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10 appuntamenti da non perdere durante la Milano Digital Week 2020

L’edizione completamente online della Milano Digital Week di quest’anno ci ha già regalato moltissimi appuntamenti interessanti, e tra quelli da non perdere fino a sabato 30 maggio, ne abbiamo raccolti dieci da segnare assolutamente nella nostra agenda digitale.

In un contesto del tutto particolare come quello attuale, Milano Digital Week riparte dalle riflessioni sulle trasformazioni del vivere quotidiano, con una possibilità ridotta di fruire fisicamente gli spazi, di vivere le relazioni interpersonali, di far parte di una comunità. Il tema centrale attorno al quale si muovono gli oltre 600 eventi con più di 200 speaker tra live talk, conferenze, webinar, lectio magistralis, Hackathon, è quello della “Città trasformata”.

La manifestazione, promossa dal Comune di Milano – Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory e Hublab, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, punta così a valorizzare le esperienze e gli approcci alle tecnologie che partono dai cittadini, dal sistema produttivo e da quello accademico, la promozione dell’open access, l’inclusione e l’alfabetizzazione digitale.

#1 L’identikit delle professioni del futuro

Webinar | 28 maggio – 15:15–15:45

In uno scenario di trasformazione digitale, diviene importante ripensare ai luoghi di lavoro. Marco Russomando, head of Human Resources di illimity, ci spiega l’importanza di una visione sinergica dove competenze umane e digitali, creatività e tecnologia, possono accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#2 Le top skill per una carriera in cybersecurity

Webinar | 28 maggio – 16:00–16:30

Hai mai pensato di poter diventare un Cybersecurity Expert? Vorresti sapere quali sono le competenze digitali più richieste in uno degli ambiti lavorativi più ricercati dalle aziende? Potrai scoprirlo durante il worshop organizzato da Accenture insieme a Marilisa Del Vecchio, Cybersecurity Consultant, alla scoperta delle nuove figure professionali più quotate nel mondo della sicurezza informatica.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#3 Dialoghi Ribelli verso N-Conference

Ninja Talk | 28 maggio – 17:00–20:30

Tutto ciò a cui eravamo abituati è cambiato. Tutto quello che fino a ieri ci sembrava impossibile è avvenuto.

N-Conference è l’evento ufficiale organizzato da Ninja e, come tutti sappiamo per ovvi motivi, è stato rimandato alla primavera 2021. Ma noi di Ninja non ci fermiamo e durante il Ninja Talk il Founder & CEO di Ninja Mirko Pallera “dialogherà” con alcuni dei Top Speaker Ribelli di N-Conference 2021.

Inoltre parteciperanno con noi altri ospiti d’eccezione che ci condivideranno il loro punto di vista in termini di business, digital, travel, service design.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

dialoghi ribelli milano digital week

#4 Assistenti vocali e reti neurali

Webinar | 28 maggio -17:30–18:00

Mirko Tavosanis, professore di Storia della Lingua italiana all’Università di Pisa, parlerà delle evoluzioni nel campo dei traduttori automatici e degli assistenti vocali.

Ingresso libero.

LEGGI ANCHE: Milano Digital Week, dal 25 al 30 maggio l’evento in versione online

#5 Automation, Intelligent Automation ed ora Hyper Automation

Webinar | 29 maggio – 09:30–10:00

Durante il webinar organizzato da IBM approfondiremo soluzioni in grado di incrementare la produttività delle aziende grazie all’Intelligenza Artificiale. Gli interventi di business automation ci hanno permesso di velocizzare il percorso di trasformazione digitale, aumentando efficienza, flessibilità e riducendo i costi operativi. Ora è giunto il momento di dare un’ulteriore accelerazione, incrementando la produttività di ogni “knowledge worker” ad un livello superiore grazie all’Intelligenza Artificiale e al Digital Worker.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

#6 Le competenze trasversali

Webinar | 29 maggio – 16:30–17:00

Emiliano Sironi, Ricercatore in Statistica Demografia, Università Cattolica Milano, spiega natura e importanza delle cosiddette competenze trasversali nel mondo del lavoro digitale.

Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria.

illimity bank talk milano digital week

#7 Stop agli haters: la linguistica computazionale contro l’odio online

Video

Marco Guerini, Ricercatore Fondazione Bruno Kessler, illustra il ruolo della linguistica nella battaglia all’odio online.

Ingresso libero

#8 Workin(out): Realtà Virtuale per i detenuti

Video

Paolo Strano, Presidente Associazione Semidilibertà, ci mostra l’applicazione della Realtà Virtuale per aumentare il benessere psicofisico dei detenuti.

Ingresso libero.

LEGGI ANCHE: Human vs Artificial Intelligence: l’illimity talk della Milano Digital Week

#9 L’economia generativa

Live Lectio Magistralis | 30 maggio – 12:00–13:00

La stagione di una crescita pensata come aumento indiscriminato e illimitato di possibilità è finita.

Abbiamo bisogno di una concezione diversa. Sempre di crescita si tratterà. Ma una crescita capace di trovare un nuovo (difficile e delicato) equilibrio tra le esigenze della produttività e quelle dell’ambiente; tra l’efficienza economica e la giustizia sociale; tra gli investimenti in tecnologia e quelli nelle persone; tra l’eccellenza e la fragilità; tra la quantità e la qualità; tra la competitività e la coesione. Intervento a cura di Mauro Magatti, sociologo ed economista.

Ingresso libero.

milano digital week appuntamenti

#10 Final Party MDW2020

Live talk | 30 maggio 21:00–22:30

L’incanto di un artista unico nel suo genere, Venerus. Una location iconica, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Un biglietto a un prezzo simbolico, in grado di lanciare un forte messaggio a sostegno delle produzioni dei live stream concert.

Il party finale di MDW – il primo concerto in streaming in Italia con pubblico pagante – è realizzato in collaborazione da RADAR concerti e Milano Digital Week e DICE, la piattaforma di ticketing e discovery.

Ingresso a pagamento.

Cosa ci lascia il COVID-19? Il dover ripensare agli archetipi per i brand (e i consumatori)

  • Stiamo lentamente tornando alla normalità, e si comincia a fare i conti con i nuovi profili di consumatori che il COVID-19 ci ha lasciato
  • Questi nuovi profili lasciano spazio a nuovi comportamenti, con cui marche (e aziende) dovranno confrontarsi
  • Pescando dalle teorie di marketing archetipale, vediamo come tali comportamenti potranno influenzarne l’identità

Lo scorso sei maggio, GroupM ha condiviso un’interessante ricerca dal titolo “Le nuove personas al tempo del CoronaVirus” (ne avevamo parlato qui).

La ricerca ha fotografato, partendo dalle conversazioni in rete “7 identità di persone diverse, 7 tipologie di nuovi italiani, 7 segmenti di popolazione che non esistevano a gennaio perché avevano obiettivi, risorse, pensieri, speranze molto diverse rispetto agli obiettivi, risorse, pensieri, speranze che hanno oggi“.

I sette profili hanno tutti un nome particolare, che ne identifica il carattere: i Protector, i Defender, gli Escapist, i Calm Keeper, i Committed, i Communitarian, i Surrender.

Ognuno riconduce a un comportamento che si genera come conseguenza del lockdown e della pandemia e porta le persone a interfacciarsi con modalità nuove alla propria vita, agli affetti, alla dimensione professionale e sociale: un effetto comprensibile del momento epocale che stiamo vivendo.

La lettura del documento ci offre un assist prezioso per ragionare anche sul tipo di storie e su come evolveranno gli archetipi cui consumatori e aziende hanno fatto riferimento fino ad oggi.

Il grande cambiamento cui stiamo assistendo sta obbligando le persone a scoprire nuove paure, trovato risorse impreviste, far fronte a difficoltà mai provate prima: come cambieranno le storie che da essi nasceranno?

Contro il logorio del Covid-19, riscoprire l’Archetypal Marketing e la capacità di adattarsi

In Interstellar di Christopher Nolan, Matthew McConaughey alias Cooper, dopo aver trovato un drone militare e aver detto di volerlo smontare per rimuoverne i componenti e destinarli ad altro scopo, risponde così alla figlia Murph che gli chiede perché lo stia facendo: “Deve imparare ad adattarsi, Murph. Come tutti noi.”

Probabilmente, la capacità di adattamento sarà una di quelle qualità che determineranno i risultati dei prossimi mesi di professionisti e aziende.

Chi non saprà adattarsi velocemente alle nuove condizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, rischierà più di prima di scomparire.

Un esempio lampante si vede con le condizioni imposte dai governi per le riaperture nella cosiddetta Fase 3: in molti sostengono che, con i limiti definiti dal distanziamento sociale, non sarà più conveniente riaprire. Un tema che riguarda non solo i servizi di ristorazione, che non sono altro che la punta di un iceberg.

Questo sarà probabilmente un problema che si presenterà pian piano in ogni settore merceologico.

Adattarsi, quindi. Capire che cosa stia succedendo al contesto, ed evolvere con esso, un po’ come capita ciclicamente sul pianeta Terra al cambiare delle condizioni geologiche.

Ma cosa succede a chi, fino ad oggi, ha saputo mostrarsi al pubblico con una chiave definita, un’identità specifica?

Grazie alle teorie dell’Archetypal Marketing, oggi siamo in grado di riconoscere un profilo che narrativamente sia definito.

Val la pena riproporre la matrice alla base di tali tecniche, nonostante comincino ad avere già qualche anno:

Un caro amico di Ninja Marketing, Gianluca Lisi, definisce così il Marketing archetipale: “Una tecnica di branding, che può essere utilizzata sicuramente per il posizionamento di un marchio, ergo di un’azienda. Parliamo di una tecnica che risale già agli anni 70, quando si iniziò a capire che il brand poteva essere trasmesso anche sfruttando elementi ed entità psicologiche. Il tutto basandosi sulla teoria della personalità, che classifica i brand esattamente come la psicologia junghiana classifica le caratteristiche delle persone con gli archetipi.” (per leggere l’intervista completa, potete andare qui).

Lo schema è abbastanza noto: le marche hanno un personalità, come le persone, e la esprimono attraverso un ruolo che recitano nei confronti dei propri stakeholder.

Tale ruolo definisce comportamenti e approcci, semplificando il modo di agire e di esprimersi: in altre parole, di sviluppare la propria narrative, intesa come sequenza di fatti organizzata che prefigura il contenuto narrativo. In altre parole, la propria storia.

Se osserviamo i profili della teoria jungiana che compongono la matrice, possiamo ritrovare alcune connessioni con le personas tracciate dalla ricerca di  GroupM, e probabilmente anche alcune indicazioni per il futuro.

Partiamo dalle prime.

È indubbio che alle persone serviranno le aziende, esattamente come alle seconde serviranno le prime: e attenzione, non parliamo di consumatori, parliamo di persone. Oggi l’azienda è un attore sociale più di prima, perché dalle sue scelte possono cambiare equilibri che vanno al di là del mercato e del consumo. Allo stesso modo, è necessario focalizzarsi su un punto: questa crisi ha messo in evidenza come nella crisi le aziende hanno saputo mettere le persone al centro veramente, cercando di preservarne la salute.

Facciamo un esempio: se le aziende fino a ieri si configuravano come Esploratori (cioè che promettono esperienze nuove, sfidando a provarle per imparare di più di sè) o Ribelli (agiscono senza limiti perché non si attendono ammirazione), e questo si riverberava anche sulle proprie persone, oggi quelle stesse aziende devono tener conto che si trovano ad affrontare un contesto che potrebbe minare dalla radice il proprio profilo identitario.

Riprendendo le nuove personas sopra citate, un Escapist, ad esempio (cioè coloro che hanno usato il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni) non sarà più disposto a concedere spazio e credibilità a una marca nella stessa misura in cui faceva prima. Probabilmente, si radicalizzerà nelle proprie convinzioni perché sarà più consapevole di sé, dando il via a una serie di trasformazioni che prima della pandemia non avrebbe avviato (e chissà, questo magari riguarda anche il rapporto con il proprio lavoro, quindi con la propria azienda!).

