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Employer Branding: come attirare talenti in azienda attraverso il marketing

Siamo abituati a pensare al marketing come quell’insieme di tecniche che aiutano l’azienda a vendere i propri prodotti attraverso i brand. Ma, prima ancora di vendere i prodotti, l’azienda deve saper fare Employer Branding, ossia saper vendere se stessa ai potenziali candidati.

Le risorse umane sono un patrimonio intangibile, e attirare o trattenere i talenti non è così semplice come sembra, soprattutto in una contingenza lavorativa complicata come quella attuale. Ma facciamo dei passi indietro per capire meglio il fenomeno.

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Che cos’è l’employer branding?

Il termine employer brand, oggi tra i principali trend del mercato del lavoro, è stato introdotto sul finire del secolo precedente, esattamente nel 1990, da Simon Barrow, presidente di People in Business.

L’intento dell’employer branding è quello di applicare le tecniche di marketing e del brand management alla gestione delle risorse umane, con il fine di migliorare la reputazione dell’azienda in quanto datore di lavoro, rappresentando di fatto il modo in cui l’azienda si vende ai potenziali dipendenti.

Rappresenta a tutti gli effetti un’attività di marketing che considera il luogo del lavoro esattamente come un brand, con l’obiettivo di valorizzare l’identità aziendale per attrarre e mantenere nel tempo le risorse umane, che in questo caso costituiscono il target di riferimento.

È un’attività che lega la comunicazione al marketing e alle risorse umane, con lo scopo di mostrare l’azienda come la migliore a cui aspirare nell’ambito lavorativo (best employement of choice).

Perché è importante la reputazione del datore di lavoro

Le aziende con una buona reputazione sul mercato del lavoro hanno più possibilità di successo nell’attirare i talenti. 

Prima di inviare la candidatura per un posto di lavoro, infatti, i candidati effettuano delle ricerche mirate sul potenziale datore di lavoro: secondo un sondaggio di Talent Now l’84% degli intervistati ha affermato che la reputazione dell’azienda risulta fondamentale, a loro volta, l’80% dei responsabili ritiene che l’employer branding abbia un impatto significativo sulle assunzioni.

Il coinvolgimento dei dipendenti rappresenta un buon segnale di employer branding: se i dipendenti sono soddisfatti sarà più facile fidelizzarli all’impiego e saranno più propensi a fare “passaparola”, una delle forme di pubblicità tra le più efficaci al mondo.

Inoltre, il 96% delle aziende concorda sul fatto che una buona attività di employer branding possa avere un effetto positivo sui ricavi.

employer branding

Avere una solida reputazione permette di trattenere talenti: secondo una ricerca di CR Magazine, il 92% è disposto a considerare la possibilità di cambiare lavoro nel caso in cui ricevesse un’offerta da un’azienda con una buona reputazione.

