico condizionato dall’emergenza sanitaria, è probabilmente l’unico modo per farlo. D’altra parte, è anche il più economico: mete lontane, esotiche e suggestive diventano facilmente raggiungibili, grazie ai libri.

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Advertising Agency: NEW!, Lithuania
Creative Director: Aistė Jūrė
Copywriter: Aistė Jūrė
Copywriter: Vytautė Petkevičiūtė
Illustrator: Justine Shirin
Designer: Ieva Paliukaitytė
Project Manager: Kęstutis Kuskys

Febbraio

Dandy – Mini Families

Sono moltissime le persone che vivono da sole e non hanno bisogno delle mega promozioni formato famiglia. Se anche tu sei “tutta la tua famiglia“, le mini confezioni e le confezioni mono porzione di Dandy fanno per te.

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Credits
Advertising Agency: Chola Ad, Guayaquil, Ecuador
Executive Creative Director: Dante Rossetto
Creative Director: César Sepúlveda
Creative Director: Fabián Martínez
Art Director: César Sepúlveda, Fabián Martínez
Copywriter: César Sepúlveda, Dante Rossetto, Fabián Martínez
CGI & Retouch: Raro Lab

Marzo

Federation of Quebec Alzheimer Societies – Loved ones forget themselves too

L’Alzheimer è una malattia sempre più frequente tra la popolazione anziana e, purtroppo, si stima che le persone affette da questo disordine cognitivo aumenteranno del 70% entro il 2031.

La campagna mette in evidenza quanto i caregiver, spesso parenti e famigliari degli ammalati, siano sovraccaricati dal compito di assistenza.

alzheimer society adv

Advertising Agency: Cossette, Montréal, Canada
Photographer: Christian Tremblay

Aprile

McDonald’s – Good moments don’t need to wait

ARCOS è una campagna regionale di McDonald’s creata da DDB Colombia, il cui obiettivo è rafforzare il segmento McDelivery.

La campagna si sviluppa nelle più grandi città del continente come Santiago del Cile, Bogotà, Buenos Aires e Città del Messico, tra le altre.

Le immagini comunicano in modo così diretto che non hanno bisogno dell’ausilio di parole.

Good moments don't need to wait 01

Good moments don't need to wait 02 - annunci stampa del 2021

Good moments don't need to wait 03

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Advertising Agency: DDB Colombia, Bogota, Colombia

Annunci stampa del 2021: Maggio

Greenpeace – Save My Soul

La campagna di Greenpeace diffusa in Austria mostra il grande, grandissimo potere che si nasconde dietro un dito. Si può combattere contro l’estinzione delle specie, e lasciare il segno, contribuendo con un semplice SMS.

Gli animali in pericolo ci ameranno per questo.

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greenpeace campaign 03 - annunci stampa del 2021

Advertising Agency: DDB Wien, Vienna, Austria
Executive Creative Director: Thomas Tatzl
Executive Creative Director: Andreas Spielvogel
Creative Director: Babette Brunner
Art Director: Marina Mrvka
Copywriter: Jakob Paulnsteiner

Giugno

Lovespace – It’s okay

“It’s okay” è la nuova campagna sulla consapevolezza sessuale di Lovespace, che illustra in modo abbastanza esplicito il tema delle fantasie sessuali. Queste sono spesso percepite come qualcosa di volgare e sporco, qualcosa di cui vergognarsi.

Patsany ha selezionato una rosa delle migliori foto e ha sviluppato un messaggio chiave per ognuna. “Desiderare è ok” “Condividere ciò che si vuole è ok” “Sperimentare insieme è ok” “Provare insieme è ok”.

campagna lovespace ukraine

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campagna lovespace ukraine annunci stampa del 2021

Advertising Agency: Patsany Agency, Kyiv, Ukraine
Creative Director: Dmytro Iatsyna

Luglio

Kikkoman – Kikkoman Gold Medal

Per celebrare i giochi olimpici di Toyko, l’agenzia di Zurigo Freundliche Grüsse ha ora creato un Out of Home molto speciale per la tradizionale marca giapponese: un semplice nastro di tessuto trasforma il logo Kikkoman in una medaglia d’oro. Tanto semplice che non ha bisogno di parole.

Kikkoman

Advertising Agency: Freundliche Grüsse, Zürich, Switzerland
Creative Director: Pascal Deville
Creative Director: Samuel Textor
Art Director / Concept: Norihito Iida
Copywriter / Concept: Christian Stüdi

Agosto

Diamonds Factory – Insta-Queens

Ti sei mai chiesto che aspetto avrebbe il profilo Instagram della regina Elisabetta I o di Maria Antonietta?

Diamonds Factory ha re-immaginato i ritratti di alcuni dei personaggi più controversi e affascinanti della storia e riassunto le loro fantastiche storie in alcuni scatti.

Queste magiche ricostruzioni mostrano Maria Antonietta, la regina Elisabetta I, Cleopatra, Boudica, Wu Zeitan, Caterina la Grande e Maria Regina di Scozia sotto una nuova luce.

annunci stampa del 2021

Credits: In-house

Settembre

Amnesty International – Seniors’ rights

Esiste un’età in cui è giusto rinunciare ai propri diritti? Si stima che 7 anziani su dieci siano vittime di pregiudizi a causa della loro età: il fenomeno è noto come “ageismo“, a causa del quale le persone più adulte vengono considerate inefficienti e lente.

È una violenza inaccettabile, per questo la campagna invita a non aspettare di diventare “vecchi” per difendere i diritti degli anziani.

Amnesty Senior resized - annunci stampa del 2021

Advertising Agency: Bonjour, Bruxelles, Belgium
Creative Director: Marine Vincent
Creative: Maxim Deliège
Designer: Pierre Jadot
Photographer: Phil Van Duynen

Annunci stampa del 2021: Ottobre

McDonald’s – McDonald’s Artworks

Quando un brand diventa iconico come McDonald’s non è inconsueto che i suoi prodotti vengano rappresentati da artisti e creativi, consacrando oggetti di largo consumo e spingendoli nell’olimpo dell’arte.

Ecco, queste opere d’arte possono costare svariate migliaia di dollari, ma puoi sempre aggiudicarti il gusto dei menu del brand con gli archi dorati per pochi spiccioli.

Best Ad ottobre McDonald's

best ad McDonald's

best ad McDonald's - annunci stampa del 2021

Advertising Agency: TBWA\Istanbul, Turkey
Cco: İlkay Gurpinar
Ecd: Volkan Karakasoglu
Creative Directors: Mesut Kocarslan, Serdar Gungor
Art Director: Tuvana Artun
Copywriter: Hilal Erdem

Novembre

Amazon Prime – The Wheel of Time

Prime Video promuove il lancio dell’epica serie fantasy The Wheel of Time con un’affissione in 3D in live-action creata da Amplify e con la star della serie Rosamund Pike.

È la prima volta che un cartellone anamorfico viene utilizzato da una società di intrattenimento per promuovere una serie.

Prime Video ha debuttato in Piccadilly Circus, a Londra, il 15 novembre, ma l’out of home apparirà anche in siti iconici nei mercati chiave, tra cui il Big Kahuna di New York City a Times Square e il Cross Shinjuku Vision di Tokyo.

AMAZON - migliori annunci stampa di novembre 01

AMAZON - migliori annunci stampa di novembre

AMAZON - migliori annunci stampa 2021

Advertising Agency: Amplify, London, United Kingdom

Indagine dell'Osservatorio Zucchetti

L’indagine dell’Osservatorio Zucchetti: i numeri della HR Revolution

Guidare ed affiancare le imprese nel percorso di trasformazione digitale è la prerogativa di tutte le aziende, in particolar modo per quelle del settore IT oltre ad essere il topic dell’indagine dell’Osservatorio Zucchetti HR.

L’indagine è stata condotta su un panel di aziende rappresentative del parco clienti Zucchetti, sul quale misurare il tasso di innovazione dei processi di gestione del personale e comprendere gli interventi prioritari da attuare nel prossimo futuro. In linea con gli obiettivi dell’Osservatorio è nata l’indagine HR.

LEGGI ANCHE: Lavorare nel Metaverso è possibile? Lo abbiamo chiesto al mondo degli HR italiani

Chi ha condotto l’indagine e gli obiettivi

L’indagine, condotta da Zucchetti Spa  si propone di rispondere alle seguenti domande:

  • Le aziende italiane sono pronte all’HR Digital Transformation?
  • Qual è il loro grado di maturità digitale nei processi HR?
  • Come stanno rispondendo all’emergenza Covid-19?
  • Su quali processi e soluzioni stanno puntando per superarla?

Periodo dell’indagine dell’Osservatorio HR

Luglio e settembre 2020

Campione aziende intervistate

710 aziende clienti Zucchetti

Indicatore analizzato

Il grado di Readiness delle aziende in tutti i processi di gestione del personale, diventati strategici durante la prima fase pandemica, suddivisi e indagati nelle seguenti aree:

  1. Smart Working
  2. Amministrazione e Comunicazione
  3. Pianificazione strategica
  4. Pianificazione operativa
  5. Previsione Fabbisogno (Forecast)
  6. Time sheet rendicontazione
  7. Salute e Sicurezza
  8. Analisi e monitoraggio

Settori aziendali che hanno risposo all’indagine dell’osservatorio HR

  • servizi 31,27%
  • commercio 27,75%
  • produzione 26,76 %
  • altro 15,92%

manager

I risultati dell’indagine dell’Osservatorio HR in relazione agli indicatori analizzati

Smart Working

Livello readiness medio più elevato. Le aziende hanno mostrato una buona capacità di adattarsi riorganizzando il lavoro “in presenza” nel modello “lavoro da remoto”.

In particolare alti livelli sopra la media si registrano nelle medie e grandi aziende (54% e 58%) e, in merito al settore, nelle aziende di servizi (52%).

  • l’83% delle aziende medio-grandi e il 61% delle piccole imprese hanno fatto i conti con lo smart working, trovandosi ad analizzare aspetti positivi e negativi della sua introduzione, segno inequivocabile di un cambio di passo, ancorché obbligato;
  • gli strumenti di collaboration sono stati introdotti dal 68% delle grandi aziende (alte percentuali si registrano anche per medie e piccole, rispettivamente il 53% e il 42%);
  • alti livelli di digitalizzazione si registrano nella gestione normativa e amministrativa dello smart working con risultati in media del 42%, senza distinzioni in termini di grandezza;
  • un sistema digitale di feedback tra colleghi, responsabili e collaboratori è stato introdotto in media da 1 azienda su 3 (42% delle grandi).