Stessa cosa per i Defender (cioè quelli che si sono riscoperti molto attenti alla salute e alla protezione dei propri cari), i quali hanno scelto consapevolmente di dare priorità ad alcune esperienze rispetto ad altre, privilegiando determinati modi di consumare e di relazionarsi a discapito di altri.

È probabile che per affrontare tali profili, un’azienda che si rifà ad esempio all’archetipo dell’Everyman dovrà necessariamente rivedere il proprio concetto di naturalezza e amicizia, perché con il mutare del contesto sarà decisivo interfacciarsi con persone meno disposte a relazionarsi secondo i criteri di naturalezza e amicizia che consideravamo “prima”.

In termini concreti: se prima della pandemia una persona riteneva amichevole nell’esperienza di marca trovare un contatto diretto e tangibile vis-a-vis, riscoprendosi nell’epoca COVID-19 Defender probabilmente riterrà amichevole solo un asettico contatto a distanza, mediato dal digitale, e invasivo un contatto con un altro essere umano.

Stiamo parlando degli stessi soggetti, che in due mesi devono riadattare il proprio modo di relazionarsi.

Ecco allora che la capacità di adattarsi dovrà essere più celere che in altri momenti della storia.

Se la rivoluzione digitale è arrivata sorniona nelle nostre economie, lasciando il tempo alle aziende di adattarsi, l’epoca da COVID-19 non sembra lasciare spazio a tante incertezze: è tempo da rispecchiarsi nella propria identità, e capire chi si vuole essere domani.

Riscoprire le proprie radici, proiettarle nel futuro

Rivedere il modo di interpretare l’archetipo che si è scelti è essenziale per riuscire a rimanere fedeli a ciò che si è: un’operazione essenziale e non priva di rischi.

Aggiornare la propria identità e comprendere come questa possa interfacciarsi con i tempi che cambiano non è un’operazione semplice: d’altronde, equivale a capire il proprio ruolo nel mondo.

In un tempo in cui però questo aspetto diventa centrale nello sviluppo di un’esperienza distintiva a tutti i livelli e per tutti gli stakeholder, non è possibile farne a meno. Anzi, forse è una delle cose di cui tener conto con maggior attenzione.

Gli archetipi sono uguali a loro stessi da sempre. Sono modelli ideali, che però acquisiscono importanza se inseriti in un percorso di senso. Decontestualizzarli rischia di far perdere senso alla loro funzione, proprio come succederebbe in qualsiasi storia. Per certi versi, è il contesto a renderli ciò che sono.

Ebbene, oggi il contesto è cambiato, e probabilmente potrebbe essere un cambio irreversibile.

Interpretare che tipo di archetipo si è scelto, e soprattutto come declinarlo nel presente, non è una scelta quindi secondaria o banale, ma rimane al centro dell’azione che una marca compie, perché dalla teoria ribalta i propri effetti sulla quotidianità.

Riflettere se la propria funzione è narrativamente efficace può rivelarsi un primo passo molto importante per capire come muoversi nel domani. Passaggio fondamentale in un mercato affamato sempre più di esperienza e tangibilità, dove un bene o un servizio diventa un percorso articolato che non si esaurisce con il consumo dello stesso, ma parte di uno storyworld.

Cosa sapere sul back to work per un luogo di lavoro a prova di COVID-19

  • Il DPCM del 17 Maggio 2020 contiene le misure per la ripartenza delle attività produttive;
  • Tutte le attività che richiedono la presenza fisica in azienda devono collaborare;
  • In caso di contagio in azienda, il datore di lavoro rischia un processo penale.

 

Ormai è trascorso un po’ di tempo dal momento in cui il Premier Giuseppe Conte ha firmato il DPCM recante le misure per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Con questo protocollo il governo ha dato il via libera alla ripresa della maggior parte delle attività produttive, economiche e sociali, a partire dal 18 maggio 2020. Di conseguenza, uffici, bar, ristoranti, negozi, musei, parrucchieri, estetiste hanno potuto riaprire, ma solo nel pieno rispetto delle linee guida contenute nel decreto.

La posizione del governo, è chiara: riaprire sì, ma con la massima sicurezza per tutti. Il timore, infatti, è che il virus possa approfittare di questa nuova situazione di normalità per diffondersi nuovamente.

Perciò, la regola n.1 è: mai sottovalutare il rischio e sentirsi troppo sicuri. Qualsiasi collega, anche se apparentemente sembra essere in piena salute, è potenzialmente infetto. Esiste un’alta percentuale di persone asintomatiche e di gente che pur essendosi ammalata non ha potuto fare il tampone. Sono stati registrati casi sia in Italia, che in Cina, di persone risultate positive al virus addirittura dopo 60-70 giorni dalla guarigione.

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Quali sono le principali raccomandazioni?

Il nuovo DPCM integra i contenuti presenti nel “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali. 

La parola d’ordine è ancora “smart working, una misura largamente intrapresa nei due mesi di lockdown, che il Governo invita a proseguire laddove le condizioni lo permettono. La pandemia ha imposto di sperimentare il lavoro da remoto, consentendo a moltissime organizzazioni di scoprire una nuova modalità di lavoro, che in molti casi può essere funzionale. Questo cambiamento potrebbe segnare la fine del rapporto lavorativo “subordinato”, a favore di un modello maggiormente collaborativo basato su fiducia e autonomia, con straordinari risultati in termini di benessere, efficienza e produttività. E secondo un recente sondaggio di Nomisma, il 32% delle società intervistate continuerà ad applicare lo smart working anche dopo la fase di isolamento.

In questo caso il lavoratore è tenuto a portare a casa temporaneamente l’attrezzatura che utilizza (computer, monitor, tastiera, mouse, stampante, sedia, poggiapiedi e lampada). Il datore di lavoro, invece deve stabilire dei confini salutari tra le ore lavorative e tempo libero, fornire indicazioni sulle buone pratiche ergonomiche (come una postura corretta e il movimento frequente) e invitare i lavoratori a fare pause con regolarità (all’incirca ogni 30 minuti) per alzarsi, muoversi e fare stretching.

Per tutte quelle attività che prevedono una presenza fisica in azienda, invece, è richiesta la massima collaborazione, sia da parte del datore di lavoro, che dei dipendenti, per tutelare e promuovere la salute, la sicurezza e il benessere di tutti. In questo momento storico, parlare di sicurezza non è sufficiente: mai come ora le persone richiedono standard elevati di pulizia e controlli. Di seguito, le principali norme da rispettare.

Informazione

L’azienda deve informare chiunque entri in azienda delle disposizioni imposte dalle autorità, consegnando e/o affiggendo depliants nei luoghi maggiormente visibili, oltre ad un’apposita segnaletica per garantire il corretto flusso delle persone all’interno dell’ambiente di lavoro.

Tra le informazioni principali da comunicare:

  • l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza (di almeno un metro), di adottare tutte le precauzioni igieniche consigliate dalle Autorità e dal datore di lavoro;
  • l’obbligo di rimanere presso il proprio domicilio se si manifesta febbre superiore ai 37.5 gradi o altri sintomi influenzali (tosse secca, dolori muscolari, congestione nasale, mal di gola, congiuntivite o diarrea) e di informare tempestivamente sia il datore di lavoro, che il medico di famiglia.

Accesso alla sede di lavoro

Il personale, e chiunque intenda fare ingresso in azienda, non potrà accedere se negli ultimi 14 giorni ha avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o presenta una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi. I casi sospetti, cioè le persone che hanno avuto sintomi riconducibili al virus, devono attenersi alle disposizioni del medico curante. I lavoratori risultati positivi, invece, possono rientrare al lavoro solo dopo esser stati sottoposti al doppio tampone, su convocazione del Dipartimento di Sanità Pubblica.

Per quanto riguarda i dipendenti, vanno favoriti orari di ingresso/uscita scaglionati e un’adeguata turnazione, sia per evitare assembramenti sui mezzi di trasporto, che negli ambienti di lavoro. Questo vuol dire che se per esempio un’azienda ha 30 dipendenti può pensare di farne lavorare solo una decina dall’ufficio e una ventina da casa, a settimane alterne. 

Al fine di ridurre le possibilità di contatto con il personale, anche l’accesso di eventuali fornitori esterni (ad esempio addetti alle pulizie) deve essere regolato, attraverso l’individuazione di procedure di ingresso, transito e uscita ben definite. L’accesso ai visitatori esterni (ad esempio clienti), invece, dovrà essere limitato al massimo: qualora fosse necessario, gli stessi dovranno sottostare a tutte le regole aziendali.

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Igiene in azienda

L’azienda deve garantire la pulizia giornaliera delle superfici con disinfettanti a base di cloro o alcool e la sanificazione degli ambienti di lavoro, delle aree comuni e di svago. Inoltre, bisogna tenere controllata la qualità dell’aria, grazie a sistemi di ventilazione e di ricircolo.

Bisogna mettere a disposizione gel disinfettante per le mani: i detergenti devono essere accessibili a tutti, grazie a specifici dispenser collocati in punti facilmente individuabili dell’azienda. Ma non solo. Qualora non si riesca a mantenere una distanza interpersonale superiore ad un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è necessario fornire mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, come guanti, occhiali, tute, camici, conformi alle disposizioni delle autorità.

Per i fornitori ed il personale esterno occorre installare servizi igienici dedicati, differenti da quelli messi a disposizione per i propri dipendenti e all’interno dei quali deve essere garantita un’adeguata pulizia giornaliera. 

Sicurezza dei lavoratori

Gli ambienti di lavoro devono essere trasformati e ripensati per mantenere le distanze tra le persone: si potranno perciò spostare le scrivanie o, in mancanza di spazio, utilizzare pannelli di plexiglass tra una postazione e l’altra. 

Gli spostamenti all’interno dell’azienda devono essere limitati al minimo indispensabile. L’accesso agli spazi comuni (bar, mensa, aree fumatori, zone dedicate ai distributori di bevande e/o snack, spogliatoi, servizi igienici etc.) è contingentato: le persone devono evitare lunghe soste in queste zone e devono mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro dalle altre persone presenti. Inoltre è necessario garantire una ventilazione continua di questi ambientiAlcune aziende si sono anche attrezzate di un servizio delivery, al fine di limitare gli spostamenti dei lavoratori nell’ora di pranzo.

Le riunioni in presenza, invece, non saranno consentite. Se proprio necessarie ed urgenti, dovranno essere ridotte al minimo nel numero di partecipanti e, comunque, dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale, un’adeguata pulizia del locale e aerazione continua. Sono sospesi e annullati anche tutti gli eventi, i congressi e le attività di formazione aziendale.

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Adempimenti da rispettare per ogni specifico settore

Il documento in allegato al DPCM prevede la regolamentazione dei singoli settori produttivi. Le indicazioni in esse contenute si pongono in continuità con le indicazioni di livello Nazionale spiegate in precedenza. Inoltre, a tutte le attività, è consentito rilevare la temperatura corporea dei propri clienti e dipendenti, impedendone l’accesso in caso di valori superiori a 37,5°C

Uffici aperti al pubblico

Le principali indicazioni che devono rispettare uffici pubblici e privati, studi professionali e servizi amministrativi con accesso al pubblico sono:

  1. privilegiare il contatto con i clienti tramite modalità di collegamento a distanza, oppure contingentare l’accesso agli uffici tramite prenotazioni, consentendo la presenza contemporanea  di  un  numero  limitato di clienti in base alla capienza del locale;
  2. riorganizzare gli spazi, in modo da assicurare il distanziamento sociale, che deve essere di almeno 1 metro, sia tra i dipendenti, che con il pubblico. In alternativa è possibile installare delle barriere divisorie in plexiglass e vetri di protezione;
  3. mettere a disposizione dei dipendenti e dei clienti soluzioni idro-alcoliche per procedere con una frequente igienizzazione delle mani, in particolare dopo il contatto con materiale informativo. Assicurare un’adeguata pulizia delle superfici e la disinfezione di tutte le attrezzature.