LEGGI ANCHE: Come e dove cercare lavoro nel 2023: consigli per il tuo CV

6 best practice per creare una strategia di employer branding

  1. Il primo passo da compiere è valutare la soddisfazione dei dipendenti. Il riconoscimento è il modo migliore per motivare i dipendenti, il 50% dichiara che sentirsi apprezzati ha migliorato i rapporti con il management, e il 60% delle aziende ammette che il riconoscimento dei dipendenti è prezioso per migliorare le prestazioni aziendali. Gratificare, oltre che con lo stipendio, influisce positivamente sul benessere del dipendente e ne aumenta il senso di appartenenza, ad esempio offrendo percorsi di training per crescere, sviluppando piani di carriera personalizzati e mantenendo una comunicazione fluida con e tra i dipendenti.
  2. Definire il proprio EVP (employee value proposition), la proposta di valore dovrebbe rispondere alla domanda “che cosa offre la mia azienda come datore di lavoro e in che modo è diversa dagli altri?”. Il modo migliore per rispondere è intervistare i propri dipendenti, chiedendo cosa apprezzano, quali aspetti del lavoro li soddisfa e perché hanno scelto di lavorare per l’azienda in questione.
  3. Individua il profilo dei candidati, capire qual è il candidato-tipo aiuta a migliorarne la posizione e di conseguenza la soddisfazione individuale. Nel tracciare il profilo del lavoratore è utile porsi delle semplici domande: quali sono le principali competenze possedute, che tipo di personalità rispecchia, gli obiettivi di carriera che ritiene importanti, cosa lo frustra sul lavoro ecc.
  4. Creare delle mappe dei punti di contatto con il dipendente, risulta particolarmente strategico per non perdere i dipendenti migliori nel tempo, o, addirittura, già dopo il colloquio. Un’esperienza positiva rende infatti propensi ad accettare il posto di lavoro con maggiore serenità.
  5. Creare contenuti accattivanti, che attirino i potenziali candidati a presentarsi: post sul blog e sui social circa gli eventi aziendali, la cultura aziendale, le opportunità di crescita professionale, i futuri progetti dell’azienda, le testimonianze di dipendenti ed ex con esperienza positiva; rendere disponibili i webinar di formazione promossi in azienda.
  6. Coinvolgere i dipendenti nella diffusione dei contenuti, le aziende i cui dipendenti partecipano alla diffusione dei contenuti godono di un maggiore senso di credibilità all’esterno, che può potenzialmente condurre a maggiori domande di lavoro ricevute.

Le difficoltà nell’employer branding

Spesso il settore delle risorse umane non dispone di molte risorse economiche, nonostante tutto sono numerose le aziende che se ne avessero la possibilità investirebbero di più nelle attività di marketing del datore di lavoro.

Di questo, poi, risente anche il coinvolgimento dei dipendenti: uno studio dimostra che 1/4 dei dipendenti intervistati dichiara di non sentirsi al corrente su informazioni da parte della direzione. Il 40% sottolinea di essere disposto a condividere più contenuti sui social se solo fosse più informato.

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Inoltre, è necessario tenere presente che, in particolare dopo la pandemia Covid-19, il lavoro non ha più distanze. In gran parte si svolge in remoto, tra diverse parti del mondo, quindi occorre saper assumere senza confini e avere una profonda conoscenza della cultura dei vari dipendenti.
Proprio l’esperienza del Coronavirus ha fatto riflettere sulla necessità di mantenere il focus sul presente, come dimostra un seminario condotto da Jason Averbook, CEO e co-fondatore della società di consulenza per le risorse umane Leapgen.

L’importanza di avere dipendenti amabassador

La condivisione dei contenuti sui social, e non solo, da parte dei dipendenti, è un elemento di notevole importanza. L’ultima frontiera, in questione, è rendere il lavoratore ambassador del luogo di lavoro.

Gli ambassador sono personaggi che, in virtù della propria influenza e delle capacità comunicative interpersonali, riescono ad avere un’influenza sugli altri. Rappresentano il “volto” del brand sui canali di comunicazione, dotati di una forza maggiore rispetto alla pubblicità tradizionale, consentono di aumentare la consapevolezza del brand e incrementare la fiducia nei destinatari.

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Così come un influencer noto, allo stesso modo il dipendente potrebbe diventare il personaggio a cui, i potenziali candidati, potrebbero prestare maggiore ascolto. Secondo i dati del sondaggio condotto da Nielsen, il 92% dei consumatori si fida di più di chi è nella propria cerchia, solo 1/3 dice di fidarsi della pubblicità tradizionale.

Per la maggior parte dei soggetti, in una situazione di over information, come quella della società contemporanea, nella quale è faticoso gestire gli innumerevoli stimoli comunicativi, è necessario effettuare una selezione. In questo caso, il dipendente soddisfatto può rappresentare un’esempio da seguire.

Curiosità in numeri

L’86% dei professionisti delle risorse umane intervistati ha indicato che il reclutamento sta diventando sempre più simile al marketing, proprio per questo l’employer branding è ormai considerata un’attività imprescindibile per l’azienda, sotto vari aspetti.

Il marketing del datore di lavoro ha un’assoluta importanza nella percezione dei candidati: il 55% delle persone in cerca di lavoro dichiara di abbandonare le domande dopo aver letto recensioni negative online, il 50% afferma che non lavorerebbe per un’azienda con una cattiva reputazione, nemmeno per un aumento di stipendio. Una reputazione negativa può costare a un’azienda fino al 10% in più per assunzione.

