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twitter brand consumatori covid

Cosa si aspettano in questo momento i consumatori dai brand, secondo Twitter

  • Il 64% degli utenti statunitensi intervistati da Twitter afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti;
  • Secondo i dati proporzionati da IAB invece un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020;
  • Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma.

 

La situazione senza precedenti che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19, che ha contagiato quasi 5 milioni di persone in 90 Paesi in tutto il mondo, ha sconvolto la vita di tutti.

Ci troviamo un momento di incertezza che sta avendo un forte impatto negativo sull’economia mondiale, in cui molte aziende (anche le più grandi) si sentono spaesate e sono alla ricerca di indicazioni su come modificare la propria strategia di comunicazione per adattarsi al contesto. 

Per aiutare le imprese a superare tutte le complessità del caso numerose piattaforme, come Global Web Index e Hootsuite, hanno pubblicato svariate analisi degli scenari post-Covid, dando ai brand indicazioni specifiche sul cambiamento del comportamento dei consumatori negli ultimi mesi.

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Anche Twitter si è attivato per aiutare i brand in tempo di crisi

Prima di tutto, la piattaforma ha aggiornando la sua politica pubblicitaria aggiungendo delle limitazioni per quanto riguarda gli advertising che fanno riferimento all’emergenza.

Nello specifico, Twitter ha vietato la sponsorizzazione di contenuti contenenti riferimenti sgradevoli al Coronavirus o messaggi che potrebbero suscitare il panico tra gli utenti; poi ha iniziato a controllare i prezzi di vendita dei prodotti correlati al virus, per evitare che vengano gonfiati.

Inoltre, la piattaforma ha condotto un sondaggio negli Stati Uniti per capire come reagiscono gli utenti nei confronti ai contenuti pubblicitari che stanno vedendo su Twitter in questo periodo di crisi sanitaria. Vediamo quali dati hanno raccolto.

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twitter sul covid-19

Il 64% degli utenti afferma che i brand dovrebbero continuare a sponsorizzare i loro prodotti

Scommettiamo che questo primo dato vi lascia un po’ basiti, perché probabilmente la maggior parte dei marketer si immaginava una percentuale totalmente diversa.

Ma non è solo Twitter a sostenere questa teoria. Secondo uno studio condotto da Kantar, addirittura il 92% delle persone intervistate pensa che le aziende dovrebbero continuare a fare pubblicità durante l’epidemia. Sembra infatti che per la metà degli intervistati, vedere o ascoltare annunci pubblicitari doni loro un senso di “normalità”.

Attenzione, perché questo non vuol dire continuare a “comunicare normalmente” facendo finta che nulla sia cambiato. Ovviamente gli utenti si aspettano che il tono di voce e i messaggi veicolati dai brand comincino a ruotare attorno a valori differenti.

Infatti, il 78% dei consumatori crede che i marchi dovrebbero aiutarli ad affrontare la “nuova normalità” utilizzando toni rassicuranti e offrendo loro una prospettiva positiva e ottimista rispetto al futuro.

Ad esempio, dalla ricerca emerge che le nuove strategie di comunicazione di brand come IKEA (concentrate sull’importanza della casa) o di Nike (a supporto delle decisioni governative e delle organizzazioni sanitarie) sono state particolarmente apprezzate dagli utenti.

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Il 77% degli utenti apprezza le aziende che si sforzano di sostenere la società

I brand che si impegnano per fornire supporto alla comunità, ai governi, al personale sanitario, alle piccole attività, sono quelli che riescono a stabilire una connessione diretta e vera con i propri consumatori.

Ma cosa si aspettano, in concreto, gli utenti?

  • L’82% degli intervistati afferma che i marchi dovrebbero supportare in prima linea il personale sanitario, ove possibile, mentre l’86% chiede un aiuto concreto nei confronti delle persone vulnerabili all’interno delle loro comunità;

  • L’89% pensa che i marchi dovrebbero fornire informazioni affidabili e accurate, come ad esempio comunicare quali azioni hanno intrapreso internamente a supporto dei propri dipendenti (80%).

  • Il 70% invece chiede ai brand di fornire un servizio clienti più rapido e preciso.

Non solo Twitter: qual è la strategia migliore da seguire in base ai dati?

Non si tratta di opportunismo, ma bisogna ammettere che in uno scenario simile, le opportunità da cogliere da parte dei brand sono numerose e differenti.

Prima di tutto, la concorrenza nel mercato pubblicitario è diminuita drasticamente, in quanto secondo i dati proporzionati da IAB un brand su quattro ha messo in pausa tutta la pubblicità per la prima metà del 2020.

Anche Facebook ha riferito che l’89% degli inserzionisti ha modificato i budget allocati all’advertising sulla piattaforma, o spostato gli investimenti su altri tipi di media, in risposta alla crisi del Covid19. 

Tutto questo in uno scenario dove i dati raccolti da Gupta Media mostrano che il CPM di Facebook è recentemente sceso sotto i $2 per la prima volta nella storia dell’azienda.

Che cosa vuol dire? Che in questo momento raggiungere un pubblico più vasto sulla piattaforma di Zuckerberg costa meno che mai, poiché allo stesso tempo l’utilizzo del Social Media è ai massimi livelli.

In conclusione, l’utilizzo delle piattaforme digital è aumentato mentre la concorrenza tra inserzionisti è diminuita. Per le aziende che sono in grado di sostenere le spese pubblicitarie, questo potrebbe essere un ottimo momento per spingere campagne di branding, per aumentare i livelli di awareness e di notorietà del brand.

I prodotti più stravaganti e innovativi lanciati sul mercato negli ultimi 10 anni

Negli ultimi dieci anni celebrities, vlogger, youtuber e persone comuni hanno dato vita a startup e a prodotti differenti e variegati, ma ce ne sono alcuni che sono davvero tra i  più stravaganti e innovativi che abbiamo mai visto.

Dalla bara dei Kiss alla candela alla fragranza di vagina di Gwyneth Paltrow, fino a MammaPack, abbiamo selezionato quelli che davvero fanno strabuzzare gli occhi, tra il serio e il faceto.

Strano, strano: Kiss Kasket

Nel 2001 debutta sul mercato la Kiss Kasket, uno strano oggetto di merchandising con il logo Kiss e le immagini dei membri della band.

Una bara che possono utilizzare anche i vivi sfruttando l’impermeabilità del prodotto. Infatti, se riempita di ghiaccio, può diventare un luogo di raffreddamento per bibite e birre. Il costo della versione originale, disponibile dal 2001 al 2008, era di circa 3.300 dollari, mentre nel 2011 è stato annunciato un modello di seconda generazione, in edizione limitata.

Kiss Kasket

Stravaganti e rap, come Pimp Juice

Dopo il suo singolo Pimp Juice nel 2002, Nelly pubblicò la sua bevanda energetica non gassata. Dovette affrontare polemiche provenienti da diversi gruppi culturali e di donne che cercarono di boicottare il prodotto, chiaramente a causa del suo nome (succo del pappone).

Nelly rispose alle accuse dicendo che: “Pimp Juice è tutto ciò che attira il sesso opposto; potrebbe essere denaro, fama o semplice intelletto; non importa!”.

Pimp Juice

La trafila nella cosmetica di Jessica Simpson e dei suoi Dessert beauty

Nel 2004 Jessica Simpson lancia la sua linea di prodotti di bellezza commestibili: Dessert Beauty. I nomi delle fragranze ricordano la tenera età, come “Juicy”, “Creamy”, “Dreamy”, “Taste Delicoious”, in netto contrasto con il modo iper sensuale con il quale sono state pubblicizzate.

