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Perché il futuro dell’Influencer Marketing è la Community

Nel corso degli anni l’Influencer Marketing si è evoluto. Da novità che genera curiosità a tattica di marketing ormai radicata nelle aziende e nelle organizzazioni che puntano alla visibilità online.

Questa trasformazione ha fatto sì che anche il modo in cui le campagne di Influencer Marketing vengano gestite con più consapevolezza.

Dieci anni fa i brand hanno iniziato a collaborare con gli influencer per raggiungere il proprio target sui social media e creare programmi di marketing più autentici come alternativa al tradizionale Paid Advertising. Spesso senza troppa cognizione di causa, senza dare troppa importanza alle capacità comunicative dei creator e sottovalutando ciò che poi si è rivelato essere molto più di un trend.

Oggi vediamo aziende, imprese, professionisti e organizzazioni espandere il loro potenziale di visibilità riducendo la loro dipendenza da alcune piattaforme per sperimentare altri canali emergenti.

Luoghi digitali che permettono una rapida crescita organica nel momento in cui il brand riesce a gestire community diverse che rispondono a una specifica organizzazione, diversa dal tradizionale presidio dei classici social.

Ad esempio ciò significa creare prodotti, offrire esperienze e raccontare storie create insieme alla community del brand.

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futuro dell'influencer marketing è la community creator ninja marketing

È sempre una questione di dialogo

Ogni volta che si invia un messaggio, questo deve offrire valore al destinatario per poter riscuotere successo. Comunicare in maniera genuina e sinceramente attenta alle persone è il modo più diretto per entrare in contatto con il proprio pubblico.

Dato che i brand cercano di approfondire le relazioni con i clienti, una community rappresenta il canale più potente per questo scopo.

I referral generati all’interno di una community hanno un valore 3 volte superiore rispetto a quelli che derivano da altri canali e azioni di marketing.

Investire in una community – invece di limitarsi solo alla pubblicità a pagamento – favorisce la fidelizzazione dell’utente e sostiene una solida crescita organica a lungo termine.

Dalla transazione allo storytelling

Gli ultimi due anni hanno costretto anche i marketer a fare i conti con restrizioni e distanziamenti.

Un momento storico in cui spingere con energia alla vendita diretta non è esattamente la mossa migliore per un brand.

Ecco perché è fondamentale investire le proprie risorse su una tipologia di marketing che aiuta a entrare davvero in contatto con le persone potenzialmente interessate ai prodotti o servizi di un’azienda. Mettere a frutto i proprio sforzi comunicativi di brand attraverso la creazione di una community significa:

  • chiedere quali contenuti sono più preziosi e utili al proprio target di riferimento;
  • cosa vogliono vedere le persone in relazione ai prodotti o i servizi di un’azienda;
  • proporre offerte personalizzate e che rispettano le esigenze e le necessità – soprattutto in seguito a un periodo così difficile e faticoso.

In sostanza, adattare i messaggi del brand affinché riflettano il desiderio e le aspirazioni delle pubblico di riferimento significa lavorare per cementificare le basi della propria community.

futuro dell'influencer marketing è la community brand ninja marketing

Significa che l’Influencer Marketing è morto?

No affatto!

Sia gli influencer che i brand seguono lo stesso funnel di marketing per intercettare e convertire l’utente finale. Presidiano le stesse piattaforme, parlano allo stesso pubblico, lavorano con strutture e dinamiche comunicative spesso molto simili.

La collaborazione temporanea tra brand e influencer ha ancora senso di esistere soprattutto nel momento in cui una campagna one-shot è focalizzata su una nicchia estremamente verticale e ben circoscritta.

Tuttavia, esiste un modo migliore con cui brand e influencer possono collaborare tra loro per ottenere performance di marketing (ovvero engagement) più durature nel tempo: lavorare verso la creazione di community.

Significa integrare due forze comunicative di grande impatto in un’unica strategia di marketing online. Un po’ come quando i supereroi decidono di unire le proprie forze, i propri strumenti e i propri superpoteri per salvare l’umanità da una minaccia insuperabile.

Aziende e influencer, insieme per la costruzione di una brand community!

Marketing autentico oggi e domani

Oggi i consumatori vogliono essere coinvolti nel processo di sviluppo di un brand. Non si tratta solo di umanizzare l’azienda e adottare un approccio customer-centric.

Costruire relazioni autentiche tra brand, creator e il loro pubblico è il punto di partenza.

L’Influencer Marketing ha raggiunto uno scenario standard in cui gran parte del semplice posizionamento di prodotto avviene su Instagram mentre le connessioni più profonde e autentiche si trovano su YouTube o su piattaforme più verticali, come Twitch o TikTok.

Influencer Marketing

Ecco perché le aziende dovrebbero iniziare a ottimizzare gli strumenti con cui cercare e ingaggiare gli influencer delle campagne di marketing per catalizzare le loro potenzialità di visibilità e costruire – proprio a partire da loro – una robusta fanbase.

I migliori risultati derivano dalla creazione di contenuti unici, fatti su misura, personalizzati per un pubblico specifico. Ecco il valore aggiunto che può dare l’Influencer Marketing verso la costruzione di una brand-community.

I brand moderni hanno l’opportunità di offrire esperienze e raccontare storie, co-creandole con creator, ambassador e influencer in grado di cementare le relazioni con i loro clienti.

Influencer Marketing: la vera sfida della creazione di una Community

Il vantaggio di lavorare con gli influencer a lungo termine supera il ritorno generato da una collaborazione una tantum. Ma ci sono alcuni fattori da considerare. In primo luogo, la costruzione di una community implica la sua costante manutenzione e gestione.

Un brand deve essere capace di ascoltare efficacemente la community e guidare gli influencer al suo interno affinché da semplici follower diventino brand ambassador e sostenitori.

Perciò il processo di selezione, verifica, comunicazione e tracciamento non può essere lasciato al caso. Diversamente, non sarebbe possibile quantificare i risultati e poter decidere quale strada intraprendere per una comunicazione davvero incisiva dell’azienda sulle piattaforme social.

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culture next - spotify - copertina

Culture Next di Spotify: cosa ci dice il report che studia Gen Z e Millennial

Spotify ha pubblicato la quarta edizione di Culture Next, il report annuale globale sulle tendenze che definiscono la Generazione Z e i Millennial.

Per questa edizione, Spotify ha deciso di occuparsi delle tendenze culturali che si stanno diffondendo all’interno della Gen Z, in Italia e nel mondo, per poter fornire agli inserzionisti uno sguardo ravvicinato su ciò che ispira e motiva i giovani di oggi e sul futuro del mondo dell’audio in generale.

Perché anche quest’anno Spotify ha deciso di studiare la Generazione Z e i Millennial

Solo nel primo trimestre del 2022, gli utenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni hanno già ascoltato più di 578 miliardi di minuti di musica su Spotify – più di qualsiasi altra fascia di età – e circa 16 miliardi di minuti in più rispetto ai Millennial nello stesso anno.

Culture Next Spotify - musica in streaming

A differenza delle altre piattaforme social, che si concentrano su continui confronti, like e interazioni di qualsiasi tipo, l’audio digitale offre agli Z uno spazio per capire meglio se stessi e per immergersi in contenuti audio capaci di trasportarli in altre dimensioni, in altri tempi, magari quelli del passato, percepiti come più semplici e facili.

Dalla ricerca, infatti, emerge che il 73% degli Z ascolta ed utilizza l’audio per connettersi meglio con sé stesso e il 68% ha dichiarato di ascoltare e guardare contenuti legati ai decenni passati, proprio perché rimandano loro a “quando le cose erano meno complicate”.

Nel Culture Next di quest’anno, Spotify va ancora più a fondo nella Gen Z, intesa come trendsetter, fan e soprattutto gruppo di persone e individui che esplora e definisce il proprio mondo tramite l’audio. Il tutto, per permettere a brand e inserzionisti di comprendere meglio le nuove generazioni e trovare il giusto punto di incontro con loro.

Culture Next Spotify - gen z in Italia

Alcuni dei principali risultati di Culture Next in Italia e nel mondo:

1. Confrontando i dati con il report dello scorso anno, la Generazione Z in Italia ha più probabilità della controparte Millennial di descrivere la propria generazione come “stressata” (70% contro il 53%). Infatti, la salute mentale, il genere di podcast preferito a livello mondiale dalla Generazione Z,  ha assistito a una notevole crescita in Italia con un incremento del 73% nel numero di ascoltatori nel solo primo trimestre del 2022, rispetto all’anno precedente.

  • La Gen Z nel mondo è più propensa dei Millennial a descriversi come “stressata” (67% contro 48%).
  • Il 67% di questa utilizza i contenuti audio (musica, podcast, ecc.) per affrontare stress e ansia, mentre il 57% dei membri della Gen Z ascolta i podcast per trovare conforto, calmarsi o rilassarsi.
  • Il 61% degli utenti di età compresa tra i 18 e i 24 anni in Italia afferma di ascoltare podcast per trovare le risposte a domande difficili o personali prima di parlarne con la propria famiglia, mentre il 69% dello stesso gruppo afferma di ascoltare contenuti audio per ricavare informazioni di cui discutere con i propri amici.