Oltre che sulla reputazione, può influire positivamente anche sul turnover: quasi il 30% delle persone in cerca di lavoro ha lasciato l’impiego entro i primi 90 giorni dall’inizio (indicando un disallineamento tra il candidato e l’employer brand). Investendo nell’employer branding si potrebbe diminuire il turnover del 28%. 

Il 96% delle aziende ritiene che l’employer branding e la reputazione possano avere un impatto positivo sui ricavi, ma meno della metà, appena il 44%, monitora tale impatto. I primi tre canali in cui le aziende intendono comunicare il proprio employer brand sono, nell’ordine, il sito Web aziendale (69%), le reti professionali online (61%), i social media (47%)

LEGGI ANCHE: 8 errori sui social media che le aziende dovrebbero evitare nel 2023

Amazon Prime Video

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Negli ultimi mesi Amazon Prime Video ha aggiornato il suo look. La nuova identità mira a differenziare la piattaforma video in un panorama sempre più affollato.

Il brand refresh del servizio di streaming tra i più popolari al mondo, con oltre 200 milioni di abbonati, di cui più della metà solo negli Stati Uniti, porta la firma di Pentagram.

L’agenzia indipendente specializzata in design e branding ha sviluppato un aggiornamento del marchio che mette in risalto l’incredibile gamma di intrattenimento e posiziona il servizio di streaming come una casa immersiva per fandom di tutti i tipi.

Oggi gli utenti di tutto il mondo possono accedere e godere di una vasta libreria di film, serie, sport e canali premium. Il marchio utilizza la “fossetta” dell’iconico sorriso di Amazon – “the Dimple” – come catalizzatore per spostare gli spettatori attraverso un’increspatura infinita dei loro contenuti preferiti.

Amazon Prime Video

L’identità è stata lanciata insieme a una versione ridisegnata dell’app Prime Video che rende più facile per gli utenti trovare i contenuti che amano.

Differenziare Amazon Prime Video con una nuova personalità

Per distinguere la piattaforma, di fronte a innumerevoli servizi di streaming come Netflix, Hulu, Disney+ e AppleTV+, Prime Video ha cercato una brand identity coerente evidenziando ciò che lo rende diverso da tutti gli altri, aiutando la sua programmazione originale a brillare.

Il framework doveva essere flessibile in modo da essere modulabile per diverse tipologie di contenuto, dall’azione al dramma, dalla commedia allo sport, e adattarsi alle sfumature culturali nei vari mercati globali.
Tra le altre esigenze c’era quella di correlare Prime Video al marchio principale Prime, pur mantenendo la propria personalità distinta.

Amazon Prime Video

La personalità del marchio è divertente, spiritosa e intelligente, guida gli spettatori attraverso la straordinaria gamma di spettacoli e film.

Pentagram, lavorando in stretta collaborazione con il team di Prime Video, ha contribuito a evolvere il posizionamento con un linguaggio visivo completo che riflette la passione per l’intrattenimento e fa spazio a tutti i tipi di storie.

Il framework conferisce a Prime Video un aspetto distinto e avvincente all’interno del mondo Amazon, sincronizzandosi con gli elementi Prime Video esistenti per creare un’esperienza coinvolgente del marchio.

Elementi familiari arricchiscono il carattere giocoso del brand

Con un occhio accattivante per i dettagli e un gioioso senso dell’umorismo, il rebrand esprime l’idea che Prime Video sia estremamente sintonizzato e nerd (nella sua accezione più positiva) quando si tratta di intrattenimento.

Prime Video

L’identità utilizza elementi familiari del marchio in maniera divertente e sorprendente, trasformando la freccia del sorriso di Amazon in una forma distinta e personale che trasmette movimento, slancio ed energia.

La forma curva può essere ritagliata in sezioni caratteristiche o utilizzata come cornice/finestra per immagini. Le immagini sono grandi e audaci e irrompono attraverso la fossetta. Il colore del brand è un brillante e contemporaneo “Prime Blue” tratto dalla palette Prime.