Lo step successivo sarà quello di passare ad un gestione del lavoro agile come forma di lavoro strutturale e bene organizzata, con una visione a lungo termine slegata dal periodo emergenziale.

Occorrerà ridisegnare i processi, focalizzarsi sulle nuove competenze, sugli stili di leadership e sulla cultura aziendale che questo modello richiede, pianificare investimenti tecnologici che supportino le attività e creino un ecosistema digitale integrato favorevole alla collaborazione, all’engagement, al monitoraggio e al raggiungimento dei risultati.

 

LEGGI ANCHE: 5 miti che sopravvivono ancora sul lavoro da remoto, da sfatare nel 2020

Amministrazione e comunicazione

Con la deolocalizzazione della postazione di lavoro e con la gestione del lavoro a distanza diventa fondamentale costruire una comunicazione (interna ed esterna) precisa, puntuale e massiva verso tutto il personale.

Dall’indagine si evince che la comunicazione, in fase pandemica, è stata gestita attraverso portali aziendali che consentono alle persone di collegarsi in ogni momento, anche fuori dai confini e dagli orari lavorativi, a tutte le comunicazioni e a tutte le risorse aziendali (nel 68% delle grandi aziende e nel 49% delle aziende di medie dimensioni).

Nel 69% delle grandi aziende, inoltre, il portale consente al personale di inserire in autonomia i giustificativi, in modo da rendere efficienti i processi di amministrazione.

Oltre ai portali aziendali sono state introdotte anche app dedicate al personale che semplificano ulteriormente la comunicazione e la rendono più diretta e veloce garantendo:

  • una presa visione immediata delle circolari: 68% delle grandi aziende e 49% delle medie;
  • un accesso H24 ai documenti come il cedolino: 72% delle grandi aziende e 56% delle medie;
  • l’inserimento/approvazione dei permessi: 46% delle grandi aziende e 34% delle medie.

Pianificazione forecast e timesheet

Sull’argomento i dati della ricerca evidenziano che le aziende più resilienti sono quelle che hanno investito nel digitale, introducendo processi di pianificazione e rendicontazione delle ore di lavoro, migliorando così l’agilità organizzativa.

Le grandi aziende che operano su turnazione e utilizzano un software di pianificazione hanno ottenuto notevoli vantaggi in merito all’efficienza interna, alla qualità dell’output, alla sicurezza sul lavoro e alla soddisfazione del personale, puntando in particolare su:

  • acquisizione dei dati di presenza direttamente dalle presenze e viceversa (74%);
  • verifica nell’elaborazione dei turni di competenze, abilitazioni e idoneità (72%).

Non mancano poi le punte di innovazione che, anche in quest’ambito e sotto la spinta dei progetti di Industria 4.0, hanno introdotto App mobile per le richieste di:

  • cambio turno (37% delle grandi aziende)
  • strumenti di Intelligenza Artificiale per la previsione del fabbisogno di personale integrato al software turni (30% delle grandi aziende e 21% della media azienda).

Salute e Sicurezza

Garantire la sicurezza delle persone, durante il periodo pandemico, è stato quanto mai centrale soprattutto nel caso del lavoro in presenza. Le organizzazione hanno dovuto ripensare i processi e le procedure per ridurre i rischi di contagio e garantire la continuità del business rispettando le disposizioni di legge via via in vigore.

I primi interventi innovativi sono stati dettati da obblighi esterni e di legge ma successivamente alla prima ondata le aziende hanno velocemente attuato un cambiamento prospettico.

In un contesto in cui il controllo accessi è ormai realtà assodata e si integra alle prescrizioni previste dalle procedure di salute e sicurezza (54% grandi aziende – 53% medie – 32% piccole), tutte queste innovazioni andranno man mano a collegarsi all’ecosistema digitale dell’azienda.

Una tendenza emergente riguarda poi un ripensamento degli spazi di lavoro, destinato nelle previsioni a rimanere come modello nel prossimo futuro: già dopo la prima ondata infatti sono stati introdotti sistemi che permettono di prenotare la propria postazione di lavoro, in modo da controllare la distanza tra le persone (14% medio-grandi – 8% piccole aziende).

Un’opportunità che garantirà in futuro anche una gestione più flessibile degli asset e delle sedi aziendali, con grandi benefici sui costi di gestione degli spazi e sul controllo dell’utilizzo di ogni postazione, andando a supporto delle politiche di SmartWorking.

Analisi e Monitoraggio

L’analisi dei fenomeni che stanno coinvolgendo l’azienda e il personale, comprendere l’efficacia delle misure introdotte, prevedere azioni correttive è un momento fondamentale.

La sfida è quella di rendere l’analisi un processo rapido e semplice, strategico e strutturale. Proprio su queste premesse si possono leggere i dati raccolti nell’Osservatorio HR.

L’area di analisi e monitoraggio, infatti, registra i più bassi livelli di interesse concreto e di investimento tecnologico avanzato.

Diverse sono le motivazioni specifiche che sono alla base di questa situazione:

  • difficoltà nel reperire i dati: un’analisi efficace richiede un ecosistema unico e integrato in grado di gestire le principali dimensioni dei fenomeni HR;
  • struttura organizzativa: la Direzione HR ha la necessità di analizzare i processi ma spesso non è la funzione a livello aziendale che si occupa delle attività di monitoraggio;
  • carenza di competenze specifiche: impostare analisi e report dedicati ai processi HR richiedono conoscenze anche tecniche, IT e di rappresentazione dei dati spesso non dominio della Direzione HR;
  • carenza di strumenti per la diffusione mirata dei dati: i dati HR sono spesso sensibili e uno dei maggiori timori è quello di diffondere informazioni a persone non autorizzate a riceverle;
  • mancanza di focus: spesso l’analisi viene vista come il passaggio finale di un processo e implementata successivamente all’avvio delle prassi e degli strumenti a supporto di ogni attività, fase a cui molte volte non viene poi dedicato il giusto focus e che si perde nello svolgimento della gestione quotidiana.

Analisi e monitoraggio saranno le prerogative delle HR in azienda.

Attraverso un’attenta analisi dei dati sia con strumenti “tradizionali” che attraverso strumenti di intelligenza artificiale e machine learning consentiranno alle aziende di prendere decisioni corrette, pianificare al meglio la strategia aziendale e risparmiare sui costi.

LEGGI ANCHE: Le sfide più ardue per il settore HR nei prossimi mesi

Conclusione dell’indagine dell’Osservatorio HR

I risultati, come era prevedibile, hanno evidenziato una forte differenza tra medio-grandi aziende e piccole imprese.

Le prime avevano infatti, iniziato il percorso di digital transformation prima dell’emergenza sanitaria, mentre le seconde non avevano ancora avviato investimenti per migliorare l’efficienza organizzativa grazie alle tecnologie digitali.

L’Osservatorio HR produrrà una nuova edizione della ricerca a gennaio 2022, analizzando le medesime variabili dell’anno 2021.

Sarà interessante valutare come lo scenario sopra descritto si modificherà e se il gap tra grandi e piccole aziende si sarà assottigliato.

Nel grande dibattito che vede di fronte HR e Digital Transformation emergono aspetti sempre più legati a nuovi modelli di leadership, al benessere delle persone e al clima aziendale.

La Direzione HR non ha solo l’importante compito di guidare la transizione dalle pratiche di gestione tradizionali a quelle più innovative e digitali, ma anche quello più generale di costruire un nuovo rapporto tra persona e organizzazione abilitato dalle nuove tecnologie.

spot di natale 2021

Le pubblicità di Natale 2021 ispirano gentilezza. Ecco le 16 più emozionanti (secondo noi)

Ci siamo! Siamo arrivati al periodo più bello dell’anno, non solo quello dei regali ma degli spot commoventi e pieni di buoni propositi. Le pubblicità del Natale 2021 hanno raccontato i buoni sentimenti, l’amicizia, la gentilezza, il rispetto per le persone e attenzione verso il nostro ambiente.

Dopo un periodo passato in sordina, i brand sono pronti ad ispirare una nuova, vecchia condivisione, di sicuro più consapevole, di tutti quei momenti che ci fanno sentire parte di una comunità-famiglia.

McDonald’s UK – Imaginary Iggy

Agency: Leo Burnett

Matilda e il suo tenerissimo amico immaginario Iggy sono i protagonisti di questo spot che fa stringere il cuore. I due amici sono inseparabili e Iggy sostiene Matilda in ogni situazione. Fin quando però la bambina crescendo preferirà come compagnia quella delle sue amiche reali.

Ma la bambina che è ancora in lei tornerà a riscoprire, grazie ad una cena da Mc Donald’s, quanto affetto ancora prova per il suo amico con cui presto tornerà a passare del tempo insieme.

 

Coca-Cola – Chimney | Real Magic

Agency: DentsuMB UK

Qual è il regalo di Natale più bello? Quello di condividere momenti di gioia insieme. Lo sa Coca-Cola e lo sa il bambino dello spot che riesce a coinvolgere tutto il condominio nella costruzione di un camino gigante.

 

Amazon – Kindness, the greatest gift

Agency: Lucky Generals

Una ragazza, una come la maggior parte dei giovani, cerca di tornare alla normalità dopo due anni di pandemia. Affiorano però dei disagi: gli strascichi emotivi e sociali che ci ha lasciato questo duro periodo.

Ma abbiamo anche scoperto momenti di empatia che, come in questo spot, ci hanno fatto capire quanto la gentilezza sia comunque il regalo più grande. Pandemia o non.

Anche Amazon Prime Video presenta il suo film di Natale 2021, una storia di amicizia tra una iena che ama i programmi divertenti in tv ed il custode dello zoo. Agency: CYW Europa.

 

Deutsche Telekom – The Biggest Gift

Agency: DDB Budapest

Sembrerà che il bambino protagonista dello spot sia interessato solo ad un regalo più grande. Scopriremo con sollievo che ciò che in realtà aspettava era invece il più grande regalo.

 

Erste Group Bank – Christmas Ad 2021 #believeintomorrow

Agency: Jung von Matt DONAU (Vienna)

È dalle generazioni più giovani che abbiamo gli esempi più incoraggianti. Piccoli ma importanti gesti per imparare ad avere cura di noi e rispetto per il mondo. Per un futuro migliore per tutti.

