Sotto tag Manager di Personas

Metaverso: cos'è e possibili applicazioni presenti e future

Metaverso: cos’è e possibili applicazioni presenti e future

A descrivere per la prima volta il concetto di metaverso è stato Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash scritto nel 1992, dove del metaverso veniva fatta una descrizione distopica e non positiva. Il contributo alla popolarità del concetto è poi arrivato anche grazie al romanzo Ready Player One di Ernest Cline, in seguito trasformato in un film diretto da Steven Spielberg.

A farlo diventare un termine sempre più familiare però, possiamo dire essere stata la decisione di Mark Zuckerberg che nell’ottobre 2021 ha cambiato il nome Facebook, uno dei più popolari social network al mondo, trasformandolo in Meta.

La società infatti, come è stato più spesso dichiarato, punta molto allo sviluppo del metaverso e per la crescita dello stesso, ha già scelto di sostenere investimenti di diversi miliardi di dollari. Il cambio di nome rappresenta dunque solo un dettaglio rispetto ad un percorso decisionale basato su una nuova visione di Zuckerberg progettata per “dare vita al metaverso”, come spiega lo stesso fondatore del social network in una lettera aperta.

Ma cosa si intende esattamente quando si sente parlare di metaverso?

Un metaverso è un universo 3D virtuale e digitale formato dalla fusione di vari tipi di spazi virtuali, dove persone reali comunicano tra loro e vivono esperienze attraverso i loro avatar, ovvero delle ricostruzioni di se stessi con cui mostrarsi, interagire e costruire comunità virtuali. Possiamo affermare che il metaverso è una realtà che in qualche misura le persone possono “vivere”. Il metaverso è infatti un mondo virtuale che imita aspetti del mondo fisico, utilizzando molteplici tecnologie come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), l’intelligenza artificiale, i social media e la valuta digitale.

Nonostante il metaverso sia un mondo virtuale, è però bene chiarire come per l’utente che vi accede l’individualità sia sempre mantenuta e come al suo interno sia garantita la continuità dei dati ad esso legati, come:

  • oggetti
  • identità
  • diritti
  • interazioni
  • pagamenti
  • cronologia

Altro concetto fondamentale da comprendere e legato al metaverso è quello della proprietà. Relativamente al metaverso non esiste nessun singolo fornitore che possiede lo spazio, tuttavia sempre relativamente al concetto di proprietà, al suo interno è possibile acquisire delle proprietà, con tanto di atto digitale che garantisca il possesso, ma le transazioni che avvengono all’interno di un metaverso hanno luogo attraverso l’utilizzo di token non fungibili (NFT) e valute digitali.

Intanto questa semplice ma esaustiva descrizione apre le porte alla domanda successiva che è bene porsi per comprendere pienamente il concetto di metaverso: quali sono le possibili applicazioni presenti e future?

Alcune applicazioni del metaverso sono ben spiegate nella lettera aperta scritta da Zuckerberg in cui racconta: “Nel metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – stare insieme con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – oltre a esperienze completamente nuove che non si adattano molto al modo in cui pensiamo computer o telefoni oggi. Abbiamo realizzato un film che esplora come un giorno potresti usare il metaverso”.

Zuckerberg, nella sua lettera, continua evidenziando come l’uso del metaverso possa tradursi in un ottenimento di vantaggi nell’ambito della vita professionale ma anche legati alla sostenibilità ambientale: “In questo futuro sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Potrai dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.

Il metaverso ha molteplici potenzialità, sono infatti già molte le imprese che lo hanno compreso e che in questo mondo virtuale stanno già presenziando e investendo, sfruttando le potenzialità degli NFT, ovvero i token non fungibili, un elemento legato imprescindibilmente al metaverso e includendo l’NFT Marketing nelle proprie Digital Strategy.

Ma per capire di cosa si sta parlando quando ci si riferisce agli NFT ecco una breve descrizione per meglio comprendere questo concetto e cosa questo comporta: i token non fungibili o NFT rappresentano un elemento fondamentale del metaverso e si basano sulla stessa tecnologia blockchain che viene usata dalla criptovaluta. Questo significa che quando si parla di NFT si può intendere diverse cose come un’opera d’arte, una canzone o un immobile digitale e possedendo un NFT si ha come un contratto digitale attraverso cui si può provare la proprietà di un determinato bene.

Per quanto riguarda le prospettive future di questo mondo virtuale, lo sviluppo del metaverso avverrà attraverso il perseguimento di un obiettivo chiaro: ottenere un’interazione sempre più “materiale”. Affinché questo possa avvenire entrano in gioco diversi fattori e strumenti legati allo sviluppo del metaverso e sui quali si punterà per la crescita dello stesso. Tra questi troviamo: i device, la domotica, il lavoro, l’intrattenimento, i social media, la realtà aumentata. L’ottimizzazione di tutti questi elementi è funzionale a rendere l’interazione sempre più “materiale” è sarà la chiave per l’evoluzione del metaverso e la crescita degli utenti coinvolti.

Le tecnologie del metaverso

Il metaverso è abilitato da molte tecnologie diverse, come VR, AR, AI, 5G, 3D, cloud computing vocale, edge computing, blockchain, strumenti software, app, piattaforme e hardware. Tutti mezzi utili ed essenziali affinché gli utenti possano essere in grado di imitare aspetti del mondo fisico durante la loro permanenza nel mondo virtuale e possano avere una tutela a livello di sicurezza.

Ecco un esempio di come queste tecnologie saranno impiegate nello sviluppo del metaverso:

  • Il trasferimento di valore, la credibilità e l’archiviazione dei dati all’interno di un metaverso sarà convalidato dalla Blockchain.
  • La visualizzazione 3D di oggetti e l’interazione in tempo reale sarà consentita dall’AR.
  • Un’esperienza sensoriale sarà offerta grazie alla realtà virtuale.
  • Interazioni illimitate e integrazioni senza interruzioni dei dati saranno possibili grazie a intelligenza artificiale, apprendimento automatico e IoT.
  • Creare spazi virtuali realistici e dall’aspetto naturale sarà possibile grazie alla ricostruzione 3D.

Alcune di queste tecnologie sono più accessibili, come nel caso dell’implementazione AR per cui è necessario solo un dispositivo abilitato alla fotocamera, ma altre tecnologie, come nel caso della realtà virtuale, richiedono apparecchiature più costose come schermi multimodali e HMD. Nel futuro è possibile che nel Metaverso si impieghi una combinazione di diverse tecnologie  chiamata Extended Reality (XR), ovvero tre insiemi di tecnologie diverse che coinvolgono:

  • Realtà Virtuale (VR) dove gli utenti sono completamente immersi in un’esperienza sintetica.
  • Realtà aumentata (AR) dove gli utenti interagiscono  con il mondo fisico attraverso una sovrapposizione digitale.
  • Mixed Reality (MR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico e quello virtuale.
metaverso web 3d

Immagine estratta da weforum.org

 

Riguardo all’uso di questi dispositivi sono state fatte delle stime, che ci aiutano a comprendere come potrebbe crescere l’uso del metaverso. Secondo queste stime pubblicate su bitkraft.vc in pochi anni si prevede che le spedizioni di cuffie per realtà estesa supereranno le vendite di console di 20 milioni di unità.

metaverso av vr

Immagine stratta da bitkraft.vc

Le competenze richieste

A conferma dell’enorme potenziale del metaverso si aggiunge anche Citi, la banca d’investimento afferma che vede un enorme potenziale nel concetto di realtà estesa e  in un rapporto, afferma che il metaverso rappresenta un’opportunità potenziale da 8 trilioni a 13 trilioni di dollari entro il 2030 e che potrebbe vantare fino a 5 miliardi di utenti (stima che include una base di utenti di telefoni cellulari. Se il metaverso è limitato ai dispositivi VR/AR, si prevede che il pubblico sarà più vicino a 1 miliardo.)

Visto le prospettive future, le aziende di tutto il mondo saranno quindi sempre più interessate al metaverso e per questo saranno competenze molto specifiche quelle ricercate dalle imprese e per cui i candidati dovranno farsi trovare pronti.

Tra le competenze più ricercate troviamo:

  • Modellazione 3D e Design, fondamentali per offrire esperienze agli utenti all’altezza delle aspettative e il più possibile vicine alla realtà. Concettualizzare, prototipare e costruire gli ambienti che gli utenti del metaverso esploreranno e  gli oggetti così come gli avatar con cui interagiscono saranno competenze essenziali per ottenere risultati ottimali;
  • Programmazione computer, per offrire esperienze nuove e coinvolgenti. Le competenze di programmazione saranno sicuramente skill molto apprezzate tra le aziende che desiderano essere all’avanguardia nello sviluppo del metaverso;
  • Sviluppo VR/AR. Per la costruzione di interfacce più coinvolgenti e per puntare all’obiettivo di colmare il divario esistente tra il mondo reale e quello virtuale, la realtà virtuale e la realtà aumentata giocheranno un ruolo molto importante, perciò le skill in questi ambiti seppur non essenziali per il metaverso sono certamente consigliate;
  • Blockchain / Ingegneria NFT: con l’uso della blockchain si potrà creare un’infrastruttura distribuita e decentralizzata per costruire mondi sotto il controllo dei loro proprietari, mentre creare asset unici o in edizione limitata sarà possibile grazie agli NFT, attraverso cui si potrà anche avere una prova della proprietà rispetto ad un bene;
  • Competenze sui dati, saper analizzare ogni dato, come quelli estrapolati dal comportamento degli utenti sarà fondamentale per la creazione di esperienze in linea con le aspettative degli utenti ed in grado di soddisfare ogni necessità;
  • Progettazione UI/UX per garantire che l’interfaccia utente (UI) sia naturale e che l’esperienza utente (UX) sia intuitiva, divertente e gratificante;
  • Project Management per lo sviluppo di esperienze coinvolgenti che saranno possibili grazie a diverse skill grazie a cui sarà possibile gestire un progetto nel metaverso;
  • Cyber Security per offrire garanzie di sicurezza, essenziale nel mondo cibernetico, proprio come in quello reale. La condivisione dei dati delle persone sarà destinata a crescere con lo sviluppo del metaverso e la crescita che si verificherà tra gli utilizzatori perciò dati preziosi come quelli  di una carta di credito o quelli legati alla propria salute saranno informazioni che sarà importante tutelare;
  • Marketing per sfruttare pienamente le molteplici possibilità di pubblicità e marketing offerte da questo mondo virtuale dove sarà necessario trovare nuovi modi coinvolgenti utili alla promozione di prodotti e servizi, oltre che alla creazione di una brand identity;
    Etica e Responsabilità Sociale per  ridurre la possibilità che ci siano conseguenze negative per gli individui o per la società e per l’ambiente.