Amazon Prime Video

Pentagram ha creato un nuovo e audace carattere tipografico proprietario in collaborazione con Lucas Sharp di Sharp Type.

La nuova versione personalizzata di Sharp Grotesk, chiamata Prime Video Sharp, è forte e amichevole, con molteplici pesi che si adattano alla famiglia Prime e supportano il tono esuberante della messaggistica.

Il carattere è progettato per adattarsi a dozzine di simboli giocosi, soprannominati “Iconics”, che possono rappresentare vari generi o creare scorciatoie simili a rebus.

Il concetto si adatta abilmente a qualsiasi cosa, dai cartelloni pubblicitari ai social media, dalla grafica animata agli spot TV, passando per la GUI (interfaccia utente grafica).

I designer hanno sviluppato due modalità visive distinte, o “tunnel”, per diversi tipi di contenuti: audace e luminoso nel caratteristico blu di Prime Video per un tocco di cultura pop, o cupo e cinematografico per quando le cose si fanno più serie, sofisticate e drammatiche.

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Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

L’inflazione, argomento di assoluta attualità che coinvolge l’economia mondiale e la nostra società tutta, sta avendo ricadute anche sul content marketing. Ad una prima lettura potrebbe sembrare insolito il nesso fra Content Marketing e questo fenomeno, ma nuove sfide e cambiamenti stanno interessando il lavoro dei marketer, tanto da parlare sempre più spesso di Content Inflation.

Cos’è di preciso e che ricadute ha la Content Inflation sulle decisioni (e sui budget) di addetti al marketing e aziende? Scopriamolo insieme.

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Il Content Marketing ha un solo imperativo: farti crescere

Content is King”, il mantra su cui si basano tutti i professionisti della SEO e del marketing online, stabilisce la sovranità del contenuto perché è attraverso questo che ci si può connettere davvero con le persone.

I contenuti come testi, immagini e video sono il più importante combustibile del grande motore informativo chiamato Internet, ambiente in cui, secondo il report The Global State of Digital 2022, le persone – e quindi i potenziali clienti – spendono circa 7 ore al giorno, vale a dire circa il 42% del tempo di veglia.

Se prima per annunciare un nuovo prodotto o i valori aziendali era sufficiente investire su contenuti destinati alla tv e alla stampa, oggi i canali di comunicazione sono molteplici e il processo d’acquisto si sviluppa attraverso diversi touchpoint.

Inoltre, molti brand, per attrarre nuovi tipi di pubblico, hanno sviluppato al loro interno delle nuove linee (vedi brand ombrello e brand portfolio) dove per ogni nuovo sotto-segmento è necessario un messaggio diverso.

Lo scenario in cui avviene tutto ciò, come dicevamo in apertura, è quello di una economia in grande difficoltà che lascia sempre meno spazio agli investimenti nelle attività di Content Marketing.

content marketing

Content Inflation: perché non puoi ignorarla

Come è noto, ci troviamo davanti a un fenomeno inflazionistico quando si registra un rincaro di ampia portata, tale per cui con la stessa quantità di moneta si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cosa ha a che fare questo con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social, blog, newsletter e altri canali?

Molti contenuti presenti sul web sono ormai “inflazionati”, cioè ci sono tante copie di video e testi che non permettono di distinguersi e risultare efficaci.

In modo simile a quanto accade in economia, l’aumento considerevole della quantità totale diluisce il valore del singolo contenuto e l’incremento dei costi connessi alla produzione causa maggiore difficoltà nel generare output originale.

Ma non solo. Considerato che i canali da presidiare sono molteplici e con varie opzioni di formato (newsletter, reel, video in diretta, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adeguandolo alle tante piattaforme, risultando snaturato e poco convincente.

Inoltre, grazie alle preziose informazioni che è possibile estrarre dagli UGC e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante (e utile) personalizzare le offerte, i prodotti e la comunicazione in base a fattori come la geolocalizzazione, i dati demografici, il dispositivo utilizzato a molti altri indicatori.

