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7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

Depositphotos ha pubblicato le sue previsioni annuali nel report “Creative Trends 2023: Ready to Escape?”.

La piattaforma internazionale di contenuti, con una libreria di oltre 250 milioni di foto, video, file vettoriali e tracce audio, ha annunciato le sue tendenze creative per il 2023.

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Insieme ad esperti di tutto il mondo, sono stati esaminati stili, temi e idee che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa. L’obiettivo consiste nel fornire informazioni e consigli su come i brand e i creator debbano interagire con il loro pubblico durante il corso dell’anno.

<<Scopri tutti i trend visual per il 2023 in questo report gratuito>>

I consumatori di oggi bramano di vivere nuove esperienze. Non vedono l’ora di interagire con marchi che forniscono uno sguardo alternativo alla routine e ispirano gli altri ad andare oltre.

Utilizzando approcci creativi, tecnologie XR e tecniche di produzione più complesse, i content creator avranno l’opportunità di conquistare vari segmenti di pubblico e invitarli a immergersi in mondi creativi, sia dimenticati che nuovi di zecca.

Depositphotos ha realizzato i 7 Creative Trends per ispirare le persone e stimolare la loro immaginazione.

1. Anime Thrill

Il brivido dell’anime. La tendenza nostalgica Y2K (il ritorno degli anni 2000) e la rapida crescita dei servizi di streaming hanno riacceso l’entusiasmo universale nei confronti degli anime, che molti si sono divertiti a guardare in gioventù.

Personaggi interessanti con superpoteri, trame avvincenti ed effetti visivi colorati hanno reso l’animazione giapponese una fantastica fuga dalla realtà odierna.

Per essere sulla stessa lunghezza d’onda con il loro pubblico, marchi di fama mondiale come Adidas e Acura hanno iniziato a integrare l’estetica degli anime nelle loro campagne di marketing.

Oltre all’ispirazione per il design, gli anime possono aiutare i creator ad accrescere le loro capacità creative nel 2023.

Imparare a inventare personaggi iperbolici, pensare a elementi simbolici da includere nelle trame, eseguire servizi fotografici di anime o sperimentare costumi, disegnati o stilizzati. Sono tantissime le possibilità offerte dall’estetica dell’anime che quest’anno raggiungerà l’apice e sarà in grado di arricchire progetti dinamici e artistici per attirare l’attenzione.

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2. Back to the Wild

Un ritorno allo stato brado. Quanti di noi sono stati consumati dalla voglia di viaggiare negli ultimi due anni? Con le restrizioni finalmente revocate nella maggior parte dei paesi, i viaggi stanno tornando di moda in maniera impressionante. Il pubblico è pronto a scoprire, interagire e testare nuovi prodotti o servizi.

Tuttavia, per attirare la loro attenzione, i brand dovranno considerare che le prospettive globali stanno cambiando. Tutto questo chiaramente si riflette nei colori gorpcore (lo stile che si ispira all’escursionismo e all’abbigliamento da arrampicata ma pensato per la città), nell’entusiasmo generale per la vita all’aria aperta e nella decisione di Yvon Chouinard di regalare Patagonia per combattere la crisi climatica.

LEGGI ANCHE: Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus per combattere il cambiamento climatico

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Nel 2023, i viaggi saranno incentrati maggiormente su experience responsabili e consapevoli, al contrario di viaggi ben pianificati e basati sul comfort.

Via libera a iniziative più eco-compatibili e di rewilding, ad un uso più ampio di tecniche visive che presentano colori ispirati alla natura, così come l’estetica dell’escursionismo e del campeggio. Il tutto sarà rafforzato da messaggi che ci ispirano ad agire oggi.

3. A Wonderful Age

Un’età meravigliosa. Con la pandemia che evidenzia le aree deboli a livello globale, il prossimo decennio è destinato a cambiare il modo in cui pensiamo, approcciamo e agiamo. Un tema prioritario sarà l’invecchiamento della popolazione, dato che 1 persona su 6 nel mondo avrà 60 anni o più entro il 2030.

Per affrontarlo, le imprese stanno già ampliando il proprio target di riferimento. Allo stesso tempo, le tendenze dei social media ruotano sempre più spesso attorno a celebrità, opinion leader e creatori di contenuti più senior, superando le generazioni più giovani.

Per agire le aziende dovranno aggiungere alle loro comunicazioni immagini e video age-friendly. Tuttavia, le immagini dovrebbero andare oltre i concetti goffi di anziani allegri che sorridono in camera o giocano con i nipoti.

Le immagini autentiche mostreranno varie attività in cui i boomer o i primi della Gen X organizzano feste, escono con gli amici, si divertono e iniziano nuove carriere. Solo così i brand e i creator potranno essere fedeli alle generazioni più anziane.

4. Ethereal World

Mondo etereo. L’anno 2022 è stato saturo di eventi mondiali significativi che hanno incoraggiato molti a guardare le cose da prospettive diverse. Alcuni hanno riposto tutti gli sforzi nella comprensione per affrontare la realtà, mentre altri sono diventati estremamente fiduciosi su ciò che il prossimo futuro potrebbe riservare.

Questo spettro di esperienze e una visione ancora offuscata del domani si riflettono ora nella fotografia, nella cinematografia e in altri rami dell’arte visiva.

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Traendo ispirazione dal realismo magico del XX secolo, i creatori di contenuti si rivolgeranno a effetti sfocati, ombre profonde e composizioni avvincenti nelle loro opere.

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L’editing creativo e la post-elaborazione sperimentale saranno sempre più presenti nella fotografia e nei video per aiutare gli spettatori a perdersi nell’estetica onirica e nella domanda: “Ciò che sto vedendo è reale?”

5. Eye on Sustainability

Occhi puntati sulla sostenibilità. Sebbene il design sostenibile sia diventato un termine familiare per molti, il cambiamento climatico rimane la più grande sfida da affrontare oggi.

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Per fare la differenza, i brand e i creator introducono idee green e a impatto zero in ogni processo. Spesso traggono ispirazione dalla natura e collaborano con ingegneri o scienziati per trovare soluzioni più efficaci e accattivanti.
Quest’anno, l’estetica del design sostenibile giocherà un ruolo più importante che mai.

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Colori monocromatici profondi, caratteri classici o condensati e trame minimaliste aiuteranno a creare design inclusivi, ma anche a ottimizzare le risorse, migliorare il ritorno sugli investimenti e proteggere il futuro dei marchi e del mondo.

6. Wellness Upgrade

Tra gli altri Creative Trends emerge l’impellenza di ripensare al benessere. Ultimamente la sfera del benessere ha subito un’incredibile trasformazione, con centinaia di brand che hanno introdotto progetti digitali incentrati sulla cura di sé, sul relax e sulla tranquillità.

La rapida crescita del metaverso nel 2022 ha influenzato la direzione in cui si stanno dirigendo i progetti di benessere. Le pratiche consapevoli e incentrate sulla salute stanno ora migrando dalle case a vari ambienti, inclusi musei, resort e strade.

Per connettersi meglio con il pubblico nel 2023, le aziende includeranno esperienze di benessere basate su AR e VR nelle loro attività di marketing.

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L’uso di grafica animata dinamica, astratta e 3D con effetti sonori e profumi tematici faciliterà la separazione dal mondo fisico, oltre ad accelerare i risultati positivi sia per i consumatori che per i brand.

7. A Blast of Joy

Un’esplosione di gioia. Gli ultimi anni ci hanno insegnato che un buon sonno, un’assunzione regolare di cibo e lo sport sono le migliori attività di benessere.

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Ma non appena sono diventati più presenti nella routine quotidiana, le persone hanno iniziato a chiedersi, cos’altro può innescare la dopamina?
Sono comparsi così i movimenti ‘Romanticize your life’ e ‘Dopamine dressing’, aprendo la strada a nuovi Creative Trends che decolleranno nei prossimi mesi.

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L’estetica massimalista, eclettica e talvolta troppo appariscente avanzerà in punta di piedi con immagini minimaliste e pulite. I creatori di contenuti stilizzeranno generosamente e in modo colorato i loro servizi fotografici, con ambientazioni e look delle modelle che diventano ancora più energici, per portare gioia e affascinare con dettagli luccicanti.

<<Per scoprire e approfondire tutte le tendenze leggi il report completo Creative Trends 2023 di Depositphotos>>

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Google risponde a ChatGPT: 20 nuovi prodotti di AI nel 2023

Google risponde a ChatGPT.

Il New York Times ha recentemente riportato la notizia secondo la quale i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, starebbero discutendo la potenziale contromossa al successo di ChatGPT, con l’intenzione di lanciare oltre 20 prodotti di intelligenza artificiale quest’anno, tra cui una demo del proprio chatbot integrato nel motore di ricerca.

Già a dicembre era circolata la voce che i dirigenti di Google temevano che, nonostante gli ingenti investimenti nella tecnologia AI, una diffusione troppo rapida avrebbe potuto danneggiare la reputazione dell’azienda. Il panorama sembra però cambiato velocemente: l’azienda si concentrerà sull’Intelligenza Artificiale considerandola una priorità.

