Sotto-tag Specialist di Personas

instagram diventa un marketplace nft

Instagram diventa un marketplace per NFT: partiti i test

La notizia è stata diffusa sui canali ufficiali dell’azienda: Instagram diventa un marketplace per NFT.

Da quando Facebook ha cambiato il nome della sua azienda in Meta alla fine del 2021, gran parte degli sforzi del gigante tecnologico sono stati incentrati sull’espansione della sua portata nel crescente panorama del Web3.

Un’iniziativa significativa che Meta ha intrapreso nel corso del 2022 è stata l’integrazione degli NFT nelle sue piattaforme sociali, Facebook e Instagram. Già a gennaio di quest’anno si era diffusa la voce che Meta volesse permettere agli utenti di creare, visualizzare e (ovviamente) vendere NFT sulle sue piattaforme leader di mercato.

Nel marzo del 2022, Mark Zuckerberg ha annunciato l’intenzione di trasformare Instagram in un marketplace per NFT, senza tuttavia rivelare alcun dettaglio. Infine, in un aggiornamento di maggio di Instagram, Meta ha iniziato a testare le sue funzioni NFT. In particolare, ha dato la possibilità a utenti selezionati di condividere gli NFT creati o raccolti sui loro profili e nei feed dei follower.Una funzionalità simile arriverà presto su Facebook, insieme agli NFT in realtà aumentata su Instagram Stories tramite Spark AR, in modo da poter inserire l’arte digitale in spazi fisici“, aveva dichiarato nell’annuncio ufficiale.

LEGGI ANCHE: Christie’s lancia la sua piattaforma NFT: si chiama Christie’s 3.0

instagram diventa un marketplace nft 02

Instagram diventa un marketplace per NFT

Nel giugno del 2022, Meta ha svelato l’intera roadmap per l’ingresso degli NFT. Poco dopo, nell’agosto del 2022, l’azienda ha distribuito le funzionalità NFT agli utenti di 100 Paesi in tutto il mondo.

Tuttavia, le funzionalità principali della piattaforma NFT non erano ancora state aggiunte. In particolare, la possibilità per gli utenti di creare/coniare, acquistare e vendere NFT tra loro attraverso Facebook e Instagram. In base alle ultime rivelazioni, questa situazione è destinata a cambiare.

Con una nuova serie di test pubblici, alcuni creatori selezionati potranno vendere NFT al proprio pubblico su Instagram.

LEGGI ANCHE: Report: la metà degli americani non ha mai sentito parlare di NFT

Cosa ne pensano i creator

Dave Krugman è uno dei creatori selezionati per testare le funzionalità del marketplace NFT di Instagram. In un’intervista rilasciata a nft now, Krugman ha dichiarato di essere entusiasta di questi nuovi strumenti, che permetteranno a lui e alla sua comunità di condividere il valore creato.

Nell’era delle comunità creative interconnesse, il nome del gioco è allineamento degli incentivi. Se le cose che avvantaggiano il mio pubblico avvantaggiano anche me, siamo in grado di creare una simbiosi sociale“, ha detto Krugman. Ha continuato spiegando che gli NFT creano un legame finanziario tra creatore e collezionista che allinea le loro priorità. “Quando qualcuno possiede un bene digitale che ho creato, il valore di quel bene è legato al mio successo creativo. In questo modo, i nostri incentivi sono allineati a un livello profondo: condividiamo un obiettivo comune e questo crea un legame più sano tra la comunità e il creatore“.

Krugman ha anche osservato che queste caratteristiche potrebbero aiutarlo a raggiungere meglio sottoinsiemi specifici del suo pubblico. “Gli oggetti da collezione digitali mi permettono di creare comunità di nicchia all’interno della mia comunità più ampia, microeconomie che contribuiscono a finanziare e alimentare la mia attività creativa. Più sostegno ricevo, più posso spingere le mie idee. E quanto più le spingo, tanto più sostegno ottengo. È un circolo virtuoso“, ha spiegato.

LEGGI ANCHE: NFT Marketing: casi di studio per la strategia del tuo brand

instagram diventa un marketplace nft 01

Instagram diventa un marketplace NFT: cosa succede adesso

Nel tentativo di garantire che questo processo sia il più semplice possibile per tutte le parti coinvolte, Meta ha promesso che gli NFT venduti sulle sue piattaforme non comporteranno alcuna commissione aggiuntiva per le parti coinvolte. Naturalmente, questo non significa che non ci siano commissioni. Gli acquisti effettuati all’interno dell’app Instagram sui sistemi operativi Android e iOS sono soggetti alle tariffe applicabili dell’app store.

LEGGI ANCHE: Glossario degli NFT: le parole chiave da conoscere

Inoltre, è possibile che Instagram aggiunga le proprie commissioni in futuro.

Questo punto potrebbe far preoccupare alcuni creatori. Dopo tutto, le precedenti dichiarazioni di Meta indicano che intende prendere una grossa fetta delle vendite effettuate su Horizon Worlds, il suo prodotto di punta del metaverso.

Con una notevole attenzione a garantire l’accessibilità delle integrazioni NFT sulle sue piattaforme, i frutti delle iniziative di Meta orientate al NFT potrebbero richiedere un po’ di tempo per sbocciare. Ma quando lo faranno, potremmo vedere una delle piattaforme più importanti del Web2 trasformarsi in una delle piattaforme del Web3.

creator economy statistiche - copertina

Creator Economy: statistiche per i marketer

La Creator Economy è definita anche economia della monetizzazione individuale: è una naturale evoluzione degli UGC (User Generated Content), che diventano monetizzabili attraverso le iniziative delle piattaforme. Il fenomeno Include anche le aziende che si affidano ai creator per dare maggiore visibilità ai propri contenuti.

Perché ci interessa la Creator Economy

Gli utenti dei social media si fidano più facilmente dei loro creator preferiti che dei brand. Di conseguenza, l’impatto di un annuncio realizzato in collaborazione con un creator o di un influencer può essere molto maggiore rispetto ai canali tradizionali.

La creator economy è tuttavia ancora in crescita, per cui vale la pena di monitorare il fenomeno anche sulla base di una serie di utili statistiche.

