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Insight-driven Marketing: che cos’è e perché è la chiave per il successo

  • Il 41% delle aziende analizzate nel report “The 2019 State of Digital Marketing” pubblicato da Altimeter afferma che la skill più richiesta in ambito di assunzione è l’analisi dei dati
  • Più del 60% conferma di studiare in profondità il Customer Journey per implementare strategie basate sulla personalizzazione del messaggio e customizzazione dei prodotti
  • Il 32% dei consumatori intervistati da PwC ammette che per abbandonare un brand – anche se molto apprezzato – può bastare anche una sola brutta esperienza

 

Tra Generazione Y, Millennial, Gen Z e i nuovi Centennial, i marketer si trovano ad affrontare quotidianamente una evoluzione continua e rapida del proprio target di riferimento. Questo significa che, insieme all’età dei consumatori, cambiano anche loro i gusti e le loro richieste.

Per questo studiare il comportamento degli stessi è fondamentale per riuscire ad elaborare una strategia di Marketing basata su degli Insight reali ma soprattutto puntuali. Proprio da qui nasce il concetto di Insight-driven Marketing, che in realtà è basato su un’altra specifica strategia ovvero il Data-driven Marketing.

Consiste nell’utilizzare i dati sulle abitudini di consumo e le informazioni sugli utenti – raccolti in precedenza tramite attività di Social Listening, ad esempio –  per ottimizzare le strategie di comunicazione sul digital o, in casi più complessi, guidare decisioni importanti come può essere il lancio di un nuovo prodotto.

Secondo il report “The 2019 State of Digital Marketing” pubblicato da Altimeter, il 41% delle aziende analizzate afferma che la skills più richiesta in ambito di assunzione è appunto l’analisi dei dati.

Inoltre, più del 60% conferma di studiare in profondità il Customer Journey per implementare strategie basate sulla personalizzazione del messaggio e customizzazione dei prodotti.

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I vantaggi nell’utilizzare tecniche di Insight-driven Marketing si riscontrano soprattutto in un aumento della soddisfazione da parte dei consumatori, che di conseguenza sono maggiormente propensi ad essere più fedeli al Brand.

Senza una buona base di dati non si va da nessuna parte 

Come accennato all’inizio dell’articolo, per poter lavorare con questo impianto strategico è fondamentale partire dal dato: per avere degli Insight utili per elaborare creatività funzionali, i marketer devono prima analizzare e comprendere i dati che hanno a disposizione.

Non parliamo ovviamente di dati di puro contatto, ma dati demografici, istruzione, interessi, stile di vita, esperienza professionale: tutto può essere utile per estrapolare una strategia in grado di colpire nel segno. 

La quantità di informazioni che si possono reperire sul consumatore è davvero immensa, per questo saperla organizzare e ordinare è altrettanto importante. Esistono DMP (ovvero Data Management Platforms) – come ad esempio Lotame, Clearbit e la più famosa Oracle Data Cloud – pensate proprio per facilitare i marketer in questo compito.

Dalla parte dell’utente per migliorare la sua Customer Experience

Una ricerca condotta da PwC dal titolo Experience is Everything riporta che in tutto il mondo il livello di qualità dell’esperienza di consumo è fondamentale per guidare gli utenti nella loro Customer Journey.

Il 32% dei consumatori, infatti, ammette che per abbandonare un brand – anche se molto apprezzato – può bastare anche una sola brutta esperienza. Inoltre, il 63% degli intervistati dichiara di essere più propenso a condividere informazioni personali con Brand che offrono una esperienza customizzata in base alle loro esigenze.

Un dato molto importante che emerge da questa ricerca è che, ovviamente, il target che maggiormente apprezza questo tipo di personalizzazione della Customer Experience è la Generazione Z.

Una ricerca condotta da Walker nel “lontano” 2013, infatti, prevedeva già che nel 2020 proprio il livello di qualità della Customer Experience sarebbe stato l’elemento chiave della differenziazione del brand rispetto ai competitor, superando addirittura il prezzo del prodotto o servizio stesso.

Oggi più che mai, i consumatori si aspettano che i Brand comprendano nel profondo le loro esigenze, anche a livello individuale. Per compiere queste aspettative, per i marketer è imprescindibile basarsi sull’Insight-driven Marketing. 