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Anche se non è stata indicata una data ufficiale di presentazione dei nuovi prodotti AI based, tra cui l’attesissimo chatbot integrato in Search, la situazione sarebbe seria al punto di coinvolgere i fondatori dell’azienda, Page e Brin, dopo che i due hanno lasciato formalmente i propri ruoli operativi nel 2019. E l’invito sarebbe arrivato proprio dall’amministratore delegato di Google/Alphabet Sundar Pichai.

chatgpt per la seo screen

Il chatbot AI di Google e le differenze con ChatGPT

Lo strumento per la ricerca tramite chatbot punterà sull’esattezza dei risultati di ricerca, con l’obiettivo di “far sì che i fatti siano corretti, garantire la sicurezza e sbarazzarsi della disinformazione“.

Un passo in avanti rispetto ai numerosi test che hanno dimostrato l’inattendibilità delle risposte di ChatGPT in diverse occasioni.

Google sta infatti lavorando a un processo di revisione per verificare se questa nuova tecnologia sia in grado di operare in modo corretto ed etico.

Non solo testo tra i prodotti AI di Google

I prodotti previsti nel lancio del 2023 non si limitano alla sfera di elaborazione testuale dell’intelligenza artificiale: il gruppo di dirigenti coordinato da Jeff Dean, che dirige il dipartimento di ricerca e IA, prevede di presentare anche un generatore di immagini e una serie di strumenti specificamente studiati per le aziende, chiamata MakerSuite.

Inoltre, sono in fase di test applicazioni di Intelligenza Artificiale per la scrittura di codice (PaLM-Coder 2) e per la creazione di app per smartphone (Colab + Android Studio).

Google accelera sull’Intelligenza Artificiale

Negli ultimi anni, Google si è mossa con cautela quando si è trattato di rilasciare nuovi prodotti di intelligenza artificiale. L’azienda si è trovata al centro di un dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale dopo aver licenziato due importanti ricercatori del settore, Timnit Gebru e Margaret Mitchell. I due avevano espresso critiche ai modelli linguistici dell’intelligenza artificiale, rilevando problemi come la loro propensione ad amplificare i pregiudizi nei dati di addestramento e a presentare informazioni false come fatti.

Sebbene la ricerca sull’IA di Google sia ritenuta altrettanto avanzata di quella di altre importanti aziende tecnologiche, ha testato il software solo con barriere particolarmente restrittive.

Ad esempio, l’applicazione AI Test Kitchen, offre accesso a strumenti di generazione di immagini e testi simili a DALL-E e ChatGPT di OpenAI. Tuttavia, Google limita fortemente le richieste che gli utenti possono fare a questi sistemi. L’azienda ha già mostrato alcuni dei suoi prodotti di intelligenza artificiale per la chat, tra cui una dimostrazione non pubblica nel 2021 di un sistema simile a ChatGPT.

google e chatgpt

Con il lancio di ChatGPT di OpenAI, però, e gli allarmismi sull’imminente scomparsa di Google, sembra che l’azienda stia rivedendo le proprie tattiche. In passato, Google ha dichiarato di aver evitato di lanciare alcuni prodotti di intelligenza artificiale a causa del potenziale “danno alla reputazione”.

Ora, sembra che la reputazione che vuole evitare sia quella di essere in ritardo sui tempi.

Ti interessa l’argomento? Dai un’occhiata qui:

Louis Vuitton, Microsoft e ChatGPT: le notizie della settimana

Martini lancia una campagna generata con l’AI

ChatGPT a scuola: perché non dovremmo vietarlo e come possiamo usarlo per insegnare

7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

notizie della settimana - copertina

Louis Vuitton, Microsoft e ChatGPT: le notizie della settimana

Torna il nostro appuntamento fisso con le notizie della settimana.

Intelligenza artificiale, realtà virtuale e metaverso, non si parla d’altro! Il 2023 si preannuncia come un anno di rivoluzioni tecnologiche, alcune già sotto i nostri occhi e dita, altre più a portata di visori e dispositivi tech.

Il riferimento è naturalmente a ChatGPT e alle intelligenze artificiali che stanno stravolgendo i nostri orizzonti: monta il dibattito dell’utilità (e dei rischi) legati all’apprendimento (ne abbiamo parlato in questo articolo), mentre si fanno sempre più concrete le applicazioni pratiche (puoi leggere qui qualche consiglio prima di iniziare).

Le grandi del tech non stanno a guardare, Microsoft sta dando vita a tutta una serie di operazioni per applicare la tecnologia alle sue properties, ma altre organizzazioni stanno sfruttando le potenzialità dell’AI per sviluppare processi creativi (come ha fatto Martini, dai un’occhiata qui).

E se ancora attendiamo un annunciatissimo Metaverso (che pare sarà la nuova Eldorado), la realtà aumentata sembra invece più prossima, con molte applicazioni in campo health.

Tuttavia, lo stupore di sollevare lo sguardo e rimanere sbalorditi davanti alle installazioni di Yayoi Kusama per Louis Vuitton, è qualcosa che nessuna tecnologia può ancora replicare. Per adesso.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

ChatGPT tra i banchi di scuola

Il NYT sostiene che le scuole dovrebbero adottare il chatbot di OpenAI come strumento didattico per liberare la creatività e preparare gli studenti a lavorare con l’intelligenza artificiale in futuro.

Inutile, quindi, vietarne l’uso per i compiti tra gli studenti, ma necessario individuarne le opportunità di applicazione come ambiente didattico.

Realtà virtuale per combattere l’ansia

I ricercatori dell’Università di Cambridge, con l’aiuto della società di videogiochi Ninja Theory, hanno testato un gioco VR per insegnare alle persone una strategia per affrontare l’ansia quotidiana.

Con tanto di tecniche di respirazione e monitoraggio della frequenza cardiaca, l’esperimento si propone come ausilio complementare alla psicanalisi e alle terapie cognitivo comportamentali.

Come smascherare un bot

Tra le notizie della settimana l’Intelligenza Artificiale ha un ruolo importante. Mentre cresce l’hype intorno all’intelligenza artificiale applicata ai contenuti, nascono anche nuovi strumenti per “frenare” questa avanzata. GPTZero è un’app in grado di scansionare il testo per decifrare se è stato scritto da un essere umano o da un programma di intelligenza artificiale come ChatGPT.

Un tool che si propone come garanzia di trasparenza nei confronti degli utenti.

ChatGPT non è affidabile al 100%

Questa l’osservazione da cui parte l’analisi su limiti e pericoli della creazione di contenuti basati sull’intelligenza artificiale generativa. Un recente articolo di Ninja considera punti di forza e di debolezza dello strumento, cercando di identificarne opportunità di applicazione nella SEO, ma anche possibili criticità.

L’IA generativa al centro del World Economic Forum di Davos

Non solo sui social ma anche nell’importante meeting internazionale, ChatGPT e le altre intelligenze artificiali in grado di creare testi, video o immagini da un semplice comando sono state un tema caldo.

Se da un lato il CEO di Microsoft ha riconosciuto che i progressi dell’AI generativa potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ha anche affermato che potrebbero aiutare a risolvere alcuni importanti problemi.

Di parere diverso Yan LeCun, capo di Meta AI, secondo il quale, per il momento, i sistemi di dati sono divertenti ma non realmente utili.

Il metaverso è un’opportunità a tanti zeri

A dirlo sono i risultati che Accenture ha rilasciato durante il Salone dell’elettronica di consumo (CES) a Las Vegas. Secondo la ricerca, più della metà (55%) dei circa 9.000 consumatori intervistati vede il metaverso come un’opportunità di business per creare e monetizzare contenuti.

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Un totale di 1 trilione di dollari di entrate potrebbe provenire dalle esperienze e dal commercio del metaverso entro la fine del 2025.

Microsoft lancia il servizio Azure OpenAI…

Lo strumento consente alle aziende di integrare tool come DALL-E nelle proprie applicazioni cloud.

Presto includerà l’accesso a ChatGPT, l’intelligenza artificiale conversazionale recentemente diventata virale. Si tratta del primo passo di un’estensione dell’AI a tutti i prodotti Microsoft, già annunciata dal CEO Satya Nadella.

… e presenta l’AI che replica la voce umana

Il colosso di Redmond ha presentato un nuovo modello AI di sintesi vocale in grado di copiare le voci di altre persone e perfino riprodurre il loro tono e il loro stato emotivo. Servono solo tre secondi di registrazione per “tarare” la voce, poi è possibile riprodurre qualsiasi messaggio semplicemente digitandolo. Il modello è stato istruito con oltre 60.000 ore di discorsi e parole, ma solo in inglese.

Louis Vuitton e Yayoi Kusama tornano a lavorare insieme

La collaborazione tra l’artista giapponese di fama mondiale e il brand del lusso si rinnova con un progetto che si preannuncia come spettacolare. L’articolo è tra le notizie più lette della settimana.

Big Activation: Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Gli iconici pois, alter ego dell’artista, si uniscono ai motivi iconici del brand per creare una collezione unica che celebra il potere dell’arte, dell’audacia e della maestria artigianale.

Il progetto è diventato subito un fenomeno mondiale, offrendo uno spettacolo indimenticabile da vivere nelle città principali in cui il brand è presente, ma anche in mondi immersivi creati appositamente.

Notizie della settimana: la campagna visual di Martini basata sull’AI

Si intitola Unbottling Martini e include una serie di immagini generate attraverso il software di intelligenza artificiale Midjourney.

notizie della settimana - Martini

Il brand ha pubblicato nove immagini, ognuna basata su un differente testo descrittivo (prompt), per sviluppare un'”interpretazione unica” dei cocktail Martini.