2. Oltre un terzo dei membri della Gen Z (42%) ritiene di essere nato nel decennio sbagliato. Inoltre, un sorprendente 59% crede che la vita fosse migliore prima dei social media, nonostante la maggior parte di questa non abbia mai sperimentato un mondo non-connesso. Infatti, se le vecchie generazioni ricordano il passato come qualcosa di statico, semplicemente da ricordare, la Gen Z sta reinventando la nostalgia, prendendola e trasformandola in qualcosa di unico e personale.

  • Il 58% dei più “adulti” tra i ragazzi appartenenti alla Gen Z ha dichiarato di sentirsi stremato dalle continue sollecitazioni della cultura tecnologica e dei social media.
  • Al 77% della Generazione Z in Italia piace quando i brand ripropongono vecchi stili estetici e il 74% adora quando i brand realizzano contenuti o prodotti retrò.

3. A differenza dei teenager e dei ventenni delle passate generazioni che miravano ad integrarsi ed essere al “passo con i tempi”, la Gen Z aspira a distinguersi ed è alla costante ricerca di nuovi modi per esprimere se stessa.

  • Lo strumento migliore che permette alla Generazione Z di esplorare e mettere in mostra i propri gusti unici e inimitabili è l’audio. Il 72% degli utenti in Italia afferma che senza l’audio non potrebbe esplorare così a fondo la cultura, come invece sta facendo.
  • Inoltre, l’83% di questi, afferma che l’audio permette di scoprire diversi aspetti della propria personalità.

4. Infine, la Generazione Z sta rivoluzionando il rapporto tra creator e fan. Da una relazione a senso unico, si sta trasformando in uno scambio bidirezionale. In particolare, attraverso le chat su Discord o  TikTok, si stanno formando piccole community online di creator e fan, in cui ci si scambia informazioni, si condividono emozioni, sensazioni, le canzoni del cuore e i propri artisti preferiti.

  • Il 37% della Generazione Z in Italia afferma di far parte di una community digitale come Subreddit o Discord, dedicata ai fan di un particolare creator.

Culture Next Spotify - rapporto tra creator e fan

Cosa significa per Brand e inserzionisti

  • Mantenersi reali (e conoscere i propri meme).
    La Generazione Z non ha paura di criticare i brand che usano impropriamente prodotti culturali come i meme o che si appropriano del lavoro di altri.
  • Inserirsi nel dibattito culturale in tempo reale.
    Un grande vantaggio dell’audio digitale? Rispetto ad altri formati, è piuttosto facile (e veloce) da produrre, il che significa che ogni azienda può partecipare a un dibattito culturale proprio nel momento esatto in cui si sta svolgendo.
  • Portarli indietro nel futuro.
    I membri della Gen Z sono nostalgici, ma anche lungimiranti. Utilizzate il targeting contestuale per raggiungerli quando ascoltano playlist nostalgiche, malinconiche, sentimentali e altre playlist umorali, e invitate un artista a parlare di come prende spunti musicali dal passato. Oppure cercate di trovare creator che usano la loro musica e il loro sound per esprimere la loro visione di un mondo futuro.
  • … o aiutarli a tornare indietro nel tempo. Riportate in vita il suono del vostro marchio con le Branded Playlist dedicate, tornando ai decenni e ai generi che si allineano con la personalità del vostro brand. Oppure riportate la Generazione Z a momenti specifici della vita, come ha fatto Netflix: per The Adam Project ha riportato gli ascoltatori a quando avevano 12 anni.
Employer branding - guida aggiornata al 2022

Employer branding: guida aggiornata al 2022

L’employer branding, con il tempo sta acquisendo sempre maggiore importanza per le aziende perché rappresenta una parte fondamentale del processo di assunzione e fidelizzazione. Sono infatti sempre di più le aziende che ormai colgono il valore, le potenzialità e i benefici nell’implementare una buona strategia di employer branding.

Prova dell’importanza di applicare una buona strategia di employer branding è nel fatto che se questa non è stata ideata, nonostante ciò, il tuo Employer Brand esiste comunque e viene sperimentato ogni giorno da coloro che sono all’interno e all’esterno della tua azienda. 

Senza una strategia ben strutturata è quindi possibile che il tuo marchio venga percepito in modo diverso rispetto a come desideri e questo aspetto non è da sottovalutare in un contesto come quello attuale in cui la reputazione di un’impresa è un fattore più che mai importante.

Ma cosa intendiamo quando parliamo di employer branding? E perché è importante?

L’employer branding si traduce nei valori, gli approcci e la personalità della tua organizzazione rappresentando quindi tutto ciò che l’azienda ha da offrire ai suoi collaboratori ed è da ritenere estremamente importante per le aziende perché apporta molteplici benefici, primo fra tutti la possibilità di attirare i talenti migliori e di trattenere quelli già parte dell’azienda.

Ma vediamo insieme i diversi aspetti per cui è importante avere una strategia di employer branding.

LEGGI ANCHE: Come Google si sta impegnando per rendere il marketing più inclusivo

Perché è importante avere una strategia di employer branding

Secondo una ricerca di Randstad infatti, l’86% delle persone non farebbe domanda per lavorare o continuare a lavorare per un’azienda che ha una cattiva reputazione, mentre  secondo un recente studio di LinkedIn ha dimostrato che oltre il 75% delle persone in cerca di lavoro fa ricerche sulla reputazione di un’azienda prima di procedere alla candidatura.

Se questo dato non bastasse a comprendere l’importanza di strutturare una buona strategia di employer branding è bene sapere che attraverso questa è possibile per le imprese ottenere anche diversi benefici. 

Tra i fattori più evidenti dei vantaggi acquisibili grazie ad una strategia di employer branding troviamo i seguenti motivi:

  • serve a costruire una buona reputazione
  • è utile per attirare i talenti migliori grazie ad una maggiore attrattività del datore di lavoro 
  • è essenziale per la crescita aziendale
  • crea una maggiore motivazione tra i dipendenti esistenti che si vedono legati ai valori del marchio
  • offre una forza lavoro sostenitrice e promotrice in maniera attiva del marchio
  • attira nuovi potenziali clienti grazie alla promozione attiva dei dipendenti
  • riduce del 28% il tasso di ricambio dei dipendenti
  • riduce i costi legati all’assunzione di nuovi talenti 
  • velocizza il tempo di assunzione
  • permette di ottenere il 50% in più di candidati qualificati
  • offre una visione comune della direzione da seguire chiara e unificata
  • permette una riduzione del 50% dei costi di assunzione

infografica employer branding

Fonte immagine: Linkedin

Come si sviluppa una strategia efficace di employer branding

Seppure è bene sottolineare come sviluppare una strategia di Employer Branding assuma un’importanza ed un valore maggiore nel caso delle grandi aziende che necessitano di procedere ad un alto numero di assunzioni, è comunque sempre consigliabile adoperarla per accertarsi che la propria impresa abbia una buona reputazione.

Come detto in precedenza infatti, sia che la si adotti oppure no, la tua azienda svilupperà comunque sia una reputazione. Meglio dunque che sia costruita nel migliore dei modi ed in modo consapevole.

Come si sviluppa una strategia efficace di employer branding quindi?

Pianificare, sviluppare e implementare una strategia di employer branding  non è un compito facile. Per farlo è quindi bene puntare ad alcuni obiettivi, attraverso cui offrire una proiezione della propria impresa esattamente come si desidera che sia.

Gli elementi principali da tenere in considerazione, ovvero gli obiettivi da raggiungere sono definiti da tre passaggi:

  • creare una distinzione positiva della propria offerta rispetto a quella dei competitor 
  • offrire buone motivazioni per cui si dovrebbe voler lavorare nella propria organizzazione
  • mostrare i modi in cui il marchio si sta sviluppando e rafforzando nel tempo

Prima di sviluppare la strategia in base agli obiettivi definiti è bene però partire seguendo alcuni step precisi, utili a darci una visione della situazione da cui si sta partendo.

Ecco allora punto per punto 10 step da seguire per sapere cosa fare per sviluppare una strategia di employer branding.

guida aggiornata all'employer branding, come attrarre i talenti

Definisci gli obiettivi

Il primo punto non poteva che essere la definizione degli obiettivi, ovvero cosa si vuole ottenere attraverso la strategia che si mette in atto, perché sarà proprio in base alla definizione di questi che si potrà andare a costruire una strategia che includa i passaggi  necessari per ottenere quanto desiderato.

Tra i possibili obiettivi che con una strategia di employer branding è possibile ottenere troviamo:

  • attirare maggiori candidati e più in linea con la ricerca
  • migliorare il coinvolgimento online
  • aumentare il livello di consapevolezza del brand
  • trasmettere fiducia ai candidati 
  • ampliare la visibilità degli annunci di lavoro inseriti sul sito
  • attrarre candidati dai canali social 
  • aumentare la percentuale di candidati che accettano la posizione offerta
  • ridurre i costi relativi alle spese dei dipendenti che lasciano la posizione
  • ridurre i costi e i tempi necessari a provvedere alle nuove assunzioni

Verifica la percezione del marchio

Per verificare la percezione che le persone hanno del tuo marchio è necessario un controllo approfondito che può essere fatto in diversi modi e attraverso diversi canali.

