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Great Resignation: l’identikit degli italiani che lasciano il lavoro

  • La “Grande Rassegnazione” lancia i segnali per il futuro del lavoro
  • La qualità della vita lavorativa è il nuovo mantra per il mondo aziendale
  • Nuove Generazioni e Adulti insieme possono innescare la nuova rivoluzione del lavoro

Il sistema valoriale che per anni ha guidato le scelte lavorative di Baby Boomers e Generazione X è entrato in crisi a partire da un nuovo paradigma che mette al primo posto la salvaguardia della qualità della vita.  Come sono gli italiani che lasciano il lavoro? L’aspetto economico, in Italia comunque ancora centrale, inizia ad essere subordinato alla salute psico-fisica, soprattutto dalle Nuove Generazioni. Una volta “il posto fisso e la carriera a tutti i costi” erano ambizioni che per decenni hanno condizionato le scelte di intere generazioni. Ma qualcosa è cambiato: l’impianto del lavoro tradizionale fortemente gerarchizzato e basato su performance e produttività ha iniziato a scricchiolare e oggi, dopo due anni di pandemia, è in atto una trasformazione che lo scrolla sensibilmente.

A preoccupare non sono le “Grandi Dimissioni”, che nel nostro Paese non si sono rivelate così significative, quanto i segnali sottesi che raccontano una rivoluzione dei principi che regolano i rapporti lavorativi.

Grandi Dimissioni o Grandi Omissioni?

Il fenomeno denominato “Big Quit” o “Great Resignation” è nato Oltreoceano come un’ondata senza precedenti storici di lavoratori dimissionari.

Dopo i cataclismi economici del 2020, alcuni economisti statunitensi, analizzando la fase della ripresa, si sono accorti dell’aumento del numero di dipendenti che si dimettevano spontanemente.

Nel 2021, negli Stati Uniti, quattro americani su dieci hanno deciso di cambiare lavoro, di abbandonare la propria carriera o di avviare un’attività autonoma lasciando il posto di lavoro in cui avevano vissuto gran parte della loro vita, facendo diventare questo comportamento una sorta di fenomeno di massa.

Un discorso che, insieme alle tendenze economiche, sociali, tecnologiche, si è allargato: in Australia un lavoratore su due pensava di lasciare il lavoro; in Cina i giovani hanno iniziato a rifiutare di lavorare perché si sentivano solo un ingranaggio del sistema.

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Le Grandi Dimissioni in Italia: come sono gli italiani che lasciano il lavoro

Con una portata più ridotta, il fenomeno sembra sia stato avvertito anche in Italia: nel secondo trimestre del 2021 il boom è stato dell’85%, mentre nel terzo la media è stata del 26,7%. Alcuni hanno letto questi numeri come una risposta ai mesi di pandemia, altri invece hanno teorizzato un mutamento sostanziale e ormai inarrestabile dei paradigmi lavorativi.

Il fenomeno delle “grandi dimissioni” in Italia si è affermato nel corso del 2021 con un tasso di dimissioni (il numero di dimessi sul totale dei lavoratori dipendenti) che ha superato il 3% nel quarto trimestre dell’anno passato (un numero mai visto nell’ultimo decennio).

Questi numeri sembravano indicare un fenomeno simile a quello americano anche perché l’autunno del 2021 ha comportato un aumento del numero di lavoratori dimissionari che ha superato il mezzo milione di persone.

Un primo “disclaimer” da tenere in considerazione è che si è trattato in proporzione di numeri molto più piccoli rispetto agli USA. Al di là dell’Atlantico, ogni mese si dimetteva il 3% dei lavoratori, mentre in Italia il 2-3% ogni 3 mesi: la “velocità” era di un terzo in meno. Se è vero che il fenomeno in Italia ha avuto proporzioni molto più contenute rispetto alla “versione originale” statunitense (circa un terzo), allo stesso tempo, esiste ancora una tendenza nel nostro Paese e ci si è interrogati lungamente, e ci si continua ad interrogare, sulle sue cause.

Che succede se tutti lasciano il lavoro

Per un’economia, se tante persone si dimettono non si tratta di una tendenza necessariamente negativa: alcuni ricercatori della Banca d’Italia avevano considerato questo fenomeno come “normale” all’interno di una fase di ripresa e ri-equilibratura economica dopo la forte contrazione dovuta alla pandemia.

I lavoratori che decidono di trovare nuovo lavoro possono essere addirittura un segnale di vitalità di un mercato: l’assunto è che chi cambia, lo fa per condizioni migliori (la cosiddetta job-to-job transition), per cercare un posto di lavoro migliore e, a livello macroeconomico complessivo, si riflette in lavoratori che possono anche generare una produttività migliore se si trovano a loro agio nei nuovi contesti.

grandi dimissioni great resignation 02

Francesco Armillei, ricercatore della London School of Economics e di Tortuga, ha compiuto delle rilevazioni molto significative per descrivere il fenomeno e ha contribuito a smentire e ridimensionare alcuni aspetti dell’“identikit” di questa popolazione dimissionaria: si è trattato per la maggior parte di uomini (tre quarti delle dimissioni in più); non erano in prevalenza giovani (c’è stato un aumento dimissioni sotto i 30 anni, ma l’aumento più importante rilevato è quello sopra i 50 anni, spesso accompagnato ad un discorso di uscita dal mercato del lavoro o di avvio verso un percorso alternativo pre-pensionistico); l’aumento delle dimissioni era pressappoco identico tra titoli di studio, configurandosi come un fenomeno trasversale e molto sfumato nelle interpretazioni.

Una particolarità tutta italiana è stata rappresentata del settore delle costruzioni, “drogato” dagli incentivi introdotti recentemente e che hanno alterato non poco le misurazioni.

Le interpretazioni dei dati hanno anche provato ad indagare quanto, tra le possibili cause, ci fosse un fenomeno di “dimissioni rimandate” poiché bloccate dal lockdown sanitario e dall’impasse economica, ma i settori (o professioni, gruppi d’età, e di anzianità di servizio) che hanno visto calare maggiormente le loro dimissioni nel 2020, sono gli stessi in cui le dimissioni sono rimaste a livelli relativamente inferiori anche nel 2021, non facendo emergere nessun “rimbalzo” da dimissioni rimandate.

Un’altra ipotesi approfondita è quella della “paura o stress del lavoro da remoto” ma la variazione del numero di dimissioni a livello di professione sembra non seguire a livello macroscopico nessuno degli indici utilizzati per il remote working.

Il pragmatismo vince sulla Great Resignation

Anche il CENSIS ha sancito ad inizio anno che “il pragmatismo ha vinto sulla tentazione da Great Resignation” (cioè dimissioni al buio per cercare un impiego più gratificante), poiché dai dati è emerso che continua a fare troppa paura ritrovarsi nella precarietà del mercato del lavoro.

Nonostante questo, l’82,3% dei lavoratori (l’86,0% tra i giovani, l’88,8% tra gli operai) si dice insoddisfatto della propria occupazione e ritiene di meritare di più. Le cause di questa insoddisfazione annoverate sono tendenzialmente i livelli retributivi inadeguati (che non crescono rispetto al resto d’Europa da troppo tempo), lo stress aggiuntivo sul lavoro accumulato con il lavoro da remoto e le situazioni d’urgenza o la richiesta (da parte dell’86,5% dei lavoratori) di maggiori servizi di welfare aziendale per rispondere ai bisogni sociali quali la non autosufficienza di un familiare, la previdenza o l’istruzione dei figli.