Lo slogan era: “Le ragazze sexy hanno un dessert“, con l’immagine provocante della Simpson. Inizialmente la linea di articoli ottenne un discreto successo, ma alla fine di quell’anno una società di cosmetici (Cosmojet) ha citato in giudizio la Simpson, Dessert Beauty Inc e Sephora per aver copiato i loro prodotti.

Nel 2005 la cantante e attrice statunitense ha dato vita a due nuove linee: Dessert Treats e Sweet Kisses. Anche questa volta fu accusata da Mara Fox, ex chitarrista della band Precious Metal, di aver utilizzato il termine “pozione d’amore” per promuovere il suo prodotto intitolato “Dessert Beauty Deliciously Kissable Love Potion”. A quanto pare anche la Fox aveva lanciato una linea di profumi “Love Potion”.

Nonostante Jessica abbia vinto anche questa disavventura, le sue linee di cosmetici sono state interrotte. Alcuni di quegli articoli sono rimasti in commercio su Amazon, eBay e altre piattaforme web.

La linea Dessert Beauty di Jessica Simpson

Strano ma in stile rock: il metal detector di Bill Wyman

L’ex bassista del gruppo rock The Rolling Stones ha una passione per l’archeologia, oltre che per la musica e la fotografia. Armato di metal detector si aggira tra le campagne, sperando di trovare oggetti metallici sottoterra. Lo stesso musicista afferma: “fare detectoring è probabilmente il modo più divertente per apprendere la storia“.

Fu per questo che nel 2007 lanciò sul mercato il suo primo metal detector alla modica cifra di 185 dollari.

Sempre tra le polemiche, Kardashian Kard

Anche famiglie dalla mente imprenditoriale hanno fallito almeno una volta. A fine 2010 le sorelle Kardashian annunciarono la loro carta prepagata, destinata agli adolescenti.

Dopo poco il prodotto è stato rimosso dal mercato a causa delle numerose critiche in relazione ai prezzi esorbitanti delle commissioni e al fatto che prendesse di mira i più giovani e meno istruiti.

The Kardashian Kard

Prodotti stravaganti e intimi: Just Love Safe

Sempre nel 2010 la boy band inglese JLS ha lanciato la sua gamma di preservativi “Just Love Safe” in collaborazione con Durex. Inoltre il quartetto ha deciso di fondare un’associazione benefica in favore di iniziative di salute sessuale su tutto il territorio del Regno Unito.

Profilattici JLS

Un classico: Monopoly, ma di One Direction

Nel 2014 è uscito il gioco Monopoly dei One Direction, nel quale è possibile investire in singoli, momenti, date del tour e album. Oggi puoi ancora acquistarlo su Amazon a circa 40 euro.

La bambola della famiglia Igham

L’anno scorso, la famiglia Igham, vlogger di YouTube con 1,3 milioni di iscritti, ha immesso sul mercato una versione di bambole del loro figlio Jace da neonato, per il valore di 340 dollari.

Si tratta di una limited edition (solo 250 baby doll) realizzata dalla designer Mary Shortle. I fan che acquistano la bambola saranno invitati a partecipare al tea party con la famiglia, dove avranno la possibilità di conoscere il vero Jace.

Vendesi acqua da bagno (usata)

Belle Delphine, la gamer girl famosa per i suoi contenuti controversi, nel 2019 ha venduto l’acqua in cui si è fatta il bagno. L’acquisto era disponibile nel suo negozio online al prezzo di 30 dollari.

L’idea le è venuta proprio grazie ai fan, confessa Belle al Guardian. Nonostante sia stata ampiamente derisa – un po’ come accaduto in casa nostra per l’acqua da bere della Ferragni – le bottiglie della 19enne sono esaurite.

Belle Delphine

Tra i prodotti più stravaganti visti in vetrina: This smells like my vagina

Un altro caso recente e ampiamente conosciuto è quello di Gwyneth Paltrow, che ha realizzato una candela chiamata “This smells like my vagina” per il suo sito web Goop.

Con un profumo capace di unire bergamotto, geranio, cedro, rosa damasca e una base di semi di ombretto, la candela dell’attrice (venduta per 75 dollari) è terminata subito.

This smells like my vagina, on Goop

E ancora, Badu’s pussy

Dopo il successo di Gwyneth, Erykah Badu, cantante e attrice americana, ha rivelato che presto anche lei metterà in commercio la fragranza che riproduce l’odore della sua vagina.

Erykah Badu

Le uniformi ispirate da Beyoncé di Popeyes

Pochi giorni fa la catena di fast-food Popeyes ha svelato la sua nuova linea di abbigliamento che evoca importanti richiami alla collezione Ivy Park di Beyoncé in collaborazione con Adidas.

Parliamo di dieci articoli tra magliette, polo, giacche con cappuccio, felpe e cappelli, acquistabili su un sito creato ad hoc.

Popeyes

Il profumo di Bernie Sanders

Bernard Sanders, noto per le sue posizioni più progressiste, gode di molto supporto da parte degli elettori più giovani. I sostenitori del senatore del Vermont hanno annunciato un profumo in suo onore: Bérnié, il profumo del popolo.

Quando i potenziali consumatori faranno click sulla CTA “Scopri di più” atterreranno su un a pagina in favore alla campagna politica di Sanders.

LEGGI ANCHE: 8 cibi strani che mangeremo nel 2030

Prodotti stravaganti? Beh, questo lo è! Potato Parcel

Potato Parcel è la startup creata nel 2015, che consente di inviare a chi vuoi un’immagine o messaggi personalizzati su una patata.

Un’alternativa ai classici biglietti d’auguri, d’amore o per le congratulazioni. Esistono patate singole o veri e propri pacchetti regalo. Nel 2017 l’idea divenne ancora più popolare grazie a dozzine di giocatori NBA che hanno inviato patate in modo anonimo.

La startup che pensa agli amici a 4 zampe: Dog Spot

Nata nel 2018, Dog spot è una startup statunitense che permette di proteggere il tuo cane quando sei in giro per fare la spesa, comprare un regalo o bere un caffè e il tuo amico a quattro zampe non può entrare. Si tratta di piccole casette per cani disponibili per un massimo di 15 min, che puoi aprire grazie alla tessera membro.

Con l’applicazione puoi vedere la Dog Spot più vicina a te e monitorare il tuo cane in tempo reale.

Dog Spot

Per i nostalgici della madrepatria: MammaPack

Quanti di voi si sono trasferiti al nord Italia per studiare e/o lavorare e la mamma vi ha spedito il classico pacco con gli alimenti tipici del vostro caro sud?

Ora c’è MammaPack, la startup che consegna alimenti, bevande e prodotti per la casa del nostro paese agli italiani che vivono all’estero, a prezzi ragionevoli. Gli articoli vengono consegnati in più di 20 paesi e direttamente a casa con una tariffa flat.

Il pagamento avviene tramite carta di credito o Paypal. Il servizio offre più di 10mila prodotti in tutta Europa, con circa 5mila clienti e una vendita di 51mila articoli al mese. MammaPack è stata fondata da due napoletani che vivono all’estero, Flavio Nappi (in Francia) e Romolo Ganzerli (in Svizzera).

MammaPack

 

messenger rooms

4 modi per usare al meglio Messenger Rooms per il tuo marketing

  • Video chiamate di gruppo fino a 50 persone, sono ora disponibili su Facebook con Messenger Rooms;
  • Creare stanze virtuali può permetterci di aumentare l’engagement della nostra community;
  • Nuove opportunità anche per le attività commerciali sono all’orizzontale se studiamo modi creativi per sfruttare al meglio questo tool.

 

Il 24 aprile Facebook annuncia con un comunicato stampa ufficiale  il lancio delle Messenger Rooms, nuova funzionalità di Facebook, che pare presto sarà disponibile per Instagram Direct, Whatsapp e Portal.