Tra i posti da esaminare ci sono:

  • i siti di recensioni in cui le persone lasciano i loro giudizi sull’azienda e sulle sue politiche
  • i social media attraverso cui tenere traccia delle menzioni ricevute dalle persone che parlano dell’azienda
  • i feedback dei dipendenti ottenibili attraverso sondaggi o riunioni aperte per identificare i problemi da risolvere per riuscire ad attrarre e trattenere nuovi talenti
  • alert di Google che è possibile impostare con il nome del marchio per essere avvisati con una mail ogni qualvolta il nome del marchio viene fatto sul web 

Definisci il tuo candidato ideale

Conoscere chi è il candidato ideale è uno step fondamentale per sapere con chi si sta comunicando e per farlo è bene sapere alcune informazioni rilevanti quali:

  • la personalità che hanno
  • le cause che hanno a cuore
  • le motivazioni che spingono le loro scelte
  • le loro fonti di informazioni
  • i ruoli desiderati
  • da chi sono influenzate le loro decisioni
  • attraverso quali canali cercano lavoro (social media, siti di annunci di lavoro…)
  • cosa li spinge a cambiare lavoro
  • come cercano lavoro (attivamente o passivamente)

Questi dati sono una fonte di informazioni molto utile da impiegare nella costruzione di una strategia di employer branding sviluppata per attirare in questo modo candidati più profilati, ottenendo così talenti in linea con la ricerca fatta e una diminuzione del tempo dedicato alle assunzioni.

Stabilisci gli elementi distintivi della tua azienda

Gli elementi che contraddistinguono la tua azienda sono un elemento fondamentale da individuare e da mostrare per la creazione di una storia relativa al tuo marchio che raccolga i valori aziendali,  le responsabilità sociali e la cultura della stessa.

Un’analisi della concorrenza è in questo senso essenziale per avere un quadro degli elementi da cui è possibile differenziarsi rispetto ai competitor e attraverso cui costruire una propria ed unica strategia.

Scegli i canali attraverso cui promuovere il tuo Employer Branding

I canali scelti per raggiungere e comunicare con i potenziali candidati sono un altro elemento importante da valutare nella costruzione di una strategia e per fare una scelta adeguata è necessario conoscere quali sono i canali a cui questi si collegano così da ottimizzare la propria strategia che potrebbe prevedere ad esempio una comunicazione attraverso:

  • sito Web
  • campagne adv sui media
  • social media
  • i dipendenti attuali dell’azienda
  • inbound recruiting

Crea la tua proposta di valore

La proposta di valore si traduce nella promessa che l’azienda fa ai dipendenti attuali e a quelli futuri e rappresenta il valore aggiunto che si va a costruire nonché la possibile motivazione che si offre ai talenti e per cui dovrebbero voler lavorare nella tua azienda rispetto a quella della concorrenza.

Affinché la proposta di valore sia motivante per i candidati dovrà quindi includere i maggiori interessi manifestati degli stessi e tra questi elementi troviamo:

  • opportunità di crescita
  • Indennità ferie
  • cultura aziendale
  • Benefici sanitari
  • flessibilità degli orari di lavoro
  • flessibilità delle modalità di lavoro (smart working, ibrido)
  • Bonus
  • ambiente confortevole
  • inclusività
  • momenti di team building
  • beneficenza e responsabilità d’impresa

Per costruire una proposta di valore valida inoltre bisognerà partire dal porsi le giuste domande:

  • perché i tuoi collaboratori hanno scelto te?
  • perché decidono di restare nella tua azienda?
  • quali sono gli elementi da loro più apprezzati?

Partendo dal porsi queste domande e includendo le motivazioni principali che spingono un candidato a scegliere un’azienda rispetto ad un’altra, definire un’offerta di valore risulterà molto più semplice.

Investi nella formazione del tuo team

Sostituire i dipendenti costa molto alle aziende, nello specifico secondo uno studio di Employee Benefits News sulla fidelizzazione dei dipendenti, il costo medio della perdita di un dipendente corrisponde al 33% del loro stipendio annuale.

Questo aspetto può però essere controllato offrendo le giuste opportunità di crescita al team attraverso piani di formazione. I dipendenti che si vedono crescere durante la loro permanenza in un’azienda sono infatti più portati a rimanerci. Corrisponde infatti al 20% in più la possibilità che i dipendenti rimangano nelle loro aziende tra un anno se ottengono da queste una formazione.

Ottieni feedback dai dipendenti creando advocacy internamente

Avere un feedback da parte dei dipendenti è fondamentale per migliorarsi e per far sì che i dipendenti sentendosi ascoltati rimangano in azienda. Secondo TINYpulse infatti, i dipendenti che non si sentono a proprio agio nel poter fornire un feedback hanno il 16% di probabilità in meno di rimanere nelle loro aziende.

Per dar voce ai dipendenti e avere da loro un feedback è possibile fare riunioni regolari o focus group con persone selezionate. Così si avrà modo di conoscere gli aspetti importanti per i dipendenti e regolare la propria strategia per andare incontro a questi.

I tuoi dipendenti inoltre non solo devono potersi esprimere senza timore ma devono essere i primi a credere nella strategia aziendale, affinché questa possa essere reputata credibile dai tuoi possibili candidati.

La promozione attiva dell’azienda fatta dagli stessi dipendenti ha infatti un valore maggiore rispetto a quella autoreferenziale dell’azienda e risulta sempre uno strumento molto potente da utilizzare per la promozione del marchio e per attirare nuovi talenti. Secondo una statistica di Linkedin infatti,  i candidati si fidano dei dipendenti tre volte di più rispetto ai datori di lavoro. Appare dunque chiaro come i dipendenti dell’azienda abbiano un ruolo cruciale in ogni strategia e come sia importante imparare a sfruttarne le potenzialità nel migliore dei modi.

Prevedi il formato video nella tua strategia

Per comunicare trasmettendo le emozioni e l’esperienza di lavorare in un determinato post, i video rappresentano il mezzo migliore, perché a differenza dei testi che un candidato può leggere sui siti, questi riescono meglio delle parole scritte a coinvolgere lo spettatore e a trasmettere il messaggio che l’azienda vuole che venga comunicato, dando anche un volto all’azienda, che specialmente nei casi delle aziende più grandi difficilmente si riesce a dare.

Perciò il suggerimento è quello di integrare sempre i video all’interno della propria strategia di employer branding.

Valuta il successo della tua strategia

Valutare la propria strategia esaminando il successo delle iniziative di employer branding in atto rispetto ai KPI predefiniti, è un passo magari scontato ma a cui bisogna riservare la giusta importanza, infatti è l’unico modo per valutarne i benefici e per decidere se implementarne alcuni aspetti al fine di migliorarne le performance.

Per fare una corretta valutazione è bene prendere in esame tre fattori:

  • Consapevolezza, ovvero capire quante persone conoscono il tuo marchio e quale opinione hanno in merito a questo
  • Attrazione, visibile dall’attrazione che il tuo marchio esercita sui candidati, il cui metro di misura corrisponde al numero dei candidati che si è riusciti ad attrarre e dalle qualifiche di questi
  • Esperienza, cioè l’esperienza che i dipendenti hanno del marchio, va monitorata per essere migliorata, poiché con l’aumento della consapevolezza del marchio, a crescere ci saranno anche le aspettative a cui l’azienda andrà incontro

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guida 2022 all'employer branding

5 esempi di employer branding di successo

Un esempio per lo sviluppo di una strategia di employer branding al fine di vedere i passaggi seguiti e i benefici ottenuti sono le tante e diverse imprese che in tutto il mondo continuano a  massimizzare in modo costante il loro potenziale al fine di attrarre, riuscire a reclutare e trattenere i talenti migliori disponibili, ma anche i dipendenti già assunti.

Per farlo usano i loro messaggi, che vedremo nel dettaglio, per trarre ispirazione dal loro operato. Ecco 5 esempi di employer branding di successo.

Vodafone

Vodafone ha compreso la propria mancanza relativamente ad alcune aree, perciò per meglio comprendere le possibilità di miglioramento, ha deciso di indagare sul sentiment che le persone avevano sviluppato nei confronti dell’azienda.

Per farlo ha utilizzato un approfondito sondaggio svolto su ben 40.000 persone ed attraverso questo strumento ha avuto modo di ottenere utili dati da utilizzare per una proposta di valore nuova e più efficace allo scopo di attrarre talenti nuovi ed esistenti.

L’Oreal

L’Oreal ha sfruttato la grande visibilità ottenuta da tutto il mondo grazie ai 300.000 follower su LinkedIn per mostrare le storie e le capacità dei membri del suo team.

Attraverso questa tattica l’Oreal ha potuto far vedere ai potenziali candidati le opportunità lavorative disponibili nell’azienda e ha utilizzato le stesse voci dei suoi dipendenti per farlo, che come ormai assodato hanno un valore percepito maggiore rispetto a quella aziendale, perché riescono a creare maggiore fiducia nel marchio.