Forse allora non dovremmo tradurre malamente “Great Resignation” con “Grandi Dimissioni”, semmai letteralmente con “Grande Rassegnazione”. Una rassegnazione dal rapporto lavorativo che negli anni di pandemia ha accentuato tutti gli aspetti di sfiducia e malessere collegati alla vita professionale.

Ma al di là degli aspetti strutturali ed economici, quali sono i “demotivatori”, le cause intrinseche alla “Grande Rassegnazione”? Tornando al contesto americano, una ricerca del MIT Sloan Management Review ha identificato alcuni fattori che in maniera più marcata causano l’abbandono del lavoro presente da parte dei “grandi dimissionari”:

  1. la cultura tossica (come l’incapacità di promuovere la diversità, l’equità e l’inclusione; dove i lavoratori si sentono mancati di rispetto ed esistono comportamenti poco etici all’interno dei processi di lavoro);
  2. la precarietà, l’instabilità occupazionale e le continue ristrutturazioni che influenzano continuamente il turnover dei dipendenti;
  3. la mancanza di riconoscimento delle performance laddove le aziende che non premiano le performance migliori riscontrano tassi di abbandono più elevati; oppure quando i dipendenti parlano più in generale della carenza di politiche della propria azienda per la protezione della salute e del benessere;
  4. i tassi di innovazione troppo alti e la difficoltà a stare dietro ai cambiamenti di questo tipo: rimanere all’avanguardia richiede ai dipendenti di dedicare più ore, lavorare a un ritmo più rapido e sopportare più stress di quanto farebbero in un’azienda che si muove più lentamente. Il lavoro può essere eccitante e soddisfacente, ma anche difficile da sostenere a lungo termine.
chi sono gli italiani che lasciano il lavoro - MIT Sloan Management Review

Source: MIT Sloan Management Review

La grande sfida aziendale è oggi prendere coscienza di queste “tossine” e coinvolgere nuovamente e in maniera più autentica e significativa i propri lavoratori. Le Grandi Omissioni sono e saranno quelle dovute alle mancanze di attenzione a questi segnali da parte dei datori di lavoro oppure gli obiettivi che i lavoratori non vorranno o non potranno raggiungere perché demotivati e rassegnati ad uno stile produttivo abbandonato all’inerzia.

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Yolo Economy, Tang Ping e gli “Sdraiati” del mercato del lavoro

Il senso di malessere e di rassegnazione dall’avere fiducia in un rapporto di lavoro soddisfacente è arrivato simultaneamente in tutto il mondo, facendo ribattezzare in alcuni ambiti questo nuovo approccio al mercato del lavoro come YOLO economy, dove YOLO sta per You Only Live Once, cioè “Si vive una volta sola”.

Un acronimo che è tornato in auge negli ultimi anni a partire dal mondo rap americano (comunemente era attribuito all’attrice Mae West già ai primi del novecento: “si vive solo una volta, ma se lo fai bene, una volta è sufficiente”) e che è stato abbinato spesso e volentieri alla generazione Millennial che nel decennio precedente ha espresso marcatamente la rilevanza dell’ experience (“meglio un passaporto pieno di timbri che una casa piena di oggetti”) e del purpose anche nel contesto lavorativo.

In questa fase questo hashtag assume molto meno il suo senso edonistico, di disimpegno dalle responsabilità, o del vivere alla giornata, e si può tradurre con la voglia di vivere un’esistenza piena di significato, dove vita e lavoro sono armonizzate, e dove le scelte professionali aderiscono alla propria identità. Andando oltre i fattori estrinseci dello stipendio, della carriera e dei benefit.

La YOLO economy sembra essere la vera grande discriminante tra il prima e il dopo pandemia. Sta di fatto che questo nuovo approccio sta cambiando il punto di vista con cui i lavoratori interpretano il mercato e come scelgono di viverlo.

È stato rilevato che l’Italia ha un discreto numero di “intenders”, ovvero chi ha intenzione di cambiare lavoro nei prossimi mesi, e secondo le riflessioni contenute nell’ultimo report Microsoft Work Trend Index non sottovalutare questa tendenza è importante soprattutto per le nuove generazioni, che in azienda possono offrire nuove prospettive e modificare lo status quo soprattutto nell’ambito manageriale.

grandi dimissioni - Microsoft Work Trend Index

Source: Microsoft Work Trend Index

Garantire che la Gen Z trovi un senso di purpose e di benessere è un imperativo urgente anche soprattutto nel passaggio che molte realtà aziendali stanno compiendo verso il lavoro ibrido. I dati confermano che l’ultimo anno è stato più impegnativo per la Generazione Z, rispetto alle altre generazioni, soprattutto nel riuscire a portare nuove idee sui tavoli di lavoro o nel sentirsi semplicemente più coinvolti o entusiasti della posizione che ricoprono.

In questo aspetto ritroviamo la “Grande Rassegnazione” o semplicemente la rapida disillusione che il lavoro non corrisponde a come viene raccontato oppure che inevitabilmente il bisogno di armonia tra benessere personale e professionale è prioritaria non solo perché deve compensare lo stress post-pandemico, ma perché la consapevolezza che la “sicurezza psicologica” (da intendersi quella dei modelli Agile) sia un assunto imprescindibile nel contesto lavorativo anche per gli anni a venire.

Il fenomeno è talmente globale che assume forme diverse in base alla cultura di riferimento: il movimento di protesta sociale cinese tang ping 躺平 (in inglese tradotto “lying flat”), è l’espressione di un rifiuto delle pressioni della società al superlavoro (il cosiddetto sistema 996), che è considerato come una corsa al successo esasperata.

I giovani cinesi non sono socialmente isolati come gli hikikomori in Giappone, ma scelgono semplicemente di abbassare le proprie ambizioni professionali ed economiche e semplificare i propri obiettivi, rimanendo comunque produttivi ma solo per bisogni essenziali, dando priorità alla salute psicologica rispetto al materialismo economico.

L’idea di “sdraiarsi” significa quindi prendersi una pausa dal lavoro incessante. Il movimento tang ping è decollato iniziato ad aprile 2021 poiché molti sentivano di essere sempre più sotto pressione per lavorare ancora più duramente e superare i loro coetanei: chi vi ha aderito vuole letteralmente solo “sdraiarsi” leggendo un libro o sedersi e guardare un po’ di TV, piuttosto che perseguire una hustle culture del lavoro sodo, ma schizofrenico.

Sui siti di social media cinesi, gli utenti pubblicavano messaggi in cui affermavano che non volevano tornare come erano prima della pandemia e che ora avevano trovato la fiducia necessaria per perseguire una vita più lenta.

