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strategie marketing 2023

7 previsioni di digital marketing per il 2023

L’universo del marketing digitale è in continua evoluzione. L’aumento della domanda di nuove tecnologie e di esperienze digitali migliori, il modo in cui le aziende si rivolgono ai clienti, determineranno la possibilità di trasformare le ricerche in acquisti. In uno scenario volubile e dinamico Danni White, CEO di DWCCA – DW Creative Consulting Agency – propone alcune previsioni tradotte in 7 strategie di digital marketing 2023. Scopriamole insieme.

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1. Il video di breve durata è la regina

Se il contenuto è il re, il contenuto video è la regina. Queste le parole di Danni White. E come dargli torto. Il video marketing può essere incredibilmente efficace nell’aumentare i livelli di coinvolgimento e l’interesse dei consumatori per i video non mostra alcun segnale di rallentamento.

  • YouTube sta già superando Facebook come secondo sito più visitato (Google è sul podio, ovviamente);
  • TikTok continua a macinare risultati notevoli;
  • Forrester ha recentemente rilevato che i video hanno 53 volte più probabilità di generare posizionamenti in prima pagina rispetto ad altre tecniche SEO tradizionali;
  • Hubspot ha dimostrato che l’84% delle persone è stato convinto ad acquistare un prodotto o un servizio grazie a un video;
  • Oltre il 50% delle persone guarda un video di prodotto prima di acquistarlo.

Dati, questi, che dimostrano come l’approccio Video First funziona davvero.

È bene, però, concentrarsi su brevi contenuti visivi per le piattaforme di social media in modo da coinvolgere più clienti possibili per distinguersi nel mercato.

Attenzione: la pubblicità video non dipende solo dalle immagini e dalla qualità del montaggio. I video richiedono contenuti testuali pertinenti per ottenere maggiore attenzione dell’utente.

È necessario concentrarsi sul pubblico di destinazione (profilare i buyer personas) e utilizzare didascalie, titoli, descrizioni, tag, parole chiave di tendenza, sottotitoli, miniature e hashtag appropriati per gli annunci video.

Danni White consiglia di generare video al di sotto dei 5 minuti: un girato più lungo consente di frammentare lo stesso in più parti da proporre in vari momenti.

Non solo video brevi ma, soprattutto, accattivanti.

2. I social media potrebbero aver perso la loro strada

Tra le 7 strategie di digital marketing 2023 è sul podio la creazione di fiducia, alimentare relazioni. Questo è il mantra dei social media.

La strada maestra per evitare la perdita di follower ed engagement. Come fare? Aumentare il grado di interazione con i propri pubblici di riferimento.

Una soluzione è quella di incoraggiare gli utenti a rispondere a una CTA mediante l’iscrizione alla newsletter o facendoli approdare su una landing page accattivante.

E poi, senz’altro utile, è il ricorso alla “messa in evidenza dei benefici”: non può esserci risposta positiva se non si restituisce al pubblico qualcosa. Bene: è necessario mettere in evidenza i benefici cui l’utente potrà accedere se compie il passo successivo, l’azione tanto agognata.

7 strategie di digital marketing 2023

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3. Lo sviluppo del pubblico è fondamentale

Spesso la condivisione e i commenti dei contenuti ci emoziona. Pensiamo di aver raggiunto pienamente gli obiettivi della nostra strategia ma, più tardi, scopriamo amaramente che non sempre chi condivide e commenta è davvero interessato a ciò che diciamo. Per questo la regina di ogni strategia è lo sviluppo del pubblico.

E il modo migliore per generare un’audience captive è la mail.

Le persone che si iscrivono a newsletter e notifiche sono davvero interessate ai contenuti poiché si sono attivate per riceverle. Un buon modo, questo, per determinare l’interesse dell’audience di riferimento.

Ma come consolidarli? Bisogna nutrirli e guidarli lungo tutto il percorso per evitare perdite significative. Quando un utente varca la soglia deve ricevere costantemente contenuti di forte engagement per trasformarlo in acquirente. Senza una solida strategia di sviluppo il pubblico rimane passivo e non ci condurrà al raggiungimento degli obiettivi.

L’audience è composta da una fetta di pubblico che nel funnel è già ad uno step avanzato, sono ad un passo dall’acquisto.

Avete presente il funnel delle 5A? Aware, Appeal, Ask, Act, Advocate. Il pubblico a questo punto è già nella fase dell’Ask, che si stanno documentando, ti stanno chiedendo informazioni perché sono interessate direttamente a comunicare con te.

È possibile segmentare l’audience in molti modi ed è molto facile: un invio può essere segmentato in vari modi, si può scegliere di mandare la mail a chi si è registrato da una settimana ed è un contatto caldo, si può mandare un’email a coloro che è da molto che non aprono le nostre mail, a coloro che non hanno mai acquistato, a coloro che sono nostri iscritti da tanto.

La regola aurea? Prima pensa a chi manderai la tua mail, poi pensa al contenuto, solo allora si potrà premere su ‘invio’.

4. Sfruttare l’intelligenza artificiale

Il ricorso all’intelligenza artificiale è utile per creare o riproporre contenuti molto rapidamente. Certo non ci si può affidare all’Intelligenza Artificiale credendo di puntare sull’originalità.

Il concetto di White è semplice: l’AI viene in nostro soccorso per rendere la generazione di contenuti meno stressante.

Non solo nella fase di creatività ma anche, e soprattutto, nelle fasi di analisi di una mole di dati imponente. Grazie ad essa, infatti, possiamo scoprire a chi rivolgerci, quando farlo e cosa comunicare.

L’intelligenza artificiale è un valido supporto, non un nostro sostituto. E, in effetti, ci aiuta a capire quali contenuti generare e quali informazioni considerare per stupire il nostro pubblico.

Intelligenza Artificiale tendenze marketing 2023

LEGGI ANCHE: Content Creation: cosa devi sapere per stupire il tuo pubblico

5. Perseguire opportunità di co-marketing e collaborazione

Il co-marketing e le partnership rappresentano una strategia utile ad aumentare reciprocamente la consapevolezza del brand di un’azienda.

Appoggiarsi all’esperienza di un altro marchio è anche un modo per sviluppare nuove opportunità di creazione di contenuti e uscite sulla stampa.

Un esempio? Attingere alla propria rete LinkedIn. Ad esempio, se una persona della tua rete ti chiede di collaborare per un episodio del suo podcast, potresti trarne beneficio, sarà dunque un ottimo modo per condividere le conoscenze con un nuovo pubblico.

Anche gli eventi di networking locali offrono molte opportunità per costruire relazioni con colleghi del settore che possono diventare partner di collaborazione.

6. Sfruttare il pubblico dei podcast

A proposito di podcast, di questi tempi sono assolutamente di moda. Ed è un must anche per le 7 strategie di digital marketing 2023.

In America ci sono più di 120 milioni di ascoltatori di podcast, di cui più di 104 milioni si sintonizzano regolarmente. Si tratta chiaramente di una strada che vale la pena percorrere, soprattutto perché non richiede una grande quantità di attrezzature per essere prodotta.

Il podcasting è un modo eccellente per condividere informazioni con un pubblico più ampio. Può anche essere utilizzato come strumento di lead generation, fornendo risorse al pubblico per entrare in contatto con il brand. Il valore deriverà dall’evidenziare le competenze che il marchio nel suo complesso possiede.

LEGGI ANCHELe novità di Google, ChatGPT su Bing e le altre news della settimana

7. Concentrarsi sulla SEO che conta

Nel 2022 Google ha introdotto diversi aggiornamenti dell’algoritmo, due dei quali erano fortemente incentrati sulla necessità di garantire che i domini di ranking producessero contenuti utili in modo che fossero effettivamente importanti per il pubblico. Ciò significa che per il 2023 sarà necessario privilegiare la qualità rispetto alla quantità.

Non limitatevi a costruire la vostra strategia sulle parole chiave.

Puntate a diventare l’autorità sull’argomento e a guadagnare la fiducia del vostro pubblico concentrandovi sull’utilità dei contenuti. Provate a rivedere gli ultimi 6-12 mesi dei vostri contenuti per determinare cosa ha funzionato e cosa meno, quindi rielaborate la vostra strategia di conseguenza.

Con le nuove aspettative dei consumatori, il 2023 potrebbe essere un anno stellare per il marketing digitale.

Non è necessario reinventare la ruota, basta modificarla. Finché parlate con il vostro pubblico e create un’esperienza eccellente per loro, sarete pronti per il successo.

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Sonic Science 2.0, ottimizzare l’audio adv con Spotify: intervista ad Alberto Mazzieri

Le tecnologie si fanno sempre più intelligenti e vicine ad ogni singolo utente. Un aiuto per gli inserzionisti alla ricerca di nuove modalità per rendere ancora più efficienti le campagne di advertising arriva dalle nuove tecnologie di Spotify.

Nella ricerca effettuata da Spotify lo scorso anno, e che ha visto la collaborazione con Neuro Insight, una società di Neuroscienze degli Stati Uniti nell’esplorazione gli effetti del suono sulle persone, si è evidenziato come l’effetto dell’esposizione ai contenuti audio possa realmente agire sul cervello e influenzare il comportamento degli individui.