McKinsey & Company riporta che il Marketing personalizzato può aumentare le vendite totali di un prodotto del 15-20% – dato che aumenta per le vendite online – migliorando significativamente il ROI sulla spesa di Marketing.

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Dalla parte del Brand per uno sviluppo di prodotto più avanzato

L’Insight-driven Marketing non solo è fondamentale per migliorare la Customer Experience, ma può aiutare i Brand nello sviluppo di un nuovo prodotto o nella definizione di un nuovo servizio.

Quando un prodotto non si adatta alle esigenze dei consumatori, infatti, le probabilità che il lancio sul mercato sia fallimentare sono molto alte: riuscire a raccogliere in una prima fase di sviluppo informazioni e insight reali sul target di riferimento permette di ridurre significativamente queste possibilità di fallimento.

Ma proviamo ora a pensare al Digital Sales Funnel e a come il giusto contenuto, nella giusta fase, riesca a guidare più facilmente i potenziali consumatore verso il processo finale di conversione.

Non sono proprio gli Insight ad aiutare i marketer a produrre il contenuto perfetto? Esattamente. Grazie all’analisi dei dati è possibile identificare quali specifici contenuti stanno performando meglio e quali ottengono feedback non in linea con il desiderata, riuscendo così ad ottimizzare le campagne di comunicazione.

Dalla parte dei marketer per la comunicazione online

Sono molti i Brand che basano sull’Insight-driven Marketing le loro strategie di comunicazione, come ad esempio Apple, Nike o Spotify.

Tra le più recenti, possiamo trovare la campagna natalizia di Hotels.com “Xmas Excape” che ha avuto un grande successo in Inghilterra.

Il brand ha condotto una ricerca basata su oltre 7000 Millennial in tutto il mondo, in 20 Paesi, approfondendo in particolare le conversazioni che avvengono all’interno delle famiglie durante il periodo delle vacanze di Natale. Dalla ricerca emerse che i Millennial single erano vittime di fastidiosi interrogatori sulla loro vita sentimentale e lavorativa da parte dei loro parenti durante il pranzo natalizio.

Il risultato di questo studio ha ispirato la campagna “Xmas Excape” nella quale Hotels.com ha concesso ai Millennial una “via di fuga”offrendo il 50% di sconto sugli hotel a partire dal 26 Dicembre, per godersi un po’ di tempo da soli e riprendersi dal traumatico pranzo di Natale con i parenti.

Emma Tagg, Senior Global Brand Communications Manager di Hotels.com, ha commentato così l’idea della campagna:

“La ricerca ci ha permesso di identificare il momento esatto in cui i Millennials desideravano fuggire dal Natale in famiglia, e i motivi principali per cui la gente viveva il periodo festivo come un dramma familiare”.

Concludendo, i marketer oggi hanno accesso più che mai a dati e informazioni sui loro consumatori: riuscire a sfruttarli per l’implementazione di strategie di Insight-driven Marketing può rivelarsi un vero vantaggio competitivo per riuscire a differenziare il proprio brand dalla concorrenza.

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La singolarità è arrivata senza avvisare (e non è come la immaginavamo)

“Non torneremo alla normalità. Questa è la nuova normalità”. Mi cade l’occhio sull’oggetto dell’ultima newsletter del MIT Technology Review. È vero, in queste settimane abbiamo cambiato radicalmente come lavoriamo, come ci alleniamo, come compriamo, socializziamo ed educhiamo i nostri figli. Alcune cose torneranno come prima, ma altre forse no.

YouTube ha annunciato una serie di cambiamenti alla luce della pandemia, tra cui il fatto che da ora e fino a tempo indeterminato saranno principalmente dei sistemi automatizzati e non più degli esseri umani ad autorizzare o a rimuovere contenuti dalla piattaforma.

“Con l’evolversi di COVID-19, stiamo facendo del nostro meglio per supportare chi guarda, crea e monetizza contenuti su YouTube. Molte delle nostre risorse umane sono impossibilitate a lavorare come al solito, quindi ridurremo lo staff in alcuni uffici. Visto che ora sono disponibili meno persone per valutare e filtrare i contenuti, è il momento per i nostri sistemi automatizzati di fare il loro dovere e garantire la sicurezza di YouTube”.

Via la componente umana, in quarantena. Al suo posto, algoritmi ed intelligenze artificiali.