Nell’immaginario italiano gli “sdraiati” sono quelli del romanzo di Michele Serra (“forse sono di là, forse sono altrove. In genere dormono quando il resto del mondo è sveglio, e vegliano quando il resto del mondo sta dormendo. Sono gli sdraiati. I figli adolescenti, i figli già ragazzi”), e quindi i giovani superficiali o disimpegnati, oppure gli scansafatiche e i parassiti del mercato del lavoro? Il dibattito di questo ultimo periodo si perde ancora, a volte, sull’importanza del sacrificio, della “schiena dritta” (anziché sdraiata) e della fatica, come se fossero l’unico ingrediente che permetta di raggiungere obiettivi lavorativi e il famigerato “successo”.

Ma questo momento storico è unico nel suo genere e può permettere un cambio di paradigma del mondo lavorativo. Sono molti i filosofi contemporanei che lo rimarcano da tempo, ma oggi l’occasione di trasformare il concetto di performance lavorativa, al di là delle prospettive economiche è concreto, perché il sentimento condiviso è comune e soprattutto globale.

Superare la società della performance

Tra i segnali che ricaviamo dalla lettura di questi fenomeni di “Grande Rassegnazione” forse l’unica considerazione davvero rilevante è che la retorica dell’eccellenza, del talento e del successo sta perdendo di credibilità.

Avere successo, per le generazioni di qualche tempo fa, significava affermarsi all’interno della propria cerchia sociale: potersi permettere beni materiali e oggetti da mostrare a familiari e amici faceva percepire agli altri di essere una persona di talento e di “successo”.

Oggi tutto questo potrebbe tendere ad essere etichettato come old style, in poche parole da “boomer”. Anche la fiducia sulla potenza dei social media inizia a scricchiolare, per cui è quasi impossibile pensare di poter emergere anche impegnandosi duramente nella performance che richiede il marketing digitale: nella incommensurabile vetrina del web non c’è più lo stesso spazio di emersione e visibilità di anche solo quattro o cinque anni fa.

Siamo esposti a troppi standard che risultano inarrivabili. La «società della performance», come scrivono magistralmente Maura Gancitano e Andrea Colamedici, punta tutto sui talenti, sulle capacità individuali e sulla spendibilità in ottica produttiva. Ma “Il talento è misurabile, la vocazione è inestimabile”: qualcuno potrebbe non avere talenti, ma tutti hanno una vocazione.

 

Il talento può essere fagocitato dalle logiche della società della performance, mentre chi segue la vocazione è in un certo senso più libero. Come rifletteva Jung, la vocazione non risponde allo Spirito del Tempo, ma allo Spirito del Profondo. Lo Zeitgeist è quello che vuole sentire di cose utili e che valgono, mentre lo Spirito del Profondo costringe comunque a parlare, al di là di ogni giustificazione, utilità e senso.

Metaforicamente, la ricerca della posizione “supina” della Yolo Economy è un invito a entrare in contatto con se stessi, con lo Spirito del Profondo, con la propria vocazione, mantenendo la prospettiva della transitorietà, dell’imperfezione e dell’unicità della propria esistenza professionale e personale.

Per questo, nel mondo manageriale si continua a sottolineare l’importanza dell’“equilibrio vita-lavoro” e del rispetto delle esigenze personali di ogni singolo lavoratore.

Come afferma compiutamente Riccardo Maggioloperché una volta eravamo più aperti alla possibilità di “fare gavettae trovavamo convincente la retorica del “lavoro duro”? Perché fino a ieri eravamo persuasi della necessità di perseguire l’eccellenza tramite una indefessa e quasi cocciuta dedizione alla nostra professione o progetto, e oggi invece non ne siamo più così sicuri? Forse la risposta semplice è: perché le narrazioni del successo e della carriera non convincono più”.

Nella prospettiva generazionale hanno funzionato per Baby Boomers o X Gen anche grazie alle congiunture favorevoli di crescita economica e tecnologica, ma oggi non sono più credibili nello stesso modo. Per Millennials e Zed Gen (ma anche per le generazioni più adulte) oggi è assolutamente normale darsi la possibilità di poter cambiare continuamente il proprio ruolo lavorativo.

La “Grande Rassegnazione”, oltre le interpretazioni economiche e politiche, ci fa allora accorgere che probabilmente è in atto il più grande momento di orientamento professionale collettivo della storia. Una nuova generazione di lavoratori e lavoratrici che davvero riescono a domandarsi se sono sulla strada giusta, agendo senza condizionamenti, senza approvazioni esterne o riconoscimenti materiali. E senza essere troppo legati al denaro, al potere e alla descrizione vecchio stile del “successo”.

Il futuro del lavoro è allora nella possibilità di accettare un nuovo modello di “successo” che comprenda la capacità di equilibrare la ricchezza economica e la celebrità anche con la salute psico-fisica, la consapevolezza del presente e i legami delle relazioni reali. Sovvertendo completamente il significato di pausa, di lentezza, e perfino di ozio.

Come scrive Byung-Chul Han, “l’ozio comincia là dove il lavoro cessa completamente. Il tempo dell’ozio è un altro tempo. L’imperativo neoliberista della prestazione trasforma il tempo in tempo di lavoro, totalizza il tempo di lavoro. La pausa ne è solo una fase. Oggi non abbiamo tempo all’infuori di quello lavorativo. Ce lo portiamo dietro, così, non solo in vacanza, ma anche nel sonno. Per questo dormiamo agitati: i soggetti di prestazione spossati si addormentano come si addormenta una gamba. Poiché serve alla rigenerazione della forza lavoro, anche il riposo non è nient’altro che una modalità del lavoro: il rilassarsi non è l’Altro dal lavoro, ma il suo prodotto”

inclusive design

Cos’è l’Inclusive Design e perché non puoi farne a meno

Qualsiasi decisione di design può potenzialmente includere o escludere una persona. L’inclusive design è quel tipo di progettazione per prodotti, servizi o ambienti focalizzata sulla comprensione della diversità degli utenti.

Studia anche come includere il maggior numero possibile di persone all’interno di un processo decisionale su uno specifico prodotto. In particolare, gruppi sociali e cluster di utenti tradizionalmente esclusi dalla possibilità di utilizzare un’interfaccia o navigare in un ambiente.

Perché parliamo di Inclusive Design

L’inclusive design celebra la diversità delle persone per rimuovere eventuali barriere che ne precludono l’accesso. Se è vero che non scopriamo oggi le esigenze delle persone su sedia a rotelle o quelle con mobilità ridotta, è altresì necessario identificare e comprendere le barriere comunicative che incontrano gli utenti con difficoltà di apprendimento, problemi di salute mentale, problemi di vista e problemi di udito.

Progettando un ambiente costruito in maniera inclusiva, è possibile superare la frustrazione e le difficoltà vissute da molte categorie, come i disabili, gli anziani o le famiglie con bambini piccoli.

Perché è importante per noi

L’avanzamento tecnologico e le nuove interfacce digitali continuano a offrire sempre più funzionalità a costi sempre più contenuti. È per questo che aziende e organizzazioni cadono sempre più facilmente nella trappola della “feature race”: la corsa sfrenata a nuovi sviluppi di usabilità.

Cercare di fornire sempre più funzionalità è senz’altro una strategia per essere un passo avanti sulla concorrenza. Talvolta questo significa trascurare l’accesso a determinate categorie sociali.

inclusive design ninja marketing

Il modello piramidale della diversità elaborato nel 2003 da una ricerca commissionata da Microsoft.