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Come i contenuti audio digitali aumentano l’engagement dei brand

A parlarci delle adv su Spotify c’è Alberto Mazzieri, Head of Sales Southern Europe di Spotify che ci ha raccontato di come le aziende siano estremamente interessate a sfruttare la piattaforma per condurre al meglio i propri obiettivi di comunicazione ed aumentare la propria audience.

Alberto mazzieri spotify

Nella ricerca di quest’anno,Sonic Science 2.0, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Biometrica MindProber, si è invece indagato sull’impatto durante la giornata dell’audio digitale sul fisico e sul comportamento delle persone e di come questo comportamento possa fornire degli insights interessanti da elaborare per raggiungere in modo più efficace il pubblico.

Lo studio ha coinvolto un campione di diverse centinaia di persone distribuite tra US e UK e che sono state esposte nell’arco di 40 giorni a più di 15.000 sessioni audio per un totale di più di 22.000 ore di ascolto.

Grazie a dei sensori indossati nell’arco della giornata e durante ogni attività, è stato possibile analizzare dei dati ricavati dall’attivazione elettrodermica, ovvero alle reazioni della pelle sollecitata da un determinato tipo di stimolo.

Un ulteriore step della ricerca consisteva nell’acquisizione di dati pre e post esperimento per indagare come la percezione dell’esposizione a contenuti audio potesse generare cambiamenti sulla giornata, anche in termini qualitativi.

Il Mood Boost dei contenuti audio su Spotify

“Capire come il ruolo dei contenuti audio, non solo musicali, possano interagire ed influenzare i diversi stati psicologici è utile per avere degli insight interessanti. È interessante per i brand apprendere che l’ascolto di audio sia realmente parte della routine quotidiana e che genera un miglioramento dello stato d’animo e delle emozioni, a prescindere che si parta da uno stato positivo o meno e a prescindere dall’attività che si sta svolgendo. Il che si traduce, per i brand, avere un engagement più alto, con la possibilità di raggiungere un pubblico più connesso e interessato in un momento in cui c’è un’altissima attenzione. Un mood boost quindi, in cui Spotify riesce appieno grazie alla sua offerta non solo di musica ma anche di contenuti che sempre più stanno registrando livelli alti di attenzione e di ingaggio, come i podcast.”

Su Spotify, piattaforma leader nell’audio in streaming, oltre ad un’ampia offerta musicale ci sono moltissime categorie di contenuti podcast, basti pensare che sono presenti 5 milioni di titoli, che spaziano dalle news, al true-crime fino all’intrattenimento comedy: un tasso di immersività e di engagement che si riflette anche nella trasferenza degli annunci pubblicitari inseriti, ovvero nel livello di attenzione del pubblico al passaggio delle ads.

La personalizzazione di Sonic Science 2.0

E a questo proposito, la tecnologia di Sonic Science 2.0 fornisce una cerchia quasi infinita di informazioni utili per i brand, tali da poter personalizzare maggiormente il messaggio.

Infatti, in base al comportamento dell’utente su Spotify, della scelta musicale, di ritmo o di quantità di parole, la ricerca ha evidenziato come ad un determinato contenuto audio scelto durante le diverse attività della giornata, come a lavoro, in auto, con la famiglia o in palestra, sia associato un certo tipo di engagement e di relazione.

sonic science numeri

In questo modo il messaggio pubblicitario costruito su uno specifico momento, legato al contesto e all’ambiente risulta ragionevolmente più dinamico ed efficace rispetto a un messaggio targetizzato su quei dati “statici” come interesse, età e luogo geografico.

Come possono queste informazioni essere sfruttate al meglio per creare dell’advertising efficace su Spotify

I dati a disposizione permettono di creare ampi cluster suddivisi in base al mood e al momento, a cui veicolare le inserzioni in modo specifico e attraverso azioni strategiche: ad esempio se siamo in auto e ascoltiamo un podcast in cui l’attenzione è massima ed il flusso del racconto è costante, si creeranno dei messaggi che non distraggano troppo dal flusso e che abbiano un tono di voce coerente con ciò che si sta ascoltando.

Se invece l’attività sarà quella dell’allenamento in palestra, il messaggio che ci sarà proposto sarà coerente con il ritmo ed il mood di quel momento: presumibilmente sarà energico per non andare ad interrompere il carico adrenalinico del nostro corpo.

“L’iper-targetizzazione sebbene sia molto utile per le aziende, presenta dei limiti naturali, per alcuni casi e per alcuni brand o servizi, in cui è invece necessario raggiungere un pubblico più ampio possibile. In questo caso, bisogna essere consapevoli di non poter generare i numeri attesi o i volumi che si intende raggiungere con questo tipo di ads.  La semplice targetizzazione demografica, il lavorare con la reach e con il retargeting sugli utenti, si rivelano essere comunque azioni efficaci.”

Incuriositi dai dati di Spotify, che ricordiamo essere l’App su cui le persone passano più tempo da mobile rispetto agli altri social, abbiamo chiesto ad Alberto Mazzieri quale sia la percentuale degli utenti disponibili ad ascoltare annunci pubblicitari su questa piattaforma e quale attività quotidiana genera un mood boost superiore.

sonic science slide 01 - spotify

La risposta è chiara: si tratta di una percentuale abbastanza consistente. Il 73% degli utenti dichiara, infatti, di accettare ad essere esposti ai messaggi pubblicitari.

Un pubblico consapevole che le informazioni utilizzate da Spotify possano fornire forme di advertising rilevanti e congruenti, con un tone of voice costruito sulla base delle personali esperienze di ascolto.

“Inoltre, da parte nostra, il condurre regolarmente delle analisi ci porta a scoprire quale sia il feedback degli utenti sulla user experience e come migliorarla, fornendo un’esperienza soddisfacente e che li spinga a rimanere molto tempo sulla piattaforma. Un’ulteriore opportunità che fa gola ai brand proprio perché l’audio digitale, a differenza del video, può essere usufruibile anche indistintamente dallo schermo. “

Per quanto riguarda l’attività più “penetrante” in termini di mood positivo e di attenzione, sempre secondo la ricerca di Sonic Science 2.0, è senza dubbio l’attività fisica. Un momento ormai della quotidianità della maggior parte di noi in cui la presenza della musica è una costante e che registra un livello di engagement superiore del 19%.

Campagne pubblicitarie audio: una media strategy ottimale per le aziende

Dalla ricerca di Sonic Scienze 2.0 si evince anche quanto i dati delle campagne pubblicitarie siano positivi e coerenti su Spotify, in termini di ricordo, memorabilità e trasferimento dell’engagement, aumentando dunque le possibilità di conversione anche attraverso una singola campagna pubblicitaria.

L’immersività dei contenuti audio nel contesto e durante la giornata dimostra difatti che il 93% degli utenti rimane attento durante il passaggio da contenuti editoriali (musica o podcast) a quelli advertising e il 60% conserva un saldo ricordo dei brand e dei tipi di messaggi ascoltati.

sonic science statistica spotify

Di certo, questi sono risultati molto positivi in termini di engagement legato al livello di attività di attenzione, soprattutto se paragonati alle stesse campagne veicolate su altri mezzi. A conferma di come l’audio svolga un ruolo importante in una media strategy articolata.

“In definitiva, pensare di aumentare le prospettive dei brand attraverso Spotify può rivelarsi una mossa ottimale: le metriche di engagement audio sono superiori rispetto a qualsiasi altro social: coinvolgono la fedeltà degli utenti, non solo come tempo di permanenza sulla piattaforma ma anche di ritorno quotidiano, di brand awareness, di consideration del brand e del funnel di conversione. Senza contare che produrre audio è infinitamente più economico che produrre video, per cui c’è la possibilità veramente di declinare tanti soggetti e personalizzare la comunicazione.”

Il momento d’oro dei Podcast

Una grande opportunità che comporta un uso mirato e specifico della piattaforma, con contenuti che calzino perfettamente con essa: il consiglio che Alberto Mazzieri dà alle aziende è quello di fare attenzione alla tipologia di messaggio da veicolare. Utilizzare un formato radio come formato audio su Spotify sarebbe sconsigliato perché andrebbe a creare un’interruzione del flusso di ascolto, non coerente con il momento ed il contesto, generando così una perdita di attenzione dell’utente.

Così come pensare di veicolare uno spot tv su Instagram o Tik Tok: una perfetta strategia comporta una creazione ad hoc del messaggio rispetto ai diversi canali da sfruttare.

Alberto Mazzieri conclude la nostra intervista confermando i dati della ricerca che evidenziano come l’audio digitale sia un compagno quotidiano a prescindere dal tipo di attività svolta o del mood e di come nessun’ altra attività media ci influenzi in modo tanto pervasivo. Questo si riflette su un livello alto e continuo di engagement, che porta ad un ricordo maggiore dei brand e di conseguenza un’efficacia maggiore dei messaggi pubblicitari. L’audio digitale può contribuire in modo consistente al raggiungimento degli obiettivi di una comunicazione multipiattaforma e multicanale.

Un accento importante va posto sui podcast diventati ormai mainstream: secondo l’ultima analisi Ipsos il numero di italiani che ascolta questi contenuti è di circa 11 milioni.