Esercizi per la cura della persona (acconciatori ed estetisti)

Le prescrizioni che devono attuare acconciatori, barbieri ed estetisti sono:

  1. accettare solamente i clienti che hanno prenotato esplicitando il tipo di trattamento da effettuare, in modo da  ottimizzare i tempi di attesa ed evitare assembramenti all’interno del locale;
  2. riorganizzare gli spazi in ragione delle condizioni logistiche e strutturali del locale, per assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di distanza tra i singoli clienti. L’area di lavoro deve essere arieggiata e può essere delimitata da barriere fisiche adeguate a prevenire il contagio. Inoltre, deve essere costantemente igienizzata e sanificata;
  3. dotare i propri dipendenti di adeguati dispositivi di protezione individuale, come mascherine FFP2, FPP3 e visiere protettive, guanti, grembiuli monouso, gel igienizzante, etc. da utilizzare, in particolare, quando non è possibile rispettare il distanziamento sociale con i clienti previsto dalla legge.

Esercizi di somministrazione di cibo e bevande

Qualsiasi esercizio di somministrazione di pasti e bevande, quali ristoranti, trattorie, pizzerie, self-service, bar, pub, pasticcerie, gelaterie, rosticcerie, oltre ad applicare le misure di contenimento generali deve:

  1. privilegiare l’accesso tramite prenotazione, per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale, bandire l’uso di buffet per servire il cibo e consentire la consumazione al banco solo se è possibile garantire la distanza interpersonale di almeno 1 metro tra i presenti;
  2. riorganizzare tavoli e posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato e prevedendo uno spazio di distanza di almeno 1 mt tra ogni cliente, fatta salva la possibilità di adottare misure extra, come per esempio le barriere divisorie in plexiglass; dove possibile, sono da favorire gli spazi esterni del locale (ad esempio terrazze, e giardini);
  3. dotare il proprio personale di servizio di dispositivi di protezione individuale (mascherine) e invitarlo ad igienizzare frequentemente le mani con le soluzioni idroalcoliche. Inoltre, deve areare il locale e posizionare i dispenser dei prodotti igienizzanti in diversi punti strategici (ad esempio all’entrata, oppure nei pressi dei servizi igienici, vicino alla cassa, etc.).

Commercio al dettaglio

Il settore del commercio al dettaglio deve:

  1. prevedere regole di accesso, in base alle caratteristiche dei singoli locali, in modo da evitare assembramenti e assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione tra i clienti;
  2. fornire al cliente guanti monouso da utilizzare obbligatoriamente per scegliere la merce in autonomia e soluzioni idroalcoliche per la corretta igienizzazione delle mani;
  3. assicurare la pulizia e la disinfezione quotidiana delle aree comuni. Favorire il regolare e frequente negli ambienti interni ed escludere totalmente, per gli impianti di condizionamento, la funzione di ricircolo dell’aria.

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E se il lavoratore si ammala?

Ripartire in sicurezza: è il grande dilemma degli imprenditori. Da un lato è necessario proteggere i dipendenti dal rischio contagio, dall’altro ci si potrebbe trovare di fronte a responsabilità civili e penali. Marina Calderone, infatti, ha dichiarato che i datori di lavoro rischiano di subire un processo penale (con lunghe indagini e sequestri) per la violazione degli art. 590 [lesioni personali colpose] o 589 [omicidio colposo], nell’ipotesi in cui un proprio dipendente contraesse l’infezione da COVID-19 sul lavoro.

Il pubblico ministero, però, potrà esercitare l’azione penale in danno del datore di lavoro solo nel caso in cui emerga che lo stesso non abbia adottato tutte le misure necessarie per prevenire il rischio di contagio. La mancata osservanza di queste disposizioni può comportare la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza e una sanzione che può variare da un minimo di 400 euro ad un massimo di 3 mila euro e nei casi più gravi la detenzione. 

Il lavoro al tempo del COVID-19

Mettete in pratica adeguamenti nella disposizione del luogo di lavoro e nell’organizzazione del lavoro che ridurranno la trasmissione di COVID-19 (nel caso di dubbi potete farvi aiutare da un consulente in materia di salute e sicurezza). Nel farlo, prestate particolare attenzione ai dipendenti ad alto rischio (persone anziane, con problemi cronici o in gravidanza). Valutate di mettere in atto misure di supporto per i lavoratori che potrebbero soffrire di ansia o stress, che hanno subito eventi traumatici o che si trovano in difficoltà economiche.

In rete esiste una gran quantità di informazioni legate al COVID-19 e può essere difficile distinguere le informazioni affidabili dalle fake news. Se avete dubbi vi invitiamo a consultare fonti di informazioni qualificate, visitando i siti ufficiali:

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Human vs Artificial Intelligence: l’illimity talk della Milano Digital Week

Il digitale è stato un grande alleato per privati e aziende durante l’emergenza sanitaria: dal lavoro alla formazione fino alle relazioni, sono molti gli aspetti della vita quotidiana e lavorativa che non si sono mai interrotti, grazie alla tecnologia.

Per raccontare questo cambio di paradigma, illimity, banca ad alto tasso tecnologico quotata all’MTA di Borsa Italiana, partecipa alla Milano Digital Week, la manifestazione promossa dal comune di Milano sul tema della “Città trasformata”.

Nel dettaglio, il 26 maggio sarà possibile assistere al terzo illimity talk, il format della banca pensato per guardare oltre gli schemi, ispirare e dare forma al proprio potenziale.

>>> Guarda il talk di illimity “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence”.

illimity bank talk milano digital week

Il rapporto tra uomo e tecnologia nel talk di illimity

Il talk coinvolgerà Roberto Cingolani – Chief Technology and Innovation Officer del gruppo Leonardo, nonché ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – e Corrado Passera, che nelle sue molte vite è stato, tra l’altro, AD di Poste Italiane e Intesa, Ministro dello Sviluppo Economico e adesso CEO della banca tecnologica che ha fondato, illimity.

I due si confronteranno sul rapporto tra tecnologia, uomo e filosofia in un’era sempre più guidata da algoritmi di deep learning, robot e relazioni digitali che stanno trasformando le nostre vite, rimodellando la stessa condizione umana.

Con questa pandemia abbiamo cominciato a vedere i primi robot che consegnano i pasti negli ospedali e disinfettano le corsie. O le intelligenze artificiali che cercano molecole per nuovi farmaci o che tengono traccia dei possibili contagi. Di certo l’emergenza Coronavirus ha messo in chiaro una cosa: per il nostro futuro, per le sfide che abbiamo davanti, è di automazione e algoritmi che avremo sempre più bisogno in ogni ambito della nostra vita. E la loro diffusione sarà in ogni caso inarrestabile.

man robot illimity bank

Dove ci porteranno le macchine

Cosa rappresentano queste realtà così difficili da classificare? Una nuova specie? Soltanto macchine e software dotati di grandi potenze di calcolo o qualcosa che un giorno potrebbe evolvere, magari provare le nostre stesse emozioni? E noi umani, poi? Dovremmo averne paura, porci problemi di natura etica o arrenderci rassegnati alla loro avanzata?

L’essere umano ha impiegato 3 miliardi di anni di evoluzione per arrivare a una perfetta armonia tra mente e corpo, che gli permettono di affrontare i problemi con agilità, immediatezza ed efficienza. I robot esistono da poche decine di anni e provano a imitare questi meccanismi perfetti. Ai robot, però, manca la flessibilità degli esseri umani.

Quando si parla di quarta rivoluzione industriale, bisogna stare attenti a distinguere le cose. Un conto sono le automazioni che si limitano a velocizzare i processi, un altro le tecniche evolute delle intelligenze artificiali – come il machine learning o i software di autoapprendimento – che, ad esempio nel settore bancario, stanno offrendo contributi essenziali.

Questi stessi algoritmi, tuttavia, possono sfuggire di mano e arrivare a conclusioni imprevedibili, o discriminanti, su cui occorre invece trasparenza.
Il paragone uomo-macchina come misurazione di potenza di calcolo e consumo energetico è una visione che non tiene conto di tante caratteristiche dell’essere umano, come l’autocoscienza, la percezione di sé, la curiosità.

Partendo da queste premesse, i protagonisti del talk parleranno anche di creatività e gestione tecnologica di queste macchine, delle paure legate al loro avvento e di come dovremmo prepararci a questo nuovo futuro.

Guarda il talk di illimity della Milano Digital Week: “Let’s talk about: Human Vs Artificial Intelligence” 

Live dal 26 maggio alle ore 11.00

illimity talk

Lavoro, professioni e futuro

Dopo il primo talk, l’appuntamento è con gli altri due webinar organizzati da illimity.

Il primo, “Il futuro del lavoro tra UX, algoritmi, neuromarketing e open banking, si terrà il 27 maggio alle 16.00. Le diverse figure della banca in veste di Data Scientist, Digital Strategist e Designer partiranno dal concetto del design thinking per riflettere sull’importanza dei numeri, della creatività e della condivisione delle idee.

Il secondo, “L’identikit delle professioni del futuro: tra digital transformation e human touch”, sarà in diretta il 28 maggio alle 15.15. Il webinar di Marco Russomando, head of Human Resources, permetterà di approfondire il tema dei nuovi lavori e dell’importanza di una visione sinergica tra creatività e tecnologia per accendere il potenziale delle persone e creare luoghi di lavoro realmente inclusivi.

Guarda tutti i Webinar!

 


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evoluzione della tecnologia dopo il coronavirus

9 previsioni sull’evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

  • Il Covid-19 ci ha trovati impreparati facendo sì che ci adattassimo a una nuova realtà quotidiana inaspettata;
  • Abbiamo riprogrammato le nostre abitudini in maniera efficace grazie all’utilizzo della tecnologia, che ci ha permesso di andare avanti in questa fase di lockdown;
  • Il futuro post-covid vedrà un’evoluzione tecnologica mirata a convivere ed affrontare nuove emergenze in maniera consapevole.

 

La pandemia causata dal Coronavirus ha portato molti cambiamenti. Ci ha costretti tutti a trovare nuovi modi di lavorare, interagire e vivere. Ha sollevato domande su come le nostre società sono organizzate e su dove vogliamo e dobbiamo investire per il futuro. Ci ha mostrato i nostri punti di forza e ha evidenziato le nostre debolezze. Ci ha posto nuove sfide, non ultima quella di cercare una cura. L’evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus è una componente chiave del nostro sforzo collettivo per affrontare il virus e sostenere i nostri nuovi modi di vivere e di lavorare in questo periodo inaspettato.

I vari Stati hanno dovuto lavorare per coordinare, integrare e avviare misure per affrontare ogni aspetto dell’emergenza sanitaria e il digitale, i media e le telecomunicazioni hanno svolto un ruolo vitale. Le tecnologie digitali non sono mai state così importanti nella nostra vita. È quindi fondamentale poter garantire che si disponga delle infrastrutture, della connettività e delle normative necessarie per rispondere al contagio e per dare la possibilità alle persone di continuare a vivere più normalmente possibile.

La diffusione del virus in tutto il pianeta, ha quindi costretto l’umanità ad innovare e cambiare il modo in cui lavoriamo e viviamo. Il lato positivo dell’esperienza che stiamo vivendo è che gli individui e le società saranno più preparati e coordinati per affrontare un mondo post COVID-19.

Ecco alcune previsioni su come potrebbe apparire la nostra vita una volta che ci saremo lasciati alle spalle la pandemia grazie all’evoluzione della tecnologia dopo il Coronovirus.

evoluzione della tecnologia dopo coronavirus

1. Interfacce e interazioni contactless

Non sono passati molti anni da quando siamo stati travolti dalla tecnologia del “touch-screen” e da tutto ciò che ci ha permesso di fare. Il COVID-19 ha reso consapevoli la maggior parte di noi di quanto ogni superficie “toccabile” potesse trasmettere la malattia.