Chi lavora nel digitale si è posto almeno una volta nella vita la domanda “Quando arriverà la singolarità tecnologica?”. Quale sarà la killer application, l’intelligenza artificiale rivoluzionaria che cambierà la civiltà umana così rapidamente al punto da dare il via a scenari incomprensibili ed ineffabili per le generazioni precedenti? Quand’è che i robot pervaderanno gli ambiti di consumo, di esperienza, di vita e di lavoro?

No, era un’altra la domanda che dovevamo farci. E cioè: “Quale sarà il seme della singolarità? Cosa dovrà avvenire affinché la singolarità tecnologica possa ottenere il giusto terreno fertile per la sua inevitabilità?”.

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Come sarà la singolarità

La singolarità è sempre stata vista come un punto di non ritorno nella storia dell’uomo, una cesura, un punto di partenza da collocare in un futuro più o meno lontano. Ma quello che sta succedendo in queste settimane prelude ad uno scenario diverso: la singolarità non sarà un dispiegamento nuovo, una rivelazione o un’epifania. La singolarità sarà la conseguenza inevitabile di un seme originale ed unico, di una tempesta tanto “perfetta” quanto rara. Più che un punto di partenza, la singolarità sarà un punto di arrivo ineluttabile – a condizione che se ne verifichino le giuste condizioni.

E ci siamo arrivati, ci voleva un virus che creasse una pandemia senza precedenti. Un virus in grado di piegare il mondo sulle ginocchia in una ola verso il basso, un’onda non di esultanza ma di distanza sociale. Un virus-cigno nero che ci fa evocare scenari distopici in cui veniamo privati di libertà personali e relazionali. Per riprendere il titolo di questo articolo: no, non è la singolarità ad essere arrivata ma il suo seme. Credo questa sia la precondizione necessaria alla singolarità, ad una nuova era in cui le AI obbligheranno il genere umano a seguirle in una strada incognita ed inesorabile.

Per far arrivare la singolarità è forse necessario passare da questa tappa obbligata in cui ci troviamo oggi, in cui l’espressione delle nostre libertà pubbliche, la soddisfazione dei nostri bisogni primari e la gratificazioni di tutti i desideri privati sono possibili in maniera crescente solo grazie alla tecnologia. Una tecnologia via via sempre più scevra e autonoma dalle componenti umane, in grado di dematerializzare quante più dinamiche possibile.

Come dice il futurologo Kevin Kelly, la tecnologia è un gioco infinito: un gioco il cui unico obiettivo è quello di continuare a giocare. E in questi mesi a venire la tecnologia si andrà sempre più ad inserire nei vuoti creati dal distanziamento sociale, da questo allentamento – seppur solo fisico e tangibile – della maglia relazionale del mondo. Un distanziamento di cui oggi nessun paese può prevedere con esattezza la fine. In questi mesi, la tecnologia si comporterà come un liquido che si insinua tra le fughe dei mattoni, ricostruendo le connessioni fisiche mancanti con la sua linfa digitale.

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Un darwinismo tecnologico

Mi chiedo quante persone in questi giorni si siano convertite per la prima volta agli acquisti online, impauriti da file piene e scaffali vuoti ma disposti ad incontrare una sola persona, un corriere umano con guanti e mascherina. E poi mi chiedo quanto questo scenario velocizzerà il lancio a vasta scala dei robot di delivery urbana.

Mi chiedo quanti allestitori di eventi fisici finiranno inevitabilmente a progettare mondi immersivi per la realtà virtuale e quanti invece finiranno sul lastrico.

Mi chiedo quanti negozianti restii ai POS invocano ora pagamenti cashless e dematerializzati – spaventati dal possibile contagio tramite banconote.

Quanti cinema siano stati chiusi e quante case di produzione stanno decidendo di trasmettere le premiére dei film direttamente in streaming a casa delle persone.

Quanti autisti di Uber stiano soffrendo il contraccolpo della pandemia sulla gig economy e quanti invocano le auto a guida autonoma come soluzione fondamentale per il sistema di trasporti.

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Mi chiedo quanti stiano capendo che la sharing economy non ruota affatto intorno alla condivisione, ma intorno alla dialettica hegeliana servito – servitore. Nelle parole di Lauren Smiley di Wired, “Nel nuovo mondo in cui tutti è on demand, o fai parte di un’elite servita, riverita e isolata – o sei uno schiavo del 21esimo secolo”. L’effetto della pandemia sulla gig economy è solo questo: mostrarne le profonde disuguaglianze alla base per capire come e se correggerle: Airbnb ha deciso di rimborsare tutti i clienti che disdicono una prenotazione nelle prossime settimane; gli host non subiranno penali di cancellazione, ma dovranno rinunciare a quello che fino a ieri era un loro flusso di ricavi costante.