“Quello dei podcast è un mercato su cui stiamo investendo e che contribuisce all’evoluzione dello stesso Spotify. Il nostro obiettivo è portare sia in ambito di misurazione e tracciamento delle campagne pubblicitarie all’interno dei podcast, la stessa qualità dell’ambito digitale. Abbiamo una tecnologia chiamata Streaming Ad Insertion, in grado di pianificare all’interno dei podcast in modo più accurato, con delle metriche di reach più precise rispetto alla tecnologia standard del mercato.”

Ed anche il pubblico esposto ai messaggi pubblicitari è in continua espansione, dal momento che le inserzioni inserite nei podcast, a differenza dei contenuti musicali, raggiungono sia gli utenti free che quelli premium.

Spotify può dunque aiutare gli inserzionisti a raggiungere i loro obiettivi di marketing, vista l’importante quantità e qualità di dati ed insight a disposizione al fine di conoscere davvero al meglio l’audience, e in particolare, la Gen Z che è il gruppo di utenti con maggiore aderenza alla piattaforma.

È fondamentale dunque fornire ai brand gli insight sul loro pubblico, sui comportamenti, sulle scelte, sui trend che seguono per poter costruire un messaggio accurato che garantisca una sferzata positiva sulla sua efficacia.

notizie della settimana 20-26 febbraio

ChatGPT su Skype, la spunta blu di Meta e le altre notizie della settimana

Andiamo veloci verso un futuro senza cookie di terze parti e la fidelizzazione assume un aspetto sempre più importante, lo vediamo anche nelle notizie che abbiamo raccolto questa settimana.

Come abbiamo visto nel report di Salesforce, State of Marketing, le sfide per i marketer riguarderanno soprattutto le nuove strategie per raggiungere le persone, permettendo loro di fidarsi e “concedere” i propri dati.

Tutto questo mentre l’Intelligenza Artificiale mette radici dovunque: supera esami all’università, arriva su Bing, poi anche su Skype e Google parte al contrattacco con tutta una serie di nuovi servizi AI based e lanciando Bard, “il suo ChatBot“.

In ritardo, forse, sul tema che sta monopolizzando le conversazioni, il buon vecchio Zuckerberg sposta l’attenzione tirando fuori la spunta blu verificata (a pagamento, ma il loro utilizzo rimarrà gratuito) anche per Facebook e Instagram.

Non si tratta sicuramente di una rivoluzione tanto forte quanto il cambio di nome in Meta ma, per il momento, può essere utile a non scomparire tra un’immagine generata con Midjourney e un articolo scritto da ChatGPT.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

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I marketer puntano alla fidelizzazione

Secondo un sondaggio di Advertiser Perceptions e ripreso da MarketingDive, i responsabili marketing mostrano un limitato ottimismo per l’anno a venire grazie a budget in leggero aumento, ma l’inflazione sta avendo un certo impatto.

Oltre un terzo degli intervistati si concentrerà maggiormente sulla fidelizzazione dei clienti esistenti piuttosto che sull’acquisizione di nuovi.

Notizie sull’intelligenza artificiale: Bing progetta annunci pubblicitari con l’AI

Microsoft ha iniziato a discutere con le agenzie pubblicitarie su come intende guadagnare dal suo rinnovato motore di ricerca alimentato dall’AI generativa.

L’azienda, secondo Reuters, avrebbe detto che intende consentire link a pagamento all’interno delle risposte tra i risultati di ricerca.

Gli annunci pubblicitari all’interno del chatbot di Bing potrebbero anche godere di una maggiore evidenza sulla pagina rispetto agli annunci di ricerca tradizionali.

Spunta blu a pagamento anche per Meta

Ad annunciarlo è stato Mark Zuckerberg in persona che ha spiegato che “questa settimana verrà implementato il programma Meta Verified, un servizio in abbonamento che consente di verificare il proprio account, offrendo agli utenti il badge blu di verifica e l’accesso diretto all’assistenza clienti.

Microsoft porta ChatGPT anche su Skype

Dopo la presentazione del nuovissimo motore di ricerca supportato dall’intelligenza artificiale, la società di Redmond continua a spingere sulla tecnologia del momento.

Per Skype, gli utenti potranno aggiungere Bing a una chat di gruppo “come farebbero con qualsiasi contatto Skype“. Il chatbot è integrato nella funzione di chat in modo che chiunque possa fargli delle domande.

Scrivere Prompt perfetti per le immagini di AI

Abbiamo raccolto diversi consigli per realizzare immagini con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Oltre a mantenere una descrizione semplice, per un risultato accurato è utile scegliere una tavolozza di colori che l’AI utilizzerà per la generazione dell’immagine. Infine, è bene avere pazienza e non demordere.

La CX è fondamentale per la creazione di valore

A dirlo è una nuova analisi di Kantar, secondo la quale un’ottima Customer Experience deve soddisfare le aspettative dei clienti attraverso i punti di contatto fisici e digitali e trasmettere i valori del marchio per favorirne la crescita.

notizie della settimana CX

Fino al 75% della costruzione del brand proviene da touchpoint esperienziali. L’esperienza del prodotto o del servizio e il passaparola sono i touchpoint esperienziali che figurano tra i primi cinque di maggior impatto a livello globale.

Meta introduce i Canali su Instagram

Il CEO Mark Zuckerberg ha annunciato giovedì scorso l’introduzione su Instagram dei canali broadcast, simili a quelli già presenti su Telegram. Con il nuovo formato, i creatori possono trasmettere messaggi e aggiornamenti a un ampio pubblico di follower che scelgono di seguire il canale. I follower non potranno postare nei canali, ma potranno reagire con le emoji.

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Negli ultimi mesi Amazon Prime Video ha aggiornato il suo look.

Amazon Prime Video

La nuova identità mira a differenziare la piattaforma video in un panorama sempre più affollato.

Notizie di adv: 150 anni di Levi’s 501, le adv memorabili

Levi’s celebra i 150 anni dei suoi mitici jeans 501 e ci ricorda quanto sia uno dei brand più iconici e conosciuti in tutto il mondo.

flat eric - pubblicità levis

Per festeggiare questo importante traguardo Levi’s si è affidato all’agenzia Droga5 New York che ha realizzato tre diverse campagne che raccontano storie reali legate alla storia dei 501.

Guarda qui la gallery con gli spot indimenticabili.

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Diesel

Una montagna di preservativi: Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

Diesel ha svelato una nuova collaborazione con Durex alla settimana della moda di Milano.

La partnership è stata svelata durante la sfilata di mercoledì al Superstudio Maxi. In passerella la sex positivity della collezione Fall Winter 2023 del designer Glenn Martens.

La D di Durex si fonde e confonde con quella di Diesel. Due brand inclusivi si uniscono a favore della libertà sessuale dando un messaggio preciso al loro pubblico con lo slogan “For sucsexful living”.

Diesel e Durex

L’invito di Diesel alla FW 2023

 

I modelli hanno sfilato attorno a una montagna di 200 mila scatole di preservativi Durex con il logo rosso e bianco di Diesel.

 

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Un post condiviso da Diesel (@diesel)

Gli scenari avanguardisti sono diventati una firma Diesel da quando è tornato alla Milano Fashion Week lo scorso anno.

Che il “sesso sicuro” andasse già di moda ne eravamo consapevoli, nel 2017 il brand nato dal genio creativo di Virgil Abloh, Off-White aveva lanciato dei preservativi con la scritta “SAFE” e il suo logo.

Qualcosa di simile lo avevamo visto nel 2019 quando Demna Gvasalia per la presentazione della collazione SS20 di Vetements durante la Paris Fashion Week Uomo aveva recapitato degli inviti con dei preservativi brandizzati.

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Il brand italiano di denim ha anche anticipato l’arrivo di una capsule di abbigliamento con Durex, che include magliette, jeans e cappellini in co-branding. La collezione dovrebbe essere lanciata ad aprile.

Come ulteriore impegno di entrambi i marchi per promuovere la libertà sessuale e il sesso sicuro, 300 mila preservativi Durex saranno esposti e distribuiti gratuitamente presso i punti vendita Diesel in tutto il mondo.

Diesel

Il brand che produce e distribuisce profilattici, gel lubrificanti e altri prodotti per il benessere sessuale, sappiamo bene che non ha paura di sfidare i tabù.

Il denim non è territorio “vergine” per Durex. Nel 2017, l’azienda ha introdotto in India una gamma dei suoi preservativi con un pacchetto più sottile, progettato per scomparire nelle tasche dei jeans.

Il prodotto e la campagna miravano a rompere il tabù dell’acquisto e del trasporto di preservativi in Asia meridionale, dove l’uso del profilattico non era ampiamente accettato.

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Amazon Prime Video

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Negli ultimi mesi Amazon Prime Video ha aggiornato il suo look. La nuova identità mira a differenziare la piattaforma video in un panorama sempre più affollato.

Il brand refresh del servizio di streaming tra i più popolari al mondo, con oltre 200 milioni di abbonati, di cui più della metà solo negli Stati Uniti, porta la firma di Pentagram.

L’agenzia indipendente specializzata in design e branding ha sviluppato un aggiornamento del marchio che mette in risalto l’incredibile gamma di intrattenimento e posiziona il servizio di streaming come una casa immersiva per fandom di tutti i tipi.