Google

Google rappresenta un ottimo esempio di employer branding e la prova sono i circa 3 milioni di curriculum che ogni anno Google riceve dai candidati. Questo ottimo feedback ricevuto dai candidati è il frutto di diversi aspetti che caratterizzano la strategia di Google, tra cui:

  • l’ottimo approccio ai dipendenti
  • la bravura nel costruire una proposta di valore forte
  • i diversi vantaggi come lo spazio di lavoro in stile campus

Un modo per mostrare tutti questi aspetti ai candidati potrebbe essere quello di organizzare un open day pubblicizzandolo sui diversi canali presidiati, nel quale studenti e potenziali candidati possono avere l’occasione di vedere come potrebbe essere la loro vita lavorativa all’interno dell’azienda  visitandola e parlando con i dipendenti.

Hubspot

Elementi che contraddistinguono Hubspot e su cui basa la sua strategia di employer branding sono:

  • una cultura aziendale divertente
  • flessibilità degli orari di lavoro
  • rimborso delle tasse scolastiche

Unitamente a questo, Hubspot si differenzia dalle altre aziende per il suo modo di approcciarsi ai propri follower sui canali social, in quanto tende a incoraggiare chi li segue a lasciare commenti utili da usare come punto di partenza per ispirare i futuri contenuti.

Heineken

La strategia di employer branding attuata da Heineken riserva molta importanza all’aspetto visivo, infatti nel 2019 Heineken ha creato la campagna “Going Places“, incentrata sull’acquisizione di nuovi talenti, che ha incentrato sulla celebrazione delle storie e dello sviluppo di 33 dei suoi dipendenti in tutto il mondo.

La sua strategia si basa sull’uso delle storie dei dipendenti per:

  • creare un orgoglio da parte dei dipendenti nel lavorare per l’azienda
  • aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento tra i potenziali candidati
  • migliorare la qualità dei talenti attratti

Prima di ciò però, Heineken ha condotto ricerche in tutto il mondo in 15 dei suoi mercati con l’obiettivo di capire su cosa  il marchio avrebbe dovuto concentrarsi.

Per prendere esempio dalla strategia usata da Heineken si può quindi mettere in conto di dar vita a storie e valori aziendali attraverso un video che con immagini e parole coinvolga e racconti l’azienda.

Perchè l’employer branding non è una moda

Secondo un sondaggio realizzato da Statista tra le società di ricerca esecutiva pubblicato nel 2022, l’employer branding si trova, con una percentuale del 23%, al terzo posto tra le priorità per il 2021, superato solo dall’automazione e digital transformation e dall’acquisizione di candidati, ai primi due posti nei risultati.

Questi dati, unitamente a molti altri, dimostrano chiaramente come l’employer branding stia acquisendo da parte delle aziende sempre più importanza e rilevanza, tanto da essere ormai ai vertici delle classifiche inerenti alle priorità di cui le imprese devono tenere conto nell’ottica di una strategia di crescita del business e non è una tendenza momentanea.

Una motivazione ulteriore che spiega bene perché un’impresa dovrebbe prestare la giusta attenzione alla percezione che si ha della propria azienda e a sviluppare una strategia di employer branding utile a gestirla consapevolmente è data inoltre dal notevole risparmio a cui l’azienda va incontro rispetto ai costi e ai tempi di ricerca e di selezione del personale.

Motivazione che rende molto chiaro il perché l’employer branding non è una moda, bensì è una necessità per le aziende.

Conclusioni

L’importanza dell’employer branding non può in nessun caso essere sottovalutata dalle aziende in quanto è fondamentale per aumentare la consapevolezza della tua organizzazione e attirare i migliori talenti, oltre che a mantenere quelli esistenti.

Essendo la reputazione, come abbiamo visto dai dati raccolti a seguito di diverse ricerche, l’elemento alla base preso in considerazione dai candidati alla ricerca di lavoro nel momento della scelta di inviare o meno la propria candidatura ad un’azienda, questa è quindi alla base del successo o meno di un’impresa.

Per questo motivo darle il giusto valore ed impegnarsi nella costruzione di una strategia di employer branding adeguata risulta essere oggi più che mai essenziale per qualsiasi azienda che punti ad una crescita costante grazie ad una forza lavoro di qualità, unita e attiva nella sponsorizzazione della propria azienda.

evento salesforce 2022

Salesforce Live 2022: cosa abbiamo visto all’evento della piattaforma di CRM numero uno al mondo

Salesforce ha umanizzato il MiCo Centro Congressi di Milano, tornando dal vivo con il suo evento annuale che ha riunito il vasto ecosistema di agenzie e aziende che ruotano intorno alla piattaforma di CRM numero uno al mondo, seguendo una linea data driven, così da mettere realmente al centro delle strategie gli esatti stakeholder.

51 sessioni verticali per un totale di oltre 30 clienti on stage: Salesforce Live Milano si è ripreso la scena della locomotiva del Paese, dove parlare di CRM è anche riduttivo, visto che Salesforce è un set di strumenti digitali attraverso il quale è possibile personalizzare e scalare l’intera company tenendo traccia dell’evoluzione in termini di sales, brand awareness e reputation lungo il funnel da un’unica vista.

Sales, comunicazione e dati per eccellere

Il gotha della comunicazione al salesforce milano

Salesforce Live 2022, Milano

L’evento ha richiamato leader di settore, innovatori, aziende e partner per parlare degli ultimi trend in fatto di business tecnology, digitale e innovazione, ma soprattutto è stata l’occasione per concretizzare quella comunicazione Human To Human e face to face che fa da ponte alle relazioni di valore.

Il keynote di apertura di questa edizione si è contraddistinto per la presenza di nomi prestigiosi che si sono alternati sulla scena per uno scambio di idee e opinioni ad alto valore. A fare gli onori di casa Mauro Solimene, Country Leader di Salesforce Italia, che ha presentato accolto sul palco alcuni clienti di successo che hanno indossato le vesti di “Trailblazer”, innovatori che aprono nuove vie per il business.

Ne ha dato dimostrazione Iren Luce e Gas che, grazie a una demo dedicata al proprio percorso di trasformazione digitale, ha mostrato come ha instaurato una nuova relazione tra azienda e clienti.

Miroglio ha poi portato sul palco un vero e proprio negozio del futuro rendendo in modo efficace come l’omnicanalità e il nuovo ruolo dello store assistant siano un binomio essenziale per personalizzare l’esperienza di shopping dei clienti di oggi.

Roboze, azienda pugliese che sviluppa, produce e vende soluzioni innovative di stampa 3D, ha portato un esempio virtuoso di come la scalabilità del cloud consente ad aziende di tutte le dimensioni di diventare grandi e competitive a livello globale.

Non sono mancati temi da sempre cari a Salesforce Italia: formazione e competenze digitali.

L’esempio di Generation Italy, fondazione no-profit di McKinsey & Company, ha così permesso di ricordare i tanti progetti in essere delle Digital Talent Factory, un luogo virtuale dove informarsi, ispirarsi e scoprire tutte le realtà, da quelle universitarie a quelle delle aziende partner, che offrono percorsi di formazione ideati appositamente per contribuire a colmare il gap di competenze digitali e alla creazione di nuovi posti di lavoro all’interno dell’ecosistema Salesforce.

Secondo la ricerca IDC Salesforce Economy infatti, entro il 2026 l’ecosistema Salesforce in Italia avrà un impatto stimato in 33,9 miliardi di dollari di nuovi ricavi e 21.360 nuovi posti di lavoro diretti e 93.300 posti di lavoro indiretti. Un volano importante a vantaggio di tutto il sistema economico italiano.

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Mauro Solimene, Country Leader di Salesforce Italia: “Oltre lo stop il progresso”

Salesforce punta sull’Italia: ora spingere sulla digitalizzazione

Mauro Solimene, (Salesforce), ha spostato il focus sulla comprensione dei bisogni di ciascuna persona.

 

Il successo di questa edizione di Salesforce Live Milano è sorprendente – ha commentato Mauro Solimene, Country Leader di Salesforce Italia. – La fame di digitalizzazione delle aziende italiane si riflette bene nelle presenze qui in sala oggi. Sebbene questo evento sia fisicamente mancato per due anni, in questi due anni è come se ne avessimo vissuti dieci per progressi raggiunti e passi in avanti compiuti insieme ai nostri clienti e al nostro prezioso ecosistema per dare una svolta ai processi di accelerazione digitale del nostro Paese”.

L’evento è stato la vetrina inoltre per palesare due importanti novità: il nuovo accordo di partnership per l’Italia siglato tra Salesforce e TIM, con la propria cloud company Noovle, che mira a supportare i processi di trasformazione digitale di aziende e pubbliche amministrazioni per renderle più efficienti e competitive, e i dati italiani della quinta edizione del report “State of the Connected Customer, l’indagine che mira a comprendere il livello di engagement dei consumatori nel nuovo mondo digital first, dalla quale è emerso che: per l’89% dei consumatori italiani l’esperienza è importante tanto quanto il prodotto, infatti fiducia dei consumatori è misurata  dalla qualità delle interazioni con il brand di riferimento. 