Cosa dobbiamo sapere sulla Creator Economy

creator economy statistiche

Statistiche generali

  • Il 30% dei 18-24enni e il 40% dei 25-35enni si definisce creatori di contenuti. (Blog HubSpot)
  • I creator hanno maggiori probabilità di essere giovani (63% Gen Z) e donne (48%). (Global Web Index)
  • Il 46,7% dei creator lo sono a tempo pieno. (ConvertKit)
  • I principali tipi di creator sono educatori, blogger, coach, scrittori e artisti. (ConvertKit)
  • Il 37% dei creatori di nicchia si è impegnato almeno una volta in una collaborazione con un marchio. (Linktree)
  • I creator a tempo pieno utilizzano in media 3/4 canali per coinvolgere il pubblico. (ConvertKit)
  • Il tempo medio dedicato alla creazione di contenuti ogni settimana è di 1-5 ore. (Linktree)
  • I creatori di contenuti affermano che la loro sfida principale è quella di farsi trovare dai propri follower (The Tilt)
  • Il 61% dei creatori di contenuti afferma di pubblicare contenuti per divertimento, il 34% per passione e il 31% per esplorare un nuovo potenziale hobby. (Global Web Index)
  • La piattaforma di lancio più comune per i creatori nel 2021 è stata Instagram. (ConvertKit)
  • Il 58% dei creatori produce 2-4 tipi di contenuti. (Linktree)
  • Il più delle volte i creatori a tempo pieno creano post sui social media, e-mail/newsletter e articoli/blog. (ConvertKit)
  • Il 52% dei marketer si affida ai creator per rafforzare la propria community e il 41% dichiara di voler lavorare con i creatori di contenuti per promuovere i valori del proprio marchio. (Sprout Social)
  • I tipi di contenuti più comuni che i marketer assumono dai creatori sono i contenuti educativi, gli unboxing o le recensioni. (Sprout Social)
  • Le tipologie di creatori che guadagnano di più sono i creatori educativi, i coach, i podcaster, gli influencer e i marketer. (ConvertKit)
  • La maggior parte dei creatori di contenuti condivide tra 1 e 10 post sponsorizzati all’anno. (Influencer Marketing Hub)

Statistiche sui ricavi

  • Sono oltre 300 le startup impegnate nel settore. (Influencers Club)
  • Le dimensioni del mercato della creator economy sono attualmente stimate in 104,2 miliardi di dollari. (Influencers Club)
  • La valutazione totale delle startup della creator economy era di 5 miliardi di dollari nel 2021. (Influencers Club)
  • La maggior parte dei creatori di contenuti dichiara che la fonte di guadagno maggiore è rappresentata dagli accordi con i brand. (Influencer Marketing Hub)
  • I creatori di contenuti impiegano in media sei mesi e mezzo per guadagnare il loro primo dollaro. (The Tilt)
  • I creatori di contenuti preferiscono monetizzare i loro contenuti su Instagram e TikTok. (Influencer Marketing Hub)
  • I creator a tempo pieno sfruttano in media 2,7 flussi di reddito. (ConvertKit)
  • Il 59% dei creatori principianti non ha ancora monetizzato i propri contenuti. (Linktree)

Ninja Upshot

Lavorando con creatori di contenuti che godono della fiducia dei loro fan, le aziende possono sfruttare l’opportunità di raggiungere un pubblico fidelizzato.

I micro-influencer sono particolarmente interessanti per le piccole imprese perché riducono al minimo il costo pubblicitario per azione di una campagna, pur ampliando la portata del marchio.

Se un tempo il numero di follower era il parametro principale utilizzato dalle aziende per selezionare gli influencer, oggi i marchi utilizzano criteri di valutazione più sofisticati per capire il pubblico di un influencer e come coinvolgerlo.

Inoltre, il fatto che i creatori stiano creando nuovi modelli di monetizzazione, anziché dipendere dalle piattaforme, contribuirà a rendere la creator economy più sostenibile.

La paura fa campagna: 7 spaventose pubblicità per celebrare Halloween

Halloween, il periodo più spaventoso dell’anno è alle porte e come sempre i brand non si lasciano sfuggire l’occasione per mostrarsi con pubblicità particolari e diverse dal solito. Lo fanno in modo giocoso, ironico e dissacrante per esorcizzare la notte in cui si annullano i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

HEINZ Tomato Blood Ketchup | Vegetarian Vampire Recruitment Film (2022)

Ormai, nel 2022 anche i vampiri vogliono darsi una svecchiata. Modificano le loro abitudini scegliendo uno stile di vita più sano ed etico.

Così anche il giovane Toby, di appena 280 anni e attento all’ambiente (si vede dalla cannuccia in acciaio), afferma di preferire di gran lunga il ketchup al posto del sangue umano, decisamente meno sostenibile e dal retrogusto ferroso.

Toby, aspirante influencer, vuole dare il buon esempio esortando i suoi vampiri-follower a diventare vegetariani e provare il gustoso sangue di pomodoro.

Heinz per l’occasione ha creato, per il mercato americano, un packaging particolare e presente sugli scaffali limitatamente nel mese di ottobre.

DORITOS | Día de Muertos (2021)

Doritos Messico celebra due momenti: quello de “Il giorno dei morti” e l’amore nella comunità LGBTQ+ .

Il Día de los Muertos, è una festività particolarmente sentita dai latino americani e il brand manifesta il suo impegno #ProudAllYear per rendere ancora più speciale questo giorno.

In realtà il Día de los Muertos è, nel significato, ben diverso da Halloween e lo vediamo dal racconto di Doritos.

Il 2 novembre i vivi sono soliti preparare un altare, l’ofrenda, non solo nei cimiteri ma anche negli spazi pubblici, in onore degli spiriti visti come membri della famiglia e dunque entità buone, da accogliere con felicità.

In questa pubblicità dedicata al periodo di Halloween, la famiglia sembra prepararsi per una riunione tra parenti ed affronta in modo naturale la manifestazione dello zio defunto accompagnato dal suo compagno.

Il tutto avviene in modo talmente naturale da fa emozionare. “Non è mai troppo tardi per essere se stessi”.

 

ELYSIAN BREWING| CHUCKY: A Killer Wit Beer (2022)

Ogni anno, nel periodo di Halloween, la città di Seattle ospita l’ Elysian Great Pumpkin Beer Festival, un evento organizzato dal birrificio Elysian e dedicato alle birre al gusto di zucca.