Oggi gli utenti di tutto il mondo possono accedere e godere di una vasta libreria di film, serie, sport e canali premium. Il marchio utilizza la “fossetta” dell’iconico sorriso di Amazon – “the Dimple” – come catalizzatore per spostare gli spettatori attraverso un’increspatura infinita dei loro contenuti preferiti.

Amazon Prime Video

L’identità è stata lanciata insieme a una versione ridisegnata dell’app Prime Video che rende più facile per gli utenti trovare i contenuti che amano.

Differenziare Amazon Prime Video con una nuova personalità

Per distinguere la piattaforma, di fronte a innumerevoli servizi di streaming come Netflix, Hulu, Disney+ e AppleTV+, Prime Video ha cercato una brand identity coerente evidenziando ciò che lo rende diverso da tutti gli altri, aiutando la sua programmazione originale a brillare.

Il framework doveva essere flessibile in modo da essere modulabile per diverse tipologie di contenuto, dall’azione al dramma, dalla commedia allo sport, e adattarsi alle sfumature culturali nei vari mercati globali.
Tra le altre esigenze c’era quella di correlare Prime Video al marchio principale Prime, pur mantenendo la propria personalità distinta.

Amazon Prime Video

La personalità del marchio è divertente, spiritosa e intelligente, guida gli spettatori attraverso la straordinaria gamma di spettacoli e film.

Pentagram, lavorando in stretta collaborazione con il team di Prime Video, ha contribuito a evolvere il posizionamento con un linguaggio visivo completo che riflette la passione per l’intrattenimento e fa spazio a tutti i tipi di storie.

Il framework conferisce a Prime Video un aspetto distinto e avvincente all’interno del mondo Amazon, sincronizzandosi con gli elementi Prime Video esistenti per creare un’esperienza coinvolgente del marchio.

Elementi familiari arricchiscono il carattere giocoso del brand

Con un occhio accattivante per i dettagli e un gioioso senso dell’umorismo, il rebrand esprime l’idea che Prime Video sia estremamente sintonizzato e nerd (nella sua accezione più positiva) quando si tratta di intrattenimento.

Prime Video

L’identità utilizza elementi familiari del marchio in maniera divertente e sorprendente, trasformando la freccia del sorriso di Amazon in una forma distinta e personale che trasmette movimento, slancio ed energia.

La forma curva può essere ritagliata in sezioni caratteristiche o utilizzata come cornice/finestra per immagini. Le immagini sono grandi e audaci e irrompono attraverso la fossetta. Il colore del brand è un brillante e contemporaneo “Prime Blue” tratto dalla palette Prime.

Amazon Prime Video

Pentagram ha creato un nuovo e audace carattere tipografico proprietario in collaborazione con Lucas Sharp di Sharp Type.

La nuova versione personalizzata di Sharp Grotesk, chiamata Prime Video Sharp, è forte e amichevole, con molteplici pesi che si adattano alla famiglia Prime e supportano il tono esuberante della messaggistica.

Il carattere è progettato per adattarsi a dozzine di simboli giocosi, soprannominati “Iconics”, che possono rappresentare vari generi o creare scorciatoie simili a rebus.

Il concetto si adatta abilmente a qualsiasi cosa, dai cartelloni pubblicitari ai social media, dalla grafica animata agli spot TV, passando per la GUI (interfaccia utente grafica).

I designer hanno sviluppato due modalità visive distinte, o “tunnel”, per diversi tipi di contenuti: audace e luminoso nel caratteristico blu di Prime Video per un tocco di cultura pop, o cupo e cinematografico per quando le cose si fanno più serie, sofisticate e drammatiche.

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Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

L’inflazione, argomento di assoluta attualità che coinvolge l’economia mondiale e la nostra società tutta, sta avendo ricadute anche sul content marketing. Ad una prima lettura potrebbe sembrare insolito il nesso fra Content Marketing e questo fenomeno, ma nuove sfide e cambiamenti stanno interessando il lavoro dei marketer, tanto da parlare sempre più spesso di Content Inflation.

Cos’è di preciso e che ricadute ha la Content Inflation sulle decisioni (e sui budget) di addetti al marketing e aziende? Scopriamolo insieme.

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Il Content Marketing ha un solo imperativo: farti crescere

Content is King”, il mantra su cui si basano tutti i professionisti della SEO e del marketing online, stabilisce la sovranità del contenuto perché è attraverso questo che ci si può connettere davvero con le persone.

I contenuti come testi, immagini e video sono il più importante combustibile del grande motore informativo chiamato Internet, ambiente in cui, secondo il report The Global State of Digital 2022, le persone – e quindi i potenziali clienti – spendono circa 7 ore al giorno, vale a dire circa il 42% del tempo di veglia.

Se prima per annunciare un nuovo prodotto o i valori aziendali era sufficiente investire su contenuti destinati alla tv e alla stampa, oggi i canali di comunicazione sono molteplici e il processo d’acquisto si sviluppa attraverso diversi touchpoint.

Inoltre, molti brand, per attrarre nuovi tipi di pubblico, hanno sviluppato al loro interno delle nuove linee (vedi brand ombrello e brand portfolio) dove per ogni nuovo sotto-segmento è necessario un messaggio diverso.

Lo scenario in cui avviene tutto ciò, come dicevamo in apertura, è quello di una economia in grande difficoltà che lascia sempre meno spazio agli investimenti nelle attività di Content Marketing.

content marketing

Content Inflation: perché non puoi ignorarla

Come è noto, ci troviamo davanti a un fenomeno inflazionistico quando si registra un rincaro di ampia portata, tale per cui con la stessa quantità di moneta si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cosa ha a che fare questo con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social, blog, newsletter e altri canali?

Molti contenuti presenti sul web sono ormai “inflazionati”, cioè ci sono tante copie di video e testi che non permettono di distinguersi e risultare efficaci.

In modo simile a quanto accade in economia, l’aumento considerevole della quantità totale diluisce il valore del singolo contenuto e l’incremento dei costi connessi alla produzione causa maggiore difficoltà nel generare output originale.

Ma non solo. Considerato che i canali da presidiare sono molteplici e con varie opzioni di formato (newsletter, reel, video in diretta, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adeguandolo alle tante piattaforme, risultando snaturato e poco convincente.

Inoltre, grazie alle preziose informazioni che è possibile estrarre dagli UGC e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante (e utile) personalizzare le offerte, i prodotti e la comunicazione in base a fattori come la geolocalizzazione, i dati demografici, il dispositivo utilizzato a molti altri indicatori.

Per rispondere con successo alla Content inflation è necessario allocare una quantità maggiore di budget all’aumentare dei canali da presidiare con i contenuti per poter essere ancora efficaci.

Il 70% dei marketer ha un quadro sufficientemente chiaro della situazione e punta ad aumentare gli sforzi economici da indirizzare nel Content Marketing, ma in che modo è possibile pianificare i contenuti in maniera smart e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?

Da dove partire per una content strategy anti crisi: il webinar di TERRITORY Influence

Poiché le persone trascorrono una quantità significativa di tempo su un numero sempre crescente di canali, le aziende e i brand sono costretti a trovare soluzioni strategiche per reperire una grande quantità di contenuti specifici per i canali con un budget limitato.” – Ares Georgoulas, Executive Director, TERRITORY Munich.

Non lasciarsi sopraffare dalla Content Inflation è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare tanti contenuti di valore senza andare fuori budget. In che modo?

Pensando alla Content Strategy in maniera più ampia e ponendosi le giuste domande.

Per esempio, chiediti “in che modo potrei adattare la mia comunicazione per renderla adeguata ai diversi canali?”; oppure, “quali tool e piattaforme possono aiutarmi a ottimizzare il tempo e gli sforzi?”.

E ancora, “in che modo posso costruire una content factory per il mio brand?”

Nel webinar del 2 marzo, gli esperti di TERRITORY Influence insieme a Sprinklr ti mostreranno come ampliare e ottimizzare il portafoglio di contenuti grazie a best practice dei principali brand nel settore Tech, Beauty e Automotive e ai consigli per la pianificazione e analisi della strategia di content marketing per il 2023.

Territory Influence - speaker Content Inflation

Grazie ad Andrea Barri, Senior Solutions Consultant di Sprinklr, Alessandra Arcuri, Project Manager TERRITORY Influence e Christian Piottoli, Key Account Manager di TERRITORY Influence, avrai l’occasione di imparare a pianificare i contenuti in maniera smart, senza soccombere alla Content Inflation.

>>Registrati gratuitamente al webinar cliccando qui <<

digital 2023 di we are social

Gli italiani online sono più vecchi ma amano i video. I dati del Report di We Are Social 2023

È online Digital 2023, il nuovo report di We Are Social con tutti i dati importanti sui comportamenti e le abitudini delle persone in rete.

Anche se gli ultimi anni (e mesi) sono segnati da diversi scossoni e cambiamenti, dovuti prima alle emergenze sanitarie e poi all’instabilità geopolitica, il panorama italiano presenta diverse conferme e quale novità: analizziamo insieme, grazie alle slide del report, gli aspetti più rilevanti.