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Martini lancia una campagna generata con l’AI

Nell’ambito delle sue attività di promozione, Martini ha pubblicato 9 spettacolari foto inedite. Ogni immagine è stata realizzata sulla piattaforma AI Midjourney per creare una rappresentazione visiva di nove cocktail con Martini.

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“Unbottling Martini” la campagna visiva fatta con l’AI

Per creare un’interpretazione unica dei prodotti Martini, alla piattaforma AI sono stati forniti gli ingredienti chiave delle bevande. Questo ha permesso al brand di proprietà della famiglia Bacardi la creazione di immagini che illustrano i sapori principali dei vari cocktail.

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Le foto rappresentano una gamma di bevande a base Martini, tra cui un Negroni Sbagliato e un Martini Vibrante & Tonic analcolico.

La campagna inaugura una nuova era per il marchio che con quest’operazione vuole educare i clienti sul profilo aromatico di Martini: “Con questa nuova suite di foto avanzate digitalmente, guardiamo al futuro, sfruttando la tecnologia all’avanguardia per introdurre i consumatori nel mondo di Martini rivelando cosa c’è in ogni bottiglia” ha dichiarato Avril Nunez, responsabile dello sviluppo creativo globale di Martini.

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I brand iniziano ad interessarsi alla creatività artificiale

Si tratta di uno dei primi esperimenti al mondo compiuto da un marchio di liquori. La campagna generata dall’intelligenza artificiale consolida lo status di Martini come leader culturale nello spazio pubblicitario delle bevande.

Martini non è il primo ad aver utilizzato l’intelligenza artificiale per creare immagini di campagna. Già Nestlé e Heinz hanno iniziato a sviluppare questo tipo di creatività per il marketing.

Nestlé ha usato l’intelligenza artificiale per espandere il dipinto “The Milkmaid” di Vermeer

Per celebrare l’arrivo del 2023, qualche settimana fa, i profili Instagram e Facebook di Mulino Bianco sono stati arricchiti da una deliziosa sorpresa: una pubblicità con immagini generate dall’intelligenza artificiale con delicati pancake immersi in luoghi mozzafiato. Sfondi iconici e abbaglianti di un futuro neanche così troppo lontano.

mulino bianco

Nonostante la rivoluzione generata dall’avvento della creazione di immagini da parte di software come Midjourney o Dall-E, il metodo di progettazione di questi visual rimane oggetto di dibattito.

Questi programmi per la creazione di immagini hanno accesso a un’infinità di dati e di artwork, alcuni dei quali sono stati creati da artisti, che hanno precedentemente pubblicato le loro opere sul web. Mentre le battaglie sul copyright si scaldano, il futuro di queste divergenze rimane incerto; solo il tempo ci dirà cosa ci aspetta.

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Content Marketing: strategie e tendenze per il 2023

Content is The King? È un assioma cui tutti aderiamo senza troppo indugio. Ed è proprio il Content Marketing la parola chiave del marketing digitale per il 2023. Le ragioni sono molteplici e ovvie.

Il content marketing è una strategia scalabile e a lungo termine, consente di convertire contatti e ottenere importanti livelli di ROI, possiede enormi potenzialità educative e didattiche. Insomma è una risorsa importantissima per ogni organizzazione che si rispetti.

Pertanto valutare i dati derivanti dalla strategia di content marketing è vitale per dirigenti o leader nel settore dei contenuti per gestire al meglio budget e risorse per ottenere risultati vincenti.

Quali sono i dati statistici da valutare per il content marketing 2023? Scopriamolo insieme.

Content Marketing 2023: focus sui percorsi di carriera dei content marketer

Una recente ricerca condotta dal Content Marketing Institute ha indagato alcuni aspetti significativi della carriera dei content marketer.

La survey, dal titolo Content Marketers Share Salaries, Career Paths, and More in 2023, ha cercato di mettere in luce alcuni focus sui percorsi professionali di chi si occupa di contenuti di marketing attraverso domande esplorative tra cui “Cosa significa lavorare nel content marketing? È una carriera gratificante? È ben retribuito? Qual è la traiettoria di carriera? L’obiettivo è quello di aiutare i content marketer a comprendere le loro opportunità e posizioni nonché di aiutare le aziende a sviluppare ruoli significativi e le risorse e le opportunità per mantenerli.

La rilevazione, come si legge dal report, ha verificato che sono in molti i content marketer pronti a fare il “grande salto” appena se ne presenta l’opportunità.

Il 54% dei content marketer, infatti, ritiene di dover essere pagato di più. L’indagine, infatti, ha rivelato che i marketer statunitensi (non appartenenti alla categoria dei lavoratori autonomi) percepiscono un reddito medio di poco superiore agli 82.000 dollari.

La forbice della disparità tra uomini e donne è abbastanza ampia: se un uomo guadagna circa 99 mila dollari, le donne si attestano a poco meno di 80 mila.

Ma si sa: quando si parla di carriera non si fa riferimento solo all’aspetto squisitamente economico ma anche, e soprattutto, alle posizioni apicali cui è possibile anelare. Solo il 31% delle donne ricopre ruoli direttivi o di vertice rispetto al 48% degli uomini e tra questi solo il 23 % dichiara di aver fatto progressioni di carriera nel proprio contesto aziendale.

La situazione dei content marketer in Italia

Questi dati non confortano soprattutto se si scende nel dettaglio della survey.

Il 57% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato che saranno protagonisti di ‘Grandi dimissioni’ e che, presumibilmente, prevedono di trovare un nuovo impiego nel corso del 2023. Percentuale che risente anche dei livelli di stress cui sono sottoposti i content marketer: sfavorite le donne rispetto agli uomini.

Situazione analoga è quella nostrana. Sebbene la ricerca attiva di figure profilate e specializzate nel content marketing sia cresciuta notevolmente i livelli salariali non superano i 35 mila euro.

Secondo un’indagine di Job Pricing su 36 settori analizzati, le Digital Companies si posizionano al quinto posto per livello retributivo medio in Italia, con quadri e impiegati con RAL significativamente più alte rispetto alle medie dei settori tradizionali. Questo perché il digitale già da tempo si configura come un mercato molto competitivo, dove quadri e impiegati si spostano velocemente tra un’organizzazione e l’altra.

Il digitale ha fame di competenze che possano portare a innovazioni di business. E la leva della retribuzione è quella che spinge le persone a spostarsi.

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LEGGI ANCHE: Come e dove cercare lavoro nel 2023: consigli per il tuo CV

Qual è il destino dei content marketer

Un altro articolo, sempre su Content Marketing Institute, dal titolo Content Marketers: Here’s How To Ask for (and Get) the Salary You Want, invita i content marketer ad analizzare il mercato e a guardarsi intorno qualora sorga il sospetto di un salario poco adeguato alla propria posizione lavorativa.

Il trucco è capire quanto guadagnano altre persone che ricoprono la stessa posizione lavorativa. Uno strumento particolarmente utile indicato nell’approfondimento è ‘Creative Circle‘: la community di talent nel settore del marketing mostra la retribuzione media in base al titolo di lavoro e alla località.

La piattaforma, poi, consente di controllare le fasce salariali indicate per le offerte di lavoro attive nel settore del content marketing. Nell’analisi, l’editor di Content Marketing Institute Ann Gyn, traccia un percorso chiaro per quanti desiderano trovare maggiore gratificazione nel proprio contesto lavorativo.

Il suggerimento è di preparare argomentazioni volte a far aumentare la propria base salariale. In fondo è utile far percepire alla propria azienda quanto il proprio lavoro sia utile, quanto i colleghi valutano positivamente il proprio operato.

Come gestire al meglio i team di content marketing

I manager dei team di marketing avranno sicuramente molto a cui pensare. Innanzitutto progettare eventuali progressioni di carriera per content marketer, qualora non siano previste.

Collaborare con il reparto risorse umane è sicuramente un primo passo. Robert Rose, fondatore di CMI, nel suo Don’t Let Content Marketing Be a Dead-End Career, suggerisce uno schema esemplificativo dei ruoli e dei relativi avanzamenti di carriera.

Il rischio, infatti, è di non tener conto di una professione preziosa per le aziende e di alimentare un turnover elevato, come dimostrato di recente da una ricerca condotta da SHRM (Society for Human Resources Management).

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Tendenze di content marketing per il 2023

Un altro aspetto importante da tenere in considerazione riguarda la ricerca annuale B2b che, quest’anno, ha evidenziato alcune aree in cui i content marketer potrebbero avere bisogno di ulteriore supporto da parte delle proprie organizzazioni.

Se il 71% dei marketer B2B afferma che il content è fondamentale per la propria organizzazione aziendale, soltanto il 40% sostiene di avere una strategia di content documentata e allineata agli obiettivi aziendali.

Dato confermato dal fatto che tra i marketer che affermano che la propria azienda vive importanti successi grazie al content marketing, circa il 29% degli intervistati, soltanto il 64% sostiene di aver programmato la propria strategia. Dato impietoso che dimostra una cosa molto semplice.