Il festival fa gola non solo agli appassionati della bevanda ma anche agli amanti di Halloween, delle tradizioni autunnali e delle cose spettrali.

Quest’anno, il birrificio ha presentato una limited edition  dedicata ad una delle figure più spaventose dei film horror, Chucky la bambola assassina.

Il sapore delle spezie calde, zucca e mirtillo rosso aspro, si mostra nel packaging che, proprio con l’immagine di Chucky rimanda all’arancione dei suoi capelli e al sangue delle sue vittime.

elysian-brewing-chucky-beer-ninja marketing

Credit: Elysian Brewing

Elysian ha rilasciato questa birra in collaborazione con USA Network e SYFY, proprio in vista della seconda stagione di Chucky, nuovissima serie tv tratta dall’iconica saga cinematografica nata alla fine degli anni ’80.

halloween-elysian-brewing-x-chucky-ninja-marketing

Credit: Elysian Brewing

BURGER KING |Home of the Ghosts (2022)

Per l’occasione Burger King lancia una delle sue pubblicità dedicate ad Halloween.

Una campagna in “carne e panino” in cui il Ghost Pepper Whopper è di colore arancione e che, farcito anche con jalapeños fritti, promette un gusto spaventoso.

Ma come sempre, anche quest’anno il brand di fast food non si limita a questo e lancia il Ghost Detector, un’app capace di scovare attraverso i campi elettromagnetici i fantasmi che dimorano nelle nostre case e soprattutto capace di sbloccare un’offerta speciale dedicata al menu di Halloween.

DACIA | Halloween in Dacia (2021)

Una campagna dedicata ad halloween simpatica e provocatoria questa di Dacia, che trasforma la sua Sandero Stepway in due modelli davvero infernali. Sandevil e Wolfero sono spaventose, adatte proprio alla notte più spettrale dell’anno.

E se queste due versioni fanno troppa paura, c’è sempre il modello originale, probabilmente più adatto alla tranquilla e comoda vita di tutti i giorni.

dacia-sandevil-halloween campaign-ninja-marketing

dacia-wolfero-ninja-marketing

UBER EATS | Don’t Run Out

Essere uccisi perché rimasti senza caramelle la notte di Halloween, quale leggenda metropolitana più terrificante di questa?

I protagonisti di questo film hanno imparato a proprie spese che non si tratta di una leggenda ma è la storia reale di una sorte infausta. Potrebbe accadere a chiunque.

Il lungo spot è diretto da Dan Trachtenberg e vede Keke Palmer (l’attrice di Nope) come una dei protagonisti.

Uber Eats, per evitare vittime disattente alla quantità di caramelle a disposizione, ha nascosto nel film diversi codici promozionali per l’acquisto di dolcetti.

Sta all’occhio attento dello spettatore scovarli tutti e fare incetta di caramelle, in tempo per Halloween e per salvarsi la vita.. Diamo un aiutino: un codice si trova sulla cassetta delle lettere ma purtroppo è valido solo nei paesi USA. Peccato… e guardatevi le spalle!

 

HARRIDAN VODKA per Halloween | Paranormal Reserve

Harridan, un tipo di vodka biologica certificata e prodotta nello stato di New York,  ha lanciato una limited edition dedicata ad Halloween.

La Paranormal Reserve  ha una tiratura di 666 bottiglie ed è stata collocata all’interno della teca della terrificante bambola Annabelle, situata nell’ Occult Museum di Monroe nel Connecticut.

Il famoso giocattolo è conosciuto per essere avvolto da un demoniaco mistero.

Annabelle la abbiamo conosciuta nei più celebri film a lei dedicati che raccontano la malvagità dello spirito che, si pensa, negli anni ’70 si impossessò di lei trasformandola in una bambola dannata.

Ad oggi, la 666esima bottiglia è chiusa nella teca insieme ad Annabelle ed ha un prezzo di 13mila dollari.

Chi avrà mai il coraggio di comprare una (costosa) bottiglia di spirito con lo spirito?

Harridan Vodka- paranormal reserve- pubblicità halloween-ninja marketing

 

LEGGI ANCHE:

I brand fanno paura! Ecco 10 spaventose campagne di Halloween (2021)

Le migliori campagne del 2019 per Halloween

I post di Halloween più divertenti (e spaventosi) dei grandi brand sui social (2018)

Le 7 pubblicità di Halloween che non puoi perderti quest’anno (2018)

Le 8 pubblicità di Halloween più belle di sempre (secondo noi)(2017)

professionisti certificati CEPAS

Ecco chi sono i primi tre Digital Marketing e Social Media Manager certificati in Italia

Venerdì 21 ottobre si è tenuta la prima sessione d’esame che ha certificato i primi tre professionisti italiani operanti in ambito Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce Management. Si tratta di un momento “storico” per i tutti i professionisti del digitale, un passo importante verso il riconoscimento di professioni fondamentali in un mondo e in una economia sempre più basati sulle tecnologie e su skill digitali avanzate.

Il basso livello generale di digitalizzazione in Italia rispetto agli altri paesi europei richiede un adeguamento rapido per colmare il gap professionale tra le figure richieste dalle aziende e l’offerta di professionisti qualificati e specializzati. In questo senso, un riconoscimento oggettivo delle competenze professionali acquisite attraverso percorsi formativi mirati ed esperienza reale conseguita sul campo, garantisce un miglior posizionamento nel contesto lavorativo. Posizionamento per il professionista e garanzia di competenze per le aziende in cerca di manager qualificati.

Hanno ben inteso le grandi potenzialità della certificazione i primi 3 professionisti del digitale certificati da Cepas attraverso il primo organismo di valutazione abilitato e qualificato Ninja Academy: Francesca Daniele, certificata come Digital Marketing Manager, Sacha Tellini, copywriter content creator e giornalista e oggi Social Media Manager certificato, e Federica Piccoli, digital strategist freelance e Digital Marketing Specialist.

Le voci dei protagonisti

Essere tra le primissime persone ad aver preso parte a questo esame in Italia e la prima Digital Marketing Specialist certificata, avverto anche una certa responsabilità”, ha chiosato Federica al termine dell’esame di certificazione.

Le fa eco Francesca:Un’esperienza personale e professionale di grande valore e di grande soddisfazione. Un tassello in più che si aggiunge a un percorso iniziato diverso tempo fa”.

