Anche questa settimana non può mancare il recap delle principali notizie e novità dal mondo dei social media.
Partiamo subito con la classica Week in Social!
Galassia Facebook
Facebook non venderà nuovi annunci politici la settimana prima delle elezioni. La decisione fa parte di diverse iniziative elettorali annunciate ieri dal social.
A seguire anche le altre piattaforme stanno attuando iniziative simili. Pinterest, ad esempio, non pubblicherà annunci correlati alle sponsorizzate sulle elezioni.
Intanto Facebook vuole puntare di più sui topic, un po’ come accade su Twitter. Il social sta già testando una nuova funzione per seguire specifici argomenti e restare sempre aggiornati.
New! Facebook is testing a topics you follow
a bit like Twitter’s Topics feature
Seems to integrate with following hashtags and FB Watch,according to this screenshot
Da non perdere sul social per eccellenza, inoltre, una serie di corsi gratuiti per Community Manager. Con i gruppi che stanno diventando uno spazio sempre più importante per il social network, l’azienda ha annunciato un nuovo stream dedicato, all’interno del suo programma educativo Blueprint, per imparare a gestire efficacemente le interazioni e l’engagement.
Infine, Facebook sta testando una nuova funzionalità per le News. Gli utenti potranno collegare le loro iscrizioni ai siti di notizie in modo da non dover effettuare ripetutamente il login durante la lettura degli articoli su Facebook.
Universo Twitter
Migliora l’accessibilità di Twitter. Il social ha annunciato di voler aumentare le opzioni per rendere fruibile da tutti la piattaforma, anche grazie al lavoro di due nuovi team.
Novità importanti anche sui trending topic. La piattaforma infatti aggiungerà tweet e descrizioni ai trend per aiutare le persone a capire perché siano di tendenza.
Infine una curiosità, che ci fornisce però una importante informazione sui trend in atto: nella prima metà del 2020 il social ha contato ben 1 miliardo di tweet sul gaming. Le conversazioni sul tema hanno raggiunto il loro massimo storico, aumentando del 71% rispetto allo scorso anno. I picchi massimi sono stati registrati in occasione del rilascio di ‘Animal Crossing: New Horizons’ e del lancio della nuova console Playstation 5 di Sony.
Nuovi strumenti di collegamento del personale. LinkedIn sta aggiungendo alcune nuove funzionalità alle Company Page, focalizzate sul mantenimento della connessione dei dipendenti e sulla massimizzazione delle opportunità di outreach.
Mondo TikTok
TikTok ha lanciato un fondo per Creator. Disponibile in Europa una dotazione economica da 60 milioni di euro per offrire ai più bravi e brillanti creator della piattaforma l’opportunità di guadagnare grazie al loro talento.
Arriva anche una nuova integrazione tra TikTok e Teespring. La partnership consentirà ai creator di vendere prodotti direttamente sulla piattaforma, fornendo così nuove possibilità di monetizzazione.
In breve
YouTube Blur. La piattaforma video sta lavorando a nuovi aggiornamenti per i suoi strumenti all’interno di YouTube Studio. Sarà più facile per i creator effettuare la sfocatura di elementi specifici all’interno dei loro clip in fase di caricamento.
Snapchat lancia gli shortcut. Ora è possibile inviare snap a più amici con un solo tocco, senza bisogno di creare una chat di gruppo. Attenzione però al pericolo SPAM!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/118915097_s.jpg555863Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-09-05 09:31:152020-10-27 10:48:18Week in Social: dagli annunci politici su Facebook al fondo per creator di TikTok
Secondo una recente ricerca condotta dalla FAO, per ogni chilogrammo di prodotto sprecato vengono immessi nell’atmosfera 4,5 chilogrammi di CO2.
I rifiuti alimentari rappresentano l’8% del totale dei gas serra prodotti dalle attività umane e la ristorazione continua ad essere uno dei complici più attivi di questo malcostume.
Ma il senso di colpa potrebbe presto svanire, grazie ad una crescente sensibilità ambientale, che sta guidando i ristoranti verso un futuro sempre più sostenibile.
In Europa, ogni anno, milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, con un contributo pro-capite pari a circa 180 chilogrammi/anno.
Un vizio, quello dello spreco, che vale oltre 36 miliardi di euro, di cui 16 solo in Italia (quasi l’1% del PIL nazionale). Tuttavia, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Waste Watcher, non siamo noi il popolo più “sprecone” ma gli Olandesi, con ben 579 chilogrammi di cibo sprecato all’anno per persona.
Lo spreco alimentare è concausa del climate-change
Un primato che di certo non fa onore alla Terra dei Tulipani, soprattutto se consideriamo che l’impatto dello spreco non è solo di ordine economico ma anche ambientale. Secondo una recente ricerca condotta dalla FAO infatti – che tiene conto tanto del processo produttivo quanto di quello di smaltimento – per ogni chilogrammo di prodotto sprecato vengono immessi nell’atmosfera 4,5 chilogrammi di CO2.
Complessivamente, i rifiuti alimentari rappresentano l’8% del totale dei gas serra prodotti dalle attività umane, ed interessano tutta la filiera, dal campo alla tavola. E la ristorazione continua ad essere uno dei complici più attivi di questo malcostume.
Ma il senso di colpa potrebbe presto svanire, grazie ad una crescente sensibilità ambientale, che sta guidando i ristoranti verso un futuro sempre più sostenibile.
In Europa nascono i primi ristoranti Zero Waste
Spisehuset Rub & Stub, Copenaghen
A Copenaghen, ad esempio, definita come la capitale più green d’Europa, è nato nel 2013 il primo ristorante zero waste del mondo: lo Spisehuset Rub & Stub, dove il cibo utilizzato in cucina viene recuperato dagli scarti della grande distribuzione e dall’industria alimentare.
Qui, tutto il personale – dai cuochi ai camerieri – è composto da volontari e gli introiti sono destinati ad aiuti umanitari in Africa.
Il menù cambia ogni giorno, a seconda dei prodotti disponibili, con prezzi che variano dai 3 ai 15 euro, e riporta nel dettaglio utensili e tecniche di cottura impiegati.
Un’offerta trasparente dunque, che vuole informare il cliente, rendendolo consapevole delle proprie scelte.
Silo 39, Londra
Lo Spisehuset si è fatto portavoce di un’idea innovatrice, che ha ispirato molti chef. Tra questi, anche Douglas McMaster, che nel suo ristoranteSilo 39 di Londra, ha adottato un sistema integrato per il recupero dei rifiuti, provenienti dalla cucina e dalla sala.
In particolare, ha installato una performante macchina di compostaggio, che trasforma gli avanzi in terriccio per l’agricoltura, utile ai contadini locali per nuove coltivazioni.
Un approccio che McMaster ama definire “pre-industriale”, poiché legato all’antico metodo di produzione del cibo. Oltre alla compostiera, è presente anche una macchina che trasforma l’acqua in una soluzione antibatterica disinfettante, naturale e atossica, adatta a tutte le superfici; un’alternativa non inquinante alla candeggina e ai detersivi.
Il ristorante segue anche altri accorgimenti, funzionali alla minimizzazione degli sprechi, in ottica rifiuti zero: dalla macinazione autonoma del grano per la produzione di pane ed altri lievitati, fino all’offerta gastronomica, che contempla soprattutto prodotti di origine vegetale.
Perfino l’estetica del locale è in armonia con la filosofia eco-friendly di Douglas: per la sua realizzazione, sono stati impiegati solo materiali naturali o riciclati. E sul tetto sono stati montati dei pannelli solari per una maggiore autosufficienza energetica.
Rifiuti zero: un trend in crescita ovunque, tranne che in Italia
Il modello zero-waste (o rifiuti zero)rappresenta dunque un trend in crescita, sostenibile anche dal punto di vista economico, che però in Italia fatica ad affermarsi.
Nel nostro Paese infatti, manca un’adeguata cultura imprenditoriale: prevale una visione ancora tradizionalista – e romantica – del ristorante, fondata su scarse conoscenze gestionali ed organizzative, che oppone resistenza ai cambiamenti, alle novità.
Una forma mentis poco incline al progresso, ancorata ad idee e comportamenti ormai vecchi, sorpassati.
