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notizie della settimana

ChatGPT, pagamenti digitali, i consumi per le feste e le altre Ninja news della settimana

Tra le notizie della settimana segnaliamo che calano i consumi per le festività, ma forse non c’è da preoccuparsi: come evidenziato da una ricerca condotta da Younited Italia (che puoi approfondire qui), il 20% delle persone procrastina lo shopping natalizio fino alla settimana del 25 dicembre. Nel frattempo, i pagamenti diventano sempre più digitali.

Le piattaforme eCommerce continuano a crescere, ringalluzzite dalle prospettive di nuovi canali di acquisto (leggi Metaverso e Realtà Aumentata).

A far da traino a questa nuova tendenza, Gen Z e Millennial (o, come è stata definita in un recente report che puoi leggere qui, la Generazione Twitch). Soprattutto i più giovani stanno cambiando radicalmente non solo il modo di comprare, ma anche quello di informarsi, mentre da più parti emergono preoccupazioni per la privacy e tutela diritto d’autore sulle nuove AI in grado di generare immagini e testi a partire da pochi input.

Se può servire a tranquillizzarti, questo articolo è (ancora) scritto da un essere umano.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

► LE VOCI DELLA SETTIMANA ◄

voci banca sella

Consumi per le festività in calo

Le analisi di Ipsos Italia prevedono una sensibile riduzione della spesa per regali, viaggi e cenoni.

La categoria preferita resta l’abbigliamento con il 45%, acquistata principalmente in negozio (75%), seguono i buoni regalo (31%), comprati soprattutto sulle piattaforme digitali (76%) e, a pari merito (30%) libri e articoli per la casa.

Una nuova era per l’eCommerce

A dirlo è il nuovo report della società di ricerca sull’audience GWI. Nel prossimo anno cambierà sempre di più il modo in cui cerchiamo online ciò che vogliamo acquistare e diventeranno sempre più centrali i nostri alter ego nel metaverso.

notizie della settimana

Anche la sostenibilità continuerà a essere al centro del dibattito, mettendo in discussione sempre di più il modello consumistico attuale.

Secondo una stima di Statista contenuta nel report Digital Market Outlook, dal 2020 al 2025, il valore delle transazioni digitali crescerà del 16,3% in Europa, del 15,2% negli Stati Uniti e dell’11,2 in Cina.

Sull’evoluzione delle tecnologie, ma anche su temi come Social Responsibility ed euro digitale, in occasione del Salone dei Pagamenti 2022 abbiamo chiesto un confronto a Giovanni Baglivo – Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella, Laura Fineo – Responsabile Marketing Banca Sella e Andrea Tessera – Chief Innovation Officer Banca Sella.

stand banca sella salone dei pagamenti

Clicca sui nomi per ascoltare cosa hanno detto ai nostri microfoni.

Google in allarme per la reputazione dell’azienda

I dipendenti di Google si sono resi conto del clamore intorno a ChatGPT, il chatbot di intelligenza artificiale rilasciato al pubblico alla fine di novembre e diventato rapidamente un fenomeno virale.

Secondo i dirigenti i rischi nel fornire informazioni sbagliate su una tecnologia nuova sono troppo alti e per questo Big G si sta muovendo “in modo più cauto di una piccola startup” su questo fronte.

I giovani si informano sempre più spesso su TikTok

A dirlo è l’ultimo report di Reuters Institute, secondo il quale non sono le fonti di notizie mainstream le principali fonti di contenuti giornalistici sulla piattaforma, bensì le “personalità di internet”, ovvero gli Influencer.

notizie della settimana: i giovani si informano su tiktok

Si tratta di una tendenza significativa, che potrebbe riflettere una più ampia sfiducia nei confronti dei media tradizionali.

Notizie della settimana: Instagram lancia la funzione Note

Si tratta di una funzionalità definita come un nuovo modo per condividere i propri pensieri e vedere cosa stanno facendo gli amici. Brevi post, della lunghezza massima di 60 caratteri, che possono contenere soltanto testo ed emoji.

Elon Musk non è più la persona più ricca del mondo

Dopo il calo del prezzo delle azioni Tesla, l’amministratore delegato di LVMH Bernard Arnault lo ha scalzato dal suo status.

Arnault ha fatto fortuna costruendo il più grande conglomerato del lusso del mondo, che comprende marchi come Louis Vuitton e Tiffany.

Il 55% delle aziende prevede di rafforzare il team di comunicazione corporate

A dirlo è un’indagine realizzata da EY in collaborazione con SWG. Secondo lo studio, la comunicazione corporate oggi, oltre a sostenere prodotti e servizi, assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo e tutela del capitale reputazionale, legandosi così ai processi decisionali e strategici.

“She” è lo spot natalizio che non dovresti perderti

Uno spot davvero bello e delicato quello di J&B Spain, realizzato dall’agenzia El Ruso de Rocky.

 

Nella categoria pubblicità strappalacrime, il film rientra nel filone degli spot dedicati al Natale, in cui i brand concentrano tutta la loro creatività nell’esaltazione dei buoni sentimenti, dell’altruismo e della condivisione.

Personalizzazione e digitalizzazione: come è cambiato il welfare aziendale dopo la pandemia

Come mai è stato prima, il mondo del lavoro gode in questo periodo di una notevole attenzione.

Sono soprattutto le tematiche legate al benessere della persona a farla da padrone: le ondate di manifesta insoddisfazione che sono partite dagli USA per espandersi a macchia d’olio nel vecchio continente hanno monopolizzato le conversazioni online e offline, cavalcando l’onda della viralità social per entrare nelle nostre conversazioni di tutti i giorni.

Abbiamo ampiamente discusso e considerato i fenomeni per i quali un certo numero di lavoratori, soprattutto della Gen Z, hanno iniziato a diffondere sui social (TikTok, tra i più utilizzati) una sorta di festeggiamento pubblico per aver abbandonato il lavoro.

Così, il termine Great Resignation è entrato a far parte del nostro vocabolario professionale grazie anche al tam tam mediatico che, a torto o a ragione, si è sviluppato intorno al tema della rinuncia al posto di lavoro alla ricerca di migliori condizioni.

giovani che cercano lavoro

LEGGI ANCHE: Gli ex dipendenti di Meta e Twitter si sfogano su TikTok dopo il licenziamento

Sebbene l’onda anomala delle dimissioni di massa sia poi risultata decisamente ridimensionata in alcuni contesti locali, come in Italia, la questione della felicità del lavoratore continua a tenere banco, grazie anche alla successiva evoluzione delle Grandi Dimissioni in quell’attitudine che viene definita Quiet Quitting.

In contrapposizione all’Hustle Culture, che promuove uno stile di vita totalmente orientato al lavoro e alla carriera, i sostenitori del Quiet Quitting tendono a circoscrivere l’impegno lavorativo allo stretto necessario, eliminando deroghe all’orario stabilito e rifuggendo gli straordinari, in modo da dedicare più energie (e tempo) alla dimensione personale della vita, agli affetti, alle passioni. A tutto quello che, in sostanza, non attiene alla vita professionale.

La riduzione dell’orario di lavoro e il lavoro ibrido

Tra le proposte che puntano a mantenere uno standard elevato di produttività venendo incontro alle esigenze di un maggior equilibrio tra vita e lavoro delle persone, si registrano diversi tentativi di spalmare gli impegni professionali su un periodo più breve, mantenendo inalterati i compensi.

Il Financial Times ha riportato l’esperienza di quattro aziende che hanno aderito a un periodo di sperimentazione, promosso dalla non-profit 4 Day Week Global.

Tra i benefici riscontrati, un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, senza intaccare la produttività, ma anche benefici sociali più ampi, come una maggiore uguaglianza di genere e una riduzione dell’impronta di carbonio dei lavoratori. I detrattori temono, invece, conseguenze da burnout o l’erosione della cultura del posto di lavoro.

La questione si allarga a uno dei temi che ha condizionato il rientro al lavoro al termine dell’emergenza sanitaria: la necessità (o meno) della presenza fisica sul posto di lavoro.