Quindi in un mondo post-COVID-19, ci si aspetta che avremo meno touch-screen e più interfacce vocali. Inoltre da poco abbiamo imparato ad apprezzare la possibilità di pagare senza contatto tramite carte e dispositivi mobili grazie al contactless. Con l’aumentare delle persone che vorranno limitare ciò che toccano, è probabile che un’opzione di pagamento per beni e servizi che non richiede alcun contatto fisico possa guadagnare terreno.

evoluzione della tecnologia

2. Infrastruttura digitale rafforzata

Il COVID-19 ha fatto sì che le persone si adattassero a lavorare da casa e in isolamento. Siamo stati, in un certo modo, forzati nelle nostre abitudini collettive a trovare soluzioni digitali per tenere riunioni, lezioni, allenamenti e altro ancora. Fare tutto questo, restando rifugiati nelle nostre case, ha permesso a molti di noi di valutare la possibilità di continuare alcune di queste pratiche in un mondo post-COVID-19.

Leggendo varie esperienze, ci sono molti lavoratori che hanno capito che spostarsi da un ufficio all’altro, o da un edificio all’altro o addirittura in alcuni casi cambiare città solo per una riunione, non è sempre essenziale.

Le videochiamate o in gergo le “Conference Call” hanno conquistato un po’ tutti, e sono assolutamente valide ed efficaci per tutti i tipi di riunioni (sì, anche le riunioni del consiglio di amministrazione).

Come per tutte le crisi, quella attuale rappresenta quindi un’opportunità per velocizzare il miglioramento di tutta l’infrastrutturadigitale e in un certo senso anche di una trasformazione culturale.

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

3. Miglior controllo mediante Internet of Things (IoT) e Big Data

Stiamo constatando in tempo reale la vera potenzialità dei dati in questa pandemia. Gli insegnamenti che stiamo ricevendo da questa esperienza ci permetteranno di monitorare le pandemie future utilizzando la tecnologia e i Big Data su internet. Grazie all’utilizzo dell’internet delle cose riusciremo ad avere sistemi che segnalano e tracciano chi mostra i sintomi di un’epidemia, in maniera molto più veloce ed efficace.

Abbiamo già degli esempi reali di come gli Stati e i privati stiano tentando di mettere in pratica questi concetti. È noto in Italia il caso dell’app Immuni di Bending Spoons che utilizzerebbe i dati GPS dei nostri smartphone per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate, segnalando con chi hanno interagito in modo da monitorare gli eventuali contagi.

Come ogni volta che si è di fronte ad una nuova tecnologia, bisogna fare giustamente attenzione a far sì che l’innovazione apportata, possa allo stesso tempo salvaguardare la privacy di ogni individuo e prevenire l’abuso dei dati.

Nel momento in cui tecnologia e privacy degli utenti andranno d’accordo, si potranno ottenere enormi vantaggi per monitorare e affrontare in modo più efficace le future pandemie.

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4. Machine Learning e Intelligenza artificiale in Medicina

Il Machine Learning ha fatto grandi progressi nell’efficienza farmaceutica e biotecnologica.

Lo sviluppo di farmaci è un processo notoriamente costoso e lungo. Molti dei processi analitici coinvolti nello sviluppo dei farmaci possono essere resi più efficienti con il Machine Learning e grazie all’implementazione dell’intelligenza artificiale. Proprio in un momento come questo, bisogna puntare a sfruttare questo potenziale per ridurre anni di lavoro e centinaia di milioni di investimenti.

L’intelligenza artificiale è un partner ideale nello sviluppo di farmaci perché può accelerare e integrare le attività umane. Più velocemente potremo creare e distribuire un farmaco efficace e sicuro per combattere e  prevenire il COVID-19 e virus futuri, più velocemente essi potranno essere contenuti.

evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

Foto Credits: Franck V. on Unsplash

5. Telemedicina

Diciamoci la verità, la maggior parte di noi, probabilmente, non ne ha mai sentito parlare. La Telemedicina è il metodo che prevede servizi sanitari a distanza come il monitoraggio e la consulenza tra medici e pazienti online, attraverso una connessione sicura. Tuttavia, la verità è che solo una manciata di paesi nel mondo ha adottato questo metodo. La telemedicina quindi rimane solo un concetto per molti, soprattutto per l’Italia.  Questa triste realtà può essere attribuita alla mancanza di infrastrutture adeguate a sostenerla e alla mancanza di consapevolezza. Un altro fattore è che gli aspetti culturali non sono stati presi in considerazione, come di solito accade nella salute digitale.

Per frenare il traffico negli ospedali e negli uffici degli operatori sanitari, molti stanno implementando o ricordando ai propri pazienti che è possibile effettuare consultazioni online. Invece di correre dal medico o al centro sanitario, le cure a distanza consentono servizi clinici senza una visita di persona. Nonostante la materia fosse già nota prima del COVID-19, l’interesse è aumentato ora che il distanziamento sociale è stato obbligatorio in molte aree.

Un recente articolo dell’American Journal of Managed Care ha discusso la necessità e le sfide da affrontare per incorporare la telemedicina nella quotidianità. Si legge che “sebbene permangano alcune sfide legali, e relative alle normative, l’epidemia COVID-19 potrebbe essere la giusta spinta per i legislatori e le agenzie di regolamentazione a promulgare ulteriori misure che facilitino un’adozione più diffusa della telemedicina”.

evoluzione della tecnologia dopo il coronavirus

Foto Credits: intouchealth

6. Più acquisti online

Sebbene negli ultimi anni il commercio elettronico sia cresciuto notevolmente, il COVID-19 ha dato una scossa a tutto l’ambiente come mai prima d’ora. Questo è avvenuto in maniera naturale, poiché la maggior della gente su tutto il pianeta ha dovuto spostare online quasi tutti i propri acquisti.

Le aziende che non disponevano di un’opzione online hanno dovuto affrontare una rovina finanziaria e quelle che avevano una piccola presenza sul web hanno cercato di aumentare la propria offerta.

Dopo il COVID-19, le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno spostarsi obbligatoriamente online anche se il loro business principale resterà offline. Ci saranno inoltre miglioramenti nei sistemi logistici e di trasporto merci, uno dei pochi settori che in questo periodo ha riscontrato una impennata di lavoro per far fronte all’ondata di richiesta delle consegne.

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evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

7. Maggiore dipendenza dai robot

Nel bene e nel male i robot sostituiranno molti umani nel loro lavoro, dicono gli analisti, e l’epidemia da Coronavirus sta accelerando il processo. La gente di solito dice di volere un elemento umano nelle proprie interazioni, ma il COVID-19 ha cambiato questa situazione e cambierà le preferenze dei consumatori aprendo davvero nuove opportunità per l’automazione.

Le grandi e piccole aziende stanno diversificando il modo in cui utilizzano i robot per aumentare la distanza sociale e ridurre il numero del personale che deve andare fisicamente a lavoro. I robot vengono utilizzati anche per svolgere ruoli che i lavoratori non possono svolgere da casa.

Walmart, il più grande rivenditore americano, sta usando i robot per pulire i pavimenti. I robot in Corea del Sud sono stati utilizzati per misurare le temperature e distribuire disinfettanti per le mani.

Con gli esperti sanitari che avvertono che in mancanza di un vaccino o di una cura efficace, potrebbero essere necessarie alcune misure di distanziamento sociale addirittura fino al 2021, i lavoratori robot potrebbero essere più richiesti. Potrebbero essere utilizzati per consegnare generi alimentari o per prendere informazioni vitali in un sistema sanitario o per far funzionare una fabbrica.

Le aziende si rendono conto di come i robot potrebbero supportarci oggi e svolgere un ruolo importante in un mondo post COVID-19 e – speriamo di no – durante una futura pandemia.

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evoluzione della tecnologia dopo il Coronavirus

Credits Foto: Andy Kelly on Unsplash

8. Eventi offline ed eventi digitali

L’organizzazione di un grande evento richiede un grande sforzo. I lavori iniziano almeno sei mesi prima della data stabilita e molte persone vengono coinvolte a diversi livelli. C’è un luogo da scegliere, il giusto servizio di ristorazione da selezionare, il viaggio e l’alloggio del team. Poi bisogna trovare sponsor e personale di sicurezza. Per non parlare delle molte ore passate a contattare e trovare i migliori relatori e di quelle impiegate a lanciare le campagne di marketing per promuovere l’evento. E la lista continua. Quindi, immaginate cosa si prova a cancellare tutto nel giro di pochi giorni. Al di là delle ripercussioni psicologiche ed economiche, le grosse difficoltà si riscontrano nel cancellare tutto e nel non sapere se e quando si potrà replicare il tutto.

È molto probabile che molte cose saranno diverse anche una volta che l’emergenza sarà completamente finita. I grandi eventi e le conferenze non saranno più gli stessi, né le interazioni umane, almeno per un po’ di tempo. Ed è abbastanza probabile che molte aziende e molte persone preferiranno attenersi al nuovo modello di conferenza online piuttosto che rischiare di organizzarle dal vivo per poi vederle andare in fumo.

In realtà, questa è anche una spinta alla trasformazione. I nuovi strumenti sono destinati a soddisfare le nuove esigenze digitali dell’industria delle conferenze e quelle dei meeting più piccoli. Si dovrà quindi imparare ad interagire in modo diverso. Una cosa è certa bisogna trovare un modo per offrire la stessa, o anche migliore, qualità al nostro pubblico. I community manager devono continuare a lavorare per migliorare non solo i loro contenuti, ma anche il modo in cui li forniscono.

Gli organizzatori e i partecipanti agli eventi offline che sono stati costretti a passare al digitale, hanno realizzato che ci sono pro e contro in entrambi i casi. I nuovi eventi virtuali non dovranno quasi mai preoccuparsi di far fronte al problema del numero massimo di persone da poter accogliere, come invece accade con un evento dal vivo. Inoltre ci possono essere partecipanti collegati da tutto il mondo contemporaneamente senza che essi, o chi per loro, debbano sostenere spese di viaggio e alloggio.

Anche se le previsioni ci dicono che gli eventi di persona non verranno sostituiti interamente dopo questa pandemia, molto probabilmente gli organizzatori scopriranno come gli aspetti digitali possano integrarsi con gli eventi dal vivo. Sicuramente ci sarà un forte aumento degli eventi ibridi in cui parti dell’evento si svolgeranno di persona ed altri fruibili digitalmente.

Abbiamo ormai varcato una soglia, e guardare indietro non è certo il modo di andare avanti.

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Credits Foto: Jonas Jacobsson on Unsplash

9. Videogames ed eSport

Eventi sportivi, organizzazioni e tifosi hanno dovuto fare i conti con la sospensione dei loro passatempi preferiti. In alcuni casi le stagioni sono state completamente cancellate a causa del COVID-19. Ma i videogames e gli eSport sono in buona salute. Si prevede che nel 2020 il mercato globale dei videogiochi varrà 159 miliardi di dollari, circa quattro volte i ricavi al botteghino (43 miliardi di dollari nel 2019) e quasi tre volte i ricavi dell’industria musicale (57 miliardi di dollari nel 2019). Il mercato più grande per fatturato è quello dell’Asia-Pacifico con quasi il 50% del mercato dei giochi per valore.

Una piccola parte ma in forte crescita è costituita dagli eSport. Essi non sono altro che competizioni di videogiochi sportivi organizzati in modalità multi-giocatore. Si prevede che questo settore cresca fino a poco più di un miliardo di dollari nel 2020.