Lo schema di certificazione approvato è stato realizzato da Cepas con la collaborazione di Ninja Academy e prevede la certificazione di 6 profili professionali, suddivisi in Manager o Specialist in base all’esperienza e al bagaglio formativo del candidato in Digital Marketing, Social Media Marketing ed eCommerce Management.

Certificare le proprie competenze digitali significa uscire dalla propria autoreferenzialità e ricevere un’attestazione di Terza Parte, a garanzia di affidabilità, trasparenza e aggiornamento continuo. I professionisti che hanno superato l’esame scritto e orale vengono automaticamente iscritti al Registro Pubblico CEPAS come professionisti certificati.

Anche Sacha ha ritenuto importante sottolineare questo aspetto: “Ringrazio Ninja e Cepas per questa bella opportunità di formazione e certificazione che reputo particolarmente importante: quello del digitale e, in particolar modo, quello del social media marketing è un mondo in cui le persone entrano senza avere un percorso consolidato e dimostrato alle spalle. Motivo per cui, certificare le proprie competenze ha davvero un valore distintivo”.

Cepas, Società del Gruppo Bureau Veritas Italia dedicata alla Certificazione di Competenze ha realizzato uno Schema di Certificazione per la valorizzazione delle professioni in ambito Digital Marketing. Le sessioni di esame hanno previsto il coinvolgimento di Ninja Academy, digital business school che ha contribuito attivamente alla progettazione dello schema presentato a maggio e che è ufficialmente il primo Organismo di Valutazione ufficiale accreditato per l’assessment dei candidati.

La certificazione Cepas è un riconoscimento oggettivo delle competenze professionali, che garantisce una marcia in più per fare carriera nelle professioni digitali in ambito nazionale e internazionale.

Siamo molto orgogliosi di avere fortemente contribuito come Ninja Academy alla realizzazione del primo schema di certificazione delle competenze dei Digital Marketing Manager, Social Media Manager ed eCommerce Manager, tre professioni oggi fondamentali e che necessitano di essere sempre più riconosciute, apprezzate e valorizzate nel mercato. Questo schema e la relativa certificazione saranno una base solida per permettere alle aziende di scegliere professionisti qualificati“, ha detto Mirko Pallera, CEO & Founder di Ninja Academy e primo commissario d’esame qualificato in Italia insieme ad Adele Savarese.

Maggiori informazioni su come intraprendere il percorso di certificazione sono disponibili qui.

black friday email marketing

Black Friday: come massimizzare la strategia di email marketing

Il Black Friday (il venerdì successivo al giorno del Ringraziamento), è un’occasione d’oro per le aziende. Si tratta di uno dei periodi più fecondi in termini di acquisto, probabilmente il più ricco dopo quello natalizio.

Una grande occasione per le attività di marketing, che rischia di trasformarsi in una sconfitta se non si è in grado di distinguersi nel rumore delle tante comunicazioni promozionali.

Anche se nel nostro Paese non ci sono le lunghe code e le resse nei negozi per accaparrarsi le migliori occasioni del “venerdì nero”, tipiche del mercato USA, molte sono le persone che attendono con ansia questo periodo per usufruire di eventuali sconti.

LEGGI ANCHE: Black Friday online: 3 strategie per aumentare le vendite

Il potere delle email

L’email è ancora uno strumento fondamentale per le campagne di marketing. L’invio di un’email è un gesto comune, parte integrante della nostra quotidianità. Nel 2021, ogni giorno, sono state inviate circa 319,6 miliardi di email, si ipotizza che nel 2025 la cifra crescerà fino a 376,4 miliardi di mail giornaliere.

Sempre secondo le stime, entro tale data, gli utenti di posta elettronica saranno 4,7 miliardi.

Il numero di email ricevute aperte da smartphone conferma il trend di crescita dei dispositivi mobili: già nel 2018, il 43% delle email è stata letta da telefono cellulare.

Nonostante la maggior parte degli utenti si dichiari annoiato dallo spam e preoccupato dai virus che viaggiano in allegato all’email, riconoscono anche di essere sufficientemente in grado di difendersi dal contagio.

Nel 2019, il 45% degli utenti ha riferito di aver evitato di aprire email con mittente sconosciuto.

Perché inviare email per il Black Friday

Nel periodo del Black Friday ci sono maggiori possibilità che gli utenti aprano le email pubblicitarie, mostrando una propensione agli acquisti superiore al normale. Non inviarle, vuol dire perdere un’occasione per incrementare le vendite in un momento in cui il consumatore è particolarmente sensibile.

L’invio di posta elettronica aumenta, inoltre, la possibilità di attirare nuovi clienti, spingendoli a sottoscrivere l’iscrizione alla propria newsletter.

 

Il tasso di apertura delle email del periodo risulta essere più alto alle 10.00 del mattino e alle ore 16.00: nel primo caso, è un modo per fare una piccola pausa sul lavoro; nell’orario pomeridiano, invece, una distrazione quando si è quasi terminato il lavoro della giornata.

6 Consigli per massimizzare le email

1. Pianificare in anticipo: nulla può essere fatto in breve tempo e senza lavoro, per creare un’ottima campagna email ci vuole tempo.

Già durante l’estate occorre pensare attentamente a come muoversi, rivedere il proprio database clienti, capire come realizzare messaggi personalizzati, e prevedere piani di offerta che avranno un buon eco e il massimo delle conversioni

2. Decidi il target: la segmentazione dei clienti è fondamentale.

Il primo passo è l’analisi del database, per cercare di capire chi sono i nostri clienti e cosa desiderano. Fidelizzare il consumatore è un aspetto fondamentale delle attività di marketing contemporanee: il cliente “desidera” un customer journey soddisfacente e pretende di essere seguito in questo suo viaggio di acquisto.

L’attenzione deve essere prestata agli acquisti precedenti e a quelli complementari.

Premia i clienti già fedeli per farli sentire apprezzati, magari riservandogli delle offerte specifiche o con l’invio di email in anticipo rispetto agli altri.

Potrebbe risultare tattico inviare, già durante il Black Friday, dei consigli per gli acquisiti di Natale: è un modo per coccolare il consumatore che ama fare wish list e muoversi per tempo, spingendolo ad approfittare del periodo di sconti per portarsi avanti con i regali di Natale.