Ogni anno, infatti, si tirano le somme rispetto alle strategie poste in campo e il caso vuole che proprio strategie documentate e reportistiche raffinate, che mettano in luce soprattutto il ROI ottenuto, siano quelle vincenti e capaci di catalizzare meglio risorse aziendali per pianificare, creare, distribuire e misurare contenuti.

La ricerca B2B ha mostrato che anche nelle linee strategiche esistono molteplici punti di vista e divergenze. A farla da padrone sono eventi in presenza (seguiti poi dagli eventi virtuali), social media e community building, articoli e post brevi e video. Proprio i video, infatti, sono la tendenza del marketing B2B nel 2023: il 78% degli intervistati hanno deciso di puntare maggiormente su questi contenuti nell’anno in corso con un trend del +0.9% rispetto all’anno precedente.

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Video marketing 2023: coinvolgere, emozionare, raccontare

L’importanza dei video nel marketing è in continua crescita in ogni segmento di mercato.

Una recente ricerca del CMI ha dimostrato, infatti che il 73% degli esperti di marketing è convinto che i video siano diventati centrali nella loro pianificazione editoriale negli ultimi 12 mesi. Tra questi, circa il 69% si affida alla produzione di video in-house. 

Al netto della durata di un contenuto video e dei relativi risultati in termini di ROI ed engagement tutti i content marketer sono concordi con l’introduzione dei video nei propri piani editoriali investendo maggiori budget rispetto al 2022.

Il motivo è semplice: i video producono maggiore engagement. I buyer persona individuati sono sempre più sollecitati attraverso i trigger emozionali che discendono da un contenuto video, specialmente se il video in questione attiva dinamiche di racconto. La strategia di tendenza, infatti, è di produrre video che puntino allo storytelling dell’organizzazione.

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usare chatgpt a scuola

ChatGPT a scuola: perché non dovremmo vietarlo e come possiamo usarlo per insegnare

Quali rischi ci sono nell’utilizzo di ChatGPT a scuola?

ChatGPT è una tecnologia nuova: è un chatbot specializzato nella conversazione con gli essere umani basato su intelligenza artificiale e machine learning.

Sviluppato da OpenAI, è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT ed è in grado di generare testi di varia lunghezza e complessità in base alle richieste dell’utilizzatore. L’applicazione può essere utilizzata attualmente per diversi scopi: instaurare un modello di conversazione, scrivere email e messaggi commerciali, redigere descrizioni di prodotti, creare contenuti per i social e compilare script di codice con una certa affidabilità.

La diffusione di massa ha già mandato nel panico molti insegnanti. Gli studenti lo usano per fare i compiti, spacciando per propri saggi e i contenuti generati dall’IA.

Gli insegnanti e gli amministratori scolastici si affannano a scoprire chi lo strumento per imbrogliare, e sono preoccupati per il caos che ChatGPT potrebbe creare.

LEGGI ANCHE: Un articolo sull’Intelligenza Artificiale scritto da una AI

C’è chi si è spinto a dichiarare che l’Intelligenza Artificiale ha reso del tutto inutili i compiti a casa.

Il timore immediato e pratico è quello che gli studenti possano imbrogliare spacciando per propri i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale, insieme al rischio che il bot possa fornire risposte sbagliate o fuorvianti.

L’altro lato della medaglia è che gli insegnanti stessi potrebbero usare ChatGPT per correggere compiti, equazioni ed elaborati in una frazione minima del tempo che sarebbe stato necessario per farlo, incorrendo nelle stesse problematiche.

Alcune scuole hanno affrontato la situazione con un giro di vite. Le scuole pubbliche di New York, per esempio, hanno recentemente bloccato l’accesso a ChatGPT sui computer e sulle reti scolastiche, citando “preoccupazioni per l’impatto negativo sull’apprendimento degli studenti e per la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti”.

Anche le scuole di altre città americane, tra cui Seattle, hanno limitato l’accesso.

È facile capire perché gli educatori si sentano minacciati: ChatGPT è uno strumento straordinariamente capace approdato senza alcun preavviso e ha prestazioni ragionevolmente buone in un’ampia varietà di compiti e materie accademiche.

Ovviamente esistono sono domande legittime sull’etica della scrittura generata dall’IA e il problema principale è che le risposte fornite da ChatGPT potrebbero non essere accurate o addirittura fuorvianti. Ma è evidente che una piccola rivoluzione nel mondo della scuola è già iniziata.

Nonostante i dubbi e le perplessità, ChatGPT potrebbe essere impiegato come un ausilio all’insegnamento (non in sostituzione, quindi), stimolando la creatività degli studenti e offrendo un tutoraggio personalizzato in grado di prepararli meglio a lavorare con le Intelligenze Artificiali da adulti. Ecco perché il fenomeno non andrebbe osteggiato.

chatgpt per la scuola

ChatGPT a scuola: il ban non funzionerà

Il primo motivo per non vietare ChatGPT nelle scuole è che, onestamente, non funzionerà.

La scuola può bloccare l’accesso sui dispositivi di sua proprietà, ma gli studenti hanno a disposizione smartphone e computer e possono accedervi in qualunque altro modo fuori dall’orario delle lezioni.

Per esempio, ho chiesto proprio allo strumento in che modo si possano eludere queste limitazioni. Questo è quello che mi ha detto.

Per superare un blocco ai servizi serve conoscere la causa del blocco. Se il blocco è stato imposto dal tuo provider di servizi Internet o da un’altra autorità, potresti voler contattarli per chiedere informazioni su come sbloccare l’accesso. Se il blocco è stato causato da un problema tecnico, potresti voler provare a riavviare il tuo dispositivo o a contattare il supporto tecnico per ulteriore assistenza. In alcuni casi, è possibile utilizzare una VPN (Virtual Private Network) per aggirare il blocco e accedere ai servizi desiderati.

La soluzione, quindi, la offre proprio l’intelligenza artificiale.

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Puoi bloccare ChatGPT a scuola ma non a casa

Alcuni insegnanti ripongono grandi speranze in strumenti come GPTZero, un programma costruito da uno studente di Princeton che sostiene di essere in grado di rilevare la scrittura generata dall’IA. Ma questi strumenti non sono accurati al 100% ed è relativamente facile ingannarli cambiando qualche parola o usando un altro programma di I.A. per parafrasare alcuni passaggi.

Una possibile soluzione è che i chatbot dell’IA vengano programmati per “filigranare” i loro risultati in qualche modo, così che gli insegnanti possano individuare più facilmente il testo generato dall’IA. Ma anche questa è una difesa inconsistente. Al momento, ChatGPT è l’unico chatbot gratuito e facile da usare adottato dalla massa, ma siamo certi che a breve l’offerta aumenterà, diversificandosi.

Anche se fosse tecnicamente possibile bloccare ChatGPT, gli insegnanti dovrebbero impiegare moltissimo tempo alla ricerca dei contenuti teoricamente generati dall’Intelligenza Artificiale, rischiando poi di bollare come “artefatto” un elaborato invece del tutto originale. Ne vale davvero la pena?

Invece di iniziare una guerra senza fine con un esercito di chatbot, un primo valido approccio potrebbe essere quello di considerare ChatGPT alla stregua delle calcolatrici, permettendone l’utilizzo in alcune situazioni e vietandolo in altre e dando per scontato che, appena ne avranno l’opportunità, gli studenti lo utilizzeranno.

A conclusione dell’anno scolastico, si dovranno invece considerare strategie a medio e lungo termine.

ChatGPT può essere il migliore amico degli insegnanti

Il secondo motivo per non bandire ChatGPT a scuola è che, con il giusto approccio, può essere uno strumento didattico efficace.

Ad esempio, può essere utilizzato per creare delle linee guida per la composizione di elaborati testuali, che poi gli studenti dovranno seguire.

Da un lato, questa metodologia permetterebbe di spostare il focus sulla capacità di produrre un output sulla base di un riferimento; dall’altro, insegnerà ai giovani come relazionarsi con queste nuove tecnologie e trarne il massimo beneficio.

Ma la creazione di schemi è solo uno dei molti modi in cui ChatGPT potrebbe essere utilizzato in classe. Potrebbe invece essere utilizzato per scrivere piani di apprendimento personalizzati per ogni studente, sulla base delle attitudini individuali. Oppure, potrebbe generare idee per attività da sviluppare in classe.

La strategia dovrebbe essere quella di utilizzarlo come punto di partenza per migliorare le attività di base o per fornire un sistema di tutoraggio fuori dagli orari scolastici.

studenti che usano chatgpt a scuola

Conclusioni

La tecnologia su cui si basa ChatGPT non scomparirà magicamente: è arrivata ed è qui per restare.

Anzi, è probabile che le performance di questi algoritmi crescano in modo esponenziale, allargano i propri confini fino a inglobare molte più attività di quelle di cui si possono occupare attualmente.

Gli educatori che si oppongono a questi strumenti non sono affatto irrazionali: la tecnologia utilizzata è dirompente e richiede un adeguamento di diversi processi legati all’insegnamento.

Gli studenti di oggi si diplomeranno in un mondo pieno di programmi di intelligenza artificiale generativi. Dovranno conoscere questi strumenti, i loro punti di forza e di debolezza e le loro caratteristiche per poterli utilizzare nel mondo del lavoro.

Per essere buoni cittadini, avranno bisogno di un’esperienza pratica per capire come funziona questo tipo di I.A., quali tipi di bias ha alla base e e come non vada usato in modo improprio.