I modelli di business negli eSport seguono da vicino lo sport professionistico e anche se le competizioni sono molto più frammentate, la maggior parte delle entrate proviene dalla pubblicità e dalla radiodiffusione. Anche se relativamente piccolo rispetto al mercato complessivo dei giochi, gli eSport hanno un ruolo rilevante in questo momento storico. Gli organizzatori dei campionati sportivi di tutto il mondo si sono rivolti al settore per trovare nuovi modi di interagire con i tifosi. Diverse competizioni di eSport in alcuni paesi, sono state trasmesse in diretta televisiva. Le emittenti cercano di riempire ore di contenuti sportivi programmati che sono stati cancellati in seguito alla pandemia. Sarà anche questo sicuramente un settore che continuerà a crescere dopo la pandemia.

evoluzione della tecnologia dopo il corona virus

Il COVID-19 sta mettendo a dura prova i nostri sistemi e la nostra pazienza, ma sta anche costruendo la nostra resilienza. Sembra paradossale ma il virus ci sta consentendo di sviluppare soluzioni nuove e innovative.

In un mondo post COVID-19, sarà stato il virus e rendere il nostro pianeta un posto migliore, ma non grazie all’evoluzione della tecnologia, ma grazie alle persone. Si tratta di imparare. Si tratta di mantenere i contatti personali e professionali in un periodo in cui è molto facile sentirsi isolati.
Vinceremo tutti insieme, imparando da questa esperienza e ne usciremo più forti e più connessi, con alcuni nuovi modi di lavorare e di usare la tecnologia, affinché il futuro, non ci trovi nuovamente impreparati.

*Articolo liberamente ispirato e tradotto dal post originario di Bernard Marr.

ripresa economica

Per il post-covid abbiamo bisogno di una ripresa economica sostenibile

  • Anche durante l’emergenza è aumentata la consapevolezza delle persone sulla questione ambientale;
  • Tra Recovery fund e European Green Deal, la Commissione Europea vuole far ripartire l’Europa con investimenti sostenibili;
  • Il Manifesto firmato da oltre 400 imprese italiane chiede alle istituzioni una valorizzazione del green come grande opportunità per l’Italia.

 

Il 2020, oltre che l’anno del Covid, si prevede avrà un clima molto caldo in Europa, dopo che già il 2019 aveva battuto ogni record dal 1979.

In soli 40 anni la temperatura è aumentata di 1,2°C. Sembrerebbe un numero da niente, ma insieme ad altri fattori come la deforestazione e la forte vicinanza tra uomo e animali selvatici, genera reazioni a catena che alterano gli  ecosistemi. Questa è molto probabilmente anche la causa del Covid-19 secondo un report del WWF.

La pandemia che ci ha colpito in questi mesi, sembra aver rimescolato le carte del mondo e generato nelle persone una crescente consapevolezza sul rapporto uomo e ambiente e sull’urgenza di un cambiamento sostenibile, in precedenza solo timidamente avviato.

Una consapevolezza che diventa concreta, nel momento in cui parliamo di ripresa economica.

Come si colloca la questione ambientale nel post-Covid? Come si stanno muovendo le persone, le istituzioni e le aziende?

ripresa economica sostenibile

Il mondo post-Covid per gli italiani

Uno studio Ipsos condotto dal 21 febbraio al 6 marzo 2020 in 29 nazioni, tra cui l’Italia, ha indagato come il mondo vede il cambiamento climatico e il Covid-19. Per il 71% delle persone il cambiamento climatico deve considerarsi una crisi quanto la pandemia.

Il 63% degli intervistati italiani pensa che nella ripresa economica il governo dovrebbe dare priorità alla questione ambientale. Il 47% è inoltre fortemente d’accordo che dopo la pandemia ci saranno molte più persone che si batteranno attivamente a favore dell’ambiente. A livello politico il 66% non appoggerà un partito che non prenderà seriamente in considerazione il cambiamento climatico.

rifiuti urbani ambiente

LEGGI ANCHE: ll consumo sostenibile è in crescita. Ecco come cambiano le nostre abitudini (e anche le aziende)

Per gli intervistati italiani i problemi ambientali maggiori su cui il governo dovrebbe porre attenzione sono: Aumento delle temperature/cambiamento climatico (44%), inquinamento dell’aria (42%), gestione dei rifiuti (48%).

Per quanto riguarda le azioni in ottica di sostenibilità, l’85% privilegerà prodotti più salutari e migliori per l’ambiente.

Inoltre entro l’anno prossimo gli italiani intervistati pensano di:

  • limitare l’acquisto di prodotti con molto confezionamento (58%);
  • evitare di acquistare nuovi prodotti, favorendo usato o riparazioni (53%);
  • ridurre l’utilizzo della macchina a favore di camminate, bicicletta e mezzi pubblici (50%);
  • risparmiare acqua in casa, riducendo per esempio il tempo della doccia o non innaffiando il giardino (50%);
  • risparmiare energia in casa, con riqualificazione energetica e attenzione ai consumi (48%);
  • mangiare meno carne, sostituendola con alternative come i fagioli (45%)

ripresa economica_mobilità sostenibile

Parlando di mobilità sostenibile, in questi giorni è stata approvato con il Decreto Rilancio il bonus bici, che prevede fino al 60%, massimo 500 euro, per l’acquisto di biciclette, eBike, monopattini elettrici e altri dispositivi di micromobilità. Un’azione che insieme a investimenti sulle piste ciclabili potrebbe rivelarsi davvero importante per la qualità dell’aria nelle nostre città. Questo si aggiunge al decreto clima che era stato già approvato lo scorso dicembre.

Un’altro incentivo sostenibile presente nel decreto rilancio è l’ecobonus al 110% per ottenere una detrazione fiscale su interventi di riqualificazione energetica e antisismici sugli immobili, in misura superiore rispetto al costo.

La ripresa economica europea

Il 13 maggio scorso la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha presentato l’architettura e le caratteristiche del Recovery Fund post-Covid, su cui il Parlamento Europeo dovrà esprimersi.

Si tratta di una pacchetto di ripresa economica che l’Europa mette in campo per risollevarsi, supportando gli Stati Membri, a livello pubblico e privato. Il piano di ripresa sarà interamente erogato attraverso i programmi europei e durerà pochi anni. Già a partire da quest’anno sarà anticipato parte dell’investimento.

ripresa economica energie rinnovabili

In ottica sostenibilità il Recovery Fund guarda all’European Green Deal, quindi investimenti pubblici e riforme essenziali in linea con le priorità europee: la duplice transizione verso un’Europa climaticamente neutra e un’Europa resiliente e digitalizzata. Ci saranno inoltre ingenti investimenti privati nei settori e nelle tecnologie fondamentali: dallo standard 5G all’intelligenza artificiale, dall’idrogeno pulito all’energia rinnovabile offshore.

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Riprendendo il discorso di Ursula Von der Leyen:

“Prima o poi i nostri scienziati e ricercatori troveranno un vaccino contro il Coronavirus. Ma non c’è vaccino contro i cambiamenti climatici. Per questo motivo l’Europa deve ora investire in un futuro pulito.

I nostri investimenti per la ricostruzione saranno fatti a caro prezzo. Vale a dire l’aumento dell’onere del debito. Ma se dobbiamo aumentare il debito che i nostri figli dovranno pagare in futuro, il minimo che possiamo fare è usare il denaro per investire nel loro futuro; affrontare i cambiamenti climatici e ridurre la pressione sul clima. e non solo fare piccoli miglioramenti.

Una volta superata la crisi non dobbiamo ricadere nei vecchi modelli, non dobbiamo avviare la ripresa per ricostruire il modello economico di ieri. Dovremmo invece ora cogliere coraggiosamente l’opportunità, per costruire un’economia moderna, sana e pulita, che assicuri il sostentamento della prossima generazione.

L’Unione europea non può, da sola, curare tutte le ferite che questa crisi lascerà dietro di sé. Ma noi assumiamo la nostra parte di responsabilità riequilibrando gli oneri tra gli Stati membri e garantendo nel contempo che gli enormi sforzi che oggi facciamo abbiano ricadute positive anche per le giovani generazioni”.

Il Manifesto delle imprese per un Green Deal italiano

I consumatori guardano a una ripresa economica sostenibile, l’Europa anche, e le aziende?

Non sono da meno.

In questi giorni, oltre 400 aziende italiane tra le quali Philips Italia, Illycaffè, ENEL hanno firmato il Manifesto “Uscire dalla Pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”.

Il Manifesto interviene nel dibattito in corso, a livello nazionale ed europeo, sulle misure per la ripresa economica sollecitando un progetto di sviluppo all’altezza delle sfide della nostra epoca. Si propone una ripresa economica sostenibile e si chiede al Governo che nel pacchetto di misure, il green non sia marginalizzato, ma sia invece valorizzato per le sue grandi potenzialità.

agricoltura sostenibile

Le aziende firmatarie concordano che un nuovo Green Deal Italiano possa portare a una più forte e duratura ripresa, valorizzando le migliori potenzialità dell’Italia, legate alle produzioni di qualità, sempre più green e “inscindibili dai cambiamenti verso la decarbonizzazione e la circolarità dei modelli di produzione, distribuzione e consumo”. La valorizzazione del green potrebbe portare inoltre a un rilancio di diverse attività economiche, come il turismo.

Ripresa a breve termine, ripresa a lungo termine

La crisi economica peggiorata dalla pandemia, ha messo e sta mettendo a rischio molte aziende e posti di lavoro. In Italia si prevede un crollo del PIL del 9%.

Per natura l’uomo sceglie il certo rispetto all’incerto, la crisi economica è ora, la cassa integrazione tarda ad arrivare e quella climatica viene percepita da molti ancora come distante. Un ghiacciaio che si scioglie in Islanda come e quando può impattare una persona che abita in Italia?

Inoltre, non tutti i politici e Paesi sono d’accordo in una ripresa economica in ottica green. La Repubblica Ceca e la Polonia, nazioni dove sono presenti molte industrie di combustibili fossili, spingono per mettere da parte l’European Green Deal concentrando tutte le risorse per combattere la pandemia. Anche in Italia c’è un dibattito in corso tra parti politiche e aziende: pensiamo per esempio alla plastic tax.

Ma i valori chiave per guidare la ripresa sono due:

  • equilibrio. La salvaguardia della capacità produttiva può andare di pari passo alla resilienza per affrontare nuove crisi. Un esempio è il sostegno oggi alle attività fortemente colpite come la ristorazione e il turismo e allo stesso tempo incentivate lo smart working dove possibile o trovare opportunità nell’ecoturismo.
  • Coraggio. Nel prendere scelte a lungo termine, di fare investimenti oggi in piena crisi per tutelarci domani.

In quest’ottica lo sviluppo sostenibile è un’assicurazione per il futuro e un’opportunità per il presente.

Oprah Winfrey

La “Queen of All Media”: Oprah Winfrey in 15 citazioni

  • Oggi è la donna afroamericana più ricca al mondo, con un patrimonio di 2,7 milioni di dollari. Le sue origini, però, sono caratterizzate da un’infanzia costellata da problemi economici, difficili condizioni familiari, e abusi sessuali;
  • Oprah Winfrey è l’esempio vivente della tenacia, della determinazione, della voglia di raggiungere i propri sogni;
  • Diventata celebre per il suo ‘The Oprah Winfrey Show’, si è distinta con una carriera esemplare nel mondo dello spettacolo, ricevendo anche molti premi.

 

7 gennaio 2018: Oprah Winfrey riceve il Cecil B.De Mille Award, il Golden Globe alla carriera, diventando la prima donna afroamericana a vincere il premio. Nell’incipit del suo discorso cita Sidney Poitier, il primo afroamericano a ottenere l’Oscar come migliore attore, nel 1964. Racconta le emozioni fortissime, provate su un divano economico davanti alla televisione a Milwaukee, mentre aspettava che sua madre rincasasse esausta dopo il lavoro. 

Non avevo mai visto un uomo nero che venisse festeggiato in quel modo. […] Nel 1982, Sidney ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille proprio qui ai Golden Globes e so bene che che in questo momento ci sono delle ragazzine che mi stanno guardando mentre divento la prima donna nera che riceve lo stesso premio. 