Cosa c’è da sapere

Si è iniziato a parlare di inclusive design nel 1997 quando alcune organizzazioni statunitensi, tra cui l’Institute for Human Centered Design (IHCD), hanno sviluppato i Principles of Universal Design. Da allora l’IHCD ha spostato il linguaggio dei principi da “universale” a “inclusivo”. Nel 2006 il Design Council del Regno Unito, attraverso il Commission for Architecture and the Built Environment (CABE), ha pubblicato una serie di principi di progettazione inclusiva.

L’Università di Cambridge ha poi sviluppato l’Inclusive Design Toolkit, inserendo nella progettazione elementi come l’esplorazione dei bisogni, la creazione di soluzioni e il grado di soddisfazione dei bisogni. Oggi grandi corporation come Microsoft, Google e Adobe, fondano i loro prodotti e servizi sui principi di inclusive design.

Conclusioni

Poter ridefinire il processo creativo e di progettazione di determinati prodotti o servizi, oltre ad aprire le porte del loro utilizzo a nuove categorie di persone, è un passo in avanti per la società attuale verso principi di maggiore inclusività. Un ambiente maggiormente inclusivo dovrebbe superare il design tradizionale fondato su specifiche tecniche minime per ispirare stakeholder e utenti a un uso innovativo e progressista.

A guardarlo meglio, l’inclusive design sembra una versione modernizzata del Participatory Design nato negli anni ’70 dalla cultura ingegneristica scandinava: consultare gli utenti e le loro esperienze ancor prima di procedere alla fase di analisi, costruzione e implementazione del prodotto.

progetto Come Back Brighter Canon

Libero sfogo alla creatività: un progetto formativo per tornare a brillare

Been down, but I’ve come back brighter”.

“Mi sono sentito giù, ma sono tornato più luminoso”.

Inizia così un brano dei Reef, rock band britannica che descrive la difficoltà e la fatica che si provano quando ci si trova di fronte a un “cigno nero”. Un evento inaspettato che ci lascia spiazzati e lottiamo con tutte le nostre forze per ristabilire un equilibrio perduto. Per tornare più forti di prima.

Inutile dire quanto sia stato incisivo il lockdown nella vita reale e nella percezione di tutti noi. La nostra quotidianità è stata letteralmente stravolta e siamo ancora oggi alla ricerca di qualcosa che ci trasmetta una nuova energia.

canon - studenti felici - Come Back Brighter

Un percorso formativo per tornare più luminosi

Proprio per dissolvere l’alone di inerzia e insicurezza degli ultimi due anni, Canon e Acer in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti – hanno voluto lanciare l’iniziativa Come Back Brighter.

Un progetto formativo di eccellenza e dall’alto significato metaforico riservato a 10 fortunati studenti NABA.

Obiettivo del percorso? Suddivisi in 4 gruppi di lavoro, gli studenti hanno sviluppato un progetto di campagna grafica integrata (tra digitale e stampa) dedicata proprio al ritorno al colore brillante che ispira rinascita e vitalità.

Il tutto supportati dalle attività di mentoring e consulenza tecnologica di un top player nel mercato della fotografia, dei video e della stampa come Canon.

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Più brillantezza alle immagini con Canon

Canon ha così scelto di presentare la nuova gamma di plotter grafici imagePROGRAF GPcollegando la brillantezza e l’alto impatto visivo dei colori sulla stampa a grande formato con la necessità di tornare a vivere un presente radioso, luminoso, quello di cui tutti noi abbiamo bisogno, in sinergia con Acer, che mette a disposizione dei processi di stampa la sua gamma di Laptop per il design grafico ConceptD, la nuova serie di dispositivi che consente ai professionisti del settore e agli artisti di esprimere il proprio talento grazie all’alto livello di fedeltà cromatica e alla vividezza delle immagini.

Quale miglior cura se non quella dei colori per tornare a brillare?

Il potere terapeutico dei colori, insieme al dinamismo e l’intraprendenza delle nuove generazioni, sono i due elementi al centro della campagna comunicativa Come Back Brighter.

Un richiamo alla rinascita delle immagini dopo anni di restrizioni, chiusure e distanziamenti. Dopo il lungo periodo di buio dettato dalla pandemia abbiamo tutti bisogno di energia, luce e vivacità.

L’idea del progetto è assolutamente in linea con gli umori del nostro tempo: ritrovare l’equilibrio perso da un paio d’anni lasciandoci stupire e incantare da forme, linee, parole e immagini esaltate da una nuova tecnologia di stampa del colore.

Ecco che nel progetto Come Back Brighter si fondono innovazione tecnologica, studio del mestiere e indagine culturale.

Gli step del progetto Canon e Acer

Molto più di una campagna di comunicazione.

Un programma educativo pensato per i giovani creativi di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti che è ormai un punto di riferimento quando si parla di comunicazione grafica e design.

Una volta realizzata la proposta grafica, gli studenti hanno potuto assistere all’intero workflow di stampa professionale dei loro progetti presso il Canon Experience Center di Cernusco sul Naviglio.

In questo modo per loro è diventato ancora più evidente l’impatto cromatico e visivo della resa dei plotter grafici imagePROGRAF GP.

Uno dei progetti è stato selezionato e viene presentato ufficialmente al Print4All 2022, il grande evento fieristico dedicato al settore della stampa, del converting e del packaging che si svolge a Milano dal 3 al 6 maggio.

canon - studenti universitari - Come Back Brighter

Digitale e stampa insieme per una campagna di successo

Perché Canon e Acer hanno scelto di lanciare un progetto di formazione accademica per far luce (in questo caso in senso anche letterale) sulla nuova resa cromatica della stampa?

Le aziende sono convinte che la capacità di restituire precisamente i colori e i dettagli dell’immagine così come è stata concepita e la qualità di un’immagine stampata facciano la differenza in termini di comunicazione ed engagement della persona, e il progetto Come Back Brighter ne è la prova tangibile.

Un’immagine digitale non potrà mai infondere la stessa fiducia, autorevolezza e creatività di una stampa di qualità ad alta definizione (e con una resa dei colori eccellente).

Ecco perché Canon continua a investire nel miglioramento delle tecnologie dedicate alla stampa e alla realizzazione di progetti grafici.

Ma non è una lotta all’ultimo sangue tra reale e digitale. Il progetto Come Back Brighter vuole dimostrare, a partire dall’ambiente accademico e dai giovani, che esiste un flusso di lavoro attraverso il quale digitale e materiale possono convivere.

E fare meglio di quanto si possa credere.

Come Back Brighter oltre che riportare luce e brillantezza sostiene metodi di integrazione sempre più stretta tra creazione digitale e fisica.

Collocare la stampa in un corretto sistema di media mix è la via per migliorare l’esperienza del consumatore e incrementare i risultati commerciali.

La stampa, gli stakeholder e gli strumenti impiegati per la realizzazione di progetti di comunicazione visiva, devono far sentire la propria voce.

Nel momento in cui i brand saranno in grado di calcolare l’impatto positivo generato dalla qualità di stampa saranno definitivamente convinti che il digitale può raggiungere vaste platee, ma è la stampa a colpire le persone nell’intimo. E conquistarle.

