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Bernard Cova

Ninja Wrap Up #3: come si trasforma una community in abbonati

Il Ninja Wrap Up nasce per mettere insieme la potenza informativa e di Intelligence Ninja con la profondità dell’Alta Formazione. Si parte infatti da un condensato delle principali notizie Digital del mese – tra quelle selezionate ogni giorno dalla Redazione dalle più autorevoli fonti internazionali – per poi commentarle con i migliori esperti del settore e renderle applicabili concretamente.

Se ti impegni costantemente per restare al passo con le novità che impattano sulla tua professione, ma vorresti andare oltre il livello superficiale della notizia e affidarti a chi ne sa qualcosa per esperienza diretta, il Ninja Wrap Up è l’appuntamento mensile di cui ha bisogno per unire tutti i punti e imparare ad applicare nelle tue attività quotidiane nuovi trend e funzionalità, tool e best practice del Digital.

ninja wrap up #3

Si parte infatti da un condensato delle principali notizie Digital del mese, tra quelle selezionate ogni giorno dalla Redazione dalle più autorevoli fonti internazionali, per poi commentarle con i migliori esperti del settore e renderle applicabili concretamente.

Ninja Wrap Up #3: temi e ospiti

Il tema di questo nuovo appuntamento è: Da Brand Tribe a Subscription: trasformare una community in abbonati.

Mercoledì 12 aprile ti spiegheremo come valorizzare le relazioni tra gli individui e convertire una community in membership grazie al marketing tribale.

Bernard Cova, l’inventore del Marketing Tribale, terrà una Masterclass gratuita in esclusiva per la Ninja Tribe.

Cova è tra i professori di marketing più importanti del mondo e tra i più grandi esperti di Brand Tribes. Oggi Professore di Sociologia del Consumo e Marketing presso la Kedge Business School in Francia e Visiting Professor all’Università Bocconi di Milano, ha il merito di aver applicato per la prima volta la teoria delle tribù del sociologo Michel Maffesoli al marketing, ideando il concetto di community unita intorno a una marca.

Il programma e gli ospiti

 

ospiti wrap up #3

Ecco cosa troverai nel Ninja Wrap Up #3:

ore 12:30 – 13:00
I take away dei marketer per il mese di marzo – Ninja Team

ore 13:00 – 13:30
Il ruolo delle brand community nella toolbox dei marketer – Bernard Cova

ore 13:30 – 14:00
Da Ninja Marketing a Ninja: evoluzione di una brand tribe – Mirko Pallera

ore 14:00 – 14:30
Convertire una nicchia di interessi in micro-community .- Gianluca Perrelli

ore 14:30 – 15:00
Dietro le quinte di un modello di business in subscription – Ignazio Morici

ore 15:00 – 15:30
I fattori di successo del Community Management – Carlotta Calegari

Come partecipare al Ninja Wrap Up

Partecipare è semplicissimo: basta registrarsi a questo link per essere tra i primi ad approfondire e sperimentare le più recenti novità del mondo digital.

Puoi continuare a usare ChatGPT nella tua azienda tutelando la privacy. Ecco come

Dopo la comparsa di ChatGPT, il più popolare e utilizzato strumento di AI generativa che ha avuto senza dubbio il merito di rendere di uso comune l’Intelligenza Artificiale, aiutandoci forse a comprenderne meglio il funzionamento, le nostre vite ci sembravano un po’ cambiate, a causa delle implicazioni sulla sfera professionale che l’impiego di questa tecnologia prospettava.

Anche sulla sfera personale, però, l’impatto non era indifferente. Ce lo ha ricordato il Garante della Privacy che, sulla base della non aderenza alle norme contenute nel GDPR, ha imposto all’applicazione di OpenAI lo stop al trattamento dei dati della popolazione italiana.

LEGGI ANCHE: Stop a ChatGPT in Italia: il Garante della Privacy apre un’istruttoria

Al di là della curiosità della maggior parte degli utilizzatori, che si sono approcciati al sistema per gioco o per uso strettamente personale, molte aziende hanno scoperto con entusiasmo le possibilità di integrazione nei processi aziendali adottando immediatamente la nuova tecnologia per facilitare o velocizzare alcune operazioni.

La tegola dell’interruzione del servizio da parte di OpenAI ha quindi posto molte domande sulle possibilità di utilizzare il servizio in futuro. Domande che ci siamo posti anche noi.

Per questo, abbiamo sentito Gianluca Maruzzella, CEO e co-founder di indigo.ai e abbiamo scoperto che non tutto è perduto: ad esempio, che le interfacce dedicate agli sviluppatori continuano a funzionare e che GPT3 è ancora disponibile tramite i servizi Azure di Microsoft all’interno del territorio della UE ed è quindi completamente compliant alla GDPR.

Ecco cosa ci ha detto Gianluca.

 

Gianluca Maruzzella - Ceo di indigo ai - Come continuare a usare ChatGPT dopo l'istruttoria del Garante della Privacy

Facciamo chiarezza: ChatGPT è davvero bloccato?

Per noi è importante fare innanzitutto una premessa più ampia: il diritto alla privacy è fondamentale, e su questo non si discute.

La posizione del Garante, indipendentemente dall’effetto che ha scaturito, parte da una intenzione concettualmente corretta: fare chiarezza e regolamentare ove possibile un corretto trattamento dei dati di una organizzazione estera, OpenAI, rispetto ai cittadini italiani.

Allo stesso tempo crediamo sia importante favorire l’accesso alle tecnologie in quanto hanno un impatto diretto sulla competizione del nostro sistema-paese.

Fatte queste dovute premesse e tornando allo specifico caso di ChatGPT, è fondamentale distinguere il servizio rivolto agli utenti, che OpenAI ha scelto di non rendere accessibile agli utenti italiani in seguito alla richiesta del Garante di sospendere temporaneamente il trattamento dei dati,  dai modelli di linguaggio di OpenAI che sono attualmente accessibili dalle aziende, anche italiane, che vogliono utilizzarli per sviluppare le proprie soluzioni basate su AI generativa, come facciamo noi di indigo.ai.

Quali sono i servizi interessati dal blocco dopo l’istruttoria del Garante della Privacy?

In seguito all’istruttoria del Garante è stata disabilitata l’interfaccia più “consumer” di ChatGPT che era raggiungibile all’indirizzo chat.openai.com, sia nella versione gratuita sia in quella a pagamento.

L’istruttoria ha l’obiettivo di tutelare i cittadini italiani, in particolare assicurandosi che i loro dati vengano trattati in modo compliant alla GDPR e gestiti in data center all’interno dell’Unione Europea.