È diventato così ancora più facile passare il tempo con gli amici e i nostri cari su Facebook, soprattutto in tempo di pandemia, quando tutti i programmi di video conferenza hanno spopolato. Facebook ha registrato un uso più che raddoppiato dei suoi servizi di videochiamata tramite Messenger e WhatsApp e delle dirette live su Facebook e Instagram. E così non ci ha messo molto ad aggiungere un nuovo strumento.

Si tratta della possibilità di creare vere e proprie stanze virtuali e organizzare video chiamate di gruppo senza limiti di tempo, includendo fino a 50 persone. È possibile aprire la stanza dal proprio profilo personale e poi condividerla sul proprio News Feed, su gruppi o eventi, in modo che per le persone sia facile unirsi.

Facebook studia sempre di più ciò che facciamo nella vita reale e tenta di ricreare online degli spazi virtuali per poter continuare le situazioni offline anche sulla proprio piattaforma. Ci dimostra come metta sempre di più gli utenti e le loro esigenze al centro di tutto.

messenger rooms

Come funziona Messenger Rooms

Crei la stanza virtuale direttamente dal tuo profilo sia da cellulare che da desktop. Puoi scegliere di personalizzare l’attività della stanza, chi può accedere (se i tuoi amici o persone specifiche con invito o condivisione di link). Non è necessario essere iscritti a Facebook per partecipare a una videochat su Messenger Rooms, basta cliccare sul link condiviso da chi ha creato la stanza virtuale. È possibile inoltre iniziare subito oppure programmare la videochiamata di gruppo in altro momento.

I vari partecipanti entrano ed escono a piacimento e come admin, chi ha creato la stanza può decidere di rimuovere membri e condividere lo schermo (con massimo 10 partecipanti).

Quando l’admin esce, la stanza continua ad esistere e le persone possono continuare a tenerla attiva, entrando e uscendo, oppure l’admin può decidere di cancellarla.

messenger_rooms

LEGGI ANCHE: Social media Trend: dagli utenti sempre connessi  (anche in Italia) ai migliorari orari per pubblicare.

4 modi per usare le Messenger Rooms come strumento utile per le attività commerciali su Facebook

Ma veniamo agli scenari possibili che si potrebbero aprire grazie a Messenger Rooms.

Queste stanze virtuali possono diventare veri e propri strumenti utili per aumentare l’engagement della nostra community. Metterci la faccia, creare servizi personalizzati porta i suoi frutti. Creare una relazione con i propri utenti porta ad avere risultati di conversione sicuramene più alti, soprattutto per le attività commerciali, anche locali.

  1. Creiamo esperienze esclusive

Le stanze possono diventare luoghi online dover poter regalare ai nostri migliori fans delle esperienze esclusive insieme a noi, referenti del brand. Una sorta di premio agli utenti più attivi o ai migliori clienti del nostro eCommerce. Possiamo offrire la possibilità di un’esperienza immersiva ed esclusiva, cui gli altri non hanno accesso.

  1. Offriamo incentivi

Un altro modo per sfruttare questa nuova funzionalità potrebbe essere quello di incentivare a comprare i nostri prodotti o servizi, offrendo delle sessioni private con approfondimenti, maggiori informazioni, consigli utili e altro ancora sul prodotto stesso. Si possono creare degli appuntamenti fissi a scadenza settimanale o mensile. Una sorta di servizio aggiuntivo per stare vicino ai clienti che scelgono i nostri prodotti o servizi.

messenger rooms

  1. Convidiamo tutorial

Possiamo anche creare delle stanze che insegnino qualcosa, proponendo degli incontri formativi, dei veri e propri tutorial. Pensiamo a quanti lavorano nel campo della formazione e vendono corsi, o che svolgono attività legate al food che potrebbero proporre ricette e ‘how to’ di ogni tipo, o ancora a parrucchieri ed estetiste che potrebbero pensare a sessioni online con consigli utili da mettere in pratica quando non puoi recarti in negozio. Chi ora propone lezioni di fitness, yoga o pilates potrebbe offrire classi virtuali su Messenger Rooms anziché su altri strumenti.

  1. Coinvolgiamo gli influencer

Se lavoriamo con influencer, testimonial di spicco del nostro marchio, importanti per la nicchia di utenti cui ci rivolgiamo, coinvolgiamoli nella creazione di stanze per poter incontrare direttamente i nostri follower. Un modo per creare un rapporto esclusivo, proporre sessioni di domande e risposte, interviste, lasciando aperto l’intervento a chi entra nella stanza. Come sempre l’inventiva e la creatività possono essere infinite. Sicuramente mettersi a disposizione dei propri utenti, dimostra grande disponibilità e regala un valore aggiunto alla community.

Potranno nascere tantissimi altri modi di usare le Messenger Rooms e non vediamo l’ora di sperimentarli. Siamo solo agli inizi, tu le hai già testate e hai qualche altro utilizzo utile da consigliare?

Week in Social: Facebook compra Giphy e Instagram permette di salvare le dirette

Ancora una volta una settimana ricca di aggiornamenti social, ancora una volta Week in Social. Non vi anticipiamo nulla ma sappiate che ci sono delle gratuità in vista e una funzionalità che salverà le vostre dirette. Pronti?

Facebook compra Giphy

Giunge come se nulla fosse una nuova acquisizione in casa Zuckerberg: il colosso mondiale compra Giphy, la piattaforma per eccellenza di creazione e condivisione di GIF.

Ancora non è chiaro quanto sia costato questo prezioso acquisto, si mormora  una cifra pari a 400 milioni di dollari, un acquisto mirato all’integrazione completa di GIPHY su Instagram. Certo è che, ormai, non ci stupisce più nulla: Facebook alla conquista del mondo. E chissà se non abbia già fatto un’offerta a TikTok!

Pronti con Facebook Rooms

È terminata con successo la fase di completamento di roll out della nuova piattaforma di Messenger: le stanze virtuali, rooms appunto, sono pronte per accogliere 50 utenti.

Non ci sono limiti di tempo per questa nuova applicazione, ovvero si potrà stare tutto il tempo che si vorrà accedendovi direttamente dall’app o da Facebook stesso. Insomma, in tempi di incontri e lezioni virtuali, nascono nuove potenzialità.

Google Meet gratis per tutti

A partire da questo mese, “Google Meet sarà gratis per tutti gli utenti. Il servizio di video conferenza solitamente incluso negli account Enterprise ed Education è ora accessibile a chiunque abbia un account Google attivo. Ad annunciarlo è lo stesso Big G, confermando che i virtual meeting potranno ospitare fino a un massimo di 100 persone contemporaneamente.

Dal 1°maggio al 30 settembre la durata delle video-conference non avrà alcun limite di tempo, mentre da ottobre tutti gli account basic potranno usufruire di questo servizio gratuito solo per un massimo di un’ora.

google meet gratis

Ce ne ha parlato la nostra Ninja Giulia Miglietta e qualora abbiate voglia di approfondire: “Google Meet diventa gratis per tutti dall’1 maggio (e fino a settembre)”

Lunga vita alle dirette di Instagram

A quanto pare, 24 ore sole non bastano per i live di Instagram. A dare la notizia, la piattaforma ufficiale ma su un altro canale: Twitter.

La “piattaforma parallela” di Instagram, IGTV, ospiterà dunque le dirette che gli utenti non vorranno assolutamente perdere. La nuova funzionalità dovrebbe essere attiva in pochissimo tempo, in alcuni è già funzionante. Anche questo effetto covid-19? Troppe dirette, troppi live persi.

facebook acquisisce giphy

Facebook acquisisce Giphy per 400 milioni di dollari (e lo integra con Instagram)

Facebook sta acquistando il popolare sito per la creazione e la condivisione di GIF, Giphy,  per un prezzo dichiarato di 400 milioni di dollari, con l’intenzione di integrare la massiccia library di GIF con Instagram e altre applicazioni della casa madre Facebook.