Oprah Winfrey è diventata una fonte d’ispirazione per milioni di persone, grazie al suo carisma, alla sua personalità, alla sua empatia e alla sua capacità di entrare nei cuori di chiunque. La 75esima serata dei Golden Globe, in cui tutte le donne erano vestite di nero per protesta contro le molestie, è passata alla storia soprattutto per il discorso della celebre presentatrice TV. Poco meno di 10 minuti, che però erano bastati a definirla addirittura la “candidata ideale” per le elezioni presidenziali 2020. Con le sue parole si era rivolta specialmente alle donne, valorizzando la forza e il coraggio che ci vuole per dire la verità, in un mondo che a volte è pieno di ingiustizia e corruzione. Donne eccezionali che danno speranza, che hanno sopportato abusi e aggressioni, di cui la maggior parte delle volte non si conosce il nome.

Tematiche forti, difficili da affrontare, che però Oprah ha sempre avuto il coraggio di trattare nel corso della sua carriera. È grazie a lei se nella programmazione televisiva americana sono entrati argomenti come omossessualità, razzismo, discriminazioni. Ne ha parlato con personaggi di ogni tipo, aprendosi anche personalmente e raccontando della sua infanzia e dei suoi problemi familiari, degli abusi subiti, della sua lotta con la bilancia, o di altre difficoltà che ha dovuto affrontare.

Mesi dopo i Golden Globe 2018 ha smentito le voci che si erano create su una possibile candidatura alla casa bianca, dicendo di non avere il DNA per diventare presidente, e che una corsa alla stanza ovale “la ucciderebbe”. Impossibile non pensare, però, che una personalità come la sua potrebbe essere adatta anche a un ruolo del genere.

La storia

Oprah Winfrey nasce il 29 gennaio 1954, nel Mississippi. Dopo la definitiva separazione dei genitori, poco dopo la sua nascita, passa gran parte della sua infanzia e adolescenza in una piccola comunità di campagna, sballottata da una casa all’altra e allevata dalla nonna e dalla madre. È costretta a respirare la difficile aria di razzismo di quegli anni, in un contesto che lascia poche speranze al riscatto di una donna, oltretutto, afroamericana. Momenti difficili, quelli trascorsi da Oprah nei primi anni della sua vita: a soli 9 anni ha iniziato a subire molestie sessuali da parte di parenti e conoscenti di sua madre, e a 14 è addirittura rimasta incinta. Subisce perfino un aborto. Alla gravidanza indesiderata, però, segue una prima svolta. Si trasferisce da suo padre, a Nashville, in Tennessee. Più volte, nel corso della sua carriera, ha dichiarato che suo padre le ha letteralmente salvato la vita, precisando che in quel periodo aveva pensato anche al suicidio. 

Grazie alla rigorosa educazione paterna e all’amore trasmesso dalla compagna del padre, Oprah riesce a a conseguire i primi successi scolastici e anche a laurearsi in  “Speech and Performing Arts” nel 1971, alla Tennessee State University. Subito dopo, inizia a lavorare in trasmissioni radio e TV locali, a Nashville. 

Nel 1976 conduce People Are Talking, a Baltimore, nel Maryland. Lo show ebbe successo, e dopo 8 anni venne chiamata a guidare il morning show di Chicago A.M. Chicago, presso un’emittente locale. In poco più di un mese diventò lo show più seguito della città, trasformandosi due anni dopo nel The Oprah Winfrey Show che tutti conosciamo. Nel solo primo anno lo show produsse un guadagno di 125 milioni di dollari. Il programma venne comprato da ABC, che diede però il pieno controllo alla casa di produzione di Oprah, Harpo Productions. Nel suo programma, Oprah trattava tematiche singolari e fino a quel momento tabù per la televisione, entrando nelle case degli americani con la sua storia e le sue testimonianze.

Oprah Winfrey Show

Ma Oprah non è stata solo una conduttrice. Si può definire una vera e propria imprenditrice, una filantropa, e anche un’attivista politica. Ha partecipato, ad esempio, alla campagna del 2007 di Barack Obama. Si stima che la Winfrey abbia portato al nativo di Chicago più di un milione di voti. L’ex presidente americano e l’ex first lady Michelle Obama furono anche ospiti dello show di Oprah nel 2011, durante il mandato.

Ha recitato, inoltre, nel film Il colore viola, di Steven Spielberg, e in Beloved, pellicola tratta dal celebre libro di Toni Morrison.

Il leggendario The Oprah Winfrey Show si conclude nel 2011, a chiusura del contratto con ABC. Dopo il suo show la Winfrey ha dato vita al suo network, Oprah Winfrey Network, in collaborazione con Discovery Communications. È qui che ha preso forma la celebre intervista con il ciclista Lance Armstrong, 7 volte vincitore del Tour de France, sulla vicenda legata al doping che gli ha strappato i suoi titoli nel 2012, ad esempio. Oltre a questo, Oprah si dedica al suo magazine mensile, O: The Oprah Magazine, e alla partnership con Apple, siglata nel giugno 2018.

La celebre conduttrice, poi, è anche una grande attivista. La sua associazione umanitaria Angel’s Network ha raccolto milioni di dollari negli anni per innumerevoli iniziative benefiche, tra cui ad esempio la costruzione di scuole in Sud Africa e programmi di educazione per bambine, o gli aiuti e i soccorsi per le vittime dell’uragano Katrina. All’inizio della emergenza per il COVID-19, poi, ha donato 10 milioni di dollari per fronteggiare la pandemia, dimostrandosi ancora una volta un vero e proprio punto di riferimento.

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La Oprahfication. Oprah Winfrey come una fonte d’ispirazione

Il Collins Dictionary recita “il percepibile aumento di desiderio nelle persone ad aprirsi con le proprie emozioni o problemi personali […]” alla voce “Oprahfication”.

Per comprendere al 100% la grandezza di Oprah Winfrey basta sfogliare il dizionario. Oprahfication è un neologismo che fa riferimento alla capacità della celebre conduttrice di entrare in empatia con gli ospiti del suo The Oprah Winfrey Show, che entravano talmente in confidenza con lei da parlare dei loro segreti più profondi. Una capacità innata di Oprah che non deriva solo dalla sua storia, ma anche di un sapiente uso della sincerità. Ecco quindi che la Winfrey è considerabile una vera e propria icona, in grado di veicolare consigli in mondovisione su come affrontare le difficoltà e andare avanti.

Uno degli argomenti più affrontati dalla nativa del Mississippi, che le permetteva e le permette ancora di entrare in grande intimità con ospiti e spettatori è l’imperfezione fisica, in particolare i problemi legati al suo peso. Numerose volte ha perso chili, continuando però sempre a oscillare tra diversi pesi forma nel corso della sua carriera. Questo però l’ha avvicinata a moltissime altre donne (e uomini) che condividevano problemi simili ai suoi, trasmettendo il messaggio che chiunque può raggiungere i propri obiettivi con forza di volontà e determinazione.

1. Fare del proprio meglio adesso ti mette nella posizione migliore per il futuro.

2. Circondati solo di persone che ti porteranno più in alto.

3. Nella vita ottieni ciò che hai il coraggio di chiedere.

4. La più grande avventura che puoi intraprendere è vivere la vita dei tuoi sogni.

5. In qualsiasi esperienza, dipingi da solo la tua tela, pensiero dopo pensiero, scelta dopo scelta. 

Oprah Winfrey

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Le ferite, le sfide

6. Trasforma le tue ferite in saggezza.

7. Le sfide sono regali che ci costringono a cercare un nuovo centro di gravità. Non bisogna combatterle. Si deve trovare semplicemente un nuovo modo di resistere.

8. Fai ciò che pensi di non essere in grado di fare. Fallisci. Riprova. Fai di meglio la seconda volta. Le uniche persone che non cadono mai sono quelle che non rischiano mai.

9. Vai avanti. Cadi a terra. Il mondo sembra diverso a guardarlo dal pavimento.

10. Quando sottovaluti quello che fai, il mondo sottovaluterà chi sei.

Per diventare una delle donne più potenti al mondo, Oprah Winfrey non solo ha tratto insegnamenti dalle situazioni difficili che ha dovuto fronteggiare quando era solo una bambina, ha dovuto sapersi rialzare anche in altre occasioni. Curioso quello che accadde dopo sette mesi di conduzione di un telegiornale serale a Baltimore. Le venne tolto l’incarico con la motivazione che si lasciava coinvolgere eccessivamente nelle notizie che divulgava. Venne spostata su una trasmissione diurna, molto meno prestigiosa. Oprah ha raccontato di considerarlo il peggior fallimento della sua vita, ma anche un profondo momento di riflessione. La sua empatia (che poi risultò essere la sua caratteristica distintiva), infatti, poteva aiutarla in un altro ruolo. È da quella trasmissione diurna che nasce la vera Oprah, la Queen of All Media

Cosa ci insegna in questo caso? A volte ciò che ci può sembrare un ostacolo può essere un trampolino di lancio. Gli aspetti negativi di certi incarichi o attività possono rivelarsi positivi in altri contesti. È tutta una questione di prospettiva: come dice Oprah, il mondo dal pavimento sembra davvero diverso.

Oprah Winfrey Obama

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“Started from the bottom, now we’re here”

La frase della canzone di Drake non potrebbe non essere più adatta per una donna come Oprah Winfrey.

Secondo Forbes, la Winfrey è la donna afro americana più ricca al mondo, con un patrimonio che si aggira attorno ai 2,7 miliardi di dollari. La rivista Life l’ha definita come la donna più influente della sua generazione. Oltre al Golden Globe alla carriera ricevuto nel 2018, a Oprah è stata riconosciuta anche la più grande onorificenza civile americana, la Medaglia presidenziale della libertà. Il presidente Barack Obama gliel’ha consegnata nel novembre 2013, per il suo contributo alla nazione. Sono solo alcune delle riconoscenze che la celebre conduttrice ha ricevuto nel corso della sua straordinaria carriera, ma non si può dire che abbia avuto una vita facile.

Gli abusi sessuali durante l’infanzia e l’adolescenza, la gravidanza indesiderata dal terribile epilogo, la povertà e le precarie condizioni familiari, il contesto di razzismo in cui ha dovuto crescere, sono alcune delle difficili situazioni che hanno caratterizzato la vita di Oprah Winfrey: una donna che costituisce un esempio vivente di come dal basso si può guardare in alto e cominciare a risalire, arrivando a realizzare i propri sogni.

11. Siate grati per ciò che avete, finirete a possedere ancora di più. Se vi concentrate su ciò che non avete, non avrete mai abbastanza.

12. La chiave per realizzare un sogno è concentrarsi non sul successo ma sul valore delle cose – così, poi, anche i piccoli passi e le piccole vittorie lungo il proprio cammino assumeranno un grande significato.

13. Più si è grati e si celebra la propria vita, più ci saranno cose per cui essere felici.

14. La vera onestà è fare la cosa giusta, sapendo che nessuno saprà se l’hai fatta oppure no.

15. Il grande atto di coraggio che dobbiamo fare tutti è far venire fuori il coraggio dalla nostra storia e dal nostro passato, così da poter vivere i nostri sogni.

personal trainer su instagram

25 personal trainer da seguire su Instagram per allenarsi da casa

  • Sono diversi i fitness influencer che propongono su Instagram workouts completi da fare a casa, e soprattutto ci si può allenare a costo zero
  • Dagli account con 1000 follower a quelli con oltre 1 milione di follower: i 25 personal trainer perfetti da seguire!

 

La fine del lockdown e l’inizio della fase 2, con le riaperture differenziate in base all’andamento dei contagi, ha messo a dura prova non soltanto il nostro benessere psicologico, ma anche quello fisico.

Con la chiusura delle palestre in molti hanno preso provvedimenti per rimettersi in forma in maniera semplice e veloce, e soprattutto a costo zero.

Fortunatamente sono parecchi i personal trainer su Instagram che propongono workout completi, così come consigli per utilizzare al meglio oggetti comuni che siano alternativi ai tradizionali strumenti ginnici.