Tutto questo per ribadire che la precondizione per l’arrivo della singolarità è proprio quello che sta avvenendo adesso: il mondo, i suoi legami, i suoi consumi e le sue esperienze vanno prima digitalizzati il più possibile, affinché le AI e le tecnologie autonome possano iniziare a presidiare quanti più meandri della nostra vita. È questa la vera rivoluzione digitale, la più efficace spinta mai vista prima all’alfabetizzazione digitale mondiale. Serviva un darwiniano “di necessità virtù”.

Il nuovo coronavirus dimostra anche come le grandi aziende del tech, anche se disgiunte, abbiano davvero in mano gli snodi critici ma pratici della nostra vita. Pensate alla capillarità distributiva di un kit di testing distribuito da Amazon Prime, al real time del Safety Check di Facebook, alla potenza investigativa dei grafi sociali di LinkedIn ed Instagram per ricostruire le catene dei contagi, alla geolocalizzazione dei nostri spostamenti tramite Google o la rete cellulare. Questa è anche l’opportunità per le aziende del tech di dimostrarci che coi dati possono anche fare del reale, etico e civico bene comune – non solo costruire Custom Audience.

Cosa può allentare la nostra percezione della privacy? Forse proprio la volontà di sopravvivenza personale e dei nostri cari può farci cambiare idea sui dati che siamo disposti a cedere ad aziende e governi. Immaginiamo un mondo in cui per imbarcarci su un aereo dovremo essere registrati ad un servizio che traccia i nostri spostamenti tramite telefono. La compagnia aerea non spierà i nostri percorsi, ma potrebbe essere allertata se sei stato vicino a persone infettate o luoghi ad alto contagio. Potrebbero esserci requisiti simili all’ingresso di grandi eventi, uffici pubblici o stazioni.

Scanner di temperatura ovunque, datori di lavoro che richiedono il monitoraggio della temperatura corporea ed altre metriche vitali. Un mondo in cui per entrare nei locali non ti sarà chiesto un documento di identità ma un documento di immunità – magari validato da blockchain. Ci adatteremo ed accetteremo di buon grado misure del genere, proprio come ci siamo adattati a regole di sicurezza più stringenti negli aeroporti dopo gli attacchi terroristici.

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Non dovevamo aspettare la singolarità, ma…

Oggi, come allora, ci sentiamo come dentro un film. Poco dopo l’11 settembre Baricco scriveva “La ripetiamo [questa frase] perché lì dentro stiamo cercando di pronunciare una paura ben precisa, una paura inedita, mai avuta prima: non è il semplice stupore di vedere la finzione diventare realtà: è il terrore di vedere la realtà più seria che ci sia accadere nei modi della finzione. In virtù di questo terrore un’eventuale sorveglianza tecnologica fino a ieri intrusiva sarà considerata un piccolo prezzo da pagare in cambio della basilare libertà di poter stare con altre persone.

Nel libro The New Digital Age: Reshaping the Future of People, Nations and Business, Erich Schmidt insieme all’executive manager di Google Jared Cohen scrivevano: “Quello che Lockheed Martin è stato per il ventesimo secolo, aziende tecnologiche e di cybersecurity come Google lo saranno per il ventunesimo”. Che lo scenario della Vita 3.0 ipotizzata da Max Tegmark sia positivo grazie alle Friendly AI – o negativo e apocalittico, la profonda alterazione delle strutture sociali così come sta avvenendo oggi apre la strada ad inedite integrazioni uomo-macchina.

Invece che aspettare noi la singolarità, dovevamo realizzare che era la singolarità ad aspettare il suo evento scatenante.

insieme ce la faremo banca mediolanum coronavirus

“Insieme ce la faremo”, l’appuntamento di Banca Mediolanum per resistere all’emergenza

“Insieme ce la faremo!”

Questo lo slogan con cui Banca Mediolanum, in collaborazione con ClassCNBC, presenta una iniziativa speciale, nata per approfondire il contesto delineato dall’emergenza sanitaria e l’attuale situazione dei mercati finanziari.