Guardare al futuro con una nuova luce sul passato

È vero, consumatori e brand tendono a considerare la stampa come uno strumento superato. Numerose ricerche continuano ad affermare che gli investimenti di marketing si spostano sempre più verso sistemi di comunicazione digitale.

Immagini, video, ora persino gli incontri si spostano dai luoghi reali al metaverso.

Una tendenza che prosegue nonostante il calo di attenzione da parte di persone e utenti sempre più sopraffatti e stremati dal sovraccarico di informazioni online.

Se è vero che anche le generazioni meno avvezze al digitale si sono fatte conquistare dalla velocità, l’immediatezza e la tracciabilità delle azioni di marketing online, non si può negare che la stampa continua a vincere sul digitale in termini di impatto emozionale e visivo. 

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webinar CEPAS - Upskilling e reskilling certificare le competenze

Upskilling e reskilling: l’importanza di certificare le competenze per migliorare la propria vita professionale

Reskilling e upskilling sono due modi simili (ma diversi) di riqualificare una forza lavoro. Entrambi forniscono ai datori di lavoro l’opportunità di aiutare i dipendenti a crescere all’interno delle loro organizzazioni, mantenendo una forza lavoro stabile nel mondo professionale oggi in continuo cambiamento.

Reskilling e Upskilling cosa sono

La riqualificazione (reskilling) prevede la formazione dei dipendenti in nuove competenze in grado di posizionarli nuovamente in azienda, magari su settori laterali che, nel tempo, hanno raggiunto un’importanza via via crescente.

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Il miglioramento delle competenze (upskilling) implica invece l’obiettivo di concentrarsi sulle competenze già normalmente richieste per migliorarle e ampliarle, in modo che il lavoratore possa salire di livello all’interno della struttura aziendale o ricevere maggiori benefit grazie al raggiungimento di risultati migliori.

Entrambi sono più importanti che mai per garantire la sostenibilità della forza lavoro: la capacità di aggiornare e riqualificare il personale permetterà alle organizzazioni di rimanere competitive e, allo stesso tempo, di fornire opportunità preziose ai collaboratori desiderosi di rimettersi in gioco e migliorare la propria vita professionale.

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Le opportunità di carriera trattengono i talenti

Una ricerca del MIT Sloan Management Review ha identificato i principali step a breve termine che consentono alle aziende di trattenere i talenti al loro interno.

Upskilling e reskilling CEPAS competenze

I numeri legati al fenomeno comunemente identificato come Great Resignation non mentono: secondo un recente rapporto del CENSIS,  in Italia l’82,3% dei lavoratori (l’86,0% tra i giovani, l’88,8% tra gli operai) si dice insoddisfatto della propria occupazione e ritiene di meritare di più.

In quest’ottica, attivare programmi e strategie che permettano ai lavoratori di raggiungere un maggior equilibrio tra vita e lavoro e garantire la crescita all’interno dell’organizzazione è essenziale per evitare la fuga dei top player del team.

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Acquisire (e certificare) le nuove competenze digitali

Le opportunità di aggiornarsi e migliorare le proprie skill acquisendo competenze trasversali non mancano; tuttavia, seguire un corso di formazione non significa automaticamente migliorare le proprie conoscenze, così come ottenere un attestato non si traduce necessariamente nella qualifica di professionista della materia.

Per colmare questo divario, noi Ninja abbiamo capito quanto fosse necessario dialogare con chi del riconoscimento delle competenze ne ha fatto una missione.

cepas certificare le competenze

Ci siamo confrontati con CEPAS, Istituto di Certificazione delle Competenze e della Formazione, nato nel 1994 proprio con l’obiettivo di valorizzare le attività professionali con la massima garanzia di competenza ed esperienza, e oggi costola del prestigioso Ente di certificazione internazionale Bureau Veritas, che dal 1828 è leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, verifica di conformità e certificazione.

Abbiamo partecipato attivamente a un tavolo di lavoro per costruire qualcosa che non era mai stato realizzato prima d’ora: il primo schema di certificazione delle competenze delle professioni digitali.

Abbiamo lavorato con un Organismo di Certificazione del Personale per dare al tuo percorso di studi un titolo riconosciuto in tutto il mondo. CEPAS infatti, oltre che parte del gruppo internazionale Bureau Veritas, è Full Member di IPC – International Personnel Certification Association.

Lo Schema approvato prevede la certificazione di 6 profili professionali, suddivisi in senior o junior in base al profilo del candidato, in Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce.

Per inquadrarli abbiamo definito i 3 pilastri delle competenze:

  • FORMAZIONE – Acquisire le giuste nozioni da poi mettere in pratica è il punto di partenza per padroneggiare una materia
  • ESPERIENZA – Un Corso non è sufficiente a determinare l’idoneità a una professione: ad abilitare a un ruolo è anche anche l’esperienza sul campo
  • AGGIORNAMENTO – Un settore in continua evoluzione come il Digitale non può prescindere dall’aggiornamento continuo

Un webinar gratuito per saperne di più

webinar cepas nuovi profili di certificazione

Se hai seguito almeno un Master o un Executive Master Ninja Academy, oppure vuoi scoprire se possiedi i requisiti per la qualifica di Specialist o Manager e come prepararti per ottenerla, o ancora cerchi un percorso di formazione che abbia come valore aggiunto la certificazione delle competenze per emergere nel mercato nazionale e internazionale, puoi seguire il webinar gratuito CEPAS “Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce: profili certificati”, online giovedì 12 maggio dalle 14.55.

Il Programma

14.50 Login dei partecipanti
15.00 Chi siamo e cosa significa certificare le competenze
15.10 Introduzione ai profili operanti in ambito: Digital Marketing, Social Media Marketing, E-Commerce
15.25 Quale il processo di certificazione?
15.40 La rilevanza e i benefici di certificare le competenze
15.50 Domande e risposte
16:00 Logout dei partecipanti

I relatori

Rossella Laface, Sales & Innovation Manager – CEPAS
Luca Caracciolo, Direttore – Smart Form Srl
Andrea Preite, CEO – Rixalto Group SA
Mirko Pallera, CEO – Ninja Marketing Srl

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curriculum vitae

Ottimizzare il tuo Curriculum Vitae per farti notare dai recruiter

Il Curriculum Vitae, se ben valorizzato, è la tua occasione per far venir fuori la versione migliore di te, per far capire alle aziende perché sei proprio tu la persona che stanno cercando, o al tuo capo che sei la figura giusta a cui affidare maggiori responsabilità.

Non puoi assolutamente sottovalutare questo aspetto: il Curriculum Vitae è il tuo biglietto da visita, la prima impressione che un potenziale datore di lavoro o recruiter avrà di te. Per raggiungere vette più alte nella propria carriera o per esplorarne di nuove, bisogna accrescere le proprie competenze, ma anche riuscire a esaltarle nel modo giusto, per avere un impatto sull’interlocutore.

Con un curriculum che viene notato, non soltanto migliorerai le tue possibilità di successo, ma sarai anche dotato di uno strumento di convalida che ti permetterà di dimostrare perché vali.