 

Posten Norway – When Harry Met Santa

Agency: POL, Oslo

Sono state mosse varie critiche a questo spot. Noi lo troviamo coerente in una società che sempre più abbraccia l’inclusività e che lotta contro ogni tipo di discriminazione. Il corto di Natale 2021, realizzato dalle Poste della Norvegia, richiama la legge che ormai da 50 anni condanna l’omofobia nei paesi scandinavi, promuovendo i diritti LGBT.

E così anche Babbo Natale, libero di innamorarsi di chi vuole, sceglie di passare le festività con l’uomo che ama lasciando al servizio postale il compito di consegnare i regali natalizi.

 

Absolut Vodka – Absolut Carols

Agency: VMLY&R

La vodka svedese invece stravolge alcune tradizioni. Per un Natale ironico e tutto digital, Absolut ha raccolto durante l’anno i tweet più originali e li ha trasformati in testi, intonandoli alle note della più famosa Carol of the Bells. Certo non ispira gentilezza, ma la simpatica raccolta dei 25 ritornelli Absolut Carols è ascoltabile su Spotify.

LEGGI ANCHE: Natale 2020: ecco gli spot più coinvolgenti di questo strano anno

Cinque campagne tutte italiane

H48 Natale

Agency: H48 Milano

Per le agenzie pubblicitarie, il Brief di Natale è un avvenimento drammatico. Un’operazione a cuore aperto in cui gli specialisti cooperano per la buona riuscita del progetto del cliente. Una lotta contro il tempo, in loghi più grandi del pixel umano e minacciati dalla scure della deadline. Riusciranno i paladini della comunicazione a farcela? L’imprevisto è dietro l’angolo, come anche il provvidenziale intervento del primario-CEO che insegna che una semplice intuizione può essere la giusta soluzione.

Lo spot dell’agenzia H48 sostiene non solo i creativi prima delle feste natalizie ma soprattutto l’Ospedale Bambini Buzzi di Milano.

 

Pubblicità di Natale 2021: Yes Milano – Milano. It Changes More Than Just Your Look

Agency:  Wunderman Thompson Italy – Milano & Partners

Milano sa mostrare il meglio di sé, non solo perché è la capitale della moda. Lo racconta bene la città che, per Natale 2021, decide di raccontarsi anche attraverso la sua cultura, gli eventi, le bellezze caratteristiche, ed i suoi divertimenti. Sicura di rimanere nel cuore di chiunque, anche di Babbo Natale.

 

Rinascente – Finding Christmas

Agency: Wunderman Thompson Milano

Animazione e stop motion per questa favola tutta italiana, raccontata attraverso un viaggio tra gli iconici store Rinascente delle maggiori città.

Agency: VMLY&R Milano

Un altro video di agenzia per questo Natale 2021. Merry Briefmas è l’augurio per tutti quei pubblicitari alle prese con il Brief e il Debrief natalizio. Da una parte l’eroe creativo che si dimena tra idee, tasks e app. Dall’altra, l’antagonista-cliente che con tanto di font in Comic Sans intima la consegna dei lavori.

Il regalo più bello che i creativi sperano di ricevere da Santa Cloud è quello di spegnere il pc e rimandare tutto a dopo le feste.

Volkswagen – VW Service 2019

Agency: DDB Italia

Con il sorriso, una menzione va fatta anche a Volkswagen, anche se la sua campagna natalizia è del 2019. Molto simpatica e realistica, perché diciamolo…chi di noi conosce veramente le parole di Jingle Bells?

 

Aldi UK – A Christmas Carrot

Agency: McCann UK

Kevin la Carota è tornata per infondere lo spirito natalizio. E lo fa con lo scorbutico Ebanana, presumibilmente vecchio parente del Grinch, che mal sopporta l’atmosfera festiva. Babbo Kevin, che sprizza gentilezza da tutte le fibre, gli fa però cambiare umore, grazie ad un giro nei supermercati Aldi.

La pubblicità di Aldi per Natale 2021 è in collaborazione con Barnado’s, organizzazione che sostiene i bambini bisognosi di aiuto e che nel film si vedono giocare felici sottoforma di piccoli ortaggi.

Una curiosità: all’inizio dello spot si intravedono due agenti-limoni intenti ad arrestare un bruco. Bene, quel bruco è il tortino Cuthbert del supermercato Aldi, accusato di essere identico a Colin, dolce del competitor Marks & Spencer. In effetti…

 

John Lewis – Unexpected Guest

Agency: Adam&EveDDB

John Lewis impegna la sua pubblicità di Natale 2021 in un messaggio di amicizia e di riscoperta del vero sentiment di questo periodo. Empatia, gentilezza, condivisione. La gioia vera è nelle tradizioni, nel piacere di essere d’aiuto, donare un regalo, di condividere un’occasione speciale.

E l’occasione speciale nel film è quella tra Nathan e Skye, così diversi ma così uniti nell’emozione di vivere la magia del Natale, che sarà la nuova scoperta di una e la sincera riscoperta dell’altro.

Il tutto è ben infiocchettato dalla voce della giovane Lola Young, che interpreta una cover di Together in Electric Dreams di Philip Oakey e Giorgio Moroder, del 1984.

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Tesco – This Christmas, Nothing’s Stopping Us

Agency: BBH

Dopo lo scorso Natale passato in sordina, l’animo di un po’ tutti quanti, come di Tesco e di Babbo Natale con il green pass, è quello di riprendere a festeggiare, costi quel che costi. Speriamo.

Lego – Rebuild The World! Anything is Possible with LEGO

Agency: interna

Ancora una volta Lego celebra la creatività dei bambini e prende spunto dalla loro immaginazione, che è il motore per spingersi sempre oltre. Ed ecco che lo spot si trasforma in un viaggio animato attraverso i personaggi, le ambientazioni e le più belle costruzioni Lego.

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Economia sostenibile

Economia sostenibile: le sfide che le aziende dovranno affrontare per un futuro migliore

Gli ultimi mesi hanno messo a dura prova chiunque e siamo consapevoli che, nei prossimi decenni, affronteremo ancora diverse sfide.

Tra le più complesse ci sono senza dubbio il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e le disuguaglianze sociali sempre più forti.

Queste crisi globali sistemiche non possono essere affrontate in modo isolato perché sono tutte interconnesse e i nostri sistemi economici non sono adatti a fornire un buon equilibrio tra obiettivi ambientali e sociali. Ecco che in nostro soccorso entra in gioco il concetto di economia sostenibile, che può indirizzarci meglio verso soluzioni più adeguate all’importanza di questi temi.

Le economie sono, in fondo, un insieme di regole e norme che premiano alcuni comportamenti e ne penalizzano altri.

Nella loro forma attuale, le nostre economie incentivano il consumo eccessivo, degradano i legami comunitari e danneggiano la ricchezza naturale. Questo schema non è immutabile e dipende dal modo in cui esse si sono evolute finora per funzionare. Per risolvere questi problemi bisogna spingersi verso una nuova visione: un futuro economico equo, sostenibile e verde.

Perché l’economia sostenibile rappresenta il futuro delle aziende

Un passo in questa direzione è rappresentato dalla Green Economy

La Green Economy è una visione alternativa per la crescita e lo sviluppo economico che supporta l’interazione armoniosa tra l’uomo e la natura, puntando a soddisfare i bisogni di entrambi.

Una componente significativa di una strategia green economy è quella di promuovere lo sviluppo e l’adozione di tecnologie sostenibili basandosi sulle relazioni interconnesse tra le persone e l’ambiente. Al di là del progresso tecnologico risulta necessario un adeguamento economico e sociale per ottenere un cambiamento tecnologico sostenibile.

economia sostenibile - ambiente

Un’economia ideale e sostenibile è quella che fornisce la maggior quantità di benessere generale con il minor uso di risorse e danni ambientali.

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Sebbene un brand si definisca sostenibile quando ha integrato con successo questioni ambientali, economiche e sociali nelle sue operazioni commerciali, molte aziende che si considerano tali soddisfano non soddisfano del tutto questa definizione. Integrare la sostenibilità nel cuore strategico di un’organizzazione è un’azione a lungo termine e deve essere pianificata con attenzione. 

Cosa devono fare le aziende, così come la società, per diventare sostenibili? Per prima cosa comprendere a fondo le basi su cui operare questo cambiamento.

I pilastri della sostenibilità e dell’economia sostenibile

I 3 pilastri su cui si basa la sostenibilità, cioè soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri, sono:

  • l’economia;
  • la società;
  • l’ambiente.

Analizziamoli nel dettaglio.

Sostenibilità economica

La sostenibilità economica riguarda tutte quelle pratiche che supportano la crescita economica a lungo termine senza incidere negativamente sugli aspetti sociali, ambientali e culturali della comunità. Ciò, ovviamente, comporta che la crescita economica debba essere costruita sulla sostenibilità (e non contro di essa, come spesso accade).

Sostenibilità sociale

La sostenibilità sociale punta a garantire a tutti l’accesso a beni di prima necessità e il rispetto dei diritti umani. Significa anche fare in modo che i lavoratori non vengano sfruttati o discriminati.

Questi aspetti giocano un ruolo importante nelle catene di approvvigionamento sostenibili in cui i lavoratori vengono talvolta trattati in modo poco equo per massimizzare il profitto delle aziende.

Sostenibilità ambientale

L’aspetto della sostenibilità con cui la maggior parte delle persone ha familiarità è la sostenibilità ambientale: in poche parole, assicurare la salvaguardia delle risorse naturali evitandone il depauperamento in modo irreversibile.

Il modo in cui attualmente utilizziamo le risorse naturali non è per nulla sostenibile. I cambiamenti in questo settore aiuterebbero a proteggere gli ecosistemi globali e la biodiversità, a garantire acqua e aria pulite e a ridurre le nostre emissioni di gas serra.

Cosa possono fare i brand per migliorare e aumentare la sostenibilità nella propria strategia aziendale? Qualcuno si sta già muovendo in questa direzione.

Terna Start Up Procurement: sviluppo sostenibile grazie alle persone e all’innovazione

Terna è la società che gestisce la rete elettrica italiana.

Tra i principali operatori europei e mondiali di infrastrutture per la trasmissione dell’energia, l’azienda guidata da Stefano Donnarumma ha un ruolo di regista e abilitatore della transizione energetica, per sviluppare e realizzare un sistema elettrico che in futuro dovrà essere ancor più eco-compatibile, efficiente, resiliente e sostenibile.