Sostenibilità fa rima con profitto e bene comune
Ma come sempre, ci sono le eccezioni: alcuni ristoranti incentivano all’asporto del cibo avanzatoattraverso doggy o family bag, oppure collaborano con associazioni solidali per la ricollocazione degli scarti, attraverso la realizzazione di veri e propri kit anti-spreco.
Iniziative che trovano il consenso della maggior parte degli Italiani e di Massimo Bottura, che in uno dei suoi ultimi libri “Il pane è oro. Pasti straordinari con ingredienti ordinari“, propone ricette alla portata di tutti per contrastare gli sprechi e puntare ai rifiuti zero.
Che si tratti di un’operazione di marketing o meno, poco importa: oggi guardare alla sostenibilità significa generare profitto e fare il bene comune; due termini apparentemente antitetici, ma sempre più vicini, che mirano a porre fine alla vergogna dello spreco alimentare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/2.jpg6601600Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2020-09-04 15:24:532020-09-09 21:35:35Zero Waste: il futuro della ristorazione è a rifiuti zero
Ogni account verificato su YouTube presenta un badge grigio simile a un segno di spunta o una nota musicale.
Per ottenerlo devi aggiungere il numero di telefono, avere almeno 100.000 follower e pubblicare video con una certa frequenza.
Sai che puoi ottenere un account verificato su YouTube con un segno di spunta grigio accanto al nome del canale? Il badge di verifica grigio è un ottimo modo per verificare il tuo canale, e per accertare che sei proprio tu a diffondere i tuoi incredibili contenuti video.
Se non sai come ottenere un account verificato su YouTube, sei nel posto giusto: continua a leggere!
I vantaggi dell’account verificato su YouTube
Ottenere un badge di verifica è molto importante per chi vuole guadagnare su YouTube, ma non è facile ottenere (e mantenere) quel segno di spunta. Potrebbe volerci un po’ di tempo, ma è fattibile. E ne vale la pena.
Per prima cosa, cominciamo ad acquisire alcune nozioni di base. Il badge di verifica può essere un segno di spunta grigio o una nota musicale grigia, visualizzati rispettivamente accanto al nome di un creator o di un artista di YouTube.
Questo badge indica credibilità, oltre a certificare che non sei un bot! Tuttavia, ecco cosa devi sapere prima di ottenerlo:
nessuna caratteristica “esclusiva”. Avere un account verificato su YouTube non significa avere accesso a funzionalità, vantaggi o bonus esclusivi. Ti darà solo maggiore autorevolezza.
Previene il traffico rubato. La verifica su YouTube impedisce agli imitatori di rubare il traffico che dovrebbe andare al tuo canale.
Curiosità:nel settembre 2019, YouTube ha annunciato un nuovo design per la verifica del canale. In pratica, lo sfondo grigio avrebbe sostituito il segno di spunta grigio esistente. Ma il nuovo badge non è stato ancora implementato.
Badge di YouTube e verifica dell’account: sono la stessa cosa?
Non confondiamo la procedura con il risultato! Per ottenere il badge, appunto, dovrai seguire alcuni passaggi per avere un account verificato su YouTube.
Dopo aver verificato l’account associato al canale, sarà possibile caricare video di durata superiore a 15 minuti, aggiungere miniature personalizzate, fare live streaming e ricorsi contro le rivendicazioni di Content ID (violazioni di copyright e altri reclami dei creator).
Come altre piattaforme social, YouTube ti chiederà di aggiungere il tuo numero di telefono per verificare l’account. Questo consente di sapere che sei un essere umano, non un bot che cerca di inviare spam al sito.
Se il canale ha già oltre 100.000 iscritti, potresti ottenere rapidamente il tuo badge. Molti pensano al badge di verifica come a un metodo di approvazione dei contenuti, e non alla verifica dell’identità. Ecco perché Youtube ha aggiornato la propria politica. Attualmente, devi comunque avere almeno 100.000 iscritti per richiedere il badge.
Il tuo canale dev’essere pubblico e avere una descrizione, un’icona personalizzata, dei contenuti ed essere attivo con gli utenti di YouTube.
Per ottenere rapidamente un account verificato su YouTube, quindi, dovresti pensare a come aumentare le visualizzazioni e gli iscritti al canale.
Suggerimenti per ottenere un badge più velocemente
Sii onesto e trasparente su ciò che condividi. Creare video incredibili è utile per attirare gli spettatori, ma assicurati che siano pertinenti. Non esagerare sui vantaggi del tuo prodotto o servizio. Invece, vai nel “backstage” della tua attività e racconta la tua storia, spiega come la svolgi effettivamente.
Rispondi a qualunque commento sui tuoi video. È un ottimo modo per dimostrare che sei una persona vera, e che apprezzi le opinioni e i feedback delle persone.
Condividi i video con una certa frequenza. Non è necessario pubblicare un video ogni ora: all’inizio ne basterà almeno uno a settimana, soprattutto se stai cercando di crearti un pubblico.
Come richiedere la verifica su YouTube
Se soddisfi i criteri sopracitati, a questo punto dovrai:
Scorrere verso il basso, fino alla sezione Richiedi la verifica del canale, e cliccare su “Apply now” (“richiedi ora”) nella successiva casella di testo. In questo modo, accederai al link del form da compilare per inviare la richiesta. Se il tuo canale non è idoneo, non vedrai il link, ma un messaggio che ti avvisa che non hai ancora i criteri necessari per procedere.
Se riesci ad accedere al modulo di domanda“Channel Verification Application“, inserisci le tue informazioni. Ti verrà chiesto l’ID del tuo canale, che puoi trovare accedendo dall’account YouTube su Impostazioni e Impostazioni avanzate, sotto il tuo User ID.
Dopo aver cliccato sul pulsante Invio, vedrai una notifica che t’informa che nelle settimane successive YouTube analizzerà la tua richiesta.
Inoltre, YouTube t’invierà un’email di conferma in attesa della verifica.
Hai ottenuto il badge grigio? Va bene così, ma ricorda:
Non violare i Termini di servizio. Se vuoi rimanere verificato su YouTube, anche se hai soddisfatto tutti i criteri e hai ottenuto un badge di verifica, YouTube può eliminarlo se poi non rispetti i Termini di servizio o le Norme della community.
Non cambiare il nome del canale. Se cambi il nome del canale, perdi anche il badge… ma puoi richiedere di nuovo la verifica, utilizzando il nuovo nome.
Niente trucchi. Qualsiasi tattica “non autentica” per aumentare le visualizzazioni o gli iscritti ti si ritorcerà contro. È questo il motivo per cui YouTube non verifica più un canale esclusivamente in base al numero di follower.
Ottenere un account verificato su Youtube non è facile come sembra, ed è necessario impegnarsi molto per averlo. Se ti limiti a seguire i criteri della piattaforma, tuttavia, non puoi sbagliare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/youtube-account-verificato.jpg493762Maria Cristina Folinohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMaria Cristina Folino2020-09-04 10:10:352020-09-09 21:35:26Account verificato su YouTube, come ottenere e mantenere la spunta grigia
Il digital marketing è sempre in espansione e ognuno di noi può trovare il proprio posto in questo mondo.
Da dove partire per iniziare quest’avventura? Una lista per punti su consigli e idee per cominciare a studiare Digital Marketing.
Ormai ci siamo, settembre è giunto. Tutto quello che avevamo rimandato nei mesi precedenti a data da destinarsi comincia a fissarci con occhi severi e indispettiti. La fine di agosto segna sempre un punto di svolta nelle nostre vite, è quasi peggio della fine dell’anno, anche se a settembre non stiliamo una lista di buoni propositi, siamo consapevoli che qualcosa di nuovo ci attende. Dobbiamo fare i conti con le cose in sospeso, sappiamo che sarà dura, soprattutto dopo le ferie, specialmente in questo 2020 così allucinante. Rispolveriamo progetti, pianifichiamo i prossimi mesi all’insegna di una scossa perché tutti ne abbiamo bisogno. Cambiamo prospettiva e cogliamo le occasioni al volo.
Voi cosa vorreste fare davvero?
Se siete alla ricerca di un cambiamento, se volete mettervi in gioco e provare qualcosa di diverso, stimolante e creativo, allora un’idea potrebbe essere quella di cercare un nuovo lavoro, e il digital marketing offre tante opportunità in diversi campi.