Inclusione significa dare valore alla diversità, l’intervista a Francesca Vecchioni

Fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato.  

Ne abbiamo parlato insieme a Francesca Vecchioni e abbiamo fatto il punto della situazione in Italia rispetto alle tematiche di diversità e inclusione che, fin troppe volte, vengono sottovalutate o trattate guardando solo ai benefici economici.

Scrittrice, formatrice, attivista, esperta di linguaggi inclusivi, hate speech, unconscious bias e diritti civili, Francesca Vecchioni è Presidente di Diversity, fondazione no profit impegnata contro ogni forma di discriminazione e nella promozione del valore della diversità e della cultura dell’inclusione nel mondo dei media, delle aziende e nella società civile. 

L’intervista a Francesca Vecchioni

Sicuramente è uno dei volti più autorevoli in Italia rispetto alle tematiche legate alla diversity & inclusion, tanto da aver ideato i Diversity Media Awards, progetto di ricerca ed evento mediatico dedicato alla rappresentazione della diversità nei media nazionali di informazione e intrattenimento, e il Diversity Brand Summit, che identifica i brand considerati più inclusivi e ne misura il valore economico generato sulla base di una ricerca annuale consumer based (Diversity Brand Index). 

francesca-vecchioni-inclusione

I numeri del marketing inclusivo

Molto spesso si pensa che il marketing inclusivo sia solo il linguaggio e la comunicazione, poi ci si dimentica che per essere autentici e consistenti ed essere considerati “no washing” in realtà il valore che passa da un brand non passa solo attraverso le parole e la comunicazione che usa o le immagini in advertising, ma anche rispetto a quello che si sa, si pensa o si conosce di com’è anche internamente il brand. Per esempio quanto sia in grado, in qualche modo, di valorizzare e restituire l’inclusione verso le comunità. Quindi, essere inclusivi dipende molto da tanti fattori perché c’è una maturità anche nella valutazione dell’inclusione del brand” esordisce Francesca durante la nostra intervista. 

Proprio Diversity, insieme a Focus MGMT, si occupa ogni anno di un progetto di ricerca volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity & inclusion, il Diversity Brand Index. 

Una cosa è certa, anche dai dati che emergono dal nostro report annuale, il posizionamento, cioè il coraggio del brand di posizionarsi su tematiche di inclusione è premiato da parte delle persone ed ha un ritorno positivo e non ha un ritorno negativo come ci si potrebbe immaginare. Il ritorno negativo ce l’ha quando il brand lo fa in maniera non autentica. Il Net Promote Score, cioè l’indice di passaparola positivo su internet che è direttamente collegato con i profitti dell’azienda, ha un valore positivo enorme riferito alle tematiche dell’inclusione, cioè se un brand sa parlare in maniera inclusiva. L’autenticità, in tal senso, è fondamentale perché esiste anche un modo di parlare, di essere inclusivi, di far percepire il marketing che si sta utilizzando, un modo che può essere percepito come autentico e una modalità che, invece, può essere percepita come strumentale. Questo fa molto la differenza, perché siamo in una fase storica in cui le persone hanno sempre più consapevolezza e comprensione dei valori che li circondano”.

I dati del Diversity Brand Index 2022 parlano chiaro.

I marchi percepiti come inclusivi registrano un Net Promoter Score in ulteriore crescita (+5,3p.p.) rispetto all’anno precedente, attestandosi a +86,5%; per gli altri, l’NPS rimane invece molto basso, sebbene in attenuazione rispetto al 2021 (-77,2% vs -90,9%). Si conferma inoltre il differenziale della crescita dei ricavi tra i due gruppi di aziende, con un +23% a favore di quelle percepite come maggiormente inclusive.

Di fatto, fare scelte che volte al mondo dell’inclusione non porta solo a benefici in termini di brand positioning ma anche in termini di profitto. 

LEGGI ANCHE: Marketing inclusivo, perché i brand non possono ignorarlo

Come fare marketing inclusivo senza commettere errori

A questo punto la domanda viene naturale: perché le aziende sono così reticenti a fare delle operazioni di marketing inclusivo?

Penso che ci siano diverse ragioni. Partiamo dalla più banale: la non conoscenza e non competenza e quindi la paura di fare errori. Questa è una cosa a cui si può ovviare tranquillamente rivolgendosi a chi lo sa fare”.

Un bellissimo esempio, in tal senso, è l’advertising mondiale di Diesel, “Francesca”, realizzato da Publicis Italia con la consulenza di Diversity. Il corto, diretto da Francois Rousselet e interpretato dalla modella e attivista Harlow Monroe, riprende la transizione di Francesca nel tempo fino al momento in cui giunge alla sua vera identità. Il video si conclude con la realizzazione del suo sogno: entrare in convento e diventare suora.

Per farlo hanno chiesto sin dall’inizio il nostro intervento proprio per evitare di fare qualcosa di sbagliato, anche perché il tema metteva insieme identità di genere e religione. In quel caso, oltre ad aver seguito tutta la parte di casting, della gestione dello storyboard, ci siamo occupate anche di come la protagonista utilizza i farmaci. Ci sono tutta una serie di aspetti da seguire. Naturalmente il fatto che la protagonista sia una persona trans è essenziale. Quando fai comunicazione, è fondamentale avere sempre le persone che rappresenti sedute al tavolo. Una campagna così non può essere sul prodotto, deve essere sul brand e, soprattutto, valorizzare un tema attraverso il brand, ma nello stesso tempo deve parlare di quel tema con le comunità. E poi alla fine ci siamo occupati della restituzione, facendo un’analisi delle migliori associazioni al mondo a cui fare una donazione e abbiamo selezionato per loro un’associazione che si occupa di accessibilità al lavoro per le persone trans”. 

Quello che è chiaro è che per lanciare un messaggio inclusivo le aziende devono avere coraggio, essere autentiche e mantenere una coerenza tra l’interno e l’esterno. 

Il coraggio serve. Se decidi di lavorare su certi temi devi sederti con le persone con cui si parla perché altrimenti non sai parlare nella maniera corretta, hai bisogno di avere chiaro il registro narrativo perché se devi parlare in maniera inclusiva non puoi usare un registro paternalistico o pietistico, ma devi saperlo fare. Cosa che, invece, nella comunicazione purtroppo stereotipizzata classica è frequente. Se vuoi raggiungere e parlare di alcune persone che in qualche modo si sentono già marginalizzate non le raggiungerai mai se ne parlerai in maniera pietistica. Il paternalismo è uno degli errori più eclatanti dei linguaggi del marketing che vorrebbe essere inclusivo ma che di fatto non lo è” ha commentato Francesca.

Ma come possono i brand essere davvero inclusivi?L’inclusione non deve essere un atteggiamento paternalistico, deve essere piuttosto creare un ambiente in cui dare valore alla diversità. Questo significa non farlo dall’alto perché ho il potere di farlo, ma al contrario significa farlo insieme e scendere dal piedistallo in cui sono, nel momento in cui mi accorgo che questo mondo è disegnato in maniera scorretta. È per questo che nell’advertising, nelle aziende, nel marketing deve esserci un’accessibilità più ampia al lavoro, perché devono esserci le persone che pensano, che disegnano, che creano contenuti facenti parte di tutte le categorie della diversity. Invece noi continuiamo a far parte di un mondo che non mette tutti sulla stessa linea di partenza, c’è sempre qualcuno che parte con dei metri di svantaggio o di vantaggio. Il problema è che chi disegna il mondo ha dei metri di vantaggio, costringendo le persone che partono indietro a dover recuperare, ma naturalmente non è così semplice”.

LEGGI ANCHE: Nike, IKEA e altre campagne di marketing inclusivo che celebrano la diversità

Rappresentare la diversità come tema principale nella nostra società

Eppure il tema dell’inclusione è sempre più cruciale nella nostra società attuale, tanto che da quest’anno a maggio si celebra il mese europeo della diversità in tutta l’UE. Con questa iniziativa la Commissione Europea incoraggia tutte le aziende a promuovere le politiche in materia di diversità e inclusione, coinvolgendo il personale in occasione di workshop o sui social, utilizzando ad esempio l’hashtag #EUDiversityMonth. 

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Ma perché rappresentare la diversità è così importante? Francesca Vecchioni spiega: “Ci sono ovviamente vari aspetti. Partiamo da quello più importante: la società è tutta diversa e quindi se non riesci a rappresentarla non stai parlando con tutte le persone. Se la persona non riesce ad identificarsi con la tua rappresentazione, non stai parlando con lei. Questo è essenziale nel marketing: se qualcuno non si sente protagonista del dialogo che stai attivando, ti ascolterà di meno. 

Ma questo primo punto è insufficiente perché la verità è che quando parli in maniera inclusiva non parli solo alle persone che stai coinvolgendo ma parli anche a tutte quelle persone che hanno a cuore quelle tematiche, anche se non sono parte di quelle comunità. Quindi i numeri che raggiungi sono ancora più ampi perché l’inclusione è un meccanismo di empatia fortissimo e le persone che raggiungi, riesci a raggiungerle con una forza e con un legame che è molto più forte di tanti altri legami perché è un legame di valore, perché ha a che fare con i valori profondi che ci portano verso le altre persone, che ce le fanno difendere, che ce le fanno tutelare. 