La notizia dell’accordo è stata riportata per la prima volta da Axios, che ha rivelato il valore di 400 milioni di dollari dell’affare.

LEGGI ANCHE: Week in Social: dai Pop-Up Cafè di Facebook all’integrazione di Giphy su Tik Tok

Cosa potrà fare Facebook e cosa cambierà per chi utilizza Giphy

Il sito è uno dei più grandi siti di GIF su internet, che offre strumenti per creare, condividere e remixare questa tipologia di contenuti. Facebook si è già affidata alle API di Giphy per l’inserimento di GIF nelle sue applicazioni per anni: Instagram, l’applicazione principale di Facebook, Messenger e WhatsApp funzionano già tutte con il servizio.

Secondo Facebook, il 50% di tutto il traffico di Giphy proviene dalle sue app, di cui la metà solo da Instagram.

Sotto la sua nuova proprietà, Giphy continuerà a vivere come parte del team di Instagram, con l’obiettivo di rendere ancora più facile l’invio di GIF e adesivi nelle storie e nei messaggi diretti di Instagram. Per ora, però, Facebook dice che le cose rimarranno invariate per gli utenti.

via GIPHY

“Le persone saranno ancora in grado di caricare GIF; gli sviluppatori e i partner API continueranno ad avere lo stesso accesso alle API di Giphy; e la comunità creativa sarà ancora in grado di creare grandi contenuti”, ha detto Vishal Shah, VP del prodotto di Instagram, in un post del blog che annunciava la notizia.

Numerosi servizi si affidano alle API del sito per la fornitura di GIF, tra cui Twitter, Pinterest, Slack, Reddit e altri ancora. Anche se l’annuncio di Facebook sembrerebbe indicare che questi servizi saranno ancora in grado di usare Giphy come fanno attualmente – almeno per ora – ci potrebbe essere un’ulteriore tensione con questi servizi, dato che molti di loro competono direttamente con Facebook.

the unlimited power of beauty

Cosa ci racconta l’ultima campagna firmata Sephora sui nuovi modelli di bellezza

  • Pochi mesi fa Sephora e BETC hanno lanciato una nuova campagna dedicata alla bellezza inclusiva;
  • Per la campagna, Jonas Lindstroem ha girato uno spot cinematografico, la fotografa Nadine Ijewere ha realizzato 12 meravigliose stampe in stile pop ed è stata coinvolta anche Rihanna.

 

The unlimited power of beauty è la nuova campagna dedicata alla bellezza individuale, autentica e senza standard, lanciata da Sephora e BETC lo scorso febbraio. Una campagna multicanale diversa dal passato, diffusa su tutti i media digitali e tradizionali, come cinema, TV, stampa e social media che offre una visione forte, ambiziosa e onnicomprensiva della bellezza” come ha affermato il fondatore, presidente e direttore creativo dell’agenzia Rémi Babinet.

Il concetto di bellezza, infatti, è notevolmente cambiato nel tempo: non è più rappresentato dell’ideale delle riviste patinate e delle passerelle, dalle taglie e dai filtri, ma dai selfie degli influencer e degli amici che seguiamo ogni giorno sui nostri profili social. Una bellezza senza giudizio, dove ognuno ha il potere e il diritto di sperimentare ciò che vuole, ma anche una bellezza senza limiti che è presente, in modo differente, in tutte le persone che ci sono al mondo. nuova campagna sephora

The Unlimited Power of Beauty: lo spot di BETC e Jonas Lindstroem

Per evidenziare la posizione di Sephora, BETC e Jonas Lindstroem hanno deciso di girare un potente spot cinematografico, diverso dai precedenti, che racconta la storia di una donna che riflette sul concetto di bellezza, ripercorrendo la propria vita. Una donna che cresce, affronta e impara ad abbracciare la sua unicità, mentre il suo aspetto si modifica nel tempo.

Sulle note toccanti della melodia “I’m Not in Love” della violoncellista Kelsey Lu, si susseguono le immagini toccanti della protagonista: dai primi esperimenti con il trucco, alle classiche paranoie sul proprio aspetto fisico, al desiderio di emulare le proprie amiche, alle guance inzuppate di mascara per le lacrime di dolore, fino all’evidenza dei primi segni della vecchiaia, quando inizia a sentirsi indesiderata di nuovo. Il video si conclude con una frase “la forza di essere me”. 

A tal proposito Sephora afferma che: la bellezza è forza, è accettazione, è nelle nostre mani. Non è uno standard, ma uno strumento di potere che consente di affermare e amare noi stessi all’interno della società. Inoltre, ognuno di noi ha la facoltà di interpretare ed incarnare il concetto di bellezza come meglio crede.

bellezza inclusiva sephora

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La sfida di Jonas Lindstroem, in questo spot, è stata quella di comprendere le sfumature della prospettiva della donna e rappresentarle con la giusta sensibilità, attingendo dalle proprie esperienze di vita quotidiana. In questo spot, infatti, non si è limitato a raccontare la classica storia pubblicitaria della vita felice e perfetta, ma ha preferito mettere in luce gli alti e bassi, i dubbi, le gioie e i dolori che attanagliano tutte le donne. Una campagna universale nel suo cast, ma anche molto intima nel tono e nelle immagini. 

Florence Bellisson, presidente responsabile della creazione di BETC Etoile Rouge, afferma che:

La bellezza si evolve e non ha più standard. Volevamo mettere in scena una forma di veridicità, da cui la scelta di questo cast e di questi talenti. Questa campagna è allo stesso tempo molto completa e molto Sephora perché combina autenticità, emozione ma anche gioia. Questa nuova visione mira a costruire l’impronta culturale di Sephora.

The Unlimited Stories riprendono il concetto di bellezza senza confini

Sephora unlimited stories

Ma non è finita qui: Sephora ha arruolato anche la fotografa britannica Nadine Ijewere per rappresentare un concetto di bellezza che non dipende da uno stereotipo di età, sesso, etnia, taglia o stile. È così che nascono le 12 stampe della serie, in stile pop, dedicate alle categorie delle fragranze, del make up e della skincare. 

Lo stesso concetto è ripreso anche all’interno delle Unlimited Stories, mini video-storie che raccontano il Beauty Power insito in alcune persone. Ad esempio, in evidenza è possibile trovare la storia di Adual Cole, una ragazza ventenne australiana di Melbourne, che aveva difficoltà nel trovare del make up adatto alla sua pelle, ma da quando ha scoperto i prodotti di Sephora ha potuto esprimere la sua creatività.  

C’è anche la storia di Irka, una ragazza russa di venticinque anni dai capelli cortissimi, che non ama truccarsi, ma si prende cura della propria pelle: 

Infine, tra le Unlimited Stories c’è anche quella di un uomo, Ezra Mabengeza, sud africano di quarantacinque anni che crede che essere belli significhi essere naturali.

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Cosa ne pensano le fondatrici dei grandi marchi di make-up?

Sephora ha invitato alcune famose imprenditrici, che hanno creato una propria linea di make up, ad unirsi alla campagna “the unlimited power of beauty”, esprimendo la propria opinione in merito. 

Rihanna, ad esempio, non è solo una famosa cantante, ma anche la fondatrice del marchio Fenty Beauty, una linea make-up inclusiva, rispettosa delle caratteristiche di qualsiasi tipologia di incarnato e capace di soddisfare tutte le donne del mondo. La sua vision:

Il make-up deve divertire e non essere un obbligo, né dare l’impressione di essere un uniforme. Sentiti libera di cogliere delle opportunità, di correre dei rischi, di osare qualcosa di nuovo o diverso!