Ecco una lista completa di fitness influencer per chiunque abbia l’obiettivo di rimettersi in forma e ritrovare l’equilibrio psicofisico perso: un elenco di 25 personal trainer stranieri ed italiani, dai micro ai top.

fitness influencer su instagram

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#1 Marcus Martinez – Kettlebell Exercises

Marcus Martinez, sin dal 2001, aiuta le persone a raggiungere i loro obiettivi di tonificazione del corpo attraverso l’utilizzo dei kettlebells. Ma è grazie al suo profilo Instagram Kettlebellexercises che Marcus è diventato una tra le figure più influenti e seguite a riguardo dell’allenamento con questi attrezzi ginnici, consistenti in un peso di forma sferica con una maniglia.

I workout di Marcus Martinez sono pensati per allenare ogni zona del corpo. In particolare, gli allenamenti presenti sulla pagina Instagram sono in gran parte dedicati ai principianti.

#2 Hannah Eden Fitness

Hannah Eden è un’atleta, allenatrice, imprenditrice (è titolare dei centri CrossFit degli Usa) e fitness influencer conosciuta in tutto il mondo.

Ai suoi oltre 400 mila follower su Instagram, Hannah mostra i diversi movimenti del CrossFit consigliando di integrarli alle normali routine di allenamento. Tra questi esercizi, che mostra nel feed e sulla sua IGTV, troviamo Burpees (esercizi piuttosto difficili, ma i cui benefici superano i “costi”), lanci della palla al muro (ottimi per rafforzare quadricipiti e glutei) e i cosiddetti Double Under, che oltre a diminuire la massa grassa, tonificano il corpo.

hanna heden, personal trainer su instagram

#3 Austin current

Austin Current, laureato in scienze motorie e nutrizione sportiva, è un personal trainer particolarmente amato su Instagram perché, nei suoi video, mostra la differenza tra i movimenti corretti e quelli sbagliati, quelli che potrebbero farti del male.

La sua gallery è ricca di consigli ed allenamenti per chiunque voglia tonificare da subito il proprio corpo.

austin current, personal trainer instagram

#4 Mike Fitch AF

Mike Fitch è il creatore di Animal Flow, un metodo di allenamento che, come afferma il sito ufficiale, “porta il corpo a muoversi proprio come esso è stato pensato”.

Questo personal trainer su Instagram pubblica abitualmente prove di abilità basate su questo metodo, ricordandoti che non hai sempre bisogno di pesi per costruire i muscoli.

mike fitch, personal trainer instagram

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#5 Kenneth Gallarzo

Vice presidente del World Calisthenics Organization e fondatore di Systemic Calisthenics, Kenneth Gallarzo ha circa 380 mila follower su Instagram.

Questo successo si deve ai suoi video in cui mostra come utilizzare la totalità del proprio corpo per definire i muscoli, senza dover pagare per attrezzi ginnici. Sull’allenamento a corpo libero, volto a migliorare la propria forza, si basa infatti il calisthenic, un termine che con molta probabilità deriva dall’unione delle parole greche “Kallos” (bellezza) e “sthenos” (grande forza mentale, coraggio).

kenneth gallarzo, personal trainer instagram

#6 Mike Marchese

Mike Marchese è il fondatore del metodo Up Your Fitness ed ha ricevuto il premio come miglior personal trainer in Staten Island, un distretto di New York corrispondente alla contea di Richmond.

I suoi esercizi di Calisthenics sono pensati per persone di tutte le età e di tutti i livelli, dal principiante all’avanzato.

Seguire Marchese su Instagram permette di imparare diverse posizioni di Calisthenics, incluse quelle basate sulla forza.

mike marchese, personal trainer instagram

#7 Charlee Atkins

Charlee è una personal trainer che lavora a New York da oltre 10 anni. Nel 2019 è stata nominata da Woman’s Health, Well+Good, PopSugar, Cosmopolitan e Men’s Health come una tra le 50 migliori personal trainer in America.

L’istruttrice di fitness quasi ogni giorno posta su Instagram la sua routine di allenamento, con una sfilza di esercizi alla portata di tutti.

charlee atkins, personal trainer instagram

#8 Shaun T

Il creatore di Insanity Workouts è un must-follow su Instagram. Scrollando la sua gallery, si possono trovare consigli relativi ai workouts da lui proposti, le trasformazioni prima e dopo dei suoi clienti e didascalie che ispirano la community all’azione.

Oltre ad essere personal trainer, Shaun T è anche life coach, imprenditore, personaggio televisivo e coreografo.

shaun t, personal trainer instagram

#9 Jeanette Jenkins

Jeanette Jenkins è la fondatrice e presidente di Hollywood Trainer, una società di fitness americana ed è conduttrice di My Workout su Lifetime Television. È nota al grande pubblico anche per essere coniuge di Queen Latifah.

Il suo feed su Instagram è pieno di allenamenti step-by-step che vale la pena curiosare.

jeanette jenksin, personal trainer instagram

#10 Bret Conteras

Per chi vuole dei glutei belli sodi, non deve far altro che seguire Bret Conteras su Instagram che si fa nominare, non a caso, “Glute Guy”.

In possesso di dottorato e di molte certificazioni del mondo del fitness, Bret Conteras su Instagram ha un seguito di quasi 1 milione di follower.

glute guy, personal trainer instagram

#11 Postura da paura

Sara Compagni, nota su Instagram come postura.da.paura, è una personal trainer specializzata in posturologia e terapia manuale.

Come afferma sul suo sito ufficiale, Sara aiuta le persone “attraverso il movimento, cercando di donare forza, flessibilità ed equilibrio al corpo”:

Sara spesso fa delle dirette su Instagram dove propone workouts completi di riscaldamento e defaticamento.

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#12 Emanuele Mauti

Emanuele Mauti (Roma, 23 marzo 1987) è un pallanuotista italiano, difensore della Antares Nuoto Latina ed ex tronista di Uomini e donne. Su IGTV, in questo periodo di restrizioni, propone degli home workout davvero ben fatti, che meritano di essere seguiti.

L’obiettivo di Emanuele Mauti è “motivare ogni giorno una nuova persona nel prendersi cura di sé, adottando un stile di vita sano basato sull’allenamento e la corretta alimentazione”.

#13 Filippo Papini personal trainer

Filippo Papini è un personal trainer in possesso di laurea magistrale in scienza, tecnica e didattica dello sport. Ha conseguito diplomi certificati di istruttore presso la Federazione Italiana Fitness in Functional Training, Bodyweight, Kettlebell e Powerlifting. È anche professore di educazione motoria nelle scuole secondarie.

Sul suo account Instagram è possibile trovare proposte di allenamento diversificate in base al grado di preparazione della persona con spiegazioni accurate e dettagliate dei movimenti. È, inoltre, disponibile per delucidazioni in merito agli allenamenti proposti.

filippo papini, personal trainer instagram

#14 Fabio Inka – Impacto Training

Tra i personal trainer italiani più conosciuti c’è Fabio Inka. Il suo programma su Sky, dove insegna ad allenarsi da casa, ha riscosso molta popolarità, tanto che è stata fatta una seconda edizione, dopo la quale ha pubblicato un libro che spiega come funziona il suo metodo di allenamento.

Stiamo parlando di Impacto Training, un metodo di allenamento ad alta intensità che accelera il metabolismo e permette di consumare grassi e calorie anche 48 ore dopo la fine dell’allenamento.

Questo metodo è stato inserito nella proposta formativa dell’Università Telematica San Raffaele di Roma: Fabio è assistente alla cattedra di Teorie Tecnica e Didattica del Fitness.

Sul suo IGTV propone spesso dei mini workouts full body.

#15 Melissa Ranni

Melissa, diplomata “personal trainer” alla CONI di Milano con la federazione FIPE, è specializzata in Functional Coach e allenamento HIIT.

Sul suo profilo Instagram è possibile trovare consigli di allenamento, ricette perfette per diete ipocaloriche, e molto altro. I suoi follower possono, inoltre, mettersi in contatto con lei per ricevere coaching online, un’evoluzione del suo lavoro che le permette di seguire le persone a distanza, cercando di mantenere la più alta personalizzazione possibile.

Il suo mantra è il seguente: “le cose o le fai bene, o non farle affatto”.

melissa ranni, personal trainer instagram

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#16 Selene Genisella

Tra le fitness influencer italiane c’è Selene Genisella, che nelle sue IGTV propone workout adatti a uomini e donne che si pongono l’obiettivo principale di tonificare tutta la muscolatura. Sono tanti altri i video in cui Selene propone sessioni di defaticamento, yoga e pilates.

Il suo account è seguito da 121 mila follower e basta dare un occhio alla sua gallery per scoprirne il motivo.

selene genisella, personal trainer instagram

#17 Umberto Miletto

Basta cercare su Youtube una qualsiasi parola chiave legata all’allenamento da casa ed è possibile trovare uno dei tanti video di Umberto Miletto, il cui canale ha superato le 80 milioni di visualizzazioni.

Da più di 15 anni il personal trainer e Youtuber si occupa di formazione anche offline: ha realizzato guide e libri di grande successo.

Su Instagram è possibile trovare consigli per allenarsi in palestra, ma anche da casa, soprattutto in un periodo come questo in cui le limitazioni al movimento sono importanti e drastiche.

umberto miletto, personal trainer instagram

#18 Alex Corrias – body attitude

Alex Corrias è un ex pugile agonista che oggi è personal trainer, istruttore di allenamento Funzionale e Strenght Coach dell’Accademia Italiana Powerlifting. È anche fondatore di Sparta Personal Training e dell’allenamento A.C Body Attitude. In questi anni ha seguito calciatori e personaggi televisivi noti.

Ogni suo cliente ha un protocollo di allenamento differenziato in base agli obiettivi da raggiungere e viene seguito al 100% anche sotto il punto di vista alimentare, grazie alla collaborazione con un dietista. Il suo obiettivo è quello di insegnare a sfruttare il corpo come se fosse una macchina motrice, così da trarre da essa il massimo beneficio estetico e a livello di prestazioni.

Su Instagram ed IGTV propone workout che possono essere svolti sia dai più esperti sia dai principianti.

alex corrias, personal trainer instagram

#19 Virgin Active Italia

Virgin Active Italia è uno tra i centri fitness più frequentati d’Italia, grazie ai suoi 37 club dislocati in tutta la penisola. L’azienda propone “un nuovo modo di intendere il benessere a tutto tondo che non comprende solo la forma fisica ma anche il benessere mentale, non più solo una palestra ma un club al quale appartenere”.

Grazie al team di professionisti di settore di cui si avvale Virgin Active, V.A. Italia pubblica con regolarità sul suo profilo Instagram numerosi workouts: dallo yoga al pilates, dal running al postural, che permettono di rimanere in forma anche in periodo di lockdown e fase 2.

#20 Giuseppe Iurato Coach

Giuseppe Iurato è un laureando in scienze motorie all’Università Statale di Milano. Su Instagram condivide spunti su tutto ciò che riguarda il fitness, inteso come mezzo per migliorarsi a livello fisico e mentale.

Come fonti principali per la realizzazione dei suoi workout utilizza gli appunti delle lezioni, accumulati durante l’intero percorso universitario.

giuseppe iurato coach, personal trainer instagram

#21 Valentina Bignone

Ex ginnasta agonista, osteopata, Yoga Instructor e personal trainer, Valentina Bignone su Instagram propone alle persone che la seguono diversi allenamenti: dalla pratica yoga agli esercizi di mobilità articolare; dallo stretching agli esercizi di circuiti funzionali per allenare i muscoli ed il sistema cardiovascolare.

Quello che lei consiglia alle persone è di allenarsi e prendersi cura di sé sempre e a 360 gradi.

valentina bignone, personal trainer instagram

#22 Francesca Fannolla

Francesca Fannolla è una personal trainer che su Instagram propone allenamenti da fare a casa, ideali per questo periodo critico da un punto di vista sanitario.