L’esperienza legata al lavoro da remoto, resa necessaria dalle restrizioni relative al lockdown, ha fortemente condizionato il modo di intendere l’esecuzione delle proprie mansioni, svincolandolo, in gran parte dei casi, dall’esigenza della presenza negli spazi delle aziende.

In particolare, l’erogazione dei servizi ha potuto beneficiare di una spinta già in atto, che le impreviste condizioni hanno agevolato: la trasformazione della misurabilità del lavoro dal numero di ore al raggiungimento degli obiettivi.

Se è vero, da un lato, che il termine Smart Working è stato spesso erroneamente utilizzato per identificare il lavoro da remoto, oggi si va ridisegnando un assetto più puntualmente legato alle prestazioni che consenta al lavoratore di svolgere le sue funzioni, tutte o in parte, in luoghi diversi da quelli delle sedi aziendali.

Forme di lavoro ibrido, da remoto o smart, iniziano a diventare gradualmente diffuse nella quasi totalità delle organizzazioni.

Welfare aziendale: flessibilità e benefit come leva per la felicità

Migliorare le condizioni di lavoro e, in generale, la soddisfazione del proprio team è diventata quindi un’esigenza indispensabile per le organizzazioni di ogni dimensione, soprattutto dopo l’emergenza sanitaria del COVID-19 che ha portato le persone a mettere in discussione le proprie priorità e a stabilire una diversa scala di valori.

Il punto può quindi diventare non tanto “lavorare meno”, quanto lavorare meglio: essere ugualmente produttivi e soddisfatti dell’equilibrio raggiunto vivendo le ore lavorative non come un pesante fardello ma come parte integrante della propria giornata.

In questa direzione, il welfare aziendale assume un ruolo fondamentale, perché in grado di fornire alle persone strumenti (non esclusivamente economici) in grado di agevolare questo percorso.

La soluzione si rivela particolarmente vincente grazie anche ai diversi vantaggi fiscali previsti che permettono alle aziende di distribuire ai lavoratori queste occasioni senza gravare sul bilancio.

Sul panorama in evoluzione e sulle possibilità offerte dalla rapida digitalizzazione dei processi aziendali, abbiamo chiesto un commento ad Anna Maria Mazzini, Chief Growth Officer di Sodexo Benefits & Rewards Services Italia.

welfare aziendale - anna maria mazzini sodexo

Ragionare circa lo scenario attuale del welfare aziendale in Italia significa considerare i cambiamenti che il mondo del lavoro ha vissuto e continua a vivere in seguito alla pandemia. La necessità di rivedere consuetudini e prassi consolidate a favore di nuovi processi, modalità di interazione, gestione degli spazi e della presenza in ufficio ha impattato anche le priorità e gli stili di vita dei lavoratori. Ecco, dunque, che il concetto stesso di welfare e la sua funzione hanno necessità di intercettare queste nuove esigenze ed evolversi di conseguenza“, ci ha detto.

Benefit aziendali e work-life balance

Quando parliamo di benefit aziendali è consueto riferirsi ai fringe benefit più comuni, come i buoni pasto, ma il panorama e l’offerta che le aziende mettono a disposizione dei propri lavoratori è cambiato e si è enormemente ampliato negli ultimi anni, subendo una forte accelerazione proprio dal contesto pandemico.

Secondo il 5° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, la pandemia ha modificato il rapporto delle persone con la propria occupazione e oltre l’85% dei dipendenti oggi manifesta la richiesta alla propria azienda di un numero maggiore di servizi di welfare mirati a raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita professionale.

Proprio per questo, il welfare aziendale non punta più, soltanto, a fornire un beneficio economico al dipendente e alla sua famiglia; l’obiettivo è quello di rendere la sua vita migliore nel complesso.

In questa direzione, i benefit aziendali possono comprendere, ad esempio, una previdenza complementare ma anche la possibilità di godere di viaggi ed esperienze tra le più disparate (alcuni esempi? un tour in mongolfiera o un soggiorno in strutture termali), ma anche abbonamenti in palestre o piscine e centri sportivi.

Ma nell’accelerazione dei servizi di welfare aziendale che ha visto nella pandemia il driver principale, gioca un ruolo centrale la digitalizzazione dei servizi offerti.

Sono due in particolare le parole chiave con cui, come Sodexo BRS Italia, analizziamo le dinamiche e i trend che stanno attraversato il settore e che ne definiranno il futuro: la necessità di una forte e sempre più marcata digitalizzazione dei servizi e la richiesta di una maggiore flessibilità nell’utilizzo di questi da parte dei loro fruitori“, ha sottolineato Anna Maria Mazzini.

Il vantaggio della digitalizzazione dei benefit aziendali è duplice: da un lato garantisce una maggiore flessibilità del beneficio, che può essere costruito su misura dall’utilizzatore grazie a una maggiore possibilità di scelta e personalizzazione. Dall’altro, migliorare la qualità generale dell’esperienza offerta

Rispetto al tema della digitalizzazione, riscontriamo ancora una mancata corrispondenza tra competenze digitali degli utilizzatori e le tecnologie dei prodotti e servizi legati al welfare. Da un lato, infatti, abbiamo dipendenti con una consolidata esperienza di utilizzo di applicazioni e servizi digitali innovativi, dall’altro servizi di welfare aziendale che spesso non riescono a rimanere al passo con queste dinamiche di cambiamento e che risultano poco fruibili o caratterizzati da una user experience di scarsa qualità“.

Diversificazione e digitalizzazione nel welfare aziendale

Diversificare l’offerta di possibilità di benefit per il lavoratore sembra quindi la strada giusta per allontanare “gli spettri” delle distorsioni come Great Resignation e Quite Quitting. Ma non solo: rendere fruibile questa offerta diversificata su piattaforme digitali in grado di consentire una personalizzazione delle agevolazioni, economiche o meno, può agevolare un percorso di soddisfazione personale delle persone all’interno delle aziende.

È necessario ragionare su un nuovo modo di concepire l’intero ecosistema dei servizi di welfare, come ad esempio i portali e le app, in un’ottica full digital, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Per quanto riguarda la flessibilità, in azienda ormai oggi le soluzioni più apprezzate sono quelle flessibili, pratiche e soprattutto che garantiscono massima libertà di scelta ai dipendenti in un’ampia gamma di settori, dall’abbigliamento, all’elettronica, ai viaggi e molto altro“.

gamification

Incrementa la visibilità e il sellout delle vendite online con la gamification

Tra i differenti approcci strategici utilizzati nel digital marketing per migliorare il rapporto e la gestione dei clienti, consolidare la fedeltà di questi ad un brand o ancora incrementare le performance di vendita di un eCommerce, la gamification assume sempre più un ruolo importante.

La gamification, sotto il profilo strategico, sprona alcuni aspetti del comportamento umano come la competizione naturale, il desiderio innato di successo e accettazione sociale, il bisogno di gratificazione e la sensazione di appagamento che deriva dall’aver raggiunto particolari obiettivi.

Il tutto è coadiuvato da storie coinvolgenti, campagne promozionali a forte impatto visivo ed emozionale e sistemi di gratifica per il cliente ben calibrati per invogliare la partecipazione al “gioco” di marketing.

Ad oggi possiamo trovare esempi di gamification in diversi ambiti come: l’istruzione, il business, le app, musei, salute e benessere e molto altro.

Con la gamification è possibile coinvolgere emotivamente gli utenti per rafforzare la brand loyalty in modo divertente e giocoso, raccogliendo al contempo il maggior numero di informazioni riguardanti le loro preferenze, gusti e stili di vita.

LEGGI ANCHE: Includere le leve del gioco nella sfera professionale per abbandonare i modelli pre-digitali

Perché ne parliamo

Per quanto la gamification possa apparire come un approccio leggero e in alcuni casi anche sperimentale, in realtà si tratta di una strategia consolidata da tempo, affidabile ed ormai largamente diffusa nelle strategie di marketing di vari brand e quindi ben lontana da essere etichettata come l’ennesima panacea “one size, fits all”.