Avendo a disposizione un’interfaccia in cui potenzialmente scrivere qualsiasi cosa, con ChatGPT ogni cittadino italiano può riportare dei propri dati personali. Questi vengono poi gestiti attraverso data center di OpenAI collocati verosimilmente sul territorio statunitense, e di conseguenza utilizzati per migliorare le performance del modello al di fuori dell’Unione Europea.

stop a chatgpt

Quali sono invece quelli che continuano a funzionare?

Continuano a funzionare le interfacce dedicate agli “sviluppatori”.

Si tratta di un servizio di OpenAI chiamato playground che consente ad aziende e startup che vogliono sviluppare servizi innovativi utilizzando i modelli dietro ChatGPT di potervi accedere sia da interfaccia che attraverso API.

OpenAI ha sviluppato questi servizi pensando alle esigenze delle aziende, dando anche la possibilità di sfruttare l’infrastruttura tecnologica di Microsoft Azure che fornisce ambienti cloud in Europa e quindi completamente compliant alla GDPR.

Le realtà che vogliono utilizzare la potenza dei modelli sottostanti a ChatGPT all’interno del proprio stack tecnologico possono quindi continuare a farlo perché accedono ai modelli attraverso i servizi Azure di Microsoft, quindi i dati non fuoriescono dai confini europei.

Ad esempio, nel nostro caso abbiamo sviluppato una piattaforma rivolta alle aziende per consentire loro di creare chatbot di nuova generazione.

La nostra piattaforma utilizza diversi modelli di intelligenza artificiale generativa, tra i quali anche quelli creati da OpenAI, naturalmente sfruttando le opportunità rivolte agli sviluppatori e nel massimo rispetto della privacy grazie ai servizi di Azure che opera nell’Unione Europea.

Inoltre, ben prima di questo provvedimento del Garante della Privacy, abbiamo sempre posto massima attenzione al trattamento dei dati che facciamo anche e per conto dei nostri clienti: abbiamo nominato un Data Protection Officer e, nei contratti che facciamo sottoscrivere ai nostri clienti per l’utilizzo del nostro software, noi veniamo sempre nominati come responsabili esterni del trattamento dei dati mentre il cliente invece risulta essere titolare del trattamento.

Questo ci consente di fornire alle aziende italiane che a loro volta hanno utenti in italia, una soluzione per la creazione di chatbot che sfrutta la potenza delle più avanzate tecnologie sviluppate dalle big tech, ma fornendo loro opportunità di controllo, sia sui dati sia sui messaggi.

Le aziende possono così utilizzare la conoscenza generalista di GPT3 e integrarla con la conoscenza di settore e i dati dell’azienda, rispetto ai quali possono avere il massimo controllo rispetto all’accuratezza dell’informazione e nel massimo rispetto della privacy.

Al momento, utilizzare una VPN è davvero l’unica soluzione per l’utente medio?

Qualunque utente può accedere a ChatGPT simulando la connessione da un paese che non è l’Italia. Per farlo è possibile utilizzare una VPN. Ad esempio, tramite il browser Opera è possibile attivare gratuitamente una VPN ed accedere sia a ChatGPT che a Bard.

Una seconda soluzione potrebbe essere connettersi al playground, la piattaforma dedicata agli sviluppatori.

In questo caso c’è un costo di utilizzo estremamente accessibile (circa 0,001€ a messaggio). Trattandosi però di un’interfaccia progettata per gli sviluppatori è meno user friendly della versione di ChatGPT disponibile all’indirizzo chat.openai.com.

Che contromisure dovrebbe adottare chi ha iniziato a utilizzare questo strumento nei processi aziendali?

In questi mesi in cui ChatGPT è salito alla ribalta ci sono state due principali modalità in cui è stato inserito lo strumento nei contesti aziendali.

Da una parte tanti professionisti lo hanno utilizzato come supporto alla propria operatività per fare meglio il proprio lavoro, chiedendo a questi tool di AI generativa di scrivere mail, brief, elaborare pensieri, costruire presentazioni, etc.

Dall’altra, chi ha avuto modo di sfruttare questo modello da sviluppatore e ha trovato degli ambiti di applicazioni interessanti per l’utilizzo di chatGPT come modello di linguaggio da integrare in soluzioni B2BC, ha anche potuto inserirlo a pieno regime all’interno di un processo aziendale chiamandone le API – quindi in modo sicuramente più invasivo.

In entrambi i casi è possibile continuare ad ottenere i benefici dell’AI generativa, senza dover mettere in discussione il diritto fondamentale alla privacy degli individui.

In ogni caso le rincipali contromisure sono le seguenti:

  • Prima di tutto continuare a prestare attenzione al tema del trattamento dei dati e quindi, qualsiasi sia l’applicazione messa in piedi, trovare sempre le giuste modalità per informare l’utente sul trattamento dei dati durante l’utilizzo. Naturalmente questa non dovrebbe essere una novità: la stessa attenzione sarebbe stata necessaria anche prima della diatriba tra Open AI e Garante della Privacy. Chi lo ha usato per scrivere le mail, ad esempio, può ricorrere all’uso di VPN in attesa che si risolva la disputa tra il Garante risolve e Open AI, in quanto nella maggior parte dei casi non serve trattare dati personali per assolvere allo scopo. Chi invece ne ha usufruito per la realizzazione di servizi rivolti ai consumatori finali, quindi sfruttando le interfacce da sviluppatore, potrebbe continuare ad utilizzarlo, accertandosi però di mostrare e chiedere all’utente di accettare la privacy policy – adeguatamente scritta per coprire questo caso d’uso – prima che avvenga il trattamento.
  • Per tutte le altre applicazioni più invasive, è inoltre utile capire quali modelli o tecnologie di AI siano in grado di assolvere allo stesso scopo – quindi trovare dei sostituti a ChatGPT per essere in grado di regolare il servizio che era stato immaginato senza interruzioni. Su questo fronte basta pensare al fatto che ChatGPT si basa su GPT3 che invece è disponibile tramite i servizi Azure di Microsoft all’interno del territorio della UE.

In ogni caso una strategia potrebbe essere anche solo quella di aspettare: dato che non è nell’interesse di nessuno bloccare la tecnologia, ci aspettiamo che a breve il Garante e Open AI trovino una soluzione che permetterà di ripristinare l’utilizzo di ChatGPT senza che ci siano rischi per la privacy delle persone.

salesforce chiama italia

Salesforce, l’ecosistema italiano cresce e aiuta le aziende a diventare Customer Company

Salesforce ha annunciato i risultati finanziari dell’anno fiscale da poco concluso che hanno visto il fatturato globale crescere su base annua del 18% raggiungendo così i 31,4 miliardi di dollari con un margine operativo del 22,5%.

A questa crescita ha contribuito significativamente anche l’Italia, che si conferma al quarto posto in EMEA e all’Ottavo nel mondo per volume d’affari.