3. Attenzione all'”oggetto” dell’email: un’email non aperta è un’occasione persa.

Per il Black Friday la mail deve sapersi distinguere, visto che la casella di posta elettronica degli utenti sarà colma di messaggi promozionali. L’oggetto delle email è il primo elemento che salta all’occhio del consumatore, deve catturarlo e spingerlo a leggere il corpo della mail, senza cancellarla ancor prima di aprirla.

Puntare sull’umorismo e i punti di forza del brand è determinate, ecco qualche esempio:

offerte che ci rendono orgogliosi (a differenza di nostro nipote Steve)” (Groupon);

Ottieni più spazio in cucina grazie a queste semplici soluzioni” (IKEA);

Smetti di sprecare soldi in inchiostro” (HP).

Lo spazio dell’oggetto può essere sfruttato anche per insinuare un senso di urgenza nell’acquirente: “solo 10 pezzi rimasti”; “venduti velocemente…”; “quasi spariti…”.

Nel periodo precedente alla data clou, prepara l’utente all’imminente scadenza, con frasi del tipo: “sei pronto per il Black Friday?”; “Mancano pochi giorni…”.

Nell’ultima fase del periodo, invece, quando le offerte volgono al termine, incentiva con espressioni tipo: “ultima occasione”; “non è troppo tardi per…”; “inizia lo shopping”; “offerta solo per te”.

LEGGI ANCHE: 9 consigli per scrivere l’oggetto perfetto per le tue email (ed evitare il cestino)

4. Crea l’aspettativa: fornire un’anteprima è utile perché crea aspettativa.

Inoltre, il consumatore ha modo per pianificare gli acquisti in base al proprio budget, e di conoscere la durata delle offerte, senza doversi precipitare nel giorno del Black Friday (nel caso in cui gli sconti previsti durino più giorni).

La presentazione delle offerte andrebbe fatta almeno con una settimana d’anticipo, corredata con un countdown che potrebbe risultare strategico: il conto alla rovescia aumenta l’ansia per l’attesa.

5. Corpo e grafica dell’email: nella moltitudine di email di offerte ricevute nel Cyber Week (la settimana che include il Black Friday e il Cyber Monday), bisogna distinguersi in creatività.

Convinto il consumatore ad aprire la mail, quest’ultima deve riportare in modo facilmente individuabile le informazioni principali che si ricercano prima di effettuare un acquisto online: politica di restituzione, assistenza clienti, e chat per comunicazioni in tempo reale.

Il testo deve essere breve perché le email ricevute nel periodo sono molte, spingendo così l’utente ad eseguire una lettura veloce, definita “modello Z”, svolta saltando parti del testo; oppure si segue il  “modello piramidale”, soffermandosi solo sulla parte iniziale testo.

Per tali motivi le informazioni principali dovrebbero trovarsi essenzialmente nella prima parte del testo ed essere evidenziate, in modo da catturare immediatamente l’occhio del lettore.

L’email deve essere, inoltre, graficamente accattivante: eleganti e colorate. Il colore dominante è fondamentale, deve richiamare il periodo con tutti i suoi simboli: il nero e l’arancione (il colore delle zucche, alimento tipico del Ringraziamento americano), la fanno da padrone. Per sembrare più interattive possono riportare un bottone call to action.

6. Non dimenticare il “carrello abbandonato”: riempire carrelli online è un tipico sport degli amanti dello shopping! Molti vengono riempiti molto prima del Black Friday, nella speranza di buone offerte, ma poi restano dimenticati, tra i tanti che i tanti siti che il consumatore ha consultato.

Cerca di ricordare al cliente che il carrello è rimasto in sospeso, riaccendendo il lui il desiderio del prodotto

I “trucchi” da non dimenticare

Per avere un maggior impatto sul pubblico e assicurarsi che non si dimentichi delle offerte del brand, è bene inviare più di un’email, studiate una sequenza ponderata e non casuale, facendo molta attenzione a non creare spam.

Prima della partenza della campagna di sconti, è necessario testare il processo di acquisto del sito web: l’obiettivo è quello di ricevere un numero di ordini maggiori rispetto alla quotidianità, ma occorre accertarsi di essere in grado di evaderli, e che il sito funzioni nel modo più adeguato, per non rischiare di perdere clienti in futuro.

Gratifica il cliente dopo l’acquisto inviando un’email di ringraziamento, o premiandolo con un ulteriore sconto futuro per aver usufruito delle offerte del Black Friday.

Oltre agli sconti che il pubblico si aspetta, si può offrire qualcosa di inaspettato, come il regalo di una tessera vip ricevuta con l’acquisto, o la possibilità di poter visionare in anteprima la nuova collezione del brand, o ancora, prevedere la spedizione gratuita per il venerdì, un elemento sempre molto apprezzato dai consumatori.

inclusione e diversità

Inclusione e diversità danno forza alla tua strategia di comunicazione: ecco come

Si fa presto a dire “la mia azienda è inclusiva”, ma è veramente così?

Negli ultimi anni i temi dell’inclusione e della diversità sono stati sulla bocca di tanti brand ma, all’atto pratico, le strategie di marketing inclusivo di molte aziende sono ben lontane dal trasformare quelle parole in azioni concrete. 

Nel corso di un panel svoltosi durante la conferenza Media360, organizzata da Campaign, gli esperti di marketing e comunicazione hanno fatto il punto sull’attuale situazione, mettendo al centro l’importanza per i brand di pensare al di fuori della propria bolla. 

Inclusione e diversità, la parola agli esperti

I piani marketing sull’inclusione stanno dimostrando il successo futuro del tuo business” ha dichiarato Nafisa Bakkar, chief executive officer e co-founder di Amaliah, la principale media company del Regno Unito per le donne musulmane. “Quello che chiamavamo “pubblico della minoranza” è ad oggi la maggioranza sul piano globale. Se non se ne parla adesso, si rischia di rimanere indietro

Bisogna ricordare che, quando si parla di diversità, ci riferiamo a 7 aree:

  • genere e identità di genere
  • disabilità
  • età
  • etnia
  • orientamento sessuale e affettivo
  • status socio-economico
  • religione o credo.

Diventa evidente che quelle “minoranze” sono in realtà il pubblico maggioritario a cui ogni azienda dovrebbe rivolgersi e con cui dovrebbe creare una forte connessione. 