15 esempi di aziende che investono nel metaverso

Il metaverso è un concetto che è entrato sempre più nella mente degli imprenditori che cercano di rendere le loro operazioni a prova di futuro. Per questo viene sempre più utilizzato, sono sempre di più le aziende che in qualche modo ne sfruttano le potenzialità e sempre di più i brand che vi presenziano includendolo nella propria strategia di marketing, così come sono sempre in numero maggiore le aziende che decidono di investire in questa visione del futuro diverse migliaia di dollari.

Vediamo di seguito 15 esempi di aziende che investono nel metaverso.

Meta

Prima tra tutte arriva Meta che come visto in precedenza, solo per il 2022 lo scorso anno aveva previsto di spendere 10 milioni di dollari nell’acquisizione e nello sviluppo di hardware e software che verranno utilizzati per fornire funzionalità VR all’interno del metaverso ed è fra le aziende che più di tutte crede nello sviluppo del metaverso, ormai punto focale della visione del suo fondatore Zuckerberg. Per rendere ciò possibile l’azienda sta lavorando incessantemente e ha realizzato diversi strumenti utili allo scopo come visori fondamentali per l’uso della realtà aumentata.

A sottolineare l’impegno profuso lo stesso Zuckerberg, nella sua lettera aperta in precedenza citata, annunciando il cambio del nome Facebook in Meta, ha sottolineato: “La nostra missione rimane la stessa: si tratta sempre di riunire le persone […] Ma tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: aiutare a dare vita al metaverso. E ora abbiamo un nome che riflette l’ampiezza di ciò che facciamo”.

In questo interessante video pubblicato dal The Guardian, Mark Zuckerberg ha rivelato uno scorcio dei piani di Facebook per costruire il “metaverso”, un mondo digitale costruito sopra il nostro, che comprende cuffie per realtà virtuale e realtà aumentata.

Microsoft

Microsoft che già nel 2016 aveva lanciato degli occhiali intelligenti per realtà mista chiamati HoloLens, ha dichiarato che nel 2022 rilascerà Mesh per Microsoft Teams, un servizio innovativo attraverso cui gli utenti di Teams situati in diverse posizioni fisiche potranno organizzare riunioni virtuali in cui partecipare grazie a esperienze olografiche collaborative e condivise. Grazie a Mesh gli utenti potranno stabilire una presenza virtuale usando un avatar personalizzato utilizzabile su qualsiasi dispositivo.

Nel gennaio 2022 inoltre, Microsoft ha chiuso un accordo da 70 miliardi di dollari che nei prossimi anni consentirà all’azienda di sviluppare giochi e software supportati da Microsoft all’interno del metaverso, grazie all’acquisizione di Activision Blizzard, l’enorme sviluppatore ed editore di videogiochi.

Google

Google è un altro grande investitore nel metaverso. Il suo investimento è pari a ben 39,5 milioni di dollari investiti in un fondo di private equity per tutti i progetti sul Metaverso, inoltre il CEO dell’azienda, Sundar Pichai, ha discusso più volte rispetto all’interesse di Google nei confronti della realtà aumentata, tanto che potrebbe anche inserire servizi come Maps e YouTube nel panorama virtuale.

Accenture

Accenture che assume più di 100.000 persone ogni anno, usando Mesh aiuta le aziende ad inserire nuovi dipendenti. Attraverso Microsoft Teams i nuovi assunti si incontrano per essere istruiti sulla creazione di un avatar digitale ed accedere in uno spazio virtuale condiviso, parte del processo di onboarding. Qui i nuovi assunti trovano una sala conferenze centrale, una sala riunioni virtuale e monorotaie digitali che i nuovi assunti utilizzano per viaggiare verso diverse mostre.

Il sostegno da parte di Accenture è ben chiaro ed espresso sullo stesso sito dell’azienda, dove si possono leggere le parole di Paul Daugherty – Group Chief Executive – Technology & Chief Technology Officer di Accenture che afferma:  “È vero che siamo ancora agli albori, ma il metaverso progredirà molto rapidamente. Se le aziende non agiscono subito, si troveranno a operare in mondi progettati da, e per, qualcun altro“.

Nike

Nike sta già investendo nel metaverso attraverso diverse scelte imprenditoriali utili a garantire all’azienda il suo posto in questo nuovo mondo digitale. La pianificazione del futuro del brand fatta dal gigante dell’abbigliamento sportivo può essere così riassunta:

  • Ad ottobre 2021 Nike ha presentato all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ben sette richieste  per proteggere i suoi marchi in “beni virtuali scaricabili” e servizi correlati;
  • Ha accettato di acquistare RTFKT, un’azienda che si occupa ella creazione di prodotti digitali come scarpe da ginnastica e utilizza la tecnologia blockchain per garantirne l’autenticità;
  • A novembre 2021, ha debuttato con Nikeland , il mondo del brand nel metaverso dove, grazie ad una collaborazione instaurata con la piattaforma di videogiochi Roblox, gli utenti che giocano possono vestire i propri personaggi con oggetti digitali firmati Nike.

McDonald’s

Anche McDonald’s intende investire nel metaverso e si sta preparando per aprire un negozio nel metaverso e ciò è presumibile dal fatto che la catena globale di fast food, ha presentato domande all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.

La scommessa che McDonald’s sta facendo sul metaverso non si limita però alla domanda di hamburger digitali ma include altro, ovvero la vendita dell’ordinazione a domicilio, in pratica vuole offrire ai clienti, attraverso il metaverso, un altro modo per ordinare cibo online, che sarà consegnato nel mondo fisico.

Coca-Cola

Coca-Cola è tra i brand che fin da subito ha scelto di investire nel metaverso, Coca-Cola Creations ha anche unito le forze con l’organizzazione di gioco PWR per creare Pixel Point, un’isola personalizzata nella modalità creativa di Fortnite dove chi la raggiunge può giocare ai minigiochi basati sul brand. Inoltre di recente ha rinnovato il suo investimento nel metaverso con la creazione di una bevanda “dal gusto pixellato”. La bevanda, chiamata Zero Sugar Byte, è stata lanciata nel metaverso ancora prima di essere disponibile, in edizione limitata, nei negozi a partire dal 2 maggio 2022. Oana Vlad, senior director of strategy di Coca-Cola spiega così la scelta: “Volevamo creare un gusto innovativo ispirato alla giocosità dei pixel, radicato nelle esperienze che il gioco rende possibili“.

Samsung

Samsung nel gennaio 2022, ha lanciato il suo primo negozio nel metaverso a Decentraland. Il negozio prende il nome di Samsung 837x ed è stato realizzato sul modello del negozio fisico a 837 Washington Street, New York City. All’interno gli utenti possono:

  • costruire la propria avventura;
  • interagire con altri personaggi di gioco;
  • portare a termine missioni.

Gucci

Gucci ha intrapreso diverse iniziative a manifestazione del suo interesse nell’investire nel metaverso. La casa di moda italiana, è infatti uno dei primi brand di moda che offre agli utenti:

  • Esperienze nel mondo digitale con collaborazioni di videogiochi;
  • La versione digitale del suo Gucci Garden su Roblox;
  • La possibilità di  acquistare capi Gucci con cui vestire i propri avatar grazie alla partnership stipulata con Zepeto.

Unity Software

Unity Software nel 2021 ha chiuso un accordo da oltre 1,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di  Weta Digital, una società di effetti visivi digitali grazie alla quale Unity Software  potrà essere aiutata nello sviluppo della sua tecnologia RT3D grazie agli innovativi strumenti VFX di Weta Digital.

Shopify

Shopify è un’altra azienda che punta ad investire nel metaverso ed in particolare sullo shopping AR, che coinvolgerebbe gli utenti che provano vestiti o visualizzano oggetti nelle loro case virtualmente prima di effettuare un acquisto. Shopify ha anche avviato una versione beta del proprio marketplace NFT.

Roblox

L’investimento di Roblox consiste nello stringere diverse partnership con alcuni brand, così da ottenere una notevole presenza nel metaverso dove si concentrerà sullo sviluppo di un mondo virtuale in cui i giocatori possono giocare e interagire.

Qualcomm

Qualcomm che si concentra sull’ispirare più persone a prestare attenzione su questa nuova versione di Internet ha scelto di collaborare con Microsoft per un impegno condiviso nei confronti di XR e del metaverso.

Nvidia

Nvidia si sta impegnando nello sviluppo del suo strumento Omniverse, una piattaforma di sviluppo per simulazioni 3D e design che supporta gli sviluppatori nella creazione delle loro applicazioni e sta pianificando lo sviluppo di applicazioni che permettono di creare avatar realistici per il metaverso.

Tinder

Tinder sta già lanciando le proprie monete – Tinder Coins – attualmente in fase di test in diversi mercati. Inoltre Shar Dubey, CEO della società madre di Tinder Match Group in una lettera agli azionisti, rispetto all’interesse dell’azienda sul metaverso ha parlato di “un’interfaccia che consente agli utenti di connettersi con gli altri attraverso nuove esperienze oltre lo Swipe che era Tinder“.

Mentre rispetto alle loro monete ha dichiarato: “Le monete possono anche essere utilizzate per incentivare determinati comportamenti per aiutare i membri a stabilire connessioni più significative su Tinder, come verificare il loro profilo o aggiungere video alla loro biografia. E, forse la cosa più importante, le monete saranno essenziali per i beni virtuali e l’ecosistema commerciale pianificato per il 2022 e oltre”.

Victoria’s Secret

Victoria’s Secret, il noto brand di intimo,  avrebbe di recente depositato 4 nuove domande di marchio indicando che intende vendere ‘intimo virtuale, calzature e accessori moda, secondo quanto ha scritto in un tweet l’ avvocato specializzato in marchi Josh Gerben.

Le possibili applicazioni del metaverso

Le possibili applicazioni del metaverso spaziano in diverse direzioni, come è già possibile intuire visto anche gli usi che i brand ne stanno già facendo e grazie alle funzionalità offerte dallo stesso.

Funzionalità che sembrano essere molto appetibili specialmente dal punto di vista lavorativo. Come previsto dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà da scatole quadrate bidimensionali al metaverso, uno spazio 3D con i partecipanti che appariranno come avatar digitali.

Le applicazioni nell’ambito della vita professionale sono forse quelle più vicine rispetto ad un ambito temporale di crescita e sviluppo del metaverso, infatti le aziende possono già sfruttare le funzionalità offerte da questa tecnologia per avere interazioni con gli esseri umani digitali per:

  • scopi aziendali;
  • inserire i dipendenti;
  • vendere;
  • fornire servizi ai clienti.