In un momento di mercato estremamente difficile, le aziende devono concentrarsi sempre di più sulla conoscenza dei propri clienti in modo da alzare il livello della relazione. Oggi abbiamo a disposizione le tecnologie per riuscire ad anticipare i bisogni dei consumatori che è esattamente quello che le persone stanno chiedendo – ha commentato Mauro Solimene, Country Leader di Salesforce per l’Italia. – In questo modo ogni azienda può diventare una Customer Company e mantenere alta la fiducia del cliente. È quello che in Salesforce facciamo da sempre con il fondamentale contributo di tutto l’ecosistema”.

salesforce ecosistema

LEGGI ANCHE: Le sfide per i marketer nel 2023: la ricerca di Salesforce su un campione di oltre 6.000 leader del settore

I partner trainano l’ecosistema Salesforce

Anche in questo anno appena trascorso i partner sono aumentati sia in numero sia in qualità con un numero di certificazioni (4700) che mette l’ecosistema Italiano al secondo posto in EMEA per numero di certificazioni.

Un ecosistema che lo scorso anno ha visto la nascita della figura dei Cloud Reseller. Sono già 10 le aziende Italiane che hanno deciso di investire in risorse e competenze per creare dei  team dedicati alla rivendita di soluzioni Salesforce sul mercato italiano.

Ma per Salesforce ecosistema va ben oltre al concetto di partnership commerciale e tecnica.

Il nostro ecosistema sta crescendo costantemente, sono ormai 6000 le persone certificate all’interno dei nostri clienti e partner – ha spiegato Solimene. – Sul mercato vediamo sorgere opportunità che solo aziende lungimiranti possono cogliere. Non a caso tocchiamo con mano situazioni in cui i ruoli sono sempre più liquidi: molti partner sono gia’ clienti, ma spesso le aziende clienti lanciano attraverso la nostra piattaforma dei nuovi business e diventano a loro volta rivenditori di Salesforce”.

LEGGI ANCHE: Scopri le abitudini d’acquisto di oltre un miliardo di persone nel report gratuito di Salesforce

Cura e attenzione nell’acquisizione di competenze

Un elemento chiave che conferma che l’Italia nel mondo Salesforce sta acquisendo sempre più importanza, è l’investimento da parte dell’azienda su Trailhead, la piattaforma di eLearning gratuita su cui è possibile acquisire competenze digitali e più specifiche su Salesforce, e che da quest’anno è stata resa disponibile anche in lingua italiana.

salesforce trailhead

Gli investimenti di Salesforce sull’acquisizione di competenze e sulla formazione hanno sempre assunto un ruolo fondamentale all’interno dell’azienda e acquistano dimensioni sempre più importanti. È infatti tra gli obiettivi dell’azienda quello di cercare di unificare lo scollamento tra le competenze di cui le aziende hanno bisogno e quelle attualmente utilizzate dalla forza lavoro.

Per noi è importante sapere che ogni giorno possiamo apportare il nostro contributo per far sì che tutti possano acquisire le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro e costruire la propria carriera, anche da zero. Con Trailhead, da quest’anno disponibile anche in italiano, tutto questo è ancora più possibile” ha concluso Mauro Solimene.

mauro solimene Salesforce

Noi Ninja abbiamo partecipato all’incontro “Salesforce chiama Italia” e abbiamo fatto qualche domanda a Mauro Solimene.

Quanto è complesso integrare un valore importante come la sostenibilità in una organizzazione grande come Salesforce?

«In questo momento e soprattutto dopo la pandemia, che ha cambiato un pochino le nostre coscienze, la sensibilità del cliente è aumentata moltissimo rispetto a questi temi. La strategia di sostenibilità diventa fondamentale in ogni azienda. Noi, con i nostri sistemi CRM, aiutiamo le aziende a rendere edotto il cliente della strategia di sostenibilità e a diffonderne la conoscenza».

salesforce netzero

Sui dati si costruiscono relazioni e fiducia. Come sta cambiando la percezione dell’importanza di queste risorse all’interno delle organizzazioni?

«Sta cambiando su due fronti: da parte delle organizzazioni, che si rendono conto che raccogliere una quantità di dati, selezionarla e intepretarla significa poter customizzare e rendere un miglior servizio al cliente personalizzando l’interazione. Dal lato dei clienti, abbiamo un pochino sfatato il mito dei nostri dati persi chissà dove: siamo sicuramente molto attenti a cedere i dati del nostro ego digitiale e li cediamo solamente a soggetti dei quali ci fidiamo. Ma a questi soggetti li cediamo molto volentieri, perché sappiamo che li utilizzeranno per meglio servirci».

Entrare in contatto con i clienti è più difficile che mai. Come si diventa una Customer Company?

salesforce customer company playbook

«Diventare una Customer Company è un lavoro scientifico. La Customer Company è un’azienda che ha un rapporto di lunga durata, basato sulla fiducia, a 360 gradi con i propri clienti. È un’azienda che mette il cliente al centro e che si configura, si immagina, si struttura in funzione del servizio che vuole rendere a quel cliente. Quasi come costruire un’azienda per il cliente».

griglia immagine di copertina

Lo stop a ChatGPT, la lettera di Musk contro l’AI e le altre notizie della settimana

Tre marketer su quattro prevedono di aumentare la spesa su TikTok nei prossimi 12 mesi. Le notizie sull’aumento degli investimenti pubblicitari sono senza dubbio una positive, anche se si scontrano con i nostri timori legati alla sicurezza proprio adesso che stiamo per rinunciare ai Cookie di terze parti (leggi qui sull’argomento) e il passaggio a Google Analytics 4 sta per diventare irreversibile (qui trovi la timeline della transizione).

Una nuova indagine di Gartner rileva che il 60% dei leader del marketing ritiene che la raccolta dei dati e il bilanciamento tra privacy e valore dei clienti saranno più impegnativi nel 2023.

Nel frattempo, gli strumenti di Intelligenza Artificiale diventano sempre più capaci e molti Big del Tech (Elon Musk in testa) lanciano anatemi sull’uso sconsiderato di questa tecnologia.

In questo contesto, si inserisce il nuovo Ads Safety Report di Google: oltre 5,2 miliardi di annunci sono stati bloccati o rimossi per violazione delle policy. E intanto arriva la doccia fredda del blocco di ChatGPT in Italia.

Anche se il GDPR ci assicura un periodo di tranquillità, con le AI dovremo ridiscutere completamente il concetto di sicurezza e quello di privacy. Molto, molto presto.