A confermarlo sono anche i dati raccolti in Italia dalla ricerca del Diversity Brand Index che evidenziano come la crescita dei ricavi per un brand inclusivo possa superare il 23% rispetto ad un brand non inclusivo.

Quando si parla di soddisfazione del cliente i numeri sono ancora più schiaccianti: le marche più inclusive confermano una leadership assoluta con un NPS (NET Promoter Score) massimo pari all’86,5% contro il -90,9% dei brand non inclusivi.

Il pubblico è pronto. E le aziende?

Ma come si fa a mettere in atto processi che conducono all’inclusività? “Si tratta di microdecisioni – ha dichiarato Claire McAlpine, capo congiunto dell’hub per il cambiamento sociale di MediaCom – Abbiamo un ruolo decisivo nell’impostare l’agenda. Quali segmenti di pubblico diventano il tuo target, con quali influencer scegli di lavorare: il cambiamento sistematico è un evento che avviene giorno per giorno“.

Quello che è evidente agli occhi degli esperti è come questa evoluzione stia avvenendo in maniera lenta, soprattutto nelle media company tradizionali. 

Il cambiamento richiede tempo. Le persone, le compagnie media e le aziende hanno lavorato in modo prestabilito per un lungo periodo di tempo” ha precisato Ibrahim Kamara, co-fondatore e caporedattore della piattaforma di media digitali GUAP

Un cambiamento, però, che vede i giovani consumatori italiani pronti. Infatti, il pubblico compreso tra i 18 e i 25 anni, è maggiormente attento all’aspetto Diversity & Inclusion nelle pubblicità e nella comunicazione, tanto da essere un elemento che ricordano e considerano decisivo al momento dell’acquisto. Questo è quanto riporta il “Global Marketing Trends Report 2022” di Deloitte.

LEGGI ANCHE: Marketing inclusivo, perché i brand non possono ignorarlo

Essere inclusivi ogni giorno 

Un trend sempre più in voga sono le azioni di marketing inclusivo solo durante periodi o eventi specifici.

inclusione e diversità

Un esempio su tutti è il mese del Pride, quando le aziende tirano fuori le bandiere rainbow per esprimere solidarietà alla comunità LGBTQIA+. Secondo un’analisi di Google, il 71% dei clienti LGBTQIA+ ha maggiori probabilità di acquistare da un brand che li rappresenta autenticamente e in maniera costante.

Eppure, alla fine di giugno, gli arcobaleni e gli slogan legati all’orgoglio queer finiscono in soffitta per essere rispolverati l’anno successivo. 

Il Pride può rappresentare il momento più superficiale per l’inclusività. Ogni comunità ha enormi sfumature culturali. È fondamentale chiedersi se abbiamo davvero approfondito l’insight e se abbiamo costruito conversazioni con quella comunità durante tutto l’anno. Questo non significa che non possa esserci un ruolo per i brand nelle occasioni “chiave”. Se hai supportato quelle comunità per un certo tempo, è giusto che ti esponi durante quei momenti chiave” è il pensiero di Jerry Daykin, vice presidente e head of media presso Beam Suntory. 

A proposito di brand inclusivi, gli speaker hanno fatto i nomi di Reebok e di Dove che, nonostante abbiano ovviamente obiettivi di vendita e di marketing da raggiungere, continuano ad impegnarsi ogni giorno nella costruzione di messaggi, ma soprattutto di azioni volte a rappresentare la diversità. 

LEGGI ANCHE: Dove tinge il suo logo d’argento, come i capelli delle over 50

Penso che sia l’industry a definire quali sono quei momenti culturali piuttosto che ciò che il pubblico sceglie. Molte cose sono predefinite sulla base di obiettivi strategici dei brand invece di ciò che le culture vogliono effettivamente ogni giorno” ha concluso Kamara.

Sempre dalla ricerca del Diversity Brand Index i dati in Italia parlano molto chiaro: il 77,5% della popolazione è maggiormente propenso verso i brand più inclusivi.

Non prendere in considerazione questi numeri significa non rivolgere lo sguardo ad un pubblico che è sempre più attento a ciò che acquista ma soprattutto ai valori che sceglie di sposare.

L’inclusione e la diversità non sono semplicemente bandiere da sventolare, ma soprattutto bandiere da difendere. 

digital project manager

Chi è il Digital Project Manager e come diventarlo

Viviamo nell’epoca della project economy. Il numero di progetti avviati in tutti i settori è salito alle stelle e le capacità di gestione dei progetti sono diventate essenziali per ogni leader e manager.

Con l’evolversi della tecnologia, anche il campo della gestione dei progetti si è evoluto. In questo contesto sempre più aziende si rivolgono a Digital Project Manager per supervisionare i loro progetti online.

digital project manager

Un project manager digitale garantisce il completamento e la consegna tempestiva dei progetti.

Assicura che i progetti siano allineati con gli obiettivi aziendali. È responsabile della supervisione e del coordinamento di tutti gli aspetti di un progetto digitale, dall’inizio alla fine.

Ma quali sono le competenze chiave necessarie per avere successo in questo campo professionale?

Che cos’è e cosa fa un Digital Project Manager

Un Digital Project Manager è una persona incaricata di avviare, pianificare, eseguire, implementare e gestire progetti con componenti o strumenti digitali.

È una figura professionale che lavora con i clienti, i contractor e tutti gli stakeholder dell’organizzazione per garantire che i progetti soddisfino gli obiettivi in tempo ed entro il budget stabilito.

I project manager digitali utilizzano anche strumenti digitali come word processor, email, fogli di calcolo, gantt chart, pipeline per supervisionare i progetti dal kick-off alla delivery.

I project manager digitali pianificano, delegano, comunicano, tracciano, elaborano strategie, analizzano e gestiscono i progetti. Possono cercare aree di miglioramento per una gestione efficace. Un Digital Project Manager è anche un leader in grado di capire i punti di forza e di debolezza di un team. È sempre pronto a motivare le persone, a supportarle e ad aiutarle a raggiungere il loro pieno potenziale.