Le gemelle Jean & Jane Ford, invece, hanno fondato il marchio Benefit Cosmetics, con il desiderio di regalare il sorriso a ogni donna. Il loro motto? “La risata è il migliore dei cosmetici!” L’idea delle Ford è stata quella di creare dei prodotti innovativi, dal packaging divertente e dai nomi irriverenti, che fossero soluzioni istantanee di bellezza per tutte

Anche Huda Kattan, influencer e fondatrice del marchio Huda Beauty cerca di infondere tutto il suo know-how in termini di bellezza, invitando le donne a sperimentare i suoi prodotti, nel rispetto del proprio stile. Cercando di dare risposta alla domanda “Cos’è la bellezza?” risponde: “può cambiare il modo in cui le donne si percepiscono. Credo che una donna sicura di sé possa conquistare il mondo!”

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The beauty board: carica il tuo look preferito

Il progetto di bellezza di Sephora, in realtà, ha avuto inizio molti anni fa: nel 2014 il famoso brand di cosmetici ha lanciato The beauty board”, una nuova piattaforma social in stile Pinterest che consente agli utenti di caricare immagini dei propri look preferiti all’interno della Community e di “acquistare il look” di altre persone.

the beauty board

In altre parole, se apprezzi la resa di un particolare make up su un utente, puoi immediatamente aggiungere il prodotto utilizzato nel carrello virtuale. Attualmente sono tantissime le foto caricate: immagini di donne di tutte le età e di tutte le etnie, sono fonte di ispirazione per molti membri della Community.

intrattenimento

Cosa cambierà per cinema e intrattenimento nel post-Covid

  • L’industria dell’intrattenimento ha registrato un aumento del debito nell’ultimo periodo, come conseguenza dell’emergenza;
  • Soluzioni possibili e già testate non serviranno solo per trasmettere pellicole ma anche per assistere a spettacoli dal vivo in totale sicurezza;
  • Anche da parte degli spettatori, il mondo dell’intrattenimento subirà notevoli cambiamenti.

 

L’industria dell’intrattenimento è in crisi. Non c’è bisogno di troppi giri di parole per spiegare il perché. Oltre allo streaming, che ha comunque dovuto registrare un notevole rallentamento nelle nuove produzioni (nonché uno stop in settori come quello del doppiaggio), tutto il mondo dell’entertainment si è visto completamente bloccato dall’emergenza Coronavirus.

Stop alle attività e crescita del debito

Secondo Statista, l’intrattenimento (insieme al travel) ha contratto un debito di 23,1 miliardi di dollari. Una delle crisi peggiori per il settore, che per debiti contratti risulta essere secondo solo al mercato dell’automotive e della vendita al dettaglio.

 

Cinema

A causa del momento che stiamo vivendo, diverse produzioni per il piccolo e grande schermo sono state interrotte e rimandate a data da destinarsi o posticipate al prossimo anno. La stessa Disney ha comunicato lo stop di varie pellicole tra cui Peter Pan & Wendy e La Sirenetta.

Sono state sospese anche le riprese di film di punta come The Batman, Jurassic World: Dominion e Animali Fantastici 3.

Anche i big dello streaming accusano i colpi dell’emergenza. Nonostante i picchi di nuovi utenti registrati dalle famose piattaforme durante il lockdown, vediamo l’interruzione di serie TV quali Carnival Row (di Amazon), The Witcher e Stranger Things 4 (di Netflix). Questo potrebbe portare alla mancanza di titoli originali e a puntare sui grandi successi del passato.

La prima problematica post lockdown sarà la riprogrammazione di tutte le agende dell’industria cinematografica. Andrà stravolto quanto pianificato finora: dalle date d’uscita dei film alle nuove produzioni.

Al momento, quello che spaventa l’intero business, è la mancata certezza di una data di ripresa. La chiusura dei cinema, la conseguente mancanza di incassi e lo stop alle campagne marketing, stanno portando a un’inevitabile crisi a livello mondiale.

Si stima che se le sale di tutto il mondo riapriranno per giugno, le perdite al box office potrebbero arrivare al 30% degli incassi annuali. Nel peggiore dei casi, qualora la pandemia dovesse ripresentarsi in autunno, i guadagni potrebbero risentirne sino al 60%.

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Spettacoli dal vivo

Oltre all’industria del cinema, a perderci sono i parchi a tema e gli spettacoli dal vivo, come le opere teatrali, i concerti e lo sport.

Gregory Williams (della società di consulenza finanziaria Cowen) afferma che i parchi a tema avranno bisogno di anni prima di recuperare quanto perso durante l’epidemia.

Broadway è in perdita, così come i teatri più vicini a noi. Si conta un calo complessivo di quasi 14 milioni tra La Fenice (Venezia), L’Opera di Roma e il Regio di Torino.

Le principali associazioni della filiera musicale (concerti, case discografiche ed editori musicali) hanno presentato a Conte un decalogo per tamponare il danno complessivo stimato per fine anno, di oltre 600 milioni.

Tutti gli sport a livello agonistico si sono fermati e con loro gli atleti e le società. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state rimandate alla prossima estate. Lo stop degli eventi sportivi ha inciso inevitabilmente sulle trasmissioni, sulle sponsorizzazioni e partnership pubblicitarie e infine sulle entrate provenienti dai campionati.

Senza parlare delle perdite legate agli enormi investimenti pubblicitari legati a tanti di questi eventi.

Possibili soluzioni per risollevarsi durante e dopo il periodo Coronavirus

Tornando a parlare di cinema, alcune grandi case produttrici stanno cercando di attutire il colpo provando a distribuire i propri film attraverso piattaforme di streaming proprietarie e non. Uno dei casi più discussi è stato Trolls world tour, che è risultato essere il più grande debutto streaming di tutti i tempi. I risultati ottenuti non sono di certo paragonabili ai Box Office in sala, ma ha rappresentato una possibile risposta alla situazione attuale.

Anche Disney si prepara a far debuttare sulla propria piattaforma di streaming il film Artemis Fowl, il cui rilascio era precedentemente previsto nelle sale per fine maggio.

Un’altra possibile soluzione sembra essere la riapertura dei drive-in, per garantire l’accesso a film e spettacoli dal vivo in totale sicurezza.

Proprio questo è l’intento di “Live Drive-In“,  progetto italiano che cerca di dare una speranza ai settori dell’intrattenimento, riscuotendo grande successo e approvazione in diverse città. L’obbiettivo è quello di trasformare ampie location attrezzando mega schermi e palcoscenici che possano restituire, seppur in parte, l’esperienza di un evento live.

Per sopperire alla cancellazione dei concerti e mantenere il contatto con il pubblico, diversi artisti stanno organizzando eventi live sui propri social. Jovanotti ha pianificato il suo Jova House Party, Elisa e Tommaso Paradiso hanno inciso un singolo, mentre Bruce Springsteen ha regalato lo stream di un suo concerto.

Una delle migliori alternative alle performance live è stata quella di Fortinite, in cui 12 milioni di utenti hanno assistito al concerto del rapper Trevis Scott. L’evento ha riscosso un enorme successo e ha dimostrato ancora una volta come il mondo del gaming possa dimostrarsi fonte d’innovazione e sperimentazione.

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Quali saranno gli effetti a lungo termine sulle abitudini di fruizione?

Anche dopo la riapertura (graduale) dei cinema, teatri e luoghi all’aperto le persone avranno bisogno di tempo per fidarsi e non aver paura del contagio. In seguito al termine della pandemia, la ripresa per i proprietari di cinema, teatri e spettacoli dal vivo potrebbe non avere un rilancio immediato. Inoltre, le abitudini di fruizione dei film stanno cambiando. Le persone si stanno abituando a vedere i contenuti appena usciti comodamente sul divano di casa.