Gli utenti all’interno del metaverso invece possono creare, condividere e scambiare risorse o esperienze.

Il metaverso è il futuro del web?

Il metaverso sembrerebbe a tutti gli effetti essere l’evoluzione di ciò che fino ad ora è stato internet, convogliando tutto ciò che è possibile fare su internet ma permettendo di farlo in modo più intuitivo e coinvolgente. Grazie al metaverso le aziende amplieranno la possibilità di entrare in contatto con gli utenti, così come la possibilità di ricavare ed analizzare preziosi dati relativi al comportamento degli utenti, fondamentali per creare vantaggio supplementare per le proprie strategie di marketing.

Allo stesso tempo, le imprese avranno modo di creare e rafforzare la propria identità di brand ma anche di cogliere le opportunità e modelli di business decentralizzati, persistenti, interoperabili e collaborativi che aiuteranno le aziende a elevare il business digitale a livelli senza precedenti. Mentre gli utenti avranno la possibilità di fare molteplici esperienze virtuali fino ad ora neanche immaginate dematerializzando ogni cosa fino ad oggi presente solo nella realtà fisica.

Con il metaverso, infine, cresceranno le opportunità di carriera nell’ambito digitale, grazie alla richiesta di nuove competenze utili allo sviluppo del metaverso nel prossimo futuro. Secondo queste potenzialità e stando ai dati fin qui visti, possiamo essere certi che il metaverso non è un concetto da sottovalutare, ma è invece da tenere in forte considerazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui questo assumerà maggior rilievo con la crescita degli utenti che lo utilizzeranno.

top CEO più seguiti su LinkedIn

Chi sono i CEO italiani più seguiti su LinkedIn nel 2022: ecco la classifica

Per il terzo anno la società di consulenza di reputazione digitale Pubblico Delirio ha pubblicato il suo report annuale sulla comunicazione su LinkedIn dei CEO delle più grandi aziende che operano in Italia. La mappatura classifica i trenta leader apicali con più follower, per poi approfondire le loro strategie e risultati. Del panel di 275 aziende, il numero di CEO presenti su LinkedIn è indicativamente stabile rispetto al 2021 e si attesta al 71% del totale.

LEGGI ANCHE: Employer branding: guida aggiornata al 2022

Tanti i settori rappresentati nella Top 30, aggiornata al 30 giugno 2022: il Finance si conferma il più presente con ben 7 manager, in crescita rispetto al 2021 dove erano solo quattro. Poi Energy & Utility con 5 e Automotive e Retail con 4. Per la prima volta anche il settore Food&Beverage con ben 3 CEO in classifica. Grande assente di quest’anno il Pharma, anche per i cambi al vertice.

ceo più seguiti su LinkedIn

I 10 social CEO più seguiti su Linkedin nel 2022

Continua ad aumentare in maniera costante la media dei follower dei trenta CEO più seguiti: 29.300 quest’anno, ben 7.100 in più rispetto all’anno scorso e 14.700 rispetto al 2020. Dato influenzato dai primi tre che da soli coprono il 32% del totale dei follower della Top10: Stephan Winkelmann di Automobili Lamborghini (121.600, +42.000), Luca De Meo di Renault Group (93.900, +30.400) e Nerio Alessandri di Technogym (69.900, +17.800), sul podio al posto di Marco Alverà (70.700 follower, +14.700), uscito dal panel avendo di recente lasciato la guida di Snam.

I tre leader tengono a distanza Giampaolo Grossi di Starbucks Italia, che con 18.600 nuovi follower raggiunge quota 48.500 e conquista il quarto posto (+4 posizioni rispetto al 2021), Corrado Passera di illimity Bank (45.700, +7.100) e Francesco Starace di Enel (44.400, +5.000) che si scambiano la posizione rispetto al 2021.

Per la prima volta nei 10 anche una donna: Cristina Scocchia, che da Kiko Milano passa a illycaffè e che scala quattro posizioni con 20.400 nuovi follower per un totale di 41.700. Chiudono la Top 10 Claudio Descalzi di Eni (41.200, +4.600), Andrea Pontremoli di Dallara (33.500, +8.400) e Bartolomeo Rongone di Bottega Veneta (30.700; +11.700) . Scivola invece fuori dai dieci Francesco Pugliese di Conad (29.400, +5.000).

Stabile a tre il numero di CEO donna in classifica: oltre alla Scocchia e a Silvia Candiani di Microsoft Italia (20.500; +5.600), quindicesima, anche Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (10.800, +6.100), venticinquesima. Esce dalla Top 30 Fabiana Scavolini di Scavolini (45°).

Tanti nuovi Manager nella TOP 30 dei CEO più seguiti su LinkedIn

Tanti nomi nuovi nella Top 30, anche grazie ai diversi avvicendamenti al vertice delle aziende.

Tra le new entry troviamo Pietro Labriola (14.100) da quest’anno al vertice di Tim, Pierroberto Folgiero (13.000, + 6.700) passato dalla guida del Gruppo Maire Tecnimont a quella di Fincantieri, Fabrizio Gavelli (9.900), presidente e amministratore delegato Italy & Greece di Danone Company, e Giannalberto Cancemi, recentemente nominato CEO di Leroy Merlin Italia (9.500).

CEO più seguiti su LinkedIn - performance

Il manager che ha scalato più posizioni è Andrea Orcel di Unicredit (12.900 follower) che con 11.800 nuovi follower passa dalla 139° alla 21° posizione. “Il Gruppo UniCredit nel 2019 aveva abbandonato la comunicazione consumer su Facebook e Instagram, focalizzandosi su un approccio più corporate e internazionale” – Stefano Chiarazzo, fondatore di Pubblico Delirio e autore per FrancoAngeli del libro Social CEO.

Reputazione digitale e brand advocacy per manager che lasciano il segno – “Su LinkedIn invece sembra dedicare crescenti risorse anche nel supporto del suo CEO, il cui aumento di follower va di pari passo con una frequenza di pubblicazione in linea con la media dei Top 30 e un engagement rate del 4,4%, sopra media ”.

Si distinguono per crescente impegno e conseguente aumento di follower anche Claudio Domenicali di Ducati (30.200, + 26.000; 11°, +33 posizioni), Remo Ruffini di Moncler (12.100, +8.100; 22°, +23), Stefano Donnarumma di Terna (11.100, +6.800; 24°, +18), Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (25°, +13) e Stefano Venier (9.700, +5.000; 28°, +11), ex CEO di HERA recentemente passato a Snam. La Top 30 completa è consultabile su pubblicodelirio.it.

Strategie di pubblicazione dei CEO più seguiti su LinkedIn

I leader aziendali nel periodo di osservazione, marzo-giugno 2022, hanno pubblicato in media 5,8 post al mese, dato di poco superiore all’anno precedente (5,7 da metà marzo a metà luglio 2021). Francesco Pugliese è in assoluto il più attivo con una media di 31 pubblicazioni al mese tra post, condivisioni e articoli.

Seguono Stefano Rebattoni di IBM Italia con 17,8 e poi Silvia Candiani di Microsoft Italia e Giampaolo Grossi che postano su LinkedIn rispettivamente 11,5 e 11,3 volte al mese. Guidano invece per ’engagement rate* Remo Ruffini 9,4%, Stefano Venier 9,2% e Cristina Scocchia 6,5% che, nonostante la bassa frequenza di pubblicazione (rispettivamente 1, 2,8 e 1,3 post al mese), si differenziano di molto rispetto alla media dei Top 30: 2,2%, in crescita dello 0,5%.

Nel 2020 dalla mappatura dei contenuti pubblicati dai manager durante il lockdown effettuata da Pubblico Delirio erano emersi quattro possibili, e non necessariamente alternativi, approcci all’executive communication su LinkedIn: reporter, thought leader, supporter e activist. Si confermano in particolare i primi due: “Tra i CEO della nostra Top 30 restano prevalenti due strategie editoriali” – Rivela Chiarazzo – “Chi punta sull’amplificazione delle novità aziendali e chi coinvolge la propria rete rispetto alla propria visione del mercato in cui opera”.

CEO più seguiti su LinkedIn - stili di comunicazione

L’attivismo dei CEO più seguiti su LinkedIn

Se già nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva portato un aumento dei supporter, che raccontavano in tempo reale quello che stavano facendo per le comunità interne e esterne, questo approccio si sta progressivamente allargando agli ESG (Environmental, Social, Governance).

Complici la maggior consapevolezza del proprio ruolo nel contrastare l’emergenza climatica, la cristallizzazione di politiche di Diversità e Inclusione e l’urgenza di prendere decisioni in risposta ai nuovi conflitti geopolitici, sono tanti i CEO che raccontano su LinkedIn le iniziative della propria azienda.

Alcuni di loro stanno prendendo nette posizioni con l’obiettivo di guidare la propria azienda e il settore verso un reale cambiamento. Una scelta comunicativa che va oltre il supporter e il thought leader e si configura come activist, impegnato in prima linea nel promuovere azioni concrete in favore del Bene Comune su importanti questioni sociali, ambientali e politiche che non sono sempre correlate ai profitti aziendali.

Tra i manager più attivi, Fabrizio Gavelli, che già nella bio su LinkedIn si presenta come “Activist of Brand Activism”. Il nuovo AD di Danone Company in Italia e Grecia ha deciso di andare oltre la B Corp come modello virtuoso a cui riferirsi e si pone attivamente come promotore di un confronto e di piani comuni con gli altri leader in favore di un benessere condiviso.

Emergono in tal senso anche Francesco Pugliese di Conad e diversi CEO nel mercato energetico, dove è sempre più centrale la partnership tra aziende e settore pubblico.

In generale, tuttavia, si nota un approccio prevalentemente prudente su un tema polarizzante come la guerra in Ucraina, con la maggior parte dei manager che ha preferito non esporsi.

Tra i leader che ne parlano “Prevale un annuncio telegrafico delle misure adottate e delle iniziative di solidarietà, in alcuni casi chiudendo temporaneamente i commenti” – commenta Chiarazzo – “C’è poi chi ha semplicemente condannato l’invasione dell’Ucraina, aprendo il fianco a richieste legate alle azioni concrete intraprese”. Un’ulteriore dimostrazione della pericolosità di cavalcare gli hot topic anziché seguire una strategia determinante anche sui social media: fare prima di raccontare.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

La piattaforma di pagamenti digitali PayPal ha svelato una nuova strategia del marchio e una rinnovata identità visiva.

paypalAlla base di questo restyling c’è l’intenzione di voler costruire una connessione più forte tra la mission del marchio e la sua comunicazione. L’evoluzione dell’identità visiva vuole riflettere al meglio il lavoro che il brand sta affrontando.