Ad esempio, secondo una ricerca di Zippia, il 68% delle persone in cerca di lavoro che si sono fatte assistere nella scrittura di un curriculum professionale ha buone probabilità di trovare un nuovo lavoro in meno di 90 giorni.

Altri dati interessanti, che confermano l’importanza di approcciarsi alla candidatura in modo professionale, sono questi:

  • Il 59% dei reclutatori rifiuta un candidato se il CV contiene errori grammaticali o ortografici;
  • oltre il 50% dei selezionatori rifiuterà un candidato se il suo curriculum se è troppo generico e pieno di cliché (ti dice nulla l’espressione “ottime capacità di problem solving“?)
  • 1 reclutatore su 5 cestina un curriculum ancora prima di aver finito di leggerlo.

Vuoi scoprire se hai fatto abbastanza per farti notare dalle aziende o se invece puoi fare di più per moltiplicare le tue chance di assunzione e di carriera?

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Curriculum Vitae: un webinar per presentare alla aziende la versione migliore di te

Quali sono le cose indispensabili da includere nel CV? Quali quelle importanti per rendere la candidatura più attraente? Quali sono gli aspetti che vengono erroneamente trascurati?

Un primo passo per rispondere a queste domande è partecipare al webinar programmato per mercoledì 20 aprile alle ore 13: “Perchè il candidato ideale non sei tu – Consigli e best practice per essere la prima scelta delle aziende digitali” con Davide D’Ambrogio, Career Coach, e Guenda & Gioia Novena, Co-founder di Nextopp, la piattaforma di formazione online per trovare lavoro. Conduce Adele Savarese, Coordinatrice Didattica di Ninja Academy.

ottimizzare il tuo curriculum vitae

Cosa potrai apprendere durante il webinar:

✅ errori che fanno cestinare subito il tuo CV
✅ tecniche per perfezionare il tuo personal branding
✅ suggerimenti per migliorare la tua ricerca del lavoro attiva e passiva
✅ consigli per identificare i percorsi più adatti per farti trovare dai recruiter e fare carriera nel Digital

Non mancare se vuoi dare una svolta al tuo futuro!

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gli strati del metaverso

Creator Economy e Decentralizzazione come base per la costruzione del Metaverso

Il Metaverso non è “un” metaverso.

È la prossima generazione di Internet: un multiverso. Le numerose applicazioni sviluppate in questo senso ci avvolgeranno completamente, sia a livello visivo, sia a livello sociale.

Sebbene sia probabile che molti spazi assomiglieranno a parchi a tema virtuali, il traguardo è rappresentato da un Metaverso alimentato da una robusta Creator Economy abilitata attraverso la decentralizzazione.

Il Metaverso non è quindi semplicemente una versione in 3D di un mondo in 2D: è l’inesorabile dematerializzazione di spazi fisici, distanze e oggetti.

Gli investimenti e le decisioni prese ora determineranno quale futuro che si manifesterà: uno che offre la più grande varietà di esperienze, alimentato da creatori, o uno definito dalla prossima ondata di gatekeepers e “affittuari”.

Puntiamo sul primo scenario e analizziamo insieme la catena di valore di questo mercato – un mondo alimentato dai creator e costruito sulla decentralizzazione – attraverso gli strati che lo compongono.

grafico livelli metaverso

Gli strati del Metaverso

Esperienza

Il livello dell’esperienza comprende tutte le attività in cui le persone si impegnano a livello pratico, come giocare online, ascoltare musica, fare shopping.

Scoperta

La scoperta rappresenta il canale attraverso cui le persone vengono a conoscenza dell’esistenza delle esperienze.

Creator Economy

Questo livello contiene tutti gli strumenti che consentono ai creator di produrre contenuti per il Metaverso e gli strumenti di monetizzazione.

Spatial Computing

Si tratta del software che permette di trasformare gli oggetti in 3D, portandoli nel Metaverso e consentendoci di interagire con loro.

Decentralizzazione

Tutte le attività fisiche e digitali che stanno spostando l’ecosistema verso una infrastruttura distribuita e democratizzata non vincolata a un potere centrale.

Human Interface

È l’hardware che ci permette di accedere al Metaverso. Ad esempio, Visori VR e tecnologia aptica.

Infrastruttura

Il livello dell’infrastruttura è costituito dai semiconduttori, dalla scienza dei materiali, dal cloud computing e dalle reti di telecomunicazione che rendono possibile la costruzione di qualsiasi livello superiore.

bitcoin cripto economia

Bitcoin in Messico, Honduras e Portogallo: l’annuncio alla Bitcoin Conference

Un annuncio storico, non rivoluzionario come quello del presidente di El Salvador, che ha reso Bitcoin valuta legale nel paese lo scorso anno, ma quanto è stato annunciato durante la Bitcoin Conference 2022 è un passo in avanti molto importante per l’intero ecosistema. Le novità riguardano un’isola in Honduras, una regione autonoma del Portogallo e il Messico.

Gli annunci sono stati fatti dai rappresentanti dei tre Paesi, portati sul palco della conferenza Bitcoin 2022 a Miami da Samson Mow, ex chief strategy officer di Blockstream e uno degli architetti del progetto Bitcoin Bond in El Salvador.

Bitcoin Conference - annuncio messico honduras e portogallo

L’ex direttore strategico di Blockstream che si è dimesso a marzo per concentrarsi su “l’adozione di Bitcoin da parte degli stati nazionali“, ha portato i legislatori di tutto il mondo sul palco di Bitcoin 2022 per evidenziare i progressi normativi che vengono fatti per incoraggiare l’adozione di Bitcoin da parte degli stati nazionali.

Gli annunci della Bitcoin Conference 2022

Roatán

L’isola di Roatán in Honduras avrà Bitcoin come moneta a corso legale. Inoltre, la zona franca economica dell’isola, gestita da Honduras Prospera Inc., consentirà l’uso dei bitcoin bond, come un modo per portare investimenti esteri nel paese. Lo ha annunciato Joel Bomgar, presidente di Próspera.

Madeira

L’isola portoghese alle porte d’Europa adotterà Bitcoin in virtù del suo speciale status di regione autonoma. Inoltre, gli investitori Bitcoin non pagheranno imposte sul reddito personale.

Messico

Si tratta della notizia più importante in assoluto, ma probabilmente ancora la più incerta: il presidente del Messico sarebbe pronto a ricevere Samson Mow per discutere dell’adozione di Bitcoin come valuta avente corso legale. Se l’adozione si verificasse davvero, sarebbe un grande rivoluzione in un Paese confinante con USA e di tali dimensioni.

Il senatore messicano Indira Kempis ha anche affermato che una nuova legislazione incentrata su Bitcoin sarà proposta al senato messicano.

Le parole di Mow alla Bitcoin Conference 2022

Penso che ora sia un momento cruciale nella storia dell’umanità e abbiamo bisogno di andare avanti velocemente. Ciò di cui abbiamo bisogno è più adozione di bitcoin da parte degli stati nazionali“, ha detto Mow. “Ogni paese, ogni giurisdizione, avrà un percorso unico per l’adozione di bitcoin. La moneta legale è un modo, un altro modo è la moneta legale de facto“.