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Lo studio globale

Gli highlights di We Are Social nel mondo

Dal report globale, in collaborazione con Meltwater, sono evidenziati i seguenti macrodati:

  • La popolazione mondiale ha raggiunto 8,01 miliardi di individui all’inizio del 2023. Poco più del 57% della popolazione mondiale vive in contesti urbani.
  • 5,44 miliardi di persone usano smartphone, pari al 68% della popolazione mondiale. Gli utenti unici di dispositivi mobili sono aumentati di poco più del 3% lo scorso anno, con 168 milioni di nuovi utenti negli ultimi 12 mesi.
  • Ci sono 5,16 miliardi utenti di Internet, il 64,4% della popolazione mondiale è ora online. Il totale degli utenti Internet globali è aumentato del 1,9% negli ultimi 12 mesi.
  • Ci sono 4,76 miliardi utenti dei social media in tutto il mondo, pari a poco meno del 60% della popolazione mondiale.

Digital 2023 di We Are Social, i dati italiani

Gli highlights in Italia

We are social Italia - analisi demografica

Continua la contrazione della popolazione italiana e la fascia demografica più corposa è costituita dagli over 65, che si attestano di poco sotto il 25%. In questo scenario, emerge che:

  • Siamo più attivi sui social, con particolare attenzione al purpose.
  • I video sono il nostro contenuto preferito, con un trend in crescita.
  • L’Influencer Marketing si conferma come un traino positivo per l’industry del digital.

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Cresce l’uso dei social

Come emerge anche dallo studio globale, gli italiani spendono meno tempo online rispetto all’anno scorso, ma un po’ più tempo sui social.

In leggera contrazione (la prima dal 2013) il numero delle persone connesse ad internet, che scende dello 0,3%.

we are social daytime on social media

Non cambiano in maniera importante le motivazioni per essere online: cercare informazioni è lo scopo principale per cui gli italiani si collegano alla rete, in particolare utilizzando gli smartphone e altri dispositivi mobili (calano desktop e laptop).

we are social - reason for using internet italy

Gli italiani amano guardare video online

we are social - video

Contenuti leggeri come comedy e meme trainano la crescita della fruizione di contenuti video: le persone che dichiarano di guardare contenuti dinamici sono oltre il 91%.

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We Are Social 2023: italiani e Social Media

Quanti italiani usano i social

Quasi il 75% degli italiani è attivo sui social (siamo vicini ai 44 milioni di persone). Dopo una leggera flessione registrata lo scorso anno relativa a una diversa metodologia di raccolta dei dati, il trend appare in crescita.

italian social media use

Per quali motivi

Le ragioni principali per cui le persone visitano e partecipano alla conversazione sui social sono legate all’informarsi, al rimanere in contatto con i propri cari, al passare il tempo (tutti sopra il 40%). Seguono a breve distanza la ricerca di ispirazione su cose da fare o prodotti da acquistare.

Le piattaforme più utilizzate dagli italiani: vince Meta

Il gruppo Meta domina la classifiche delle piattaforme social, grazie a WhatsApp che stacca tutti gli altri coinvolgendo l’89% delle persone tra i 16 e i 64 anni. Seguono a ruota Facebook (78%) e Instagram (73%).

most used social platform in italy

Solo il 38% degli italiani nella stessa fascia di età dichiara di usare TikTok.

Per quanto riguarda le piattaforme preferite dagli utenti, WhatsApp rimane al primo posto, ma Facebook cede il secondo posto a Instagram. Anche TikTok e Telegram invertono posizione, con la piattaforma di video brevi che sale una decina di punti dietro a Facebook.

Dropshipping: cos’è, vantaggi e svantaggi, come farne un business

Avviare un’attività online con un eCommerce o in dropshipping può essere vantaggioso e sfidante ma, ancor prima di compiere il primo passo in questa direzione, occorre saper valutare gli strumenti che oggi la rete offre per non sbagliare ancora prima di partire. 

Il settore della vendita online in Italia, soprattutto negli ultimi anni, è letteralmente esploso a causa della situazione storico-sociale di questi ultimi anni. Pertanto, aprire un eCommerce potrebbe risultare una scelta vincete, una vera e propria opportunità di business.

LEGGI ANCHE: 5 consigli per aumentare la fiducia dei clienti del tuo eCommerce

Quando si apre un’attività (che sia online o meno), accade che i budget a disposizione siano ridotti, pertanto considerare soluzioni ‘low cost’ per avviare un’attività online, come ad esempio il dropshopping potrebbe rappresentare una soluzione fattibile; ma cos’è il dropshipping?

ecommerce

Il dropshipping: cos’è e quali sono i vantaggi 

Il dropshipping è una delle soluzioni low cost più diffuse in rete per avviare un’attività online. Si tratta di un metodo di vendita di prodotti senza possederli concretamente in magazzino. Pertanto, nel momento di una vendita l’esercente diviene sostanzialmente un intermediario tra cliente e fornitore del prodotto venduto. 

Cosa vuol dire drop shipping?

Si tratta di una metodologia, quella del dropshipping, che pone le basi essenzialmente su un accordo commerciale tra fornitore e venditore finale, che condividono ed uniscono i propri sforzi per un unico vantaggio che li accomuna: il business online.

In questo modo, il venditore si occuperà della strategia di vendita e dell’assistenza pre e post vendita, delegando la spedizione, gli accordi con corrieri e tutta la gestione del magazzino, al fornitore finale. Insomma, una suddivisone dei compiti che potrebbe facilitare di non poco, l’apertura di un’attività online. 

Ma è davvero tutto così semplice? La risposta è “ni”, con vantaggi e svantaggi da valutare con molta attenzione:

  • Facile da gestire e da avviare

Come già indicato, il dropshipping permette di gestire un vero e proprio eCommerce in maniera semplice senza preoccuparsi di gestire magazzini, imballaggi e spedizioni, tracciabilità, resi e ordini per il mantenimento di scorte e rimpiazzi.

  • Posizione flessibile

Basterà un buon collegamento ad internet per poter lavorare alla propria attività online da qualunque luogo. Tutto ciò comporterà una grande libertà degli orari lavorativi e nella gestione della mole di lavoro che il dropshipping inevitabilmente comporta.

  • Costi di apertura minimi

Come già anticipato, i costi per l’apertura di un eCommerce in modalità dropshipping sono notevolmente ridotti grazie a quella suddivisione di compiti e competenze che stipulano il venditore ed il fornitore finale, pertanto non sarà necessario acquistare e depositare la merce, gestire un magazzino ma anche spedizioni, resi, personale, fornitori e affitti. Gran parte dell’attività (da parte del venditore) verrà svolta online da casa o da dove si preferisce. 

  • Potenziali fornitori da ogni dove

Scegliere di vendere in dropshipping significa anche (e soprattutto) essere liberi. Liberi di scegliere i propri fornitori, che possano essere in qualunque angolo del globo: un vantaggio non da poco.

  • Gran varietà di prodotti

Avere la possibilità di vendere prodotti sempre diversi inseguendo le mode del momento o dedicarsi a specifiche nicchie del mercato proseguendo un percorso verticale e scambiale, è un’altra libertà possibile con un’attività in dropshipping. 

  • Rischi ridotti

Come già accennato, aprire un eCommerce in dropshipping non richiede grandi investimenti, in quanto non sarà necessario acquistare merci e gestire magazzini: un gran vantaggio per non indebitarsi con rappresentanti e fornitori in caso di non riuscita del progetto. 

Ma quali potrebbero essere i vantaggi del fornitore, di colui che concretamente spedisce e gestisce i prodotti venduti? In realtà sono innumerevoli, uno su tutti è la gestione del cliente, un impegno non di poco conto.

Altro aspetto a tutto vantaggio del venditore consiste nel mancato impegno nel marketing, nella promozione e nella comunicazione del brand e del prodotto online. 

  • Scalabilità facilitata

Dopo i primi tempi di rodaggio, l’intento di ogni venditore online è scalare i mercati, concetto ancor più vero e valido nel mondo del dropshipping dove i guadagni possono giungere solo con un importante numero di ordini. La mancata gestione del magazzino in prospettiva di un aumento delle vendite nel tempo, comporterà una scalabilità maggiore, in quanto il lavoro aggiuntivo, sarà principalmente sulle spalle dei fornitori, che dovranno preoccuparsi di spedire e gestire i magazzini.

LEGGI ANCHE: Guida aggiornata alle migliori piattaforme eCommerce

Gli svantaggi di un eCommerce in modalità dropshipping 

Oltre ai numerosi vantaggi determinati dalla scelta di vendere in dropshipping, esistono anche alcuni svantaggi da tenere in considerazione. Il primo è forse il più preoccupante riguarda certamente il rischio di truffe. 

  • Il pericolo delle truffe

L’intero sistema di dropshipping potrebbe essere utilizzato per organizzare truffe online, difatti è la natura stessa del sistema ad offrire un ventaglio abbastanza ampio di azioni ostili e malevoli: basti pensare ad un fornitore che a vendita conclusa non spedisce o spedisce prodotti differenti da quelli concordati o in modalità differenti da quelle contrattualizzate. 

Alla base dunque di un buon eCommerce in dropshipping risiede la scelta di selezionare accuratamente e con grande attenzione i propri fornitori e siglare con essi, accordi chiari e vincolanti. 