Gli allenamenti che propone possono essere svolti con i tipici attrezzi ginnici, ma anche con oggetti di utilizzo comune come le bottiglie d’acqua. I suoi esercizi aiutano a tonificare e rinforzare i vari distretti muscolari.

francesca fannolla, personal trainer instagram

#23 Ilaria Berry

Con i suoi 77 mila follower, Ilaria Berry è tra le personal trainer su Instagram perfette da seguire per allenarsi da casa.

Ilaria realizza dirette focalizzandosi ogni volta su varie tematiche inerenti ai distretti muscolari che si vuole tonificare. Inoltre, la sua gallery è ricca di consigli a tema fitness, nonché di ricette per colazioni e spuntini ipocalorici.

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#24 Roberto Rodini

Tra i personal trainer italiani da seguire su Instagram c’è Roberto Rodini, che è specializzato in allenamenti di diverso tipo. Push up, squat, plank touch, crunch incrociati: sono tantissimi gli esercizi che si possono fare guardando le sue dimostrazioni sul suo account.

Su Instagram, inoltre, Roberto offre un servizio di Online Coaching: è possibile chiedergli consulenze personalizzate in Direct Message o scrivendogli direttamente nei commenti dei suoi post.

#25 Beatrice Mazza

Presente su Instagram come beatrice__mazza, Beatrice è una personal trainer che, grazie ai suoi video, ha fatto incetta di ben 25 mila follower, che hanno trovato in lei una brava insegnante di Yoga.

Sul suo profilo è possibile trovare lezioni di yoga e mindfullness, ovvero quel metodo che aiuta a trovare contatto con se stessi e a vivere il momento.

Gli esercizi di yoga di Beatrice sono decisamente atletici e permettono di risvegliare il corpo ed al contempo di dimagrire.

beatrice mazza, personal trainer instagram

Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Dopo due mesi di lockdown, maggio e giugno segneranno per molte aziende del settore Retail una transizione verso la (nuova) normalità, rappresentata da riaperture dei negozi all’insegna di nuove modalità di acquisto ed esperienze rinnovate, in un contesto che si prospetta profondamente mutato rispetto al precedente.

Sono cambiati il livello di fiducia e i comportamenti degli italiani

  • In due settimane, la percentuale di persone che credono che solo nel 2021 troveremo una qualche forma di stabilità è passato dal 14% a 31%;
  • Il 50% degli italiani intende evitare luoghi affollati come possono essere i negozi;
  • Il 60% degli italiani adotterà misure di precauzione e sarà molto cauto prima di decidere di entrare in negozio.

Sono parimenti cambiati i comportamenti di acquisto delle persone: in tre settimane è stato registrato un incremento delle vendite online del 180% e nel mese di aprile il 75% degli acquirenti online è rappresentato da nuovi utenti, coloro che non avevano mai fatto un acquisto attraverso eCommerce.

In questo contesto profondamente modificato, molti retailer che per recuperare parte delle vendite perse sul canale fisico durante il lockdown hanno adottato velocemente nuovi canali di vendita con formule innovative (delivery, click & collect, click & drive, app per la gestione delle file) si preparano adesso alla riapertura con il problema di gestire la clientela nel rispetto delle nuove normative e, in generale, di capire come affiancare nuovamente il retail “classico” all’eCommerce e ai servizi online.

retail

Il ritorno alla “normalità” passerà attraverso due fasi distinte

Nel breve termine, il focus sarà sulla gestione delle riaperture.

In un primo momento il focus delle aziende sarà necessariamente sulla riapertura dei negozi, nel rispetto delle indicazioni del governo: le aziende dovranno iniziare a comunicare la ripartenza, i nuovi orari, eventuali vincoli di servizio (sanificazione, gestione delle code, disponibilità più o meno limitata di prodotti e servizi).

Ogni attività di comunicazione dovrà essere chiara, tempestiva e rilevante.

Così come nelle settimane di lockdown è stato importante per le marche far sentire la propria vicinanza e assumere un ruolo nei confronti dei consumatori, anche in questa fase i clienti si attendono che le aziende diano il loro contributo, attraverso comunicazioni che siano chiare e tempestive nell’annunciare la riapertura, ma anche rilevanti perché in grado di interpretare proattivamente il cambiamento.

La chiarezza e la tempestività si otterranno:

  • Rispondendo in modo puntuale alle richieste degli utenti nella comunicazione “Inbound” ? occorrerà presidiare le ricerche online su negozi, orari, eventuali variazioni o novità dei servizi offerti; verificare la correttezza delle schede di Google Local Business con l’indicazione della riapertura, con i relativi orari; sviluppare, o aggiornare, i contenuti all’interno dei siti e delle app; essere pronti a rispondere ai quesiti delle persone attraverso social e contact center in generale.
  • Stimolando la generazione di traffico in store, con la comunicazione “Outbound” ? occorrerà prediligere canali attivabili rapidamente, quali la radio, la digital display e la social adv per comunicare la riapertura; a livello di mezzi propri, utilizzare il CRM attraverso email, sms e push notification per fornire indicazioni chiare ai propri clienti.

In questa fase sarà importante impostare piani di comunicazione dinamici e flessibili che consentano la declinazione della comunicazione in logica di addressability su target diversi e in territori diversi.

Ad esempio è possibile impostare piani di comunicazione che, integrando mezzi off line come TV e radio con altri digitali come il mobile e la Digital Out Of Home (DOOH), consentono una attivazione rapida, flessibile, e geo-targettizzabile.

È possibile infatti andare live anche solo un giorno, in una specifica fascia oraria o area geografica, con tempi di messa on air ridotti al minimo e pagando soltanto i contatti realmente raggiunti, grazie alla possibilità di rilevare le OTS generate sui singoli impianti. Queste modalità di pianificazione consentono non solo di selezionare le posizioni più rilevanti, raggiungendo lo scopo di generare traffico verso i punti vendita di interesse, ma anche di avere accesso a dashboard di consultazione delle proprie campagne per monitorarne in tempo reale i risultati.

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Ma la comunicazione dovrà anche essere rilevante.
Infatti, se la rapidità nell’attivare un piano di comunicazione chiaro e tempestivo è sicuramente in grado di dare un vantaggio al first mover, tuttavia, all’ennesimo spot che racconti gli orari di apertura, ricordi l’uso della mascherina e il distanziamento in store, il rischio di generare insofferenza diventa concreto.

A livello pratico, le modalità di attivazione saranno le stesse descritte sopra, ma a livello di contenuto comunicare la presenza di app “salta file” o di booking dei servizi online, pagamenti contact less, un servizio clienti multicanale (magari attraverso app di messaggistica alla Whatsapp), la consegna a casa disponibile per nuove merceologie, e via dicendo, farà la differenza.

Nel medio termine, l’importanza della transizione a un modello realmente omnicanale e omniesperienziale

Torna con rinnovata urgenza il tema della convergenza virtuosa fra mondo fisico e digitale.

Le aziende hanno capito che il digitale necessita di uno sviluppo più urgente che mai e la riapertura dei negozi non deve distogliere l’attenzione delle aziende sugli aspetti evolutivi da completare o intraprendere nei prossimi mesi.

Wavemaker ha preparato una check list per valutare il livello di evoluzione di alcuni asset fondamentali.

“Basics”

  • Presidio delle ricerche attraverso adeguata presenza SEO e SEA, da analizzare attraverso i benchmark di cui disponiamo in agenzia.

  • Corretto sviluppo del sito, sia in logica di indicazioni di informazioni basiche su offerta e servizi, sia per quanto riguarda lo sviluppo di servizi omnicanale, magari demandata a piattaforme di terze parti per accelerare la presenza.

  • Introduzione e sviluppo delle pagine di Local Business, che sta diventando il primo contatto tra la ricerca dell’utente e la risposta online.

Attività da implementare

  • Lo sviluppo dell’eCommerce
    Per quei brand che possono vendere online, gestire una consegna a casa o comunque delegare parte delle attività tradizionali alle piattaforme digitali: per esempio gestire appuntamenti online propedeutici alla visita in negozio, concessionaria, filiale e agenzia, per condividere contenuti, raccogliere documentazione da parte degli utenti, ecc.
  • Attenzione all’esperienza e alla sicurezza di acquisto
    Prenotazione online per appuntamenti in store, app salta file, pagamenti digitali, gestione e monitoring degli ingressi, delivery / take away vs modelli di acquisto online
  • Un rinnovato supporto alla vendita
    Attenzione alle recensioni online, presenza di guide per l’acquisto proposte da esperti, possibilità di interagire con asset virtuali, assistenti virtuali.

Cosa ci attende?

“La verità è che nessuno può saperlo, e ogni previsione è basata su un’ampia serie di scenari possibili. Ma mai come prima siamo noi a poter definire il futuro che verrà. Una cosa è chiara per tutti: superata la fase emergenziale, il luogo fisico assumerà nuovi significati e nasceranno nuovi concept per riaffermare i legami tra persone e prodotti, ma soprattutto esperienze.

Viceversa, ci aspettiamo che tutto ciò che sarà legato a un acquisto ricorsivo e gestibile a distanza, o che non garantirà la sicurezza, sarà demandato completamente alla tecnologia che colmerà quel distanziamento sociale con cui abbiamo imparato a convivere ultimamente”, dichiara Marco Magnaghi, Chief Digital Officer Wavemaker.

facebook shops

Arriva Facebook Shops, per creare eCommerce direttamente sul social

  • In una diretta, Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio di Facebook Shops e ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua;
  • La creazione di uno shop su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio.

 

Mentre eravamo ancora impegnati a creare i nostri Avatar, Mark Zuckerberg ha deciso di sganciare la vera bomba per Facebook e ha lanciato Shops.

La piattaforma sta attuando una nuova importante spinta verso l’eCommerce, dopo le funzioni Checkout e i tag Shopping per Instagram.

In una diretta oggi, l’amministratore delegato ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua. “Se non si riesce ad aprire fisicamente il negozio o il ristorante, si possono ancora prendere ordini online e spedirli alle persone”, ha detto. “Stiamo vedendo molte piccole imprese che non hanno mai avuto un’attività online, farlo per la prima volta”.

I just announced that we’re launching Facebook Shops today – the basic idea is that any small business can easily start…

Pubblicato da Mark Zuckerberg su Martedì 19 maggio 2020

La sfida e le opportunità dell’eCommerce durante la pandemia

Il lancio di Shops arriva in un momento di vero boom per l’eCommerce, a livello globale, legato al lockdown. Se la pandemia è stata devastante per le piccole imprese, un terzo delle quali ha riferito di aver smesso di operare in un sondaggio condotto da Facebook, un ulteriore 11% afferma che potrebbe fallire nei prossimi tre mesi se la situazione attuale dovesse continuare.

Le vendite online sono state invece un punto luminoso per le piccole imprese. Etsy, dove  a vendere sono i piccoli artigiani locali, ha raddoppiato il suo fatturato rispetto a tre anni fa e ora Facebook scommette che portare un maggior numero di imprese locali online le aiuterà a sopravvivere, creando al tempo stesso nuove grandi opportunità di business per l’azienda, come aveva già anticipato lo scorso anno Zuckerberg, parlando degli interessi della compagnia verso l’eCommerce.

Nelle intenzioni di Zuckerberg, Shops dovrebbe migliorare l’esperienza standard del commercio online, memorizzando le credenziali di pagamento degli utenti in un unico luogo, per poi utilizzarle su qualsiasi vetrina di Facebook o Instagram. Un potenziale enorme, considerando che attualmente ci sono più di 160 milioni di piccole imprese che utilizzano le app della società.

Come funziona Facebook Shops

Facebook Shops dovrebbe rendere semplice per le aziende la creazione di un negozio online a cui i clienti possono accedere sia su Facebook che su Instagram.

La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.

facebook shops

Le persone possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti che ti interessano e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che senza lasciare l’applicazione, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.

Proprio come in un negozio fisico, per chiedere assistenza basterà inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora. In futuro, sarà possibile anche visualizzare il negozio di un’azienda e fare acquisti direttamente in una chat su WhatsApp, Messenger o Instagram Direct, secondo quanto si legge sulla nota diffusa dall’azienda.