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Forum HR 2021

Forum HR 2021, le sfide del mondo del lavoro tra talk, tavoli tematici e streaming

Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.

Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.

Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.

L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.

I temi sono stati divisi tematicamente e affrontati in tre giornate, grazie alla presenza dei prestigiosi ospiti del panorama nazionale del mondo HR:

  • Training & Recruiting Day (16 novembre)
  • Welfare & Wellbeing Day (17 novembre)
  • Digital & Innovation Day (18 novembre)

Tre sono stati anche gli spazi intorno ai quali si è articolato l’evento Forum HR 2021: lo spazio Arena ha ospitato le sessioni in diretta streaming su Webex, LinkedIn e YouTube; lo spazio Patio ha accolto diversi digital speech ma anche una serie di tavoli tematici con un pubblico in presenza prevalentemente composto da opinion leader, HR manager e director.

A completare la platea, lo spazio Forge, dedicato a tavoli tematici a porte chiuse con sessioni di confronto esclusive tra top C-level.

Anche Ninja Academy al Forum HR 2021

Ninja Academy è la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Per questo non poteva mancare a un appuntamento così importante, un’occasione di confronto con il panorama italiano del mondo HR, per apportare la propria visione e il proprio contributo in un contesto di altissimo livello; ma anche per intercettare le tendenze del mondo del lavoro che stanno condizionando il presente e si apprestano a plasmare il futuro.

Mirko Pallera Forum HR 2021

Nella giornata di apertura, durante il digital talk “Reskilling, Upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle“, Mirko Pallera, founder di Ninja Academy, ha spiegato come oggi le aziende avvertano chiaramente una gran voglia di mettersi in gioco, ma come, spesso, non sappiano esattamente cosa vogliano: diventa per questo assolutamente necessario assumere un mindset curioso e orientato alle novità, con una comunicazione interna rapida ed efficace fatta di formati multimediali veloci. Allo stesso tempo, è importante la costruzione di una community in grado di filtrare e condividere le informazioni con tutto il gruppo.

Durante il Digital and Innovation Day del 18 novembre, Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, ha indagato la relazione profonda tra la maturità digitale e la formazione aziendale.

Per saper cogliere le opportunità offerte dalla continua e rapidissima evoluzione tecnologica, un’organizzazione deve saper sviluppare competenze e mindset digitali in tutte le sue persone.

Pertanto, per sviluppare o allenare il digital mindset è essenziale sperimentare comportamenti frequenti in linea con le sue componenti in situazioni nuove grazie a un modello unico che integra Intelligence, Learning e Community.

Forum HR 2021 - federica bulega

Attraction&Retention, formule ibride e Metaverso: il futuro del lavoro secondo Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS

Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano.

Tra i professionisti del settore che abbiamo potuto ascoltare e intervistare, anche Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel, Annalisa Alberti, Human Resources Director di Rheinmetall, la Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi, Samanta Todaro, Fabrizio Tripodi, HR Director EMEA – Brown-Forman e Serena Rossi, HR Director di Stryker Italia.

Abbiamo approfittato per raccogliere diverse testimonianze e previsioni sulla direzione che il futuro del mondo del lavoro sta prendendo, anche per cercare di capire, direttamente dalle parole di chi vive a stretto contatto con queste tematiche quotidianamente, quale sia la visione a livello manageriale sui cambiamenti che ci attendono.

Per questi motivi, abbiamo fatto alcune domande a Giuseppe Conte, direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS, tra le quali una questione che sta davvero a cuore a molti HR: cosa dovrebbe fare un’azienda per trattenere i propri talenti e per attrarne di nuovi?

Giuseppe Conte - Forum HR 2021

Bisogna dare alle persone che lavorano nell’azienda, la prospettiva di una crescita personale“, ha affermato. “Entrare in un’azienda significa avere la possibilità di cambiare, di evolvere, di acquisire sempre nuove competenze per ricoprire compiti nuovi“.

Secondo Giuseppe Conte, se una persona ne ha voglia deve avere la possibilità di mettersi in gioco più volte nell’arco della propria vita lavorativa. La crescita non deve essere soltanto di tipo economico o di mansioni da svolgere. L’azienda dovrebbe dare la possibilità di crescere come persona, a tutto tondo, investendo sui talenti per permettergli di acquisire nuove prospettive ed essere preparati alle cose nuove che saranno chiamati a fare domani.

Sul tema della scelta ottimale tra lavoro in presenza, in smart working o in formula ibrida, ci ha detto: “Dobbiamo focalizzarci su quello che è il risultato dell’attività lavorativa: ci sono alcuni lavori che vanno svolti in presenza, però ci sono tante attività per cui questo non è necessario. Andiamo verso un mondo di libertà in cui le persone possano scegliere se venire o meno in ufficio: adesso abbiamo la possibilità di svincolarci dei limiti e lavorare dove vogliamo e quando vogliamo. Guardiamo al risultato e non al tempo trascorso alla scrivania“.

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E la dematerializzazione del lavoro è uno degli argomenti che sta tenendo banco grazie, anche, alle novità annunciate dalle aziende tecnologiche, Facebook in primis. Possiamo davvero immaginare un futuro nel mondo del lavoro in cui non sarà necessario incontrarsi di persona, ma si potrà interagire attraverso degli avatar?

Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza. Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio“.

Onboarding Aziendale

Come ottimizzare l’Employee Retention con l’Onboarding Aziendale

L’Onboarding Aziendale è un aspetto importantissimo quando si tratta di coinvolgere i nuovi dipendenti e agevolare il loro inserimento nelle dinamiche aziendali. 

Oggi più di ieri, le persone ricercano molto più di un semplice impiego, perché proprio il mondo del lavoro è animato dal cambio generazionale, con tutte le nuove necessità ed esigenze che si porta dietro. 

Numerosi studi hanno dimostrato che un processo di Onboarding ben progettato genera un maggiore impatto positivo sui nuovi assunti e prepara i nuovi dipendenti al successo in azienda. 

Viceversa, un’esperienza di Onboarding scadente – e ripetuta nel tempo – può originare conseguenze finanziarie significative per una società, che si trova ad affrontare un chiaro problema di turnover del personale.

Che cos’è l’Onboarding Aziendale?

Un approfondimento sul blog di iSpring, società specializzata nella formazione in azienda, lo definisce come “il meccanismo con cui i neodipendenti acquisiscono le conoscenze, le abilità e i comportamenti necessari per diventare membri efficaci dell’impresa.

Non si tratta semplicemente di trasmettere le politiche aziendali ai nuovi assunti, ma di creare un momento di connessione e condivisione su responsabilità, relazioni coi colleghi e cultura aziendale.

Un momento che senz’altro ha luogo nei primi giorni in cui si accoglie il nuovo collaboratore. Ma che può – e in alcuni casi deve – trovare spazio lungo tutto il percorso di crescita in azienda. Quello che viene definito L&D, Learning & Development.

LEGGI ANCHE: Learning trends e riqualificazione del lavoro: cosa è cambiato durante la pandemia

Onboarding e nuove dinamiche del lavoro

Secondo la multinazionale di consulenza strategica Gartner, i nuovi assunti si sentono spesso insicuri nel loro nuovo ruolo in azienda. 

Donna al pc

Il 46% di tutti i nuovi assunti presi a campione non ripeterebbe il cambio di lavoro. 

Addirittura, il 38% si è detto pronto a lasciare la nuova posizione entro 12 mesi dal suo ingresso. Ma c’è un altro dato interessante che emerge: il costo per trovare una nuova assunzione è in continuo aumento: secondo le stime internazionali, nel 2017 si è raggiunto un +26% a fronte di un aumento del 18% nel 2015.

Il costo del turnover può arrivare fino al 150% del pacchetto remunerativo del personale fuoriuscito. 

L’elevato costo del turnover è la ragione che spiega l’importanza della employee retention.

Perché accogliere adeguatamente i nuovi assunti con un Onboarding efficace

La domanda sorge spontanea: quanto influisce un buon Onboarding sulla fidelizzazione del dipendente e sulla riduzione dei costi per nuove assunzioni su un’azienda? 

Un programma di Onboarding ben progettato aiuterebbe a ribaltare le dinamiche di turnover fisiologico (che spesso diventa patologico per un’organizzazione). 

Una recente ricerca di Glassdoor mostra che un Onboarding efficace migliora la fidelizzazione dei nuovi assunti dell’82% e la loro produttività del 70%.

Non solo. I programmi di formazione Onboarding più efficaci sono quelli che sfruttano strumenti di apprendimento avanzati. Si tratta di piattaforme di eLearning focalizzate su approcci specifici e customizzati in base alla risorsa da formare. 

Niente a che vedere con il classico apprendimento in presenza o in aula “urbi et orbi”. 

Le aziende che fanno uso di Onboarding Aziendale tramite piattaforma di eLearning risultano più soddisfatte del 300% in più se rapportate ai relativi competitor che usano tecnologie obsolete e inefficaci. Il che è correlato a guadagni significativi ottenuti in termini di time-to-proficiency e fidelizzazione dei nuovi assunti.

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Quali sono i vantaggi dell’Onboarding su piattaforma online

Grazie alla versatilità di una piattaforma di eLearning, le aziende sviluppano un rapporto più solido con i nuovi dipendenti. Come minimo, un sistema formazione online dedicata all’Onboarding Aziendale dovrebbe puntare a:

  1. Far sentire i nuovi dipendenti i benvenuti in azienda;
  2. Dare una buona prima impressione dell’organizzazione;
  3. Raccontare il brand, la sua cultura e i valori che lo caratterizzano;
  4. Illustrare cosa ci si attende dai dipendenti in termini di comportamento, politiche pertinenti e principi fondamentali;
  5. Spiegare prassi e procedure – anche quelle considerate più banali –  come ad esempio dove si trova l’area relax, qual è il dressing code o come vengono gestite le pause da lavoro;
  6. Aiutare a capire e collocare il ruolo del nuovo assunto nell’organizzazione;
  7. Farlo sentire entusiasta per come la sua attività può fare la differenza in azienda.

<<  Scopri le soluzioni di eLearning che iSpring offre per l’Onboarding Aziendale >>

Team

Grazie a un’interazione coerente nei contenuti e all’utilizzo di dati e informazioni in maniera personalizzata, un sistema di eLearning permette di entrare in contatto con il nuovo assunto ancora prima che inizi la fase vera e propria di apprendimento, accogliendolo in azienda con comunicazioni customizzate, messaggi specifici con informazioni create apposta per lui.

Dal punto di vista formativo, un buon corso di apprendimento online dispone del potenziale adeguato per un’esperienza di insegnamento più ingaggiante ed emozionante per il nuovo assunto. Molto meglio che accoglierlo con un mucchio di documenti sulla scrivania o chiedergli di leggere il sito Web dell’azienda da cima a fondo! 

Un programma di Onboarding Aziendale progettato attraverso corsi di formazione eLearning offre vantaggi pratici concreti. Sia a livello di presentazione del brand che di fidelizzazione del collaboratore.

Ad esempio, i dipendenti possono completare i corsi di formazione, superare i test e rivedere i contenuti formativi quando vogliono: a casa, in viaggio, in un bar o durante le pause di lavoro.

In particolare, emergono quattro vantaggi evidenti:

  1. La promozione del senso di appartenenza all’azienda verso il neoassunto: è possibile proporre una serie di brevi video che contengono messaggi di benvenuto e video tutorial di inserimento nella nuova realtà organizzativa;
  2. La diffusione della cultura e dei valori aziendali: la piattaforma di eLearning può proporre case history di successo e narrazioni di colleghi o clienti che parlano della loro visione dell’impresa e del brand.
  3. La formazione – tecnica e strategica – relativa alle best practices e ai comportamenti da adottare. Permette di riprodurre e simulare situazioni reali o scenari che potrebbero riproporsi nell’attività del nuovo collaboratore.
  4. Il dipendente può fare affidamento su un supporto didattico continuativo nel tempo. Un sistema che si integra con il più ampio processo di gestione delle risorse applicato dall’azienda. Pillole formative in tempo reale e comunicazioni scandite nel tempo che mantengono alto il tasso di engagement con l’azienda.

Ovviamente, il vantaggio è anche per l’altra faccia della medaglia.

Non solo i neoassunti ma anche le aziende, infatti, possono monitorare l’engagement e i progressi raggiunti con l’Onboarding (o in altri momenti di formazione). 

Attraverso le statistiche dettagliate messe a disposizione dagli strumenti di elearning, è facile vedere chi studia seriamente e chi salta le lezioni. I responsabili aziendali possono tracciare i risultati dei vari dipartimenti, dei team e dei singoli studenti.

Team marketing

eLearning e Onboarding Aziendale: il futuro dell’engagement dei dipendenti

Per ottenere i vantaggi appena delineati e offrire corsi di eLearning completi, flessibili, sempre aggiornati e accessibili da qualunque dispositivo, le aziende dovranno iniziare a investire su sistemi di Onboarding Aziendale di ultima generazione. 

I moderni software di Learning Management System come quelli messi a disposizione da iSpring, sono in grado di offrire momenti formativi personalizzati e tracciare la partecipazione, i progressi e la percezione delle nuove generazioni di lavoratori verso l’azienda. 

Inoltre, l’Onboarding Aziendale offerto da iSpring agevola la collaborazione e le attività di coaching tra colleghi e responsabili, sfruttando i trend emergenti della trasformazione digitale, come la gamification e il mobile learning.

Le migliori esperienze di Onboarding Aziendale sono quelle considerate coinvolgenti e non travolgenti

Sono esperienze che trasmettono al nuovo assunto le informazioni di cui ha bisogno per lavorare in maniera serena: la sicurezza di aver preso la decisione giusta e un genuino senso di entusiasmo per la sua nuova organizzazione.

Per approfondire l’Onboarding Aziendale, iSpring – leader globale nella creazione di multipremiati software di eLearning –  offre diverse soluzioni per implementare in maniera facile e veloce l’Onboarding e la formazione all’interno di organizzazioni e imprese.

<< Scopri le soluzioni di eLearning che iSpring offre per l’Onboarding Aziendale>>

intervista arturo brachetti

Life Change: Arturo Brachetti ci spiega cosa significa trasformazione

Trasformazione, rinnovamento, fulminei cambi di rotta. Per tracciare qualche pista di riflessione sul tema del “cambiamento” abbiamo interpellato Arturo Brachetti. Il più grande interprete mondiale del trasformismo teatrale (una diramazione della commedia dell’arte), è stato ospite di un numero speciale – l’episodio 500 – di Ninja Morning PRO, la prima newsletter italiana in formato testo+audio per i professionisti del digital business, del marketing e della comunicazione.

Ascolta l’intervista anche in versione audio qui sotto!

 

LEGGI ANCHE: Così non va: l’Italia ancora fanalino di coda in Europa per Digital Skill

Siamo tutti trasformisti

Ciao e benvenuto nel mondo Ninja. Perché il trasformismo è un’arte traversale?

«C’è una parte superficiale che può essere il trasformismo quotidiano di come ci vestiamo per vivere, perché l’abito fa il monaco. Abbiamo una divisa, una uniforme quasi per andare a divertirci, un’altra per andare a fare lo sport, ecc.

E poi un trasformismo metaforico, che è quello che noi viviamo nel corso della nostra vita quando ci rinnoviamo perché se non c’è trasformazione non c’è vita».

Capire il pubblico per comunicare. Che cosa significa per te questo passaggio e qual è il segreto per metterci davvero in contatto con il nostro pubblico?

«Il segreto è molto semplice e si basa sull’empatia umana. È l’empatia, purtroppo non si impara a scuola, ma bisogna impara a scuola, uno deve lavorarsela da solo. Una aspetto importantissimo è capire l’interlocutore.

Faccio un esempio, quando vado al mercato di Porta Palazzo a Torino, e vedo queste signore del mercato che si rivolgono alla cliente che arriva, la inquadrano in un secondo. Decidono se darle del tu o del lei, se chiamarla signora o signorina, se fare complimenti o se tenere le distanze, e tutto ciò per creare empatia. Tutto questo per che cosa? Per vendere i funghi e le carote. Il fine è il business, ma il mezzo è empatico, cioè questo software meraviglioso che noi impariamo da piccoli, quando sollecitiamo i neuroni specchio nei primi tre anni di vita e impariamo dai nostri genitori.

Quindi l’empatia è anche riuscire a capire in qualche modo la lunghezza di un d’onda della persona con cui ti stai relazionando per riuscire a parlargli in quella stessa lunghezza d’onda. Però è sempre un problema di apertura: bisogna essere aperti all’altra cultura, all’altra persona, all’estraneo. A quel punto riesci a fare delle cose incredibili.

Io credo che molte volte anche i politici più internazionali, nei loro meeting, si vedono non solo attraverso i video, ma dal vivo per creare questo meccanismo di empatia che provoca accordi universali importantissimi per il pianeta».

Credit: Paolo Ranzani

A proposito di questo esempio del mercato, lo citi perché quando sei in Italia ti piace andare al mercato…

«Moltissimo, mi piace moltissimo andare al mercato perché è una casbah. Passando attraverso le bancarelle, ti rendi conto che la lingua è più internazionale che italiano, perché poi tutti tra di loro parlano africano, arabo, siciliano, piemontese. Poi certo punto passa una bella bionda, e l’italiano diventa improvvisamente internazionale».

Quando vai al mercato come ti vesti? Ti diverte travestirti anche quando non sei sul palco? 

«Sì, io mi travesto da prete, per esempio lo faccio per divertire i miei amici, andando in farmacia a chiedere il Viagra e vedere la faccia del farmacista; oppure ho una parrucca straordinaria con i capelli lunghi, che mi serve per andare nei club, così non vieni fotografato da tutti  e non vai a finire sul Facebook di mezzo mondo».

Business e trasformazione: l’importanza di saper cambiare

A Torino nella tua casa, a proposito di cambiamenti, è vero che c’è perfino un muro che si sposta? 

«Ho creato un po’ la mia casa come un grande castello pieno di sorprese. E quindi sì, c’è il muro che si sposta. Ma c’è anche lo specchio che parla, l’acqua luminosa. Ci sono delle cose che non sembrano quel che sono, il che fa parte della mia filosofia. Perché credo che la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.

Quindi, per esempio, suona il telefono e tu devi prendere la bottiglia di Ketchup per rispondere. Però se non lo sai, stai così per un quarto d’ora, con questo suono di telefono nell’aria, chiedendoti se devi rispondere con una banana o con chissà che cosa».

Riguardo alla trasformazione a volte nel mondo delle aziende, e non solo, da un lato si dichiara di voler un cambiamento ma dall’altro si vorrebbe “cambiare senza spostare nulla”. Ciò rappresenta un problema? 

«Guarda, per esempio tutti noi teatranti ci siamo dovuti rinnovare. E ovviamente c’era poco da fare, non potevamo dire cambiamo un poco, perché non c’era più il pubblico e allora cosa si fa? C’è gente che ha fatto il teatro online, io ho fatto dei podcast, altri hanno fatto un periodo di ricerca per poi presentare magari spettacoli in altre forme più interattive. Forzatamente siamo dovuti rinnovare. Ma il rinnovamento non è qualcosa su cui uno deve discutere o no, il rinnovamento c’è sempre inevitabilmente, e la cosa più giusta da fare è prepararsi alla trasformazione perché comunque ci sarà».

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Ninja

Zankyou e Ninja Academy insieme per la formazione digitale nel wedding

Sapersi promuovere al meglio attraverso i social e alla formazione digitale permette di raggiungere migliori risultati. 

È quanto emerge da una ricerca di Boston Consulting commissionata da Google da cui risulta che le aziende più mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote di mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

Negli ultimi quindici anni ed in particolare in seguito all’avvento dei social, abbiamo assistito a dei cambiamenti colossali sotto tutti i punti di vista, da quello politico a quello sociale e culturale, con la nascita di una nuova generazione di consumatori, iper-informati e iper-connessi. Per le aziende questa realtà si traduce in una massima: se non sei presente sul web, non esisti. 

I numeri della Transizione Digitale

Ninja

LEGGI ANCHE: Trasformazione Digitale: perché dobbiamo Reskillare 1 miliardo di persone

Il recente lockdown ha ulteriormente evidenziato questa necessità da parte delle aziende di costruire una presenza digitale, per dare una sterzata netta e ripartire con slancio.

Durante la pandemia si è infatti parlato di una digitalizzazione 25 volte più veloce rispetto ai ritmi precedenti, ma si è anche toccato il massimo livello di disoccupazione (7,2%), con l’80% dei lavoratori che dichiarano di affrontare insicurezze sul proprio posto di lavoro. Un’accelerata che sembrava dover diventare una velocità costante, ma che invece rischia di frenare senza la benzina giusta per alimentare il motore. Insomma, più si resta indietro con le digital skill, più si rischia di non essere più “necessari” al mercato del lavoro. 

In questo contesto utilizzare gli strumenti del Digital Marketing, fare un corretto uso dei social media, mettere in atto una buona strategia content marketing, conoscere i fondamenti della SEO, sono diventati degli imperativi per ogni tipo di attività, anche e soprattutto per le PMI, per le quali queste azioni consentono di raggiungere risultati davvero sorprendenti e soddisfacenti.

Le PMI hanno il dovere di formarsi nel marketing digitale se vogliono continuare ad esistere nei prossimi anni, e anche il settore wedding non può esimersi da questo “obbligo”. 

Il nostro settore, oggi più che mai, deve adattarsi al mondo nel quale viviamo. Gli sposi, come tutti gli altri consumatori, cercano informazioni sul web e i grandi players già se ne sono accorti da tempo. Se le PMI del settore vogliono poter competere ed ottenere più risultati devono iniziare ad impegnarsi sul serio per costruire una forte presenza online.

Afferma Guillermo Fernández-Riba, CEO di Zankyou Weddings.

La Partnership

È per questo che Zankyou ha deciso di unirsi a Ninja Marketing, osservatorio sul marketing non-convenzionale e magazine punto di riferimento del settore, e alla sua  Ninja Academy, la più grande scuola specializzata nel marketing digitale in Italia, che metterà a disposizione i propri corsi, percorsi e Master in temi chiave come content marketing, SEO, digital advertising, social media marketing, growth hacking e marketing automation.

Grazie a questo accordo più di 18.000 partner di Zankyou potranno usufruire dei Corsi Ninja di Alta Formazione sulle teorie e tecniche più avanzate del marketing, utilizzando modalità formative altamente innovative ed esperienziali. 

Spiega Mirko Pallera, CEO e founder Ninja

La nostra missione è quella di rendere l’Alta Formazione al marketing digitale democratica e accessibile a tutti. Ed è per questo che ci siamo uniti a Zankyou per portare competenze digitali avanzate all’industria del wedding così da permettere ad un gran numero player del settore di ampliare i propri business.

Forum HR

Torna Forum HR, il più grande evento italiano su HR e People Management

Torna il più importante appuntamento nazionale dedicato ai temi delle Risorse Umane e del People Management: Forum HR, giunto alla 13° edizione, è una tre giorni ricca di incontri, speech e case study riunisce top manager e accademici per discutere e confrontarsi sulle sfide e opportunità del settore.

Il mondo del lavoro è stato messo a dura prova dalla pandemia, che ha costretto i professionisti dell’HR Management a ripensare le procedure, riorganizzare i processi nelle nuove condizioni, costruire nuove soluzioni. Mentre ci allontaniamo dalla crisi, alcune criticità restano ed è più importante che mai per la business community italiana tornare a incontrarsi e fare rete.

Quest’anno l’evento è in edizione phygital: sarà in presenza da Phyd a Milano (ma l’accesso sarà riservato a un numero limitato di ospiti) e sarà trasmesso gratuitamente in diretta streaming.

Banner Forum HR

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Tre giorni dedicati al futuro delle competenze, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (16 novembre), Welfare & Wellbeing Day (17 novembre) e Digital & Innovation Day (18 novembre).

Il programma del Forum HR

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese.

Saremo presenti anche noi di Ninja con due appuntamenti:

Il 16 Novembre dalle ore 15:35 alle 16:20 sarà la volta del digital talk: “Reskilling, upskilling e formazione continua: quali competenze servono oggi e come ottenerle”, tra gli interventi anche Mirko Pallera, CEO Ninja Academy. Sarà possibile seguire l’evento in digitale.

Un keynote speech “Verso la maturità digitale: il ruolo chiave della formazione aziendale e le competenze fondamentali“, a cura di Federica Bulega, Corporate Training Manager di Ninja Academy, è previsto invece per il 18 Novembre dalle ore 14:00 alle ore 14:20.

Nel keynote speech approfondiremo molti temi strettamente correlati tra loro mindset, competenze, leadership, tecnologia e racconteremo casi pratici e replicabili di formazione aziendale che abbiamo progettato con successo a supporto della trasformazione delle competenze nelle organizzazioni.

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Luigi Caputo

Raggiungere il tuo target con eSport e Gaming. Ecco come

Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è dedicato al settore degli eSport e del Gaming: a parlarne con noi Luigi CaputoCEO di Sport Digital House, dell’Osservatorio Italiano Esports ed esperto di funnel marketing.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

    • Come supportare lo sviluppo del marketing e del business nelle aziende: min 2,30
    • Analisi dei dati sul Gaming: min 06,50
    • Perché gli eSports sono un trend in espansione: min 16,00
    • Gli asset di business del Gaming e degli eSport: min 20,50
    • Il collegamento tra Metaverso e Gaming: min 25,00

youtube toglie i non mi piace

Addio “Non mi piace”: YouTube ne nasconderà il numero in tutti i video

Questo è stato di certo un anno particolare soprattutto per chi lavora nel mondo del web. Sono tante le novità che i content creator stanno sperimentando e l’ultima notizia, oggi, arriva proprio da YouTube.

Di cosa si tratta? YouTube sta facendo un esperimento che sembra essere passato pressoché in sordina ma che ha riscontrato un discreto successo.

Il servizio sta implementando una modifica che renderà privato il conteggio dei “Non mi piace” in tutti i video. 

Quello che sappiamo è che il pulsante dei dislike resterà ancora visibile, ma il numero dei “Non mi piace” potrà essere visualizzato solo da chi ha caricato il video sul proprio canale. Il conteggio quindi non sarà disponibile per il resto degli spettatori.

LEGGI ANCHE: Abbonamenti per i creator: cosa sappiamo di Instagram Subscriptions

Una mossa per arginare l’intolleranza dilagante nel web?

È lecito chiedersi se questa mossa è stata pensata per cercare di limitare l’odio dilagante che ormai affolla il mondo del web. 

Il marchio di proprietà di Google è consapevole che alcune persone hanno utilizzato il pulsante dei “Non mi piace” per prendere decisioni sulla visualizzazione di un certo contenuto, ma hanno ritenuto che i conteggi segreti avrebbero aiutato meglio tutta la community in generale.

I content creator alle prime armi o che comunque non vantano grandi numeri, sono più spesso presi di mira da vere e proprie crociate d’odio gratuito, ha affermato YouTube. Questo test si è rivelato utile per ridurre tali molestie.

La mossa creerà teoricamente uno spazio “inclusivo e rispettoso” in cui i videomaker hanno maggiori possibilità di successo e si sentiranno al sicuro e più tutelati.

YouTube

Nascondere al pubblico i “Non mi piace” funzionerà?

Ovviamente non abbiamo alcuna garanzia che questa ultima trovata sarà utile a tutti gli utenti, o che comunque non indurrà i soliti molestatori a trovare alternative per infastidire i creator. 

Tuttavia, non possiamo negare che magari questo gesto potrebbe scoraggiare gli abusi di chi utilizza il pulsante “Non mi piace” con leggerezza, per non parlare di tutti coloro che sperano di far offuscare e censurare i video che si scontrano con le proprie opinioni.

Una cosa è certa, il web è nato come un posto libero e nessuno dovrebbe minare il modo di essere e di esprimersi dell’altro, soprattutto con cattiveria gratuita.

digitalizzazione italia - digital skill

Così non va: l’Italia ancora fanalino di coda in Europa per Digital Skill

La tecnologia sta cambiando la vita delle persone, in tutti gli aspetti. Le digital skill sono ormai richieste e necessarie in ogni aspetto del quotidiano, dal modo di comunicare a quello di vivere e, soprattutto, a quello di lavorare.

Di conseguenza, aumenta anche il numero e il tenore delle sfide da affrontare, per il Paese e per il singolo, per rimanere competitivi sul piano internazionale e all’interno del mondo del lavoro.

Le tecnologie digitali possono dare molte risposte e fornire soluzioni adeguate ad affrontare queste sfide, incentivando la competitività attraverso l’innovazione e traducendole in opportunità grazie al miglioramento del livello di istruzione e la creazione di nuovi posti di lavoro.

La pandemia di Covid-19 ha reso la digitalizzazione una componente essenziale, sia per la ripresa economica, sia per l’implementazione dei sistemi sanitari e di assistenza dell’eurozona: transizione tecnologica, promozione di tecnologie abilitanti e rinnovamento del sistema sanitario in chiave digitale sono ormai priorità assolute.

L’Italia e le Digital Skill

A che punto è l’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea? Per comprendere l’attuale posizionamento nello scenario internazionale possiamo utilizzare un indicatore sintetico della Commissione Europea che, a partire dal 2014, monitora i progressi degli stati membri in tema di digitalizzazione, in modo da favorire la comparazione tra essi. Si tratta del Digital Economic Society Index (DESI).

Nel report vengono prese in considerazione diversi aspetti della digitalizzazione, ma anche riguardo alle digital skill dei cittadini:

  • utilizzo di servizi Internet
  • capitale umano
  • connettività
  • integrazione della tecnologia digitale
  • servizi pubblici digitali

In tutti i comparti si evidenzia un trend crescente, ma con evidenti differenze tra le diverse zone europee.

indice digitalizzazione DESI

L’impegno dell’Unione Europea in tal senso è chiaro: l’obiettivo è creare uno spazio digitale sicuro per le cittadini e le imprese. Aspetto da non sottovalutare è che questo spazio sia assolutamente inclusivo e accessibile a tutti.

Per raggiungere il traguardo, sarà necessario transitare in una trasformazione digitale che tuteli i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini. La proposta di strategia della Commissione Europea mette in primo piano le competenze e l’istruzione digitali, sottolineando la necessità di rafforzare la “sovranità digitale” dell’Europa.

La proposta è articolata intorno a quattro settori:

  • competenze;
  • impresa;
  • pubblica amministrazione;
  • infrastrutture.

Tra il 2015 e il 2020, l’incremento dei livelli analizzati nel report DESI è stato del 36%. I Paesi che hanno fatto registrare una maggiore crescita sono Ungheria (49%) e Polonia. Seguono poi Italia (45%) e Irlanda (44%).

Il dato è certamente positivo, ma non fa che sottolineare quanto la crescita di posizione riguardi soprattutto i Paesi in cui il grado di digitalizzazione era più basso (Italia compresa). Pur posizionandosi nella parte bassa della classifica, l’introduzione dei sistemi e della tecnologia digitale ha permesso alle realtà “più in ritardo” di recuperare, almeno parzialmente, il gap con i paesi che si attestano alle prime posizioni.

Sull’indicatore della connettività, Danimarca, Svezia e Lussemburgo registrano il punteggio più alto. L’Italia ha recuperato ben otto posizioni rispetto all’indagine del 2018, pur rimanendo nella posizione bassa della classifica, al 18esimo posto.

Per quanto riguarda il capitale umano, troviamo sul podio Finlandia, Svezia ed Estonia, mentre noi siamo (ahimè) fanalino di coda della classifica. In tutti i Paesi parte dell’indagine, comunque, viene evidenziato un consistente gender gap: solo uno specialista Ict su sei è donna, segno che acquisire digital skill è tanto importante per il mondo maschile quanto per quello femminile.

desi performance relativa per dimensione digital skill

Anche per l’utilizzo dei servizi Internet, l’Italia occupa un poco dignitoso terz’ultimo posto, senza alcun miglioramento rispetto 2018.

Recuperiamo invece una posizione rispetto al 2018 sull’integrazione della tecnologia digitale, posizionandosi al 25esimo posto.

Il quadro generale

In generale, possiamo renderci conto di un complessivo miglioramento nella digitalizzazione europea, che conferma però il divario netto tra i paesi nordici ad alti livelli di digitalizzazione e il resto dell’Europa. Le persone di alcuni Paesi possono contare su digital skill più ampie e questo è un vantaggio non indifferente.

La strada per recuperare il gap digitale è senza dubbio ancora molto lunga e richiede l’intervento massiccio dei singoli stati per produrre un cambiamento sostanziale. Anche se la pandemia ha certamente spinto nella direzione della conversione digitale per moltissime attività economiche, c’è ancora molto da fare.

Tuttavia, con l’introduzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’Italia sembra sulla buona strada.

Non c’è più tempo, è ora di invertire la rotta

La resilienza è una delle capacità più importanti quando si affrontano le avversità e si cerca di riprendersi. Lo sconvolgimento della vita lavorativa che tutti abbiamo vissuto nell’ultimo anno sta aggiungendo una nuova dimensione al valore di questa capacità.

Secondo Tatiana Kolovou, membro di facoltà della Kellogg School of Business, la resilienza è “la capacità di non cedere sotto pressione anche se non ci si sente tranquilli e fiduciosi, di essere in grado di sostenere l’energia durante compiti altamente impegnativi e di essere in grado di riprendersi rapidamente e rimbalzare alla posizione di partenza, anche quando si sta vivendo una battuta d’arresto”.