Freelance Finom

Lavorare come freelance: ecco come gestire la contabilità

Scegliere di lavorare come freelance significa prima di tutto abbracciare una certa filosofia di vita.

Implica un approccio diverso in tutte le cose, non solo quelle lavorative. I confini tra vita personale e lavoro a volte tendono a fondersi perché un freelance può lavorare da casa, in un ufficio, in un bar o in qualsiasi posto.

Non è importante il luogo perché il freelance non ha bisogno della classica scrivania e non deve necessariamente rispettare i soliti orari d’ufficio. Un freelance potrebbe decidere di lavorare di notte o di giorno, ma deve sempre portare a termine un lavoro commissionato entro la data di scadenza stabilita. Per molti potrebbe sembrare un sogno che si avvera, per altri un vero e proprio incubo. 

I vantaggi di lavorare come freelance

Essere freelance è un po’ come essere un nomade. Quanti di noi hanno cambiato città, regione o addirittura nazione per lavorare?

Inseguire un sogno, il lavoro dei sogni, può comportare diversi spostamenti e può capitare di ritrovarsi in posti che proprio non ci piacciono, in cui non riusciamo a integrarci. Ci sentiamo frustrati ma lo facciamo comunque. Lavorare come freelance è un vantaggio da questo punto di vista perché nessun luogo ci terrà legato a sé, ma saremo noi a scegliere il nostro posto nel mondo.

Lo smart working e il remote working hanno dimostrato che non è indispensabile un ufficio per lavorare, anche se questo non è sempre vero per qualunque professione. 

lavorare come freelance

Rispettare i propri ritmi

Oltre al luogo però, un freelance può decidere l’orario di lavoro in cui si sente più produttivo e scegliere quante ore lavorare al giorno, in base alle scadenze in consegna.

Un aspetto da non sottovalutare perché significa venire incontro a se stessi e ai propri ritmi evitando inutili burnout, un fenomeno che oramai colpisce tantissime persone.

Siamo spesso vittime di esaurimenti emotivi e nemmeno ce ne rendiamo conto, perché impegnati a inseguire standard sorpassati e inefficaci per la produttività.

Lavorare come freelance permette di conoscere tantissime persone, avviare collaborazioni stimolanti e in linea con il nostro modo di lavorare e anche di pensare. Infatti, lavorando in azienda può capitare di partecipare a progetti che non condividiamo o che non ci stimolano, senza potersi indietro.

Un aspetto da non sottovalutare perché comunque, a lungo andare, può tramutarsi in insoddisfazione. 

Le sfide del lavoratore autonomo

Uno dei limiti del lavoratore autonomo è forse quello di essere tanto indipendente da sentirsi sempre un po’ un outsider, perché in fondo non a un gruppo. In un’azienda si fa parte di un team, si è un tassello di un qualcosa di più grande. Il freelance collabora con gli altri ma resta sempre in disparte, anche se ha un ruolo importante in un progetto.

È una figura che deve essere camaleontica e adattarsi anche alle persone con cui lavora e capita spesso che non è sempre tutto rose e fiori, anzi. Spesso si tende a romanticizzare la carriera del libero professionista: di certo è interessante e stimolante, ma ha comunque degli ostacoli, come tutte le professioni.

La contabilità è, senza alcun dubbio, la nota dolente per eccellenza per tutti i lavoratori autonomi. Chi lavora in azienda e con regolare contratto saprà esattamente quanto dovrà ricevere quel dato giorno del mese, senza dover fare conti, tener presente percentuali, o calcolare a quanto ammonta l’IVA.

La contabilità è la nemesi del freelance

Molti liberi professionisti dedicano giornate intere a disbrigare pratiche relative alla contabilità, a fare calcoli su calcoli, a trascorrere pomeriggi dal commercialista per farsi spiegare questa o quell’operazione o come fare un certo versamento.

La parte amministrativa e contabile di questa professione la priva completamente di quell’aspetto intrepido che tanto affascina. Senza giri di parole: la contabilità è la nemesi del freelance.

Per fortuna, però, ci sono delle soluzioni e dei servizi che vengono incontro ai liberi professionisti per aiutarli a gestire conti e finanze.

FINOM: come semplificare la vita dei lavoratori autonomi

FINOM è una startup internazionale che offre servizi finanziari in diversi Paesi europei tra cui Francia, Germania e Italia.

La sua sede principale si trova ad Amsterdam e ambisce a diventare l’app di business finance management più utilizzata in Europa. Stiamo parlando di una realtà giovane ma con già tanta esperienza alle spalle.

È stata fondata nel 2019 e da allora la sua mission è quella di semplificare la vita d’imprenditori e professionisti nella gestione delle proprie finanze. Ecco perché è la soluzione perfetta per i freelance.

<<Scopri tutti i servizi FINOM per gestire senza pensieri le tue finanze>>

FINOM: servizi e vantaggi per freelance

Occuparsi di conti e fatture non è divertente, soprattutto per chi ha un lavoro creativo. Immaginate un fumettista sprofondare nell’abisso di numeri e percentuali dopo aver riposto pennelli e colori. Non è certo stimolante!

FINOM non è solo la prima realtà in Italia che integra insieme conto e fatturazione elettronica: lo fa anche in modo smart grazie anche a un’interfaccia semplice e intuitiva.

Offre un conto business con IBAN italiano, carte fisiche e virtuali (gratuite) integrate con la fatturazione elettronica in una singola app dando così la possibilità agli utenti di poter usare il sistema come una banca, riconciliare fatture e pagamenti, monitorare costantemente il saldo delle fatture da parte dei clienti in real time e prevedere costi e ricavi futuri.

A questi servizi se ne aggiungono altre a corollario, come la categorizzazione delle spese, la creazione di wallet, cashback fino al 3% su tutte le spese, riconciliazione automatica di fatture e transazioni, la possibilità di dare accesso al proprio commercialista per procedere all’elaborazione di dichiarazioni fiscali, e aggregare altri conti nella stessa app.

E con il lancio del baking si impegna a migliorare l’esperienza dei propri clienti nella gestione della loro attività dal punto amministrativo e finanziario. Un vero vantaggio per i freelance!

<<Apri il tuo profilo e scopri i vantaggi delle funzionalità FINOM>>

personal branding consigli pratici

Torna in presenza la Graduation dell’Executive Master Ninja Academy / IUSVE

In questo periodo storico più che mai, abbiamo bisogno di fiducia nel futuro, di ascoltare storie che ci ispirino e che ci conducano a intravedere nuove speranze; per questo è con una certa emozione che quest’anno Ninja Academy tornerà a celebrare in presenza i guerrieri dell’Executive Master Ninja Academy / IUSVE con una emozionante cerimonia di Graduation.


L’evento si terrà sabato 9 aprile alle ore 15 a Verona, nella prestigiosa Aula Magna dell’Istituto Universitario IUSVE, ma sarà possibile seguire anche online la Graduation in diretta qui in questo articolo o su YouTube.