Le complessità della transizione energetica impongono nuove sfide e Terna, per gestire in sicurezza una rete sempre più complessa e articolata, con centinaia di migliaia di punti di generazione diffusi sul territorio, è chiamata a mettere in campo le soluzioni più innovative.

Nel Piano Industriale 2021-2025 ‘Driving Energy’ la società ha dedicato oltre 900 milioni, sugli 8,9 miliardi di euro complessivi, proprio all’innovazione e alla digitalizzazione delle strutture e dei processi, con un approccio di open innovation, concreto e inclusivo.

Terna asset di rete elettrica - Economia sostenibile

In questo percorso rientra il progetto Start Up Procurement, un’iniziativa con cui l’azienda si impegna a collaborare con startup e PMI innovative per promuovere azioni finalizzate ad accrescere la sostenibilità per un cambiamento culturale nel territorio.

I pilastri della strategia di crescita individuati da Terna per garantire alle prossime generazioni un futuro green sono:

  • la sostenibilità;
  • l’innovazione;
  • la digitalizzazione.

Open Innovation e economia sostenibile

Terna ha scelto di puntare su progetti innovativi e sui trend tecnologici basandosi su un approccio di Open Innovation, cioè non facendo affidamento solo sulle proprie conoscenze, fonti e risorse interne ma condividendo e aprendosi alle competenze di risorse esterne, come startup e aziende dinamiche, per guidare l’innovazione e cooperare insieme.

Startup e Pmi innovative hanno caratteristiche peculiari ed è per questo che Terna ha avviato delle riflessioni sul processo di procurement creando un percorso ad hoc, che permettesse al gestore della rete elettrica nazionale di collaborare con queste realtà in maniera diretta ed efficace. È nata così l’idea dello “Startup Procurement”, con l’obiettivo di generare valore per l’ecosistema dell’innovazione, consentendo alle startup e alle Pmi innovative di accedere al mercato a condizioni che rispettino le rispettive peculiarità“, ha detto Marco Pietrucci, responsabile dell’innovazione di Terna. 

 Marco Pietrucci - Startup Procurement di Terna

Tracciando l’evoluzione dello scenario tecnologico, la società ha individuato i temi emergenti per il futuro del sistema energetico italiano, raggruppandoli in quattro cluster distinti:

  1. Digital, per far fronte alla crescente necessità di tecnologie digitali per soluzioni intelligenti di gestione dell’energia e della potenza;
  2. Advanced Materials, in quanto la necessità di ridurre l’impatto sull’ambiente richiede materiali eco-compatibili;
  3. Energy Tech, attraverso l’impiego di tecnologie più efficienti e green che guidano l’evoluzione del mercato energetico;
  4. Robotics, in quanto l’automazione consentirà l’offerta di servizi su vasta scala ad una popolazione crescente.

Collaborando con le diverse realtà, l’azienda vuole abilitare un cambiamento: dialogare con le startup per trovare insieme soluzioni efficaci alle sfide della transizione energetica.

“Con il progetto Startup Procurement, Terna ha voluto cambiare approccio, puntando a sviluppare iniziative con iter di gara snelli e veloci. Un approccio che definisce una nuova modalità di collaborazione e che sarà in grado di stimolare sinergie più efficaci con le startup per abilitare i propri progetti di open innovation”,  ha sottolineato Marco Pietrucci.

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La sostenibilità riguarda tutti

Economia Sostenibile - ambiente

Un’economia sostenibile e inclusiva è un’alternativa necessaria al modello economico dominante di oggi, che esaspera le disuguaglianze, incoraggia gli sprechi, innesca la scarsità di risorse e genera minacce diffuse per l’ambiente e la salute di tutti noi.

Mahatma Gandhi una volta disse, “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, ed è questo che dovremmo fare tutti per approcciarci a una vita più sostenibile non solo per noi stessi, ma anche per chi verrà dopo di noi. 

Social media trends 2022

Social Media Trends 2022: cosa devono sapere i brand per puntare al successo

Social Media Trends 2022: per grandi e piccoli brand comunicare attraverso i social media dal prossimo anno sarà impegnativo.

C’è un forte cambiamento che bolle in pentola e gli esperti sono sicuri che il piatto sarà presto servito nel giro di qualche mese (per alcuni la tavola è già stata imbandita).

Forse non tutte le grandi società hanno colto le principali innovazioni che stanno trasformando il modo di fare social media marketing.

Tuttavia il mix perfetto tra innovazione tecnologica ed evoluzione relazionale legata agli effetti della pandemia sulla società, è pronto a scatenare i suoi effetti.

Tutto conduce a una macro-dinamica generale: il passaggio – neanche tanto graduale – dal Social Listening come lo abbiamo sempre conosciuto, alla Conversational Intelligence.

C’era una volta il Social Listening

Cos’è il Social Listening? Si tratta di una serie di tecniche e strumenti che permettono di mappare tutti i termini associati al proprio marchio e comprenderne il valore positivo, neutrale o negativo.

Oggi i dati confermano che solo una piccola minoranza di utenti online commenta o condivide effettivamente i contenuti: la stragrande maggioranza di tutti i media online viene consumata passivamente.

Ci piace tanto guardare, ma non sempre partecipiamo al dibattito o esponiamo le nostre idee o sensazioni.

Ciò rende molto difficile monitorare le conversazioni che avvengono, per esempio, tramite Instagram Stories, LinkedIn, TikTok o messaggi privati in generale, e questo può distorcere le informazioni che si ottengono.

Social trend 2022 talkwalker-2

Un esempio di dashboard su Talkwalker relativa al Social Sentiment del brand Coca-Cola.

Come rimediare a un gap che sembra incolmabile?

Trasformando il Social Listening in uno strumento di Intelligence che aiuta le imprese a prendere decisioni più consapevoli sulla base delle mutevoli esigenze dei clienti.

Benvenuta Conversational Intelligence

Gli sviluppi del marketing omnicanale e della gestione sinergica delle diverse piattaforme di comunicazione d’impresa, permettono di colmare i gap del Social Listening con la Conversational Intelligence.

Grazie ai progressi raggiunti dall’intelligenza artificiale è possibile incrociare dati e analizzare su larga scala informazioni rilevanti sulle conversazioni attorno a uno specifico brand.

Dall’analisi del social sentiment, delle discussioni sul web, del visual analysing fino al clustering delle conversazioni in piattaforma.

Tutte queste informazioni aiutano un’azienda a migliorare il ROI delle campagne di marketing online. Ottimizzare l’esperienza del cliente, dall’inizio del customer journey fino alla sua fase conclusiva, così da riprodurre la miglior esperienza di brand possibile in fase di engagement, conversione e fidelizzazione.

Le aziende innovative devono essere in grado di analizzare rapidamente questa massa critica di conversazioni tra utenti online e clienti. Ottenendo così una visione a 360 gradi delle mutevoli preferenze e dei comportamenti di quelli che sono i player decisivi per la reputazione e il successo di un marchio sul web.

La Conversational Intelligence va oltre l’ascolto sociale, oltre le intuizioni dei media, oltre le tradizionali ricerche di mercato. I brand possono accelerare la loro attività online, restare rilevanti all’interno dei social trend ed essere percepiti come thought leader del proprio settore.

È il sistema perfetto per ascoltare e monitorare la voce del cliente in tempo reale. Altrimenti si rischia di restare fuori da quella che è definita l’Era del Consumatore.

Conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro

La massima di Tucidide, storiografo ateniese del 400 a.C., è ancora attuale.

La transizione da Social Listening a Conversational Intelligence è il frutto di una naturale evoluzione sociale ed economica: anche se le aziende continuano a detenere una grande rilevanza decisionale, sono i consumatori a guidare le scelte e i temi della comunicazione di brand.

Valori, identità e azioni assumono un ruolo imprescindibile nelle scelte quotidiane di ciascuno di noi. La centralità delle persone nella strategia di marketing di un’azienda sarà sempre più decisiva.

Ecco perché è bene conoscere come grandi aziende e noti brand dovrebbero comportarsi sui social media.

Cosa conta davvero nella relazione digitale con il proprio pubblico? Come direbbero negli USA, cosa separa the best from the rest del social media marketing del 2022?

>> Scarica il rapporto Social Media Trends 2022 di Talkwalker per sapere quali novità e quali certezze attendono il tuo brand nei prossimi mesi. <<

Le tendenze 2022 decisive per la sorte dei brand sui social media

Ecco alcuni dei trend che, assieme a molti altri, vengono illustrati, analizzati e rivisti in chiave strategica dal report di Talkwalker per una corretta comunicazione social a partire dal prossimo anno.

Quali saranno le tendenze che porteranno un brand al successo?

  1. TikTok leader indiscusso

TikTok diventerà il leader dei social media e le piattaforme online non potranno fare altro che adattarsi a questa egemonia.

Gli utenti chiedono sempre più contenuti personalizzati, un servizio rapido, fluido e un’esperienza di brand migliore. Le nuove generazioni esprimono un senso di urgenza senza troppi fronzoli.

Le caratteristiche tecniche di TikTok si prestano perfettamente ai nuovi canoni di comunicazione di marca tra utenti e organizzazioni.

Generare viralità, rafforzare la community e lanciare una comunicazione d’intrattenimento su TikTok funziona molto meglio che sugli altri social tradizionali.

LEGGI ANCHE: Dalla Generazione T agli insight degli utenti: tutti i dati di TikTok che devi assolutamente sapere

  1. Un nuovo sistema di fare Advertising

Il Programmatic Advertising e l’intero scenario dell’industria pubblicitaria dovranno farsi trovare pronti davanti ai cambiamenti che porterà con sé la Cookie Apocalypse.

Gli annunci social dovranno agire su meccanismi differenti man mano che i cookie avranno un margine d’azione sempre più ridotto.

I cookie stanno morendo e molti brand hanno già intonato il loro de profundis.

Quale impatto porterà questo cambiamento sul futuro della pubblicità sui social?

In che modo i brand potranno continuare a offrire servizi personalizzati e allo stesso tempo rispettare regole e disposizioni che proteggono dati e informazioni sensibili?

La Conversational Intelligence è l’elemento che ci permette di dire che la partita è ancora tutta da giocare.

  1. Accorciare il Buyer Circle sui social 

Se è vero che la pandemia ha spinto le persone a cercare online le risposte alle proprie esigenze di consumo, il Social Media Trends 2022 di Talkwalker esamina in maniera approfondita come le diverse piattaforme online stiano affrontando il tema del social commerce.