Se la pandemia di Coronavirus preoccupa innanzitutto per il suo enorme impatto sanitario, a rendere ancora più allarmante lo scenario sono le previsioni economiche e finanziarie di questa crisi mondiale.

Tutte le grandi compagnie oggi mettono in campo risorse per aiutare le aziende a resistere nell’attuale contesto di grande incertezza e anche Banca Mediolanum oggi interviene con un fondamentale supporto, quello dato dal know how e dalle conoscenze di tanti esperti, che questa sera, 19 marzo 2020, dalle ore 21,  commenteranno il periodo che stiamo vivendo e dispenseranno utili consigli economici.

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Insieme ce la faremo!

L’evento sarà moderato da Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC, e vedrà l’intervento di diversi saperi.

A rappresentare BancaMediolanum saranno Ennio Doris e Stefano Volpato.

Insieme a loro saranno presenti:  Oscar Farinetti – Imprenditore, il Prof. Massimo Galli – Direttore Unità Operative di Malattie Infettive 3 – ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e Raffaele Morelli – Psichiatra e Psicoterapeuta, Direttore di Riza Psicosomatica.

Per rendere ancora più corale l’evento, questo sarà disponibile non solo sul canale 507 della piattaforma Sky, ma anche sulla pagina Facebook, sul canale YouTube di BancaMediolanum e sulla pagina dedicata del sito.

In prima linea per l’emergenza

Banca Mediolanum è stata in prima linea in questo mese anche nel supporto all’Ospedale Sacco di Milano, donando prima 100 mila euro a favore delle Unità Operative di Malattie Infettive e di Terapia Intensiva e poi ulteriori 140mila euro per l’acquisto di una macchina destinata all’Unità Operativa di Virologia e Bio-Emergenze.

Prosegue inoltre la raccolta fondi, iniziata lo scorso 4 marzo.

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Emergenza Coronavirus: Facebook mette a disposizione 100 milioni per le PMI

Tutte piattaforme social si sono attivate in modi diversi per fronteggiare i differenti rischi derivanti dalla pandemia.

Hanno adottato misure per arginare la disinformazione, hanno offerto quote di annunci gratuiti alle aziende e, nel caso di Facebook, hanno fatto qualcosa di più. Anche perché la presenza ormai globale del social per antonomasia è collegata alla proprietà di almeno quattro strumenti fondamentali di connessione tra le persone, con Facebook, appunto, ma anche con Instagram, WhatsApp e Messenger.

Mark Zuckerberg ha deciso di mettere a disposizione 100 milioni di dollari destinati alle piccole imprese in tutti e 30 i paesi in cui la compagnia opera.

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Facebook Small Business Grants Program

Naturalmente al denaro si accompagna anche un programma per dare supporto a queste realtà, le più colpite dalle conseguenze economiche dell’epidemia di Coronavirus. Una vera e propria piattaforma dedicata con consigli utili e corsi di formazione.

“Abbiamo ascoltato le piccole imprese per capire come possiamo aiutarle al meglio. Abbiamo sentito, forte e chiaro, che un sostegno finanziario potrebbe consentire loro di tenere le luci accese e pagare le persone che non possono venire a lavorare”, ha fatto sapere su Facebook Sheryl Sandberg, direttrice operativa del social network. “Ecco perché oggi Facebook investe 100 milioni di dollari per aiutare 30 mila piccole imprese in oltre 30 Paesi in cui i nostri dipendenti vivono e lavorano”.

As the COVID-19 outbreak escalates, our focus has been on keeping people safe and informed by making sure everyone has…

Pubblicato da Sheryl Sandberg su Martedì 17 marzo 2020

Chi è idoneo?

Facebook offre 100 milioni di dollari in sovvenzioni in contanti e crediti pubblicitari per un massimo di 30.000 piccole imprese ammissibili, ma i dettagli ancora non sono noti e saranno diffusi sulla landing dedicata non appena disponibili.

Il programma comunque punta a raggiungere questi obiettivi:

  • supportare la forza lavoro dell’azienda
  • aiutare con i costi di affitto
  • connettere le imprese con più clienti
  • coprire i costi operativi

Le domande cominceranno ad essere accettate nelle prossime settimane. Nel frattempo, è possibile registrarsi per ricevere maggiori informazioni quando saranno disponibili.