Il brand refresh di Paypal

Dopo un intervallo di otto anni, la società rimodella la sua immagine, perfezionando l’icona della doppia P utilizzata dal 2014 e aggiornando il colore del marchio. Il brand refresh è stato sviluppato dal team interno in collaborazione con lo studio di design Gretel di New York.

Partendo dalla strategia del marchio, il team si è concentrato sul ruolo di PayPal come “potenziatore” e “abilitatore” di opportunità per le persone: “La nuova strategia del marchio mette le storie dei clienti PayPal – milioni di individui e aziende che si fidano, fanno affidamento e utilizzano PayPal ogni giorno – in primo piano, sostenendo i loro bisogni e desideri“, ha dichiarato Emanuele Madeddu, Senior Director Brand Strategy & Branding di PayPal.

PayPal sta anche compiendo ulteriori passi nelle linee guida più ampie del marchio per promuovere l’inclusività. Dalla fotografia che riflette meglio la diversità della community, passando attraverso il linguaggio, il tono e la voce utilizzati per garantire che PayPal includa davvero tutti.

Il pulsante di pagamento PayPal

La nuova visual identity si ispira a uno degli asset più riconoscibili del brand, il pulsante di pagamento, divenuto negli anni emblema di PayPal stesso.

Per molte persone rappresenta la conferma di una transazione in un ambiente di commercio digitale. Questa potente equity collega la funzione all’emozione, connettendo PayPal al successo di una transazione sicura sia dal lato del commerciante che del consumatore.

Storicamente parte dell’esperienza di pagamento PayPal, l’oro è ora incluso nella tavolozza principale del marchio insieme al blu.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Dal confronto tra la vecchia e la nuova identità si può notare che la coda della doppia “P” inclinata si è allungata, ed è anche più evidente la posizione di sovrapposizione delle due lettere.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Il monogramma esistente del marchio, con due P sovrapposte bloccate, ora è utilizzato come dispositivo di inquadratura. Un escamotage capace di trasformare i singoli utenti, i proprietari di piccole imprese o i CFO di grandi aziende nei protagonisti di nuove storie.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Uno degli elementi più interessanti di questo rebranding è la mossa di creare un marchio più inclusivo e accessibile per i propri clienti. Il logo ora soddisfa gli standard ADA (Americans with Disabilities Act) per il design accessibile.

LEGGI ANCHE: Barilla rinnova immagine, pack e lancia una nuova pasta Al Bronzo

ecommerce manager corso

3 Free Webinar per orientarti nel mondo eCommerce

Il mercato dell’eCommerce è cresciuto a un ritmo notevole negli ultimi anni. Prima dell’emergenza Covid-19 l’economia mondiale stava già accompagnando lo sviluppo dello shopping online. La pandemia ha poi definitivamente accelerato questo processo.

Il settore è così in rapida crescita che, secondo uno studio Nasdaq, entro il 2040 il 95% degli acquisti avverrà online.

Una potente espansione che offre una serie di opportunità di business per l’innovazione di brand e aziende. In un contesto come questo, nasce l’esigenza di ripensare l’impresa in chiave digitale, facendo evolvere il proprio modello di business, trasformando i processi aziendali e potenziando le competenze interne.

ecommerce manager live webinar

Nuovo ciclo di Free Webinar

Nell’ultimo decennio gli acquisti online hanno registrato una crescita esponenziale anche in Italia. Oggi, infatti, avere un negozio digitale non rappresenta più solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità. Laddove gestire efficacemente un progetto eCommerce rappresenta un fattore critico di successo, a prescindere dal settore merceologico di appartenenza.

Il confronto con gli esperti delle industry rappresenta un’occasione concreta per aggiornarsi continuamente su tool, algoritmi e comportamenti del consumatore.

Per questa ragione, dopo la serie di live event “Così ho capito che il Digital era la mia vocazione”, Ninja Academy presenta un nuovo ciclo di dirette per conoscere da vicino il mondo dell’eCommerce e sfruttarne tutte le potenzialità.

Il primo live event sarà:

Giovedì 14 Luglio ore 13
Your eCommerce Check up
Cosa funziona e cosa non funziona nel tuo eCommerce

Lo scopo del Live Event è quello di fornire consigli pratici per migliorare il proprio eCommerce oppure la propria idea di strategia di eCommerce, partendo proprio dal far analizzare i progetti in diretta agli esperti.

Attraverso il form di registrazione, infatti, è possibile linkare il proprio e-shop: i più interessanti saranno analizzati durante la live.

Il ciclo continuerà fino al 22 luglio con altri due appuntamenti:

Martedì 19 Luglio ore 13
Livestream Shopping e nuove frontiere dell’eCommerce
Il caso Rinascimento

Venerdì 22 Luglio ore 13
Community per il successo di un eCommerce
I casi MSC Crociere e 23BASSI

Le competenze vincenti in ambito eCommerce

Il ciclo di eventi è dedicato a eCommerce Manager, eCommerce Specialist, Brand Manager, Marketing Manager, Imprenditori e a tutti quei commercianti che intendono implementare la loro di strategia digitale.

Le dirette oltre a illustrare strumenti, risorse, modelli e framework per avere successo nelle vendite online, offrono l’occasione di riflettere su un mercato sempre più digitale grazie a illuminanti case study.

ecommerce manager corso online

 

Ridisegnare la gestione delle vendite in chiave digitale richiede competenze diverse. Ma esiste un modo per farle convergere tutte. Le live saranno anche un occasione per approfondire un percorso completo, pratico e professionalizzante per comporre il proprio modello vincente di eCommerce: l’eCommerce Factory, in collaborazione con i top brand Shopify, Doreca, Venchi e Mercedes.

<< Registrati gratis al ciclo di Live “Your eCommerce Check up – Cosa funziona e cosa non funziona nel tuo eCommerce”>>

Google Analytics e GDPR: il Garante per la Privacy boccia Big G. Cosa sta succedendo in Europa

Il Garante per la privacy italiano ha stabilito l’illegittimità del trasferimento di dati da parte di Google Analytics al di fuori dall’Unione europea. Il motivo, ormai sotto gli occhi di tutti, è la violazione del GDPR. Proviamo a fare ordine ripercorrendo i fatti salienti che hanno portato al caso italiano.

Google Analytics e GDPR: l’udienza è tolta. Neanche Big G può sottrarsi alla scure del Garante per la Privacy. Google, come altri, è stata più volte richiamata e sanzionata per la disinvoltura dimostrata nella gestione dei dati dei propri utenti. La sentenza del Garante per la Privacy italiano arriva a fronte di altre sentenze analoghe emanate nei paesi limitrofi di Francia e Austria. Cosa ha spinto l’autorità italiana a emettere il suo verdetto? Scopriamolo insieme.

Google Analytics e GDPR: Stop alla circolazione dei dati personali tra UE e USA

Stavolta è toccato al nostro Garante della Privacy bacchettare Google Analytics. Era inevitabile. L’Autorità ritiene il trasferimento dei dati in USA come illegittimo. Decisione che arriva a fronte di un’istruttoria complessa che ha visto avvicendarsi numerosi reclami e che si è svolta in coordinamento con le altre autorità europee.

L’indagine del Garante

Tutto, infatti, parte dall’indagine che ha fatto emergere un dato inequivocabile. I gestori dei portali web che utilizzano Google Analytics raccolgono, tramite cookie, molteplici informazioni che riguardano i fruitori dei siti in esame. Bene: tra i dati raccolti vi sono l’indirizzo IP dei dispositivi, informazioni circa il browser e il sistema operativo utilizzati dagli utenti, risoluzione dello schermo, lingua selezionata, data e ora della visita. 

Insomma: Google Analytics scandaglia gli utenti con attenzione certosina. Questa stessa attenzione, però, non viene adottata nella gestione dei dati stessi. Le informazioni raccolte, infatti, vengono trasferite negli Stati Uniti dove gli utenti non hanno diritto alle tutele previste dal GDPR (Regolamento Ue 2016/679). Trasferimento esplicitamente vietato, dal regolamento di emanazione europea, verso quei paesi che non garantiscono livelli di protezione dei dati pari o superiori a quelle previsti in Europa. Viene così abbattuto il Privacy Shield previsto nell’export dei dati da UE a USA.

Garante per la privacy ammonisce Caffeina Media

L’indagine mossa dal Garante ha come oggetto il reclamo mosso da un utente nell’agosto del 2020 nei confronti di Caffeina Media S.r.l. Il Garante ha, dunque accertato il trasferimento di dati personali negli Stati Uniti, luogo in cui la protezione dei dati non è adeguata ai livelli di allerta previsti dal GDPR. Da qui è stata rilevata la violazione. In particolare, il Garante per la Privacy, ha indicato nell’ammonimento, che “I trasferimenti effettuati da Caffeina Media S.r.l. verso Google LLC (con sede negli Stati Uniti), per il tramite dello strumento di Google Analytics, sono stati posti in essere in violazione degli artt. 44 e 46 del Regolamento; si rileva, altresì, che sono emerse le violazioni dell’art. 5, par. 1, lett. a) e par. 2, dell’art. 13, par. 1, lett. f), e dell’art. 24, del Regolamento”.

L’anonimato dell’IP non garantisce sicurezza

Il Garante ha rilevato che Caffeina Media ha utilizzato la versione gratuita di Analytics, per fini statistici – cioè capire le attività degli utenti sul sito. Sebbene la società ammonita abbia dichiarato di non aver attivato la funzione di IP anonymization, che consente di oscurare parzialmente l’indirizzo IP dell’utente verso Google, il Garante ha sottolineato come anche l’anonimato parziale dell’IP non garantisca protezione. Questo perché, come afferma il Garante, Google potrebbe arricchirlo con altre informazioni.

Il cartellino giallo vale non solo per Caffeina Media Srl ma per tutti i gestori italiani di siti web. Nessuna sanzione ma l’obbligo entro 90 giorni di verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti. Pena sanzioni severe.

Google Analytics e trasferimento illegittimo dei dati in USA: le posizioni di Austria e Francia

Il provvedimento del Garante, ribadisce le interpretazioni già elaborate dai garanti dell’Austria e della Francia dopo il crollo del Privacy Shield in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia UE del 2020. Tutto, infatti, ha inizio con la Sentenza Schrems II, frutto di poderose rimostranze mosse da Max Schrems, noto attivista austriaco da cui prende il nome la sentenza citata. Con provvedimento datato 22 dicembre 2021, reso pubblico il 14 gennaio 2022, l’Autorità Garante austriaca (“Datenschutzbehörde” or “DSB”) ha sanzionato il titolare di un sito web (più specificatamente un portale dedicato alla divulgazione su temi sanitari) per l’utilizzo di Google Analytics, che avrebbe violato le norme del regolamento GDPR. 