Poi c’è un aspetto che è legato all’immagine di un brand che non è solo i prodotti e i servizi che vuole vendere, ma è anche quanto vuole attirare valore su di sé anche per altre ragioni. Se il tuo brand sarà in grado di mostrare la propria inclusione e di farla anche al proprio interno significa che crea ancora più innovazione perché attirerai anche nuovo personale che avrà voglia di lavorare dentro un’organizzazione così e avrà un parco di talenti diversificato nell’ambito della diversità capace appunto di creare innovazione. 

Questo cerchio si chiude ricordandosi che più un’azienda è in grado di inglobare la diversità nella propria organizzazione più sarà in grado di scrivere e parlare verso l’esterno, di creare prodotti, servizi e comunicazione perché disegni già un ambiente che rispecchia meglio la società. Tutto questo ha un valore di benessere che ha un impatto sulla società e come brand attivi un valore di responsabilità verso il resto della società perché stai modificando un immaginario collettivo e quando lo fai in positivo stai abbattendo dei limiti e quindi crei valore. Questa cosa crea un benessere che ricade anche sull’economia naturalmente. Tutte le società che riducono le diseguaglianze sono società che aumentano il proprio benessere economico”.

A che punto è la situazione in Italia? 

Nonostante i brand che investono nella diversity & inclusion siano aumentati del +23%, in Italia siamo ancora lontani sul piano dell’inclusività. 

Ci sono tanti indici a livello internazionale per misurare le diseguaglianze e molti indicatori ci danno sempre indietro. L’Italia è indietro a partire dalla consapevolezza. Però siamo anche in grado di svegliarci perché siamo noi che facciamo la cultura di un Paese e l’advertising e il marketing fa parte di questo. Un’azienda deve essere consapevole dell’impatto che ha sull’immaginario collettivo. E sono felice che si possa rendere conto di quanto anche economicamente possa fare la differenza perché questo può spingerla a muoversi. L’aspetto economico, chiaramente, deve combaciare con l’aspetto culturale di coerenza, altrimenti è un rischio e basta”. 

Diversity, un punto di riferimento per la cultura dell’inclusione

Fondata nel 2013 da Francesca Vecchioni e Gabriella Crafa, “l’idea di Diversity è nata su un terrazzo di una notte d’estate in compagnia di amici. Eravamo io e Gabriella che siamo le due socie fondatrici e stavamo pensando in quel momento alle tematiche LGBTQIA+, ma da subito Diversity è nata su tutte le aree perché era impossibile concepirla solo su un’area. Stavamo ragionando sulla necessità di influenzare positivamente chi lavora nel mondo dei media per cercare di dare una rappresentazione che impattasse sull’immaginario collettivo e abbattesse gli stereotipi e i pregiudizi, ribaltando il pensiero negativo legato alla diversità in un pensiero positivo. Eravamo convinte che questo fosse più potente di tante altre battaglie.

francesca vecchioni inclusione

Come Diversity noi lavoriamo in tanti ambiti legati all’inclusione, sia sui media che sulle aziende. Ed è un lavoro che non finisce mai perché il linguaggio, la comunicazione sono in continuo movimento e noi lavoriamo mettendo insieme più soggetti e quindi anche noi continuiamo ad imparare. Lavoriamo con la ricerca, con le università, con gli osservatori per reperire i dati, lavoriamo con le comunità e con le associazioni, lavoriamo con chi fa comunicazione, con chi si occupa di idiomi e di linguaggio”.

Certo, fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato. 

LEGGI ANCHE: Inclusione e diversità danno forza alla tua strategia di comunicazione: ecco come

La campagna di IKEA Israele

Una campagna molto bella è “ThisAbles” di IKEA che ha realizzato add-on per i loro mobili. Hanno creato i file per fare la stampa digitale di questi oggetti da aggiungere ai loro mobili per renderli fruibili per tutte le disabilità motorie o difficoltà legate alla salute mentale. IKEA ha mostrato i dati e quei prodotti avevano aumentato le loro vendite del 30%. Questo non è solo marketing inclusivo, è design inclusivo. E il concetto è che al tavolo hai portato le persone con disabilità altrimenti non saresti riuscito a farlo”.

Il punto chiave di tutto sono le persone. Non puoi fare a meno di parlare di loro dopo averle ascoltate, dopo aver capito le loro istanze e dopo averle portate a credere nei tuoi valori. Valori che prevedono etica, rispetto, inclusione e benessere. 

Francesca Vecchioni, che di recente ha pubblicato con Luca Trapanese il libro per bambine e bambini “Le avventure del SottoSotto – una città segreta sotto la 3° C”, ha saputo sintetizzare tutto questo in poche parole: «Nel marketing l’impatto sull’immaginario collettivo è enorme, quindi la responsabilità nel saper usare questo strumento eccezionale è fondamentale».

Big Activation: Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

A distanza di dieci anni, Louis Vuitton e Yayoi Kusama tornano a lavorare insieme, con una speciale collezione e una serie di iniziative che attraversano l’intero pianeta.

La collaborazione tra l’artista giapponese di fama mondiale e il brand di lusso si rinnova con un progetto che si preannuncia come spettacolare. Gli iconici pois, alter ego dell’artista, fanno il giro del mondo.

Yoyoi Kusama x Louis Vuitton

Kusama ha incantato le persone di tutto il mondo con la sua arte, compiendo un viaggio straordinario dal Giappone rurale fino alla fama internazionale e al riconoscimento come artista femminile più influente del nostro tempo.

Sfumando i confini tra i generi, continua ad affascinare generazioni attraverso le sue magiche creazioni.

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Louis Vuitton e Yayoi Kusama si uniscono per creare una collezione unica che celebra il potere dell’arte, dell’audacia e della maestria artigianale.

La collaborazione vede la reinterpretazione dei motivi iconici del brand: il leggendario monogramma di LV viene reimmaginato con elementi tratti dai pezzi firmati da Kusama come Infinity Dots, Painted Dots, Psychedelic Flower e Metal Balls.

A dimostrazione del savoir-faire di Louis Vuitton, un’innovativa tecnica di serigrafia riproduce le pennellate di Kusama, dando vita a un effetto 3D dipinto a mano straordinariamente realistico“.

Louis Vuitton e la spettacolare collaborazione con Yayoi Kusama

Applicate a mano, una per una, le mezze sfere metalliche di varie dimensioni animano una selezione di pezzi della collezione con un sorprendente effetto a specchio argentato” si legge in una nota. Il risultato è una rivisitazione innovativa di stili senza tempo che celebra l’arte attraverso la moda.

Creatività senza precedenti in giro per il mondo

Il progetto è diventato subito un fenomeno mondiale, la speciale collaborazione è uno spettacolo indimenticabile da vivere nelle città principali in cui il brand è presente, ma anche in mondi immersivi creati appositamente.

Sulla Fifth Avenue di New York è comparsa l’artista di 93 anni in formato robot che dipinge i suoi famosi pois all’interno della vetrina del negozio.

Louis Vuitton e Yayoi Kusama

Oltre all’automa, nell’elegante negozio della Fifth Avenue si rende omaggio a Kusama attraverso una gigantesca installazione che decora la facciata del palazzo.

Spiccano anche le imponenti strutture 3D a Tokyo. L’enorme display mostra inizialmente il baule LV Damier a pois per poi rivelare le tre iconiche zucche di Kusama.

Le animazioni ruotano su immagini di sfere luccicanti provenienti dall’opera d’arte Narcissus Garden insieme ad altri oggetti LV della collezione.

La seconda collaborazione di Louis Vuitton con l’artista Yayoi Kusama, passa anche dal flagship store degli Champs-Élysées che subisce un massiccio restyling con una gigantesca scultura di Yayoi Kusama che sbircia dall’alto dell’edificio.

Louis Vuitton

Il progetto riconosce le opere d’arte come qualcosa di veramente speciale, in grado di connettere le persone di tutto il mondo con il suo irresistibile fascino.

I nuovi spazi di Louis Vuitton a Milano

Il nuovo concept store di Louis Vuitton a Milano ha aperto negli spazi dell’ex Garage Traversi a pochi passi da Piazza San Babila.

Mentre procedono i lavori di rinnovo nella sede storica di Palazzo Taverna, dove il marchio prevede di tornare tra due anni, si inaugura una nuova location suddivisa su tre livelli che ospita spazi dedicati al retail e a progetti speciali con un calendario che alterna pop up experience ed esibizioni immersive dalla vocazione artistica e culturale.

Per annunciare la nuova collezione in edizione speciale, in San Babila, sulle tre colline della piazza, sono comparse tre zucche colorate a pois in netto contrasto con l’architettura fascista del luogo.

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notizie della settimana - weekly recap copertina

ChatGPT a pagamento e le altre notizie Ninja della settimana

Tra le notizie della settimana diamo grande spazio alle conversazioni su AI e ChatGPT.

L’intelligenza artificiale non è affatto un concetto nuovo, ma quando uno strumento così potente conquista l’adozione di massa, l’effetto è disruptive e destabilizzante.

Avevamo iniziato a parlare dell’esplosione di ChatGPT prima della pausa natalizia (in questo articolo abbiamo “intervistato” l’AI di OpenAI e qui abbiamo parlato con gli autori del Manifesto italiano dell’AI), ma proprio alla fine dell’anno il generatore di testi ha monopolizzato i feed dei social network.