Il mondo del digital marketing
Il mondo digitale è un vasto universo in cui anche l’esploratore più entusiasta potrebbe perdersi tra milioni di dati, immagini e parole. La prima regola di sopravvivenza è che per imparare a muoversi bene nel mondo del digital marketing bisogna studiare tanto e restare aggiornati. Tutto si muove velocemente, e anche se avete appena capito alla perfezione le funzioni di un tool per il vostro sito web, ci sarà sempre qualche servizio più efficace pronto a sostituirlo.
All’inizio non sarà semplice, proprio perché è un campo molto vasto. Ci sono diverse professioni in cui potreste specializzarsi, dal content manager al growth hacker, ognuna con qualifiche e funzioni specifiche. Ma la sua vastità è anche il suo punto di forza. Il digital marketing vi permetterà di guardavi dentro e capire cosa volete fare e cimentarvi in discipline che vi interessano davvero. Ci vuole tempo, pazienza, ma soprattutto costanza. È un processo di crescita, in cui studierete, leggerete e lavorerete tanto, ma è stimolante come pochi settori.
Ecco una lista di consigli per approcciarvi al digital marketing per non farsi cogliere impreparati.
Per essere bravi nel digital marketing, o meglio, per essere veramente bravi nel proprio lavoro, bisogna metterci passione. Non stiamo dicendo che ogni mattina vi sveglierete felici e sorridenti perché amate il vostro lavoro, ma se scegliete di farlo dovete essere mossi da qualcosa di forte, perché tutti abbiamo giornate belle e giornate brutte, ma a volte si perde l’entusiasmo ed è difficile ritrovarlo.
Il mondo del marketing digitale si muove velocemente e se non avete passione e voglia d’imparare cose nuove, se i cambiamenti vi terrorizzano, probabilmente non è il lavoro che fa per voi. Questo settore richiede passione e desiderio di avere successo.
Il digital marketing è aggiornamento costante
È fondamentale essere aggiornati su tutte le notizie del settore consultando i principali siti di digital marketing, e le persone influenti sui social media. Google e Facebook, per esempio, modificano costantemente le loro piattaforme pubblicitarie e i propri algoritmi a pagamento, e chi si occupa di analisi dati deve assolutamente monitorare i continui cambiamenti che avvengono. Anche chi si occupa di scrittura per siti e blog deve aggiornarsi sulle tecniche SEO per ottimizzare i propri contenuti e renderli accattivanti per gli utenti.
Il digital marketing non è improvvisazione. Ci sono persone che si autodeterminano professionisti del settore ma non hanno le competenze e la preparazione adeguata. I veri professionisti sono coloro che studiano tanto e si iscrivono ai diversi corsi online per migliorare le proprie skill.
Uno dei problemi che il settore del marketing digitale deve affrontare è che non ci sono barriere all’ingresso, il che significa che chiunque abbia una conoscenza approfondita della terminologia può potenzialmente ottenere una posizione in un’azienda. Ma con la maturazione e la crescita di questo settore, i reclutatori stanno cambiando approccio, diventando più selettivi su ciò che differenzia i possibili candidati, preferendo chi ha competenze certificate e che, ovviamente, dimostra concretamente di avere.
Imparare la terminologia del digital marketing
Dare il nome giusto alle cose le definisce e nel digital marketing la terminologia è importante. Vi troverete davanti tanti acronimi con significati differenti e dovrete riconoscerli e comprenderli.
La capacità di analizzare le campagne di marketing digitale e capire quali elementi hanno funzionato o no dipende dalla vostra capacità di comprendere il gergo del settore.
Lavorare in questo campo vi permetterà di stringere rapporti con molte persone, sia online che offline. I
n un ambiente così dinamico e aperto al cambiamento è necessario scambiare opinioni, pareri e idee per poter crescere professionalmente ma anche arricchirsi personalmente. Partecipate a meetup e conferenze del settore nella vostra zona per coltivare relazioni con altri professionisti del marketing digitale e migliorare le proprie capacità attraverso workshop e presentazioni.
Liberi di osare
C’è tanto da imparare nel digital marketing da chi ha più esperienza, ma questo non significa che dovete seguire tutto alla lettera. Bisogna osare.
Ogni marketer dovrebbe avere progetti personali per testare le proprie teorie, cimentarsi in più discipline (SEO, PPC, Social Media, Content Marketing…) ed essere in grado di assumersi la responsabilità del successo o del fallimento di un progetto. Dovete credere in voi stessi e se non riuscite subito a emergere e a realizzare i vostri obiettivi, provate e riprovate.
Non lasciatevi abbattere, è capitato e capiterà a chiunque, ma non tutti hanno avuto la perseveranza di andare oltre gli insuccessi.
Essere una voce
Se volete essere una voce e volete farvi conoscere, dovete esserci. Essere presente in rete non significa avere solo dei canali social, ma mostrare sé stessi e cosa sapete fare. Raccontatevi come se steste parlando con un amico, mostrate i vostri progetti, cosa siete in gradi di fare. Una forte presenza online potrebbe potenzialmente essere il fattore decisivo tra due candidati che hanno presentato domanda per la stessa posizione.
Comprendere i dati
Nel marketing digitale i dati sono essenziali. Bisogna non solo registrarli, ma anche comprenderli per conoscere il proprio pubblico e come stanno proseguendo le proprie campagne. I dati servono a creare annunci targettizzati per personalizzare, comunicare un prodotto, un servizio o un messaggio in modo mirato.
T-shaped marketer
T-shaped marketer si riferisce a coloro che hanno una conoscenza generica di più discipline di marketing digitale e inoltre sono specializzati in una o due abilità particolari. Professionisti del genere sono molto ambiti dalle aziende, perché sono persone curiose e di conseguenza amano imparare diverse cose ed essere sempre sul pezzo. Ovviamente questa caratteristica aiuta anche dal punto di vista personale perché permette di scegliere un percorso in cui specializzarsi.
Conoscere i ferri del mestiere
È possibile conoscere alla perfezione tutti gli strumenti per migliorare le proprie prestazioni lavorative in un settore come questo che muta continuamente? La risposta è scontata. Come ogni professionista conosce i ferri del mestiere, anche un marketer deve sapere cosa scegliere per ottimizzare il proprio lavoro.
La Marketing Automation è molto gettonata per esempio, per via dell’interesse di molte aziende verso i chatbot. I software di automazione stanno rivoluzionando il mondo dell’eCommerce perché alleggeriscono notevolmente il lavoro permettendo una presenza costante di un brand.
Ascoltare il proprio pubblico, cosa vuole vedere sui social, e i problemi che vorrebbero risolvere è la chiave per creare contenuti che le persone leggeranno con interesse, commenteranno e condivideranno. Questa conoscenza è fondamentale anche per pianificare come trasformare i fan dei social media in clienti per la propria azienda.
Quando i vostri clienti sono soddisfatti dei servizi che offrite genereranno un passaparola spontaneo che permetterà di farvi scoprire anche a chi non vi ha mai sentito nominare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/digital-marketing.jpg500750Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-09-03 11:25:052020-09-09 21:35:03Cambio vita, vado a studiare Digital Marketing. Ecco da dove partire
Era l’agosto 2018 quando TikTok veniva lanciata ufficialmente in Europa e in Italia.
Due anni dopo la piattaforma lancia un fondo per premiare e far crescere i talenti della sua community, con una dotazione iniziale di 60 milioni di euro.
Partito con una dotazione di 60 milioni di euro, che passeranno a 255 entro i prossimi tre anni, il fondo offre ai creator più brillanti l’opportunità di guadagnare grazie al loro talento creativo.
Era l’agosto 2018 quando TikTok veniva lanciata ufficialmente in Europa e in Italia. Un piccolo gruppo di persone si metteva al lavoro per far nascere una community intorno a una piattaforma che valorizza le espressioni positive della creatività. Soltanto due anni dopo, sono milioni gli utenti che entrano su TikTok per creare o guardare video che li divertono, informano e ispirano.
In particolare in Italia TikTok ha avuto tanto successo anche perché siamo un paese di creativi e di creator. Ogni giorno le persone uniscono video e musica, lanciando nuovi trend o improvvisando su una base musicale. Un mix unico di meme, canzoni e hashtag che non solo presenta a un pubblico più ampio una creatività innovativa, ma influenza anche la cultura e il costume.
La creatività è la linfa vitale di TikTok. Per questo la piattaforma ha voluto celebrare il suo secondo compleanno sostenendo la community e annunciando il lancio in Europa del nuovo TikTok Creator Fund, che farà crescere ancora di più il talento creativo così vitale in Italia.
Per dare alle persone di talento l’opportunità di trasformare la loro creatività in una vera e propria professione, il nuovo fondo europeo partirà con una dote iniziale di 60 milioni di euro per il primo anno, che saliranno ad almeno 255 milioni entro tre anni. Nelle prossime settimane saranno maggiori dettagli su TikTok Creator Fund in Europa e sulle modalità di adesione per i creator.
In aggiunta al Creator Fund, TikTok sta già aiutando molti creator a ottenere un compenso per la loro creatività grazie a TikTok Creator Marketplace, una piattaforma che consente a brand, agenzie e specialisti di marketing di scoprire e ingaggiare i creator più interessanti su TikTok.
Ora TikTok cerca chiunque abbia un’idea creativa, su qualsiasi tema: dalla cucina al beauty, dalle doti artistiche a quelle sportive, fino a chi si impegna per un cambiamento positivo o chi si occupa di salute mentale. Ma anche amici degli animali, prestigiatori, appassionati di fai-da-te… o semplicemente sognatori e persone in grado di ispirare allegria. Per tutti loro, da ora è LIVE il Fondo TikTok per Creator.
Chi può richiederlo?
Per accedere al Fondo TikTok per Creator è necessario soddisfare alcuni criteri iniziali. Devi avere 18 anni compiuti, una base di almeno 10 mila follower e almeno 10 mila visualizzazioni dei tuoi video negli ultimi 30 giorni, oltre a pubblicare contenuti che siano originali e in linea con le Linee Guida della Community.
Come richiederlo?
Puoi fare richiesta di accedere al fondo direttamente dall’app TikTok. Ecco come:
Entra nell’app con il tuo account pro/creator e compila la richiesta per il Fondo TikTok per Creator
Assicurati di soddisfare i criteri di idoneità e conferma di essere maggiorenne
Leggi il contratto del Fondo TikTok per Creator e dai il tuo consenso
Una volta approvata la richiesta, comincerai a guadagnare in base alle performance dei tuoi contenuti
Puoi verificare quanto stai guadagnando nel pannello di controllo del Fondo
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/tiktok-affare.jpg503763Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-09-02 10:15:542020-09-02 16:49:12Fondo TikTok: 60 milioni per far crescere il talento dei creator
I branded content su Instagram sono post o stories pubblicati in partnership con un brand, ma sono diversi dalle ads.
Per lavorare con i branded content, devi prima configurare opportunamente il tuo account.
Con Brand Collabs Manager puoi trovare suggerimenti utili e visualizzare gli Insights dei contenuti partner.
Vuoi collaborare con brand e influencer per creare contenuti Instagram, o lanciare campagne di influencer marketing? In questo articolo vedremo la differenza tra branded content e post sponsorizzato, come gestire e analizzare le partnership e come taggare un Business Partner in un post o nelle Stories. Scoprirai anche uno strumento che ti aiuterà a trovare potenziali creator con cui collaborare.
Cosa sono i Branded Content su Instagram?
Il “branded content” appare quando un creator o un editor pubblicano contenuti e dichiarano di aver ricevuto un compenso per quel post. Questa divulgazione nei contenuti brandizzati non è facoltativa. Le normative FTC richiedono di dichiarare se stai promuovendo contenuti per cui sei stato, in qualche modo, compensato.
Tuttavia, i branded content non sono ads. I post sponsorizzati sono ciò che vedi quando si tratta di un’advertisement vero e proprio. I branded content o le partnership sono semplicemente sistemi utilizzati dagli influencer per creare contenuti dopo aver ricevuto una sorta di “sostegno” finanziario.
Uno dei principali vantaggi dei contenuti brandizzati e di Brand Collabs Manager è che sia i brand, che gli influencer hanno accesso alle informazioni, in modo che il partner non dipenda al 100% dall’influencer per i dati sulle prestazioni post.
Approvare o richiedere partnership con l’account Business o Creator
Per lavorare con i branded content su Instagram, devi prima configurare il tuo account per utilizzarli. Taggare un partner del tuo brand è diverso dal modo in cui tagghi normalmente le persone in un post di Instagram.
Per accedere alle impostazioni dei branded content nel tuo account, vai al tuo profilo aziendale o creator e tocca il pulsante a tre righe nell’angolo in alto a destra. Quindi seleziona Impostazioni nella parte inferiore del menù.
Se hai un profilo aziendale, tocca l’opzione Business nella schermata successiva. Se sei un profilo creator, seleziona Creator. Ora vedrai una serie di opzioni, tra cui Branded Content. Se non vedi queste opzioni, probabilmente hai un profilo personale: i branded content sono disponibili solo per gli account aziendali e i creators.
L’opzione “branded content” consiste nell’approvare manualmente i tag. Per impostazione predefinita, l’impostazione è già attiva ma puoi disattivarla se vuoi consentire a chiunque di taggarti.
Quando selezioni Richieste di tag, vedrai eventuali richieste in sospeso da account che vogliono taggarti.
Per visualizzare un elenco dei tuoi partner, tocca Partner commerciali approvati. Se desideri aggiungere un brand partner, cerca il nome dell’account nella barra di ricerca e tocca il nome del brand per aggiungerlo al tuo elenco di account approvati.
Impostare Brand Collabs Manager
Facebook ha recentemente lanciato uno strumento chiamato Brand Collabs Manager, e dato che Instagram è un marchio Facebook, lo strumento può essere usato anche per i contenuti su Instagram.
L’impostazione di Brand Collabs Manager funziona meglio da desktop piuttosto che da smartphone. Dopo aver effettuato l’accesso al tuo account Facebook, accedi a facebook.com/collabsmanager.
La pagina verrà visualizzata per impostazione predefinita nella visualizzazione creator. Se hai un profilo aziendale Instagram, fai clic sull’opzione Iscriviti come inserzionista.
Facebook ti presenterà un elenco di pagine aziendali che gestisci. Seleziona la pagina Facebook collegata all’account Instagram che vuoi utilizzare. Digita il tuo indirizzo email, seleziona la casella Accetto i termini di servizio e quindi Invia.
Taggare un Business Partner nei post
Dopo aver impostato Brand Collabs Manager e aver configurato i tuoi partner per i branded content, sei pronto per iniziare a creare contenuti con loro.
Per taggare un brand partner in un nuovo post del feed di Instagram, crea il post come faresti normalmente. Nella schermata Nuovo post, clicca Impostazioni avanzate. Quindi seleziona Tag Business Partner.
A questo punto, digita il nome dell’account con cui vuoi collaborare. Se il nome dell’account appare disattivato, non ti ha ancora approvato. In tal caso, tocca il nome e seleziona Invia richiesta. L’account del brand potrà vedere la richiesta di tag.
Appena il tuo account viene approvato, il nome del partner sarà selezionabile quando lo cerchi in Tag Business Partner. Dopo aver toccato il nome, il tuo partner verrà elencato accanto a Tag Business Partner nella schermata Impostazioni avanzate.
Ora termina il post e pubblicalo. Una volta finito di pubblicarlo, vedrai l’etichetta “Paid Partnership With” sul contenuto.
Se, invece, sei proprio tu il brand che qualcun altro sta taggando nei contenuti, gli altri dovranno seguire questi stessi passaggi per configurare il tagging.
Taggare un Business Partner nelle Instagram Stories
Ora vedremo come creare Instagram Stories con i branded content. Vai alla schermata Stories: seleziona un’immagine o scatta una foto, poi seleziona l’icona del link nella parte superiore dello schermo. Vedrai più opzioni, a seconda delle funzionalità del tuo account, ma quella che t’interessa è Tag Business Partner. Cerca il nome del marchio che desideri associare e, quando lo vedi, selezionalo. Potrai vedere quell’account elencato come Partner con marchio etichettato. Tocca il segno di spunta in alto a destra nella schermata per procedere.
Completa la story con gif, filtri e adesivi che desideri utilizzare. Quindi pubblicala, e vedrai l’etichetta “partnership a pagamento” nella parte superiore dello schermo.
Anche il tuo partner riceverà una notifica, e potrà vedere il post in cui lo hai taggato. Tuttavia, il partner non può condividere il post nelle sue stories. Eventualmente puoi menzionarlo, ma comunque non potrà essere condiviso nelle Instagram Stories di quell’account.
Se sei stato taggato in una story come brand partner, riceverai una notifica da Instagram. Tocca l’opzione Branded Content nella schermata Attività. Leggi la notifica per vedere la storia in cui sei stato taggato e, nell’angolo in basso a destra della storia, tocca il pulsante con tre punti per aprire un menù a comparsa. Se pensi di essere stato taggato in modo improprio e non si trattava di una partnership a pagamento, puoi scegliere Rimuovi dal post per rimuovere quell’affiliazione di partnership a pagamento.
Trovare nuovi creator per le collaborazioni
Una delle caratteristiche più divertenti di Brand Collabs Manager è che puoi trovare suggerimenti per i creator con cui collaborare. Scorri verso il basso nella homepage per visualizzare un elenco di creator suggeriti.
Vai su Visualizza tutti i creator per avere l’elenco completo di potenziali partner del tuo brand. Otterrai alcuni semplici dati della pagina Facebook di ogni account, incluso il numero dei follower e il coinvolgimento medio dei post, per sapere come agiscono su Facebook.
Se trovi un creator adatto per i branded content, clicca sulla miniatura per visualizzare ulteriori informazioni sulle performance della sua pagina Facebook. Vedrai un elenco di altri partner con cui ha collaborato in precedenza, esempi di branded content che hanno creato e le metriche per la loro pagina Facebook, inclusi i dati demografici target.
Se selezioni Contatto, verrà visualizzato un modulo preformattato che ti consentirà di inviare a quel creator un messaggio diretto per proporgli una partnership con te.
In Brand Collabs Manager, puoi anche visualizzare gli Insights per qualsiasi branded content in cui sei stato taggato o che hai creato tu stesso.
Al centro della homepage vedrai i dati sul rendimento dei tuoi post. Clicca Visualizza tutti i post per andare alla scheda Insights. Puoi anche accedere dalla barra di navigazione a sinistra.
Nella dashboard di Insights puoi alternare tra due opzioni, nell’angolo in alto a destra:
Pubblicato da Partners mostra tutti i contenuti che altre persone hanno creato taggandoti;
Pubblicato da te mostra tutti i contenuti brandizzati che hai creato.
Al momento, le metriche in questa scheda sono molto generiche in termini di reach, impressions ed engagement, ma potranno darti qualche indicazione su come sta andando il post.
Per un normale post nel feed di Instagram, vedrai anche i dati demografici del pubblico, tra cui età e sesso.
Per le Instagram Story, la scheda Insights dei post mostrerà la reach e le impressions. Clicca sulla scheda Story Metrics per vedere Tocchi in avanti, Tocchi indietro, Uscite e Risposte.
In sintesi
Dopo aver letto questo articolo, saprai configurare e gestire professionalmente i branded content come un influencer, sarai in grado di usare Brand Collabs Manager per visualizzare i tuoi suggerimenti e trovare potenziali influencer e creator con cui collaborare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/07/instagram-stories.jpg623980Maria Cristina Folinohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMaria Cristina Folino2020-09-01 11:36:202020-09-02 16:48:40Branded Content su Instagram, come usarli correttamente
Per darti il bentornato dopo le meritate ferie, non poteva mancare il classico recap settimanale delle migliori notizie dal mondo dei social.
Qui come sempre trovi tutto quello che devi sapere, le ultime novità, le nuove funzioni e le notizie più scottanti sui social media e sulle diverse piattaforme.
Anche questo sabato partiamo con la nostra Week in Social!
Odissea TikTok
Il futuro di Tik Tok si complica. Dopo le voci di acquisto da parte di Microsoft e Oracle, il social network di proprietà Cinese ha deciso di sfidare davanti ai giudici la decisione di Trump di bannare l’app dal mercato USA.
100 milioni di utenti attivi mensili negli Stati Uniti. Sono questi i dati svelati ufficialmente da TikTok, anche in seguito all’azione legale intrapresa contro l’ordine esecutivo del governo americano. 50 milioni sono invece gli utenti attivi giornalieri.
Universo Facebook
Facebook annuncia il lancio della versione beta di “Horizon” VR. I developer stanno portando la nuova piattaforma di realtà virtuale social alla prossima fase di sviluppo. Presto gli utenti potranno interagire tra loro e con l’ambiente virtuale.
Nel frattempo Facebook ha intrapreso una battaglia anche contro Apple. Il nuovo sistema operativo iOS 14 chiederebbe al cliente preventivamente se vuole condividere le sue informazioni con altre app per motivi pubblicitari. In un blog post, Facebook ha spiegato come questa funzione potrebbe severamente impattare molti business che contano su questi introiti.
Su Messenger Rooms intanto arrivano gli sfondi personalizzati. Tra le nuove opzioni per le stanze dei messaggi, anche strumenti di scoperta e connessione con le community che trattano argomenti vicini agli interessi degli utenti.
Facebook aggiunge anche la scheda Shop. La funzione ‘negozio’ sarà inoltre estesa a tutti i business su Facebook e Instagram, a partire dagli Stati Uniti.
Nonostante gli sforzi del social in tema di informazione, secondo un’indagine condotta dal gruppo per i diritti umani Avaaz la piattaforma favorirebbe la diffusione di fake news. Le pagine che diffondono contenuti falsi o ambigui sulla salute hanno visto un totale di 3,8 miliardi di visualizzazioni nei primi cinque mesi del 2020.
I creator potranno presto consigliare luoghi e prodotti. Instagram vuole espandere la sua funzione “Guide”, lanciata recentemente per promuovere contenuti relativi a benessere e salute mentale.
Instagram ha anche sostituito i Nametag con QR code. Per aiutare gli utenti a connettersi più rapidamente i codici a barre bidimensionali prenderanno il posto dei vecchi tag introdotti dal social nel 2018.
Infine, i post consigliati sono stati lanciati per tutti gli utenti. La funzione offre una serie di contenuti suggeriti alla fine del feed principale. Già testata da un limitato numero di profili, sarà presto presente per tutti gli utilizzatori dell’app.
Mondo LinkedIn
LinkedIn diventerà più severo contro i contenuti inappropriati. In un post sul suo blog, il social professionale ha reso note una serie di nuove iniziative per migliorare i suoi sforzi nell’applicazione delle regole e garantire così che i suoi membri si sentano sicuri sulla piattaforma.
Pianeta Twitter
Twitter sperimenta il conteggio delle “Citazioni”. Per rendere più facile seguire le conversazioni intorno a un tweet, una nuova funzionalità potrebbe presto rendere ancora più visibili i retweet. La metrica di engagement affiancherà i normali “Mi piace”.
Novità anche per i DM su Twitter. Gli utenti riceveranno maggiori informazioni su chi li sta contattando con un messaggio diretto, nel caso in cui non si sia già follower del profilo.
In breve
Google aggiunge l’opzione per il casting delle videochiamate. La nuova funzione per Meet consente agli utenti di trasmettere in streaming le loro video call sul televisore di casa.
Zoom fuori servizio.Lunedì per alcune ore la nota piattaforma di video conference è andata fuori uso in America e in Europa, causando molti problemi soprattutto alla didattica a distanza, ma evidenziando anche che il servizio è ormai considerato essenziale per milioni di utenti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/blog-e-social-media-per-la-ripartenza-5.jpg565940Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-08-29 10:32:412020-09-05 09:33:28Week in Social: da TikTok vs. Trump ai QR code su Instagram
Le Escape Room sono arrivate in Italia solo nel 2015 diventando subito un fenomeno di successo.
Non solo intrattenimento ma anche un valido strumento di Team Building.
Un’idea intermediale che si è sviluppata anche nel mondo dei libri e dei giochi in scatola.
Sei in una Escape Room, a un metro da te trovi un lucchetto che chiude una cassa. Per trovare la combinazione hai solo un foglio di carta con scritto: “Trova l’ultima cifra della serie numerica e utilizza il codice per aprire il lucchetto – 4 7 5 6 ?”
Quella appena descritta è una classica situazione da Escape Room, fenomeno che sta crescendo sempre di più ampliando i propri orizzonti nelle applicazioni più varie: dagli strumenti di team building ai libri passando anche per i giochi in scatola. Ma andiamo con ordine.
Cosa sono le Escape Room?
Per Escape Room si intende un gioco in cui i partecipanti devo sfruttare le loro abilità logiche, deduttive e fisiche per riuscire a risolvere una serie di enigmi che li porteranno alla vittoria: uscire dalla stanza prima dello scadere del tempo.
Si tratta, quindi, di un “gioco evento” in cui i giocatori si trovano fisicamente all’interno di una stanza (a volte possono essere anche più di una o, addirittura, un intero edificio o area). Le stanze sono sempre a tema, si va dall’horror all’avventura passando anche per stanze ispirate alle serie tv più famose come Stranger Things o La Casa di Carta.
Come fenomeno, quello delle Escape Room, prende spunto da diversi format televisivi degli anni ’80 / ’90 in cui i concorrenti erano messi alla prova con giochi di abilità e logica. Un esempio tutto italiano è il programma di Rai 1 Luna Park (andato in onda dal 1994 al 1997).
Altro elemento di ispirazione sono stati i numerosi videogame “punta e clicca” dove si dovevano risolvere indovinelli utilizzando gli oggetti. Un esempio il famosissimo The Secret of Monkey Island del 1990.
La prima Escape Room nacque nel 2008 dalla mente di Takao Katoe, si svolgevano all’interno di bar e locali dove venivano inseriti oggetti e indizi. In Europa arrivarono nel 2011, prima in Ungheria. In Italia arrivarono nel 2015, prima a Torino e poi in tutte le principali città.
Oltre ad essere un ottimo passatempo con gli amici, le Escape Room sono anche ideali per attività di team building. Grazie alla loro struttura, sono perfette per rafforzare il team e vi spieghiamo perché:
Stimolano il pensiero laterale
Le Escape Room ci proiettano in un mondo straordinario rompendo la routine lavorativa. Il team viene catapultato fuori dalla comfort zone dell’ufficio in una situazione fantastica, misteriosa o horror.
Inoltre gli enigmi proposti sono spesso risolvibili solo se si ribaltano i normali schemi logici: mettere i giusti cappelli sulla cappelliera seguendo le foto poste sul muro di fronte, trovare il codice di un lucchetto sfogliano un libro o ancora ruotare delle manopole per aprire una porta segreta.
Questo approccio stimola il pensiero “fuori dagli schemi” e la creatività mettendo in luce aspetti nascosti dei membri del nostro team. Possiamo scoprire che il nostro vicino di tavolo è bravissimo con gli anagrammi e la nostra collega è abilissima a trovare gli oggetti nascosti.
Obiettivo comune, collaborazione necessaria
Nell’ambiente lavorativo, solitamente, si hanno obiettivi specifici: ognuno di noi ha delle mansioni da svolgere e delle responsabilità individuali. In una Escape Room no. O tutti vincono o tutti perdono, non ci sono mezze misure.
Tutto il team deve necessariamente fare gioco di squadra per poter vincere, sabotare gli altri vuol dire perdere e anche non impegnarsi attivamente.
Addio agli schemi gerarchici
Come abbiamo detto prima, le Escape Room ci portano all’interno di realtà particolari: una casa infestata da spiriti maligni, un laboratorio del 1800, il sottosopra di Stranger Things. In un contesto come questo anche le dinamiche di ufficio crollano.
In una Escape Room cambiano le dinamiche tra persone, il modo di parlarsi e anche quello di “dare gli ordini”. Non ci troviamo più a lavoro ma in un ambiente totalmente differente dove, in pochissimo tempo, dobbiamo risolvere intricati puzzle.
Ecco allora che la stagista diventa leader, il capo un abilissimo esecutore e il nostro vicino Nerd il motivatore del gruppo.
L’importante è riflettere
Che si vinca o no, le Escape Room sono un importantissimo strumento di analisi e riflessione. Una volta finita l’attività è importante riunirsi e riflettere su quello che è successo: come sono state risolte le difficoltà? In cosa abbiamo perso tempo? Quale aspetto devo migliorare? Quali skill pensavo di non avere e invece mi hanno sorpreso?
Non solo, questa esperienza può essere anche molto utile per chi si trova a capo del team: quali sono state le “crepe” del mio team? Su quali abilità il mio team è carente e va rafforzato? Ci sono elementi di disturbo? Quali sono le abilità che non avevo notato nei membri del mio team?
Escape Room 2.0: dai libri ai giochi da tavola
Le Escape Room sono diventate, in poco tempo, un vero e proprio fenomeno mondiale, tanto da attirare l’attenzione anche di case editrici di libri e di giochi da tavolo.
La casa editrice Il battello a vapore ha da poco distribuito una collana di libri dal titoloEscape Book. Si tratta di una coraggiosa e ben riuscita trasposizione su libro dell’esperienza Escape Room. Le regole, ovviamente, sono state adattate ma il succo resta lo stesso: riuscire a raccogliere indizi per risolvere gli indovinelli e saltare di pagina in pagina verso l’happy ending.
Abbiamo provato uno dei volumi della collezione, l’esperienza non è niente male: divertente, veloce e immersiva. La difficoltà è ben calibrata e il libro risulta godibile fino alla fine. Paragonarlo ad una Escape Room è impossibile perché si tratta di due esperienze totalmente differenti: da un lato un’attività collettiva e immersiva, dall’altro un’attività più personale.
Cambiamo genere con il gioco da tavola Mystery House distribuito in Italia da Cranio Creations. Questo interessante gioco da tavola vuole riportare nel salotto di casa l’esperienza delle Escape Room attraverso la riproduzione tridimensionale della casa da cui dovrete fuggire.
Il gioco ha appena vinto il Premio Toy Award 2020 alla fiera Spielwarenmesse di Norimberga, il più importante evento del settore dei giocattoli rivolto ad appassionati, startupper e grandi distribuzioni.
Mystery House non è il solo gioco a tema, per citarne alcuni della serie Escape Room (sempre di Cranio Creation), che vede diverse ambientazioni come quella Jumanji o parco giochi dell’orrore.
Exit, di Giochi Uniti, è un gioco da tavolo che emula l’esperienza Escape Room con una modalità particolare: il gioco, una volta completato, può essere buttato. Questo perché giocando si vanno a modificare dei componenti del gioco (si aprono delle buste, si strappano delle carte, ecc.). In questo modo il gioco è un’esperienza che può essere vissuta una volta sola (buona la prima!).
Il gioco Unlock – Escape adventures, di Asmodee Italia, si sviluppa sia attraverso le carte che con un’app che oltre a fare da timer, svolge la funzione di sblocco degli enigmi. Inoltre, grazie alle musiche coinvolgenti, l’atmosfera è assicurata.
Con mani ferme e decise ti avvicini al lucchetto e inserisci la corretta serie numerica: 4 7 5 6 e per ultimo il 3. La soluzione è facilissima, ogni numero è la somma delle lettere del numero precedente. Quattro ha 7 lettere, sette ne ha 5, cinque ne ha 6 e per finire sei ne ha 3. Il lucchetto scatta, apri la cassa e…
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/escape_room_team_building.jpg5661122Kyubi no Kitsunehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKyubi no Kitsune2020-08-28 14:48:572020-08-31 22:25:33Il fenomeno Escape Room: dal Team Building ai giochi da tavola
Oggi possiamo davvero essere una voce in un mondo di rumori?
Ecco 5 tecniche per trasformare il proprio blog e renderlo meno noioso agli occhi dei nostri lettori.
Viviamo in un mondo d’immagini e parole, dove è impossibile non sentirsi parte di un infinito viaggio narrativo. Ci basta sfogliare una rivista, fare una passeggiata e imbatterci in cartelloni pubblicitari, o essere sfiorati dal brusio delle persone che ci sfrecciano accanto.
Dalle chiacchierare con un amico, ai pomeriggi passati a lavorare al PC, o il semplice scroll nella home dei nostri profili social. Tutto è un continuo divenire di lettere.
Siamo circondati da storie, i nostri cervelli sono perfettamente adatti a rispondere alla narrazione. Secondo Quick Sprout, trascorriamo circa il 65% della giornata raccontandoci storie l’uno con l’altro. Ma non tutto quello che leggiamo è importante o ci interessa davvero.
Quante volte siamo stati vittime inconsapevoli delle fake news? Siamo ormai abituati alla presenza di articoli e post non veri, o scritti male, senza etica e velocemente, solo per ottenere consensi, per arrivare primi alle vette di una classifica illusoria. In questo mondo di rumori, possiamo essere una voce? Possiamo provarci, possiamo affidarci ai blog.
La rinascita dei blog
Stiamo assistendo a una trasformazione dei contenuti. Fino a poco tempo fa si preferiva scrivere testi non troppo lunghi per non annoiare i lettori. Siamo stati spettatori di gare di scrittura, tutti si sono precipitati al proprio laptop in una battaglia all’ultimo click fino a surriscaldare la testiera per la velocità con cui i poveri tasti venivano schiacciati. Ma questo ha comportato la creazione di testi spesso sterili, e simili tra loro, perché la cosa importante era quella di arrivare primi su un argomento specifico. Inutile dire che i social network sono state le piattaforme perfette per alimentare e incoraggiare questo tipo di scrittura fulminea.
Con la rinascita dei blog però qualcosa sta cambiando a favore di una scrittura più lenta, riflessiva e approfondita. I blog ci permettono di fare ricerche e scrivere post più lunghi, articolati, accompagnati da immagini, infografiche e tabelle. Un tipo di contenuto più dettagliato, piacevole da leggere e che, alla fine della lettura, ci lascia davvero qualcosa e ci permette di riflettere su quello che abbiamo appena letto.
Se avete un blog o volete cimentarvi in questa avventura ma avete paura di non essere abbastanza bravi, non temete, tutti hanno il timore di fallire.
Intanto date uno sguardo a queste 5 tecniche per creare contenuti coinvolgenti e rendere il vostro blog un posto unico in cui leggere senza annoiarsi mai.
5 tecniche per un blog di successo
Aprire un blog può essere divertente, ma non è per tutti. C’è un duro lavoro dietro, bisogna dedicarci tempo, tutti i giorni a partire dalla scelta dei contenuti. Non possiamo parlare di qualsiasi cosa, altrimenti non otterremo mai credibilità. Dobbiamo scegliere un argomento principale, una tematica che ci appassioni, di cui conosciamo tutto, o quasi, e che abbiamo intenzione di approfondire giorno dopo giorno.
Un blog può essere personale, certo, deve far emergere il nostro pensiero, quello che vogliamo comunicare fin dall’inizio. Possiamo servirci di un blog per raccontare il nostro brand, parlare ai nostri utenti, avvicinarci a loro. Ci sono tanti modi per dedicarsi alla propria community, ma lo storytelling è sicuramente uno dei modi più efficaci.
Riuscire a comunicare con il blog per stabilire un legame con chi ci segue è un ottimo punto di partenza. Vediamo come.
1. Ascoltare e rendere partecipe la community
Possiamo parlare e scrivere quanto vogliamo, ma senza un pubblico che ci ascolta e ci legge è inutile. Non si instaura un dialogo, ma un monologo. La community è fondamentale, ma soprattutto non è un’entità passiva. Le persone hanno voglia di scambiare idee e opinioni, non siamo isole, e gli ultimi mesi lo hanno dimostrato. Per avvicinarci al nostro pubblico e renderlo parte del nostro brand, dobbiamo farlo partecipare attivamente con delle iniziative ad hoc.
Qualche esempio? Etsy, è un sito web di eCommerce dove tutti possono vendere prodotti artigianali oppure oggetti vintage. Un vero e proprio punto d’incontro per tutti gli artigiani del mondo. Questa piattaforma ha un proprio blog, Etsy Journal, che aiuta gli utenti a scoprire gli artisti emergenti, quelli più talentuosi, con interviste, storie dietro le quinte e soprattutto le loro opere. Un ottimo metodo per incrementare le visite e la partecipazione ai propri contenuti, coinvolgendo in modo creativo il pubblico.
OPI è un noto brand californiano di prodotti per la cura delle unghie e sul suo blog The Dropc vengono lanciate delle divertenti sfide di nail art a cui partecipa attivamente la sua community ma anche influencer e professionisti del settore. Ogni settimana, il marchio chiede ai suoi follower di creare un look per manicure utilizzando un colore prescelto o un tema di design specifico e pubblicare le loro creazioni sul proprio profilo Instagram con il tag #ColorIsTheAnswer. Il team OPI evidenzia le foto preferite sul blog con un tutorial apposito per permettere a tutti di ricreare a casa i look più votati.
Un blog non deve comunicare solo quello che fa e di cosa si occupa. Le storie e le curiosità sulla nascita di un marchio, sulle idee di chi c’è dietro, su come prendono vita i progetti, sono tutte cose interessanti che invogliano gli utenti a leggere i post. Ma un brand non è solo ciò che fa. Le aziende devono parlare dei propri ideali, devono farsi avanti e prendere posizione nelle piccole e grandi lotte a favore dell’inclusività, della sostenibilità e del benessere della community.
Comunicare gli ideali del proprio marchio, i valori in cui crede e le cause a cui contribuisce è un ottimo modo per elevare il contenuto del blog. In questo modo andiamo oltre alla funzione di semplice veicolo di marketing, ma facciamo qualcosa di più significativo. Diamo più spessore ai nostri contenuti e, di conseguenza, al nostro brand.Usare il blog per dimostrare come la nostra azienda sta agendo su determinati problemi può attirare ancora più l’attenzione del nostro pubblico, e incuriosire chi ancora non ci conosce per poi portarlo a seguirci.
REI, il marchio di outdoor lifestyle eccelle in questo campo. Sul suo blog Co-Op Journal troviamo non solo recensioni sugli attrezzi, guide pratiche e altri consigli per gli avventurieri, ma queste storie spesso passano in secondo piano per dar spazio alle priorità civiche. Esemplare è l’impegno contro l’ingiustizia razziale, i tanti contributi per migliorare l’inclusività della comunità outdoor, e i suoi sforzi per sostenere una legislazione rispettosa per l’ambiente.
Credits: Blog REI, Co-Op Journal
3. Un blog deve essere social-friendly
Un blog non è un contenitore di parole. Mai sottovalutare il potere delle immagini. È fondamentale inserire all’interno dei propri articoli immagini, grafici, infografiche, per rendere i contenuti più armoniosi e social-friendly. In questo modo la lettura del nostro articolo sarà più scorrevole, completa e approfondita.
Utilizzare diversi elementi narrativi migliora la percezione dei nostri testi, del brand in generale e anche la permanenza dei visitatori sul nostro sito. Inoltre ci permette di essere più competitivi anche sui social, perché le immagini rendono i contenuti del nostro blog più accattivanti. Possiamo servirci anche di altri formati multimediali, molto gettonati negli ultimi anni, come i podcast.
Il rivenditore Sole Bicyclessfrutta questi espedienti sul suo blog attraverso immagini ispirazionali, perfette anche su Instagram. Troveremo avventure su due ruote, focus sull’arte locale e tutto ciò che riguarda la cultura della bicicletta.
Zoomin Software incorpora elementi social-friendly nel suo blog con uno scopo diverso, ossia una navigazione più semplice. Il marchio include tag pertinenti, hashtag unici per segmentare gli argomenti trattati in categorie e consentire così ai lettori di scegliere cosa leggere in base ai propri interessi.
4. La qualità premia più della quantità (e della velocità)
Ci hanno insegnato che per scrivere nel mondo digitale dovevamo essere veloci come il vento perché la prima cosa era arrivare prima di tutti. Ci hanno intimorito dicendo che contenuti troppo lunghi spaventavano i lettori, che siamo tutti di corsa e non abbiamo tempo per leggere, per informarci. Tutte queste pressioni bloccherebbero chiunque e scrivere contenuti stimolanti, originali e di qualità era una vera e propria sfida.
Finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo e dedicarci al nostro blog senza farci ossessionare da queste inutili congetture perché la cosa che invece non tutti ci diranno è che se una persona è davvero interessata a noi, alla nostra opinione e a ciò di cui trattiamo, ci leggerà sempre. Le ultime ricerche sui blog effettuate da Orbit Media Studios mostrano che storie più lunghe, più approfondite e più coinvolgenti risultano più efficaci anche se ci vuole più tempo per creare il contenuto. Dei blogger intervistati che hanno riportato ottimi risultati, il 38% trascorre in media sei ore o più per editare un post e il 55% realizza articoli di 2.000 parole e anche di più.