Oggi però la resilienza ci permette di fare qualcosa in più: questa qualità, infatti, può aiutarci non solo a rimbalzare indietro, ma anche a rimbalzare in avanti, aiutandoci a trarre il positivo da esperienze che sembrano intrinsecamente stressanti.

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Perché parliamo di Digital Skill e Resilienza Digitale

Da una ricerca di Boston Consulting Group commissionata da Google risulta che le aziende maggiormente mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote del mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

Uno degli elementi della maturità digitale della aziende è la capacità di assicurarsi nuove skill e risorse. Skill specialistiche e un team agile in grado di fare e fallire velocemente sono fondamentale per il successo aziendali.

In questo scenario c’è un’assoluta necessità di reskilling e upskilling e per questo anche il Governo italiano ha stanziato l’importante cifra di 40,29 miliardi euro per la transizione digitale.

1 miliardo di persone, infatti, devono reskillarsi entro il 2030.

gender gap digital skill italia in Europa

Con la pandemia si è toccato il massimo livello di disoccupazione con il 7,2% e con l’80% dei lavoratori che affrontano insicurezze sul proprio posto di lavoro (licenziamenti, taglio delle ore). Chi rischia di più sono i lavoratori con minore livello di istruzione e sprovvisti di Digital Skill e per questo la pandemia rischia di aumentare le disuguaglianze già esistenti: servono competenze digitali avanzate come quelle nel marketing digitale per rispondere a questo rischio.

Le competenze per essere resilienti

Quando parliamo di competenze avanzate ci riferiamo alle capacità e competenze tecniche che permettono oggi ad una azienda di essere presente sui mercati attraverso strumenti e piattaforme digitali avanzate.

Ci riferiamo alla capacità di lavorare e collaborare da remoto, all’utilizzo di eCommerce, marketplace, piattaforme di delivery, strumenti di marketing e comunicazione digitali, di indicizzazione sui motori di ricerca, social advertising, strumenti di marketing automation, di analisi dei dati, così come della capacità di strutturare esperienze di consumo su piattaforme digitali basate sull’usabilità ma anche sul rispetto della privacy e della sicurezza.

Oggi servono, insomma, esperti di privacy e diritto online, di web analytics, di segmentazione dei pubblici, media strategist, esperti di paid media, di creazione di contenuti, di ottimizzazione delle conversioni, esperti di user interface, designer di user experience, di dati e di tecnologie applicate al marketing.

Infine, nel breve e nel medio termine nuove tecnologie modificheranno gli scenari e serviranno ancora nuove competenze, pensiamo al web 3.0 abilitato dalla blockchain, al metaverso, alla realtà virtuale e aumentata o alla mixed reality. Nuovi mondi e mercati digitali che necessiteranno di nuovi architetti, designer, rappresentanti, venditori, commercianti, animatori, programmatori, marketer specializzati.

Non possiamo permetterci che questa occasione venga sprecata.

Il Piano Ninja di Ripresa e Resilienza Digitale

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Elon Musk vende azioni Tesla

Elon Musk ha venduto circa 5 miliardi di dollari di azioni Tesla

Il CEO di Tesla Elon Musk ha venduto quasi 5 miliardi di dollari in azioni Tesla, secondo i documenti finanziari appena pubblicati. Possiede però ancora più di 166 milioni di azioni.

Il suo trust ha venduto più di 3,5 milioni di azioni per un valore di oltre 3,88 miliardi di dollari in una raffica di scambi effettuati martedì e mercoledì. Queste transazioni non sono state contrassegnate come 10b5, il che significa che non erano vendite programmate.

I documenti hanno mostrato che Musk sta vendendo un blocco separato di azioni Tesla attraverso un piano programmato dal 14 settembre di quest’anno. Queste vendite ammontano a più di 930.000 azioni per un valore di oltre 1,1 miliardi di dollari.

elon musk vende azioni Tesla

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Il sondaggio sulle azioni Tesla e il crollo in borsa

Prima che il piano di vendita fosse reso pubblico, Musk aveva chiesto ai suoi 62,5 milioni di follower su Twitter di votare in un sondaggio informale, dicendo loro che il loro voto avrebbe determinato il futuro delle sue partecipazioni in Tesla.

I documenti rivelano che, in effetti, era già a conoscenza che alcune delle sue azioni erano destinate alla vendita in questa settimana.

Dopo il sondaggio su Twitter, le azioni di Tesla sono crollate più del 15% tra lunedì e martedì, prima di rimbalzare del 4% mercoledì. Il limite del 10% per cento delle azioni di cui si parla nel sondaggio è ancora molto lontano: Musk dovrebbe dar via ancora circa 17 milioni di azioni per arrivarci.

Le vendite aggiuntive di azioni non erano quindi previste e forniscono a Musk notevoli riserve di denaro, dato che la sua ricchezza è in gran parte legata proprio alle sue partecipazioni in Tesla e SpaceX.

Musk ha infatti più di 20 milioni di ulteriori stock option che scadranno ad agosto del prossimo anno.

Il CEO di Tesla è la persona più ricca del mondo, con un patrimonio di quasi 300 miliardi di dollari.

lasciare il lavoro è un trend: i giovani lo urlano su TikTok

Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

I giovani non ci stanno più e vogliono lasciare il lavoro.

Non ci stanno a trascorrere i weekend a recuperare i task che non sono riusciti a svolgere nella settimana lavorativa. Dicono “no” agli straordinari e alla produttività a ogni costo, anche rimettendoci la salute mentale.

In un articolo del New York Times che è diventato virale la scorsa settimana, la ricercatrice Emma Goldberg ha esplorato come i millennial abbiano “paura” dei lavoratori della Generazione Z, che stanno spingendo per una nuova, audace richiesta di condizioni migliori sul posto di lavoro per raggiungere un giusto equilibrio tra ufficio e vita privata.