Per rispondere con successo alla Content inflation è necessario allocare una quantità maggiore di budget all’aumentare dei canali da presidiare con i contenuti per poter essere ancora efficaci.

Il 70% dei marketer ha un quadro sufficientemente chiaro della situazione e punta ad aumentare gli sforzi economici da indirizzare nel Content Marketing, ma in che modo è possibile pianificare i contenuti in maniera smart e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?

Da dove partire per una content strategy anti crisi: il webinar di TERRITORY Influence

Poiché le persone trascorrono una quantità significativa di tempo su un numero sempre crescente di canali, le aziende e i brand sono costretti a trovare soluzioni strategiche per reperire una grande quantità di contenuti specifici per i canali con un budget limitato.” – Ares Georgoulas, Executive Director, TERRITORY Munich.

Non lasciarsi sopraffare dalla Content Inflation è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare tanti contenuti di valore senza andare fuori budget. In che modo?

Pensando alla Content Strategy in maniera più ampia e ponendosi le giuste domande.

Per esempio, chiediti “in che modo potrei adattare la mia comunicazione per renderla adeguata ai diversi canali?”; oppure, “quali tool e piattaforme possono aiutarmi a ottimizzare il tempo e gli sforzi?”.

E ancora, “in che modo posso costruire una content factory per il mio brand?”

Nel webinar del 2 marzo, gli esperti di TERRITORY Influence insieme a Sprinklr ti mostreranno come ampliare e ottimizzare il portafoglio di contenuti grazie a best practice dei principali brand nel settore Tech, Beauty e Automotive e ai consigli per la pianificazione e analisi della strategia di content marketing per il 2023.

Territory Influence - speaker Content Inflation

Grazie ad Andrea Barri, Senior Solutions Consultant di Sprinklr, Alessandra Arcuri, Project Manager TERRITORY Influence e Christian Piottoli, Key Account Manager di TERRITORY Influence, avrai l’occasione di imparare a pianificare i contenuti in maniera smart, senza soccombere alla Content Inflation.

>>Registrati gratuitamente al webinar cliccando qui <<

intelligenza artificiale - scrivere prompt

Come creare prompt per immagini AI efficaci: la guida

Negli ultimi mesi a chiunque sarà capitato di imbattersi in immagini generate con l’intelligenza artificiale. Per realizzarle è fondamentale cimentarsi nella creazione di prompt per immagini AI efficaci, in modo tale da generare opere realistiche (se voluto) e il più possibile accurate.

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Attraverso una panoramica generale e alcuni suggerimenti utili proviamo a fare chiarezza sulla generazione di immagini AI, dal testo all’immagine. Bisogna sempre ricordare che potrebbero esserci delle differenze tra i vari generatori, a seconda della piattaforma (DALL-E2, Stable Diffusion o Midjourney, per esempio) che stiamo utilizzando.

prompt e immagini ai

Cosa sono i prompt

Il prompt è un insieme di istruzioni da fornire a un algoritmo di apprendimento automatico che viene utilizzato per generare un output specifico; consente all’utente di fornire suggerimenti all’AI, come ad esempio un colore o un soggetto. Quest’ultima genererà un’opera d’arte basata su quell’indicazione.

Quindi, si possono definire come il mezzo di comunicazione per i generatori di AI, che trasmettono l’idea (cioè cosa dovrebbe contenere l’immagine) ai modelli di machine learning, trasformando il testo in un’immagine.

Esistono vari tipi di prompt. Possono essere semplici come una singola riga di testo oppure più complessi, con l’utilizzo di emoji che danno la possibilità di ottenere l’output desiderato.

Come generare immagini con i prompt

midjourney - come scrivere prompt

Se stai cercando un generatore AI da testo a immagine, puoi dare un’occhiata a DALL.E e DALL.E2. Anche se accedere a questi generatori non è facilissimo. I seguenti modelli sono basati sul web e non richiedono una grande potenza di calcolo del CPU:

Guida base per la creazione di prompt per immagini AI

Per quanto riguarda i suggerimenti da inserire nelle istruzioni del tuo prompt, come regola base dovrai ricordare che, al suo interno, il prompt dovrà contenere un nome, un aggettivo e un verbo per creare un soggetto interessante.