  • Scelta di prodotti sbagliati

Di altrettanta importanza è la scelta dei prodotti che si vorrebbero vendere online. Senza alcun dubbio si tratta di una scelta strategica, per il successo del proprio business online. 

  • Bassi margini

Si è proprio così: i guadagni in dropshipping, soprattutto nei primi tempi e per i primi ordini, è spesso molto ridotto. Si tratta di una triste verità con la quel bisogna fare i conti quando su decide di abbracciare una soluzione di condivisione, come potrebbe essere quella del dropshipping. 

Per poter avere un guadagno più gratificante occorrerà concentrarsi sulla quantità degli ordini, puntando ad un numero sempre più elevato. 

Aprire un’attività online richiede attenzione, devozione e tantissimo impegno e come in tutte le attività (anche nel mondo offline) richiede tempo, tanto tempo per poter veder i primi risultati, anche in termini di fatturato. 

  • Grande concorrenza

Se da un lato la concorrenza Italiana non è ancora particolarmente attiva come in altri paesi Europei, dall’altro confrontarsi sin da subito con chi negli anni ha già collezionato esperienze e fornitori affidabili, sui canali di maggiore utilizzo per venditori e dropshippers (esempio eBay) non sarà di certo semplice.

  • Mancato controllo sul prodotto finale 

Questo è un grande limite dettato dalla natura stessa del dropshipping. Difatti, non avendo la possibilità di controllare il prodotto finale spedito e gestito dal fornitore, sarà impossibile  lavorare su tutti quelli espedienti di marketing e comunicazione che è possibile mettere in atto nel momento della ricezione e dell’apertura del pacco.

  • Contatti “regalati”

Nel momento in cui si concretizza una vendita, al fornitore vengono regalati alcuni dei dati più importanti dell’acquirente. Un vero peccato dopo tutta la pazienza e fatica per realizzare la vendita ed accumulare dati di grande rilevanza per l’intera attività online.

Oltre agli svantaggi del dropshipping è indispensabile non commettere errori, soprattutto nei primi tempi, per evitare che si parta col piede sbagliato.

Quali sono gli errori più diffusi e comuni dei dropshipper? Scopriamoli subito. 

dropshipping

Errori da evitare per un eCommerce in dropshipping

Nel mondo del dropshipping non basta avere solo competenze di vendita e di marketing, ma occorrono anche altre skill per ottenere quel successo quasi indispensabile per poter continuare a vendere online. Per non demoralizzarsi è bene tenere a mente questi errori da evitare: 

1) Creare relazioni superficiali con i fornitori e/o collaboratori

Edificare relazioni vere e proficue, ad esempio con fornitori e collaboratori, è un aspetto a dir poco essenziale. Rispettare le tempistiche di pagamento e risolvere i problemi che potrebbero sorgere per spedizioni e resi con i tuoi fornitori, è fondamentale per costruire relazioni lavorative più profonde, che si basino sulla fiducia. Queste relazioni saranno utili per superare le difficoltà, che nella carriera di un dropshipper potrebbero insorgere. 

2) Prezzi al ribasso

Un grave errore è pensare di ampliare le entrare andando al ribasso, soprattutto nei primi tempi di ‘rodaggio’ di un’attività online. Ignorare un attento studio dei prezzi e dei competitor, sarà la causa di una graduale perdita di fiducia del consumatore e di una ulteriore riduzione dei profitti (già marginali nei primi tempi). Insomma la riduzione dei prezzi è un errore da evitare. 

3) Non avere un piano ‘B’

Un piano B deve esserci sempre. Come già anticipato le difficoltà potrebbero essere dietro l’angolo e non avere un piano di riserva potrebbe rappresentare una pessima scelta, ma facciamo un esempio.

In questo articolo abbiamo fatto cenno più volte alla libertà, alla libertà di poter scegliere i propri fornitori e prodotti: ma se un fornitore dovesse preferire un altro venditore o se smettesse di vendere quel prodotto che si vende così facilmente, come ci si comporterebbe? 

In casi come questi un piano B potrebbe evitare innumerevoli perdite di tempo. Pertanto, affidarsi a più fornitori e avere sempre più di un contatto, potrebbe essere una principio da non dimenticare. 

4) Vendere prodotti firmati

Per poter vendere prodotti “firmati” è possibile che sia richiesta un’autorizzazione, una licenza di vendita. Non si possono ignorare diritti e copyright. 

5) Offrire troppi metodi di spedizione

La chiarezza e la semplicità di un eCommerce risultano essere (molte volte) elementi chiave nel successo di un’attività online e offrire diverse metodologie di spedizione, potrebbe creare confusione e incertezze su tempistiche di consegna ed altro. 

Si consiglia di preferire un unico (o la massimo duplice) metodo di spedizione, che sia gratuito o meno sarà necessario stabilirlo in base alla strategia in atto. 

6) Non essere paziente

Essere paziente per assaporare i primi risultati di questa tipologia di attività online richiede tempo ed essere impazienti potrebbe rappresentare un grave errore. 

Tenere a mente che diventare ed essere un dropshipper non è un gioco e che  potrebbe essere più complesso e impegnativo di ciò che si potrebbe pensare, è essenziale per non scoraggiarsi e gettare la spugna troppo presto. 

 

ecommerce in Dropshipping

Piattaforme e fornitori: come e dove trovarli

Da dove partire per aprire un eCommerce in dropshipping? Certamente dalla scelta della piattaforma, cioè dei siti web sui quali è possibile scoprire categorie e prodotti da poter vendere sin da subito sul tuo store.

Ognuna di queste piattaforme offre indicazioni sui fornitori oltre a proporre una serie di servizi solitamente utili per i principianti (e non solo) di questo mondo.

Esistono diverse tipologie di piattaforme dove poter intercettare i prodotti più idonei per il proprio progetto. Alcune di essere potrebbero risultare complesse, altre più semplici ed è proprio da quest’ultime che consigliamo di partire per addentarsi gradualmente in un mondo certamente interessante come quello del dropshipping,  un primo passo per rompere il ghiaccio.  

1) HOPLIX

La prima piattaforma italiana che tutti i dropshipper dovrebbero conoscere è Hoplix, uno store di prodotti personalizzati come cappelli, T-shirt e tantissimo latro ancora. Un fornitore affidabile, veloce nelle spedizioni e affidabile, insomma un buon punto di partenza per un’attività online ai primi passi. 

2) DROPSHIPPINGB2B

DropshippingB2B è una piattaforma tutta italiana incentrata essenzialmente su gioielli di bigiotteria dei migliori brand a prezzi super concorrenziali grazie ad alcuni canali di approvvigionamento uscii di cui gode la piattaforma. Ultimo aspetto, ma  non per importanza, è la piattaforma che DropshippingB2B mette a disposizione per la gestione degli ordini, delle comunicazioni con i fornitori e di altre “faccende da dropshipper”. 

3) SEEBILA

Se si desidera cominciare con fornitori che non ti obblighino a garantire un minimo d’ordini, allora Seebila potrebbe rappresentare la soluzione ideale. Difatti, la piattaforma non impone nessun minimo o vincolo temporale, un grande vantaggi per non sentirsi ‘sotto pressione’. Ma non solo, Seebila mette a disposizione per tutti i suoi venditori una piattaforma completa e polifunzionale.

4) DROPSHIPPING ONE 

Si tratta di uno dei cataloghi di fornitori più importanti sul web, con innumerevoli categorie tra le quali scegliere. La piattaforma mette a disposizione servizi unici nel suo genere come i contratti in esclusiva, formazione gratuita e assistenza per dropshipper meno esperti. Un servizio, quello offerto da Dropshipping One di intermediazione commerciale unico nel suo genere.

5) REDIDROP

RediDrop è una delle poche piattaforme unicamente incentrata sulle borse. È possibile trovare una grande varietà di borse, da quelle eleganti a quelle più sportive, e non pone un tetto minimo di ordini. In pochi clic permette di caricare l’intero catalogo sul proprio eCommerce. Per le caratteristiche descritte, RediDrop è una di quelle piattaforme da non lasciarsi scappare.

6) B2B GRIFFATI

B2B Griffati è una piattaforma che propone abiti firmati. Più di 20.ooo  prodotti pronti ad essere venduti in modalità dropshipping in tutto il mondo. Si tratta di una piattaforma italiana facile da utilizzare e che funziona benissimo grazie alla possibilità di importare l’intero catalogo sul portale dell’azienda indipendentemente che dal CMS utilizzato.

7) NEW CART

Un’altra piattaforma  di cui vogliamo parlare in questo articolo di oggi è New Cart, una piattaforma smart e molto funzionale, che faciliterà la vita del dropshipper soprattutto nei primi caricamenti di cataloghi e prodotti del proprio store.

Difatti, New Cart permette di facilitare proprio questo genere di operazioni, fornendo ad ogni dropshipper un file CSV, un elenco di prodotti che sono stati scelti e che in pochi semplici clic sarà possibile importare sul proprio sito web.

Dropshipping

Come tenersi aggiornati sul mondo del dropshipping 

Tenersi aggiornati sul mondo del dropshipping è essenziale per non incorrere in problemi, come già accennato e per intercettare subito tendenze e novità del settore. Come tenersi aggiornati sull’argomento? 