5G per media e intrattenimento

5G per media e intrattenimento, ecco come cambierà il settore

  • Entro il 2028, 765 miliardi di dollari saranno guadagnati grazie all’ausilio della rete 5G per media e intrattenimento
  • Dalla pubblicità al gaming abbiamo dato uno sguardo a come cambieranno i contenuti online e i modi di fruirli

 

Giornate lente, scandite da ritmi quasi impercettibili. Uno dei nostri desideri più grandi, imbottigliati in una vita frenetica e senza pause, è stato quello di avere tempo. Nel momento in cui ci è piombata addosso l’incertezza e la paura, anche il tempo libero è sembrato una condanna. In periodi come questi, tuttavia, cambiare le nostre abitudini è importante e doveroso. Molti di noi hanno la possibilità di affidarsi allo smart working, ma non tutti possono farlo.

Gli studenti non si fermano grazie all’eLearning, e tutti ci stiamo abituando a utilizzare ogni mezzo possibile per continuare la nostra vita, restando a casa. Abbiamo la fortuna di avere i modi per farlo, tramite internet e tutti i device, dagli smartphone ai laptop. Un mondo iperconnesso accorcia le distanze, ci siamo sentiti spesso schiavi dell’essere perennemente online, ma situazioni di vita diverse ci fanno vedere le cose da punti di vista nuovi.

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Un mondo iperconnesso

Tutti siamo connessi, appena ci abituiamo a qualche aggiornamento, ecco che spunta una novità. Siamo pochi inclini al cambiamento, un po’ per paura, un po’ per diffidenza, ma ci si mette anche la pigrizia. Quando sappiamo fare qualcosa, mal volentieri adottiamo metodi differenti per farla. Il mondo digitale cambia in fretta e specialmente i modi di usare internet e device.

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È da un po’ di tempo che sentiamo parlare di 5G, la rete di nuova generazione che andrà a superare l’attuale 4G. Non è solo una questione di velocità di connessione, ma è una rivoluzione dei servizi. A giovarne saranno soprattutto i media e l’intrattenimento.

Potremo giocare online senza problemi, anche in cloud gaming, senza la necessità di possedere una consolle. Lo stesso vale per il cloud computing. Potenziati anche i servizi di streaming, in particolare i video. Contenuti ad altissima risoluzione, fluidi e subito disponibili. I nostri device saranno sempre connessi e disponibili ovunque, ciò significa che non dovremmo più passare dal Wi-Fi alla rete mobile. Parliamo di servizi sempre attivi in città per esempio, come videosorveglianza, auto a guida autonoma per una maggiore sicurezza sulle strade.

L’industria globale dei media guadagnerà, entro il 2028, 765 miliardi di dollari dai nuovi servizi e applicazioni resi possibili dal 5G. Ma come succederà tutto questo?

Ne parleremo anche durante N-Conference con la Vertical Technology powered by TIM.

La nuova era del 5G

Secondo uno studio condotto da Ovum, società di consulenza specializzata nella copertura globale di telecomunicazioni, media e tecnologia, il 5G scuoterà il panorama dei contenuti multimediali e dell’intrattenimento, rappresentando un’importante vantaggio competitivo per le aziende.

La rivoluzione del 5G aumenterà i risultati in termini di velocità, copertura globale, media interattivi basati sui gesti, fonti crescenti di entrate ed esperienze gamificate, fornendoci un futuro migliore.

L’impatto trasformativo della tecnologia 5G non solo migliorerà l’esperienza degli utenti di telefonia mobile, ma muterà il modo di concepire e utilizzare i media e l’intrattenimento su molti livelli, con nuovi modelli di business e nuove esperienze interattive.

Video, giochi, musica, pubblicità, AR e VR saranno i veri protagonisti di questi cambiamenti, con contenuti sempre più immersivi e un rapporto col pubblico sempre più stretto.

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Come cambiano i contenuti col 5G per media e intrattenimento

Ovum suggerisce che le aziende sperimenteranno vari vantaggi tecnici del 5G, la velocità dei dati sarà 100 volte maggiore, con latenza dieci volte inferiore e connessioni significativamente più affidabili.