Inoltre, non è mancata la presenza dell’ecosistema dei partner, tra i quali: Accenture, Deloitte Digital, PWC, Reply Arlanis, Lutech, KPMG, Capgemini, Balance, Brainpull, Jakala e Lobra, che hanno partecipato attivamente attraverso l’incremento di relazioni e scambi di vedute rapportandosi anche con i media.

Mettere al centro il cliente

Domingo Iudice: Salesforce è insito nel nostro modo di lavorare

Domingo Iudice – Brainpull

Domingo Iudice, CEO di Brainpull, agenzia partner, ha sottolineato come sia stimolante la presenza fisica, dove la competizione è vista come un elemento di evoluzione umana e professionale. “Attraverso Salesforce è possibile massimizzare tutta l’area inerente la brand awareness, concretizzando e cristallizzando contatti, che da lead diventano contattabilii in modo più efficace. Si lavora con grandi aziende, specialmente nel settore eCommerce e si è avuto un incremento del fatturato sfruttando tutte le potenzialità del Direct Marketing”.

Matteo Banfi, Senior Manager presso PwC, ha sottolineato che i feedback della clientela come user experience di Salesforce è eccellente in tutte le industry in particolare modo nel fashion e luxury retail. “Anche lato metaverso viene ampliata la strategia e ci sono già brand come Hogan con la quale è stato già organizzato un evento”.

Marta Piedrafita Baudin Regional VP Enterprise Sales EMEA South – Slack / Salesforce, ha posto l’accento sull’integrazione e su una visione molto ampia del project management attrverso Salesforce, andando a semplificare tutti i processi di gestione. “La clientela è internazionale, e la tecnologia Slack si abbina perfettamente a tutti i settori,  armonizzando, la comunicazione nell’HR, amministrazioni, marketing, IT, e engineering”.

Andrea Percio, Partner Deloitte Digital, ha dichiarato che la partnership Salesforce ha sempre dato e stando eccellenti risultati. “Deloitte ha un presenza massiccià in tutti i settori con un ruolo di primaria importanza nell’automotive, con un’incisività nel retail lato eCommerce, nei processi abbiamo una visione strategica integrata al Marketing condividendo gli studi e la la parte di Customer Experience. Oggi si sta andando verso un’esperienza, e i consulenti sono chiamati a dare soluzioni che hanno a cuore la risoluzione di problematiche come tempistiche e innovare i processi”.

Domingo Iudice: Salesforce è insito nel nostro modo di lavorare

Roberto Borghi – Jakala

Roberto Borghi, Principal di JAKALA, ha posto l’accento sull’evento lato relazione, dunque comunicazione come momento tecnologico e scambio di vedute con i competitor. “Sia per quanto riguarda il B2B e il B2C, il mercato sta valorizzando il dato, che è il vero valore aggiunto per il cross selling e tutta la parte di sales, andando a targettizzare il giusto pubblico. Il dato grezzo deve essere pulito strutturato ed organizzato, ed oggi le competenze devono essere sia lato business che innovative, per avere il perfect match nello start e nella fidelizzazione della clientela”.

L’evento dunque, è stata l’occasione per riportare al centro della strategie di Marketing e Comunicazione il fattore umano, rispetto a relazioni di valore come leva di business.

intervista a kevin roberts al wobi 2021

Intervista a Kevin Roberts: per abbracciare il cambiamento devi perdere il controllo

Quella che stai per leggere è una di quelle interviste che rimangono nel cassetto per un po’ di tempo, in attesa di trovare il momento giusto per essere pubblicate, o di avere il giusto spazio nella frenetica programmazione redazionale. Eppure le parole che Kevin Roberts, storico CEO di Saatchi & Saatchi e ora leader dell’agenzia di consulenza Red Rose Consulting, sono di quelle che andrebbero lette e rilette, quasi come un classico della letteratura, perché dentro è possibile scoprirci sempre qualcosa di nuovo.

Kevin Roberts è colui che ha inventato l’idea di lovemarks, ossia di quei marchi a cui siamo legati da una relazione affettiva, da un rapporto che coinvolge tutti i nostri sensi, e che sono capaci di instaurare un senso di lealtà, in grado di attrarci al di là di ogni forma di razionalità, economica o pratica. Parliamo quindi di puro marketing.

Quando lo abbiamo incontrato, durante l’edizione 2021 del WOBI, le gambe un po’ tremavano, ma come tutti i Grandi ci ha messo subito a nostro agio, con una battuta e i suoi modi gentili. Contestualizzare con questo grado di dettaglio ci serve a sottolineare che questo è uno di quei casi in cui forma e sostanza sono un tutt’uno e in quest’ottica andrebbero lette le parole che seguono, le indicazioni, i concetti e i pensieri che questo guru del marketing ci ha regalato.

intervista a kevin roberts - wobi

Cambiamento e creatività per coinvolgere le persone

Come possiamo creare una cultura delle idee e come possiamo identificare una grande idea tra centinaia di idee non significative?

«Viviamo nell’era delle idee, ma negli ultimi due anni è stato piuttosto difficile per noi andare avanti. Non possiamo tornare a una nuova normalità, come in tanti avevano annunciato dopo la prima fase della pandemia. Siamo tutti cambiati, abbiamo tutti nuove storie e l’unico modo per andare avanti è il cambiamento.

Ci sono tre tipi di cambiamento:

  • incrementale, cioè un miglioramento continuo come il kaizen giapponese;
  • trasformazionale;
  • dirompente.

Dobbiamo sapere quale di questi tipi di cambiamento adottare. La cosa più importante per tutti noi, in ogni caso, è la creatività.

Ma che cos’è la creatività esattamente?  È la capacità di guardare qualcosa, la stessa cosa che guardano tutti, ma pensare qualcosa di diverso.

Pensare qualcosa di diverso inizia con una regola: come aziende dobbiamo imparare a fallire velocemente, imparare velocemente e risolvere velocemente, quindi dobbiamo avere il coraggio di fallire e imparare bene.

Solo in questo modo le idee possono fiorire. Si tratta, in fondo, di tornare un po’ bambini, a quando eravamo molto creativi perché ognuno vedeva le cose a modo proprio, in modo diverso. Solo dopo, a scuola, nelle università, nelle aziende, siamo stati addestrati. Quando avevi cinque anni eri molto creativo perché vedevi le cose e le vedevi in modo diverso, ma poi sei stato addestrato a vedere le cose nello stesso modo di tutti gli altri.

Oggi, abbiamo bisogno di creare una cultura in cui vada bene anche fallire. Solo fallendo, si impara e si diventa capaci di aggiustare il tiro, si capisce quando si ha una buona idea, una grande idea o una pessima idea.

Alla fine si tratta di ascoltare l’istinto, ascoltate il cuore. Sì, possiamo avere tonnellate di dati; sì, possiamo fare i test; ma non è questa la fonte magica. Il segreto è avere fiducia nel proprio istinto per sentire il mercato, per sentire il cliente, per sentire il consumatore.

Quindi bisogna essere là fuori e si deve ascoltare. Non parlare, ma ascoltare e guardare bene. Non si può fare tutto sullo schermo, non si può fare tutto a distanza. Bisogna vivere lo stesso mondo dei nostri consumatori e dei nostri clienti».

Quanto è importante la creatività nel business?

«È la singola caratteristica che definisce un business. La creatività ha un potere irragionevole.

Non c’è niente di più importante della magia di arrivare prima al futuro ed eseguirlo con eccellenza. È l’unica cosa che differenzierà l’idea.

Guardiamo, ad esempio, il valore delle idee di Elon Musk. La sua compagnia vale più di Toyota e General Motors messe insieme e questo è il potere di un’idea».

LEGGI ANCHE: Talent Acquisition vs Recruitment: non sottovalutare il cambio di paradigma nel mercato del lavoro

Il ruolo dei leader di oggi secondo Kevin Roberts

intervista a kevin roberts - wobi - fabio casciabanca - kevin roberts

Come si fa a passare dallo storytelling allo storysharing?

«Rolf Jensen ha detto che i leader del 21° secolo sarebbero stati degli “story tellers”, ma si sbagliava. Sono degli “story sharers”. Oggi infatti vogliamo essere coinvolti, nel personaggio e nella storia. Ci buttano così tanta roba addosso che stiamo affogando nelle informazioni e più ne sai di qualcosa, meno interessante questa cosa diventerà.

Pensa al matrimonio, pensa a qualsiasi relazione, tutti noi abbiamo bisogno di mistero, abbiamo bisogno di sensualità, abbiamo bisogno di intimità. Tutti oggi abbiamo una voce, sia su Twitter, che su Instagram, o su qualsiasi altro social. Ma tutti vogliamo essere coinvolti nella storia. Io ho sei figli e nove nipoti, quando parlo con loro mi rendo conto che non posso più semplicemente raccontare loro una storia. Vogliono essere nella storia, vogliono agire, vogliono essere parte di essa.

Dal punto di vista del business questo significa che dobbiamo rinunciare al controllo del marchio e dare quel controllo al consumatore».

Come può il marketing creare un movimento che la gente vuole condividere?