Attenzione però, un errore commesso nel passato dai marketer sta nel considerare la gamification come il processo di trasformazione di qualcosa, di un contesto in un gioco. Molti esempi di sistemi gamification che hanno accolto al loro interno tecniche di game design, non sono stati minimamente percepiti dagli utilizzatori stessi come “giochi”. Un errore comune è considerare la gamification come un generalista tentativo di trasformare contesti seri in contesti ludici.

Perché la gamification è importante

Abbiamo ribadito che grazie alla gamification, un brand riesce ad offrire alla propria clientela un’esperienza diversa, riuscendo ad ingaggiare gli utenti con la prospettiva tipica di un gioco dai risvolti immediati.

Ma perché il gioco dovrebbe fornire tutta una serie di vantaggi e un coinvolgimento così forte per le persone?

Gli studiosi del comportamento umano sono concordi sul fatto che l’uomo sia nato per giocare, che abbia cioè una certa propensione al gioco.

Il gioco è un’azione volontaria dell’individuo per trarne piacere. Giochiamo per imparare e attraverso il gioco apprendiamo come gestire situazioni complesse; sempre attraverso il gioco, impariamo a gestire il rischio, i feedback e il successo.

La gamification punta proprio a coinvolgere le persone e quindi i clienti a provare più coinvolgimento e divertimento nelle attività quotidiane.

Cosa c’è da sapere

Il punto di forza della gamification sta nella capacità di stimolare alcuni istinti primari tipici dell’essere umano con lo scopo di appagare desideri e bisogni legati alla competizione, allo status sociale, ai compensi oppure al successo, utilizzando le dinamiche e meccaniche tipiche del gioco che comprendono punti, livelli, ricompense, ed altro che incoraggia gli utenti ad investire il proprio tempo, spingendoli alla partecipazione.

Inoltre, il gioco fornisce obiettivi da raggiungere, livelli in cui progredire, competere con gli altri utenti, condividere i propri successi e guadagnare ricompense.

Alla luce di tutto questo, tramite una strategia di gamification riusciamo ad applicare meccaniche ludiche ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco; in questo modo riusciamo ad influenzare e modificare il comportamento delle persone, sviluppando la nascita ed il consolidamento di un interesse attivo da parte degli utenti coinvolti verso il messaggio che si è scelto di comunicare, sia questo relativo all’incremento di performance personali o più in generale alle performance d’impresa.

Entrando nel dettaglio, un progetto di gamification deve prendere in considerazione delle “meccaniche” tipiche del gaming che riguardano:

  • punti, questa rappresenta una delle meccaniche più potenti dato che collezionare punti ha la capacità di motivare le persone anche se i punti non hanno un valore reale. Successivamente i punti si possono scambiare per ottenere ricompense che forniscono all’utente la sensazione di investire in modo profittevole il proprio tempo e le proprie energie, dando l’idea di guadagnare qualcosa.
  • livelli, servono per introdurre traguardi che l’utente deve raggiungere per ottenere i punti che possono essere condivisi ed evidenziati nello stato dell’utente. La struttura dei punti consente agli utenti di accedere a nuovi contenuti e guadagnare altri punti.
  • sfide, rappresentano il motore della gamification, dato che rappresentano la ragione per continuare a partecipare e motivano gli utenti a conseguire dei risultati sotto forma di trofei ma anche di obiettivi da sbloccare (badge).
    La vera essenza degli obiettivi, comunque, risiede nella possibilità di mostrarli ad altri utenti, con una struttura che incoraggia il confronto e spinga alla competizione.
  • beni, l’intera economia del gioco, basata sulla possibilità da parte dell’utente di ottenere punti, non può durare a lungo senza che questi possano essere convertiti in qualcosa che l’utenza possa acquistare, guadagnare e, in determinati casi, consumare.
  • classifiche, queste servono per suddividere ed ordinare le performance dei vari utenti, accendendo lo spirito di competizione di ogni partecipante e portandolo a rimanere più tempo all’interno del gioco. La competizione è strettamente correlata all’aspirazione di diventare il migliore all’interno del propria cerchia di amici e conoscenti.

Gamification: Ninja Upshot

Tra i case study più interessanti dove la gamification è stata utilizzata in maniera coinvolgente, ci sono:

  • Sony, che ha organizzato una caccia al tesoro per il lancio della PS5, il cui slogan era: “Chi sarà il primo a vincere la Console PlayStation 5 ? Un caveau inespugnabile. Una corsa contro il tempo. E 5 enigmi da risolvere.

gamification PS5

Nel sito dove si è tenuta la caccia al tesoro bisognava inserire 5 soluzioni per i 5 enigmi proposti. Dopo aver inserito le 5 soluzioni era possibile entrare nel caveau ed ottenere una Playstation 5 completa di accessori. Il primo utente in grado risolvere gli enigmi vince il premio. Gli altri partecipano all’estrazione di una seconda console in palio.

  • Nike con il suo “sneakers day”, dove il target era rappresentato da una nicchia di consumatori della Nike. All’interno dell’ App è comparso un messaggio misterioso: “Lo SNEAKRS DAY torna l’8 agosto. Preparati, ti aspettano delle sorprese. Tieni d’occhio questo spazio”.

Il messaggio misterioso ha catturato l’attenzione degli utenti attraverso la curiosità, l’imprevedibilità e il passaparola tra i vari appassionati. Nike ha lanciato una caccia al tesoro. Dentro le sue “storie”, una sorta di articoli brevi in stile blog, è possibile trovare delle targhette da grattare come dei classici gratta e vinci.

I fortunati che hanno trovato la targhetta dorata dovevano completare una seconda missione: recarsi in uno dei punti geografici misteriosi indicati dentro l’app nella città di Parigi, Londra o Berlino. Una volta raggiunto il punto sulla mappa era necessario geolocalizzarsi con l’app per completare la missione.

  • Coca-Cola “shake it” è un classico della gamification applicata al marketing. Shake it è una campagna cross-platform che ha portato a 9 milioni di visualizzazioni dello spot per la TV e 380.000 installazioni dell’app brandizzata in un mese.

Tutti i giorni alle 10 di sera Coca Cola ha trasmesso il suo spot TV. Il target della campagna era rappresentato dai giovani di Hong Kong, che dovevano scaricare l’app brandizzata per interagire con lo spot pubblicitario.

Solamente durante lo spot, gli utenti potevano aprire l’app, scuotere il telefono ed ottenere in cambio di premi casuali.

Le ricompense funzionavano come il gratta e vinci, come le slot machine: molto ingaggianti per le persone e in grado di innescare meccanismi di dipendenza. Con le ricompense random si vinceva sempre qualcosa, con diversi livelli di probabilità. L’utente continuava a perpetuare l’azione desiderando di vincere i premi più esclusivi e difficili da ottenere.

  • laRinascente: obiettivo della strategia era di raggiungere la generazione dei Millennials quale protagonista indiscussa del nuovo panorama sociale, e per farlo è stata realizzata una App a loro dedicata, vero e proprio strumento di differenziazione dalla concorrenza.

rinascente gamification

L’App risponde a 4 esigenze specifiche di questo target:

  • focalizza le azioni sulle loro esigenze e desideri
  • crea un’esperienza vivibile a 360° (mette in comunicazione il mondo online con il negozio fisico, es. sezione “Store Guide”)
  • consente di sviluppare una community all’interno della quale gli utenti possono condividere foto del proprio stile
  • coinvolge in giochi divertenti e coinvolgenti.

Il core dell’App è rappresentato da una sezione specifica, “Challenges” che consente al brand di trasmettere i propri messaggi attraverso delle meccaniche di gioco. In particolare, questa sezione consente di vincere buoni shopping da spendere in negozio.

In conclusione, il processo alla base dell’implementazione di una strategia di gamification non è un percorso facile, ma con il giusto mix di queste strategie è possibile avere delle soddisfazioni e vedere la propria attività crescere costantemente giorno dopo giorno.