Esiste un modo per rendere ancora più fluido il customer journey di un’azienda e facilitare la vendita tramite social? Come stanno elaborando questa esigenza – sempre più evidente – le grandi piattaforme online?

Accorciare il ciclo di conversione è possibile, ed è utile farlo lì dove l’utente è più attivo e a contatto con il brand online.

  1. Il Content Marketing post-pandemico

La creazione di contenuti di marca nell’era post-pandemica è un altro elemento che non può prescindere dalle esigenze dei consumatori.

Le dinamiche di chiusura, quarantena e distanziamento hanno innalzato fortemente i livelli di consumo di contenuti online.

Social Media Trend 2022 consumer

Percentage of consumers increasing the time the spend on social media, news sites, streaming. © Forbes | Doubleverify

Si può dire che la pandemia abbia creato un mondo di consumatori di contenuti online.

Le persone nutrono maggiori aspettative nella fruizione di contenuti. Sensibilità, inclinazioni e gusti diventano sempre più raffinati.

I nuovi livelli cognitivi e una maggiore confidenza con video, dirette streaming e on demand plasmeranno il content marketing del futuro.

  1. Alla ricerca dei nostri Metaversi

Il metaverso continuerà a essere un argomento di conversazione tra il pubblico online e offline.

I diversi sviluppi hanno fatto passi da gigante sulla strada verso un un mondo virtuale online che incorpora realtà aumentata, realtà virtuale, avatar olografici 3D, video e altri mezzi di comunicazione.

Social Media Trend 2022

Man mano che lo studio sul metaverso si espande, si aprono scenari – prima impensabili – in mondi alternativi iperreali che coesistono tra loro.

Si può dire che i metaversi saranno la futura connessione tra consumatore e brand. Potremmo fluttuare a bordo della navicella di Rick Deckard e districarci nei meandri dello skyline di Blade Runner, ma a massima definizione e interagendo con i nostri brand preferiti.

Conversational Intelligence, come valutare il presente per prepararsi al futuro

Queste sono solo alcune delle tendenze chiave che Talkwalker ha analizzato nel suo report e che aziende e organizzazioni devono attendersi nel 2022.

Sebbene sia molto complesso prevedere esattamente come andranno le cose, sulla base di ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni è possibile prendere coscienza di alcuni evidenti indicatori sulle tendenze che stanno influenzando il modo di comunicare online con le persone.

Stiamo ancora cercando di adattare le nostre abitudini alle evoluzioni post-pandemiche e sotto molti aspetti il momento appare decisivo e carico di cambiamenti significativi per la società, così come l’abbiamo finora considerata.

Il futuro della ripartenza potrebbe aprire nuove importanti opportunità, soprattutto per coloro che prestano attenzione all’evoluzione delle relazioni interpersonali nel mondo digitale e desiderano allinearsi con le tendenze evolutive per facilitare la crescita e l’esposizione mediatica del brand.

>> Scarica il report Social Media Trends 2022 di Talkwalker per sapere quali novità e quali certezze attendono il tuo brand nei prossimi mesi <<

lavoro flessibile

Back to office: numeri e prospettive delle forme di lavoro flessibile

Fino a due anni fa, in Italia, l’82% dei dipendenti lavorava in ufficio, il 12% in modalità ibrida, il 6% da remoto. Il lavoro flessibile non faceva parte dei piani aziendali.

Secondo le ultime indagini Randstad  nel 2021 siamo passati al 32% di lavoratori in ufficio, 31% in modalità ibrida e 38% da remoto. L’86% delle aziende ha confermato la modalità a distanza nel 2021 e due terzi lo farà in futuro con un mix tra presenza e remoto. Mediamente, oggi lavora in modalità “agile” il 54% della forza lavoro per 2,5 giorni a settimana.

Sette aziende su dieci (71%), inoltre, hanno progettato di consentire un pieno ritorno in ufficio su base volontaria entro la fine dell’anno, mentre il 47% non sono ancora sicure di quando termineranno i protocolli anti-COVID e solo un 10% prevede di fermarli prima del 2022.

lavoro flessibile

Questi i trend secondo Willis Towers Watson, che prevede che nei prossimi anni solo due dipendenti su cinque lavoreranno in azienda: nel dettaglio il 42% in presenza, il 35% in modalità ibrida e il 23% da remoto.

La modalità ibrida e di lavoro flessibile, ovvero sia da remoto sia in presenza, tra due anni resterà comunque più diffusa di quella completamente a distanza. In questi mesi sta iniziando un riassestamento della percentuale di dipendenti che lavorano solo da remoto (tra due anni scenderanno dal 38% al 23%), mentre stanno aumentando di contro quelli che lavorano in presenza (tra due anni saliranno dal 32% al 42%) e in modalità ibrida (dal 31% al 35%).

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In uno studio americano segnalato dal World Economic Forum, alcuni ricercatori stimano che la forza lavoro ibrida aumenterà la produttività nell’economia post-pandemia del 4,6%. La maggior parte di tale guadagno verrà da una riduzione del tempo di spostamento.

In questo sondaggio meno del 30% degli intervistati afferma che tornerà completamente alle attività pre-COVID; il resto rimane diffidente nei confronti dei trasporti di massa, degli ascensori affollati e dei pasti al chiuso.

Lo studio prevede che, nel complesso, il 20% delle giornate lavorative complete sarà eseguito da casa dopo la fine della pandemia. Il lavoro a distanza è fattibile per metà dei dipendenti e il piano aziendale tipico prevede che quella metà trascorra due giorni – il 40% – della settimana lavorativa a casa.

Il management aziendale segnala la volontà di avere i dipendenti in loco almeno tre giorni alla settimana per motivi che mettono in gioco la motivazione, la collaborazione e la cultura del posto di lavoro. “Per la maggior parte dei lavoratori, l’economia post-pandemia comporterà più WFH [Work From Home] rispetto all’economia pre-COVID, ma notevolmente meno di quanto vorrebbero”.

Come afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano «Lo smart working è una tendenza ormai inarrestabile. Nei prossimi mesi, tuttavia, assisteremo a dinamiche differenziate tra grandi imprese, PMI e PA. Nelle grandi imprese si andrà verso un consolidamento e un’estensione del lavoro agile, con modelli che prevedranno un equilibrio tra lavoro in presenza e in ufficio che lascerà un forte livello di flessibilità ai lavoratori».

Il dibattito e le strategie su come applicare i “Nuovi Modi di Lavorare” sono all’ordine del giorno su tutti i tavoli aziendali.

Di piccole e grandi imprese. Il cigno nero pandemico ha inevitabilmente messo alla luce l’importanza del come lavorare. E interrogarsi sui processi, sugli stili e sugli strumenti è un esercizio oneroso, che si accompagna all’inevitabile attenzione al COSA, ovvero gli obiettivi di performance economica e produttiva da raggiungere.

Lavoro flessibile tra Smart working, Remote Working, Home Working, Telelavoro ed Hybrid Working

Mentre sperimentiamo uno status ibrido organizzativo, in questi mesi si vivono paradossi e situazioni surreali: negli uffici dove si dovrebbe stare insieme, spesso si continua ad essere isolati tra una videocall e l’altra; abbiamo acquisito la conoscenza di numerosi strumenti digitali che dovrebbero permetterci una giornata di lavoro più duttile, ma non siamo mai stati così poco “smart” (se non addirittura al limite del burnout digitale); a livello emotivo lo stato di estenuazione e abbattimento fisico e psichico dovuto al periodo di emergenza che abbiamo vissuto si traduce in rilassamento e in un “languore” soprattutto sul piano professionale; non stiamo coinvolgendo le nuove generazioni nel confronto con i senior nel formulare gli stili di lavoro del futuro.

 

lavoro flessibile

Non possiamo biasimare del tutto le decisioni manageriali di questo periodo, in fondo ci troviamo in una piena e nuova rivoluzione del lavoro e ce ne sarà ancora per molto.

Il periodo è sperimentale, e necessariamente si andrà per tentativi (si spera iterativi e incrementali), di innovazione.

L’evoluzione del lavoro a distanza

Nel guardare a questa evoluzione, purtroppo, molti sono vittime delle etichette mediatiche che vengono attribuite allo “smart working”, confuso sprovvedutamente con l’“home working”, il “telelavoro” o il “remote working”, che sono state le effettive modalità di lavoro sperimentate durante la pandemia.

Senza essere pedissequi è bene ricordare in ogni occasione la traduzione italiana che viene fatta di questo termine, soprattutto in termini legislativi (già prima del Covid-19):“Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

In questa giungla terminologica la speranza è che ci sia la possibilità di recuperare la dimensione vera dello smart working, per la quale si impara ad essere nel posto migliore in cui poter raggiungere i risultati oppure, nel caso in cui dobbiamo prevalgono altri interessi (come, ad esempio, il work-life balance) si impara a lavorare al meglio nella condizione in cui ci si trova.

Il nodo cruciale dell’applicazione del lavoro flessibile e agile non può passare solo per i vincoli orari e spaziali su cui tutti ci siamo fissati per inevitabili motivi tecnici, normativi o sindacali.

Il cuore del problema è sulla riformulazione di “fasi, cicli e obiettivi”: perché ci siamo accorti che lavorare “a distanza” ottimizza e semplifica alcune cose, ma ne inficia altre; perché incontrarsi fisicamente contribuisce alla creatività, forse alla motivazione, e di certo alla cultura aziendale, al senso di appartenenza e, probabilmente al perché lavorare presso un brand anziché un altro.

La grande scommessa allora per le aziende e il management è quella di mettere mano ai processi di lavoro: alcuni cristallizzati da decenni e semplicemente riconfermati negli audit di qualità di anno, in anno; altri più avanzati e già declinati nei team di lavoro ma tutti da rodare e migliorare alla luce delle difficoltà tecniche oggettive, o delle resistenze al cambiamento delle popolazioni aziendali.

Oppure no?

Può essere una strategia innescare una restaurazione dei processi consolidati e ben rodati del 2019? Magari anche solo per far respirare ai dipendenti il “ritorno alla normalità”, il conforto delle routine di una volta.

Sarebbe possibile privilegiare la sicurezza psicologica della propria popolazione aziendale e la cura di quei collaboratori che trovano nel lavoro “rifugio” dalle difficoltà di gestione familiare; oppure maggiore focus favorito dal workplace (anziché dallo strapuntino ricavato in un angolo di casa, sollecitati continuamente dalle faccende domestiche) e anche maggiore tempo per sé (magari proprio nel tragitto casa-lavoro).

digital tool lavoro flessibile

Non possono esserci risposte univoche per tutte le aziende e per tutti i gruppi di lavoro. In ogni azienda ci sono persone disorientate dall’idea di non avere più una propria scrivania con i propri talismani, o intimorite dal dover prenotare tramite app una postazione di lavoro nel proprio headquarter in cui si sono recati per 20 anni, ed entusiasti del “full remote” che non metterebbero mai più piede in quel luogo, se non per cause di forza maggiore.

Lavoro flessibile: il south working e il nuovo rinascimento del nomadismo digitale

Sono comunque molte le persone che riportano un senso di gratificazione e soddisfazione all’idea che potranno anche in futuro gestire parte della loro attività lavorativa non in sede: la combinazione di flessibilità oraria e flessibilità “geografica” fa sentire meglio le persone, almeno sulla carta. Ma perché?

C’è un’idea sottesa di libertà e di personalizzazione nel lavoro flessibile: poter scegliere in autonomia, avere capacità decisionale nel poter scegliere di volta, in volta il contesto privilegiato per portare a termine un compito o un progetto, o attribuzione di responsabilità e fiducia nell’altro.

Non è un caso che per i dipendenti aziendali alcune riflessioni si siano coagulate sull’idea del lavoro non necessariamente in uffici incardinati in zone urbane (nel nostro Paese storicamente nel Nord Italia).

Stiamo parlando del south working, un lavorare delocalizzato per aziende del Nord o comunque di tutto il mondo; prevalentemente al Sud o, come è avvenuto per molti nelle “seconde case” al mare, in montagna o dai parenti in provincia. Un’idea che implica a livello di sviluppo sociale una rinascita dei borghi e delle provincie soprattutto nel Meridione, e dove le difficoltà del lavoro da remoto si equilibrano con un minore costo e una maggiore qualità della vita.

Con questo approccio si prefigura un mercato del lavoro molto più inclusivo quello che trasmette offerte di lavoro “100% anywhere” soprattutto per i giovani che spesso non hanno la possibilità di trasferirsi nelle grandi città.

LEGGI ANCHE: South Working: una moda o l’inizio della fine del lavoro in ufficio?

Ma dietro l’idea del southworking è ben radicata una filosofia molto attuale: adattare la professione al proprio stile di vita, e non il contrario.

La community dei Nomadi Digitali lo ha previsto già da dieci anni quanto il modello sano e sostenibile di lavoro sia collegato a godere di maggiore libertà nella gestione del tempo e di avere la possibilità di spostarsi secondo le proprie necessità.

Le ragioni che oggi spingono le persone al “nomadismo digitale” sono molteplici, e si tratta di una tendenza crescente non solo tra i giovani, anzi.

smart working

Come emerge dal “Primo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia”, anche nel nostro Paese il fenomeno nomadi digitali sta assumendo dimensioni considerevoli e non incontra più solo l’entusiasmo dei giovani “millennials” che vogliono girare il mondo come backpackers, con lo zaino sulle spalle. Questo stile di vita e di lavoro è sempre più ambito da persone di tutte le età, con esperienze professionali differenti, ma soprattutto da una forte prevalenza di donne (54% contro il 46 degli uomini) che in questo modo riescono a gestire meglio il work-life balance.

Non sono solo nerd e travel blogger: tra gli amanti del lavoro flessibile sono in crescita anche professionalità che operano in settori come l’architettura, il servizio clienti, l’eCommerce, le risorse umane, oltre agli storici ambiti informatici e di comunicazione digitale.

A definirsi “nomadi digitali” sono soprattutto i freelance e i liberi professionisti (il 41% degli intervistati), ma non sono da meno anche i lavoratori dipendenti (38%), mentre una percentuale più ridotta è quella rappresentata dagli imprenditori (8%).

Colpisce tra i dati che la motivazione che spinge i più giovani a diventare nomadi digitali è la possibilità di muoversi liberamente nello spazio, mentre tra gli adulti prevale la maggiore flessibilità nella gestione del tempo.

Dalla ricerca emerge che le persone interessate al lavoro flessibile e al nomadismo digitale mostrano di aver assunto, anche a seguito della maggiore esperienza di remote working accumulata durante la pandemia, una marcata e diffusa consapevolezza che questo nuovo stile deve essere sostenuto anche da un cambiamento culturale nel mondo delle imprese.

La Great Resignation e la fuga dall’azienda verso il lavoro flessibile

Ma che succede se i desideri di nomadismo digitale collidono con le politiche di smart working che i datori di lavoro non stanno adottando, preferendo un ritorno all’ “Old Normal” del 2019 senza valutare forme di lavoro flessibile?

Quanto conta lo smart working e la riformulazione dei processi verso il lavoro flessibile con la Great Resignation?

Tra aprile e giugno di questo anno ci sono state 484mila dimissioni, in crescita dell’85% rispetto al 2020. Il numero di rapporti di lavoro dipendente cessati per dimissioni del lavoratore è in forte aumento, sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto agli anni passati. E nel mondo del lavoro ci si inizia a chiedere se in questa “grande rassegnazione”, sicuramente accelerata dall’esperienza pandemica, sia implicata anche l’esperienza frustrante del lavoro da remoto “forzato” degli ultimi tempi.

Oltre alle dinamiche di tipo economico (come la crisi di alcuni settori come il turismo e la ristorazione che hanno costretto molti a migrare verso settori in crescita come il green, il digitale e la salute), l’eterno tema delle retribuzioni troppo basse rispetto ad altri Paesi Europei e gli effetti della Yolo Economy (con un’impennata di oltre 14o.000 aperture di P.IVA nel nostro Paese nel secondo trimestre 2021 – che riguardano giovani fino ai 35 anni) il tema del come tornare a lavorare incide e non poco su questi effetti.

Il World trade Index 2021 di Microsoft  ha rilevato che più del 33% della forza lavoro globale intendeva lasciare il proprio datore di lavoro attuale entro il 2021 e il 38% prevedeva di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto. Valori più alti tra i Gen Z che addirittura in un caso su due hanno valutato seriamente la possibilità di lasciare i propri datori di lavoro.

Un altro fattore che potrebbe spiegare il trend in crescita delle dimissioni è quindi la fine dello smart working per 1,5 milioni di dipendenti: 800mila privati già tornati in presenza al 100% e 700mila dipendenti statali.

abitudini di consumo coronavirus

Le stime dell’Osservatorio sul lavoro agile del Politecnico di Milano segnalano per circa 4 milioni di lavoratori la volontà delle aziende di consolidare la modalità di lavoro ibrida. Emerge comunque che l’84% delle persone punta al lavoro agile e oltre il 50% lo vorrebbe per più di 3 giorni alla settimana. In moltissimi dichiarano che la qualità della vita è migliorata e che questa esperienza ha permesso loro di acquisire nuove competenze.

Secondo questa analisi, lo smart working rimarrà o sarà introdotto nell’89% delle grandi aziende, dove aumenteranno sia i progetti strutturati sia quelli informali; nel 62% delle PA, in cui prevalgono le iniziative strutturate ma anche molta incertezza sul futuro e nel 35% delle PMI, fra cui prevale un approccio informale ed è però forte la tendenza a tornare indietro.

È bene ricordare che sebbene molti lavoratori di età e provenienze demografiche diverse esprimano il desiderio di continuare a lavorare da casa, i lavoratori altamente istruiti e ad alto reddito avranno un’opportunità molto maggiore di farlo.

Agile Working e nuove generazioni

Lo smart working sembra allora essere diventato più una leva per la retention delle persone in azienda, mentre sembrava essere solo una leva di attraction per i nuovi talenti nel 2019, laddove il lavoro flessibile rappresentava un fattore «determinante» per la scelta del lavoro “solo” per il 62% dei candidati.

Secondo un’ultima ricerca di Radical HR Club, su 600 HR Manager sembrano esserci dati confortanti rispetto al fatto che il 90% delle aziende rispondenti fa Smart Working, dando in alcuni casi anche piena libertà e autonomia nella scelta e 7 HR su 10 hanno guidato questa trasformazione nell’organizzazione.

Rimane ancora una fetta importante di aziende in cui la leadership è ancorata a vecchi schemi di pensiero e diverse aziende iniziano a perdere talenti per la mancanza di fiducia nelle persone.

Come abbiamo visto, la possibilità di avere spazio geografico e flessibilità di tempo per la conciliazione lavoro-vita personale è un fattore determinante per tutte le generazioni.

Non è possibile immaginare un New Way of Working senza coinvolgere tutte le generazioni nel disegno di quello che sembra essere davvero una nuova rivoluzione del lavoro. Fruire nel pieno benessere dei luoghi e degli stili di lavoro nel futuro, rinnovare il concetto di workplace, ma soprattutto rendere efficaci ed efficienti i tanti strumenti digitali che abbiamo a disposizione, (senza dimenticare quelli analogici).

Le forme di lavoro ibride verso le quali ci si sta dirigendo, suggeriscono un modo di lavorare più umano e più armonioso con la nostra vita personale e professionale. Il mindset più efficace è quello in cui i dipendenti vengono trattati da adulti di cui fidarsi e non come individui da controllare. Le aziende devono fidarsi delle loro persone.

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Come in tutti i fenomeni sociali, però, la popolazione aziendale tenderà a disporsi su una curva gaussiana, dove ci sarà un quinto di estremisti del “full remote” e un’altra di “conservatori” che vorrebbero ritornare alle modalità che abbiamo utilizzato fino al 2019. Come fare per implementare correttamente lo smart working, comprendendo tutte i valori e le istanze generazionali?

Rimane importante conoscere da vicino i processi di lavoro delle persone che collaborano nell’organizzazione, perché non è detto che una policy di giorni/periodi/ore di smart working vada bene per tutti nello stesso modo.

È fondamentale valutare il valore aggiunto della presenza fisica per ogni singola attività, a livello di funzioni, di sedi e di team. Con una stima (e perché no, un’autovalutazione bottom-up che coinvolga tutte le generazioni) sarà possibile distinguere le attività eseguibili in full-remote da quelle in presenza, così come la possibilità alle persone di auto-organizzarsi in base ai task settimanali.

Contemporaneamente sarà necessario lavorare sui gap che innesca il lavoro ibrido o remoto, rispetto al senso di appartenenza con il brand, di collaborazione e apprendimento reciproco.

giovane al lavoro

Il lavoro agile nel pieno senso del termine non può non piacere che a tutte le generazioni. Lavorare per obiettivi condivisi, autodeterminati nei gruppi, col giusto work-life balance, tramite una leadership attuale è il sogno di chiunque lavori in azienda.

Il remote working è ben altro: la predisposizione alla mentalità digitale (non necessariamente abilità) da parte dei giovani implica una predisposizione maggiore a lavorare in una forma ibrida, poiché vicina alla cultura della scelta e della personalizzazione continua a cui sono stati esposti da sempre.

Questo non significa necessariamente prediligere un “full remote”, se non per alcune specifiche figure (solitamente digitali per cui è quasi naturale considerare il “datore di lavoro” come un “datore di stipendio”, indipendentemente dal brand).

Vivere senza socialità e senza momenti di creazione condivisa può isolare fortemente i “newbie”, così come le generazioni più senior.

Per X Gen e Boomers la questione è segnante perché implica il superamento di modelli mentali acquisiti, di fare fronte a gap tecnologici e di autogestione del proprio lavoro. Forse più di altre urgenze, quella dello smart working va coordinata nell’ottica dell’age inclusion, tentando il métissage delle prospettive generazionali diverse puntando all’obiettivo comune del lavoro sereno, adattivo e probabilmente ibrido.

Senza un ripensamento in termini di competenze e processi manageriali non può essere risolta la questione del tempo: è consapevolezza di tutte le generazioni che nel post-pandemia questa sia diventata la risorsa più importante, nel, e per il lavoro.

New G

Spotify lancia il primo video podcast originale in Italia

Finalmente il momento tanto atteso è arrivato: oggi Spotify presenta New G, il primo video podcast originale in Italia. Gli utenti potranno quindi non solo ascoltare ma anche vedere lo show, prodotto da Show Reel Agency (parte di Show Reel Media Group), i cui protagonisti sono un gruppo di content creator molto popolari su TikTok: Momo, Raissa, Nimi Abdoulaye (alias Isabo), Tasnim Ali e Dayoung Clementi

Il primo video podcast italiano

I cinque, molto diversi tra loro per storia personale e background culturale, sono uniti da un importante filo conduttore: un nuovo modo di vivere le diversità e approcciare il dibattito intorno ad essa, tipico della Generazione Z. Il mondo dei social media sarà certamente al centro delle 50 puntate di cui si compone il podcast, ma ci sarà ampio spazio per parlare di scuola e di futuro, del rapporto con la generazione dei loro genitori, di sogni, fallimenti e molto altro. 

New G

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La generazione dei protagonisti di questo video podcast è molto diversa dalle precedenti: i ragazzi e le ragazze che ne fanno parte sono cresciuti in tempi di grandi trasformazioni e hanno ridefinito ciò in cui credono, i propri valori,  ambizioni e obiettivi. Sono aperti alla diversità, consapevoli che ognuno ha un proprio bagaglio identitario e sono disposti ad esplorare contenuti di intrattenimento che superano i confini della propria cultura.

Questi sono solo alcuni degli aspetti fondamentali di uno show che permetterà agli ascoltatori di ogni età di comprendere meglio il mondo dei più giovani e scoprire cosa muove una generazione che sta dando un contributo decisivo alla creazione di un Paese più aperto e inclusivo.

Siamo molto felici di essere gli host del primo video podcast di Spotify e, soprattutto, siamo orgogliosi che questa opportunità ci abbia permesso di dare voce a ciò che conta davvero per la generazione di cui siamo parte. Siamo in cinque a parlare in New G, anche parecchio diversi uno dall’altro: non siamo, infatti, sempre d’accordo sulle cose ma è giusto che sia così perchè è importante dare spazio a tutto e rispettare tutti. Questo per noi è New G: uno sguardo di più occhi sul mondo per accendere dibattiti.

Dopo l’annuncio globale del luglio 2020, New G segna l’arrivo dei video podcast originali in Italia, un formato che ha già permesso agli ascoltatori di tutto il mondo di entrare in contatto in maniera ancora più profonda con i contenuti dei propri creator preferiti.

Commenta Eduardo Alonso, Head of Studios for Southern & Eastern Europe di Spotify.

Siamo entusiasti di annunciare finalmente anche in Italia il primo video podcast originale Spotify. Vogliamo continuare a fornire ai creator sempre più strumenti per esprimere la propria creatività e avere il controllo sui propri contenuti, oltre che a proporre agli ascoltatori esperienze uniche e all’insegna dell’interattività. New G è uno show imperdibile per chiunque voglia conoscere meglio il mondo dei più giovani, i valori che li ispirano e il loro approccio alla diversità.

Il primo episodio del video podcast, intitolato “Genitori sui social? No, grazie!” è già disponibile sulla piattaforma.

Forum HR 2021 intervista sul metaverso agli HR Director italiani

Lavorare nel Metaverso è possibile? Lo abbiamo chiesto al mondo degli HR italiani

Lavorare nel Metaverso è possibile o è soltanto una visione distopica di un’umanità sempre più connessa ma scollegata dalla realtà non virtuale?

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

Forum HR 2021 - federica bulega

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano e noi di Ninja non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per fare loro qualche domanda sul futuro del lavoro in relazione a una delle tecnologie più impattanti annunciate recentemente: il Metaverso.

Le tecnologie emergenti di virtual communication e virtual collaboration promettono di unire una forza lavoro sempre più dispersa grazie ad avatar, riunioni olografiche, mondi virtuali. Molto prima dell’annuncio di Mark Zuckerberg, ne avevamo parlato approfonditamente in questo articolo.

Se come si deduce dalle dichiarazioni degli esperti saranno necessari ancora diversi anni prima che questa rivoluzione abbia luogo, è importante gettare uno sguardo sui prossimi anni e anticipare i possibili sviluppi di una tecnologia così disruptive.

Lavorare nel metaverso è possibile? Diventerà presto realtà?

La domanda che abbiamo posto ai rappresentanti del panorama HR italiano è stata proprio questa: possiamo aspettarci, a breve, di lavorare in spazi virtuali, uffici nei quali muoverci con il nostro avatar e interagire con le rappresentazioni cibernetiche dei nostri colleghi? Ecco cosa ci hanno risposto.

Simona Liguoro – HR Director Italy – Nestlé Nespresso

lavorare nel metaverso simona liguoro

In futuro lavoreremo con gli avatar e sono particolarmente sicura di questo, ma per conquistare le persone e farle legare all’azienda sarà sempre necessario e fondamentale il contatto fisico.

Dal mio punto di vista i sensi sono la cosa più importante.

Serena Rossi – Human Resources Director – Stryker

serena rossi stryker

Incontrarsi di persona sarà sempre essenziale: eventi come il Forum HR 2021 lo dimostrano. Non potremo mai essere sostituiti dal nostro avatar, o almeno ci proviamo. Magari, però, il nostro avatar potrà occuparsi di cose per noi che non riusciamo a gestire.

Non credo che la sostituzione completa sia una strada da seguire: l’essere umano ha bisogno di essere fisico, toccare, guardare negli occhi, ma certamente la tecnologia potrà aiutarci semplificandoci la vita.

Guido Stratta – Direttore People & Organisation Gruppo Enel

Lavorare nel Metaverso Guido Stratta Forum HR 2021

Secondo me dobbiamo far sì che questa nuova tecnologia non ci schiacci: credo sarà una buona dimensione da gestire con equilibrio.

Io penso che la relazione umana sia ancora determinante, abbinata però a tutte queste belle novità.

Annalisa Alberti – Human Resources, Facility Management, ICT & Compliance Director – Rheinmetall Italia S.p.A.

Lavorare nel metaverso - Annalisa Alberti al Forum HR

Il contatto umano resta fondamentale: dovremmo invece ragionare un po’ fuori dagli schemi e pensare che non ci si può più limitare a “un classico orario di lavoro” dalle 8.00 alle 16.30, perché viviamo in un mondo che è interamente connesso e abbiamo bisogno di ripensare il nostro modo di lavorare focalizzandoci sugli obiettivi.

Detto questo, il contatto umano e la vicinanza faranno la differenza per le aziende.

Tiziana Carnicelli – Group Education and HR Communication Head presso Angelini Holding

Tiziana Carnicelli

È un argomento che mi intriga molto: nell’esperienza vissuta durante il Covid, la cosa che abbiamo sofferto di più nel fare formazione era il non poter guardare negli occhi la persona e comprendere la comunicazione non verbale.

La possibilità di avere un’aula di formazione, nella quale posso dialogare con il professore anche se a distanza vedendolo come fosse dal vivo, e magari interagire con un mio collega, anche se il collega è dall’altra parte del mondo, può significare molto.

Tutto dipenderà da quanto saranno “intelligenti” questi avatar e ologrammi, se ci permetteranno davvero una reale interazione. Altrimenti, dubito che funzionerà.

Giuseppe Conte – Direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza.

Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio.

Fabrizio Tripodi – HR Director at Brown-Forman, the Jack Daniel’s company

Fabrizio Tripodi Lavorare nel Metaverso - Forum HR 2021

La tecnologia mi piace molto, perché si evolve velocemente, ma ho un punto fermo: deve essere al servizio dell’uomo; uno strumento attraverso il quale risparmiamo, ottimizziamo e ci concentriamo maggiormente su quello che è il valore aggiunto del contatto umano.

Tutti quelli che sono gli strumenti digitali sono benvenuti: si aggiungono e aiutano e non sostituiscono il contatto umano, ma permettono che il contatto umano sia usato nel modo migliore, laddove necessario per motivi professionali ma soprattutto per una connessione empatica tra le persone.

Accogliamo con entusiasmo il metaverso proprio considerandolo come una piattaforma di supporto e non di sostituzione del contatto umano.

Elisabetta Maiocchi – Head of HR di Siae Microelettronica

Lavorare nel Metaverso Elisabetta Maiocchi Forum HR 2021

È un percorso che considero realizzabile: per determinati tipi di funzioni aziendali, come ricerca e sviluppo e funzioni amministrative, c’è una compatibilità di fondo; per altri ambiti, come il mondo del commerciale, sarà necessario capire se la soluzione può essere valida, perché spesso l’incontro in presenza rimane la via preferibile.

Sul mondo training e academy mi sento ottimista sull’argomento: ci si può dotare di postazioni adatte allo scopo per le persone che non dispongono di strumentazione e connessioni adeguate.

Fabio Salvi – Head of HR/Team Lead People Partner Italy, Spain, Portugal, Serbia, Croatia and Romania presso FlixBus

Lavorare nel metaverso - Fabio Salvi - Flixbus

Questo scenario mi sembra un po’ una deriva dello sviluppo tecnologico, una sorta di puntata di Black Mirror.

La tecnologia, dal mio punto di vista, è uno strumento per abilitare in modi diversi le relazioni, ma la relazione è e resta umana. La tecnologia è solo uno dei canali che va sfruttato per quello che è nei suoi significati, funzionale quando ci sono team distribuiti e separati da una distanza fisica.

Quello che però è il rapporto umano è inalienabile. Se questo scenario degli avatar si realizzasse staremmo davvero ripensando alla natura stessa dell’essere umano e, almeno personalmente, non vorrei andare in questa direzione.

Federica Visioli – Head of Human Resources – CDI Centro Diagnostico Italiano

Lavorare nel Metaverso - Federica Visioli

Se ne parla molto e conosco le possibilità del metaverso. Non so però se il nostro contesto nazionale sia già pronto per arrivare a queste dinamiche.

Ritengo però che anche il mondo sanitario si stia evolvendo, per cui l’aiuto di tutti quelli che sono gli strumenti informatici è prezioso.

Pensiamo per esempio all’intelligenza artificiale, a quanto può aiutare il medico nel migliorare le logiche predittive su alcune malattie. Il rapporto tra medico e paziente rimane fondamentalmente fisico: per semplificare, talvolta è necessario toccare l’arto malato. Però ci sono degli aspetti come le consulenze e determinati momenti che possono essere gestiti in modo ottimale anche con una modalità da remoto.

Andrea Lugo – H.R. Director | Aruba S.p.A.

Andrea Lugo - Aruba - Metaverso

Spero non si arriverà a lavorare in ambienti virtuali per mezzo di avatar, anzi, spero di essere andato in pensione prima che succeda.

È un mondo che non conosco in modo approfondito, ma sul quale ho qualche dubbio: credo che per adesso l’assetto attuale nelle modalità di recruiting sia quello corretto.

Samanta Todaro – Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi

Lavorare nel Metaverso Samanta Todaro Forum HR 2021

Io credo che l’aspetto relazionale debba rimanere, perché è quello che fa la differenza; lo comprendiamo bene anche da questo evento tornato in presenza: tutti avevano voglia di tornare a vedersi.

Penso però che la tecnologia ci possa aiutare, debba essere sfruttata come un mezzo per farci arrivare dove oggi fisicamente non possiamo. La realtà virtuale, nel lavoro, è infatti nata anni fa, per esempio nel training medico, ma può essere efficacemente utilizzata anche in altri ambiti diversi dalla formazione, per esempio nella simulazione di un investimento per valutarne il tasso di successo.

Roberta Fagotto – Chief Human Capital Officer – SIT

Lavorare nel Metaverso Roberta Fagotto - Forum HR 2021

Credo che non possiamo prescindere dalla relazione umana: nel nostro contesto latino facciamo molta difficoltà a sconnetterci completamente dall’organizzazione dal punto di vista fisico, perché la relazione umana, per esempio quelle che avviene alla macchinetta del caffè, il contatto visivo non asincrono come quello del contatto video che è sempre un filtro, per noi è ancora fondamentale.

Sia per la parte progettuale e di innovazione, che non può essere “remotizzata” completamente, ma anche perché spesso tendiamo a unire la dimensione umana del collega alla nostra quotidianità.

Ritengo che invece assumeranno maggiore importanza gli spazi di lavoro, perché saranno degli spazi in grado di valorizzare la connessione, anche da un punto di vista personale, di tutti i colleghi.

muore ennio doris mediolanum

Ci ha lasciato Ennio Doris, e il nuovo emozionante corto di Özpetek è il miglior saluto possibile

Ci ha lasciato Ennio Doris, l’inconfondibile volto di Banca Mediolanum e presidente fino al settembre 2021.

Il suo gesto di “tracciare il cerchio” per indicare un servizio costruito intorno alla persona, ora in un lago salato, ora in un campo di grano, si è fissato indelebilmente nella memoria delle persone grazie alle réclame dell’azienda, diventando così un punto di riferimento per la linea comunicativa successiva ma anche oggetto di imitazioni, meme e studio.

Manager, imprenditore e banchiere italiano, ma anche Cavaliere del Lavoro dal 2002 e uno tra gli uomini più ricchi d’Italia della classifica Forbes del 2018, il suo genio imprenditoriale ha trasformato Mediolanum in un impero, che già nel 2019 contava più di 8.000 dipendenti.

Ai grandi uomini di successo si accompagna spesso una visione olistica del mondo, nella quale restituire parte della propria fortuna alla comunità è un atto sentito e dovuto: a marzo 2020, infatti, aveva donato 5 milioni di euro alla regione Veneto per aiutare contro il virus pandemico Covid-19.

Ci ha lasciato Ennio Doris, ma il corto firmato da Özpetek è il più bel saluto perchè esprime i suoi valori

Banca Mediolanum ha lanciato il nuovo corto durante una serata première giovedì 18 novembre presso il Cinema Moderno The Space di piazza della Repubblica a Roma.

Prima un dialogo tra Massimo Doris, il regista Ferzan Özpetek e il professor Gianni Canova, condotto dalla giornalista Costanza Calabrese e poi l’anteprima del film: “L’uomo che inventò il futuro”. 

Il nuovo corto di Ferzan Özpetek per Banca Mediolanum racconta la storia di un uomo a confronto con il proprio figlio diciassettenne, con il suo slancio verso il futuro rispecchiato nei ricordi del padre. 

Nella visione del cortometraggio, la solidità del rapporto di Ennio Doris con il figlio Massimo, amministratore delegato di Banca Mediolanum dal 2008, non può passare inosservata.

Un avvicendamento programmato, in cui Massimo ha raccolto il testimone dal padre, non solo come testimonial della comunicazione aziendale, arrivando anche a “sostituirlo” nella costruzione dei cerchi, diventati simbolo di un servizio costruito su misura intorno alle persone.

L’uomo che inventò il futuro di Ferzan Özpetek

Nella storia del regista, quello del figlio è un mondo all’interno del quale il padre non trova subito accessi e aperture, ma invece scetticismo e indifferenza, soprattutto quando si parla di futuro. Due mondi distanti e uniti dalla stessa storia. 

Il padre individua però la giusta chiave di comunicazione, rendendo il racconto una sorta di epopea e catturando così l’attenzione del figlio. Narra di un tempo in cui gli uomini non avevano contezza del futuro, un tempo brillante ma labile. Ma in realtà parla di se stesso, del tempo che passa e del futuro, che affonda saldamente le sue radici nel presente.

Le emozioni della normalità vengono sviscerate con forza e impeto, la quotidianità diventa eccezionale, rumorosa e stridente come il pianto di un bambino appena nato. L’impresa gigantesca è vivere ogni giorno, con fatica, certo, ma con una fatica giusta.

Guarda il nuovo corto L’Uomo che Inventò il Futuro

Prenderne consapevolezza ci fornisce gli strumenti per determinare il nostro destino: ogni piccolo passo verso questa meta rende la vita degli uomini libera e degna di essere vissuta, ora e per sempre. Futuro è piantare un albero. Costruire una casa. Far nascere un sogno.

Sono i valori di Ennio Doris e dell’impresa che ha fondato.

Ma futuro è anche comprendere che “viaggiare da soli”, in questo grande cammino, non ha senso, quando possiamo affidarci all’esperienza di altri uomini. Perché capire il futuro ci permette di comprendere l’importanza del passato.

muore ennio doris

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“Ho accolto la proposta di questo lavoro per due semplici ragioni: la prima perché mi è sembrata quanto mai di attualità una presa di coscienza sul tempo, il nostro tempo e quello degli altri. Di coloro che sono stati e di coloro che saranno.

Mai come in questi ultimi periodi siamo stati messi alla prova sul come e quando immaginare il tipo di futuro che ci aspetta. La continuità del tempo va salvaguardata, i suoi cicli e ricicli come li definiva il filosofo napoletano Vico a proposito del ripetersi della storia. Anche se credo in sostanza che tutto è destinato a cambiare, ad arricchire il corso della nostra esistenza”, ha commentato il regista Ferzan Özpetek, che ha aggiunto:

“La seconda ragione è una sfida direi tecnica e di linguaggio cinematografico. In mezzo a tanti film e spettacoli che ho realizzato e continuo a realizzare, la misura del cortometraggio come in questo caso mi induce a raccontare in una manciata di minuti una storia di sentimenti forti e delicati al tempo stesso, nella quale non mancano momenti di attriti e incomprensioni, emozioni suscitate dai ricordi e commozioni per il nuovo che sta nascendo”.

muore ennio doris

Dove vedere L’uomo che inventò il futuro

Il cortometraggio è visibile su Youtube e sarà disponibile anche su MediolanumPlay.it, il nuovo spazio dove trovare la selezione dei migliori contenuti video che raccontano il mondo di Banca Mediolanum. 

Una campagna di comunicazione collegata prevede il flight televisivo, on air dal 21 novembre all’8 dicembre, che vedrà la messa in onda di oltre 5.000 spot da 30’’ e 15” sulle principali emittenti televisive: Mediaset, Rai, Sky (canali tematici, sportivi, on demand e canali free to air), canali Discovery, La7, Class CNBC, Sport Italia e RTL 102.5 TV.

In affiancamento alla campagna televisiva è stata pianificata una campagna radiofonica della durata di 2 settimane che, a partire dal 22 novembre, vedrà il coinvolgimento delle principali emittenti nazionali: RTL 102.5, R101, Radio 105, Virgin, Radio Monte Carlo, Radio24, Radio Italia solomusicaitaliana, Radio Deejay, RDS e Radio Sportiva. 

Al fine di aumentare la capillarità della comunicazione sul territorio è inoltre prevista la messa in onda degli spot in uno dei principali circuiti cinematografici italiani e una campagna Out Of Home nelle città di Milano e Roma. 

Sul web la pianificazione prevede un forte utilizzo di formati video veicolati per tutto il periodo di campagna su YouTube, Facebook, Instagram e in modalità programmatic su siti e portali ad alta frequenza di visita.  

Il cortometraggio si basa su un’idea originale dell’agenzia Armando Testa. Un prodotto coinvolgente, gradevole ed emozionante, a tratti malinconico, con il quale cogliamo l’occasione per salutare Ennio Doris. Per dirlo con le esatte parole di Özpetek: “abbiamo smesso di vivere solo il presente, iniziando a vivere il futuro“.