Google Analytics bocciato in Austria

Il ricorrente proponeva ricorso in data 18 agosto 2020. Riferendosi alla sentenza della Corte europea di giustizia del 16 luglio 2020, caso C-311/18 (“Schrems II”), secondo il ricorrente i convenuti, ossia il titolare del sito web e Google, non avrebbero più potuto basarsi sulla decisione di adeguatezza “Privacy Shield” per giustificare un trasferimento di dati verso gli USA. Il titolare ricorreva a Google Analytics e, in particolare, alla versione gratuita per generare valutazioni statistiche sul comportamento dei visitatori del sito web. Lo stesso, inoltre, aveva approvato i relativi termini e condizioni d’utilizzo, oltre ad aver concluso con Google le clausole contrattuali standard relative al trattamento dei dati personali ed il relativo contratto di nomina a responsabile del trattamento, in conformità all’art. 28 del GDPR (“processor agreement”).

L’anonimizzazione degli IP non garantisce sicurezza

Il trattamento, ricostruito nel dettaglio dalla DSB, avrebbe avuto luogo prevalentemente in data center situati in Europa, ma anche su server al di fuori dello Spazio Economico Europeo (SEE). Il titolare avrebbe istruito il responsabile ad anonimizzare gli indirizzi IP degli utenti, prima di procedere alla relativa conservazione ed eventuale trasmissione.

Tuttavia l’anonimizzazione degli indirizzi IP inizialmente non sarebbe stata configurata correttamente proprio dal titolare stesso. Inoltre, come ricostruito dal garante austriaco, i convenuti avrebbero anche adottato ulteriori misure contrattuali, organizzative e tecniche per la protezione dei dati personali (inclusa la crittografia), al fine di ridurre il rischio di esposizione degli stessi alle agenzie di intelligence statunitensi.

Nonostante questo si è resa necessaria la decisione adottata dal Garante e, quindi, l’intimazione all’adeguamento al GDPR.

Il J’Accuse della Francia a Google Analytics

A distanza di poco più di due settimane dalla decisione austriaca anche il CNIL Autorità Garante per la protezione dei dati personali francese, il 10 febbraio 2022, adotta lo stesso provvedimento intimando un sito francese – a fronte di 101 reclami – di conformarsi al regolamento UE.

La decisione francese, tra l’altro, segue di pochi giorni la polemica innescata proprio sul tema privacy da Meta. La holding di Facebook ha paventato uno scenario ipotetico di chiusura delle sue attività in Europa in assenza di regole chiare sulla gestione dei flussi di dati.

L’istruttoria francese

La CNIL, dopo un’approfondita istruttoria, ha concluso che i trasferimenti oltre oceano dei dati non garantiscono adeguata sicurezza esponendo, di fatto, i cittadini francesi a rischi potenziali. Pertanto il Garante francese ha dichiarato che il trasferimento dei dati può avvenire in Paesi extra UE solo se sono previste garanzie adeguate.

La CNIL ha rilevato che i dati degli utenti di Internet vengono trasferiti negli USA violando, di fatto, gli articoli 44 e seguenti del GDPR. Il Garante francese ha intimato a Google Analytics di conformarsi entro un mese a quanto stabilito dal GDPR. Per quanto riguarda i servizi di misurazione e analisi dell’audience dei siti web, la CNIL ha raccomandato che questi strumenti siano utilizzati solo per produrre dati statistici anonimi, consentendo così un’esenzione dal consenso dell’interessato soltanto se il motore di ricerca garantisca che non vi siano trasferimenti illeciti.

Nuovi scenari per Google Analytics? Un dibattito destinato a rimanere acceso

È facile prevedere come la pronuncia della DSB riaccenderà un dibattito – già caldo – sull’irrisolto tema del trasferimento internazionale dei dati personali verso Paesi terzi che non possano offrire tutele analoghe a quelle accordate in UE.

Quali saranno i nuovi scenari? Si è parlato a partire da marzo 2022 di Google Analytics 4 che farebbe a meno dell’identificazione degli IP dell’utente. Nella disamina affrontata anche dal concorrente Matomo pare non vi sia soluzione di sorta nella trasmissione di dati verso gli USA. Le criticità rimangono, sebbene non vi sia trasmissione di IP i dati possono essere inviati anche tramite gli script e l’uso di identificatori vari. Il problema, quindi, rimane e gli scenari possibili per una conciliazione tra Google Analytics e GDPR sono ancora distanti e difficili da intravedere.

LEGGI ANCHE: Ecco cosa dice il Garante: no, non basta utilizzare Google Analytics 4 per essere in regola

Intervista ITA Airways

Come si raggiunge il proprio pubblico? Lo abbiamo chiesto a ITA Airways

La chiamata a raccolta a Milano della comunità di Salesforce ha fatto il suo debutto il 7 giugno, al MiCo, in un’atmosfera molto friendly ma calata tra clienti, “trailblazer”,  partner e giornalisti.

Tra tutti i partecipanti si è respirata quell’aria di giovialità della quale si sentiva la mancanza, e tra gli interventi di spicco, c’è stato quello di Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways, la quale ha posto l’accento sulla cura e l’attenzione che viene posta quotidianamente ad ogni persona, che gravita nel infosfera ITA e su quanto i dati siano fondamentali per andare incontro alle esigenze del pubblico di riferimento.

ITA Airways - evento salesforce

LEGGI ANCHE: Salesforce Live 2022: cosa abbiamo visto all’evento della piattaforma di CRM numero uno al mondo

D’altronde, il report State of Connected Customer di Salesforce basato su un’indagine condotta a livello globale tra consumatori e buyer aziendali, evidenzia come le aspettative e i comportamenti dei consumatori siano cambiati nel tempo. “In tempi di cambiamento, è fondamentale rendere le esigenze e le aspettative dei propri clienti un faro che possa guidare la propria azienda”, osserva Maurizio Capobianco, Area Vice President Cloud Sales di Salesforce Italia.

“Non stupisce osservare che nel nostro Paese la relazione con il servizio clienti e l’assistenza diventa cruciale. Basti pensare che in Italia il 75% del campione intervistato, (l’82% nel caso della fascia dei Millennial), ha dichiarato di aver consigliato ad amici o parenti un brand in base alla propria esperienza con il customer service. É solo capendo di cosa ha bisogno ogni singolo cliente, che si tratti di un consumatore o di un buyer aziendale, che le aziende possono guadagnare, costruire e mantenere la valuta che permetterà loro di coinvolgere i propri consumatori: la fiducia”.

Noi Ninja abbiamo partecipato all’evento e abbiamo colto l’occasione per conversare proprio con Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways.

ITA Airways come raggiunge il proprio pubblico di riferimento?

«Per Ita Airways, arrivare alle persone giuste è importante, anzi, di fondamentale importanza a maggior ragione in un mercato di riferimento che sta fortemente cambiando dopo la pandemia, sia per quanto riguarda i viaggi di lavoro che quelli di piacere.

Con Salesforce abbiamo iniziato un percorso in merito alla creazione del nostro nuovo programma di loyalty che abbiamo lanciato lo scorso 15 ottobre 2021 con l’obiettivo di rispondere in modo adeguato e completo alle richieste, alle esigenze e alle preferenze della nostra clientela in modo tale da costruire un’esperienza di viaggio a 360 gradi, che possa fidelizzare ogni passeggero».

Qual è la strategia che avete avviato per mettere le persone al centro del brand?

«Stiamo cercando di inserire concretamente le persone al centro investendo su innovazione, digitalizzazione e tramite lo snellimento dei processi che per noi partono prima che il passeggero arrivi in aereoporto, proseguendo con tutta l’esperienza di viaggio fino alla sua conclusione. Lo stiamo facendo misurandoci in base alla soddisfazione del cliente, tramite la modalità NPS  – Net Promoter Score, e noi stessi siamo misurati e remunerati rispetto al raggiungimento di determinati KPI».

ITA Airways - evento salesforce-2

In quale progetto in particolare c’è discontinuità con il passato?

«La discontinuità in realtà c’è in ogni area aziendale, in termini di programma di fidelizzazione, di flotta, stiamo  lavorando per essere sempre più sostenibili, ed essere davvero green. Si tratta di una sfida complessa ma ci crediamo. Abbiamo scelto la famiglia AIRBUS che ci permetterà, nel corso degli anni, di ottenere un risparmio di CO2 di 750 mila tonnellate».

In merito al Salesforce Live, qual è il valore che ITA Airways, ha voluto trasmettere?

«In primis, è bellissimo essere qui con tanto pubblico dal vivo, e volevamo essere tra le persone.  Ci stiamo focalizzando sulla nostra modalità e visione del viaggio, garantendo esperienze uniche, in giro per l’Italia. Negli scorsi mesi e settimane abbiamo sponsorizzato diverse attività.  Al tempo stesso aumentiamo la partecipazione in Italia e all’estero a kermesse di settore, perché stiamo sviluppando una florida parte di awareness e  ITA Airways ha bisogno da farsi conoscere su più fronti e affermarsi sul mercato internazionale».

Qual è la strategia di ITA Airways verso gli italiani hanno pronti per le vacanze?

«Ci troviamo in anno anomalo, è cambiato tutto. Ora le prenotazioni sono molto a ridosso, c’è stato un boom di prenotazioni da aprile ad oggi.  Ad oggi premiamo le persone che riescono a prenotare con largo anticipo, stiamo spingendo molto le destinazioni nazionali, in particolare la Sardegna.

Poi c’è il lungo raggio, abbiamo inaugurato 3 nuove rotte: Los Angeles, San Paolo e Buenos Aires che vanno a completare il network dove già operavamo su New York,  Boston e Miami».

C’è un’augurio che vuole fare al Paese e ad Ita Airways?

«Noi abbiamo un ruolo fondamentale, diventare punto di riferimento per l’Italia, per connettere i popoli tramite l’efficienza economica, l’innovazione e la sostenibilità.  Il nostro Paese ha bisogno di una compagnia aerea di bandiera che porti sviluppo, e dobbiamo stare in piedi con le nostra gambe… O sulle nostre Ali».

customer marketing - il cliente al centro delle relazioni

Guida all’Evoluzione del Customer Marketing

Guardare alle vecchie pratiche del marketing ci consente di osservare quanta strada abbiamo fatto e quanta strada dobbiamo ancora percorrere per raggiungere l’obiettivo primario di qualsivoglia team marketing: instaurare una relazione pertinente, unica e duratura con ciascun cliente.