Inoltre, in termini di mercato la gamification è in forte espansione e crescerà del 32% ogni anno fino al 2024, passando dai 6,8 miliardi di dollari (2018) a più di 40 miliardi.

Intanto, già molte aziende della lista Fortune 500, come Google, Amazon, Apple o Nike utilizzano da tempo la gamification in aree aziendali come il marketing, le risorse umane o il design di prodotto.

She J&B spot ninja marketing

“She” è lo spot natalizio di JB che non dovresti perderti

Uno spot davvero bello e delicato quello di J&B Spain, realizzato dall’agenzia El Ruso de Rocky.

Nella categoria pubblicità strappalacrime, il film rientra nel filone degli spot dedicati al Natale, in cui i brand concentrano tutta la loro creatività nell’esaltazione dei buoni sentimenti, dell’altruismo e della condivisione.

SHE: lo Spot J&B che non esclude nessuno dai festeggiamenti

Una storia di Natale che racconta con discrezione e gentilezza il legame intergenerazionale che unisce un nonno, un nipote e più in generale la famiglia. Un amore incondizionato quello del nonno verso suo nipote che nasconde timidamente la sua non binarietà.

L’uomo ne è a conoscenza e desidera regalargli quella libertà di poter esprimere e manifestare la propria sessualità. Così, inizia ad avvicinarsi a quegli strumenti, come trucchi e pennelli, che possano aiutarlo nella comprensione di un’esteriorità manifesta.

J&B spot natale

Nello spot She, il nonno di nascosto da sua moglie prova su di sé colori, rossetti, ombretti, imparando le tecniche di trucco dai giornali e rubando con gli occhi i dettagli dalle foto delle modelle stampate sui manifesti. Il suo impegno e la sua affettuosa determinazione lo portano ad un risultato più che soddisfacente.

Finalmente arriva il giorno di Natale e il nonno è impaziente di mostrare tutto il suo amore per il nipote: con la maestria imparata, impugna qualche pennello ed esalta con affetto e orgoglio il viso del giovane Alvaro.

Rompendo ogni pregiudizio, nonno e nipote, si uniscono alla famiglia. I festeggiamenti adesso sono realmente iniziati, perché la magia non sta solo nel momento del Natale, la magia è anche in noi.

Un omaggio alla libertà di genere

Lo spot J&B è una dichiarazione di amore, accettazione e rispetto in cui il brand ha voluto dar voce ad una realtà che moltissime persone, adolescenti soprattutto, affrontano oggigiorno. Un omaggio alla comunità LGBTIQ+, alla libertà della propria identità sessuale, alla normale diversità.

Con un importante accento sui familiari che rivestono un ruolo fondamentale nell’infondere rispetto e sicurezza ai propri cari che non si riconoscono in un’identità di genere predeterminata. E che possano sentirsi sostenuti e al sicuro in un ambiente come quello di casa.

J&B spain- campaign natale 2022

J&B con il suo spot si fa portavoce di un messaggio alla società, invitandola alla condivisione e protezione dei diritti delle persone trans e non binarie. Alla condivisione della libertà e della scelta di mostrare il vero io, senza vergogna, senza pregiudizi e soprattutto senza discriminazioni.

Il brand non è nuovo alla dimostrazione del suo schieramento a favore delle comunità gay, trans e genderfluid. In occasione del Pride, J&B Spain aveva già manifestato il suo messaggio di inclusività e connessione tra persone, celebrando il Pride su un carro tutto rosa, muovendosi soprattutto in quelle realtà rurali della Spagna ancora poco sensibilizzate all’accettazione della diversità di genere.

Anche in questo Natale, le pubblicità mettono insieme emozioni, senso della famiglia, accettazione e tanta, tanta inclusività.

LEGGI ANCHE: Disney lancia il corto Reflect con la sua prima eroina plus size

comunicazione corporate

Il futuro della comunicazione corporate: più strategica e di impatto sociale

Le grandi crisi globali che si sono succedute negli ultimi anni (dal Covid-19 al conflitto in Ucraina) hanno trasmesso, tanto alle aziende quanto all’opinione pubblica, una nuova consapevolezza sul ruolo sociale delle imprese e sulla loro centralità nel dibattito pubblico.
In questo contesto, all’interno delle aziende cambiano il ruolo e le attese nei confronti della comunicazione corporate che, oltre a sostenere prodotti e servizi, assume un ruolo sempre più centrale nello sviluppo e tutela del capitale reputazionale, legandosi così ai processi decisionali e strategici.

È quanto emerge dall’indagine “Quali nuovi orizzonti aprirà la comunicazione corporate?” realizzata da EY in collaborazione con SWG, che ha interrogato i responsabili della comunicazione di alcune delle più importanti aziende del Paese, con l’obiettivo di comprendere come brand, reputazione e comunicazione aziendale sono evoluti nel corso degli ultimi anni e quali sono le sfide per il futuro.

comunicazione corporate - alessandro vanoni ey swg

Alessandro Vanoni, Direttore Brand & Communications di EY in Italia e brand strategy leader della regione EY Europe West, commenta: “Ora più che mai capire il contesto, ragionare su nuove strategie e saperle raccontare è chiave per supportare adeguatamente la trasformazione delle aziende e della società, tenendo le persone al centro. Gli shock di questi anni hanno sicuramente messo la comunicazione sotto i riflettori. Non è un caso che l’85% dei responsabili intervistati oggi ritenga fondamentale il contributo della comunicazione per creare fiducia e che il 54% del campione abbia riscontrato un aumento di attenzione verso la funzione negli ultimi 3 anni”.

Un ruolo sempre più strategico che trova conferma in quel 64% del campione che ritiene che il ruolo della comunicazione sia (finalmente) adeguatamente riconosciuto in azienda. Negli ultimi tre anni i team di comunicazione, messi sotto pressione dai diversi shock sociali ed economici che si sono succeduti, hanno visto, nel 74% dei casi, un aumento del carico di lavoro che si è tradotto anche, nel 71% dei casi, in un rafforzamento del brand.

comunicazione corporate - il ruolo in italia

Per i brand che in questi anni hanno lavorato bene si sono aperte opportunità incredibili, a livello sia di comunicazione esterna che interna: i vari eventi imprevisti hanno portato a un ripensamento completo del modello di comunicazione, ormai compiutamente integrato, oltre a una maggiore maturità nell’uso dei diversi canali, che ha saputo creare valore misurabile per i brand. La comunicazione in questo scenario ha un vantaggio competitivo: ha radici nell’anima dell’azienda, la conosce intimamente, e ha antenne fuori, riesce a raccordare una molteplicità di livelli di informazione e raggiungere l’intera mappa degli stakeholder” – commenta Vanoni.

L’eterna diatriba tra carta e digitale

Soltanto per il 26% degli intervistati però l’aumento dell’attenzione verso la comunicazione in azienda si è tradotto in un aumento del budget riservato alla funzione; per il 71% del campione è rimasto invariato e per il restante 3% è addirittura diminuito.

Risorse indirizzate perlopiù ai social (84%), ma con una forte presenza, soprattutto per ciò che attiene alla brand reputation, della stampa tradizionale (considerata area chiave su cui investire per l’81% dei responsabili) e con una crescente attenzione anche agli owned media (58% del campione).

risorse per la comunicazione

Siamo dunque in una fase di integrazione ed espansione (non sostituzione) dei canali.

Comunicazione corporate: il profilo del comunicatore ideale

Dall’indagine emerge quindi che la trasformazione passa da team sempre più professionali, performanti e focalizzati, piuttosto che da budget più grandi.

Per il 40% degli intervistati la prima caratteristica che il candidato ideale deve possedere è la capacità di pensiero strategico, a seguire una rete di relazioni consolidata (27%) e velocità di esecuzione (17%). In breve: capacità di cambiare rotta rapidamente e di pensare fuori dagli schemi sono le principali qualità del comunicatore efficace.