«Sì, penso che questo sia il ruolo del Marketing Manager. Non è più quello di creare un marchio, ma di creare un movimento. Ognuno di noi vuole essere parte di qualcosa di più grande di se stesso. Per questo se scegli Nike contro adidas o adidas contro Nike, non stai scegliendo semplicemente delle sneakers invece di altre sneakers. Stai scegliendo ciò che ti rappresenta, stai scegliendo se vuoi essere come Nike o vuoi essere come un fantastico giocatore del Manchester City o vuoi essere parte di qualcosa di più grande di te.

Per questo dico che il ruolo del Brand Manager è cambiato: non gestisce più il marchio, ne cede il controllo e ispira tutti a vedere cosa c’è dietro il marchio. Si tratta di avere uno scopo.

Quindi devi pensare molto più in grande se sei nel marketing. Questo è il momento migliore nella storia dell’umanità per essere un marketer, perché non si tratta più di gestione del marchio, ma di creare un movimento. Qualcosa di molto eccitante, quindi».

Kevin Roberts e il futuro del business

Quanto è complicato essere creativi in un momento fortemente influenzato dal politacally correct?

«Io sono politicamente scorretto e orgoglioso di questo, perché penso che la politica sia assolutamente terribile. Parlo ovviamente di quella politica che resta solo un’idea, che non si può mettere in pratica.

La politica che il mondo sta seguendo oggi è una politica di estremismo e una politica di tensione. Per questo dico di essere politicamente scorretto. Perché abbiamo bisogno che i creativi abbiano piena fiducia che il loro ruolo è quello di ispirare pace, amore e armonia.

Il ruolo del business non dovrebbe essere quello di creare valore per gli azionisti, né di creare un cliente, ma dovrebbe essere quello di creare un mondo migliore per tutti. Il futuro dovrebbe essere quello del capitalismo inclusivo. Nessun altro -ismo funziona, infatti: oggi abbiamo bisogno di includere, non di continuare ad escludere e il problema con l’attuale “correttezza politica” è che è molto esclusiva e molto giudicante rispetto alla minoranza. Quindi non sono assolutamente a favore di questa idea come persona creativa, perché questo limita la creatività».

open days metaverso ninja academy

Open Days Ninja nel Metaverso: esplora in anteprima le novità formative 2023

Ninja lancia i Ninja Academy Metaverse Days, il primo Open Day nel Metaverso: un evento unico nel suo genere, per esplorare in anteprima tutte le novità in ambito formazione, aggiornamento e certificazione delle competenze per il 2023.

Si partirà con l’evento inaugurale del 29 giugno dalle 12 alle 15, con il Ninja Team e con ospiti tra i migliori esperti di Digital, Formazione e Lavoro. Dal 29 giugno al 1° luglio dalle 17:30 alle 18:30 saranno poi organizzate tre sessioni di orientamento nel Metaverso con il Team di Ninja per approfondire i percorsi, le opportunità formative e gli sbocchi professionali.

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Il Metaverso non è solo un trend

Il Metaverso sta influenzando diversi settori, dal mondo dell’arte a quello della moda, senza interruzioni.

Molto vicino all’idea di cyberspazio, il Metaverso ricrea mondi virtuali in 3D per connettere le persone: basta entrare in questi “luoghi” usando avatar o rappresentazioni digitali di se stessi.

Un trend, senza dubbio, destinato a diffondersi sempre di più. In molti si domandano se il Metaverso, dopo aver saturato il mondo del gaming e dell’intrattenimento, invaderà le nostre quotidianità. Vivremo davvero in realtà virtuali in cui le persone potranno interagire tra loro e con oggetti digitali in maniera abitudinaria e del tutto spontanea? Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo questi spazi, montati a regola d’arte, sono molto affascinanti e sono in grado di suscitare l’interesse di chiunque.

LEGGI ANCHE: Lavorare nel Metaverso è possibile? Lo abbiamo chiesto al mondo degli HR italiani

Per questa ragione Ninja Academy presenta un evento inconsueto, una vera e propria experience per coinvolgere il proprio pubblico e mostrare la nuova offerta formativa in una veste innovativa e futuristica.

Perché seguire i Ninja Academy Metaverse Days

Lo scopo degli Open Days è quello di far conoscere meglio il mondo Ninja, l’evoluzione che sta perseguendo per andare incontro alla trasformazione digitale e alle rinnovate esigenze del mercato. L’orientamento in campo Digital è sempre al centro. La nuova offerta formativa intende rispondere ai bisogni più urgenti che vengono riconosciuti nei professionisti digitali o aspiranti tali. Parliamo di formazione, esperienza sul campo, certificazione delle competenze e costante aggiornamento.

ninja metaverse day

I Ninja Academy Metaverse Days sono rivolti a studenti universitari, neolaureati, freelance, consulenti, manager e a chi lavora in ambito HR.

Per l’occasione saranno presentati i nuovi Corsi e Master dell’Academy in collaborazione con vari enti e istituti formativi e universitari, tra cui CEPAS e Unipegaso.

Nuove certificazioni in arrivo, ma anche tanti appuntamenti imperdibili per orientarsi e cogliere tutte le opportunità di formazione in ambito digitale.

Il Metaverso di Ninja si arricchisce con un parterre d’eccezione a cui prenderanno parte: Andrea Quintiliani, docente di Strategia d’Impresa Unipegaso, Esther Intile, Head of Employer Branding People and Organization Enel GroupLuca Clementi, Community Manager The Sandbox, Martina Capozza, Launch Consultant Shopify, Rossella Laface, Sales & Innovation Manager CEPAS, Barbara Reverberi, Mentor/Coach e Founder Freelance Network Italia e Maurizio Fiengo, Orientatore e Consulente Personal Branding.

E, dal Ninja Team:
Mirko Pallera, CEO e Founder 
Adele Savarese, General Manager
Federica Bulega, Corporate Training Manager
Marco Adinolfi, Customer Success
Marian Pascariu, Responsabile Prodotto
Emiliano Ruozzo, Learning Consultant

Ecco il programma:

29 giugno dalle 12.00 alle 15.00
ore 12:oo
– saluti e introduzione di Mirko Pallera

ore 12:10
– Esperienza sul campo: la nuova Factory eCommerce con Shopify
Il Laboratorio Pratico Ninja che comprende il Master eCommerce e un project work reale con top brand della Industry

ore 12:40
Formazione riconosciuta: il nuovo Master Ninja Academy / Unipegaso
Un Master di I Livello in Digital Marketing, Social Media Communication & eCommerce Management per un totale di 1.500 ore formative (60 CFU)

ore 13:10
– Aggiornamento: All Access Digital e nuovi corsi
Il Pass per accedere per 365 giorni a oltre 300 ore di contenuti di Alta Formazione e Informazione PRO e i nuovi Corsi HR Marketing, Digital Project Manager, Cryptoverse Marketing

ore 14.00
– Placement: il servizio Ninja Talents
– La formula Placement per trasformare l’esperienza formativa in concreta opportunità di occupazione nel settore digitale

ore 14.20
– Certificazione delle competenze: le qualifiche CEPAS
Il primo Schema di Certificazione delle professioni digitali per ottenere le qualifiche di Specialist e Manager in ambito Digital, Social ed eCommerce

29 – 30 giugno e 1° luglio ore 17.30 – 18.30
Orientamento nel Metaverso con il Ninja Team su:

– eCommerce Factory
– Servizio Placement
– Master Ninja Academy/ Unipegaso
– Nuovi Corsi
– All Access Digital
– Qualifiche CEPAS
– Ninja For Business e corsi B2B

Non perdere quest’occasione, i posti sono solo limitati: iscriviti subito!

talent acquisition

Talent Acquisition vs Recruitment: non sottovalutare il cambio di paradigma nel mercato del lavoro

Oggi quando si parla di assunzioni e mercato del lavoro, ci troviamo davanti a un cambiamento significativo. Le aziende si trovano davanti a una grande sfida: attrarre talenti capaci di potenziare il valore economico e umano del brand.

Quello che una volta era un compito strettamente legato al dipartimento Risorse Umane è ora una funzione centrale per qualsiasi tipo di organizzazione che crede nello sviluppo del business attraverso le persone.

Perché parliamo di Talent Acquisition

Le aziende sono dinanzi a un’enorme carenza di talenti. Fenomeni conosciuti a livello globale come “Le Grandi Dimissioni” stanno investendo il mondo del lavoro con una forza inaspettata.

In un recente sondaggio condotto da Manpower Group, nel 2021 oltre due terzi delle aziende di vari settori hanno riscontrato la mancanza del giusto talento per specifici ruoli e condizioni sempre più complesse per la loro assunzione.

manpower - talent shortage over time

Mentre il mondo cerca di riprendersi dagli impatti a lungo termine della pandemia, il mercato del lavoro affronta una carenza di talenti di dimensioni storiche.

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Secondo la ricerca, questo è il tasso di difficoltà di assunzione più alto mai conosciuto da oltre 15 anni.

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Perché è importante per noi

Se il recruiting è semplicemente quel processo di ricerca e selezione dei candidati ideali per i colloqui di un’organizzazione, la Talent Acquisition va decisamente oltre. È un cambiamento paradigmatico in quanto la ricerca di nuovi collaboratori non è semplicemente legata alle direttive strategiche del management.