I Digital Project Manager si assicurano che tutti gli elementi del progetto procedano senza intoppi. Questo può includere:

  • Creare e comunicare un project o un budget plan
  • Assegnare compiti e scadenze
  • Programmare check-in frequenti
  • Eliminare blocchi superflui
  • Cogliere le sfide
  • Fornire report sullo stato dei lavori alla direzione
  • Gestire i campi di azione
  • Monitorare i risultati
  • Contribuire alle proposte e ai preventivi
  • Valutare il successo del progetto

Come diventare Digital Project Manager

Occorrono diverse abilità per diventare un Digital Project Manager o anche per integrare la skill trasversale del Digital Project Manager per rendere la propria professionalità ancora più appetibile: la gestione del tempo, la gestione delle risorse, la gestione della comunicazione del progetto, la pianificazione, l’organizzazione in generale.

digital project manager

Oggi, in un’economia digitale competitiva e in continua evoluzione, le aziende richiedono un livello sempre più elevato di efficienza e produttività. Per questo, la competenza del Digital Project Management assume un’importanza fondamentale.
Per sviluppare capacità manageriali necessarie a portare avanti più progetti in parallelo per organizzazioni e aziende di qualsiasi dimensione è necessario formarsi in maniera specifica, essere aggiornati sugli ultimi metodi e approcci, tool e strumenti di gestione dei progetti.

digital project manager

Un live event per la community Ninja

Venerdì 28 ottobre alle ore 13 Ninja Academy propone un Live Event per comprendere le competenze chiave del Digital Project Manager e capire come avere successo in questo campo professionale.

Michela Solitro, Product Leader Ninja Academy, ne parlerà con Piero Tagliapietra, Project Manager e Presidente di Hypernova Società Cooperativa, Matteo Figoli, Digital Strategist e Fabio Scafoletti, Agile Project Manager & eCommerce Marketing, tra i maggiori esperti di Digital Project Management, i cui ulteriori contributi sul tema si potranno trovare all’interno del Corso Digital Project Manager, web live a partire dal 14 novembre.

digital project manager live event

<<Vuoi acquisire una delle skill che saranno più ricercate dalle aziende nel 2023? Registrati al Live Event e ricevi in anteprima l’Early Booking sul Corso Digital Project Manager >>

whatsapp non funziona

WhatsApp non funziona e su Twitter si scatena l’ironia

WhatsApp non funziona: la popolare app di messaggistica registra segnalazioni di problemi di utilizzo in tutto il territorio nazionale.

Sembra che fuori dall’Italia la situazione sia invece regolare, mente all’inizio di ottobre si erano registrati alcuni problemi negli USA.

WhatsApp non funziona: i disservizi

Non è al momento possibile scambiare messaggi con i propri contatti dall’app di messaggistica di casa Zuckerberg: sebbene sia possibile aprire l’applicazione e leggere le chat delle conversazioni, il sistema rimane perennemente “in connessione” impedendo quindi di visualizzare gli status e bloccando l’invio di testi e immagini.

Inutile provare a riavviare i dispositivi o a disinstallare e reinstallare l’app (sì, qualcuno proprio non è riuscito a resistere): gli account registrano disservizi diversi, dalla scomparsa delle spunte blu di ricezione all’impossibilità di avviare nuove conversazioni.

LEGGI ANCHE: Netflix torna a crescere: 2,4 milioni di abbonati in più nel terzo trimestre

WhatsApp non funziona neanche da desktop

whatsapp non funziona neanche da desktop

Le problematiche non riguardano però soltanto l’app di Meta: neppure nella funzionalità desktop è possibile collegarsi alle chat e, in più, non è nemmeno possibile accedere ai propri messaggi e visualizzare file e conversazioni.

Va in tendenza #whatsappdown

Tutti su Twitter a commentare la débâcle dell’app di messaggistica di Facebook: l’hashtag #whatsappdown sale subito in tendenza registrando, al momento in cui scriviamo, circa 115 mila tweet sull’argomento.

Naturalmente, l’occasione è giusta per dare sfogo a creatività e ironia.

Qualcuno ricorda che esistono le email per continuare a comunicare, altri ringraziano Twitter, che si conferma il social media “ancora” dei momenti difficili di WhatsApp, altri ancora spingono sul suggerimento a passare a Telegram, che sembra immune a questo genere di disservizi.

cottura passiva

World Pasta Day: Barilla lancia la challenge #SecondLifePasta contro gli sprechi

In occasione del World Pasta Day, che ricorre il 25 ottobre, Barilla ci ricorda che ogni piccolo gesto può fare la differenza e che tutti abbiamo un ruolo nel ridurre lo spreco alimentare.

L’azienda italiana ha lanciato una campagna innovativa per aiutare a liberare le nostre cucine dagli avanzi indesiderati. La challenge si chiama #SecondLifePasta: una hashtag su TikTok che invita a trasformare la pasta del giorno prima in nuovi deliziosi piatti.

barilla

Questa social activation conferma l’impegno del brand a favore della cucina sostenibile, Barilla invita infatti tutti i food lovers a dare una seconda possibilità alla pasta del giorno prima e compiere così un Gesto d’Amore per il pianeta.

LEGGI ANCHE: Gli italiani preferiscono i brand sostenibili: il sondaggio di Google

Combattere lo spreco in cucina

Si stima che ogni anno lo spreco alimentare ammonti a 570 milioni di tonnellate e che questo comporti l’8-10% di emissioni di gas serra; significa, cioè, che se lo spreco alimentare fosse un Paese sarebbe il terzo al mondo ad inquinare di più. È necessario, perciò, imparare ad usare tutti gli ingredienti a nostra disposizione e a trasformarli in deliziosi piatti.

La pasta è uno dei piatti più amati al mondo: ogni giorno vengono servite 438 milioni di porzioni e sono quindi tantissime le opportunità che abbiamo per rivedere le modalità per preparare i nostri piatti preferiti.

Barilla invita così tutti gli amanti della pasta a dare sfogo alla propria creatività in cucina e a compiere, un piatto di pasta alla volta, un piccolo gesto. Un primo passo verso un cambiamento significativo per avere un impatto positivo sul pianeta.

LEGGI ANCHE: Mulino Bianco aggiorna il suo logo e punta sulla sostenibilità

L’approccio sostenibile di Barilla

Barilla invita tutti, ed in particolare la Gen Z, ad adottare un approccio sostenibile in cucina, sia attraverso nuovi metodi di cottura, come la Cottura Passiva, sia attraverso dritte per non lasciare ingredienti inutilizzati.

cottura passiva

Il Passive Cooking è un modo alternativo di cucinare la pasta in grado per ridurre le emissioni di CO₂e* fino all’80% rispetto al metodo di cottura tradizionale. Nota anche come cottura a fuoco spento è una tecnica che esiste da metà dell’800.