Ecco alcune linee guida generali da seguire:

  • Scrivi almeno da 3 a 7 parole: un prompt con più di tre parole darà all’AI un contesto chiaro.
  • Usa più aggettivi: infonderanno più “sentimenti” nell’opera d’arte (es. bello, realistico, colorato, massiccio).
  • Includi il nome dell’artista: l’AI imiterà lo stile di quell’artista (es. Picasso, Vincent Van Gogh, Paul Gaugin).
  • Scegli uno stile: se vuoi riprodurne uno in particolare, includi il nome desiderato (es. surrealismo).
  • Usa la grafica computerizzata: l’opera diventa più efficace e significativa utilizzando, ad esempio, Octane render, Cycles, Unreal Engine, Ray tracing.
  • Scegli la qualità: indica la risoluzione come bassa, media, alta, 4k e 8k.
  • Non usare parole vietate dal generatore di intelligenza artificiale.

 

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Anatomia base di prompt efficaci

Per la generazione di immagini in AI, il prompt è tutto. La scrittura di ciò che si desidera ottenere può fare la differenza tra un’immagine realistica e accurata e una che sembra disegnata da un bambino.

Generalmente, un input di testo per la generazione di immagini AI ha sempre la stessa struttura. Nella maggior parte dei casi sono necessari tre elementi:

  • soggetto: cosa vedi?
  • dettagli e ambientazione: di cosa si tratta?
  • stile, artista(i), tipo di media: come deve apparire?

È bene ricordare che la lingua di input deve essere chiara e concisa. Ad esempio, una frase completa grammaticalmente corretta, per garantire che il modello possa apprendere il contesto dell’input e creare un’immagine corrispondente; se sono presenti ambiguità o errori nell’input, la generazione dell’immagine ne risentirà.

Descrivi ciò che dovrebbe esistere, non ciò che manca

Se vuoi evitare di avere un uomo con la barba, non scrivere “un uomo senza barba” ma “un uomo rasato”. L’intelligenza artificiale prende le cose alla lettera, quindi se c’è qualcosa nel prompt, è probabile che lo riproduca.

Inoltre, ricordati che parole plurali vaghe come “gatti” lasciano molto spazio all’interpretazione dell’intelligenza artificiale da testo a immagine, quindi, come regola generale, viene consigliato di inserire un massimo di tre soggetti.

È poi importante sapere in quale lingua è stato programmato il modello, perché lingue diverse possono avere un ordine delle parole diverso e questo può influire sulla generazione dell’immagine. Se utilizzi un generatore di testo in immagine con traduzione automatica incorporata, aspettati molti errori dovuti a una traduzione errata.

Se stai cercando di ottenere il massimo dal tuo prompt, è consigliato l’inglese quando si utilizza: Stable Diffusion, DALL.E, DALL.E2, Midjourney o Dreamstudio.

L’algoritmo Stable Diffusion è stato programmato su un sottoinsieme LAION-5B, che contiene 2,3 miliardi di coppie immagine-testo in inglese e 2,2 miliardi di coppie immagine-testo da oltre 100 altre lingue; questo significa che non sei limitato all’alfabeto dell’Europa occidentale.

Il paese di origine dell’AI può fare una grande differenza nell’output. È molto probabile che le AI programmate con i dati di un paese specifico conoscano gli artisti di quel paese.

Quindi, se stai usando un’intelligenza artificiale russa, probabilmente avrà maggiori conoscenze relative agli artisti russi e dell’Europa orientale. Il consiglio è quello di selezionare il miglior generatore di testo in immagine per l’aspetto specifico che stai cercando di produrre.

Inoltre, non sottovalutare che le AI sono bias based: non dimenticare che i database di immagini su cui è stato programmato un generatore di AI possono contenere pregiudizi sulla base del loro addestramento.