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Le notizie della settimana: Musk chiede una pausa per le Intelligenze Artificiali…

In una lettera aperta, Elon Musk e un gruppo di esperti di intelligenza artificiale e dirigenti del settore chiedono una pausa di sei mesi nello sviluppo di sistemi più potenti dell’appena lanciato GPT-4 di OpenAI, citando potenziali rischi per la società.

Secondo il CEO di Tesla, queste nuove tecnologie potrebbero “renderci obsoleti e sostituirci“.

… e si blocca ChatGPT in Italia

Raccolta illecita di dati personali. Questa la motivazione dietro allo stop al trattamento dei dati di ChatGPT disposto dal Garante della Privacy.

OpenAI avrà 20 giorni di tempo per comunicare al Garante le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Un’app interamente generata da ChatGPT

Un esempio lampante delle grandi capacità dell’AI di OpenAI è l’app 5 MoviesMorten Just, sviluppatore indipendente di app per Mac, ha guidato ChatGPT attraverso il processo di sviluppo dell’applicazione.

notizie della settimana: un'app interamente compilata con ChatGPT

Il modello di IA è riuscito a creare uno strumento per la raccomandazione di film che funziona e che è stato approvato da Apple e reso disponibile nell’App Store.

La gara delle Big Tech per l’AI

A parlarne è The Economist, che racconta di come una nuova ondata di modelli di IA stia provocando una frenetica attività nel mondo tecnologico. I giganti tecnologici lavorano da anni sull’intelligenza artificiale e dispongono di dati, potenza di calcolo e utenti per prosperare nell’era dell’AI e diventare dominanti nel settore.

Tuttavia, ci sono molti esempi di aziende dominanti che in passato hanno fatto passi falsi proprio durante periodi di transizione e cambiamenti significativi.

Un miliardo di nuovi consumatori online

Millennials, Gen Z e Gen Alpha si affermeranno nel prossimo decennio in otto Paesi in rapida crescita, segnalando la necessità per le aziende di reinventare le proprie strategie di commercio digitale, secondo il nuovo studio di Accenture.

notizie della settimana: un miliardo di nuovi consumatori

Questi consumatori digitali, che vivono in Bangladesh, Egitto, Etiopia, India, Indonesia, Kenya, Nigeria e Filippine, hanno un’età compresa tra i 6 e i 26 anni e rappresentano il 36% della popolazione di questi Paesi; i loro comportamenti offrono oggi spunti fondamentali per le aziende che vogliono cogliere la prossima ondata di crescita guidata dal commercio.

Buone notizie: il 75% dei marketer spenderà di più su TikTok

Nonostante i problemi di sicurezza e la possibilità di un divieto da parte del governo americano, tre marketer su quattro prevedono di aumentare la spesa su TikTok nei prossimi 12 mesi, secondo un sondaggio di Capterra su 300 marketer di aziende statunitensi.

Secondo l’82% degli intervistati, un divieto di TikTok avrebbe un impatto da moderato a significativo sul raggiungimento degli obiettivi di marketing o pubblicità sui social media.

La sfida dei dati di prima parte

Una nuova indagine di Gartner rileva che il 60% dei leader del marketing ritiene che la raccolta dei dati e il bilanciamento tra privacy e valore dei clienti saranno più impegnativi nel 2023. Nonostante l’85% dei CMO abbia stabilito politiche formali per la gestione dei dati dei clienti, la privacy rimane una sfida, con il 78% degli intervistati afferma che la propria organizzazione consente ai clienti di assumere il controllo dei propri dati.

Google pubblica il suo nuovo Ads Safety Report

Bloccati o rimossi oltre 5,2 miliardi di annunci per violazione delle policy, limitati oltre 4,3 miliardi di annunci e sospesi oltre 6,7 milioni di account di inserzionisti.

Sono solo alcuni dei dati del resoconto che ogni anno racconta le attività di Google per rendere più sicura la pubblicità online e prevenire l’uso dannoso delle sue piattaforme pubblicitarie.

google ads report

Insieme al nuovo report, quest’anno è stato annunciato anche il nuovo Centro per la trasparenza pubblicitaria, uno strumento che permetterà di consultare gli annunci pubblicati sulle piattaforme di Google da inserzionisti verificati a livello globale.

La timeline per il passaggio a GA4

Google Analytics 4 (GA4) sta sostituendo Universal Analytics (UA o GA3). La raccolta dei dati sulle proprietà UA standard terminerà il 1° luglio 2023, quindi tutti gli oltre 28 milioni di utenti freemium di Google Analytics dovranno passare a Google Analytics 4 entro tale data. Qui trovi la timeline con le milestone.

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stop a chatgpt

Stop a ChatGPT in Italia: il Garante della Privacy apre un’istruttoria

Raccolta illecita di dati personali. Questa la motivazione dietro allo stop a ChatGPT disposta dal Garante della Privacy.

Il Garante per la protezione dei dati personali stabilisce quindi una limitazione per OpenAI, la società statunitense proprietaria della piattaforma, che proprio qualche giorno fa ha rilasciato la sua nuova versione potenziata, GPT4.

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La piattaforma, che ha avuto il merito di rendere mainstream l’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata ai testi e divenuta probabilmente l’applicazione più nota di questa tecnologia, aveva subito una perdita di dati lo scorso 20 marzo.

Dati che riguarderebbero le chat create dagli utenti nell’interrogazione dell’Intelligenza artificiale e anche le informazioni relative al pagamento per gli abbonati al servizio premium.

chatgpt per la seo screen

LEGGI ANCHE: OpenAI lancia GPT-4: la nuova generazione di Intelligenza Artificiale

Tuttavia, al momento in cui scriviamo il servizio risulta ancora disponibile.

Cosa contesta il Garante a ChatGPT

Causa dello stop a ChatGPT sarebbe la mancanza di una informativa puntuale agli utenti e agli utilizzatori i cui dati vengono raccolti da una società che ha sede fuori dalla Comunità Europea (OpenaAI, appunto) e l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali.

Stop a ChatGPT: la questione anagrafica

Altro punto dolente su cui si basa lo stop a ChatGPT da parte del Garante è la protezione dei più giovani: nonostante il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, non esiste in realtà alcun filtro di verifica per evitare che chi non raggiunge questa soglia utilizzi il servizio.

Che succede ora

Ora OpenAI avrà 20 giorni di tempo per comunicare al Garante le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto, pena una sanzione pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

L’azienda, che non ha una sede nell’Unione, ha però designato un rappresentante nello Spazio economico europeo.

Il commento di Massimiliano Masnada, Partner di Hogan Lovells

«L’intervento del Garante anzitutto sembra contestare a ChatGPT la mancanza di trasparenza, intesa come mancanza di informativa agli utenti rispetto alle finalità e modalità del trattamento dei dati personali eventualmente comunicati.