Per esempio, un film in HD impiegava diversi minuti per scaricare a velocità 4G, ma con l’avvento delle reti 5G, gli utenti potranno potenzialmente scaricare lo stesso film in pochi secondi. Questo comporterà una fruizione maggiore dei contenuti, essendo ancora più accessibili, e una domanda maggiore dei prodotti sul mercato. I creatori e fruitori dei contenuti tradizionali, dovranno preparasi a una vera e propria corsa contro il tempo, creando più materiali per soddisfare la crescente domanda.

Si prevede, infatti, che i prodotti video rappresenteranno il ​​90% del traffico dati 5G. Passeremo da un consumo mensile di circa 10 GB agli oltre 80 GB nel 2028.

Ma non solo, la rete wireless di prossima generazione consentirà svariate innovazioni digitali, dall’informatizzazione degli oggetti fisici all’intelligenza artificiale, inaugurando un nuovo mondo per facilitare l’ingresso di nuovi media e di concepire l’intrattenimento.

Come cambierà il mondo dell’intrattenimento

La realtà aumentata creerà un nuovo modo di connettersi ai contenuti multimediali, attraverso oggetti e personaggi virtuali, e la creazione di elementi tridimensionali. A beneficiare del 5G saranno soprattutto le applicazioni di realtà aumentata e virtuale.

Per quanto riguarda il settore televisivo, il mercato offre diverse modalità di consumo. Oltre ai soliti video on demand, streaming, download, pay per view che fanno già parte, da anni, della tv tradizionale, si aggiungeranno altre tipologie di offerta a pagamento: la bassa latenza permetterà download rapidissimi e un’eccellente qualità di live streaming.

Sempre dallo studio condotto si evince che negli Stati Uniti quasi il 9% delle famiglie che utilizzano la banda larga passerà al 5G entro il 2028, generando ricavi per 9 miliardi di dollari.

Il 5G rafforzerà il mercato della pubblicità digitale

Il 5G avrà un ruolo fondamentale anche nel passaggio dalla pubblicità tradizionale alle esperienze immersive sui social e sui media. Video, banner, posizionamento in-game su 5G e altri formati di pubblicità visiva appariranno in ambienti VR e AR. Per non parlare della possibilità di nuove applicazioni che oggi non esistono ancora, ma che potranno svilupparsi con il consolidarsi della nuova rete.

Esperienze ultra sensoriali

Le interfacce aptiche collegate al 5G saranno in grado di fornire una nuova dimensione sensoriale alle esperienze dei media. Ad esempio, il calore e la pressione potrebbero essere raggruppate in un potenziamento delle armi in un gioco d’azione, e i film potrebbero essere ripubblicati con un nuovo livello di sensazioni.

I giochi AR, VR e cloud combinati cresceranno del 2.400% nei prossimi anni per raggiungere un fatturato annuo di 47,7 miliardi di dollari nel 2028.

Si prevede che l’uso del 5G avrà un’impennata tra il 2023/2025, quando le capacità hardware e di rete aiuteranno a realizzare esperienze VR vicine alla realtà: campo visivo orizzontale a 210° su scala umana, risoluzione di visualizzazione/proiezione ad alta densità di pixel, dimensioni minime della batteria e interazione altamente reattiva.

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La rivoluzione del gaming

Un altro settore in grande espansione è quello dei videogiochi, a cui il 5G darà ulteriore slancio. Il numero di videogiocatori nel mondo, secondo le stime più recenti, ammonta a 2,3 miliardi di persone. Oggi la tendenza di mercato è orientata verso lo sviluppo di piattaforme digitali con nuove modalità per la fruizione dei contenuti videoludici, tra cui streaming e cloud gaming.

Ciò permette ai giocatori di avere accesso ai videogiochi in qualsiasi momento e ovunque, garantendo la possibilità di effettuare aggiornamenti senza dover per forza acquistare o possedere hardware costosi.

Il game streaming può essere offerto tramite un servizio in abbonamento oppure tramite l’acquisto di giochi on demand. In Italia sono circa 16,3 milioni i videogiocatori, mentre gli appassionati di eSport che seguono eventi più volte a settimana sono più di 1,2 milioni. Basti pensare che il traffico dati per il gaming nell’ultimo anno è aumentato del 125%.

Come cambiano le regole del Business nella recessione guidata dal Covid-19

È pura finzione immaginare che la recessione imminente scomparirà presto.