Si tratta di un assetto organizzativo olistico, in totale sintonia con la mission e la vision aziendali che coincide con la cultura e i tratti caratteristici del brand. Ciò consente di attirare l’attenzione di persone che desiderano lavorare in un determinato contesto perché in sintonia con quello che il brand rappresenta per loro.

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Cosa c’è da sapere

Attirare il personale migliore per la propria azienda grazie alla Talent Acquisition non è qualcosa che si attiva con un semplice interruttore.

Sebbene il recruiting resti un’attività importante per colmare i posti vacanti nell’immediato, l’acquisizione di talenti è una strategia a lungo termine che rende le assunzioni più efficienti e più produttive.

Un nuovo ingresso che rispetta le caratteristiche della Talent Acquisition è da considerare come un driver di successo e prosperità per l’organizzazione perché la persona si sente esattamente lì dove desidera trovarsi a livello lavorativo.

Ninja Upshot

L’evoluzione della Talent Acquisition porta le aziende a ripensare i propri schemi di placement: esigenze di dipendenti specifici richiedono soluzioni di acquisizione di talenti differenti e particolari.

manpower holistic talent strategy

Ciò significa che anche i responsabili del reparto Risorse Umane dovranno comportarsi meno come rappresentanti commerciali (che sono lì per promuovere la propria azienda) e più come strategist aziendali.

tiktok

TikTok Marketing: cosa possono imparare i brand dal pubblico e dai creator

TikTok è diventata la piattaforma leader al mondo per guardare, creare e interagire con la community attraverso video di breve durata. 

I numeri parlano chiaro: oltre 1 miliardo di persone si collega ogni mese per divertirsi e scoprire nuovi trend. Questa crescita esponenziale non può essere sottovalutata da brand e inserzionisti, che hanno bisogno di un’informazione chiara e completa per non rimanere indietro e rivolgersi al mercato con il giusto approccio.

TikTok per i marketer: imparare dai consumatori e dai creatori

Uno dei format più popolare sul social media tanto amato dai giovani è quello dell’edutainment: sono contenuti in grado di intrattenere, informare e divertire allo stesso tempo. Proprio per questo registrano un tasso di completamento elevato e si trasformano spesso in una comunicazione virale diventando veri e propri meme.

In che modo brand, marketer e inserzionisti possano sfruttare e cavalcare questa tendenza?

Territory Influence ha intervistato oltre 33.000 consumatori e creator in tutta Europa evidenziandone le intuizioni e facendo tesoro delle informazioni più preziose. Tutto questo, per estrapolare consigli concreti di marketing in grado di valorizzare al massimo le campagne dei marchi e renderle produttive ed efficaci.

L’appuntamento per fare incetta di queste indispensabili informazioni è giovedì 30 giugno, grazie al webinar di Territory Influence in cui verranno svelati i risultati della survey sulle relazioni tra brand e influencer, sulle potenzialità dei contenuti creativi all’interno della piattaforma e sulle opportunità per marketer e brand che si affacciano a questo nuovo scenario o che non hanno ancora imboccato la giusta strada per registrare numeri importanti.

Novità, tendenze e suggerimenti su come i marchi, più o meno grandi, possono collaborare con i content creator più appassionanti faranno parte della scaletta del webinar condotto da Filadelfo Aparo e Giulia Bogliolo, rispettivamente Business Developer e Client Service Leader di Territory Influence.

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territory influence

L’appuntamento è previsto per il giorno 30 giugno alle ore 11.00. In questo webinar imperdibile Territory Influence e i creator di TikTok ci illustreranno:

  • I risultati dell’indagine in Italia, Germania, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Ungheria;
  • Nozioni di marketing supportate da casi di brand di varie industry;
  • Testimonianze dal vivo di esperti con background diversi (con una guest star a sorpresa).

Un’occasione unica per partire con il piede giusto, se si sta considerando l’ingresso del proprio brand sullo strumento del momento, o di ripartire con una corretta base di informazioni e consigli in grado di trasformare la propria presenza su TikTok in un canale di comunicazione efficace con il pubblico.

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logistica per ecommerce sostenibile - byrd

Logistica per eCommerce: come rendere il tuo magazzino più sostenibile

Il cambiamento delle abitudini dei consumatori negli ultimi due anni ha sostenuto come mai prima lo sviluppo del sistema eCommerce a livello globale. Gestione del magazzino, imballaggio, spedizione e assistenza post vendita sono i processi della logistica per eCommerce riassunti nell’espressione “fulfillment” (anche resa come evasione ordini), e hanno sempre attirato maggiore attenzione da parte delle aziende.

Tuttavia, oggi le persone non sono soltanto “più digitalizzate”: il confronto con l’emergenza sanitaria ha fatto affiorare tutta una serie di nuovi bisogni, legati a un rapporto più autentico con se stessi e con l’ambiente circostante. Per questo, l’impatto delle nostre attività quotidiane sull’ecosistema viene ora valutato più attentamente con l’obiettivo di diminuirne la carbon footprint. Questa inclinazione non può che riflettersi sulla scelta dei marchi e dei servizi che meglio riescono ad abbracciare una visione eco-friendly.

Secondo una ricerca di byrd, il trasporto su gomma e via mare produce rispettivamente il 10% e il 30% delle emissioni globali di CO2, mentre il 61% dei consumatori ritiene che la sostenibilità sia responsabilità delle imprese, uniche in grado di invertire la tendenza. byrd è una startup tecnologica di logistica e fulfillment per eCommerce che ha recentemente raccolto 56 milioni di dollari in un round di Serie C, portando così il capitale raccolto negli ultimi 10 mesi a un totale di 75 milioni di dollari. 

L’azienda, che offre servizi di fulfillment da otto paesi, tra cui anche l’Italia, sta rapidamente espandendo la propria rete digitalizzata di centri logistici e punta a rappresentare lo standard europeo nella consegna degli acquisti online in un giorno. La soluzione di byrd assicura ai venditori online una logistica del tutto automatizzata e l’accesso a un network europeo di centri di fulfillment. In questo modo i retailer possono avvicinarsi ai loro clienti italiani, ma anche garantire opzioni di spedizioni rapida nei paesi vicini, oltre a sistemi di immagazzinamento e spedizione con certificazione biologica in partnership con corrieri come Poste Italiane, Bartolini e GLS.

byrd ha racchiuso i risultati della ricerca “Verso una catena di approvvigionamento per eCommerce più sostenibile – Pratiche virtuose e consigli da esperti di e-commerce e imprese D2C” in un ebook gratuito che permette di mettere a confronto le sfide della necessità di giungere a un modello di supply chain sostenibile con le opportunità che tali sfide rappresentano per operatori, aziende e rivenditori.

LEGGI ANCHE: Come la pandemia sta rivoluzionando l’eCommerce

Servizi di logistica per eCommerce: un impatto globale

Come già accennato, le restrizioni a livello globale hanno spinto verso una maggiore digitalizzazione in tutto il mondo. Chi utilizzava abitualmente i servizi online ne ha incrementato l’uso e chi era ancora poco esperto sull’uso di alcune tecnologie si è progressivamente avvicinato a queste, conservando queste nuove abitudini anche dopo la fine dell’emergenza.

problemi supply chain byrd

Secondo un’analisi di Statista, già nel 2020 oltre due miliardi di persone avevano acquistato beni o servizi online; nello stesso anno, le vendite al dettaglio elettroniche superavano i 4,2 trilioni di dollari a livello globale.

L’aumento di questi numeri ci pone di fronte a nuove sfide: sebbene la pandemia, la difficoltà di reperimento di alcune materie prime e componenti, la capacità di spedizione limitata e la carenza di manodopera ostacolino le operazioni di logistica per eCommerce, la domanda dei clienti per una consegna veloce ed economica è in costante aumento. Come coniugare questa esigenza con la tutela dell’ambiente?

Il percorso verso una logistica per eCommerce più sostenibile

supply chain sostenibile - logisitca per eCommerce Birdy

L’ebook di byrd fornisce diverse indicazioni sulle opzioni disponibili per i fornitori di fulfillment e per i gestori di centri logistici. Una scelta che è in grado di restituire un impatto positivo sull’ambiente ma anche di migliorare il business grazie alla maggiore attenzione al tema da parte dei consumatori. 

Infatti, mentre la qualità e il prezzo del prodotto sono ancora il motore di conversione principale, un’altra variabile sta guadagnando importanza: le operazioni sostenibili.

soluzioni supply chain sostenibile byrd

Anche se l’eCommerce non gode di un’ottima reputazione in termini di impatto ambientale, racchiude un enorme potenziale per sviluppare operazioni più sostenibili lungo tutta la catena di approvvigionamento e può affermarsi come una soluzione più green di quanto non lo sia il retail tradizionale in grado di aumentare la fedeltà dei clienti, migliorare la loro esperienza e, a volte, anche a pagare di più.

Abbattere il consumo di energia

Il primo passo per puntare alla neutralità climatica è quello di ridurre il consumo energetico impiegando fonti di energia green. Ad esempio, è possibile sfruttare gli spazi esterni del magazzino e il tetto dello stesso per l’installazione di pannelli solari.