Il provvedimento, inoltre, richiama la necessità che sia individuata una base giuridica rispetto alla legittimità del trattamento da parte di OpenAI dei dati personali eventualmente raccolti dagli utenti. Infine, il Garante lamenta una mancanza di trasparenza sui filtri e altri meccanismi adottati da ChatGPT per impedire ai minori di 13 anni di utilizzare il servizio. Quest’ultimo punto, peraltro, accomuna l’intervento del Garante nei confronti di ChatGPT a quello che, a suo tempo, fece nei confronti di TikTok.

Il provvedimento odierno, che – va ricordato – ha natura temporanea di blocco del trattamento ma non implica necessariamente un divieto definitivo all’uso del servizio, pone numerose riflessioni, al di là delle misure specifiche che saranno intraprese da OpenAI per superare il blocco del Garante, sul futuro dei meccanismi di AI e su quanto è necessario fare per creare una cultura di legalità rispetto al loro utilizzo.

Non bastano, ad opinione di chi scrive, i pur necessari meccanismi di privacy by design e privacy by default ovvero i controlli e i rimedi per tutelare la privacy degli interessati, specie se minori. Occorre creare una nuova cultura tecnologica che si fondi sull’etica e sul rispetto dei diritti fondamentali.

Non è questo il luogo, né sarei in grado di dare indicazioni e, tanto meno, soluzioni, certo che un certo tipo di “pessimismo di maniera” connesso all’evoluzione degli strumenti tecnologici alimenta solo la paura e la preoccupazione senza essere utile in alcun modo a sviluppare una cultura della legalità.

Occorre, a mio parere, abbracciare il progresso pur mantenendo lo spirito critico necessario per evitare usi distorti e dannosi. In tal senso, credo sia importante diffondere informazioni in modo quanto più neutro possibile, raccogliere preoccupazioni e opinioni, porre i problemi per cercare le soluzioni.

Tutto ciò non può prescindere da un dati incontrovertibile. I dati, a prescindere che siano personali o meno, sono il carburante necessario per lo sviluppo di meccanismi di AI come ChatGPZ.

L’accesso ai dati consente di avere algoritmi più precisi ed idonei all’utilizzo per migliorare la vita delle persone. Il loro deve avvenire in modo sicuro ed etico. Per fare ciò non bastano i divieti.

Un primo passo, in tale senso, sarà la corretta implementazione delle regole sul riuso dei dati che sono alla base del Data Governace Act, di prossima entrata in vigore, e del successivo Data Act.

La giostra è appena partita».

ecommerce consigli

5 consigli per aumentare la fiducia dei clienti del tuo eCommerce

L’eCommerce non si ferma: dopo un fatturato globale di 5,7 trilioni di dollari nel 2022 (di cui l’Italia ha generato 48,1 miliardi, con il +20% rispetto al 2021), le previsioni per il 2023 sono ancora al rialzo, stimando 6,51 trilioni di dollari per l’anno in corso.

Una crescita che non accenna a fermarsi, con gli eCommerce che occupano sempre più spazio nell’ecosistema del retail B2C: il 20,8% delle vendite totali nel 2022, con proiezioni al 23% per il 2025.

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ecommerce 2021-2026

In questa cornice, le possibilità per aziende e attori fintech si moltiplicano, grazie anche alle opzioni offerte dal commercio online, come social commerce, live commerce e pagamenti pay-by-link.

Eppure, il tasso di abbandono carrelli ha sfiorato, nel 2022, il 70%, e il 79% degli utenti teme di poter essere vittima di una frode online.

comprare-online-IT-Capterra-Infographic-1 - ecommerce

Tra le principali motivazioni di abbandono, gli utenti citano la scarsa affidabilità trasmessa dalla pagina di pagamento e problemi durante la transazione, come, per esempio, tentativi di pagamento molteplici.

Timori che sembrano confermati dai dati della Polizia Postale, che registrano, per il 2022, un aumento percentuale del 3% sui casi trattati di truffe online (15.508 in totale).

Per questo motivo, Payplug ci ha consigliato 5 modalità per guadagnare la fiducia del cliente e rendere il proprio eCommerce sicuro e competitivo, dalla personalizzazione dell’esperienza lungo tutta la customer journey, fino alla protezione dei dati del cliente e a esperienze calibrate su ogni diverso device.

Secondo dati raccolti da Payplug, infatti, un cliente appagato della propria esperienza è portato a spendere di più, con valori medi per i carrelli su mobile superiori di 21 euro a quelli effettuati da desktop.

Il 39% degli utenti, invece, afferma di preferire il pagamento rateizzato del proprio acquisto, modalità che può portare a un aumento complessivo del valore del carrello del 45%.

LEGGI ANCHE: eCommerce, euro digitale e cybersicurezza: il presente e il futuro dei servizi finanziari al Salone dei Pagamenti 2022

I consigli per conquistare la fiducia dei clienti sul nostro eCommerce

1 – Rendere l’esperienza fluida e device-specific

Con il 51% delle transazioni effettuate su device mobili, fornire al cliente un’esperienza fluida e agevole, personalizzata su ogni diverso dispositivo, permette di fidelizzarlo maggiormente e portarlo a concludere l’acquisto con più facilità.

Un’accortezza che giova anche al merchant, in quanto il valore medio di un carrello mobile è superiore a quello “riempito” tramite desktop: 71 euro contro 50 euro.

In questo senso, sarà inoltre prezioso dotarsi di gateway di pagamento che possano connettersi simultaneamente a diversi PSP (Payment Service Providers) ed, eventualmente, ritentare immediatamente un pagamento che, per mancata comunicazione con il server, non sia andato a buon fine al primo tentativo.

2 – Permettere al cliente di scegliere la modalità di pagamento sul nostro eCommerce

Nel 2023, la personalizzazione dell’esperienza di acquisto di ogni cliente passerà anche per la scelta del metodo di pagamento preferito (carta di credito, wallet, etc).

Secondo i dati raccolti da Payplug, il 50% degli acquirenti desidera poter pagare attraverso modalità one-click, utilizzando dunque dati di pagamento pre-memorizzati e conservati in tutta sicurezza sul sito.

Il 39%, invece, preferisce effettuare un pagamento rateizzato secondo la modalità Buy Now, Pay Later che conduce a un aumento medio del 45% sul valore di partenza del carrello, traducendosi in un +10% di volume di affari annuo del merchant.

3 – Personalizzare le vendite grazie all’omnicanalità

L’approccio omnicanale al retail eCommerce, che offre al consumatore molteplici strade con cui interagire con il merchant e completare la propria esperienza di acquisto, sarà uno dei maggiori trend per gli acquisti online del 2023. Infatti, il 70% delle aziende medio-grandi lo considera una direzione obbligata per lo sviluppo strategico del proprio business.