L’obiettivo è ispirare i consumatori, far sì che si parli di spreco alimentare e dei metodi per combatterlo in maniera creativa.

Perciò, anziché riscaldare o buttare via ciò che non è stato consumato, il marchio sfida le persone a sfruttare tutta la propria inventiva dando alla #SecondLifePasta un’opportunità.

world pasta day

Per celebrare la ricorrenza del World Pasta Day, Barilla ha chiesto a Marianna Vitale, chef del Ristorante una stella Michelin “Sud” di Quarto (Na), qualche utile suggerimento: “Credo che programmare le preparazioni sia oggi necessario più che mai per ottimizzare tempi e risorse.

È un insegnamento che mi porto dietro sin da quando ero bambina. È un vero e proprio rituale della tradizione italiana – continua Marianna Vitale – da cui credo che sia fondamentale tornare a prendere ispirazione, per imparare, come da una sola preparazione, sia possibile avere più piatti e quindi una seconda vita della pasta, ma anche una terza o una quarta“.

@barilla To celebrate #WorldPastaDay, give your leftover pasta a second life by creating new delicious recipes. #SecondLifePasta #Barilla #ASignOfLove ♬ original sound – barilla

Inoltre, Barilla ha coinvolto un gruppo di TikTokers che, accompagnando i contenuti con l’hashtag #SecondLifePasta, creeranno una nuova gustosa ricetta a partire da uno dei piatti di pasta più amati. Utilizzando la funzione di TikTok Stitch verranno riprese le ricette già esistenti per dare loro una nuova vita e creare nuove ricette, evitando lo spreco alimentare in modo divertente.

LEGGI ANCHE: Barilla rinnova il suo Archivio Storico: 145 anni di storia della comunicazione pubblicitaria

Consumi culturali: ancora lontani i livelli pre-Covid. L’indagine di SWG

Nonostante la ritrovata normalità e l’accelerazione di quest’estate nella fruizione di eventi e spettacoli dal vivo, i consumi culturali sono ancora lontani dai livelli pre-Covid e risalgono lentamente.

L’indice realizzato da Impresa Cultura Italia-Confcommercio e SWG raggiunge nei primi 9 mesi del 2022 i 68 punti (+9 punti sul 2021 e +12 sul 2020), distante più di 30 punti dal valore di riferimento del 2019.

LEGGI ANCHE: Netflix torna a crescere: 2,4 milioni di abbonati in più nel terzo trimestre

Si riduce il timore per il Covid ma rispetto a prima della pandemia la fruizione di beni e servizi culturali è più digitale, domestica e solitaria.

indice dei consumi culturali

In ogni caso, dopo il crollo del 2020 in seguito ai lockdown cresce la voglia di partecipare alle attività culturali outdoor anche se la ripresa è a ritmi diversi: più rapida per concerti e spettacoli all’aperto, più lenta e altalenante per cinema e teatro; a settembre il 17% degli italiani ha acquistato biglietti per visitare mostre, musei e siti archeologici così come per andare al cinema, l’11% per concerti (con una spesa media pro capite di oltre 22 euro in più rispetto a settembre 2021), l’8% per spettacoli all’aperto e il 6% per il teatro; tuttavia l’incertezza economica legata al caro energia, alla guerra in Ucraina e all’inflazione galoppante rischia di vanificare nei prossimi mesi la ripresa dei consumi culturali: in autunno la spesa media mensile per famiglia potrebbe aggirarsi attorno ai 46 euro, con una riduzione di oltre il 20% rispetto ai 58 euro di settembre.

Un calo, peraltro, trasversale a tutti i beni e servizi culturali e più accentuato per concerti, cinema e teatro.

consumo culturale 01

 Consumi televisivi

Evidente il cambiamento nei consumi televisivi a livello generazionale: tra gli ultrasessantenni tiene la TV generalista, ma tra i giovani quasi la metà del consumo televisivo è veicolato dalle piattaforme a pagamento. A settembre si registra anche una forte crescita della fruizione televisiva attraverso piattaforme web gratuite (+23% rispetto a settembre 2021), facilitata da un’offerta che consente di trovare sempre più spezzoni di spettacoli sui social media.

LEGGI ANCHE: World’s Best Workplace: ecco le 25 migliori aziende per cui lavorare nel 2022

Lettura libri e quotidiani

Si conferma la preferenza per la lettura dei libri in cartaceo anche se cresce la quota in digitale (rispettivamente 34% e 20% di lettori abituali a settembre); in flessione la lettura di quotidiani (8% di lettori abituali in meno su settembre 2021) mentre il web si consolida come principale canale di accesso a contenuti giornalistici e di informazione (33% di lettori abituali a settembre, + 4% sullo stesso mese del 2021).

Offerta culturale e turismo

L’offerta culturale nelle città sembra essere tornata ai livelli pre-pandemici; per oltre sette italiani su dieci le iniziative culturali sono un importante attrattore turistico e rendono le città più vive e piacevoli.

Per i turisti autunnali i beni e servizi culturali che incidono di più nella scelta della meta di vacanza sono i musei e i siti archeologici (40%), seguiti da eventi enogastronomici (38%), festival (28%) e mostre (27%).

Consumi culturali: le misure di sostegno

Per due italiani su cinque l’estensione del bonus cultura e la detrazione fiscale delle spese in cultura sono le misure più efficaci per la ripresa dei consumi culturali.

consumo culturale misure di sostegno

Un intervistato su quattro indica una maggiore promozione delle attività sul territorio e agevolazioni per le politiche di investimento nel settore.

Le dichiarazioni sull’indagine di SWG per i consumi culturali

Dopo il Covid una nuova pandemia, innescata dal caro bollette, dalla crisi geopolitica e dalla spirale inflattiva, mette a rischio la ritrovata normalità degli italiani nella fruizione di beni e servizi culturali e la voglia di spendere in cultura. Occorre, dunque, un intervento tempestivo e urgente da parte del prossimo Governo per non vanificare la ripartenza del mondo della cultura e per sostenere con misure appropriate ed efficaci la ripresa, i consumi e gli investimenti nel settore a partire dalle agevolazioni fiscali per famiglie e imprese”, ha dichiarato Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio.