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Scoprendo Animal Crossing, il gioco più gettonato della quarantena

  • Le chat, le video chiamate e i giochi online, sono stati i protagonisti indiscussi di questo periodo;
  • Il gioco Animal Crossing di Nintendo è in cima alle classifiche dei titoli più popolari, complice anche lo stop forzato da quarantena.

 

Se qualche settimana fa ci avessero detto che le nostre uniche interazioni sociali sarebbero avvenute tramite video chiamate, chat o giochi online, saremmo rimasti un po’ perplessi. Se ci avessero detto che a parte le nostre mura di casa, il resto del mondo lo avremmo potuto guardare esclusivamente grazie a degli schermi fatti di pixel, avremmo sicuramente pensato più alla trama di un episodio di Black Mirror, che non alla nostra quotidianità.

La quarantena ci ha portati ad avere molto più tempo libero. Molti i momenti della giornata da riempire, quindi tantissime persone hanno deciso di optare per i giochi online.

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Le vendite dei videogiochi aumentano

Solamente nella settimana dal 16 al 22 marzo sono stati scaricati dagli store online circa 2,74 milioni di giochi. L’incremento maggiore dell 174,9%, è avvenuto in realtà nei sette giorni successivi al  momento in cui il Presidente Conte ha esteso la “Zona Rossa” a tutto il territorio per combattere il contagio da COVID-19.

Questi eventi hanno portato al successo, soprattutto di una categoria particolare di giochi, i Life Simulator. I videogiochi di simulazione danno al giocatore la possibilità di controllare uno o più personaggi virtuali (umani o meno) vivendone la loro vita quasi a 360°. L’esperienza può ruotare intorno ad individui e relazioni fino ad arrivare ad una simulazione di interi ecosistemi.

Questi simulatori di vita impegnano il giocatore nel mantenimento e nella crescita dei personaggi mediante il potere di controllare la vita di persone o creature inventate.

In un contesto come questo, il titolo che sta dominando la scena è Animal Crossing di Nintendo. A otto anni di distanza dall’ultimo capitolo, uscito all’epoca su 3DS,  il nuovo New Horizons è in cima alla classifica dei titoli più popolari.

Il life simulator di Nintendo propone una esperienza di gioco in cui la lotta contro il tempo non esiste, tutto scorre senza fretta di dover superare livelli velocemente. Animal Crossing: New Horizons è un gioco che esce fuori dagli schemi e ci permette per qualche ora al giorno di evadere con leggerezza, in cui siamo noi a dettare i tempi, senza costrizioni o missioni.

I giochi delicati e confortanti come l’ultimo successo di Nintendo, sono un perfetto intrattenimento: ci aiutano anche a connetterci con altre persone nella nostra stessa situazione in questi tempi strani. Proprio per questo sono davvero tante le persone che, annoiate e bloccate a casa, lo hanno scaricato.

In questo passatempo, i giocatori sono incoraggiati a costruire un’isola deserta guidata da un magnate immobiliare nelle vesti di un procione panciuto. Nel gioco si trova sia una via di fuga che uno spazio sicuro per ricongiungersi con gli amici. Si può infatti interagire con gli altri giocatori cercando i propri amici. Si può anche visitare le loro isole, il che è un po’ come vederli in un contesto diverso da quello che succede nella nostra vita reale. Tutto ciò è confortante in quanto non ci sono pericoli di contagio o restrizioni.

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Anche i VIP giocano online

Sono davvero tante le persone che sono riuscite a trovare conforto e connessione su un’isola digitale durante la crisi attuale. L’attrice premio Oscar Brie Larson ha condotto un’intervista con la rivista Elle dalla sua “Dessert Island” in cui ha dichiarato: “Mi cambio i vestiti più spesso in Animal Crossing rispetto a quanto accade nella vita reale”.

La modella Chrissy Teigen ha twittato sulla sua ossessione per il gioco, e la cantante Lil Nas X su Instagram ha lanciato un appello chiedendo di giocare con lei.

 

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Animal Crossing non è l’unico gioco che crea una fuga virtuale.

Questi giochi sono più di un intrattenimento poiché aiutano a rimodellare il nostro modo di connetterci in un futuro in cui la distanza sociale potrebbe diventare la norma. I videogiochi permettono alle persone di chiacchierare, connettersi e incontrare nuove persone. Solo nell’ultimo mese, le lauree, alcuni matrimoni, le proteste e gli incontri virtuali con gli amici, sono stati programmati su lussureggianti schermi pixelati.

Altra notizia curiosa ed affascinante allo stesso tempo, è quella che arriva dagli USA. Gli studenti di San Antonio e del Bronx per combattere il lock-down hanno ricreato le loro scuole superiori su Minecraft. Se anche questo esempio non è ancora sufficiente a far capire quanto i videogiochi online uniscano più che mai, dovete sapere che i giocatori di Final Fantasy hanno organizzato una marcia commemorativa digitale quando uno di loro è morto a causa del Coronavirus.

Mentre la pandemia e il conseguente isolamento hanno cambiato radicalmente il nostro modo di vivere la nostra vita, i videogiochi ci offrono un modo del tutto sicuro per soddisfare il nostro bisogno umano fondamentale di socializzare.

Rachel Kowert, una psicologa ricercatrice che ha studiato il fenomeno del gioco negli ultimi dieci anni, suggerisce che l’impulso travolgente che ci porta a giocare non è la fantasia e la distrazione, ma il disperato bisogno di avere il controllo su qualcosa, qualsiasi cosa. Gli utenti che in queste settimane si sono avvicinati ad Animal Crossing, lo hanno fatto perché non posso controllare quello che sta succedendo in questo difficile momento storico, ma posso controllare i compiti che svolgono sulla propria Isola. Tutto ciò ha un effetto calmante.

Molti di questi giochi “confortanti” sono classificati come “simulatori di vita”, dice Kowert. Le attività coinvolgenti del gioco permettono agli utenti di provare un senso di normalità. Non sono basati sulla fantasia; piuttosto, corrono su una narrazione di frontiera che consiste nel costruire il terreno e nel connettersi con i vicini per creare una comunità, favorendo un ambiente in cui i giocatori sentono di non competere ma di lavorare insieme. Questo permette anche di comunicare e di consultarsi come ad esempio si fa nelle squadre per raccogliere fossili e pesci.

Inoltre, questi giochi sono facili da capire e da imparare. Non c’è molto sforzo per giocarci, non ci sono molti pulsanti o combinazioni di tasti per effettuare mosse speciali, non c’è pressione, non c’è stress, non c’è nessuno che ti insegue. Se vuoi coltivare e vendere ortaggi, puoi farlo. Se ti va di passare un’intera giornata a decorare la tua casa, puoi farlo. Vuoi imparare i pettegolezzi del quartiere, pescare o esplorare una foresta, puoi farlo. Non c’è un modo giusto per trascorrere una giornata virtuale, e di solito basta muovere un controller in una direzione o nell’altra per vedere il mondo.

In Animal Crossing, basta spostarsi su di un’altra isola per giocare con gli amici. Sono relazioni para-sociali.

King Words e i messaggi digitali

Kind Words è un altro gioco che aiuta chi si trova in isolamento a comunicare con gli estranei. In esso, un avatar si siede a una scrivania in una camera da letto digitale e scrive domande sui problemi personali del mondo reale. In cambio, gli altri giocatori rispondono con note incoraggianti. Il gioco si svolge interamente all’interno dello spazio di una stanza, con i giocatori che ricevono e inviano le note tramite busta digitale.

Pubblicato a settembre, Kind Words è stato originariamente concepito come “antidoto ad un ambiente internet sempre più al vetriolo”, dice il co-creatore Ziba Scott. Nelle ultime settimane, però, ha assunto un ruolo aggiuntivo, un nuovo modo confortante e sicuro di comunicare per le persone. La scorsa settimana, il gioco ha visto un aumento di 17.000 messaggi rispetto alla settimana precedente, molti dei quali includevano parole come “quarantena”, “covid” e “malato”.

Chris Ferguson, un ricercatore di videogiochi della Stetson University, dice che in titoli come Kind Words e Animal Crossing, gran parte del gioco è costruito intorno alle relazioni che gli utenti possono instaurare con altri giocatori che condividono le stesse idee. Questo è particolarmente importante nell’era della pandemia.

Le persone che non avevano mai giocato prima dell’attuale crisi ora possono improvvisamente vedere come i giochi possano aiutarli a connettersi. Anche l’OMS sta ora incoraggiando le persone a rimanere a casa e a giocare ai videogiochi, utilizzando l’hashtag #PlayApartTogether. Questo aiuta certamente a cancellare parte della visione che circonda i giochi con lo spettro della “dipendenza”.

I videogiochi, in particolare quelli rilassanti, offrono anche spazi sicuri per le persone emarginate o che cercano conforto nella semplice gioia di incontrare qualcuno di nuovo. Ci offrono un modo possibile per mostrare il nostro io digitale, la nostra personalità, senza dover mostrare il nostro “vero io”, rendendo la connessione meno spaventosa, sia fisicamente che emotivamente.

Ci auguriamo che l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19 possa al più presto rientrare, permettendoci magari di continuare a fare qualche bella partitella in spiaggia, sotto il nostro ombrellone dopo un bel bagno in mare.

Gender gap, a che punto siamo nel mondo dell’arte

  • La vita delle artiste non è mai stata facile, fin dagli albori. Per questo si susseguono ancora oggi iniziative e opinioni sulla disparità di genere nel mondo dell’arte;
  • Facciamo il punto sulla situazione delle artiste, perché alcuni dati rivelano un gender gap oggi ancora forte.

 

Una donna deve essere nuda per entrare al MET. Museum?

Era il 1989 quando un collettivo di artiste femministe, The Guerrilla Girls, invasero le strade di New York con manifesti che denunciavano le discriminazioni di genere dell’art system. Secondo una statistica del 1984 solo 13 dei 169 artisti esposti al Metropolitan Museum erano donne, e indovinate un po’? L’83% dei nudi presenti della collezione rappresentavano corpi femminili. Donne rappresentate come oggetto artistico ma limitate nell’essere fautrici di una rivoluzione artistica. Perché?

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The Guerrilla Girls, 1989

Questa è una delle tante proteste contro la discriminazione nei confronti del talento e del genio artistico delle donne, che, per troppo tempo, sono state sottovalutate per portare avanti una cultura mainstream a vantaggio della controparte maschile. Ovviamente non stiamo assolutamente dicendo che uomini e donne devono fronteggiarsi in una competizione infinita su chi è più bravo/a nel proprio campo, ma sarebbe il caso di cominciare a render giustizia a tutti e tutte, senza distinzioni di genere, e oltre.

La situazione delle artiste in passato

Nel campo dell’arte, le donne sono state tenute lontane dalle professioni artistiche e dalla formazione fino al 1870, ma possiamo trovare talentuose artiste già prima di quella data, anche se non vengono valutate come meriterebbero. Troviamo riscontro in questo atteggiamento anche a scuola, durante l’ora di storia dell’arte. A volte ci sarà capitato di porci la domanda sulla loro scarsa presenza, chiedendoci perché ci sono così poche biografie, così poche opere, e perché dobbiamo saltare questa o quella pittrice, per passare direttamente all’artista successivo?

Fateci caso, i primi nomi di artiste, a meno che non lavoriamo e studiamo nel campo delle belle arti, che ci vengono in mente, sono sempre gli stessi.

Nel 1971 Linda Nochlin pubblica un saggio dal titolo provocatorio, “Perché non ci sono mai state grandi artiste donne?”, per affrontare una questione delicata sul ruolo delle donne nel mondo delle arti figurative. In questo saggio l’autrice cerca di dare una spiegazione per cui il numero delle donne artiste che hanno ottenuti gli stessi successi dei colleghi uomini, sono davvero minime.

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“Perché non ci sono state grandi artiste?” di Linda Nochlin

Afferma che le donne artiste non hanno mai avuto un ruolo di protagoniste in campo sociale e istituzionale perché la produttività artistica è il risultato di un condizionamento culturale, sociale e istituzionale per cui il talento si affina e si allena. Per molto tempo la  donna è stata esclusa da questi meccanismi. L’arte non è un’attività autonoma e libera, ma soggetta alle accademie, alle istituzioni culturali, agli organismi economici e familiari. Non è solo quello che più comunemente chiamiamo genio, ma come in tutte le cose richiede metodo, disciplina e tempo.

Contrariamente agli uomini, alle aspiranti artiste era proibito studiare dal vero con modelli e modelle senza veli. Il problema principale è che le donne non sono state agevolate nell’apprendere e nell’esercitarsi con tecniche e mezzi adeguati, ma hanno dovuto lottare, e spesso sono state derise, etichettate in modo dispregiativo, per inseguire la propria aspirazione. Lacerate da una costante ambivalenza, divise tra aspirazioni e aspettative sociali, sentono la propria autostima cedere, combattute se aderire o meno a una distorta concezione di femminilità che la stessa società vuole. Ma a che prezzo?

Il mondo dell’arte non è l’unico campo in cui sussiste una differenza tra uomo e donna. Quante volte ci siamo ritrovati ad ascoltare storie sulle disparità di compensi tra lavoratori e lavoratrici? Passano gli anni, mutano mode e costumi, ma non abbiamo ancora raggiunto una parità di genere su molte cose.

Ma com’è oggi la situazione delle artiste in Italia?

La ricerca sul gender gap nel mondo dell’arte

Kooness, realtà milanese operante nel settore artistico, ha recentemente rilasciato i dati di una ricerca sul divario di genere tra uomini e donne nel campo dell’arte. I risultati confermano, purtroppo, la tendenza di cui abbiamo discusso fin ora. Il divario esiste ed è tangibile.

Lo studio è stato condotto prendendo in considerazione una lista di 440 artisti che collaborano con essa e oltre 2700 opere. La metodologia di studio si basa principalmente su 4 punti:

  • il prezzo delle opere
  • gli artisti presenti in galleria
  • i premi vinti da artisti uomini e donne
  • la percezione pubblica del valore di un’opera

I premi di riferimento sono i cinque riconoscimenti più importanti dell’arte contemporanea: il Turner Prize, il Mac Arthur, l’Hugo Boss, il Bucksbaum Award e il Duchamp Prize.

I risultati ottenuti non sono incoraggianti. Guardiamoli insieme.

1. Il valore delle opere artistiche

Parlando meramente in termini economici, il valore delle opere d’arte create da artisti uomini hanno un prezzo maggiore rispetto a quello delle donne. Gli uomini guadagnano il 24% in più rispetto alle creative. Il prezzo medio per un artista uomo è di 3700 euro circa, mentre per una donna ci aggiriamo intorno ai 2900 euro.

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Gli uomini guadagnano il 24% in più rispetto alle donne.

2. Il numero degli artisti e delle artiste

Lista alla mano, su 2723 opere d’arte, 1723 sono state realizzate da uomini, 1000 da donne. In percentuale, la presenza maschile è del 63,3%, quella femminile un 36,7%. Un dato particolare se diamo uno sguardo ai dati sul sito del MIUR per l’anno accademico 2018/2019, relativi agli iscritti alle accademie pubbliche di belle arti in Italia. Le donne rappresentano la maggioranza degli studenti: su 26.756, 18.152 sono ragazze. Che succede dopo? Che tipo di carriere e di percorso scelgono? 

Su 2.723 opere d’arte, 1.723 (63,3%) sono state realizzate da uomini e 1.000 (36,7%) dalle donne.

3. Premi vinti da artisti e artiste

Considerando 5 premi prestigiosi: il Turner Prize, il Mac Arthur, l’Hugo Boss, il Bucksbaum Award e il Duchamp Prize, assegnati ai più brillanti e migliori artisti del mondo dell’arte, ne viene fuori che: su 406 vincitori, 253 artisti sono uomini e 153 donne. Il 62,3% contro il 37, 7%.

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Su 406 vincitori, 253 artisti sono uomini contro 153 donne. Il 62,3% contro il 37, 7%.

4. La percezione pubblica del valore dell’arte

Voi sareste in grado di giudicare il valore di un dipinto semplicemente guardandolo? Il genere dell’artista influenzerebbe la vostra decisione? Durante un’intervista a 2000 persone, sono state mostrate loro 10 opere d’arte, chiedendo di assegnare un valore.

Incredibilmente, i risultati mostrano che le opere d’arte delle donne hanno una probabilità 3 volte maggiore di essere sottovalutate rispetto a quelle degli uomini. Oltre la metà, il 51,60% dell’arte femminile è stata sottovalutata dagli intervistati, e solo il 12,20% l’ha sopravvaluta. Al contrario, il 31,80% delle persone ha sopravvalutato le opere d’arte prodotte da uomini. Nel complesso, la percezione pubblica del valore dell’arte è che l’arte delle donne vale meno degli uomini, precisamente 3 volte di meno.

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Le opere d’arte create da donne hanno una probabilità 3 volte maggiore di essere sottovalutate rispetto a quelle degli uomini.

I motivi del gender gap e cosa si può fare

Le origini di questa disuguaglianza così forte è dovuta principalmente dal lungo divieto, a discapito delle donne, dalla formazione artistica. Districare le ragioni per cui questa disparità persiste oggi è difficile.

Possiamo rintracciare tante motivazioni: le differenze nell’essere rappresentati in una galleria, i pregiudizi culturali dell’interpretazione dell’arte, il peso sbilanciato della genitorialità tra uomo e donna, ma anche la mancanza di assertività tra le artiste è stata proposta come causa ipotetica. Probabilmente sono cause valide, in un modo o nell’altro, ma alcune fanno veramente storcere il naso e digrignare i denti.

Insieme, questi e altri meccanismi contribuiscono a un effetto in cui il vantaggio genera vantaggio, ed è difficile rompere questo circolo vizioso. 

Oggi le artiste hanno più riconoscimenti rispetto al passato, ma purtroppo la strada è ancora lunga e piena di ostacoli. Donne che lottano per far emergere la propria arte, non possono essere abbandonate a loro stesse dalle istituzioni e dallo stesso panorama artistico.

Frida Kahlo, una delle artiste più apprezzate, riscoperta specialmente negli ultimi anni, diceva che tutti la etichettavano come pittrice surrealista, cercando così di giustificare cosa la ispirasse, quali sogni e quali incubi. Lei dipingeva semplicemente la sua realtà.

Ogni artista ha una voce, uomo o donna che sia. Quanti sono ancora i passi che le artiste dovranno fare per uscire da un alone che le avvolge da così tanto tempo?

week in social

Week in Social: dalle Stories su LinkedIn agli organization tool di Pinterest

Anche questa settimana, sui social, proseguono gli aggiornamenti a supporto di business e persone duramente colpite dal coronavirus.

Accanto a questo trend, c’è una fetta di utenti che invece ha ripreso a cercare online contenuti su eventi, matrimoni e viaggi. Bentornato ottimismo? Queste, e altre novità, nella nostra Week in Social.

Instagram punta alle notizie sulla salute

“A partire da oggi, porteremo le storie legate a COVID-19 da organizzazioni sanitarie credibili che seguite più da vicino in cima alle vostre Stories. Questo fa parte del nostro lavoro continuo per mettere in contatto le persone con informazioni accurate, e la prossima settimana presenteremo una soluzione simile per Feed”.

È questa la dichiarazione pubblicata da Instagram, in cui informa gli utenti che nei prossimi giorni, sia nelle Stories che nel news feed, noterai un incremento di notizie legate alla salute, per facilitare la diffusione di informazioni sul covid-19. Se non sei interessato a questo topic, il tuo newsfeed non cambierà. Diversamente, noterai una maggiore esposizione di contenuti legati alla salute.

Intanto, sembra che Instagram stia lavorando a una nuova visualizzazione delle Stories, che potrebbero apparire così:

Facebook sostiene business e privacy

Dopo il lancio dell’apprezzatissima emoji abbraccio, Facebook questa settimana si concentra su questioni un po’ più tecniche. Come la rimozione di account fake o che hanno violato, in vari modi, le regole del social network.

Solo nel mese di aprile, fa sapere la piattaforma, sono stati eliminati 732 Facebook account, 162 Instagram account, 993 pagine Facebook e 200 gruppi. Puoi leggere qui le ragioni che stanno dietro a questa scelta.

Restando in tema Gruppi, Facebook sta aggiornando il sistema per impedire lo switch da gruppo pubblico a privato, e tutelare la privacy dei membri. Ci avrai fatto caso. Succede anche su Instagram. Account pubblici che diventano privati, e poi di nuovo pubblici. Ovviamente sono stratagemmi, non troppo furbi, per ottenere follower. E a Facebook non piacciono.


Continua il sostegno alle persone e alle aziende duramente colpite dalla pandemia in corso, con un aggiornamento dell’hubCommunity Help“, introducendo nuove risorse come banche del sangue o promozione di organizzazioni non profit, e il lancio di Community Connect event, per aiutare gli admin nella gestione dei gruppi.

Su LinkedIn arrivano le Stories

Solo in Brasile, per ora, sono arrivate le LinkedIn Stories. La piattaforma social aveva anticipato che le avrebbe lanciate, e dove. Al momento, non sono state rilasciate a tutti gli utenti, ma, a quel che sappiamo, sono molto simili alle Stories di Facebook e Instagram: si possono creare solo da mobile, durano 24 ore ma è possibile salvarle e mantenerle nel tempo, possono essere condivise in privato con un altro membro di

LinkedIn, è possibile scrivere a chi le condivide e i video in Stories hanno una durata massima di 20 secondi.

Il lancio delle LinkedIn Stories è stato accolto tra apprezzamenti e critiche, ma vista la diffusione di questo strumento, è facile condividere la scelta del social network.

Nuovi tool su Pinterest

Se non sei su Pinterest da un po’, quando accederai di nuovo alla piattaforma, potresti trovarla leggermente diversa da come la ricordavi. Questa settimana Pinterest lancia tre diversi tool. Parliamo di note e di un calendario da usare per organizzare i progetti a cui stai lavorando.

L’altra novità riguarda la possibilità di selezionare i tuoi pin e raggupparli in nuove board. Metti il caso che sul tuo canale Pinterest ci sia una board “work from home ideas”. Potresti voler selezionare, all’interno di questa board, tutti gli elementi con sedie e desk, raggrupparli in una nuova board, e chiamarla “desk chair”.

Inoltre, Pinterest ti darà suggerimenti più personalizzati sulla base dei pin che salvi. Ad esempio, se salvi un pin a tema birthday, Pinterest potrebbe suggerirti idee per inviti, decor, food & drink e attività.

Queste novità nascono dallo studio della user experience degli utenti. Come puoi immaginare, nelle lunghe settimane di quarantena, le ricerche degli utenti sono cambiate. Ma pare che negli ultimi giorni le persone abbiano iniziato a cercare di nuovo contenuti visual legati a viaggi, matrimoni, eventi, estate e altro.

In breve

Twitter sta testando un nuovo reply layout, nell’ottica di incrementare l’engagement in piattaforma, mentre YouTube vorrebbe dare ai news publishers la possibilità di vendere abbonamenti direttamente dal proprio canale YouTube.

nike campagna coronavirus

Perché la campagna di Nike durante il lockdown è una di quelle che ci sono piaciute di più

“Play inside, play for the world” questo è lo slogan della campagna Nike per l’emergenza Coronavirus.

E questo è il messaggio pubblicato dal brand sul proprio sito web: “È quando il gioco si ferma che ci rendiamo conto che siamo una sola squadra. E in questo momento, il lavoro di squadra è più importante che mai”. 

Lo slogan “gioca rimanendo a casa, gioca per il mondo”, l’immancabile spirito di squadra, il valore della resilienza secondo cui ci si può piegare, ma mai spezzare e il concetto secondo il quale “piccole azioni danno vita a grandi risultati” rappresentano -da sempre e soprattutto in questo caso –  i quattro punti fondamentali su cui si fonda la campagna di Nike. L’obiettivo è quello di restare vicino ad atleti, sportivi e semplici amanti dello sport in questo momento così difficile per tutti continuando a fornire loro consigli, tutorial e strumenti utili per rimanere attivi e in allenamento, pur rimanendo dentro casa.

Ma quello che stiamo attraversando è un momento complesso, più che dal punto di vista fisico, dal punto di vista psicologico e – come sempre – Nike punta su quel senso di comunità che, negli anni, ha fatto davvero grande il brand. Sentirsi parte di una stessa squadra e resistere, muovendosi insieme verso un obiettivo comune – in questo caso lo sport – è uno dei modi migliori per mostrare vicinanza alla propria community. E Nike questo lo sa bene. Anche perché il benessere mentale passa anche da quello fisico.

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La campagna di Nike, in pratica

“Se avete sognato di giocare per milioni di persone, è il vostro momento” lo scrive Cristiano Ronaldo, testimonial del brand, sui suoi canali social. E questo è, infatti, ciò che Nike intende comunicare: rimanere a casa ad allenarsi per aiutare milioni di persone a combattere l’emergenza. Questo è il “gioco” a cui fa riferimento la campagna e questi sono i “milioni di spettatori” a cui fa riferimento Ronaldo.

 

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If you ever dreamed of playing for millions around the world, now is your chance. Play inside, play for the world. #staysafe #playinside #playfortheworld

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Ma passiamo ai fatti: Nike ha messo a punto una serie di strumenti, allenamenti, consigli sugli allenamenti e sull’alimentazione a cui tutti possono avere libero accesso. Basta scaricare un’app: Nike Training Club (NTC), disponibile sia per IOS che per Android. Attualmente, l’app contiene quattro programmi di allenamento dalla durata variabile, dalle 4 alle 6 settimane.

Gli allenamenti sono flessibili e adattabili alle varie esigenze delle persone e sono tutti illustrati dai Nike Master Trainer certificati dall’azienda. Le sessioni di allenamento vanno dai 15 ai 45 minuti e sono strutturate su forza, resistenza, mobilità e yoga. 

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Un’ode alla coerenza e all’inclusività

Uno dei rischi più grandi in momenti di emergenza e di crisi per i brand è quello di avere un comportamento schizofrenico e di perdere la propria identità nell’intento di voler a tutti i costi manifestare la propria presenza. Il pericolo è di muoversi in modo scoordinato, lanciando messaggi lontani dai valori di marca.

Non è questo il caso di Nike, la cui campagna Play inside, play for the world è un inno alla coerenza.

Non solo uno spot, ma una serie di iniziative e attività messe in atto per aiutare la propria community, anche attraverso la voce dei grandi atleti mondiali.

Nel corso degli anni, Nike ha perfezionato la sua capacità di pubblicare contenuti di ispirazione. Come dice il marchio stesso, “Nike si sforza di portare innovazione e ispirazione a tutti gli atleti del mondo”. In questo caso però il brand va oltre: qui non si tratta solo del mondo, ma di una emergenza globale che riguarda tutti. Atleta allora diventa chiunque abbia un corpo. Questa definizione semplice ma inclusiva è ciò che attira le persone verso Nike.

Anche la palette di colori – in bianco e nero – contribuisce a create un ulteriore legame emotivo con il pubblico. Così, nel complesso, Play for the World celebra la ricerca umana dell’eccellenza sportiva. Si tratta di come gli atleti continuano a mettercela tutta nonostante la permanenza in casa, esattamente come ognuno di noi.

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Google Home e gli altri assistenti vocali: ecco cosa faranno al posto nostro

  • Dati i cambiamenti nella sensibilità dei consumatori dopo la pandemia, ci sono i settori già maturi per l’interazione contactless e attivata dalla voce;
  • Il 31% degli adulti statunitensi utilizzerà i pagamenti vocali entro il 2022 e lo shopping vocale raggiungerà i 40 miliardi di dollari;
  • Gli assistenti vocali si preparano a invadere aree sempre più ampie del nostro quotidiano.

 

La comodità dei touchscreen e dei pulsanti è evidente in quasi tutti gli aspetti della nostra vita, ma la situazione sta cambiando rapidamente, complice la pandemia mondiale che ci ha fatto scoprire la pericolosità potenziale di questi “tap”.

Così le interfacce fisiche, il contante e persino le carte di credito fisiche potrebbero presto diventare mezzi secondari di interazione e transazione, poiché gli utenti sceglieranno sempre più spesso interfacce contactless e abilitate alla voce.

Dopo l’inizio dell’emergenza Coronavirus, l’iper-consapevolezza del nostro ambiente fisico, il desiderio di una maggiore comodità e una maggiore attenzione nel fornire accesso alle persone con disabilità creeranno probabilmente una domanda di interazioni hands-free in generale.

Dati i cambiamenti nella sensibilità dei consumatori, ci sembra utile analizzare quali sono i settori già maturi per l’interazione contactless e attivata dalla voce e quali azioni potremo fare nel quotidiano attraverso assistenti vocali come Google Home e Amazon Alexa.

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1. Dispositivi intelligenti abilitati alla voce nelle aree pubbliche

Oltre a trarne convenienza, le aziende e gli enti istituzionali beneficeranno dell’aumento della produttività e della redditività dei luoghi di lavoro e degli spazi pubblici che ogni anno sono meno colpiti dall’assenteismo a causa della minore diffusione di germi e batteri, e dunque di malattie.

2. Pagamenti contactless in aumento

Secondo il Business Insider’s Voice Payments Report, il 31% degli adulti statunitensi utilizzerà i pagamenti vocali entro il 2022. Le case automobilistiche stanno già sviluppando assistenti vocali in auto che possono pagare il rifornimento permettendo ai clienti di accostare alla pompa specificata e ottenere il pieno senza interagire con il sistema di pagamento.

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3. Ordini hands-free nei ristoranti

Le interfacce senza contatto attraverso l’avanzata intelligenza artificiale vocale forniranno ai ristoranti un modo per mantenere bassi i costi, fornire un modo conveniente per i clienti di presentare ordini complessi con un’ampia gamma di modifiche e soddisfare l’esigenza di igiene e sicurezza alimentare.

4. Acquisti vocali attraverso applicazioni e chioschi in negozio

Secondo le prime stime, lo shopping vocale raggiungerà i 40 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2022. Queste previsioni sono già in fase di adeguamento per tenere il passo con il crescente numero di assistenti vocali in uso e con l’accelerazione dell’attività di ricerca vocale.

5. Alberghi e navi da crociera abilitati alla voce

Fornire a ciascun ospite un assistente vocale in camera può ridurre l’onere per il personale dell’hotel, fornendo al contempo risposte più rapide alle richieste e risposte immediate alle domande più comuni. Oltre a migliorare le comunicazioni tra gli ospiti, la pulizia dell’ambiente, stimolare l’uso del servizio in camera e il contatto con la reception, i sistemi vocali possono far sì che le operazioni interne si svolgano senza intoppi e che i dipendenti possano trascorrere del tempo prezioso faccia a faccia con gli ospiti che lo richiedono.

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Cosa cambia nel nostro quotidiano con un assistente vocale

Lo scorso Natale circa 6.8 milioni di persone, dati alla mano, hanno acquistato un assistente vocale Google.

L’azienda di Mountain View, in questo momento ha in commercio tre diversi dispositivi: Google Home Mini, Google Home e Google Home Max, tutti con l’assistente artificiale di Google integrato. L’incredibile crescita nelle vendite non è dovuta semplicemente a un trend, ma all’effettivo valore che questi dispositivi sembrano poter apportare nelle nostre vite. Ecco, ad esempio, una serie di attività che potrebbero diventare la normalità.

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Riprodurre rumori bianchi mentre dormi

Mentre dormi o per aiutarti ad addormentarti, puoi dire al tuo assistente: “Hey Google, riproduci il suono della pioggia”. E il tuo dispositivo riprodurrà il rumore di un acquazzone costante. Questo fino a quando non ti sarai addormentato definitivamente.

Sincronizzare ogni dispositivo

Se possiedi più di un dispositivo Google o Amazon, potrai sincronizzarli tutti contemporaneamente. In particolare Google Home può essere utilizzato come un interfono per annunci del tipo: “Ok Google, è pronta la cena”! Oppure, “Ok Google, sono sulla strada di casa“, e lui attiverà tutti i dispositivi prima del tuo arrivo.

Controllare la tua abitazione

Ad oggi l’assistente di Google è compatibile con più di 100 dispositivi di aziende diverse, come: LG, Whirpool, GE e altre. Questo ti permetterà di collegare interamente la tua casa al dispositivo e controllare, temperatura, illuminazione o robot domestici interamente con il comando vocale.

Ricordarti di allenarti

Se sei uno che dimentica, o fa finta di dimenticare, puoi ricorrere all’aiuto di questi dispositivi ad attivazione vocale, a cui puoi chiedere di ricordarti che in un determinato giorno ad una determinata ora dovrai allenarti. Niente più scuse ora!

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Chiamare in tranquillità

Potrai collegare i tuoi contatti all’assistente virtuale e basterà un semplice comando per effettuare una chiamata senza l’uso dello smartphone. Questi strumenti sono in grado di riconoscere il timbro di voce, quindi, se il dispositivo è condiviso con altre persone, saprà riconoscere chi effettuerà il comando, per esempio.

Parlare in diverse lingue

Google Home, ad esempio, può comunicare in diverse lingue, come: italiano, spagnolo, francese, portoghese e tante altre. Puoi trovare la lista completa sul Blog.

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Effettuare ricerche

Forse è l’aspetto più scontato, ma gli assistenti vocali sono i migliori amici delle nostre ricerche online. Ci basterà fare una domanda per effettuare una ricerca a livello locale se, ad esempio, abbiamo bisogno di un idraulico, o per acquistare qualche prodotto online.

Ricordare gli appuntamenti della giornata

Quando ti svegli la mattina e pronunci: “Hey Google, buongiorno!” Il dispositivo ti elencherà tutti gli appuntamenti della giornata, leggerà le notizie in rilievo, calcolerà il tempo di arrivo al lavoro e naturalmente, le previsioni meteo della giornata. Ugualmente, prima che tu vada a letto, al comando “Ok Google, buonanotte”. Abbasserà il termostato e ti ricorderà gli appuntamenti del giorno dopo.

Non dimenticare più niente

Se hai lucchetti, password complesse o molto altro, ti basterà pronunciare “Hey Google, ricordami la combinazione di …”, e lui ricorderà al posto tuo tutte quelle cose che troppo spesso dimentichiamo.

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Collegare la TV

Tramite la sincronizzazione tra Google e la TV o di Alexa e Fire Tv Stick, potrai spegnerla o accenderla in qualsiasi momento, ma ancora più importante, potrai chiedere al dispositivo di ricordarti gli appuntamenti televisivi a cui tieni particolarmente.

Non perderemo mai più nessuna puntata della nostra serie preferita!

assistenti vocali

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Gli assistenti vocali potrebbero aiutare nella diagnosi

Tornando al capitolo iniziale di questo articolo, oggi Amazon Alexa potrebbe anche aiutare a diagnosticare il COVID-19, come riporta TheVerge.

Domande come “Alexa, cosa faccio se penso di avere il coronavirus?” o “Alexa, cosa faccio se penso di avere COVID-19?” indurranno l’assistente vocale a chiedere informazioni sui sintomi, sulla storia dei viaggi e sulla possibile esposizione al virus. Il dispositivo offrirà quindi una consulenza basata sulle informazioni ufficiali dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie.

La funzionalità è un passo avanti rispetto alle informazioni che Alexa offriva in precedenza. L’annuncio di Amazon segue una mossa simile di Apple, il cui assistente vocale Siri è stato aggiornato per offrire consigli sulla diagnosi.

Bambini curiosità

La curiosità è importante e stimolarla nei bambini porta a un migliore apprendimento

  • È stato dimostrato come la curiosità, unita a un corretto approccio all’apprendimento, possa essere fondamentale in un bambino per apprendere nuove conoscenze;
  • Uno studio dellaUniversity of Michigan ha cercato di dimostrare come solo la curiosità, intesa come componente socio-emozionale, può effettivamente garantire maggiore propensione all’imparare in un bambino con conseguenti migliori risultati scolastici.

 

Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.

Diceva Albert Einstein, un uomo straordinario che indubbiamente ha lasciato un segno indelebile sul mondo. La parola curiosità, e quindi anche l’aggettivo curioso, deriva dal latino curiosus, che a sua volta deriva da cura, ovvero “sollecitudine”. Il curioso è qualcuno che si cura, che è sollecito nell’investigare e nel ricercare i fatti. Potremmo sintetizzare la definizione epistemologica di “curioso” come qualcuno che è desideroso di sapere, quindi. Tutto ciò si collega alle parole del padre della teoria della relatività, che ci può far pensare che dietro a un genio, oltre al talento, c’è sempre curiosità.

Molte ricerche hanno portato una grande consapevolezza sull’importanza delle componenti socio-emozionali di un individuo quando si tratta di apprendere nuove conoscenze. In particolare, si è notata una correlazione con una maggiore predisposizione dei bambini a imparare e ottenere buoni risultati scolastici. Tra le componenti socio-emozionali da considerare c’è senza dubbio la curiosità, intesa come capacità di immaginare e inventare. Un’importanza fondamentale, poi, la riveste la capacità di autoregolazione dei comportamenti, anche detta “effortful control“, che si collega all’attenzione e tenacia nel portare a termine dei compiti. A queste si collegano i comportamenti pro-sociali, quindi l’abilità a formare e mantenere relazioni, e l’autoregolazione emotiva.

Come si collegano queste componenti alla capacità di apprendere di un bambino? Esistono correlazioni reali e tangibili tra la curiosità e la capacità di imparare cose nuove?

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Che cos’è la curiosità?

La curiosità è caratterizzata dalla gioia di scoprire cose nuove, dalla motivazione di cercare risposte a qualcosa che ancora non si conosce.

Se guardiamo alle moltissime storie di successo di imprenditori, scienziati, sportivi o qualunque altra personalità, ci possiamo accorgere che hanno in comune il fatto di aver scoperto qualcosa di nuovo, o di averlo fatto in modo diverso dall’ordinario: hanno avuto la curiosità di esplorare l’ignoto, di andare oltre, portando innovazione. La curiosità, infatti, è fondamentale per l’apprendimento ed è per questo che è importantissima per i bambini, i quali la sviluppano sin da molto piccoli. Lo psicologo Jean Piaget li ha definiti come dei “piccoli scienziati“, per la loro fame di conoscenza.

Si può definire la curiosità come uno stato motivazionale, un approccio personale, associato all’esplorazione. Può essere collegata a più dimensioni, riferendosi alla persona o a una situazione specifica. Nel primo caso si parla di tratti caratteriali, qualcosa di profondo, insito in un individuo. Una persona può essere curiosa per natura, risultando aperta alle esperienze, desiderosa di novità, propensa ad accogliere tutto ciò che è inaspettato. La curiosità, però, può anche essere situazionale, relativa agli interessi più eccentrici di una persona, e può essere influenzata dal contesto individuale e sociale in cui si trova.

È stato dimostrato, infatti, come le persone possano diventare più curiose se coinvolte in attività a cui danno effettivamente molto significato dal punto di vista personale. Quindi, si potrebbe presupporre che intrattenere i bambini con attività legate a esperienze per loro significative può stimolare la loro curiosità. 

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Bambini curiosità

Come la curiosità stimola l’apprendimento: lo studio

Ci sono molti studi che hanno provato come la curiosità, unita a un corretto approccio all’apprendimento (l’autoregolazione dei comportamenti o effortful control), possa essere fondamentale in un bambino per apprendere nuove conoscenze, soprattutto in età pre-scolastica. Ma la curiosità, da sola, può effettivamente garantire maggiore propensione all’imparare?

È la domanda a cui hanno cercato di rispondere alcuni studiosi della University of Michigan in uno studio del 2018. Se effettivamente la curiosità spinge un bambino a cercare di conoscere qualcosa che ancora non conosce, allora spingendolo a essere sempre più curioso e incoraggiando certi suoi atteggiamenti lo si potrebbe favorire nel suo percorso di apprendimento, scolastico e non.

Ecco quindi che lo studio ha cercato di dimostrare come la curiosità possa diventare un vero e proprio indicatore di risultati per l’apprendimento. Nello specifico, sono stati presi in esame i risultati in matematica e capacità di lettura. Non solo: gli studiosi hanno cercato di analizzare il fenomeno anche considerando alcune variabili, come i livelli di effortful control di un bambino (la sua attitudine verso l’apprendimento), il suo genere, e il suo stato socio-economico. Questo per comprendere come la curiosità possa essere incentivata anche in situazioni e contesti specifici, non solo per sottolinearne l’importanza come tratto di personalità.

6200 bambini hanno preso parte allo studio, che consisteva in alcuni assessment di matematica e lettura per testarne le loro capacità. Genitori e insegnanti, invece, si sono visti somministrare dei questionari legati al comportamento dei bambini. Analizzando i risultati in periodi di tempo diversi (a 9 mesi, a 2 anni, all’asilo, ecc.), si è potuto comprendere pattern e correlazioni tra risultati scolastici e curiosità.

curiosità bambini

I risultati dello studio

Lo studio ha evidenziato come ci sono effettive correlazioni tra curiosità e ottimi risultati scolastici. Ciò è risultato indipendente dai livelli di effortful control dei bambini: chi risultava più curioso apprendeva più facilmente nuove conoscenze e otteneva migliori risultati. In particolare, si è notato che questo accade soprattutto in bambini con uno status socio-economico non elevato.

Dallo studio è stato evidenziato come non sia solo l’approccio all’apprendimento a essere importante per un bambino, ma anche la sua curiosità. Il “mostrare desiderio di imparare nuove cose” diventa fondamentale, soprattutto prima di entrare in un percorso scolastico. Ecco quindi che sarebbe opportuno identificare maggiori opportunità per coltivare la curiosità nei bambini, incoraggiando soprattutto quelli più piccoli.

curiosità

Il fatto che i bambini in condizioni socio-economiche meno rilevanti siano più soggetti a queste correlazioni tra curiosità e apprendimento, poi, può farci riflettere. In un’epoca in cui si è bombardati da fatti e notizie in tempo reale è inevitabile pensare come siamo sempre più circondati da meno curiosità. Può sembrare un paradosso, ma se da un lato abbiamo maggiori possibilità di esplorare il mondo, allo stesso tempo le informazioni a cui siamo esposti non sempre sono significative, di valore. Non solo: diamo per scontato che ottenere un’informazione sia facilissimo, basta un click o pronunciare la parola “Alexa”. Questa facilità ci porta a un calo della voglia di esplorare, del desiderio di sapere, di tuffarsi nella conoscenza di qualcosa. Scoprire qualcosa di nuovo è ormai troppo facile, e non sempre implica uno sforzo.

Una minore esposizione alla tecnologia o una minore interazione con strumenti che ci consentono questo accesso immediato alla conoscenza, forse, potrebbe farci modificare il modo in cui “utilizziamo” la nostra curiosità. Quest’ultima è la nostra sete di sapere, la nostra volontà di scoprire ciò che non si conosce, la voglia di impegnarsi per apprendere qualcosa di nuovo. Può bastare solo quella per portarci a un ottimo apprendimento, e lo studio illustrato precedentemente ha cercato di dimostrarlo. Meno si ha, più si avrà volontà di conoscere qualcosa di nuovo.

Un bambino non ha esperienza, è solo all’inizio di un percorso che dovrà costruirsi, cercando di seguire i suoi interessi e le sue passioni. Per questo, è importante stimolare la voglia di sapere dei bambini, sin dalla tenera età. La curiosità sarà qualcosa che potrà poi accompagnarli per tutta la vita. Se nasce nell’infanzia, con raffiche di domande e richieste, si rafforza nell’adolescenza, accompagnando i ragazzi nella loro crescita. Negli adulti, poi, è uno degli indicatori principali che può portare verso la capacità di innovare e il sentirsi realizzati, fino ad alimentare la voglia di vivere negli anziani. La curiosità, quindi, non è solo qualcosa che può portare i bambini ad apprendere più facilmente la matematica o a leggere meglio, ma una componente emotiva di enorme potenza e valore, che va coltivata continuamente.

creative challenge reply

Reply Creative Challenge: aperte le registrazioni alla competizione a squadre

Si sono già aperte  le registrazioni per l’edizione 2020 della Creative Challenge, la competizione a squadre parte del programma Reply Challenges.

Si tratta di una serie di sfide aperte a chiunque ami la tecnologia e i concorsi online, pensate per divertirsi, mostrare il proprio talento nel campo della Codifica, della Sicurezza, della Creatività e molto altro ancora, e per vincere dei fantastici premi. Le Challenges si inseriscono nel costante impegno di Reply per promuovere nuove modalità di apprendimento, completamente digitali, nei confronti dei giovani.

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In cosa consiste la Creative Challenge

La Creative Challenge, che nell’edizione del 2019 ha visto più di 3500 partecipanti e 350 progetti realizzati, chiama a confrontarsi studenti e giovani creativi nello sviluppo di un concept ideato da alcuni tra i più affermati art director e professionisti del settore.

Per partecipare alla sfida online, in programma da venerdì 22 a domenica 24 maggio, sarà necessario registrarsi al sito challenges.reply.com. I team partecipanti avranno a disposizione 48 ore per sviluppare e inviare la loro proposta creativa in una delle categorie assegnate: “Employer Branding”, “Brand Activation”, “Service Design”, “Branded Content” e “Social Media – Instagram”.

Una giuria di professionisti, composta dalle agenzie creative del gruppo Reply e dai referenti creativi Partner della competizione – tra cui Ducati Scrambler, FCA, Martini, MSC e OBI – identificherà per ogni categoria il team che accederà alla fase finale, in programma nel mese di luglio, e che avrà l’opportunità di presentare il proprio progetto.

Come partecipare

Innovazione, creatività, originalità, aderenza al brief e qualità della presentazione finale sono i criteri in base ai quali la giuria decreterà, durante il round finale, il team vincitore della Creative Challenge 2020 di ogni categoria.

I migliori delle cinque categorie per le quali si può gareggiare si sfideranno poi il primo giugno in una super finale.

Maggiori informazioni sulla Creative Challenge 2020 al sito challenges.reply.com. Le iscrizioni sono aperte fino al 22 maggio.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

Rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

  • Il processo di rebranding è un gioco ad alto rischio alla ricerca di un equilibrio tra nuova creatività e tradizione esistente;
  • Un’organizzazione deve conservare la propria essenza e allo stesso tempo trasformarsi in qualcosa di nuovo ed evoluto

 

In un mondo in continua evoluzione la capacità di adattamento è necessaria per avere successo. Ciò vale soprattutto per le imprese che vogliono continuamente reinventarsi per cambiare con i tempi e adattarsi alle esigenze dei consumatori sempre in evoluzione. Per molte organizzazioni, questo cambiamento si presenta sotto forma di rebranding.

Nonostante il periodo di emergenza globale, le aziende continuano ad evolversi e ad adattarsi. Scopriamo nel dettaglio i marchi che hanno cambiato la propria identità durante il mese di aprile.

Il rebranding di Esprit

Istituito nel 1968, Esprit è un marchio di moda che progetta, produce e commercializza abbigliamento, calzature, accessori, gioielli e articoli per la casa. Famoso per il suo stile colorato e divertente tipico degli anni ’80, Esprit si è adattato a ogni decennio da allora con la sua visione di “positività essenziale”.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

Fondato in California, attualmente ha 761 negozi al dettaglio gestiti direttamente e oltre 6.300 punti vendita all’ingrosso in 40 paesi. Di recente, il marchio ha introdotto una nuova identità disegnata da Pentagram New York.

Esprit Logo Evolution from Pentagram on Vimeo.

Non ci sono differenze facilmente distinguibili tra il vecchio e il nuovo logo. Una nota più che positiva questa, in quanto Esprit è uno dei marchi più iconici della moda, cambiarne gli accenti sarebbe stato quasi un sacrilegio.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

Ad ogni modo, le piccole modifiche apportate semplificano alcune lettere e aprono la spaziatura complessiva della scritta. Il nuovo logo si adatta perfettamente a tutte le campagne, stampa e digitali, nonché alle nuove etichette e alle shopping bag.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

L’identity system presenta un nuovo carattere tipografico ispirato all’iconico logo dello stencil “ESPRIT” e riporta in auge l’utilizzo dei colori vivaci. La nuova identità è dinamica e può essere accuratamente declinata su tutti i punti di contatto, dalla più semplice alla massima espressione del brand.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

Per la prima volta, il logo si trasforma in un carattere tipografico completamente personalizzato, l’ESPRIT Stencil.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

Le lettere maiuscole e minuscole, che racchiudono lo spirito del marchio, ora possono essere mescolate per lanciare diversi messaggi.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

La tipografia è accompagnata da un approccio radicalmente semplice ma efficace, basato su una palette nuova di colori. Il metodo, altamente sistematizzato, introduce una ruota di 72 colori che offre una vasta gamma di possibilità.

Esprit Color Wheel from Pentagram on Vimeo.

Il team di Pentagram ha creato una guida completa per lo stile del marchio che copre tutto, dai cartellini alle etichette, dai bottoni alle cerniere, sino alla carta velina e al nastro.

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

I migliori rebranding di aprile: Esprit, Bing e Trojan

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Il colore può essere applicato in modo selettivo sulla confezione con adesivi giocosi. Il quadro di identità coerente si estende ai sotto-marchi per le linee di prodotti edc, Esprit Sport, Esprit Jeans ed Esprit Kids, nonché a un sistema di icone personalizzate per l’iconografia digitale.

Il nuovo aspetto fluido di Microsoft Bing

Negli ultimi due anni Microsoft ha aggiornato molte delle sue icone per renderle in linea con il suo Fluent Design System. Un processo che mira a creare semplicità e coerenza su tutte le piattaforme.

I migliori rebranding microsoft Bing

Il motore di ricerca Bing è l’ultimo dei servizi ad attuare un processo di rebranding Fluent e i risultati sono impressionanti.

microsoft Bing

Il motore di ricerca di Microsoft ottiene un nuovo aspetto fluido e mantiene la “b” minuscola immediatamente riconoscibile, ma perde i bordi taglienti a favore di un design più curvo. Il vecchio look rigoroso e geometrico, lascia il posto a un nuovo aspetto, più elegante e di classe. Anche se il cambiamento della nuova versione appare come un semplice rinnovamento, l’effetto è ben più profondo.

rebranding microsoft bing

Non possiamo negare che il nuovo logo di Bing sia in linea con l’aspetto uniforme e moderno che Microsoft sta cercando di dare a tutti i suoi programmi.

bing

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Tuttavia, il nuovo logo non è ancora visibile a tutti, e non ci sono notizie su quando sarà pienamente operativo. La società sta facendo un A/B test per provare il nuovo logo con un numero limitato di utenti.