La risposta a questa domanda è abbastanza semplice: per tenersi aggiornati potrebbe essere utile seguire alcuni blog di riferimento come: 

Solo per citarne alcuni; la lista di blog e forum che quotidianamente approfondiscono le tematiche legate al dropshipping sono tantissimi e tutti raggiungibili con qualche clic su Google. 

LEGGI ANCHE: 10 Tendenze eCommerce da seguire

Valutazioni da fare 

Conviene fare dropshipping? È sicuramente questa la domanda che sorge se si è giunti sin qui a leggere l’articolo. La verità è che non c’è una risposta univoca, dunque dipende da molti fattori, con delle considerazioni da tenere sempre a mente se si decide di intraprendere questo meraviglioso percorso. 

Il dropshpping, ancora oggi nel 2023, potrebbe essere una soluzione fattibile nonostante alcune problematiche che inducono a pensare il contrario, come i margini ridotti, la disponibilità il più delle volte di prodotti di bassa qualità e i fornitori poco seri. Allora perché avrebbe senso? Il segreto risiede nella concorrenza, non ancora particolarmente alta se vivi in Italia rispetto ad altri paesi in Europa ed in USA.

Tutti gli ostacoli, però, sono superabili prestando la dovuta attenzione alle scelte che una soluzione commerciale come il dropshipping propone. Senza dimenticare le numerose guide online oggi disponibili.

tool digital marketing 2023

25 indispensabili tool per il marketing digitale nel 2023

Chi lavora nel Digital Marketing non può farne a meno. Stiamo parlando degli strumenti per progettare o programmare al meglio il lavoro. In questo articolo troverai una rassegna completa di quelli che sono i principali tool per il marketing digitale nel 2023. Andremo a vedere piattaforme per l’invio di newsletter, tool per la programmazione di post, siti web che ci aiutano nella realizzazione grafica o per l’analisi SEO.  Insomma ne abbiamo messi per tutti i gusti.

1. MailChimp

MailChimp è uno strumento di mail marketing completo, è uno dei migliori sul mercato. Permette di creare newsletter attraverso numerosi template gratuiti con un’impaginazione personalizzabile dall’utente e consente di raggiungere facilmente il pubblico giusto, al momento giusto. Rispetto alle altre piattaforme di mail marketing MailChimp ha un piano Free che consente l’invio di 2500 mail al mese per poi passare a dei piani a pagamento in base agli invii mensili.

2. MailUp

Altra piattaforma molto utilizzata per l’invio di newsletter programmate e graficamente personalizzabili è sicuramente MailUp. La costruzione del template grafico è molto simile a MailChimp e permette anch’esso di programmare invio, personalizzare mail e creare albero di invio. MailUp permette di fare una prova gratuita e il pacchetto base costa 39 euro al mese. Si tratta di una piattaforma più onerosa ma molto funzionale, che si presta anche all’invio massivo di SMS.

3. Sendinblue

Un altro tool utile per l’invio delle newsletter è Sendinblue, una piattaforma in italiano con funzionalità pari ai due precedenti. Permette di creare mail e template facilmente, il modo di operare è molto simile a MailUp e a MailChimp. Tra le leve principali di Sendinblue troviamo sicuramente il prezzo: è possibile fare un account gratuito per inviare 300 mail al giorno (quindi 9000 al mese), opzione inedita rispetto agli altri strumenti che non permettono di farlo maniera gratuita. I piani a pagamento vanno dai 19 euro al mese ai piani personalizzati in base alle esigenze.

4. Google Analytics

Google Analytics è un servizio di web analytics fornito da Google che consente di analizzare delle statistiche dettagliate sui visitatori di un sito web. Stiamo parlando forse del “Re” delle statistiche. Qui, con un servizio gratuito offerto da Google, possiamo analizzare miriadi di dati: dalle visite al sito, al pubblico, dai punti di connessione al tempo di lettura, dal totale di acquisiti online al monitoraggio delle azioni degli utenti. Uno strumento imprescindibile per chi opera sul web e possiede, o gestisce, un blog o un sito web. Entra di diritto tra i principali tool per il marketing digitale del 2023, anzi di tutti i tempi. Un veterano che non invecchia mai.   

5.Google Ads

Google Ads, invece, è un servizio sempre di Google che permette di progettare e programmare campagne a pagamento. Anche in questo caso, come nel precedente, stiamo parlando di uno strumento fondamentale per chi opera online. Gli annunci pubblicitari di Google sono importantissimi per generare traffico al sito web, per fare remarketing o campagne di brand su YouTube o su altri siti web attraverso banner.

6. Canva Business

Canva è uno strumento di progettazione grafica odiato dalla maggior parte dei grafici (era doveroso dirlo!). Nonostante questo, il tool è molto utilizzato per fare grafiche social, volantini, CV, brochure e altro ancora. Ha un database infinito di foto, video e template grafici. Un ottimo strumento per ovviare alle mancanze tecniche di chi non sa utilizzate Photoshop per esempio. Canva permette di avere un account gratuito (che comunque permette di lavorare bene) o piani a pagamento che naturalmente aprono a mille possibilità in più.

tool per il marketing digitale

7. Trello

Trello è un software gestionale, utilizzato per creare, programmare e organizzare i contenuti online. Facilita il lavoro a distanza in cui i team possono accedere alle loro attività e progetti da qualsiasi luogo. È possibile assegnare più membri del tuo team a una singola scheda in modo che possano lavorare insieme a un progetto. Un tool utilissimo per organizzare il lavoro, gestire scadenze, progetti ed altro. All’inizio risulta essere un po’ macchinoso e dispendioso a livello di tempo ma una volta capita la logica risulterà molto utile.

8. Slack

Slack è un software che facilita la comunicazione in modo istantaneo con i membri del team. Aiuta le persone a collaborare da qualsiasi luogo. Si può discutere del lavoro del cliente, di nuovi articoli, nuovi progetti, nuovi ticket di supporto, condividere contenuti utili, inviare messaggi e fare videoconferenze. Una piattaforma perfetta per un utilizzo quotidiano.

9. Yoast SEO

Yoast SEO è uno dei tantissimi plugin che si possono installare sui siti in WordPress. Questo plugin permette di avere un pannello di gestione, interno a WordPress, che ti indica se il tuo testo è ben ottimizzato a livello SEO. Oltre alle segnalazioni, sempre puntuali, consiglia quali interventi occorre fare per poter migliorare una pagina o un articolo. Consente di scrivere i contenuti migliori per le campagne di marketing digitale. Tra i plus: proteggere il tuo feed RSS da plagio e raschiatori di contenuti, questo ti protegge da altri siti Web che copiano i tuoi contenuti e li pubblicano come loro. Non è un vero tool per il marketing digitale ma è sicuramente uno strumento molto utile per chi scrive sul web.

LEGGI ANCHE: 7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

tool per il marketing digitale

10. Survey Anyplace

Survey Anyplace è lo strumento migliore per creare quiz, valutazioni e sondaggi divertenti e interattivi per la propria clientela, aiuta a comprendere le richieste di mercato, cosa vogliono i clienti, come migliorare l’immagine e il lavoro con loro e altro ancora. I sondaggi che fornisce sono ben progettati, semplici e compatibili con i dispositivi mobili.

11. Semrush

Semrush aiuta a far crescere la visibilità dell’azienda online. Questo strumento svela le strategie e le tattiche dei concorrenti. Viene spesso utilizzata per la ricerca di parole chiave e dati di ranking online, comprese le metriche come il volume di ricerca e il costo per clic. Lo strumento è gratuito per la prova di 7 giorni, dopo di che l’utente deve optare per la versione a pagamento. Utilissimo per analisi di parole chiave, contenuti e tendenze sul web.

12. Loomly

Loomly è un calendario di marketing digitale e uno strumento di gestione dei social media che aiuta gli utenti a pianificare, creare e pubblicare contenuti su più piattaforme. È uno strumento semplice da utilizzare anche per gli utenti non esperti di tecnologia, inoltre il prezzo è allettante sia per gli imprenditori singoli e sia per le grandi imprese. Tool utile soprattutto per pianificare su piattaforme che non consentono di farlo (esempio le pagine di Linkedin). Il pacchetto base cosa 26 dollari e può arrivare fino a 269 dollari per il pacchetto Premium.

13. Audeinse

Audiense, precedentemente noto come SocialBro, è una piattaforma di analisi dei social media e di audience. Fornisce dati specifici sugli utenti, inoltre è uno strumento che consente di analizzare il pubblico e quello dei concorrenti. Viene utilizzato per interagire in forma diretta con il pubblico e migliorare in generale la strategia digitale.

14. Hubspot

Hubspot include la gestione delle relazioni con i clienti, gestisce e ottimizza i contenuti di un sito web o di un blog. Inoltre, fornisce strumenti per l’email marketing, la gestione dei social media, l’analisi e la creazione di report. Include anche una versione gratuita e diverse versioni a pagamento.

15. Lemlist

Lemlist è uno strumento utilizzato per monitorare l’invio di email, inserendo immagini e video personalizzati. È utilizzato principalmente dai team di vendita, marketing e sviluppo aziendale per rendere autonomo l’invio e la risposta di email.