E non sono solo i Copywriter a tremare per l’introduzione di questa tecnologia a livello massivo: immagini, modelli 3D, avatar e persino musiche e voci possono essere generate da questi strumenti (qui trovi una bella lista di tool), mentre le Big del Tech studiano diversi livelli di introduzione del sistema nei loro prodotti e crescono le preoccupazioni sulla regolamentazione dei diritti d’autore.

Occhi, quindi, ben aperti sugli sviluppi di questa tecnologia nel 2023 appena iniziato, su come impatteranno sul mondo del lavoro, sulla SEO, sui processi aziendali e i trend di marketing e sulla Creator Economy.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

OpenAI inizia la sperimentazione di ChatGPT Professional

La startup ha annunciato su Discord che presto lancerà una versione premium del suo chatbot diventato virale. OpenAI ha dichiarato che sta “iniziando a pensare a come monetizzare ChatGPT per garantire la redditività a lungo termine dello strumento“.

Per accedere alla versione a pagamento al momento c’è una waitlist.

Come funzionerà il copyright per i contenuti generati dall’AI

Se lo chiede Chris Sutcliffe in un articolo su TheDrum, per capire in che modo la pubblicità e il marketing potranno effettivamente sfruttare l’intelligenza artificiale. Non esiste ancora uno standard su “quanto” sia necessario l’intervento umano perché l’output sia considerato tutelabile e, anzi, probabilmente sarà una questione che spetterà ai tribunali valutare.

OpenAI potrebbe valere 29 miliardi di dollari

L’azienda creatrice di ChatGPT starebbe discutendo la vendita di azioni ai fondi di venture Thrive Capital e Founders Fund. Secondo il WSJ l’offerta valuterebbe la società intorno a 29 miliardi di dollari, rendendola una delle startup più preziose degli USA.

Le notizie della settimana: i rischi SEO dei contenuti generati con l’AI

Uno strumento potente con delle limitazioni che è importante conoscere, prima di decidere di utilizzarlo per un progetto SEO.

Leggi qui potenzialità e limiti di questa pratica.

Microsoft vuole aggiungere Chat GPT a Office

Secondo quanto riportato da The Information, l’azienda intende incorporare l’intelligenza artificiale alla base di ChatGPT in Word, Outlook, Powerpoint e altre applicazioni. Gli utenti avranno così la possibilità di arricchire un documento con porzioni di testo generati automaticamente, sulla base di una richiesta digitata.

Instagram inizia il rilascio del badge “Trending”

La funzione per gli account business identificherà quei brand che riescono a ottenere più visite da parte degli utenti a parità di follower.

notizie della settimana funzione trending di instagram

Il “vero metaverso” ancora non esiste, ma interessa sempre più brand

Secondo l’analisi dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, dei 141 mondi virtuali esistenti solo il 44% (62 piattaforme) è già Metaverse Ready, ossia liberamente accessibile da chiunque, persistente, economicamente attivo e con componenti di interoperabilità.

Rientrano in questa categoria piattaforme come Decentraland, The Sandbox o l’italiana The Nemesis.

Le aziende però stanno già dimostrando forte interesse e stanno testando l’ingresso in mondi virtuali, con ben 308 progetti realizzati da 220 aziende. La maggioranza riguarda i settori Retail (30%) ed Entertainment (30%), ma si trova anche un 9% di progetti Finance and Insurtech e il 5% Food&Beverage.

H&M punta sulla sostenibilità con un’attivazione su Roblox

Il marchio ha creato un nuovo regno virtuale chiamato Loooptopia Experience.

Gli utenti possono esplorare una varietà di mondi alternativi e interagire con mini-giochi, sessioni di styling ed eventi dal vivo per raccogliere ingredienti e creare capi di abbigliamento che possono essere indossati dal proprio avatar digitale. I giocatori possono anche scambiare i vestiti con gli amici o riciclarli per guadagnare “elementi super-rari”.

Il 2023 sarà l’anno dell’esplosione della creator economy

Man mano che l’economia dei creatori diventa un punto di riferimento per il settore, i marketer dovranno trattare queste partnership come investimenti utili, invece che come aggiunte dell’ultimo minuto ed economicamente vantaggiose per le campagne.

Tra la rapida ascesa di TikTok, l’espansione di Instagram e la proliferazione di nuove piattaforme di social media, non è mai stato così facile per i marchi entrare in contatto diretto con i consumatori. L’analisi è di AdWeek.

I giorni migliori per postare sui social nel 2023

A fare il punto sul timing giusto arriva in soccorso di tutti i social media manager un’agile infografica di Giraffe.

notizie della settimana - i giorni migliori per postare sui social

Il lunedì va bene solo per Facebook e TikTok, mentre via libera su (quasi) tutti i social il venerdì.

Le notizie della settimana: Marketing Outlook 2023

Con la Marketing Manager Marianna Tramontano, abbiamo sintetizzato il punto di vista delle principali società di consulenza e Big Tech.

Partendo dal contesto e dal consumatore, abbiamo identificato quelle aree strategiche e le tecnologie in cui sia le aziende B2C e sia quelle B2B dovranno investire.

Ascolta qui quello che ha detto ai nostri microfoni.

 

marketing trends 2023

Marketing Outlook 2023: scenari, tendenze e tecnologie su cui investire

Ogni anno vengono pubblicati innumerevoli articoli e analisi che provano a indicare la strada in termini di strategie e azioni da intraprendere. La redazione di Ninja aveva individuato ben oltre 70 report lo scorso anno.

Se da un lato è sempre bene prepararsi con un piano di azione, negli ultimi anni abbiamo compreso quanto sia fondamentale l’essere pronti a rivedere tutto in corso d’opera. Come pianificare i prossimi mesi e dove investire sforzi e risorse?

Al fine di facilitare nell’impresa, abbiamo sintetizzato il punto di vista delle principali società di consulenza e Big Tech. Partendo dal contesto e dal consumatore, abbiamo identificato quelle aree strategiche e le tecnologie in cui sia le aziende B2C e sia quelle B2B dovranno investire.

Il contesto

 

“Marketing is the force that shapes our wants and lifestyles more than we really realize” 

Philip Kotler 

 

Certe cose non cambieranno mai, una di queste è il cliente al centro di tutto. Questo presupposto – per nulla scontato ancora oggi – comprenderlo e assecondarlo risulterà sempre più importante e allo stesso tempo complesso. Sarà inutile portare avanti attività di branding senza considerare l’inflazione e l’effetto sui suoi comportamenti d’acquisto; investire in tecnologie all’avanguardia senza considerare l’esperienza d’acquisto; fare grandi promesse senza considerare la complessità dei suoi valori e delle sue reali preoccupazioni.

È per questo motivo che l’analisi parte da alcuni eventi e dati del 2022 al fine di delineare il contesto in cui ci stiamo muovendo.

L’impatto dell’inflazione sulla fedeltà di marca

Dal punto di vista politico, abbiamo aperto l’anno con la Guerra in Ucraina. Abbiamo assistito quindi alla conseguente crisi alimentare ed energetica, oltre all’inasprirsi della crisi climatica. Sullo sfondo l’aumento dell’inflazione:  secondo l’ISTAT il dato del 2022 è il più alto dal 1985.

Per delineare gli effetti del contesto economico sul consumatore che sta inevitabilmente rivedendo la propria “spesa”, Deloitte ci fornisce una fotografia con il Consumer Tracker, osservatorio attivato durante la pandemia e che mensilmente monitora il sentiment del consumatore in 24 Paesi. 

Stando ai dati relativi all’ultima rilevazione in Italia (25/12/2022):

  • il 53% degli intervistati italiani ritiene peggiorata la propria condizione finanziaria;
  • solo il 29% riesce a risparmiare alla fine del mese; 
  • il 27% ritiene di potersi permettere dei beni voluttuari.

Secondo la stessa survey, l’Italia risulta essere il Paese in cui la preoccupazione sull’aumento dei prezzi è sentita maggiormente (68%).

Preoccupazione inflazione a livello globale

Nella testa di un consumatore alle prese con nuovi modi per risparmiare, risulterà fondamentale essere o diventare un brand insostituibile. Sarà un termometro della fedeltà dei propri clienti. Secondo il Guardian, infatti, circa un quinto dei consumatori non cambierà brand a favore di un prezzo più basso.

Nel corso dell’analisi, approfondiremo alcuni dei fattori che possono agevolare nel diventarlo.

Gartner Il Comportamento acquisto con l'inflazione

Il panorama dei Social Media

È stato l’anno in cui Meta ha perso un milione e mezzo di utenti per la prima volta con conseguenti effetti sul titolo a Wall Street (-20%, febbraio 2022); Elon Musk ha acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari; Tik Tok ha superato 1 miliardo di utenti attivi.

Gli investimenti in Influencer Marketing sfiorano i 300 milioni di euro con un incremento dell’8% rispetto al 2021 (Fonte: UPA). Se alcune testate parlano già della fine dei social media, i dati sull’utilizzo mostrano un trend del numero di iscrizioni in aumento. La crescita più importante è quella di Tik Tok con un engagement rate medio del 4.1% (6 volte superiore a quello medio di Instagram).