La Gen Z vuole lasciare il lavoro e festeggia il licenziamento su TikTok

Può sembrare un cliché, ma da sempre le generazioni più giovani si sentono meno vincolate all’impiego e alle responsabilità e sono, mediamente, più facilmente disposte a lasciare il proprio lavoro per lanciarsi in nuove avventure professionali, ma la generazione Z, soprattutto dopo la pandemia, sta portando questo concetto all’estremo.

Ad agosto, uno studio di Personal Capital e The Harris Poll ha scoperto che due terzi degli americani intervistati erano desiderosi di cambiare lavoro. tra i più giovani, la percentuale arrivava addirittura al 91%, più di qualsiasi altra generazione.

Quali sarebbero queste “assurde richieste” dei ventenni che si approcciano al mondo del lavoro? Meno mansioni, una valutazione del lavoro svolto basata sui risultati e non sulle ore trascorse in ufficio, maggiore flessibilità di orario.

È un netto contrasto con le giornate strutturate e sovraccariche di lavoro a cui sono abituati i millennials, ossessionati dal lavoro.

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Shana Blackwell, lavorava come magazziniere notturno in Walmart . Quando si è licenziata, ha usato il sistema di interfono del negozio per dirlo a tutti nell’edificio.

Blackwell, allora 19enne, aveva raggiunto un punto di rottura a causa del suo lavoro estenuante e fisicamente impegnativo. Aveva presentato delle lamentele a Walmart ma senza alcun risultato.

All’inizio era pronta a licenziarsi “secondo le regole” ma nessuno era disponibile ad ascoltarla. Così, il suo lungo annuncio si è concluso con “”Fan**** ai manager, fan**** a questa azienda, fan**** a questa posizione … Mi licenzio, ca***!“.

@shanablackwellAnd here is the video of me quitting my toxic, sexist, racist workplace. #walmartchallenge #fyp #viral #walmart #walmarthaul #walmartfindspart1♬ original sound – Shana

Perché la Generazione Z vuole lasciare il lavoro

Il movimento globale fa parte di quello che Erika Rodriguez ha chiamato “slow-up” in un recente pezzo di opinione per il Guardian, riferendosi a un cambiamento permanente nel rallentare la produttività con lo scopo di separare nettamente il lavoro dalla vita privata.

@dogs6666660Original video with original sound as requested ? #HappyHalloween #fyp #OhNo #walmart #peopleofwalmart♬ original sound – dogs666666

Questa intenzione potrebbe tradursi nella volontà di prendersi pause non previste dagli orari di lavoro o rispondere alle email solo in determinati giorni della settimana, e la cosa spaventa molto i loro capi millennial, perché sembrano essere tutti d’accordo e compatti sulla questione.

Il fenomeno è probabilmente strettamente legato agli eventi degli ultimi due anni: secondo lo psicologo organizzativo Anthony Klotz, che ha coniato il termine “La Grande Dimissione”, vivere in un momento storico tanto condizionato da una pandemia globale ha spinto le persone a porsi delle domande esistenziali, oltre ad aver permesso alle persone, volenti o nolenti, di allontanarsi dai luoghi di lavoro e sperimentare altri modelli di vita.

Licenziarsi è un trend

Il CEO di LinkedIn Ryan Roslansky ha dichiarato in una recente intervista al Time che non dovremmo tanto parlare di “Grande Dimissione” quanto di “Grande Rimpasto”, per ciò che riguarda i lavoratori più giovani.

Il suo team ha monitorato la percentuale di membri di LinkedIn che hanno cambiato lavoro in base al profilo e ha scoperto che le transizioni di lavoro sono aumentate del 54% rispetto all’anno precedente. Le transizioni di lavoro della Gen Z sono invece aumentate dell’80% .

Ha avvertito le aziende a valutare attentamente la nuova situazione: “I vostri dipendenti a livello globale stanno ripensando non solo al modo in cui lavorano, ma anche al perché lavorano e cosa vogliono fare delle loro carriere e delle loro vite“, ha detto per poi concludere “Questo rimescolamento di talenti molto probabilmente continuerà per un altro anno o due, ma credo che alla fine si stabilizzerà“.

La Gen Z è felice di lasciare il lavoro e lo dice su TikTok

@definitelynotsantanai quit my job today♬ original sound – santana

Certamente il “job-hopping” ha degli aspetti positivi, perché motiva i giovani a cercare nuove opportunità e permette di capire cosa davvero si vuole ottenere: lasciare il lavoro e puntare a una vita lavorativa più flessibile permette infatti di estendere i propri orizzonti e avere uno sguardo più ampio sul futuro.

Di solito, le uniche persone informate su un licenziamento sono chi lo lascia, il capo e un rappresentante delle risorse umane.

Ma con un numero record di lavoratori che si sono decisi a lasciare il lavoro durante la pandemia, le persone hanno reso pubbliche sempre più spesso le loro storie in modo che tutti potessero vederlo e condividerlo.

La Gen Z non è per niente timida nel diffondere la notizia del licenziamento, anzi, incoraggia l’addio a ruoli tossici nello stesso modo in cui siamo stati abituati noi millennial a celebrava un nuovo lavoro come un grande traguardo.

@itsmarisajoIt’s like an elephant took its foot off my chest, but I’m also sad. Onward & upward ? #quittingcorporate #quittingmyjob #HelloWinter #9to5problems♬ Dog Days Are Over – Florence & The Machine

Sono compatti e fanno squadra contro un mondo del lavoro opprimente: su TikTok i giovani postano video allegri e festosi dopo aver lasciato il lavoro. E la cosa velocemente è diventata un trend.

Che rischia di rimodellare completamente il mondo del lavoro.