Pensare che questo modo di fruire i contenuti possa diventare la normalità è poco probabile, la suggestione del cinema, l’autorevolezza del teatro e l’euforia di un concerto non sono neppure paragonabili a come stiamo vivendo film e musica in questo momento.

Quello che possiamo però affermare è che la crisi attuale sta permettendo a nuovi canali di svilupparsi e diventare sempre più parte della nostra quotidianità. Non andranno a sostituire le nostre abitudini, ma rappresenteranno una valida alternativa.

migliori brand su tiktok

10 brand da seguire su TikTok per trovare l’ispirazione

Oltre 1 miliardo di utenti presenti sulla piattaforma con 2 miliardi di download a livello globale e un tempo medio di permanenza per utente di 52 minuti al giorno! Numeri davvero interessanti che farebbero invidia a chiunque e che sono quelli di TikTok.

Non potrebbe esserci un momento migliore per investire in contenuti video verticali per il vostro brand, un social tutto da scoprire per le aziende, insomma una nuova America. Ma vediamo ora insieme quali sono le aziende che per prime hanno avuto la visione di provarci fin da subito ottenendo degli incredibili risultati

Senza ulteriori indugi, ecco i dieci brand che in questo momento stanno andando eccezionalmente bene su TikTok, sfruttando la piattaforma per raggiungere i consumatori finali.

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1. Elf Cosmetics

La Elf Cosmetics ha fatto finora un lavoro molto interessante, ha infatti commissionato una canzone per creare una campagna virale che riuscisse a coinvolgere il pubblico.

La canzone, che prende ispirazione dalla hit di Kash Doll del 2018 “Ice Me Out” chiamata “Eyes Lips Face” dall’acronimo del marchio, si ritiene sia stata la prima canzone realizzata interamente per una campagna TikTok.

Il team del marketing è stato molto abile perché ha saputo diffondere la campagna attraverso l’uso di alcuni influencer, insomma il binomio perfetto TikTok più influencer marketing. I risultati sono stati strabilianti per l’hashtag challenge #eyeslipsface, il conteggio attuale è di oltre 5,2 milioni di visualizzazioni.

Elf tiktok

2. Guess

Guess è un marchio che ha saputo muoversi fin da subito, attualmente ha pubblicato dieci video in totale ed ha un profilo che vanta 45 mila follower.

Si tratta di uno dei pochi marchi di moda che attualmente si muovono sulla piattaforma, una mancanza non da poco per i competitor, che si troveranno ad inseguire. I contenuti di Guess sono stati realizzati attorno all’hashtag challenge #InMyDenim che in breve tempo ha raggiunto 46,4 milioni di visualizzazioni. Qui sotto ci sono alcuni esempi di video, nel primo puoi notare tutti i video ottenuti con la challenge #InMyDenim.

TikTok Guess

3. NBA

L’NBA è stato uno dei primi brand ad essere presente su TikTok, realizzando costantemente contenuti di tendenza e raccogliendo in breve tempo 5,5 milioni e mezzo di follower.

Si può sicuramente affermare che NBA è uno dei marchi migliori presenti al momento sulla piattaforma, per contenuti, originalità in un settore sportivo ancora poco affollato.

TikTok Nba

4. Il Washington Post

Il primo giornale ad approdare sulla piattaforma, il Washington Post sta facendo un ottimo lavoro. Date un’occhiata al loro profilo e valutate voi stessi.

I loro contenuti sono principalmente video divertenti e coinvolgenti, unica perplessità che mi sento di sollevare è se questa strategia sia effettivamente la più corretta per un importante brand della comunicazione come questo.

wallstreet tiktok

5. NFL

La NFL ha appena lanciato il suo canale, pubblicando video coerenti al pubblico di riferimento ossia gli amanti dello sport. Il canale risulta estremamente ben fatto contando ad oggi quasi 4 milioni di followers. Qui di seguito il profilo con alcuni esempi di video realizzati.

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Nfl TikTok

6. HP

Il loro profilo non è niente di speciale considerando l’importanza di questa azienda.

Ho scelto però di inserirla nella top 10 perché quest’anno hanno saputo realizzare una #challenge chiamata #HPCoachellaDreamland che ha ottenuto un grande successo.

Per realizzarla hanno arruolato alcuni grandi influencer TikTok per citarne uno OurFire, che da solo vanta ha 5,3 milioni di fan. Nel complesso, i video della sfida #HPCoachellaDreamland hanno oltre 182 milioni di visualizzazioni, potete visualizzarli qui sotto.

hp TikTok

7. Gymshark

Con 1,2 milioni di fan Gymshark è da un po’ di tempo protagonista con la produzione di contenuti coerenti e di qualità, e con una perfetta combinazione di video di allenamento, meme e video di ispirazione.

Date un’occhiata ad alcuni esempi qui sotto, sicuramente un brand da seguire con molta attenzione data la tipologia di target secondo me azzeccata presente ad oggi sulla piattaforma.

GymShark TikTok

8. Calvin Klein

Calvin Klein è presente su TikTok da circa sei mesi vantando circa 28 video complessivi pubblicati ed un totale di 15,7 mila followers. Questo brand sta crescendo in modo lento ma regolare con una programmazione di video periodica e non casuale, i contenuti non risultano molto coinvolgenti ma trattano l’argomento corretto.

Calvin Klein TikTok

9. Vineyard Vines

Vineyard Vines è su TikTok da quattro mesi e finora ha pubblicato un totale di 28 video raccogliendo ben 214,5 mila follower e circa 15 milioni di visualizzazioni. La particolarità di questo brand è la fortissima riconoscibilità del loro marchio richiamato anche all’interno dei video, super divertenti, coinvolgenti, e di tendenza.

Vineyard Vines TikTok

10. Fortnite

Il target della piattaforma sta premiando questa new entry che in brevissimo tempo ha già raccolto 1,5 milioni di follower. Sicuramente va citata l’incredibile campagna di lancio chiamata con la #challenge “EmoteRoyaleContest” divenuta una vera tendenza di ballo tra gli amanti del gioco, collezionando numeri da capogiro 532 milioni di visualizzazioni.

Fortnite TikTok

crisi e opportunità

Quando crisi e opportunità sono davvero la stessa cosa

  • Crisi e opportunità sono spesso la stessa cosa (anche se non letteralmente) in cinese, ma bisogna saper creare le condizioni per il cambiamento
  • Alcuni visionari sono riusciti a creare, in breve tempo, business completamente nuovi per rispondere alle nuove necessità, come Youprobablyneedahaircut
  • Il segreto è la capacità di effettuare pivot, non solo per le startup ma per aziende e singoli

 

C’è un ideogramma cinese che è diventato largamente famoso anche al di fuori della Cina, usato e forse abusato nei discorsi di motivatori, leader e addirittura presidenti (pare che il primo a utilizzarlo sia stato addirittura John F. Kennedy nel 1959): si tratta di wēijī.

crisi in cinese La sua fama è dovuta non solo al suo significato, ovvero “crisi”, ma più che altro a quello dei simboli che la compongono, che dovrebbero essere “pericolo” e “opportunità”.

In realtà i linguisti hanno considerato una “colorita pseudoetimologia” questa traduzione, e sottolineano che da solo non significa tanto “opportunità” quanto più che altro “momento cruciale“.

Ma a prescindere dalle sottigliezze linguistiche, quello che è certo è che il mondo intero in questo momento si trova in un’enorme wēijī. E che se per tutti o quasi la parte di pericolo è ben chiara, molti faticano a trovare l’opportunità che si nasconde nell’ideogramma.