16. Clearscope

Clearscope è una piattaforma di ottimizzazione dei contenuti, aiuta gli utenti a identificare le parole chiave, le frasi e gli argomenti più pertinenti, aiuta a identificare e risolvere problemi di leggibilità, grammatica e stile.

tool per il marketing digitale

17. Unbounce

Unbounce è una risorsa digitale, che sfrutta l’intelligenza artificiale per realizzare landing page e gestire contestualmente campagne di marketing. La piattaforma, inoltre, offre all’utente non solo la possibilità di creare pagine web con un editor intuitivo basato su funzionalità drag and drop, ma anche di utilizzare un software con funzioni di codifica avanzate.

18. Optimizely

Optimizely integra strumenti per il targeting del pubblico e la progettazione grafica per eseguire rapidamente test su vari segmenti di pubblico, è una piattaforma senza codice che permette di testare modifiche sia significative che minime alle pagine web.

19.Clearbit

Clearbit Connect è uno strumento che trova indirizzi email dal suo database di 150 milioni di contatti commerciali. Questo strumento fornisce dati specifici sulle aziende, arricchisce dati sui clienti, aiuta a cercare nuovi clienti.

20.Typeform

TypeForm è una piattaforma online che permette di creare questionari e sondaggi. I moduli sono belli, funzionano su tutti i dispositivi e sono facilissimi sia da creare che da utilizzare per gli utenti finali. Ma si può utilizzare anche come modulo di raccolta informazioni per il proprio sito web.

tool per il marketing digitale typeform

21. Visme

Visme è una piattaforma per la creazione grafica di contenuti. Offre una vastità di modelli di progettazione, inoltre fornisce un’ampia libreria di immagini, icone e illustrazioni stock, animazione ed elementi interattivi, consente di pubblicare e condividere i contenuti su diverse piattaforme.

22. Google Trends

È un’altra piattaforma di Google che entra di diritto nella lista dei tool per il marketing digitale 2023. Completamente gratuita, permette di analizzare le tendenze di ricerca degli utenti. È molto utile per capire cosa stanno cercando gli utenti su Google, che termini utilizzano, quali sono le differenze tra l’Italia e il resto del mondo, quali sono le differenti ricerche di flussi di traffico tra le varie regioni d’Italia. Insomma, uno strumento fondamentale per chi deve pianificare una strategia di content marketing.

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23. SEO Zoom

SEO Zoom si presenta cosi: “è la SEO Suite migliore per le attività di Search Marketing: analizza, monitora e potenzia il tuo sito web con oltre 40 strumenti”. Dobbiamo dire che una volta utilizzata non possiamo che confermare la loro presentazione. È una piattaforma italiana adatta più a professionisti, poco adatto per chi è alle prime armi.

24. Facebook Ad Library

Facebook Ad Library è una libreria multimediale da cui è possibile ricevere informazioni sull’operato delle pagine dei social media. Il tool dà la possibilità di monitorare, non in maniera approfondita, tutte le campagne attive dei nostri competitor. Riusciamo a capire se una pagina Facebook ha delle campagne attive, quali post sta sponsorizzando, con quale budget e molto altro.

LEGGI ANCHE: Come costruire il tuo piano Facebook ADS

25. Screeming Frog

Screaming Frog è sicuramente uno degli strumenti di web marketing più importanti per la SEO tecnica. Si tratta di un software online che consente di eseguire il crawling di un sito web, attraverso cui è possibile venire a conoscenza di pagine 404, un titolo SEO (title) duplicato, breve o lungo, l’assenza del testo alternativo dalle immagini o della meta descrizione dagli articoli e molto altro. Una piattaforma indispensabile per gli amanti della scrittura SEO.

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San Valentino e pubblicità: la storia e le campagne di Baci Perugina

La storia d’amore più bella, dal tempo infinito, il cui rimando a San Valentino è diretto? Di sicuro quella raccontata da Baci Perugina, che vede come protagonisti Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni e che continua fino ai giorni nostri attraverso le pubblicità. La fortuna di questi cioccolatini nasconde infatti la dolce storia dei due innamorati che, dal 1922 a oggi, viene associata proprio a San Valentino.

Un successo costruito anche grazie alle pubblicità che hanno visto l’evoluzione del brand attraverso stili, colori, modo di comunicare.

Tutto inizia a Perugia agli inizi del 1900 quando una giovanissima, ma dalle grandi intuizioni, Luisa Sargentini sposa Annibale Spagnoli; insieme apriranno una drogheria nel centro della città dedita alla produzione di caramelle, confetti e cioccolato. La piccola attività in poco tempo si amplia e subentrano altri soci, tra cui Francesco Buitoni, già fondatore dell’omonimo pastificio: nasce La Perugina.

sede Perugina

Fonte immagine: La Perugina

Negli anni, la gestione dell’azienda passa nelle mani di Luisa, dalle spiccate doti imprenditoriali, insieme a quella di Giovanni Buitoni, figlio di Francesco. Ed è proprio lei che nel 1922, grazie ad una sua intuizione dà vita al famoso cioccolatino composto da scheggie di cioccolato e granella di nocciole avanzate dalle produzioni giornaliere e chiamato inizialmente Cazzotto, dalla forma simile alle nocche chiuse. Giovanni Buitoni lo rinominò in seguito Bacio, per donargli un’accezione più romantica.

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Fonte immagine: La Perugina

Ma sono i famosi bigliettini ad avere un ruolo fondamentale: sono il mezzo attraverso cui Luisa e Giovanni comunicano reciprocamente il loro amore segreto. Le frasi d’amore diventeranno – ed ancora lo sono a distanza di cento anni – la caratteristica che legherà questi cioccolatini al concetto dell’amore e alle occasioni più romantiche grazie anche all’idea di Federico Seneca – grafico, pubblicitario e direttore artistico di Perugina – di inserirli nell’incarto.

Le pubblicità di Baci e la condivisione delle emozioni negli anni

Le diverse pubblicità prodotte per Baci Perugina concordano con l’epoca in cui ognuna è stata ideata. Un linguaggio che dagli anni ’50 ad oggi si è evoluto, aderendo alle aspettative e ai modelli sociali e comunicativi di tutta Italia. Sempre rispettando però la filosofia centenaria di questo prodotto: i Baci, che “celebrano l’amore in ogni sua forma, rappresentano il gusto delle cose semplici in cui si manifestano le emozioni più autentiche”.

Tubiamo?

Dai primi spot più “rudimentali” degli anni ’60 , ai caroselli con i grandi attori come Vittorio Gassman a quelli anni ‘70 in cui il concept era proprio “Tanti Baci” in cui il gesto del donare cioccolatini si sostituiva alle parole.

 

Negli anni ’80, la comunicazione si allarga anche ai più giovani, coniando anche un neologismo legato alla cultura paninara di quegli anni: Tubiamo diventa il sinonimo di condivisione in una forma più pratica e veloce, come quella del packaging a forma appunto di tubo. Nello spot del 1986 troviamo i giovanissimi Riccardo Rossi, Claudia Gerini e Yvonne Sciò.

Più Baci Più Piaci e Diamoci Un Mondo di Baci

Tanti sono stati i claim che hanno caratterizzato negli anni le pubblicità di questi cioccolatini che, grazie anche all’ottimo lavoro delle grandi agenzie italiane, ancora oggi molti di noi ricordano e associano facilmente al brand.

Lo stesso si può dire per l’inconfondibile jingle, rimasto originale, anche se riadattato varie volte, per tutti questi anni.

Ed io? Sono troppo buona!

Dagli anni ‘90 i Baci allargano il loro posizionamento: un prodotto che non sarà adatto solo alle festività tra gli innamorati. Anche il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma diventano il momento giusto per condividere emozioni come affetto, gioia e felicità.

Un bacio è qualcosa di più

Un Bacio, cosa vuoi dirmi?

Nei primi anni 2000 vediamo un ritorno dello stesso concept, anche se rinnovato, degli anni ’70: il gesto del donare i Baci sostituisce le parole d’amore ma sottointende una dichiarazione.

Con Chi Ama, Baci del 2012 si iniziano a scorgere le nuove tecniche di comunicazione, dove storytelling, enfasi ed emozione si fondono in una trama forte, come nel caso di questo spot in cui tutta la forza si sprigiona anche attraverso i versi di Prevert.

 

La Dolce Vita dei 100 anni dei Baci

Negli ultimi anni I Baci rinnovano la loro anima, creando diverse sfumature di gusto: dal cioccolato bianco a quello al lampone passando per edizioni limitate firmate da grandi stilisti come Dolce e Gabbana. Nonostante l’innovazione di prodotto, il cuore del concept rimane quello di condividere e regalare emozioni.

Con Dolce Vita si celebra non solo l’eccellenza italiana ma anche il centenario della nascita degli iconici cioccolatini. Completamente al passo con i tempi e con le nuove e diverse necessità della società, i Baci parlano davvero a tutti in modo indistinto. Senza pregiudizi su limiti di età, di identità né di genere, nelle ultime pubblicità di questi anni le varie forme dell’amore si mostrano spontanee e si esprimono liberamente. L’amore, del resto è un sentimento corale, umano. Ed i baci sono la più tenera e potente dimostrazione di questo sentimento.

Quella di Baci Perugina è il racconto di infinite storie d’amore, con tante emozioni ancora da scrivere.

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