Il 55% delle aziende coinvolte prevede di rafforzare il team di comunicazione nei prossimi mesi, con un’attenzione prioritaria alla comunicazione esterna (31%); il 21% degli intervistati prevede invece assunzioni nel team dedicato ai social e il 10% nella squadra dedicata alla comunicazione interna.

comunicazione - rafforzare i team

Creare valore per l’azienda a partire dai temi strategici

Una comunicazione sempre più focalizzata su temi strategici e di business: tra le priorità delle funzioni di corporate communication, spiccano i temi di impatto sociale (ESG), di primaria importanza per il 32% del campione, a seguire contenuti legati ai prodotti venduti o ai servizi offerti (29%) e temi corporate (23%).

Dunque, i comunicatori contemporanei sono sempre più legati alle strategie di business e vicini alle guide d’azienda, relazionandosi nell’87% dei casi direttamente con il CEO, nell’84% con le business line e nel 55% con team marketing e HR.

Dall’indagine emerge inoltre – soprattutto dalle risposte qualitative fornite dagli intervistati – una spirale di nuova centralità per la comunicazione interna, legata soprattutto all’eredità della pandemia e alle nuove modalità ibride di lavoro, fondamentale per mantenere i dipendenti più informati e coinvolti in relazione alla vita aziendale.

griglia immagine di copertina - notizie

La Parola dell’Anno, il Pantone 2023 e le altre notizie della settimana

Torniamo con la selezione delle notizie della settimana appena trascorsa. Si avvicina la fine dell’anno e iniziare a fare dei bilanci è inevitabile (ma decisamente utile).

Mentre il valore delle aziende tecnologiche europee scende (e per fortuna “le nostre” Scalapay e Satispay tengono alta la bandiera), non basterà cambiare un numero sul calendario per far scomparire le questioni lasciate in sospeso dal 2022.

Continua infatti il dibattito su una riforma globale del mondo del lavoro (qui e qui abbiamo parlato di alcune distorsioni legate alla percezione della vita professionale): si prova a ridurre gli orari e il carico per migliorare la produttività.

Cambiano anche le abitudini d’acquisto sotto le feste: le persone tornano a preferire i negozi di quartiere (grazie anche alla visibilità offerta dal social media, come vediamo nel report di YouGov per Meta) e utilizzano di più gli strumenti di pagamento online (soprattutto i più giovani, come puoi leggere qui).

Siamo quindi sempre più connessi e a nostro agio con la tecnologia, ma, probabilmente, non abbiamo nessuna intenzione di diventare perfetti e virtuali, come avatar o influencer.

Ce lo conferma la Parola dell’Anno scelta da Oxford Languages: scoprila continuando a leggere il nostro recap.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

Il punto sui servizi finanziari al Salone dei Pagamenti

L’industry si è evoluta così rapidamente che le proiezioni sono affascinanti, perché la tecnologia ha guidato il cambiamento verso una nuova era. La semplificazione ha giocato un ruolo chiave e ha spinto le aziende ad accelerare per rimanere competitive.

Salone dei pagamenti 2022 - banca sella

Ne abbiamo parlato con Laura Fineo, Responsabile Marketing Banca Sella, che ci ha spiegato in che modo sia possibile fare educazione finanziaria (puoi ascoltarla qui) e con Giovanni Baglivo, Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella. Ecco cosa ci ha detto.

Notizie della settimana: scende il valore delle aziende tech europee

Il picco verso il basso, dai 3,1 trilioni dello scorso anno, è stato segnalato dal fondo di investimento Atomico nel suo rapporto annualeState of European Tech“.

Bilancio comunque positivo per il Vecchio Continente, con 4 nuovi unicorni, mentre l’Italia ha dato vita alle sue prime due startup da oltre 1 miliardo di dollari: Scalapay e Satispay.

Settimana lavorativa di quattro giorni: lo studio

Il Financial Times riporta l’esperienza di quattro aziende che hanno aderito a un periodo di sperimentazione, promosso dalla non-profit 4 Day Week Global.

Tra i benefici riscontrati un migliore equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, senza intaccare la produttività, ma anche benefici sociali più ampi, come una maggiore uguaglianza di genere e una riduzione dell’impronta di carbonio dei lavoratori.

I detrattori temono, invece, conseguenze da burnout o l’erosione della cultura del posto di lavoro.

Shopping Natalizio, gli Italiani riscoprono il Made in Italy grazie ai social

Uno studio Meta commissionato a YouGov analizza le abitudini d’acquisto degli italiani su Instagram, Facebook e WhatsApp.

Nel 2021, il 43% delle persone ha scelto di fare acquisti da una piccola impresa durante le festività, quest’anno, il 92% dei consumatori italiani ha voglia di scoprire nuovi brand durante lo shopping di Natale.

Goblin Mode batte Metaverso

Tra le notizie della settimana menzioniamo L’Oxford Word of the Year 2022, l’annuale riconoscimento della parola dell’anno secondo il celebre dizionario della lingua inglese, che ha decretato la vittoria del termine che indica il rifiuto dell’immagine perfetta.

notizie della settimana: la parola dell'anno

È un sollievo scoprire che siamo stanchi di apparire sempre perfetti come nei selfie su Instagram e nei video di TikTok“, ha commentato Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages.

La parola metaverso, invece, si è classificata solo al secondo posto.

WhatsApp inizia a distribuire avatar 3D

Potranno essere utilizzati come foto profilo o adesivi personalizzati, e arrivano alcuni mesi dopo il loro debutto su Instagram, Facebook e Messenger. Gli adesivi avatar su WhatsApp saranno simili ai Bitmoji di Snap o ai Memoji di Apple.

Il colore del 2023 secondo Pantone

Salutiamo Viva Magenta, il colore dell’anno 2023 di Pantone.

pantone

La fumata dell’autorità mondiale del colore, questa volta, si tinge di un colore rosso intenso e a tratti rosato.

Il Pantone dell’anno, Viva Magenta 18-1750, vibra di vivacità e vigore. È una tonalità radicata nella natura discendente dalla famiglia dei rossi ed espressiva di un nuovo segnale di forza.

Stella McCartney lancia S-Wave

notizie della settimana s wave

Il simbolo S-Wave ha l’obiettivo di rappresentare l’armonia della natura in combinazione con i valori della stilista. Ma, soprattutto, rispecchia l’ideale di una moda luxury consapevole, che evidenzia l’impegno nella ricerca dell’innovazione e il ruolo di una leadership responsabile.

Le più belle campagne di novembre

pubblicità novembre -Calendario Lavazza 2023

Manca poco a Natale, fervono i preparativi e noi siamo quasi pronti per le pubblicità più strappalacrime; nel frattempo però, godiamoci le pubblicità più belle di novembre, direttamente dall’instancabile mente creativa dei brand a noi più cari.

Dawn Ostroff - Spotify

Podcast, audiolibri e Diversity & Inclusion: intervista a Dawn Ostroff di Spotify

Il mercato globale del podcasting vale circa 20,32 miliardi di dollari e si prevede un aumento fino a 58,31 miliardi di dollari nel 2026, con un tasso di crescita annuale del 30,15%. Numeri impressionanti, che abbiamo avuto l’occasione di commentare con Dawn Ostroff, Chief Content & Advertising Business Officer di Spotify.

Grazie al suo punto di vista di assoluto rilievo, abbiamo analizzato quali siano le opportunità per inserzionisti e brand di crescere insieme a questo mercato in espansione; ma abbiamo anche cercato di capire cosa le persone si aspettino da questo ormai relativamente nuovo canale di comunicazione.

Dawn Ostroff ci ha parlato di “rivoluzione audio”, che sta diventando sempre più parte della quotidianità delle persone con il suo formato immersivo in grado di migliorare l’esperienza del pubblico.

Pubblico che in Italia conta, solo fra gli ascoltatori di podcast, più di 13 milioni di persone. E, c’è da scommettere, con l’arrivo degli audiolibri sulla piattaforma, il numero sia destinato ad aumentare velocemente.