4.1 Quali guadagni possiamo ottenere impegnandoci a scrivere?
Wait But Why è un blog di lunga durata scritto e illustrato da Tim Urban e nonostante la lunghezza dei suoi post, è seguitissimo. Pensate che uno degli ultimi articoli pubblicati contava più di 17.000 parole. L’esperienza dei contenuti di WBW è accessibile a tutti i tipi di pubblico e ciò è dovuto a diversi elementi come la grafica semplice, simile a una figura stilizzata di Tim, o le visualizzazioni dei dati che utilizza per scomporre concetti difficili in idee comprensibili. La natura episodica delle sue storie più coinvolgenti, come la sua esplorazione analitica della natura umana, spinge i lettori appassionati a ritornare sempre sul suo sito in attesa di nuovi post.
Tutto questo sforzo è supportato dal suo pubblico tramite l’adesione alla sua comunità Patreon, a pagamento, e l’acquisto di merchandising in esclusivi eventi di incontro dei fan come Wait But Hi.
5. Raccontare la propria storia con le immagini
Ogni blog ha un proprio stile e ogni storia può essere supportata dalle giuste immagini, a seconda di ciò che tratta. Oltre al testo, possiamo arricchire il nostro contenuto con immagini accattivanti, postare dei meme, utilizzare delle foto emozionali, grafici stilizzati o inserire tabelle con dati. Il tutto può trasformare un post di un blog in una storia ricca e sfaccettata. In alcuni casi, le immagini strategicamente create e curate possono fare un lavoro migliore della narrazione stessa.
Il blog di Airstream eccelle in questo approccio incentrato sulla visualizzazione. Ogni post sulla pagina del blog è evidenziato da un’immagine emotivamente riconoscibile che potrebbe raccontare una storia da sola, senza bisogno di troppe parole.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/11/scrivere-un-blog-post-perfetto.jpg600800Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-08-28 10:19:452020-08-31 22:25:22Blog noioso? 5 tecniche per creare contenuti originali e coinvolgenti
Collezioni, prodotti o packaging limited edition richiamano subito la nostra attenzione: il fascino irresistibile di un qualsivoglia vantaggio.
Quanto una buona strategia di marketing mescolata alla psicologia e correlata alla nostra necessità di soddisfare istinti primordiali riesce dunque a condizionarci nella decisione di acquisto?
Cosa ci viene in mente quando leggiamo limited edition? Di sicuro subito pensiamo ad un prodotto o ad un servizio che è limitato nelle quantità o nel tempo. In effetti una delle strategie marketing di maggior successo è proprio quella che consiste nel creare un senso di urgenza nella sfera del desiderio.
Un misterioso, ma perfettamente studiato, mix tra psicologia ed economia che agisce sulla nostra sfera emotiva. Ci spinge naturalmente, quasi come una pulsione inspiegabile, a desiderare e acquistare un qualcosa di cui potremmo probabilmente fare a meno.
Il vantaggio dell’esclusività
Del resto anche le nozioni di economia ci insegnano che la scarsità di un bene porta ad un aumento della domanda. Ed ecco quindi che variabili come scarsità, prezzo diverso da quello a cui un brand ci ha abituato, esclusività ed urgenza, si mescolano sapientemente per far crescere in noi l’irrefrenabile attrazione verso un prodotto in edizione limitata.
Tutto ciò che percepiamo come raro, da collezione, irripetibile, assume un valore più alto. Un esempio ce lo dà Starbucks con le sue limited edition cups che presenta ogni anno in occasione delle festività. Piccoli cambiamenti come i colori accesi e le fantasie a tema natalizio a noi scaldano il cuore ed enfatizzano l’atmosfera. Al brand incrementano le vendite e contemporaneamente anche l’awareness grazie alla condivisione sui social di contenuti generati dagli utenti stessi, come nel caso del coloratissimo Unicorn Frappuccino. Una mossa studiata non solo per fidelizzare i clienti ma anche – e soprattutto – per aumentare le vendite in quel particolare periodo in cui il principale trend era quello degli unicorni.
Si scrive limited edition, si legge persuasione
Il lancio di prodotti che non saranno in seguito replicati fa intuire come un’ipotetica perdita del vantaggio crei confusione nel processo decisionale e spinga a un’urgenza che va oltre il reale bisogno.
Nel settore fashion, già da qualche anno, alcuni tra i brand più conosciuti hanno adottato la strategia del marketing drop. Limited edition lanciate all’ultimo istante solo per un tempo limitato, o come in casi estremi solo per un giorno. Ovviamente le richieste superano di gran lunga le disponibilità, trasmettendo così un continuo senso di attesa per i futuri eventi e dilatando l’attenzione degli utenti nell’intero anno.
Il brand Supreme ogni anno propone sul mercato internazionale una linea di abbigliamento in quantità limitata. La corsa all’acquisto è feroce: file infinite fuori gli store e prenotazioni online tramite robot. Non mancano neanche i rivenditori che aumentano il costo dei prodotti fino al 600%.
Qualcuno potrebbe dunque chiedersi se questo tipo di acquisto, che rasenta una specie di guerra all’accaparramento, valga effettivamente la pena. Ebbene, richiamando di nuovo il senso di esclusività, unito al fascino dell’irrepetibilità a braccetto con lo status di prestigio, la risposta è istintivamente positiva. Vi ricorda qualcosa la collaborazione di Supreme con Louis Vuitton?
I prodotti lanciati con scarsa disponibilità sembrano difatti più preziosi, nonostante la loro sostanza sia quella di sempre e a cui siamo abituati o affezionati. Mentre le limited edition con varianti di gusto hanno dimostrato scarso successo, come la Vanilla Coke del 2007, quelle che parlano al cliente come ad un amico hanno letteralmente spopolato sul mercato.
Un esempio è quello di Coca-Cola che pochi anni fa con la campagna Share a Coke ha scatenato la caccia alla lattina con il proprio nome. Di nuovo la spia dell’urgenza si è immediatamente accesa nelle menti dei consumatori. La corsa all’acquisto è stato il successo a cui ambiva la strategia marketing, in termini di incremento vendite e awareness. Stesso discorso per le bottigliette di acqua Evian firmate Chiara Ferragni.
Quest’anno, in piena emergenza Covid, Absolut Vodka ha presentato, con una collaborazione tutta italiana firmata MSGM, la sua bottiglia in edizione limitata. Puntando sul concetto hype del restare uniti in un momento tristemente straordinario, il brand ha ideato la frase “Nothing makes sense when we’re apart“, leggibile soltanto affiancando due bottiglie. Un’edizione limitata di appena 20.000 pezzi che gli intenditori non si sono di certo fatti scappare.
No, non lo siamo. Semplicemente il marketing quando – la maggior parte delle volte – funziona, fa leva sulla psicologia. Secondo la piramide di Maslow, l’autorealizzazione è all’apice dei bisogni personali. Realizzare le proprie aspettative in termini di prestigio, di ricchezza ed esclusività, ci fa sentire potenti nel possedere qualcosa che altri non hanno o a cui non possono arrivare. In più, gli oggetti con bassa disponibilità ci sembrano più preziosi. Da qui la necessità di assumere per così dire “comportamenti insoliti” pur di ottenere un bene puramente materiale, spesso con scarsa utilità e che con il tempo probabilmente si deteriorerà.
Come ad esempio Puma che per il lancio della limited edition Puma King Luxury Edition ha creato come prezioso accessorio una scatola oro e nero, utilizzando acrilico specchiato e alluminio inciso al laser. Un packaging originale e prezioso, tanto che il brand ha offerto al mercato solo 999 paia di scarpe trasformando così un inutile involucro in un oggetto da collezione, quasi più delle scarpe stesse.
Senza andare troppo lontano, è facile ricordare la strategia di Nutella con gli ultimiNutella Biscuitsche, benché non fossero edizione limitata, a pochi giorni dal lancio hanno registrato il sold out in ogni supermercato, aumentando le aspettative e il buzz sui social.
Come anche i vasetti limited edition dello stesso brand e la ricerca ossessiva (manco fosse l’alcool ai tempi del Covid) dei due unici contenitori gemelli. Ma poi, qualcuno sarà riuscito a trovarli?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/limited-edition-vodka.jpg10001240Urania Frattarolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngUrania Frattaroli2020-08-24 11:22:472021-01-05 15:32:49Limited edition strategy: come può condizionare le decisioni di acquisto
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