Eppure è evidente che siamo veramente a un “punto cruciale”, sul vergere di un cambiamento che presumibilmente lascerà forti strascichi politici, economici, ma soprattutto culturali.

 

Come si fa a trasformare un momento cruciale in opportunità

Per quanto molti non vedano l’ora di tornare nel chiassoso caos degli uffici dopo questo lungo periodo di lavoro da casa obbligato, abbiamo ormai infranto una sorta di spaventosa barriera invisibile che ci separava dallo smart working, e abbiamo scoperto forzatamente che sì, è possibile.

I vestiti firmati hanno lasciato spazio alle tanto bistrattate tute, e forse alla fine di questo periodo ci sarà qualche fashion victim in meno sugli eCommerce. Il minimalismo, la comprensione di quanto siano poche ed essenziali le cose che ci servono per essere felici, potrebbe assestare un bel colpo alla società dei consumi.

E sull’onda di questi cambiamenti, tante aziende che stanno semplicemente aspettando che la tempesta passi per “riprendere a lavorare come prima”, rischiano semplicemente di morire lungo la strada.

Bisogna più che mai imparare la lezione dai cinesi (no, non sulle abitudini alimentari) e capire che una crisi è un momento cruciale, ma non un opportunità. Diventa “opportunità” solo quando siamo noi a fare qualcosa perché sia così.

Per continuare con la metafora linguistica dei cinesi, a dovremmo aggiungere un pezzo per ottenere “opportunità”, che sarebbe jīhuì (机会). E così noi a questa crisi, al pericolo e al cambiamento che stiamo vivendo, dobbiamo aggiungere qualcosa di più, qualcosa di nuovo.

Uno sforzo deliberato per comprendere i nuovi bisogni dei consumatori. Una sana auto-analisi per capire se stavamo facendo qualcosa di sbagliato, se gli obiettivi che stavamo inseguendo erano davvero all’altezza. Uno sforzo, in definitiva, per non limitarci a inseguire l’onda, ma provare a cavalcarla. In fondo, è così che è nato il surf… ma basta con le metafore, o questo articolo rischia di diventare qualcos’altro.

 

Non tutto il male viene per nuocere

youprobablyneedahaircut

È quello che deve aver pensato Greg Isenberg, mentre in piena quarantena correva a registrare il suo nuovo dominio: www.youprobablyneedahaircut.com

Parrucchieri e barbieri sono stati colpiti duramente in tutto il mondo da questa crisi e sono senza lavoro – ha detto Isenberg a Today Style. Avendo sentito alcune storie di amici barbieri che lottavano per sbarcare il lunario, e realizzando che, ‘ehi, probabilmente ho bisogno di un taglio di capelli’, ho pensato che “youprobablyneedahaircut” sarebbe stato un modo elegante per risolvere questo problema per me e gli altri.

E così, in piena crisi, Isenberg trova un’opportunità: un’idea semplice, talmente semplice che in poco tempo il sito era live e funzionava perfettamente, con recensioni entusiaste come quella di Sarah F.: “adoro il mio ragazzo, ma era orribile. Mi hai salvato la vita!”. La vita forse no, ma salvato una relazione da settimane di recriminazioni per un taglio sbagliato sicuramente sì.

Il funzionamento? Nulla più che una semplice videoconferenza con il barbiere, che per 18$ ti guida passo passo nel realizzare un taglio di capelli da urlo (in positivo, certo), sul/la tuo/a compagno/a o addirittura, per i più coraggiosi, su te stesso!
Semplice ed estremamente efficace: esattamente ciò di cui il mondo ha bisogno ai tempi del Coronavirus.

Un’epifania simile deve averla avuta un ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia, in provincia di Bescia, il dottor Renato Favero, quando osservando la penuria di maschere c-Pap in cui versava l’Italia all’apice della crisi, ha avuto un’idea geniale: aggiungere una valvola stampabile in 3D alle maschere integrali per lo snorkeling di Decathlon, e convertirle in congegni medici.

Dimostrando inconfutabilmente una grande verità sull’origine dell’innovazione: la creatività si basa sull’evoluzione, sulla rivoluzione, o sulla sintesi di qualcosa di esistente. E tutti abbiamo la possibilità, entro il nostro campo di competenza, di apportarla alla nostra vita e al nostro business.

innovazione creatività  

 

Pivot: la parola magica per trasformare le crisi in opportunità

Ed è questo il grande segreto: la semplicità. La costruzione, mattoncino dopo mattoncino, di un nuovo edificio, una nuova creatura, partendo dalla base di ciò che già avevamo: conoscenze, abilità, pubblico, materiali.

Fare un assessment di ciò che si possiede, dei punti di forza diciamo, e di ciò che il nuovo mercato che ci troviamo ad affrontare richiede, per fare un pivot della propria attività e smettere di remare contro corrente, cominciando a cavalcare l’onda.

Il pivot è un termine derivato dal basket che indica i cambi di strategia tipici di una startup, dopo che ha testato il suo modello originale e scoperto che modificandolo si ottengono migliori risultati. Ma in periodi di crisi, e a dire il vero in qualsiasi periodo, questa metodologia non dovrebbe essere utilizzata solo dalle startup: tutti, aziende e privati, dipendenti e freelance, adulti e bambini dovrebbero essere in grado di “pivotare” quando le situazioni cambiano e la cosa si rende necessaria.

Forse il risultato non sarà interessante o proficuo quanto ciò che stavamo facendo prima, ma ehi, come si dice? “Quando la vita ti dà i limoni, tu impara a fare la limonata“.

Ci sono tantissimi esempi di pivot di successo in questa crisi, opportunità bellissime nate in questo periodo e colte da aziende lungimiranti, che possono ispirarti su come fare un passaggio rapido a nuovi modelli di business, per rimanere a galla, contribuire allo sforzo di contenere il virus e fornire servizi utili in modo sicuro e distanziato:

Insomma, è un mondo spaventoso e terribile quello che si è delineato in questi ultimi mesi, fatto di estremi, di rischi, di profondi rovesci e cambiamenti. Ma è anche una situazione in cui il minimo sforzo può portare al massimo risultato, dando nuova linfa vitale alle attività e una sferzata di novità a settori ormai “tradizionalisti”.

Checché ne dicano i linguisti, non c’è momento migliore per credere che l’ideogramma cinese che significa crisi sia composto esattamente da questo.

 

Forse un’opportunità ancora più profonda per il mondo?

La necessità di un cambiamento, in questo momento di crisi storica, va ben oltre il livello del singolo cittadino o della singola azienda.

Come sostiene The Economist, il mondo intero corre un rischio fortissimo: quello del perdurare per mesi, nel peggiore dei casi anni, di quella che definiscono “l’economia al 90%“. Che presumibilmente continuerà anche dopo che il picco infettivo del Covid-19 sarà passato, per paura di ulteriori contagi, di nuovi focolai, o di un nuovo virus.

Un’economia post-lockdown, che si muove, certo, ma a livelli basici, meno della metà di quelli pre-crisi. Con interi settori fermi – il turismo, uno tra tutti. Aziende che falliscono, e quelle “troppo grandi per fallire” che vengono tenute in piedi con aiuti statali (pensiamo alle compagnie aeree o alla crocieristica), che rischiano di creare disparità con il trattamento riservato alle PMI.

Questa crisi ci sta mettendo davanti a verità che facevamo finta di ignorare per tanto tempo: la diseguaglianza sociale tra i malati e i diversi Paesi, gli alti tassi di mortalità tra le minoranze, le problematiche lavorative, la necessità di assistenza sanitaria per tutti… finalmente questi problemi sono sotto gli occhi di tutti, e il mondo chiederà riforme.

Alcune di queste richieste di riforma nascono proprio in USA  che hanno visto la trasformazione del lavoro e dei servizi come  Uber, Instacart e  Amazon e adesso sono al centro di forti scontri con i lavoratori per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro e maggiore equità nelle retribuzioni.

Ma forse è qui che giace la più grande opportunità di questa crisi: perché quando le persone sono stanche e hanno paura, chiedono un cambiamento. E se sapremo governare quel cambiamento, se i leader di questo futuro-presente distopico sapranno rispondere alla chiamata del popolo, proponendo mercati più equi, solidarietà internazionale e apertura invece di chiusura, forse questo Coronavirus avrà rappresentato allora una grande occasione per l’umanità.

Per certi aspetti, sta già succedendo: la corsa alla mobilità sostenibile post-Covid che tutti i Paesi stanno affrontando. Le proposte di maggiore equità che stanno attraversando l’Unione Europea.

Per il resto, per ciò che ancora ha da venire, non ci resta che aspettare e prepararci a surfare su questo tsunami. Ricordandoci che la voce di ciascuno dovrebbe essere, come diceva Gandhi, “il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”.

Advertising e Covid-19: come cambiano gli investimenti pubblicitari in tempo di crisi

  • Secondo i dati del WFA, l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020;
  • Il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia;
  • Per i grandi brand è indispensabile cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19.

 

Nelle ultime settimane sono state ampiamente analizzate le conseguenze della crisi del Coronavirus sulle abitudini di acquisto dei consumatori. 

Abbiamo visto come l’economia di tutto il mondo stia subendo pesanti danni, con perdite soprattutto per settori come quello del turismo, dei trasporti, della ristorazione e dell’intrattenimento.

Inoltre, l’attenzione si è focalizzata anche sul cambiamento della fruizione da parte degli utenti dei contenuti pubblicitari e non: abbiamo potuto osservare un incremento notevole dell’utilizzo delle piattaforme digital, soprattutto per quanto riguarda millennial e Generazione Z.

carriera nel digitale

Cosa sta succedendo al mondo dell’Advertising?

Secondo i dati raccolti in un sondaggio condotto nel mese di marzo dalla World Federation of Advertisers (WFA) ben l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020, con una media che oscilla tra il 20% e il 40% per quanto riguarda il taglio del budget dedicato alle spese pubblicitarie.

Un’analisi condotta da WARC Data propone tre scenari ipoteticamente probabili per quanto riguarda l’effetto del Coronavirus sugli investimenti pubblicitari dei grandi brand.

Questi scenari sono stati delineati in base agli studi effettuati durante dell’epidemia di Sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nella prima metà del 2003 e dell’epidemia di Sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) tra maggio e agosto 2015.

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Scenario 1: spostamento del budget pubblicitario al secondo semestre del 2020

Nella prima ipotesi i brand decidono di congelare gli investimenti pubblicitari per la prima metà dell’anno e, in caso si riesca a contenere il virus e tornare a una “vita semi-normale” a partire da Giugno-Luglio, spostare tutto il budget destinato al 2020 nel secondo semestre.

Sempre secondo la World Federation of Advertisers (WFA) il 34% dei brand conferma di mettere in stand-by le proprie campagne pubblicitarie per uno o due mesi, il 28% ha rinviato i piani per un intero trimestre, mentre il 13% afferma di aspettare almeno sei mesi prima di ripartire con l’ADV.

 

Gli studi condotti da WARC mostrano che già nei primi due mesi del 2020 gli investimenti pubblicitari hanno subito un fortissimo calo rispetto al mese di Dicembre 2019. I media tradizionali hanno registrato i risultati peggiori in Asia, mentre la crescita del digitale è stata notevolmente più lenta di quanto ci si aspettasse.

A Gennaio lo confermava anche Baidu, il principale motore di ricerca in lingua cinese, che in una pubblicazione anticipava che le entrate pubblicitarie sarebbero calate tra il 5% e il 13% nel primo trimestre del 2020, per un totale di circa a 500 milioni di dollari.

In questo primo caso i brand dovrebbero analizzare approfonditamente i pro e i contro di uno spostamento totale del budget, oltre che chiedersi se sia il caso di modificare del tutto o in parte i messaggi delle campagne pubblicitarie già pianificate e solo rimandate.

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Scenario 2: riallocazione a breve termine del budget pubblicitario

Un secondo scenario, molto più probabile del primo, è quello della riallocazione a breve termine del budget destinato all’Advertising, in base al cambiamento delle abitudini di fruizione dei media pubblicitari da parte degli utenti.

Questa riallocazione viaggia parallela al cambio delle strategie di Marketing dei brand, che si trovano costretti a ripensare alle campagne di comunicazione già definite per il 2020.

Pensiamo per esempio alle conseguenze del lockdown su l’Outdoor Advertising, che secondo uno studio condotto dal Financial Times sarà il mezzo di comunicazione a subire il danno maggiore. Basta vedere come Clear Channel, una delle compagnie di pubblicità OOH più importante a livello mondiale, ha perso il 75% del prezzo delle sue azioni in borsa in un solo mese.

Scenario 3: taglio degli investimenti e grave recessione pubblicitaria

L’ultimo scenario, e speriamo il meno probabile, è quello di una grave recessione del settore dell’advertising entro la fine del 2020.

Questa catastrofica proiezione è da tenere in conto principalmente per un motivo: la stretta relazione tra la spesa pubblicitaria dei brand e il PIL di una nazione. La crisi economica che la maggior parte dei Paesi affetti dalla pandemia di Covid19 sta affrontando, porta come conseguenza diretta il crollo del PIL – Prodotto Interno Lordo.

In questo scenario, la probabilità che il mercato pubblicitario globale cada in recessione è più alta, ma non è garantita. 

Come ripianificare i piani media dei brand?

A prescindere dagli scenari disegnati da WARC Data, molti brand si stanno già muovendo per modificare i propri piani di comunicazione per il 2020.

Nel frattempo infatti, il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia.

Indipendentemente dal fatto che i brand decidano di sospendere del tutto l’attività pubblicitaria o di metterla in stand-by, la prima cosa che devono tenere in mente per ripianificare il proprio piano media è la fascia di età del proprio target e i rispettivi comportamenti di fruizione dei media attuali.

Per esempio, la Generazione Z passa la maggior parte del tempo a guardare video online su YouTube e TikTok, mentre i Millennials prediligono le piattaforme di live streaming (30%) e l’ascolto di podcast (20%). Il 42% dei Baby Boomer invece preferisce guardare le trasmissioni TV.

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L’importanza di un piano di comunicazione post-Covid19

Pensare a breve termine è indispensabile in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, ma cosa ne sarà della comunicazione a lungo termine? 

Se è vero che bisogna pensare a un problema alla volta, è indispensabile per i grandi brand cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19. Perché se ora la maggior parte degli acquisti da parte degli utenti è in stand-by, arriverà il momento in cui l’economia riprenderà a girare e i brand dovranno essere pronti. 

Sicuramente la velocità e le prospettive di ripresa variano da paese a paese, ma possiamo vedere come in Cina ad esempio ci siano già segnali di recupero incoraggianti, che fanno ben sperare anche per il resto del mondo.

Per concludere, i brand hanno a disposizione un numero sufficiente di dati e statistiche per poter giocare al meglio le loro carte, ma è anche vero che in un periodo di incertezza e come quello che stiamo vivendo, il comportamento del consumatore è talmente volubile che è quasi impossibile definire un percorso certo.

Sicuramente ne usciranno vincitori i brand che sapranno rimanere al passo con le continue evoluzioni dei trend di mercato, riuscendo ad adattare ai tempestivamente la propria strategia di comunicazione secondo i cambi che avverranno nei prossimi mesi.