Sembra molto lontano il tempo in cui il mass marketing era la pratica più utilizzata, caratterizzata dai marchi che si rivolgevano ai consumatori in maniera indifferenziata e con un’offerta concepita per generare un desiderio. Alcune tracce di questo approccio sono presenti ancora oggi, nonostante prevalga l’approccio customer centrico.

Il marketing personalizzato, o il cosiddetto marketing segmentato, che ad oggi va per la maggiore, spesso riunisce gli individui in gruppi di persone che condividono alcune caratteristiche comuni, con il risultato di inviare numerosi messaggi non sempre pertinenti.

È diventato quindi necessario ripensare a un approccio marketing che parta realmente dal singolo individuo e che si basi sulle sue esigenze specifiche. Grazie alle innovazioni e tecnologie presenti sul mercato, oggi è finalmente possibile rivolgersi in modo individualizzato verso ciascuno delle centinaia di migliaia, o addirittura milioni di clienti e potenziali presenti nel database. Questo è realizzabile grazie all’Individuation® Marketing. Un nuovo approccio, sviluppato da Splio, che consente alle aziende di rivolgersi realmente a ogni singolo individuo in tutta la sua singolarità, in modo pertinente e rispettoso grazie all’intelligenza artificiale.

In questo articolo vi presentiamo una guida inedita a cura di Splio sull’evoluzione del customer marketing. Un white paper che ci offre un viaggio nel tempo per ripercorrere l’evoluzione del marketing e le sue tappe principali: dal mass marketing, al marketing segmentato, fino al marketing individualizzato per instaurare finalmente una relazione one-to-one con la clientela grazie all’IA.

<<Scarica la guida di Splio e fai il salto verso il marketing individualizzato>>

customer marketing 01

1990 – 2010 – Il marketing di massa: alle origini del customer marketing

Alle origini del marketing verso il cliente troviamo il marketing di massa – “one-to-many”: il marchio si rivolge indistintamente ai clienti, tramite un messaggio destinato a raggiungere il maggior numero di persone possibile.

L’offerta di prodotti e servizi è pensata unicamente per creare un desiderio, più che rispondere a una necessità. La comunicazione è di conseguenza incentrata principalmente sul prodotto ed è basata su una logica puramente quantitativa: sensibilizzare un numero elevato della popolazione per incentivare l’acquisto, poiché più saranno gli invii, maggiori saranno i ritorni! In questa fase la comunicazione è rappresentata per lo più dal cartaceo, in seguito i canali si estenderanno all’e-mail marketing e agli SMS.

I limiti di questo approccio non tardano ad arrivare; i consumatori cominciano a provare insofferenza verso ogni tipo di pubblicità e a non fidarsi più dei marchi. Le aziende ottengono perciò il risultato opposto e sentono l’esigenza di un cambiamento, dettato anche dall’evolversi delle piattaforme a disposizione sul mercato per la gestione dei dati.

customer marketing

2010 – 2020 – Il marketing segmentato: la prima trasformazione offerta dal digital

Con il marketing segmentato, il “one-to-few”, il marchio si concentra su gruppi di persone con preferenze e gusti simili, per promuovere la combinazione (promozione, contenuto, canale) che avrà più opportunità di raggiungere il migliore risultato.

Il marketing personalizzato riesce a emergere grazie all’ascesa del digitale: i marketer ora hanno a disposizione maggiori strumenti per tracciare il customer journey e comprendono l’importanza crescente dei dati a disposizione sui loro clienti. Grazie a una conoscenza approfondita sul cliente, possono quindi creare dei segmenti di pubblico ai quali inviare delle comunicazioni ad hoc.

Il marketing personalizzato rimane tuttavia legato a una logica di prodotto e un invio collettivo. Seppur l’impressione sia di ultra-personalizzare l’offerta e la comunicazione per il singolo, in realtà le campagne sono implementate dai dipartimenti marketing con la combinazione che funzionerà meglio per il segmento, a partire dal prodotto che desiderano lanciare in quel momento e dalla stagionalità. E non necessariamente la combinazione giusta per l’intero segmento, con l’effetto di rinunciare a parte della clientela, inviando loro messaggi non pertinenti.

marketing insight

2020 – oggi  – Il marketing individualizzato: un nuovo approccio per un’activation one-to-one

Con l’avvento dell’Intelligenza artificiale, nasce il marketing individualizzato: ogni cliente diventa un segmento a sé stante grazie all’IA.

La conoscenza del cliente, potenziata quotidianamente dagli algoritmi di apprendimento, rende finalmente possibile una relazione one-to-one con la clientela. Le nuove tecnologie disponibili consentono ai marketer di ogni settore di instaurare una relazione pertinente e rispettosa con ciascuno. La piattaforma di Individuation® Marketing sviluppata da Splio, tramite degli algoritmi di machine learning, raccoglie le numerose tracce ed interazioni dai diversi touch point dei clienti, e successivamente seleziona la giusta opportunità di comunicazione, il canale preferito, la persona giusta e il momento giusto. Inviare il contenuto più rilevante a ogni individuo, questa è a promessa del marketing individualizzato!

I team del marketing, in questa nuova fase del customer marketing, possono finalmente tornare al loro ruolo strategico e concentrarsi sulla tipologia contenuti che desiderano incoraggiare, stabilendo le regole di ogni campagna, e lasciando all’Intelligenza artificiale i compiti più ripetitivi, ovvero la scelta del canale e del messaggio idoneo per ciascun cliente.

il customer marketing

Customer Marketing: è tempo di un cambio di paradigma

Dal 2010 a oggi, abbiamo assistito a cambiamenti radicali nell’approccio al customer marketing.  Le esigenze del cliente, insieme alle nuove tecnologie, hanno guidato l’evoluzione e ci introducono oggi in una nuova fase: l’Individuation® Marketing. Grazie all’IA e agli algoritmi di apprendimento, ogni cliente diventa un segmento a sé stante e dispone di un piano marketing dedicato.

È giunto quindi il momento per i marchi di ripensare completamente alla loro strategia di marketing, per potersi finalmente a relazionare individualmente con ogni persona, in modo personalizzato e pertinente. Come? Grazie ad un nuovo approccio di marketing che parte davvero dal singolo individuo e che ti consente di generare entrate incrementali da ciascuno delle centinaia di migliaia, o addirittura milioni di prospect e clienti presenti nel database.

<<Scarica la guida completa di Splio e prendi ispirazione per conquistare ogni cliente in tutta la sua singolarità grazie all’IA>>

bitcoin

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

L’8 luglio Palazzo Innovazione ospita l’associazione Digital South e Ninja Academy per un evento di divulgazione e formazione per comprendere il potenziale economico e sociale della blockchain e di Bitcoin.

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

bitcoin come strumento per disinnescare il mondo

Sistema di pagamento, riserva di valore, ma anche strumento sociale che può aiutare comunità e persone a mantenere la libertà finanziaria e a trasferire valore senza intermediazione e censure.

Sarà la moneta universale del futuro? Che opportunità crea la blockchain per le aziende?

Ne discuteranno insieme a professionisti e imprenditori nel corso di un evento pubblico e gratuito che si terrà in presenza a Palazzo Innovazione, l’8 luglio dalle ore 17,30:

  • Riccardo Giorgio Frega, attivista, co-autore e voce insieme a Luca Berto di Bitcoin Italia Podcast, che terrà una masterclass dal titolo: “Bitcoin come strumento per disinnescare il mondo: fare impresa nel futuro che ci attende
  • Mirko Pallera, fondatore di Ninja, giornalista e imprenditore, modererà il dibattito finale.

L’evento è organizzato da Digital South, associazione che riunisce imprese e professionisti del digitale e da Ninja Academy, la digital business school di Ninja Marketing, focalizzata sul potenziamento delle competenze digitali avanzate.

<<Vuoi comprendere il vero potenziale di Bitcoin? Segui qui la diretta su LinkedIn>>

I relatori dell’evento

  • Riccardo Giorgio Frega, classe 1979, è un autore, divulgatore e attivista libertario italiano. Impegnato dal 2013 nella lotta antiproibizionista e da sempre appassionato di nuove tecnologie, è esperto delle possibili applicazioni della blockchain e in particolare di Bitcoin, che considera presidio importante di tutela dei diritti civili e delle libertà individuali. Dal 2018 è autore e voce del Bitcoin Italia Podcast, il primo e il più seguito podcast a tema in lingua italiana.
  • Laura Nori, communication designer e community manager di Bitcoin People, vede Bitcoin come il network di pagamento che rivoluzionerà la società a partire dal mondo del lavoro. Esperta di comunicazione nei social network, la sua missione è portare questa tecnologia nelle case e nelle attività di tutti.

L’evento si terrà in presenza nel Complesso Monumentale di Santa Sofia a Salerno, l’8 luglio, dalle ore 17:30. Per partecipare è necessario iscriversi all’evento a questo indirizzo.

Puoi anche seguire la diretta da questo articolo.

Google Analytics cosa dice il garante

Ecco cosa dice il Garante: no, non basta utilizzare Google Analytics 4 per essere in regola

Il 7 giugno 2022 la CNIL (Commission nationale de l’informatique et des libertés) ha inviato una diffida formale a diverse organizzazioni a conformarsi all’uso di Google Analytics, a causa del trasferimento dei dati negli Stati Uniti senza sufficienti garanzie per i diritti degli utenti europei. Quali sono le conseguenze per le organizzazioni?

Questa FAQ riguarda solo le decisioni di avviso formale della CNIL sull’uso di Google Analytics in seguito all’invalidazione del Privacy Shield.

La dichiarazione congiunta della Commissione europea e degli Stati Uniti del marzo 2022 su una futura decisione di regolamentare adeguatamente i flussi di dati verso gli Stati Uniti è al momento solo un annuncio politico.

Il 6 aprile il GEPD (Garante europeo della protezione dei dati) ha rilasciato una dichiarazione in cui chiarisce che tale dichiarazione non costituisce un quadro giuridico su cui le organizzazioni possono fare affidamento per trasferire i dati negli Stati Uniti.

Abbiamo programmato un webinar con un vero esperto in materia per comprendere meglio risvolti e potenziali alternative al GA Ban: Giovanni Maria Riccio, partner dello Studio Legale E-Lex.

webinar con Giovanni Maria Riccio

<<Venerdì 8 Luglio, alle 13.30 su Zoom. Clicca qui per partecipare>>

Cosa è successo in Italia

Il sito web che utilizza il servizio Google Analytics (GA), senza le garanzie previste dal Regolamento Ue, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti.

garante della privacy - google-analytics

Lo ha affermato il Garante per la privacy a conclusione di una complessa istruttoria avviata sulla base di una serie di reclami e in coordinamento con altre autorità privacy europee. Dall’indagine del Garante è emerso che i gestori dei siti web che utilizzano GA raccolgono, mediante cookie, informazioni sulle interazioni degli utenti con i predetti siti, le singole pagine visitate e i servizi proposti.