La tipica reazione a tale sfortuna è quella che Andrew Lorenz sul Financial Times descrive come “anoressia industriale”, un desiderio eccessivo di essere più magri e più in forma, che porta al deperimento e alla morte. Sì, certo, c’è la necessità di tagliare i costi, ma deve essere fatto in modo sensato, come dirò più avanti.

Ma se questa è l’unica risposta a una recessione, è destinata a fallire, soprattutto perché si traduce in un servizio peggiore per i clienti, e i clienti non lo sopporteranno più.

Le nuove regole del business

Forse è necessario ricordare brevemente che le regole della concorrenza sono cambiate. Il modello del “make and sell” è stato ucciso da una nuova ondata di concorrenti con tecnologie imprenditoriali, liberi dal bagaglio di burocrazia, beni, culture e comportamenti ereditati dal passato.

L’elaborazione delle informazioni sui prodotti è stata separata dai prodotti stessi, e i clienti possono ora cercarli e valutarli indipendentemente da coloro che hanno un interesse a venderli. I clienti hanno ora tante informazioni sui fornitori quante questi ne hanno tradizionalmente accumulate sui loro clienti. Questo nuovo stato ha creato una nuova dimensione della concorrenza basata su chi agisce nel modo più efficace nell’interesse dei clienti.

Questo è lo scenario contro il quale ci troviamo ad affrontare questa nuova sfida all’inizio del 2020. 

Ho 120 ricerche scientifiche per dimostrare che le aziende di successo a lungo termine si prendono l’onere di segmentare i loro mercati. I segmenti sono gruppi di clienti con esigenze uguali o simili, non settori. Lavorano duramente per comprendere queste esigenze e i modelli di comportamento. Danno priorità a questi segmenti in base alla loro probabilità di consentire all’azienda di raggiungere i propri obiettivi di profitto, e poi sviluppano pacchetti di prodotti/servizi appropriati per ciascuno di essi.

In tempi di recessione sono spietati nel concentrare la loro attenzione sui segmenti che intendono mantenere a lungo termine, e tagliano fuori quelli che rappresentano un freno per le loro risorse. Solo allora è giustificato il taglio dei costi e il ridimensionamento.

Mi riferisco, naturalmente, alla Legge di Pareto (la “regola” 80/20). Circa il 20% dei vostri clienti consegnerà circa l’80% delle vostre entrate e dei vostri profitti, quindi cercare di accontentare tutti con tutte le vostre offerte garantisce un servizio mediocre che non piacerà a nessuno. Identificando il vostro mercato principale di clienti primari e servendoli con offerte differenziate, conserverete con successo una base clienti solida.

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Linee guida per la gestione di questa recessione causata da COVID-19

  1. Ricordate che i clienti sono attratti dalle promesse, ma vengono mantenuti attraverso la soddisfazione. Ciò significa che, se non riuscite a definire il valore richiesto dai clienti, non sarete certamente in grado di mantenerlo. Quindi, fate un’attenzione particolare a comprendere le loro esigenze.
  2. Non cercate di coprire troppi mercati, segmenti e clienti. Concentratevi su quelli con cui volete stare a lungo termine.
  3. Riducete il vostro portafoglio prodotti, cioè considerate se avete troppi prodotti, servizi, confezioni, ecc.
  4. Osservate attentamente la vostra rete di distribuzione. È cresciuta troppo?
  5. Migliorate la produttività di tutte le vostre spese promozionali, ma soprattutto quella della forza vendita.
  6. Riducete i costi nelle aree improduttive del business. Ciò include i costi associati al servizio di mercati e clienti non redditizi.
  7. Lavorate sui vostri clienti (chiave). Toglieteli dalla forza di vendita e datene uno a ciascuno dei vostri migliori manager.
  8. Non lasciate che la forza vendita faccia grandi sconti. A meno che non siano totalmente professionali, c’è il pericolo che entro pochi giorni tutti abbiano il massimo degli sconti.
  9. Focalizzatevi selettivamente sui clienti chiave della concorrenza che vi attraggono. Non preoccupatevi se perdete alcuni dei vostri clienti non redditizi.
  10. Mantenete il core business – prodotti essenziali, mercati chiave e clienti chiave.

Il problema, naturalmente, per alcuni tipi di aziende con costi fissi massicci come le compagnie aeree, è su una scala completamente diversa, e anche se i principi sono gli stessi, questo breve articolo non è destinato a loro.

Questo articolo è stato tradotto e adattato da “Marketing during the Covid-19 Recession”