I dati mostrano inoltre una propensione sempre maggiore del cliente alla cessione delle proprie informazioni personali nel caso in cui questo comporti un vantaggio per la sua esperienza (l’87% degli intervistati secondo una ricerca del Politecnico di Milano), passaggio fondamentale per implementare corretti processi di vendita su più canali.

Ciò si traduce in ulteriori opportunità di vendita personalizzata, e dunque in una maggiore fidelizzazione del cliente verso il merchant. Scegliere correttamente il proprio partner di gestione dei pagamenti digitali significherà quindi maggiori opportunità per la propria azienda, e maggiore soddisfazione da parte dei clienti.

4 – Creare una pagina di pagamento chiara e sicura

Un primo aspetto riguarda la personalizzazione della pagina di pagamento abbinata al template del proprio eCommerce, includendo elementi che richiamino l’identità visiva del merchant.

Inoltre, sarà opportuno inserire sia i loghi ufficiali dei sistemi di pagamento utilizzati, sia appositi loghi a certificare la sicurezza della pagina stessa.

Infine, meglio non reindirizzare l’utente a una pagina esterna al momento dell’inserimento dati e conferma acquisto, ma integrare questo passaggio nella pagina principale attraverso una lightbox in sovrimpressione.

5 – Usare le recensioni come passaparola

Anche nell’era della connessione online, il passaparola si rivela uno strumento prezioso per far crescere la reputazione del proprio business, fidelizzare i consumatori e ampliare il proprio parco clienti, proprio a partire dalla fiducia pregressa di altri clienti.

Come rivelato da alcuni dati di Trustpilot, le recensioni condivise con altri utenti a seguito di un acquisto o un’esperienza sono ormai parte integrante del customer journey, e dunque influenzeranno positivamente – o negativamente – gli altri utenti.

Ciò è vero per il 93% dei consumatori, che affermano che le loro decisioni in materia di acquisti online sono influenzate dai feedback di altri peer.

L’89%, invece, afferma di consultare recensioni preesistenti prima di effettuare un acquisto, mentre il 75% si aspetta, al termine del ciclo di acquisto, di poter condividere le proprie impressioni con gli altri utenti.

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Elon Musk

Elon Musk chiede una pausa sulle Intelligenze Artificiali: possono renderci obsoleti

In una lettera aperta, Elon Musk e un gruppo di esperti di intelligenza artificiale e dirigenti del settore chiedono una pausa di sei mesi nello sviluppo di sistemi più potenti dell’appena lanciato GPT-4 di OpenAI, citando potenziali rischi per la società. Ma mettere in pausa le intelligenze artificiali è davvero possibile?

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All’inizio del mese, OpenAI, sostenuta da Microsoft, ha presentato la quarta iterazione del suo programma di intelligenza artificiale GPT (Generative Pre-trained Transformer), che ha stupito gli utenti coinvolgendoli in conversazioni simili a quelle umane, componendo canzoni e riassumendo lunghi documenti.

chatgpt a pagamento - elon musk chiede una pausa sulle intelligenze artificiali

LEGGI ANCHE: ChatGPT e l’intelligenza artificiale generativa: i numeri del mercato

I potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo quando saremo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi gestibili“, si legge nella lettera pubblicata dal Future of Life Institute.

L’organizzazione non profit è finanziata principalmente dalla Musk Foundation, dal gruppo londinese Founders Pledge e dalla Silicon Valley Community Foundation.

La lettera per la pausa delle Intelligenze Artificiali

L’intelligenza artificiale mi spaventa“, ha dichiarato Musk all’inizio del mese, anche se è uno dei co-fondatori dell’azienda leader del settore OpenAI e la sua casa automobilistica Tesla utilizza l’IA per il sistema di pilota automatico.

Cosa chiede Elon Musk per l’Intelligenza Artificiale

Musk ha chiesto un’autorità di regolamentazione per garantire che lo sviluppo dell’IA serva l’interesse pubblico, iniziando con il mettere in pausa le intelligenze artificiali.

È profondamente ipocrita che Elon Musk firmi, visto quanto duramente Tesla ha combattuto contro le responsabilità per l’IA difettosa delle sue auto a guida autonoma“, ha dichiarato James Grimmelmann, professore di diritto digitale e dell’informazione alla Cornell University. “Una pausa è una buona idea, ma la lettera è vaga e non prende sul serio i problemi normativi“.

ninja

Il mese scorso Tesla ha dovuto richiamare più di 362.000 veicoli statunitensi per aggiornare il software dopo che le autorità di regolamentazione americane hanno affermato che il sistema di assistenza alla guida potrebbe causare incidenti, spingendo Musk a twittare che la parola “richiamo” per un aggiornamento software over-the-air è “anacronistica e semplicemente sbagliata!“.

OpenAI non risponde alla lettera di Musk

OpenAI non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento sulla lettera aperta, che esorta a sospendere lo sviluppo di IA avanzate fino a quando non saranno sviluppati protocolli di sicurezza condivisi da esperti indipendenti e invita gli sviluppatori a lavorare con i responsabili politici sulla governance.

Dovremmo lasciare che le macchine inondino i nostri canali di informazione con propaganda e falsità? … Dovremmo sviluppare menti non umane che potrebbero superarci di numero, essere più intelligenti, renderci obsoleti e sostituirci?“, si chiedeva nella lettera, affermando che “tali decisioni non devono essere delegate a leader tecnologici non eletti“.

La lettera è stata firmata da oltre 1.000 persone, tra cui Musk. Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, non era tra i firmatari della lettera. Anche Sundar Pichai e Satya Nadella, CEO di Alphabet e Microsoft, non hanno firmato.

Tra i cofirmatari figurano l’amministratore delegato di Stability AI Emad Mostaque, i ricercatori di DeepMind, società di proprietà di Alphabet, e i pesi massimi dell’IA Yoshua Bengio, spesso definito uno dei “padrini dell’IA”, e Stuart Russell, un pioniere della ricerca in questo campo.

Le preoccupazioni arrivano mentre ChatGPT attira l’attenzione dei legislatori statunitensi con domande sul suo impatto sulla sicurezza nazionale e sull’istruzione. Lunedì la polizia dell’UE Europol ha messo in guardia sul potenziale uso improprio del sistema nei tentativi di phishing, disinformazione e criminalità informatica.

Nel frattempo, il governo britannico ha presentato proposte per un quadro normativo “adattabile” sull’IA.

Dal suo rilascio l’anno scorso, ChatGPT di OpenAI ha spinto i rivali ad accelerare lo sviluppo di modelli linguistici simili di grandi dimensioni e le aziende, tra cui Alphabet Inc, stanno correndo per arricchire i loro prodotti con l’IA.