Dawn Ostroff - chief content officer and advertising business officer of Spotify

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I budget pubblicitari si stanno spostando sempre più dai media tradizionali a quelli digitali. Cosa sta determinando questo spostamento?

Gli inserzionisti si muovono di pari passo ai consumatori, in particolare quelli più giovani – penso alla Gen Z.

E quando le audience si spostano sempre di più dai media tradizionali a quelli digitali, lo fanno anche gli inserzionisti. Lo abbiamo visto con il passaggio alla TV e ora lo stiamo sperimentando con l’audio.

Il pubblico, a livello globale, infatti, è ormai sintonizzato sull’audio digitale. E lo fa a ritmi record, con numeri in costante aumento. Di conseguenza, i podcast stanno crescendo in popolarità.

Secondo lo IAB Europe i podcast sono destinati a diventare un business pubblicitario da 1,5 miliardi di euro in Europa entro la fine del 2023.

Noi di Spotify siamo impegnati a modernizzare la pubblicità audio.

Siamo convinti che seguendo questa strada – introducendo un migliore targeting con strumenti come Streaming Ad Insertion, aiutando gli inserzionisti a raggiungere gli ascoltatori di podcast su scala con lo Spotify Audience Network, dimostrando l’impatto della pubblicità audio digitale con nuove soluzioni di misurazione e innovando l’esperienza pubblicitaria stessa con formati come le call-to-action cards – porteremo a maggiori investimenti da parte degli inserzionisti, rendendola un must-buy.

Questo non è un bene solo per Spotify, ma anche per gli inserzionisti e i creatori del settore.

Qual è il valore aggiunto che Spotify offre agli inserzionisti rispetto ad altre piattaforme più visive, come Facebook e TikTok?

Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione audio.

Ci sono molti nuovi formati e nuovi modi per gli utenti di ascoltare i contenuti grazie a dispositivi intelligenti come smart speaker, telefoni, tablet e altro ancora.  Questo significa che c’è più ascolto in tutti i settori, perché le persone cercano alternative allo schermo.

Gli studi dimostrano che entro il 2025 saranno più di 400 milioni le famiglie che utilizzeranno prodotti e servizi per la casa intelligente (Statista, Marzo 2022).

E secondo il National Public Media’s 2022 Smart Audio Report, il 53% di coloro che possiedono uno smart speaker e che, durante il giorno, ascoltano una pubblicità su di esso, affermano di essere molto più propensi a rispondere a tali annunci (“The Smart Audio Report”, National Public Media, giugno 2022).

Si tratta di un’opportunità a cui brand e inserzionisti dovrebbero prestare attenzione. L’anno scorso abbiamo collaborato con Neuro-Insights per condurre una ricerca volta a comprendere l’impatto che i diversi mezzi di comunicazione hanno sull’attività cerebrale.

L’abbiamo chiamata Sonic Science. Abbiamo scoperto che l’audio digitale – e Spotify in particolare – è più coinvolgente e immersivo dei social media (+27%), della TV (+23%) e della radio (+23%).

Taglia il rumore e coinvolge in un modo unico il pubblico migliorandone l’esperienza.

Siamo ancora ai primi capitoli del “rinascimento” dell’audio e all’orizzonte si profilano innovazioni e crescita che andrà a beneficio dell’intero settore.

In termini di audio advertising, le opportunità di attirare l’attenzione dei consumatori sono infinite, proprio perché l’audio digitale sta diventando sempre più parte della vita quotidiana di tutti noi.

Dal lavoro all’attività fisica, dalla cucina al pendolarismo, gli inserzionisti sono in grado di raggiungere i consumatori nel corso della loro giornata in modo profondamente personale e intimo.

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Perché la parità di genere e la D&I sono valori così importanti per Spotify e come si riflette questo approccio nell’offerta di podcast?

Gender equality, diversity e inclusion sono i pilastri culturali che guidano tutte le nostre attività, dalla musica ai podcast agli audiolibri. Crediamo in una cultura inclusiva in cui ognuno si senta autorizzato ad essere pienamente sé stesso.

Attraverso le nostre produzioni su Spotify e gli show esclusivi, cerchiamo di essere sostenitori del cambiamento. In Italia, ad esempio, abbiamo recentemente lanciato la seconda stagione di Maschiacci, il podcast di Francesca Michielin dedicato a D&I, donne e comunità sottorappresentate.  E il nostro impegno non si ferma certo qui.

inaugurazione casa Spotify

Francesca Michielin all’inaugurazione di Casa Spotify – Milano

Con gli utenti che continuano a crescere di anno in anno, il mercato audio globale è cresciuto a livelli sorprendenti.

Solo nell’ultimo trimestre, abbiamo registrato un numero pari a 4.7 milioni di podcast e sulla scia di questo trend, il mercato è a diventare un business multimiliardario grazie alla sua crescente popolarità a livello globale, sostenuta anche da ricavi pubblicitari in costante aumento.

E questo vale anche per il mercato italiano, dove in Italia, in particolare, gli ascoltatori di podcast sono circa 13 milioni. E il 53% è costituito da appassionati che li fruiscono regolarmente.

Con numeri del genere, non smetteremo mai di essere lo specchio culturale perfetto su questi temi.

L'”istinto per i prodotti di successo” ha ancora un ruolo nella strategia di Spotify, o l’approccio data-driven è la metodologia più importante?

Essenzialmente è un mix, tutto condensato nel raggiungere, intercettare e comprendere le esigenze in evoluzione dei nostri utenti, facendo leva sulle nuove tendenze culturali e sociali.

Nel passaggio dai media tradizionali al digitale, la chiave da ricercare è andare a capire dove sono le nuove generazioni, dove si posizionano, quali sono le loro abitudini di ascolto e consumo del digitale.

Ovviamente i dati fanno molto in questo senso.

Sono fondamentali e gli inserzionisti lo sanno bene. Ecco perché offriamo un ampio portafoglio di dati chiave e strumenti di misurazione delle prestazioni grazie alla pubblicità su Spotify, come Podsights e Brand Lift.

LEGGI ANCHE: Spotify lancia gli audiolibri: 300.000 titoli già disponibili

In che modo l’arrivo degli audiolibri sulla piattaforma convincerà ancora più inserzionisti a investire in Spotify?

Crediamo che ci sia una grande opportunità di innovare anche nel settore degli audiolibri, portando il mercato a un livello superiore.

Soprattutto dal punto di vista degli autori e degli editori, offrendo loro nuovi modelli di monetizzazione, nuovi modi per raggiungere gli ascoltatori e nuovi modi per essere creativi con i contenuti.

Il nostro intento è quello di spingere il settore in avanti, portando la nostra nuova visione di ciò che può essere l’esperienza degli audiolibri, compresa l’aggiunta di nuovi modelli di business per gli audiolibri in futuro.

Stiamo valutando una serie di modelli di monetizzazione per gli audiolibri, ma al momento non abbiamo informazioni specifiche da condividere.

Salone dei pagamenti 2022 - banca sella

eCommerce, euro digitale e cybersicurezza: il presente e il futuro dei servizi finanziari al Salone dei Pagamenti 2022

Il settore dei pagamenti è senza dubbio uno dei mercati più dinamici: l’industry si è evoluta così rapidamente che le proiezioni sono affascinanti, perché la tecnologia ha guidato il cambiamento verso una nuova era.

Gli ultimi anni, caratterizzati da restrizioni e un graduale rientro in una “nuova normalità”, hanno permesso di registrare un grande aumento di popolarità dei pagamenti online in tutto il mondo. Come nella maggior parte dei processi aziendali, la semplificazione ha giocato un ruolo chiave per il settore, che ha spinto le aziende ad accelerare per rimanere competitive.

Secondo una stima di Statista contenuta nel report Digital Market Outlook, dal 2020 al 2025, il valore delle transazioni digitali crescerà del 16,3% in Europa, del 15,2% negli Stati Uniti e dell’11,2 in Cina.