Se gli spazi non lo consentono, una valida alternativa è quella di coltivare piante sui tetti: l’inverdimento del magazzino e di altri edifici consente di migliorare l’isolamento e regolare in modo più efficiente la temperatura, consentendo un grande risparmio.

Anche per quanto riguarda l’illuminazione degli ambienti e la strumentazione di lavoro i margini miglioramento sono alti: è utile adottare dei rilevatori di movimento che garantiscano una corretta illuminazione solo quando necessario e sostituire tutte le fonti di luce con lampadine led a risparmio energetico. Inoltre, anche i carrelli e gli elevatori possono essere convertiti a batterie al litio.

Gesti molto semplici e intuitivi che garantiscono un grande risultato complessivo.

Ridurre le emissioni di CO2

Diminuire il numero delle emissioni inquinanti è uno step imprescindibile verso un processo di riduzione della carbon footprint. Oltre a utilizzare veicoli elettrici per i trasporti e le consegne, è possibile ottimizzare il processo di trasporto grazie alla digitalizzazione, evitando corse a vuoto e riducendo il numero dei viaggi necessari.

Non va sottovalutato anche il potenziale di una adeguata istruzione a un corretto stile di guida, in grado di incidere sensibilmente sul risultato finale.

Ottimizzare il materiale da imballaggio

Nella logistica e nel fulfillment dell’eCommerce, il materiale di imballaggio è uno degli aspetti più critici per agire in modo più sostenibile. Per procedere in questa direzione, è bene utilizzare materiale di riempimento (con alcune eccezioni dovute agli standard di sicurezza) fatto di carta riciclata. Ma non è tutto, altri possibili “trick” per rendere più sostenibile il processo sono:

  • utilizzare “scatole smart” in grado di adattarsi alla dimensione della merce, riducendo le dimensioni del pacco e l’uso dell’adesivo:
  • preferire scatole di cartone che contengono una striscia adesiva integrata, evitando così l’uso del nastro adesivo;
  • affidarsi a nastri senza PVC: il riciclaggio del PVC implica processi più elaborati, soprattutto meccanici e chimici.

La responsabilità di una logistica per eCommerce più sostenibile

L’ebook di byrd rivela un dato sconcertante sulla logistica per eCommerce: nel 2020, l’importo totale dei resi nel settore della vendita al dettaglio ha raggiunto 635,6 miliardi di dollari in tutto il mondo. Questo dato potrebbe raggiungere la sbalorditiva cifra di 958 miliardi di dollari entro la fine del decennio, causando un enorme impatto sull’ambiente.

Ci sono diverse soluzioni che si possono mettere in atto:

  • adottare una politica e un processo di restituzione chiari e precisi per informare i tuoi clienti delle diverse opzioni che hanno e come elaborare la restituzione;
  • impostare uno strumento di convalida automatica degli indirizzi per ridurre il numero di resi dovuti a pacchi non consegnabili;
  • utilizzare un portale di gestione dei resi online: per permettere ai tuoi clienti di elaborare i loro resi e ridurre la quantità di carta utilizzata con etichette di reso stampabili su richiesta;
  • concentrarsi sui processi di riciclaggio e sui nuovi canali di “vendita”: donazione, seconda mano, ecc.

Creare una configurazione di evasione degli ordini richiede molti investimenti, connessioni e tempo se fatto in proprio. Al contrario, una supply chain a impatto zero richiede grandi profusioni di tempo ed energie. Tuttavia, collegandosi con i partner giusti e trovando soluzioni personalizzate e ottimizzate, muovere i primi passi a una catena di approvvigionamento più sostenibile è alla portata di tutti.

Il tema del rispetto dell’ambiente ricopre spazi sempre maggiori all’interno delle agende politiche dei Paesi e tra le priorità delle persone nella scelta di beni e servizi. Proprio per questo, tutti i settori sono interessati da questa nuova corsa alla sostenibilità, sempre più necessaria.

Per quanto riguarda la logistica, in questo processo di trasformazione sono coinvolti tutti gli attori dell’intera catena di approvvigionamento, che spingono verso soluzioni alternative e attività più sostenibili per l’intero eCommerce fulfillment. Per esempio, affidarsi a una rete di fulfillment che sia abbastanza sostenibile da diminuire il nostro impatto sull’ambiente e al multi-warehousing; e anche, adottare una politica dei resi ottimizzata in grado di diminuirne il numero e utilizzarla a proprio vantaggio.

Implementare un modello sostenibile nella propria attività si traduce in un vantaggio competitivo che è necessario comunicare chiaramente ai propri clienti per renderli consapevoli del nostro impegno verso una rete logistica più eco-friendly.

<<Scopri cosa puoi migliorare per creare una catena di approvvigionamento sostenibile>>

B2B Rocks, il programma della prima giornata

Entro il 2022, il mercato globale del software B2B avrà un valore di 670 miliardi di dollari, di cui 190 miliardi rappresentati dal Software as a Service. Nello specifico, il SaaS ha registrato una crescita a due cifre negli ultimi 10 anni e impiega già mezzo milione di persone in tutto il mondo.

Se gli Stati Uniti sono stati pionieri in questo campo, è in Europa che si sono verificate le raccolte fondi di maggior successo. Per questo motivo (ma non solo), B2B Rocks è un evento imperdibile: una due giorni che riunisce le rock star del settore dell’editoria software, incarnando i valori dell’innovazione, ma anche dell’inclusione.

Tavole rotonde, keynote e tanti speaker nel programma del festival mondiale, che il team e la redazione di Ninja seguiranno in diretta sui canali social e sul sito.

E per non perderti neanche un panel, scopriamo subito il programma della prima giornata.

LEGGI ANCHE: B2B Rocks: sta per partire l’evento mondiale dedicato all’innovazione e al software SaaS

Agenda 9 giugno

Tra panel, keynote e tavole rotonde gli appuntamenti nel programma sono davvero moltissimi. Ne abbiamo selezionati alcuni tra i più significativi, ma puoi sempre guardare il programma completo qui.

  • 09:00 – 09:20 – Keynote di benvenuto. 2022: lo stato del SaaS
    con Steve Lurie
  • 09:30 – 10:10 – Come accelerare la crescita con un team multi-fuso orario
    con  Gilles Bertaux, Tim Brewer, Andrei Sochala, Gregory Gazagne, Cloe Dana
  • 09:30 – 10:10 – Come scalare un team di vendita
    con Frederic Kingue, Johnson Gaëtan, Gachet Nicolas, Bakala Shri Pau, Alain Mevellec
  • 10:00 – 10:20 – Ridurre l’impronta di carbonio digitale: soluzioni per un domani più verde
    con Zénon Vasselin
  • 10:20 – 11:00 – Fate un buon onboarding dei clienti e non li lascerete mai più.
    con Aaron Krall, Emilia D’Anzica, Alex Delivet, Ana Soliven, Jeremy Block
  • 11:10 – 11:50 – Costruire una cultura forte con i team remoti per aumentare l’impegno e l’innovazione
    con  Gilles Bertaux, Pontus Noren, Antonin Gury-Coupier, Charles de Fréminville
  • 11:30 – 12:10  – RevOps: scatenare la rivoluzione della prossima generazione
    con Pascal Ruby Andrei Sochala Alex Delivet Alexis Valentin
  • 12:00 – 12:40 – Salite subito sul treno del metaverso prima che sia troppo tardi
    con  Charlotte Philippe Frederic Cavazza Victor Jolly William Muskus Louis Cacciuttolo
  • 12:00 – 12:40 – Climate Tech: cos’è e come trasformerà lo spazio B2B?
    con Renaud Visage, Lukky Ahmed, Martin Daniel, Shilpika Gautam
  • 12:20 – 01:00 – Automazione dei test: il segreto per la consegna e la qualità
    con  Jean-Baptiste Marcé, Claude Cauquil, David Petrella, Hubert Gregoire, Daniel Wesley
  • 02:00 PM – 02:20 PM – Migliorare il funnel allineando i KPI di vendita e di marketing
    con  Tricia Miller
  • 03:20 PM – 03:40 PM – Come battere la concorrenza con un marchio migliore
    con Liam Boogar-Azoulay
  • 04:20 PM – 04:40 PM – Successo del cliente: cos’è e perché è importante per il vostro business
    con Antoinet Van Dalen
  • 16:50 – 17:10 – Misurare i KPI dei social media per sbloccare i ricavi basati sui social
    con Emeric Ernoult

Con Ninja al B2B Rocks

Solo per la community Ninja, a disposizione i biglietti gratuiti per B2B Rocks, il festival mondiale dedicato all’innovazione, al digitale e al software SaaS, a Montpellier dal 9 all’11 giugno.

Utilizza il codice promozionale XVX!RH!J per ottenere un numero illimitato di posti gratuiti al momento della prenotazione. E ricorda di seguire “How to hire & build marketing teams at different growth stages?“, la tavola rotonda del 10 giugno alle 9.30 moderata da Mirko Pallera, CEO e Founder di Ninja Marketing e Ninja Academy.

>>Non perdere l’occasione di partecipare a B2B Rocks! Iscriviti subito<<