Sicurezza e piacere: Trojan presenta nuovo logo e nuovi packaging

Trojan promuove una vita sessuale sicura, sana e divertente. Dai preservativi ai vibratori passando per i lubrificanti, da oltre 100 anni l’azienda fornisce prodotti innovativi e di alta qualità per offrire piacere e protezione.

Sicurezza e piacere: Trojan presenta nuovo logo e nuovi packaging

Ad aprile, il brand ha rinnovato il suo sistema visivo con un logomark semplificato, decidendo di abbinare un nuovo senso di sicurezza al gioco, grazie all’introduzione di una nuova gamma di pack dal design colorato.

Sicurezza e piacere: Trojan presenta nuovo logo e nuovi packaging

L’aggiornamento del marchio è stato realizzato dall’agenzia creativa Dragon Rouge, che ha avuto il compito di spostare la percezione dei clienti dei preservativi come semplici dispositivi di “sicurezza ed efficacia” in catalizzatori di piacere.

Sicurezza e piacere: Trojan presenta nuovo logo e nuovi packaging

La nuova identità del marchio trasmette forza, fiducia, prestazioni e mascolinità.

Ha spiegato l’agenzia.

Il nuovo marchio trova perfetta applicazione nella confezione dei preservativi Trojan, dove il logo è stato razionalizzato in modo tale che la ‘A’ non sia più alta delle altre lettere e la ‘N’ non segua lo stesso ritmo.

rebranding

Oltre a ciò, è stato aggiunto un livello serif alla “J” per bilanciarla alla ”T”.

Sicurezza e piacere: Trojan presenta nuovo logo e nuovi packaging

Una serie di nuove trame per la mascotte Trojan che prende vita nelle 30 varietà di preservativi e continua a rappresentare la fiducia del marchio, ponendo maggiore enfasi sulla sensazione di eccitazione.

heineken campagna socializza responsabilmente

La campagna di Heineken “Ode to close” è un inno alla vicinanza responsabile

Le strette di mano, le pacche, darsi la carica, battere le mani, abbracciarsi forte, stare insieme, i tocchi affettuosi, le coccole. “Ode to close”, titolo in inglese, è un inno alla vicinanza responsabile, un mini-film con una serie di immagini toccanti che ci mostra tutti quei gesti che fino a ieri davamo per scontati e che adesso ci mancano, ricordandoci quanto sia bello stare vicini.

Adesso, però, per stare accanto alle persone alle quali vogliamo bene dobbiamo stare separati e rispettare le norme stabilite, perché ora più che mai essere responsabili fa davvero la differenza. “Separati. Ma insieme” è il messaggio alla fine del video.

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Heineken invita a socializzare responsabilmente

Un nuovo modo di socializzare responsabilmente e un messaggio di speranza al centro della nuova campagna promossa da Heineken® per vivere insieme, anche se distanti, questo lungo periodo di isolamento forzato.

La birra è nella mente di tutti sinonimo di socializzazione, un momento conviviale da condividere con gli amici, quasi un rito, e adesso che milioni di persone in tutto il mondo sono costrette a stare separate o, in alcuni casi, in isolamento, comprendiamo ancora di più il valore della nostra vita sociale. È giusto voler stare insieme, ma va fatto in modo responsabile, rispettando le distanze.

heineken ode to close

Heineken® ha una lunga storia di brand che promuove comportamenti responsabili. Campagne globali come “Enjoy Heineken Responsibly” e “When You Drive, Never Drink” promuovono in maniera creativa stili di vita che impattano positivamente e in modo concreto sulle persone. Così anche in questa nuova campagna curata da Publicis Italy, ha voluto mostrare alle persone di tutto il mondo che cosa significa #SocialiseResponsibly: rimanere distanti e seguire le linee guida e le normative delle autorità competenti in ogni momento, usando anche intraprendenza e creatività.

La campagna è stata lanciata a livello globale nei giorni scorsi ed è on air a partire dal 2 maggio anche sulla TV italiana con uno spot da 30 secondi.

week in social

Week in Social: dai nuovi sticker su Instagram e TikTok alle video call a 8 su WhatsApp

Iniziamo maggio con le principali novità dal mondo dei social. Leggiamo insieme la prima Week in Social del mese, per restare sempre aggiornati, come un vero Ninja dovrebbe fare.

Donation sticker per i social

Instagram continua a lavorare per aiutare i business in difficoltà a causa dell’impatto che il Covid-19 sta producendo su persone ed economia. Per questo, oltre alle misure già introdotte nei giorni scorsi, questa settimana lancia una nuova feature che permette di raccogliere fondi durante le Instagram live.

La piattaforma social assicura che il 100% dei soldi raccolti saranno devoluti a una realtà non profit che potrai scegliere tu stesso. Per andare live, basterà selezionare l’opzione “Fundraiser“. Durante la diretta potrai monitorare, oltre alle view, il numero di persone che dona per la tua causa. E, dal lato utente, una volta effettuata la donazione, i donatori potranno usare lo sticker “I donated” nelle stories.

Sarà un caso che la notizia sia arrivata in contemporanea con il lancio del nuovo set di Donation Stickers su TikTok?

Una notizia non ufficiale riguarda invece la possibilità che sulle Instagram Stories arrivi il ‘DM Me’ sticker.

È ufficiale: videochiamate a 8 su WhatsApp

La scorsa settimana avevamo anticipato la notizia, ma eravamo in attesa di una dichiarazione ufficiale. Ed è arrivata.


Visto il tempo trascorso dagli utenti in app, e quello lontano dalle persone che amiamo, oltre al diffondersi di app per le video call, WhatsApp ha pensato bene di dare al web uno strumento in più per restare connessi, portando il limite delle videochiamate da 4 a 8 persone.

LinkedIn, Pinterest e Snapchat, in breve

Pare che LinkedIn stia sperimentando una nuova preview link.


Mentre Pinterest questa settimana ha lanciato ‘Stand for Small’: una serie di nuove risorse per gli small business. Si tratta di training, opportunità di networking e mentorship.

E se ti va di divertirti sperimentando diversi look in virtual reality, prova la nuova videocamera di Snapchat, realizzata in collaborazione con L’Oréal.

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Notizie dell’ultima ora

Chiudiamo la nostra Week in Social con la notizia dell’arrivo di nuovi font sulle Instagram Stories e di una nuova feature di LinkedIn, pensata per aiutare i recruiter e le persone in cerca di lavoro. Sembra che ai potenziali candidati verrà data la possibilità di rispondere alle domande dei recruiter via video.

Un modo per testare skill di comunicazione e presentazione. Ma poichè non tutti siamo a nostro agio di fronte a una videocamera, la scelta di usare o meno questa modalità sarà a discrezione dell’utente.

Un ultimo tool riguarda invece la possibilità, per gli utenti di LinkedIn, di registrare un video mentre rispondono a domande generiche, quelle che di solito ti fanno durante i colloqui di lavoro, e chiedere poi un feedback all’AI di LinkedIn. Vuoi provarlo? Qui il link.