Gli investitori, diffidenti nell’affidarsi a un’unica azienda, stanno abbracciando i concorrenti di OpenAI.

Microsoft ha rifiutato di commentare la lettera e Alphabet non ha risposto alle chiamate per un commento.

Gran parte del potere di sviluppare questi sistemi è stato costantemente nelle mani di poche aziende che hanno le risorse per farlo“, ha detto Suresh Venkatasubramanian, professore alla Brown University ed ex assistente del direttore dell’Ufficio della politica scientifica e tecnologica della Casa Bianca.

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ga4 - google analytics

GA4: la timeline del passaggio da UA a Google Analytics 4

Google Analytics 4 (GA4) sta sostituendo Universal Analytics (UA, meglio conosciuto come GA3).

Anche se la libreria “gtag.js” è la stessa usata per la versione precedente, i dati vengono misurati con un nuovo sistema basato unicamente sugli eventi.

La raccolta dei dati sulle proprietà UA standard terminerà il 1° luglio 2023, quindi tutti gli oltre 28 milioni di utenti freemium di Google Analytics dovranno passare a Google Analytics 4 entro tale data.

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Google Analytics 4 è invece costruito attorno a una struttura molto flessibile per cui tutti i tipi di interazione degli utenti sono considerati eventi, e posti tutti sullo stesso piano.

HIT UA EVENTO GA4
Visualizzazione di pagina Evento
Evento Evento
eCommerce Evento
Interazioni social Evento
Tempo utente Evento
Eccezioni Evento
Visualizzazione schermata (app) Evento

La timeline per il passaggio a GA4

Marzo 2023

Se non hai già creato una proprietà GA4, Google ne creerà una per te, a meno che non sia tu a scegliere espressamente di non farlo.

GA4-nuova proprietà

Fino al 1° luglio 2023

Gli utenti possono continuare a utilizzare e raccogliere nuovi dati nelle loro proprietà Universal Analytics.

Dopo il 1° luglio 2023

Gli utenti possono accedere ai dati Universal Analytics elaborati in passato per almeno sei mesi e sono invitati a esportare tutti i rapporti storici in questa fase.

LEGGI ANCHE: Alternative a Google Analytics per essere GDPR compliant

Cosa succede con GA4 ai dati raccolti con Google Analytics 3

I dati storici di UA non saranno copiati in GA4: ci sarà una completa tabula rasa di tutte le informazioni raccolte nel tempo (ed è per questo che viene raccomandata l’esportazione).

LEGGI ANCHE: Switch a GA4: come fare il passaggio giusto al momento giusto

Cosa cambia con Google Analytics 4

GA4 renderà le attività di analisi dei dati più conformi alle leggi sulla privacy dell’UE, ma non saremo più in grado di seguire il comportamento degli utenti nello stesso modo di prima.

Mentre molti discutono sul futuro del gigante della ricerca, è consigliabile passare a GA4 finché UA è ancora disponibile. Questo aiuterà a costruire i dati storici e l’esperienza d’uso necessari per garantire la continuità una volta che Universal Analytics non sarà più disponibile.

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content inflation

Content Inflation: come raggiungere il proprio pubblico e combattere l’inflazione contenutistica

L’inflazione è un fenomeno inevitabile in tempi moderni, con cui occorre fare i conti nella vita di tutti i giorni.  Se è generalmente associato all’ambito economico-finanziario (l’aumento dei prezzi di beni e servizi e la conseguente diminuzione del potere d’acquisto della moneta), può essere applicato anche al content marketing e ai social network. La cosiddetta “Content Inflation” fa, infatti, riferimento all’enorme quantità di contenuti presenti online, ormai diventati “inflazionati”.

LEGGI ANCHE: Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

Le moltissime copie di video e testi pubblicati ogni giorno sulle piattaforme e blog di tutto il mondo ne diminuiscono la qualità: tuttavia, i costi legati alla produzione aumentano e i guadagni sono molto inferiori rispetto al passato.

L’inflazione è in parte generata anche dalla crescita vertiginosa del numero di utenti sui social media dallo scoppio della pandemia: un aumento di circa un 1 miliardo di persone dal 2020, come rivelato dal Report Digital 2023.

Content Inflation: come arginarla

C’è una via di fuga per sfuggire al risvolto negativo di questa mass production di contenuti? Ha ancora senso focalizzare le proprie strategie di marketing sul potere dei contenuti? Ebbene sì, “Content is King” così come affermato da Bill Gates alla nascita del content marketing, e proprio in questo risiede la soluzione al fenomeno della recente inflazione contenutistica. Per vincere la tendenza inflazionistica dei contenuti è infatti necessario mettere in campo la creatività e la costante innovazione.

content inflation come fare

In particolare, per quanto riguarda marketer e aziende, investimenti in questa direzione continuano a generare ottimi risultati: secondo i dati forniti dal report The State of Content Marketing 2023 Global Report, il 97% dei marketer e aziende intervistati ha affermato che il content marketing ha avuto un impatto positivo sul proprio business (un aumento del 6% rispetto al report del 2022): proprio per questo, il 66% ha già definito una strategia di content marketing per il 2023, mentre il 69% prevede di incrementarne il budget.

Pur esplorare al meglio l’attuale tema dell’inflazione dei contenuti, Ninja Marketing si è rivolto a Pinterest per supportare chi vuole emergere dal “rumore” della folla che caratterizza i social media. La piattaforma visiva propone una guida con alcuni utili consigli per creare contenuti più engaging ed efficaci così da “bucare lo schermo” e differenziarsi dalla concorrenza arginando le problematiche della Content Inflation.

#1 L’autenticità e la coerenza al proprio business purpose è la chiave del successo: per ottenere credibilità con il proprio pubblico in target, è importante in ogni campo focalizzarsi sulla propria area di expertise.

Questo è valido soprattutto per la comunicazione digitale, il cui obiettivo è evitare di ricorrere a materiali generici e scontati.

Il punto di partenza per brand e Creator che vogliono implementare campagne digital efficaci è definire con chiarezza la propria identità e i messaggi che si vogliono veicolare: l’autenticità trasmette emozioni e – solo grazia alla componente emotiva – è possibile conquistare l’immaginazione delle persone.

Tra le cause di un insuccesso “social”, vi è sicuramente una mancata credibilità e allineamento con il proprio purpose. Pertanto un mantra da tenere a mente per il 2023 è “quality over quantity” (la qualità vince sulla quantità).

#2 Ispirare a partire dalla positività: diffondere positività e inclusività sul web è diventata una priorità.

Secondo una ricerca condotta da Pinterest con Morning Consult, più della metà degli intervistati (53%) ritiene che le piattaforme online e i social media abbiano la responsabilità di progettare e dare vita a spazi online positivi ed inclusivi.