Tra i molteplici dati raccolti, indirizzo IP del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, nonché data e ora della visita al sito web. Tali informazioni sono risultate oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti.

Nel dichiarare l’illiceità del trattamento è stato ribadito che l’indirizzo IP costituisce un dato personale e anche nel caso fosse troncato non diverrebbe un dato anonimo, considerata la capacità di Google di arricchirlo con altri dati di cui è in possesso.

All’esito di tali accertamenti il Garante ha adottato il primo di una serie di provvedimenti con cui ha ammonito Caffeina Media S.r.l. che gestisce un sito web, ingiungendo alla stessa di conformarsi al Regolamento europeo entro novanta giorni. Il tempo indicato è stato ritenuto congruo per consentire al gestore di adottare misure adeguate per il trasferimento, pena la sospensione dei flussi di dati effettuati, per il tramite di GA, verso gli Stati Uniti.

Il Garante ha evidenziato, in particolare, la possibilità, per le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, di accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie, rilevando al riguardo che, alla luce delle indicazioni fornite dall’EDPB (Raccomandazione n. 1/2020 del 18 giugno 2021), le misure che integrano gli strumenti di trasferimento adottate da Google non garantiscono, allo stato, un livello adeguato di protezione dei dati personali degli utenti.

Con l’occasione l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati, l’illiceità dei trasferimenti effettuati verso gli Stati Uniti attraverso GA, anche in considerazione delle numerose segnalazioni e quesiti che stanno pervenendo all’Ufficio. E invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Allo scadere del termine di 90 giorni assegnato alla società destinataria del provvedimento, il Garante procederà, anche sulla base di specifiche attività ispettive, a verificare la conformità al Regolamento Ue dei trasferimenti di dati effettuati dai titolari.

Fonte: Sito Ufficiale del Garante per la Protezione dei Dati Personali

Cosa dobbiamo imparare dalle comunicazioni formali emesse dalla CNIL

Il contesto

Il 16 luglio 2020, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso un’importante sentenza: il Privacy Shield, che regolava i trasferimenti di dati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, è stato invalidato perché non offriva garanzie adeguate contro il rischio di accesso illecito da parte delle autorità americane ai dati personali dei residenti europei.

Solo se le organizzazioni adottano ulteriori garanzie tecniche, legali e organizzative per impedire tale accesso, tali trasferimenti potrebbero essere effettuati nella pratica.

Nell’agosto 2020, NOYB ha presentato 101 reclami a varie autorità europee per la protezione dei dati su siti web che utilizzano, tra gli altri, il diffusissimo strumento di analisi web Google Analytics, la cui società madre ha sede negli Stati Uniti.

La decisione

Nella comunicazione formale emessa il 10 febbraio 2022 in merito a una di queste organizzazioni, la CNIL ha ritenuto che :

  • le misure messe in atto da Google non sono sufficienti a escludere la possibilità di accesso ai dati dei residenti europei; i dati degli utenti
  • europei di Internet vengono quindi trasferiti illegalmente attraverso questo strumento.

Perché l’avviso pubblicato online è stato reso anonimo?

Una delle comunicazioni formali relative all’uso di Google Analytics è stata pubblicata in forma anonima sul sito web della CNIL il 16 febbraio 2022.
La decisione è stata resa anonima perché non è sembrato utile nominare un particolare editore di siti web, dato che lo strumento è ampiamente utilizzato.

L’obiettivo è che tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano questo strumento siano conformi.

Le organizzazioni hanno una scadenza per la conformità?

Le organizzazioni notificate hanno un mese di tempo per conformarsi e giustificare tale conformità alla CNIL. Questo periodo di un mese può essere rinnovato su richiesta delle organizzazioni interessate.

Tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano Google Analytics in modo simile a queste organizzazioni devono ora considerare questo uso come illegale ai sensi del GDPR.

Dovrebbero quindi rivolgersi a un fornitore che offra sufficienti garanzie di conformità

Questa interpretazione delle conseguenze della sentenza “Schrems II” della CNIL è condivisa a livello europeo?

Al fine di armonizzare le decisioni e fornire certezza giuridica alle parti interessate, le autorità europee che hanno ricevuto reclami dall’associazione NOYB (none of your business) sul tema dei trasferimenti di Google Analytics si sono organizzate in un gruppo di lavoro per esaminare insieme le questioni legali sollevate in questi casi e coordinare le loro posizioni e decisioni.

La decisione della CNIL non è la prima a livello europeo: un mese prima della CNIL, l’autorità austriaca per la protezione dei dati ha emesso a gennaio una prima decisione che va nella stessa direzione di quella dell’autorità francese.

Perché i reclami presentati dall’associazione NOYB non sono stati trattati contemporaneamente?

Tutti i reclami presentati dall’associazione NOYB e deferiti alla CNIL sono stati esaminati in modo coordinato: tuttavia, le situazioni sono state esaminate caso per caso e in base alle risposte fornite dalle organizzazioni.

Tutte le organizzazioni francesi il cui utilizzo di Google Analytics è stato oggetto di reclami da parte della NOYB hanno ricevuto una notifica formale.

Esistono clausole contrattuali standard e garanzie aggiuntive per consentire l’utilizzo di Google Analytics?

Gli intervistati avevano stabilito con Google clausole contrattuali standard, che Google offre di default agli utenti di questa soluzione. Queste clausole contrattuali standard non possono da sole fornire un livello di protezione sufficiente in caso di richiesta di accesso da parte di autorità straniere, in particolare se tale
accesso è previsto dalle leggi locali.

Nella sua risposta alle richieste della CNIL, Google ha indicato di aver messo in atto misure legali, organizzative e tecniche aggiuntive, che tuttavia sono state ritenute insufficienti a garantire
l’effettiva protezione dei dati personali trasferiti, in particolare contro le richieste di accesso ai dati da parte dei servizi segreti statunitensi.

È possibile impostare lo strumento Google Analytics in modo che i dati personali non vengano trasferiti al di fuori dell’Unione Europea?

No. In risposta al questionario inviato dalla CNIL, Google ha indicato che tutti i dati raccolti tramite Google Analytics sono ospitati negli Stati Uniti.

Anche in assenza di trasferimento, l’utilizzo di soluzioni offerte da aziende soggette a giurisdizioni extra-UE può comportare difficoltà in termini di accesso ai dati. In effetti, le organizzazioni
possono essere obbligate dalle autorità di paesi terzi a divulgare i dati personali ospitati su server situati nell’UE.

L’articolo 48 del GDPR limita tale divulgazione ai casi in cui il Paese terzo richiedente e l’UE o lo Stato membro interessato siano parti di un accordo internazionale che preveda tale divulgazione.

È possibile impostare Google Analytics in modo che trasferisca solo dati anonimi negli Stati Uniti?

Nel contesto della comunicazione formale, Google ha indicato che utilizza misure di pseudonimizzazione, ma non di anonimizzazione. Google offre l’anonimizzazione degli indirizzi IP, ma non è applicabile a tutti i trasferimenti. Inoltre, dalle prove fornite da Google non è chiaro se questa anonimizzazione avvenga prima del trasferimento negli Stati Uniti.

Inoltre, il semplice utilizzo di identificatori univoci per differenziare gli individui può rendere i dati identificabili, soprattutto se combinati con altre informazioni come i metadati del browser e del sistema operativo. Questi dati consentono di tracciare con precisione gli utenti, in alcuni casi su più dispositivi.

Se il GEPD ammette nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021 la possibilità di utilizzare la pseudonimizzazione come misura supplementare, il suo utilizzo è soggetto a un’analisi volta a garantire che tutte le informazioni trasmesse non consentano in alcun modo la reidentificazione della persona, anche tenendo conto dei mezzi sostanziali a disposizione delle autorità che potrebbero voler effettuare tale reidentificazione.

Infine, l’uso congiunto di Google Analytics con altri servizi di Google, in particolare con i servizi di marketing, può aumentare il rischio di tracciamento. In effetti, questi servizi, molto diffusi in Francia, possono consentire un controllo incrociato dell’indirizzo IP e quindi tracciare la cronologia di navigazione della maggior parte degli utenti di Internet su un gran numero di siti.

Differenza tra anonimizzazione e pseudonimizzazione

La pseudonimizzazione è il trattamento dei dati personali in modo tale che non sia più possibile attribuirli a una persona fisica senza ulteriori informazioni. In pratica, la pseudonimizzazione consiste nel sostituire i dati direttamente identificativi (cognome, nome, ecc.) in un set di dati con dati indirettamente identificativi (alias, numero sequenziale, ecc.).

L’anonimizzazione consiste nell’utilizzare un insieme di tecniche in modo tale da rendere impossibile, in pratica, l’identificazione della persona con qualsiasi mezzo e in modo irreversibile. I dati anonimizzati non sono più soggetti al GDPR.

La crittografia potrebbe essere una garanzia aggiuntiva sufficiente?

Sì, ma a determinate condizioni. L’implementazione della crittografia dei dati da parte di Google si è rivelata una misura tecnica insufficiente, in quanto Google LLC stessa cripta i dati ed è obbligata a consentire l’accesso o a fornire i dati importati in suo possesso, comprese le chiavi di crittografia necessarie per rendere i dati intelligibili. Poiché Google LLC mantiene la possibilità di accedere ai dati delle persone in chiaro, tali misure tecniche non possono essere considerate efficaci in questo caso.

La crittografia è quindi una garanzia aggiuntiva insufficiente se l’organizzazione soggetta alle richieste delle autorità statunitensi può accedere ai dati personali in chiaro.

Affinché la crittografia sia considerata una salvaguardia aggiuntiva sufficiente, le chiavi di crittografia dovrebbero, tra l’altro, essere tenute sotto il controllo esclusivo dell’esportatore dei dati o di altri soggetti stabiliti in un territorio che offra un livello di protezione adeguato.

Ci sono sufficienti garanzie aggiuntive per continuare a utilizzare il solo strumento di Google Analytics?

Nessuna delle garanzie aggiuntive presentate alla CNIL nel contesto della messa in mora impedirebbe o renderebbe inefficace l’accesso dei servizi di intelligence statunitensi a i dati personali degli utenti europei quando si utilizza esclusivamente lo strumento Google Analytics.

Tuttavia, può essere possibile una soluzione che preveda il coinvolgimento di un server proxy per evitare il contatto diretto tra il terminale dell’utente Internet e i server dello strumento di misura. Tuttavia, occorre garantire che questo server soddisfi una serie di criteri per poter ritenere che questa misura aggiuntiva sia in linea con quanto previsto dal GEPD nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021.