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In questa transizione verso il pagamento elettronico, un ruolo decisivo sarà ricoperto dalla Generazione Z, i cosiddetti “view now, buy now consumers“.

Nativamente digitali, i membri della Gen Z utilizzano con scioltezza strumenti digitali come le applicazioni per la gestione dei pagamenti, delle bollette e delle spese e, in generale, richiedono un’esperienza altamente pertinente e personalizzata. Altri dati sui pagamenti online ci confermano che l’82% dei consumatori di questo gruppo sociale fa acquisti online.

LEGGI ANCHE: La Gen Z compra solo da chi rispecchia i suoi valori. Ecco perché

Con queste e molte altre premesse, la tre giorni del Salone dei Pagamenti 2022, ha affrontato il tema del futuro dei pagamenti digitali sulla base del contesto geopolitico e l’impatto delle nuove regolamentazioni in arrivo.

Ma non solo: al centro degli incontri ha assunto particolare interesse la Cybersecurity, presupposto fondamentale per la diffusione di nuovi sistemi di pagamento, così come l’aspetto tecnologico delle nuove frontiere delle transazioni. NFT, Metaverso e blockchain sono destinati a passare presto, da argomenti di nicchia appannaggio degli addetti al settore, ad abilitatori sistemici fra pubblico e privato.

E poi eCommerce, Social Responsibility ed euro digitale. Argomenti complessi, che hanno bisogno di un punto di vista qualificato per essere sdoganati presso il grande pubblico.

stand banca sella salone dei pagamenti

Per chiarirci qualche dubbio e abbattere in parte la distanza che separa i fruitori dei servizi da chi li studia, li progetta e li rende disponibili, al Salone dei Pagamenti abbiamo incontrato Laura Fineo, Responsabile Marketing Banca Sella, Giovanni Baglivo, Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella e Andrea Tessera, Chief Innovation Officer Banca Sella.

A loro abbiamo chiesto una panoramica della situazione attuale, i trend in atto e quelli in sviluppo e la direzione che le continue innovazioni delle soluzioni di pagamento stanno prendendo.

Giovanni Baglivo | Vice Responsabile Banking e Sistemi di Pagamento Banca Sella

Giovanni Baglivo - Banca Sella

Il 2022 sta per chiudersi. Quali sono i trend in termini di pagamenti che continueranno a crescere anche nel prossimo anno?

Il 2022 è stato molto ricco di novità con numeri interessanti: vediamo però già forti alcune tendenze sul 2023/2024.

Sicuramente c’è il tema dei pagamenti flessibili e la crescita complessiva dei pagamenti contactless, sostenuti tramite smartphone e dispositivi wearable, e il Buy Now Pay Later, che saranno i cavalli di battaglia che faranno da traino nei prossimi anni. Gli strumenti di pagamento saranno sempre più digitalizzati e sostenibili.

Buy now, pay later. Quali sono i numeri nel nostro Paese?

I numeri sono oggi ancora abbastanza sottili anche se ci aspettiamo per fine anno 2022, Black Friday e spese natalizie, una forte richiesta: il tema del Buy Now Pay Later è rilevante per la forte esigenza del consumatore che, in questo periodo storico, ha bisogno di frazionare i pagamenti e la richiesta di flessibilità finanziaria è fortissima tenendo anche conto della minor disponibilità a spendere legata alla crescita inflattiva dei beni.

Gli operatori BNPL sono molti e prevediamo nei prossimi due anni un forte “usage” soprattutto nel mondo online e fisico, avendo sempre come faro la trasparenza e la sostenibilità attraverso l’educazione del cliente pagatore.

Negli ultimi due anni sempre più persone hanno cominciato a utilizzare i pagamenti digitali. Cosa può contribuire a farne aumentare ancora il numero?

I pagamenti digitali sono stati già fortemente agevolati da due grandi driver.

Il primo è l’aumento dell’utilizzo dei device: la frictionless dei pagamenti si è molto ridotta potendo pagare solo avvicinando la carta o con lo smartphone, che in una situazione di pandemia è stata quasi un’esigenza igienico-sanitaria.

Dall’altro lato, questa semplificazione, l’accesso facilitato ed agevolato agli strumenti di pagamento digitale, accompagnato da un’educazione finanziaria che ha permesso di abbattere le ultime “frizioni” di rischiosità percepita residue, può essere il motore per il boost dei pagamenti nei prossimi anni.

Il cliente pagatore oramai si sta abituando a delle esperienze di pagamento facili, comode ed in sicurezza che guideranno le scelte anche dell’accettazione.

Laura Fineo | Responsabile Marketing Banca Sella

Laura Fineo - Banca Sella

Quello dell’educazione finanziaria è un tema molto sentito nei Paesi anglosassoni, si comincia addirittura dalla più tenera età. E in Italia? A che punto siamo con la creazione di una consapevolezza finanziaria dei più giovani?

Comincia a essere anche nel nostro Paese un tema molto sentito.

Sicuramente abbiamo ancora un gap ma è è diventato un tema molto importante anche per le istituzioni finanziarie che guardano con estremo interesse all’educazione finanziaria.

Siamo nel mezzo di un percorso: la volontà è quella di far approcciare il tema dell’educazione finanziaria anche ai giovanissimi, non soltanto ai giovani.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione quanto prima tutti gli strumenti adatti a non far sembrare la finanza una cosa lontanissima, ma fornire la consapevolezza che tutti i giorni, nella nostra vita, esistono interazioni con il mondo finanziario, bancario e dei pagamenti.

In quali modi è possibile proporre questi temi alle persone, senza che risultino troppo complessi o addirittura lontani?

Una volta si pensava che per comunicare con i giovani fosse sufficiente parlare la loro lingua, quindi raccontare in maniera semplice, utilizzando casi d’uso quotidiani e avvicinarsi al loro mondo.

Oggi, secondo me, serve uno step ulteriore, che è anche “essere nei loro posti”.

Quindi, non solo adeguarsi al loro linguaggio, ma anche portare il messaggio nei posti che loro frequentano e nei mondi che vivono.

In questo ci aiuta molto lo smartphone, perché è uno degli oggetti più importanti per questa generazione e noi abbiamo tanti strumenti per interagire con i più giovani.

Quali sono le prossime sfide per i pagamenti digitali, in termini di comunicazione?

Ci sono già sfide dell’oggi, quotidiane.

Si parla di app, di wallet, di micropagamenti e pagamenti istantanei. Sono tutte sfide di comunicazione e di educazione che affrontiamo già nell’immediato.

Poi ci sono i temi del futuro che ci sembra sempre più vicino: blockchain, cryptovalute e metaverso. Futuro che forse, oggi, è più vicino a loro che a noi.

Andrea Tessera | Chief Innovation Officer Banca Sella

Andrea Tessera - Banca Sella

L’Europa ha iniziato a parlare in modo sistematico di una propria moneta digitale. Quali sono i primi passi per vedere concretizzato il progetto?

È un progetto di innovazione nato tempo fa, per cui anche noi come Gruppo Sella abbiamo iniziato a farne parte dall’inizio dei lavori tramite ABI con Market advisory group e l’European Retail payment Board; ed è ancora in fieri.

Si tratta di un framework che nei prossimi semestri troverà una sua definizione dal punto di vista del modello di distribuzione, del modello architetturale e dei servizi a valore aggiunto che verranno costruiti su questo digital asset.

Allo stato attuale è un work in progress su cui ci sono tante conversazioni, fortunatamente ben organizzate.

In termini concreti cosa può significare per le persone l’introduzione di una moneta digitale ufficiale?

L’aspettativa di tutti è quella che sia molto di più di una semplice versione digitale della moneta attuale, proprio perché è un digital asset e su di esso si possono costruire servizi a valore aggiunto, grazie alla programmabilità sui pagamenti.

L’aspettativa è che possano portare agli utenti finali, cioè alla persone e alle aziende, un vero vantaggio che risponda ai loro bisogni, che sia utile, fruibile, e largamente utilizzato.

E per le aziende, quali possono essere le opportunità da cogliere?

Anche qui valori aggiunti utili per le aziende; ad esempio sui pagamenti cross borders. Ma ci saranno decine di use cases.

Sarà essenziale arrivare a un euro digitale che abbia delle funzionalità che permettano di costruire servizi a valore aggiunto, per le aziende e per le persone. Come e cosa, lo vedremo nei prossimi mesi. Noi ci siamo!

generazione Twitch

Un potere d’acquisto di 33 trilioni di dollari: come i brand possono intercettare la generazione Twitch

Nel 2030, le persone nate tra il 1997 e il 2012 disporranno di 33 trilioni di dollari. Una cifra enorme: si parla di circa il 27% del reddito mondiale a disposizione della “generazione Twitch”.

Riuscire a comprendere quali saranno le abitudini di spesa, ma anche i canali e i luoghi online che queste persone frequentano diventa un’esigenza indispensabile per i brand, per rimanere rilevanti agli occhi del proprio pubblico.

Il dato iniziale così impressionante è contenuto all’interno della ricerca Leading Cultural Change, uno studio globale di Twitch che mette in evidenza una nuova serie di comportamenti emergenti, che hanno il merito di riflettere meglio le esperienze e i valori culturali dei giovani adulti.

generazione twitch - i guadagni

Solo i brand in grado di cogliere davvero il cambiamento generazionale saranno in grado di creare messaggi realmente rilevanti per questo pubblico emergente. Dall’analisi semiotica dello studio, è emerso in particolare come per i brand sia prioritario imparare a parlare la lingua dei giovani adulti che popolano gli spazi digitali.

LEGGI ANCHE: Community e Branded Content: i segreti del successo di Twitch in Italia

Nella ricerca, questi Young Adults sono racchiusi nel macrogruppo della Generazione Twitch, accomunata da caratteristiche peculiari e differenzianti. Per comprenderle meglio e indagare in quali occasioni i brand possano inserirsi, abbiamo sentito Nicoletta Besio, Sales Director di Twitch per l’Italia. Ecco cosa ci ha detto.

Sales Director Italia di Twitch Nicoletta Besio

Generazione Twitch: cosa accomuna Alpha, Zed e Millennial

Questo gruppo di generazioni, che comprende anche la generazione Alpha e che dal prossimo anno potrà accedere a Twitch, è quella che oggi è alla guida del cambiamento culturale.

«Da sempre, tutte le nuove generazioni hanno creato disruption rispetto a chi è venuto prima di loro. Tra il 1997 e il 2012, sono nate ben 2,5 miliardi di persone, che sono già buyer di moltissimi prodotti. In poco tempo, entro il 2030, saranno in possesso del 27% della ricchezza globale. Si tratta di una generazione concreta e reale, cresciuta in un mondo connesso e padrona di spazi virtuali. La distinzione tra mondo online e offline, propria di generazioni passate, per queste persone scompare del tutto: non si va più online, ma si vive online» ha chiarito Nicoletta.

Ne consegue che il tipo di esperienze che queste persone si aspettano di vivere siano dinamiche e coinvolgenti a 360 gradi: tanto nei rapporti sociali quanto nel rapporto con i brand e i prodotti.

«C’è anche un altro aspetto che accomuna questa generation Twitch ed è il modo di comunicare», ha sottolineato. «Ci sono dei “codici di linguaggio” relativi a questo gruppo, un fattore caratterizzante che la distingue dalle generazioni precedenti».

Qual è questo codice? Intanto una forte propensione alla collaborazione: per Twitch, “community” è una delle keyword più importanti. Poi c’è anche una forte attenzione all’autenticità: l’esperienza “patinata”, quella troppo costruita non risuona, non piace a questa generazione. Queste persone cercano un rapporto molto vero con i loro interlocutori.

generazione twitch - il linguaggio

Come si costruisce una vera relazione con la Gen Z

«I brand hanno un ruolo fondamentale per costruire una vera relazione. Dalla nostra analisi emerge che gli Young Adults si ritrovano benissimo in queste conversazioni con i marchi purché siano comunicate con le giuste modalità, con il giusto linguaggio e il corretto tone of voice. Non possono prescindere dal comprendere quelle che sono le regole e i codici alla base di questa audience.

I brand si possono inserire molto bene in questo contesto purché lo facciano con una profonda comprensione di quello che è il linguaggio della generazione Z. Non devono infatti “avere paura” di entrare in questo contesto avendo il timore di non utilizzare il linguaggio giusto. Devono invece comprenderlo, utilizzare i giusti canali e le giuste modalità per entrare in questo ambiente».

Nella nostra chiacchierata, Nicoletta ha definito Twitch come un “mondo community-centrico“, ed è questo, secondo lei, il punto di vista che anche i brand devono comprendere.

Tutto ciò che è partecipazione attiva, interazione, collaborazione e condivisione delle passioni e dei valori di questa generazione è fondamentale.

La Gen Z (e la Generazione Twitch) si aspetta di ricevere stimoli che siano purposeful ed è questo il tipo di modalità che si deve avere ben chiara quando si vuole interagire con questo tipo di community.

Anche un’attività di branding tradizionale con un messaggio di advertising deve partire da questo punto di ingresso: cioè cosa è rilevante per questo tipo di pubblico.

L’importanza di recepire il cambiamento

«Uno dei claim che utilizziamo spesso in azienda è “Le persone vengono su Twitch per il contenuto ma poi ci rimangono per la community”. L’opportunità per il brand è proprio quella di inserirsi in questo rapporto così autentico, così vero e profondo con la community (che poi è anche il potenziale cliente di ogni servizio)».

Si passa quindi dalla viralità alla rilevanza: non serve più arrivare a molti, conta arrivare alle persone giuste. Ed è importante rendere comprensibile, “tradurre” alla community il messaggio del brand, grazie a chi parla la lingua giusta.

«Negli anni passati siamo stati abituati a ricercare il contenuto virale e il trend; una spasmodica ricerca che potesse arrivare a un grandissimo numero di persone. In realtà, l’esperienza che abbiamo su Twitch e che è nata dall’ambiente del gaming per estendersi al grande mondo che comprende tipi anche molto diversi di streaming, è proprio la voglia di appartenere a un gruppo con un rapporto molto vero con lo streamer.

Lo vediamo spessissimo quando lavoriamo con i brand sui progetti di branded content: i brand devono affidarsi a chi parla il linguaggio della community (lo streamer), il che non significa che il brand non dia suggerimenti e perimetri. Il brand rimane owner del messaggio e del posizionamento, ma è come se lo streamer diventasse un “traduttore simultaneo” con il linguaggio della community».

Gli ultimi anni ci hanno fatto capire la portata del fenomeno del live streaming sottolineando la democratizzazione della produzione dei contenuti e dell’aumento della partecipazione.

«Chiunque, con una webcam e una buona connessione a internet, può esprimere le proprie idee, condividere la propria passione, trasmettere una performance. Il live streaming, da questo punto di vista, ha accelerato moltissimo dei fenomeni e reso molto più partecipativa l’esperienza del pubblico», ha sottolineato Nicoletta.

In conclusione, emerge una domanda secca ma fondamentale: qual è il modo giusto per avvicinarsi alla capacità di spesa delle nuove generazioni?

«Siamo abituati a pensare alle nuove generazioni come ancora “fuori dal mercato”. Li consideriamo erroneamente come persone “non attive”, che non prendono decisioni. In realtà, quasi il 30% della ricchezza globale sarà in mano a questa generazione, ed è quindi importantissimo iniziare a capire già da adesso con che tipo di pubblico ci stiamo interfacciando.

Non sarà possibile entrare in risonanza da un momento all’altro: i brand hanno bisogno di fare un percorso e costruire questa relazione. Recepire questo cambiamento è fondamentale: the time is now e molti marchi lo hanno già compreso ma le opportunità da cogliere sono davvero ancora tante».