Tuttavia, la metà del campione è concorde nel dire che le esperienze online negative stanno diventando sempre più frequenti. Preferire, dunque, piattaforme che lottano in prima linea per la positività e l’inclusività è fondamentale per il pubblico online, soprattutto per le generazioni native digitali come la Gen Z. Grazie a policy leader nel settore come la policy sulla disinformazione climatica, funzionalità come la ricerca per tipo di capello, skin tone ranges e la ricerca empatica e strumenti come il codice dei Creator, Pinterest ha declinato la propria propria mission per la creazione di uno spazio più positivo, inclusivo e sicuro per tutti su Internet.

#3 Adeguare i propri contenuti ai diversi format: proprio perché ogni format presenta caratteristiche specifiche, sarebbe un errore pensare che la stessa strategia di comunicazione possa essere declinata con un unico format di contenuto e avere lo stesso risultato positivo.

Se l’obiettivo è diventare un trendsetter, è necessario conoscere le peculiarità dei diversi formati di contenuto per massimizzare i risultati di campagne e contenuti.

È ormai evidente come i consumatori abbiano eletto il formato video come preferito, data la sua efficacia quando arriva il momento di passare all’azione e realizzare la vita dei propri sogni.

Per esempio, su Pinterest il numero di Pin in formato video è aumentato di 3 volte nell’ultimo anno.

#4 Creare contenuti che portino ad un’azione: è importante che il contenuto sia il più possibile gradevole dal punto di vista estetico (più il contenuto è accattivante e facile da navigare a prima vista, più è probabile che le persone smettano di scorrere i post e prestino maggiore attenzione a un contenuto specifico).

Tuttavia, un altro aspetto rilevante da non tralasciare è che i contenuti devono essere fruibili, ispirando le persone che vogliono agire, che si tratti di sperimentare una nuova ricetta, provare un nuovo look o pianificare i loro prossimi viaggi.

Ed è proprio questo che motiva i Creator e i brand su Pinterest: dopo tutto, la piattaforma è l’unica al mondo in cui oltre 450 milioni di utenti trovano idee originali e creative da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni, e non semplicemente a scorrere passivamente i post.

content inflation pianificazione

#5 La pianificazione è una priorità: indipendentemente dalla qualità della propria marketing media campaign, senza un content planning strategico e ben organizzato, è difficile ottenere buoni risultati.

Solamente così brand e Creator riescono a perseguire i propri obiettivi senza perdere di vista la direzione e i risultati ottenuti dal proprio canale: devono essere nel posto giusto al momento giusto… e soprattutto con i contenuti più in linea con il proprio pubblico di riferimento e i propri obiettivi di marketing.

Inoltre, anticipare le tendenze del proprio pubblico di riferimento nella pianificazione dei contenuti da postare può contribuire a rendere ancora più solido il proprio piano. A questo proposito, Pinterest Predicts è un ottimo strumento per esplorare le tendenze dell’anno prima ancora che diventino tali, individuando temi in linea con ciascun gruppo demografico.

Pinterest è, infatti, la piattaforma a cui le persone si rivolgono per trovare nuove idee e passare all’azione: grazie all’analisi approfondita delle ricerche dei Pinner, ogni anno la piattaforma elabora un report completo ed esaustivo sui trend più interessanti, dalla moda e beauty all’arredamento e ai viaggi fino a cibo, hobby e interessi (negli ultimi 3 anni, l’80% delle previsioni si è rivelata corretta).

#6 Passo dopo passo: fin dagli “albori” dei social media, la viralità è stata un imperativo assoluto, quasi una sorta di ossessione culturale.

Tuttavia, ciò che conta di più nel lungo periodo è darsi il tempo di costruire una forte presenza social e crescere in modo costante: in sostanza, play the long game per rimanere sempre sulla cresta dell’onda!

INTELLIGENZA ARTIFICIALE numeri

ChatGPT e l’intelligenza artificiale generativa: i numeri del mercato

ChatGPT ha portato alla ribalta l’IA generativa quando ha raggiunto 1 milione di utenti in cinque giorni.

Quanto è potente Chat GPT? Come funziona l’IA generativa? Chi sono i protagonisti? ChatGPT è pronto per cambiare le nostre vite?

ai generativa chatgpt

Cos’è e cosa fa l’intelligenza artificiale generativa

L’intelligenza artificiale generativa è un’intelligenza artificiale che crea contenuti da semplici prompt e contesto.

#1. L’IA generativa può creare di tutto, dai saggi agli oggetti 3D. Esistono modelli per produrre testi, codici, immagini, video, musica, discorsi, sfondi di giochi. Per creare questo contenuto, la tecnologia richiede suggerimenti da parte dell’utente, un breve stringa di parole o frasi.

#2. I modelli più recenti combinano più di una funzionalità. Conosciuti come modelli multimodali, possono comprendere diversi tipi di contenuto, come immagini, testo e musica. Ciò consente loro di convertirsi l’uno nell’altro o persino di trasformarli in qualcosa di completamente diverso, come il video. Ma anche i casi d’uso a modalità singola, come il completamento di una canzone incompiuta, stanno diventando più sofisticati.

Ecco alcuni casi d’uso:

ai generativa esempi

Qual è la dimensione del mercato per l’AI generativa

#1. Secondo PitchBook e la National Venture Capital Association (NVCA), nel 2022 l’intelligenza artificiale generativa comprendeva meno dell’1% del finanziamento totale del capitale di rischio statunitense di 238,3 miliardi di dollari.

Ma circa 450 startup e diversi nuovi fondi per l’AI generativa indicano un mercato caldo e grandi speranze di crescita.

#2. L’IA generativa ha prosperato nel 2022 nonostante un clima difficile. I finanziamenti VC per l’Intelligenza Artificiale generativa sono aumentati di oltre il 20% nel 2022, mentre i finanziamenti VC sono diminuiti complessivamente del 30,9%, secondo PitchBook e NVCA.

ai generativa investimenti

Cos’è ChatGPT

ChatGPT è un modello di intelligenza artificiale conversazionale creato da OpenAI (GPT sta per trasformatore generativo pre-addestrato).

Rilasciato il 30 novembre 2022 in fase di test, ha guadagnato 1 milione di utenti in cinque giorni ed è esploso come fenomeno mainstream diventando popolarissimo.

Come funziona ChatGPT

Gli utenti fanno una domanda o effettuano una richiesta in una casella di query. Il modello fornisce quindi una risposta in frasi o paragrafi ben strutturati.

Dati alcuni input di testo, ChatGPT può anche scrivere o correggere codice informatico.

 

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Un articolo sull’Intelligenza Artificiale scritto da una AI