È possibile continuare a trasferire i dati con il consenso esplicito delle persone?

Il consenso esplicito degli interessati è una delle possibili deroghe previste per alcuni casi specifici dall’articolo 49 del GDPR. Tuttavia, come indicato nelle linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati su queste deroghe, esse possono essere utilizzate solo per trasferimenti non sistematici e non possono costituire una soluzione permanente e a lungo termine, in quanto il ricorso a una deroga non può diventare la regola generale.

Esistono strumenti alternativi?

La CNIL ha pubblicato un elenco di strumenti di misurazione dell’audience che, se correttamente configurati, possono essere esenti dal consenso.

Questo elenco comprende strumenti che hanno già dimostrato alla CNIL di poter essere configurati in modo da limitarsi a quanto strettamente necessario per la fornitura del servizio, e quindi di non richiedere il consenso dell’utente, ai sensi dell’articolo 82 della legge sulla protezione dei dati.

Tuttavia, questo elenco non prende attualmente in considerazione le questioni sollevate dai trasferimenti internazionali, comprese le conseguenze della sentenza “Schrems II”.

Come garantire che gli strumenti di misurazione dell’audience non trasferiscano i dati a un paese terzo non appropriato?

Nel caso in cui lo strumento previsto trasferisca dati al di fuori dell’Unione Europea o la società che pubblica lo strumento abbia legami patrimoniali o organizzativi con una società madre situata in un paese che prevede la possibilità per i servizi di intelligence di richiedere l’accesso a dati personali situati in un altro territorio, è necessario valutare il quadro giuridico del paese terzo.
Questa valutazione può basarsi su :

  • decisioni della CGUE o della Corte europea dei diritti dell’uomo, che hanno potuto valutare la conformità di determinate legislazioni agli standard europei di protezione dei dati;
  • le raccomandazioni della CNIL europea, che hanno, ad esempio, dettagliato le garanzie essenziali che devono essere presenti nel Paese terzo quando si valuta il livello di protezione dei dati.

È inoltre possibile utilizzare il metodo della proxyfication che, se correttamente configurato, consente di inviare a un server al di fuori dell’Unione europea solo dati pseudonimizzati.

I responsabili del trattamento possono adottare un approccio basato sul rischio, tenendo conto della probabilità di richieste di accesso ai dati?

No. I dati personali trasferiti in un Paese al di fuori dell’Unione Europea devono beneficiare di un livello di protezione “sostanzialmente equivalente” a quello garantito nell’UE.

In particolare, la possibilità di un accesso illegale ai dati personali che vada oltre quanto necessario e proporzionato in una società democratica da parte delle autorità pubbliche mina gravemente i diritti e le libertà fondamentali degli interessati.

Nel caso in cui tale accesso sia possibile (e non solo quando l’accesso è probabile) e le garanzie che circondano l’emissione di richieste di accesso ai dati non siano sufficienti ad assicurare un livello di protezione dei dati sostanzialmente equivalente a quello garantito nell’UE (si vedano le raccomandazioni del GEPD sulle garanzie essenziali), sono necessarie misure tecniche aggiuntive per rendere tale accesso impossibile o inefficace.

Queste misure sono previste dalle raccomandazioni sulle misure complementari ai trasferimenti del Comitato europeo per la protezione dei dati.

Browser decentralizzati

Browser Web: le alternative (decentralizzate) a Chrome

L’era del Web 3.0 può definirsi iniziata, anche se per il momento sono per lo più investitori, venture capitalist, ingegneri e tecno-sognatori i veri pionieri di questa nuova frontiera che sarà certamente più aperta e democratica, libero da censure e vincoli, fondato su blockchain e protocolli decentralizzati. Il Web 3.0 promette di essere un luogo più inclusivo e concorrenziale, indipendente dalle Big tech e in grado di consentire a tutti di riappropriarsi dei dati e forse di monetizzare qualunque cosa su Internet. Premessa che può essere rafforzata anche dal cambiamento di operazioni quotidiane che tutti noi svolgiamo, come l’utilizzo di un browser web invece di un altro.

Browser decentralizzati: di cosa si tratta

Proprio nell’ottica sopra descritta sembra quasi un paradosso che in un web “libero” si debbano usare strumenti di navigazione “centralizzati” e il discorso riguarda proprio i nostri browser di navigazione che allo stato attuale non stanno solo sfruttando gli utenti, ma sono anche al limite per quanto riguarda la tutela della privacy.

Il Web 3.0 si configura come una rete dove i contenuti, i servizi e qualsiasi genere di informazione non verranno più conservati su server e piattaforme che appartengono a multinazionali di grandissime dimensioni, ma “sparpagliati in maniera omogenea” sulla rete tra infiniti nodi.

Proprio grazie alla decentralizzazione, gli utenti potrebbero finalmente monetizzare la condivisione dei dati. Infatti, ogni genere di contenuto, da un MP3, ad una foto delle vacanze resterebbe nelle mani dei legittimi autori, e non finirebbero più tra gli algoritmi delle varie piattaforme, come Tik Tok, Instagram e YouTube.

Nel Web 3.0, i dispositivi non si connetteranno più a server centrali, ma a registri distribuiti in rete sui quali si trovano tutte le informazioni desiderate, senza dover reperire dati sui server di alcuna azienda.

Perché ne parliamo

Lo strumento che trasferisce tutte queste informazioni alle strutture centralizzate e decentralizzate è il caro e amato browser, che ogni giorno utilizziamo per navigare nel web ed eseguire infinite operazioni.

L’importanza legata alla rivoluzione del Web 3.0 sta proprio nel protocollo IPFS che è il tassello che consentirà di rendere i contenuti web molto più a prova di errori e alle censure.

Come dichiarato da Molly Mackinlay, responsabile del progetto IPFS:

Oggi, gli utenti Web di tutto il mondo non sono in grado di accedere a contenuti con limitazioni, comprese, ad esempio, parti di Wikipedia in Thailandia, oltre 100.000 siti web bloccati in Turchia e l’accesso critico alle informazioni COVID-19 in Cina – Ora chiunque disponga di una connessione Internet può accedere a queste informazioni critiche tramite IPFS sul browser Brave“.

Un velocissimo chiarimento, il web tradizionale si fonda sul protocollo HTTP (o HTTPS) progettato per consentire ai browser di accedere alle informazioni sui server centrali, mentre il protocollo IPFS consente di accedere su una rete di nodi distribuiti.

Perché è importante

Sappiamo che i dati personali presenti all’interno di una blockchain non sono modificabili, ma può succedere (e la legge lo prevede) che un singolo utente possa richiedere la modifica di tali dati o di una parte di essi. In tale caso come possiamo modificare una struttura che per la sua dimensione è immutabile?

Altro aspetto da tenere presente sta nel fatto che i dati personali inseriti in una blockchain sono pubblici e consultabili da tutti i partecipanti, anche questo aspetto sembra in antitesi con il grado di sicurezza che la blockchain dovrebbe garantire.

Ancora, come esercitare il diritto all’oblio con i dati immessi in una blockchain data l’immutabilità della tecnologia blockchain?

Insomma, servirebbe una blockchain che possa essere compliant al G.D.P.R. il che rappresenta allo stato attuale un problema che porta i due argomenti privacy e blockchain a correre su due binari paralleli.

Una soluzione potrebbe essere la creazione di un sistema di crittografia dei dati personali con successiva eliminazione delle chiavi de-crittografiche, in modo tale che possano essere lasciati unicamente i dati indecifrabili oppure l’utilizzo dei cosiddetti modelli di memoria “fuori catena” o ancora l’impiego di “smart contract”.

Insomma il dibattito è aperto e oggetto di evoluzioni all’ordine del giorno.

Browser decentralizzati, cosa c’è da sapere

I nuovi browser che garantiscono la privacy degli utenti nascono con l’intento di consentire la navigazione nel Web 3.0, ma i problemi a cui abbiamo accennato sono tutt’altro che risolti.

Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.

Molte aziende, proprietarie dei browser più noti come Opera, Google, Microsoft stanno già dando luogo ad upgrade dei loro browser per consentire agli utenti di navigare nel Web 3.0 o per lo più di accedere ai propri portafogli o wallet digitali, fornendo un modo più sicuro per proteggere le proprie informazioni e la propria privacy.

I browser pensati per il Web 3.0 sono fondamentalmente delle applicazioni decentralizzate dette anche dApp, che consentono di utilizzare le tradizionali funzioni dei browser, ma permettono di mantenere il controllo dei propri dati e di trattenere la maggior parte delle relative monetizzazioni attraverso i dati.

Proprio in ottica di protezione dati e privacy nel Web 3.0 va citato il browser Klever, sconosciuto a molti, ma più avanti rispetto ai più blasonati competitor, che consente di connettersi a portafogli blockchain di Ethereum e Tron in modo molto sicuro e protetto, esplorare l’ universo dei protocolli finanziari decentralizzati, scoprire siti e social media di nuova generazione, accedere a token, raccogliere NFT e trovare i migliori strumenti di sviluppo blockchain.

Altro browser sviluppato per il Web3.0, primo ad integrare nativamente il protocollo peer-to-peer IPFS (InterPlanetary File System), che stravolgerà radicalmente il funzionamento di Internet, è Brave.

Come possiamo ben vedere, questi browser non risolvono i problemi di cui discusso sopra tra privacy e blockchain, il modo attraverso il quale tutelano la privacy degli utenti è data da sistemi che bloccano annunci e tracker così da evitare che questi possano seguirci da un sito all’altro.

Sono forniti poi da sistemi che in totale autonomia eliminano i cookie non necessari, rendendo in questo modo il proprio browser difficile da riconoscere e, come se non bastasse, bloccano i codici e siti dannosi aggiornando le connessioni sicure sui siti che le supportano.

Ninja Upshot

Browser come Mozilla, Opera Crypt, Brave, Klever integrano wallet o portafogli digitali connessi alle più note blockchain come Ethereum, Solana per effettuare in totale sicurezza qualsiasi operazione legata all’utilizzo delle cripto valute e alla gestione di asset digitali come gli NFT.

Il vero passaggio che determinerà l’evoluzione dei browser di navigazione verso le blockchain con la possibilità di utilizzare quest’ultime per veicolare e modificare i dati sensibili degli utenti, è un discorso ancora lontano, legato comunque alla necessità di risolvere i conflitti tra blockchain, GDPR e privacy.

Il discorso è comunque aperto e si cerca di rendere la normativa sulla privacy e il GDPR sempre più vicino al mondo delle blockchain, man mano che anche queste evolvono tecnologicamente avvicinandosi sempre più a risolvere le esigenze quotidiane di tutti.