Trend iscrizioni Social Media - marketing

Se da un lato, il 2022 è stato l’anno della nascita e della fine del Live Shopping (Tik Tok e Meta hanno preferito disabilitare la funzione, mentre YouTube ha accelerato annunciando la collaborazione con Shopify), dall’altro rappresenteranno ancora un’importante “piazza” in cui essere presenti per rafforzare la relazione con la nostra audience, ma in modalità diverse.

Secondo eMarketer, la crescita si avrà anche nel numero di acquisti. Un altro dato ce lo fornisce Deloitte con le recenti TMT Predictions 2023 in cui si stima una spesa a livello globale superiore ai 1.000 miliardi di dollari.  

Trend acquisti Social eMarketer

Valori e Purpose

 I Valori e il Porpuse sono gli elementi comuni agli insight analizzati e l’imperativo per il 2023. Abbiamo fatto i conti con la più grande siccità da 500 anni a questa parte, mentre in America viene cancellato il diritto all’aborto. Great Resignation e Quite Quitting sono le tendenze che stanno caratterizzando il mercato del lavoro.

Le big tech licenziano oltre 150.000 dipendenti (52.000 solo nel mese di novembre). 

Solo in Europa le imprese sono state multate per oltre 830 milioni di euro per violazioni del GDPR, l’80% è attribuito a Meta. L’anno si è concluso con una diretta del Parlamento Europeo “Corporate Sustainability Reporting Directive” con cui si stabilisce che i dati relativi alla sostenibilità dell’impresa assumono gli stessi valori dei dati finanziari. 

Parlare di Purpose e di Valori significherà fare i conti con una società stanca che pretende una presa di posizione da parte dei brand. Vedremo in seguito ulteriori dettagli.

Partendo dal contesto e dagli insight abbiamo identificato le tre aree strategiche in cui non si potrà sbagliare:

  1. La sfida dei dati
  2. First-data experience
  3. Customer Engagement 
  4. Brand Values

Marketing Trend: la sfida dei dati

Tendenze come l’intelligenza artificiale, i metaversi, le ricerche vocali avranno un ruolo importante ed è bene conoscerle e valutarle per il proprio business. Tuttavia, se le risorse sono scarse sarà necessario concentrarsi sulla principale sfida dei prossimi anni: i dati e tutto quello che ruota intorno a questo concetto (privacy, sicurezza e fiducia). 

Il 2022 doveva essere l’anno dell’eliminazione dei cookie di terze parti, rinviata successivamente al 2024. Si è rivelato poi essere l’anno in cui il leader di mercato Google Analytics è stato messo in discussione: una sentenza ha spinto molti brand europei a sostituirlo senza indugio. In questi due eventi è possibile intravedere il peso che la gestione del dato avrà sul business, influenzando direttamente il comportamento d’acquisto. 

La ricerca CISCO Customer Privacy lo conferma: l’81% dei consumatori intervistati vede nel modo in cui un’azienda è trasparente sul trattamento dei dati personali una prova del rispetto che ha per i consumatori.

Lo sostiene anche Matt Brittin, Presidente Google Europa, Medio Oriente e Africa, menzionando una ricerca simile condotta da Google: il 43% degli intervistati una cattiva gestione della privacy può portare a scegliere un altro brand.

L’imprevedibilità del comportamento digitale

Non è un caso che Gartner abbia indicato nella recente pubblicazione Chief Marketing Officer Leadership Vision 2023 la forte attenzione alla gestione dei dati e la conseguente imprevedibilità del comportamento digitale del consumatore come uno dei principali trend con cui fare i conti.

Stando alla ricerca, circa il 73% dei consumatori naviga ormai in modalità anonima e circa l’81% disabilita notifiche. Il grafico mostra le principali misure adottate dal consumatore per proteggere i propri dati:

Gartner | Azioni privacy utenti - marketing

Tali azioni e il contesto giuridico non facilitano quelle aziende non ancora mature dal punto di vista di analisi del dato (33% secondo l’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano).

Il traguardo è arrivare alle Predictive Analytics, essenziali nei prossimi anni e il cui giro di affari si stima supererà 100 miliardi di dollari entro il 2027 (fonte: DatatoBiz). 

Non solo GDPR, anche altre norme avranno impatto sul marketing digitale con modalità diverse: il Regolamento ePrivacy rimandato più volte dal 2017 e al momento previsto nel 2025, il Digital Markets Act, il Privacy Shield e il Google Privacy Sandbox.

First-data experience

Da Deloitte a PwC, Google, Gartner, la personalizzazione è al centro delle indicazioni strategiche per i prossimi anni: dai touchpoint digitali e fisici ai messaggi in fase di acquisto e alla relazione post-vendita. L’utente che trova intrusivi il geotracking, il device listening e notifiche continuerà ad aspettarsi un’esperienza dedicata a lui, che magari vada al di là del prodotto stesso.

Deloitte parla di Human First – Data Experience finalizzata a conquistare la fiducia partendo dalla relazione. In questa espressione sono presenti due elementi che definiranno la Customer Experience nel 2023: First – Party Data e l’interazione umana.

I dati di prima parte – ovvero tutte quelle interazioni che un utente ha con un brand, dalla visita al sito alla vendita passando per newsletter, chiamate al call center, visite in negozio – rappresenteranno il patrimonio informativo da raccogliere in modo integrato (davvero).

Customer Engagement 

Riprendendo Gartner, il Marketing avrà il ruolo di “orchestrare” le customer journey  e il customer engagement, creando valore reciproco tra i canali digitali. Gli investimenti dovranno essere quindi orientati a migliorare l’esperienza degli utenti in tutti i touchpoint, fisici e digitali, considerandoli come un unicum

Gartner Customer Journey Orchestration - marketing

Nel delineare le tendenze e le previsioni per il marketing digitale del 2023, Google menziona le super app come un benchmark che alza molto le aspettative. Non potremo ambire a creare “l’app di tutto”alla Elon Musk, ma sarà importante coinvolgere l’utente in una relazione più ampia che non termina con la mera vendita del prodotto. Con le super app le possibilità per i brand sono infinite.

Brand Purpose e valori nella strategia di Marketing

Riepilogando, la gestione della privacy determinerà la fiducia che il consumatore vorrà dare al nostro brand; l’interazione umana, la personalizzazione, la convenienza e l’efficienza saranno alla base della relazione. Tutto questo però non basterà per mantenerla in futuro.

Valori e Purpose rappresentano gran parte delle raccomandazioni per il prossimi anno dei leader di Google: inclusività, purpose e autenticità insieme dovranno far parte del DNA delle aziende.

Evitando quindi il “purpose-washing”, pubblicità e comunicazione dovranno essere supportate da azioni concrete e i valori proclamati dovranno diventare tangibili nelle componenti. 

Secondo Hubspot, l’89% dei brand che hanno investito in contenuti relativi alla responsabilità sociale d’impresa stanno pianificando d’incrementare i loro budget.

Per riepilogare abbiamo creato un’infografica che riassume i principali trend e le sfide per i marketing manager del 2023.

Infografica Marketing Outlook 2023Trend e Scenari

Tech Trends

Identificate le aree strategiche, non ci resta che focalizzarci sulle tecnologie abilitanti considerate strategiche per i prossimi anni. Per farlo ci riferiremo all’ultimo report pubblicato da Deloitte Tech Trends 2023. Dalla ricerca emergono – tra gli altri – 2 principali trend che coinvolgono direttamente la direzione marketing e che si collegano al discorso fatto finora:

Artificial Intelligence

 

Think of deploying AI like onboarding a new team member. We know generally what makes for effective teams: openness, rapport, the ability to have honest discussions, and a willingness to accept feedback to improve performance.

Partiamo dall’Intelligenza Artificiale perché è riguarda tutti i punti analizzati.

Ormai si parla solo di ChatGPT, ma le potenzialità sono enormi: dall’analisi predittiva alla personalizzazione delle comunicazioni. KPMG stima che l’investimento totale in intelligenza artificiale raggiungerà i 150 miliardi entro il 2025.

La fiducia che emerge nei confronti dell’AI è ancora contenuta. Se il 73% delle aziende afferma che l’intelligenza artificiale è fondamentale per il loro successo, d’altra parte c’è ancora qualche resistenza nell’affidarle mansioni strategiche. Il 41% degli intervistati, infatti, è preoccupato per le implicazioni etiche; il 47% dei CEO è preoccupato per la trasparenza, ovvero la possibilità per gli utenti di comprendere i dati che sono vengono utilizzati.

L’esperienza immersiva

Si stima un mercato di 800 miliardi di dollari entro il 2024 quello delle tecnologie di realtà aumentata e virtuale (AR/VR) e nello specifico dei metaversi. Le aziende hanno raddoppiato l’interesse per i mondi virtuali, con decine di miliardi di investimenti in venture capital solo nell’ultimo anno.

Eppure Deloitte ridimensiona tutta l’attenzione che ruota attorno il metaverso.

Lo presenta come alternativa alle e-mail, alle chat e alle videocall, non come un sostituto delle esperienze dal vivo. A conferma della Human First – Data Experience di cui abbiamo parlato in apertura.  In altre parole, è meglio pensare al metaverso come a una versione più coinvolgente di Internet o internet+, citando testualmente.

 

Deloitte Tech Trends 2023