<< Registrati per partecipare alla cerimonia live e vivere l’emozione di una Graduation in stile Università americana >>

Cerimonia di Graduation 2022: ispirazione ed emozione

Un’occasione per lasciarti ispirare dalle storie dei Ninja che hanno scelto di dare una svolta al loro futuro con l’Executive Master Ninja Academy / IUSVE, ma anche per ascoltare le illuminanti testimonianze di top manager della Digital Industry che, prima di te, hanno segnato le carriere di centinaia di professionisti

Non perdere i Commencement Speech di Esther Intile, Head of Employer Branding People & Organisation di Enel, Alexandre Levy, Head of Business Development Brand, Content & Creative di Accenture Interactive, e Giosé Milli, AD & Executive Coach dell’Istituto Hoffman, e i Valedictorian Speech di alcuni dei graduati più talentuosi di quest’anno.

graduation 2022

Le opportunità del Nuovo Executive Master in Digital Marketing

Sei un professionista del Digital Marketing o vuoi diventarlo?
Hai una laurea triennale e sei in cerca di una specializzazione professionalizzante?

Il Nuovo Executive Master in Digital Marketing ti offre la possibilità di specializzarti in due aree:

  • Social Media Communication, per imparare a ideare Digital & Social Media Strategy, creare piani editoriali, coinvolgere una Community e progettare campagne pubblicitarie
  • eCommerce Management, per imparare a progettare strategie digitali orientate alla vendita online, dalla progettazione della Customer Experience all’analisi dei dati.

Con l’Executive Master in Digital Marketing di Ninja Academy accedi a:

– +1200 risorse interattive on demand e immersive
– 2 percorsi di specializzazione (Social Media Communication o eCommerce Management)
– 24 Question Time Live con docenti ed esperti
– Aggiornamento quotidiano su trend e attualità
– Cerimonia di Graduation in Università
– Servizio di Job Placement

Segui le lezioni on demand, dove e quando vuoi. Ottieni un prestigioso Certificato rilasciato in collaborazione con l’Istituto Universitario IUSVE e dai una svolta alla tua carriera.

<< Registrati subito e sabato 9 aprile alle 15 segui live la cerimonia di Graduation degli Executive Master 2022 >>

marketing automation

Perché dovresti integrare SMS e Marketing Automation nella tua strategia di marketing

Sempre più aziende stanno integrando nella propria strategia la Marketing Automation e i motivi sono molteplici. La tecnologia consente alle attività di creare e gestire i rapporti con i clienti in modo efficace senza sacrificare tempo prezioso.

La Marketing Automation è indispensabile per gli imprenditori di oggi, non solo perché permette di automatizzare i processi, ma anche perché consente di riorganizzare in maniera più efficiente i flussi di lavoro e ottimizzare le performance delle campagne di marketing. Considerato che attualmente la maggior parte delle campagne viene effettuata tramite le piattaforme social, l’SMS marketing e la Marketing Automation si stanno affermando sempre di più come strumenti di successo nell’ambito di una strategia di marketing multicanale.

L’importanza della Marketing Automation

Ottimizzare i tempi è una delle sfide più importanti per chi gestisce un business, per questo è importante che ogni azione sia ottimizzata chirurgicamente. Il modo migliore per assicurarti che le tue comunicazioni siano efficaci è quello di sfruttare tutte le potenzialità dell’email Marketing Automation combinate con quelle del marketing via SMS.

<< Impara a sfruttare le potenzialità del marketing via SMS>>

Le potenzialità dell’SMS Marketing

L’SMS Marketing è una strategia d’invio dei messaggi di testo a clienti e abbonati per promuovere offerte e incentivare un’azione istantanea da parte del pubblico target. Questo tipo di messaggi richiede azioni immediate e fornisce avvisi ai clienti che hanno accettato di ricevere messaggi di testo da parte della tua azienda. Ha una portata più ampia rispetto a qualsiasi altra forma di marketing,  e rappresenta un canale di comunicazione diretto i con i clienti.

SMS Marketing Automation

Qualche numero

Lo smartphone è lo strumento che teniamo sempre incollato a noi e che utilizziamo molto più di altri. Per questo, incorporare un programma di SMS marketing nella tua strategia può avere molti vantaggi. Secondo una ricerca di Tech Jury, oltre il 48% della popolazione mondiale (pari a 3,8 miliardi di individui) possiede uno smartphone. A questo dato, se ne aggiungono altri che confermano la validità di uno strumento come gli SMS: 

  • Il 75% delle persone è favorevole a ricevere offerte via SMS
  • Il tasso di CTR per i messaggi che contengono offerte è più alto del 9,18% rispetto a qualsiasi altro canale digitale
  • Gli SMS hanno un tasso di apertura del 98%
  • Il 60% di chi riceve SMS legge il testo entro 1-5 minuti dalla ricezione

La personalizzazione è la chiave per catturare l’attenzione del tuo pubblico e dei tuoi potenziali clienti. Le statistiche sull’SMS marketing suggeriscono tassi di lettura e apertura costantemente elevati per i messaggi promozionali.

GetResponse MAX ha realizzato una guida gratuita per utilizzare al meglio i messaggi di testo e integrarli nella tua strategia aziendale insieme alla marketing automation.

Come potenziare le campagne multicanale

GetResponse MAX si rivolge alle aziende di medie e grandi dimensioni con servizi personalizzati e creati su misura per il cliente grazie a strumenti di marketing integrati (tra cui proprio Marketing Automation e SMS Marketing).

SMS Marketing Automation

Come utilizzare al meglio le campagne SMS

Le persone hanno sempre con sé il cellulare, quindi puoi raggiungerle in qualsiasi momento, ovunque si trovino. A differenza di altre app che vanno scaricate e configurate, gli SMS sono una funzionalità pre-installata su qualsiasi dispositivo. Di conseguenza, anche le persone meno esperte potranno essere raggiunte senza difficoltà, anche tenendo presente che:

  • Il 75% delle persone di età pari o inferiore a 44 anni ama contattare le aziende ed essere contattato con i messaggi di testo (fonte: Startup Bonsai)
  • I Millennial e i Baby Boomer passano circa 5-6 ore al giorno sui propri smartphone (fonte: WP Manage Ninja)
  • Gli SMS sono così accessibili rispetto al log in sulle piattaforme che il 60% delle persone preferisce prenotare un appuntamento tramite messaggio (fonte: Slick Text)
  • Il 45% delle persone raggiunte da un’offerta tramite SMS Marketing valuta se acquistare un prodotto o un servizio (fonte: Slick Text).

Aspetto da non sottovalutare è quello della riduzione dei costi: con GetResponse MAX puoi lanciare campagne di SMS mirate, direttamente dai tuoi flussi di marketing automation. Per questo, a differenza delle campagne “blast”, la tua campagna SMS può essere attivata a seconda dell’attività o inattività del destinatario

Perché scegliere GetResponse MAX

GetResponse MAX è una piattaforma di online marketing all-in-one che offre la possibilità di prenotare una dimostrazione gratuita su come la piattaforma può potenziare le attività di marketing basata sulle caratteristiche, sui bisogni e sugli obiettivi dell’azienda.

Uno strumento in grado di facilitare l’acquisizione dei clienti e aumentare le entrate integrando strumenti di marketing come landing page, form, webinar, notifiche push, SMS e molto altro.

<< Scopri le potenzialità della Marketing Automation per la tua azienda >>