Suggerimenti per la creazione di prompt per immagini AI efficaci

pancacke mulino bianco Midjourney

Ecco alcuni suggerimenti da ricordare durante la creazione di prompt per la generazione di immagini AI:

  • Pensa a che tipo di immagini vuoi generare. Devi sapere se vuoi generare immagini realistiche o astratte. Una volta chiarito, sarà più facile trovare suggerimenti appropriati.
  • Considera a quale tipo di informazione desideri che l’AI abbia accesso. Ad esempio, se stai generando immagini realistiche, dovrai fornire i dati sulla scena, come la posizione, l’illuminazione e gli oggetti presenti. Al contrario, se stai generando immagini astratte, potresti fornire un elenco di colori, forme e motivi.
  • Cerca di essere il più specifico possibile con i tuoi suggerimenti.
  • Usa diversi stili artistici come i filtri nei tuoi prompt, consentirà all’AI di aggiungere personalità alle tue immagini generate dall’intelligenza artificiale, attraverso una serie di istruzioni da seguire.
  • Mantieni il prompt semplice. I prompt complessi possono essere difficili da comprendere per il modello AI e possono portare a una generazione di immagini imprecisa.
  • Definisci una tavolozza di colori nei tuoi prompt; l’AI la utilizzerà per la generazione della tua immagine.
  • Scrivi un prompt che contenga i nomi di più artisti famosi per ottenere uno stile unico.
  • Sii creativo! Non ci sono risposte sbagliate quando si tratta di richiedere la generazione di immagini AI. Quindi non avere paura di sperimentare e vedere che tipi di risultati puoi ottenere.
  • Può essere una grande sfida per l’intelligenza artificiale creare immagini partendo dal testo, perché a volte potrebbe non comprendere le relazioni (di significato) per generare l’opera finale. Puoi provare a ripetere la descrizione, modificare l’ordine delle parole, ripetere elementi o aggiungere più oggetti.
  • Sii paziente. Può essere necessario del tempo per comprendere il comportamento del modello AI e iniziare a generare immagini realistiche accurate.

LEGGI ANCHE: Com’è nata l’immagine dei Pancake di Mulino Bianco generata dall’AI

Gli strumenti per la creazione di prompt

Se non siamo interessati a creare prompt manualmente, sono disponibili diversi strumenti che ci aiutano a generarli. Eccone alcuni:

Noonshot.com:

Promptomania.com:

Lexica.art: raccolta di suggerimenti e immagini prodotte con Stable Diffusion

LEGGI ANCHE: 7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

Intelligenza Artificiale e lavoro

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notizie - corso ai marketing

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digital 2023 di we are social

Gli italiani online sono più vecchi ma amano i video. I dati del Report di We Are Social 2023

È online Digital 2023, il nuovo report di We Are Social con tutti i dati importanti sui comportamenti e le abitudini delle persone in rete.

Anche se gli ultimi anni (e mesi) sono segnati da diversi scossoni e cambiamenti, dovuti prima alle emergenze sanitarie e poi all’instabilità geopolitica, il panorama italiano presenta diverse conferme e quale novità: analizziamo insieme, grazie alle slide del report, gli aspetti più rilevanti.

LEGGI ANCHE: 25 indispensabili tool per il marketing digitale nel 2023

Lo studio globale

Gli highlights di We Are Social nel mondo

Dal report globale, in collaborazione con Meltwater, sono evidenziati i seguenti macrodati:

  • La popolazione mondiale ha raggiunto 8,01 miliardi di individui all’inizio del 2023. Poco più del 57% della popolazione mondiale vive in contesti urbani.
  • 5,44 miliardi di persone usano smartphone, pari al 68% della popolazione mondiale. Gli utenti unici di dispositivi mobili sono aumentati di poco più del 3% lo scorso anno, con 168 milioni di nuovi utenti negli ultimi 12 mesi.
  • Ci sono 5,16 miliardi utenti di Internet, il 64,4% della popolazione mondiale è ora online. Il totale degli utenti Internet globali è aumentato del 1,9% negli ultimi 12 mesi.
  • Ci sono 4,76 miliardi utenti dei social media in tutto il mondo, pari a poco meno del 60% della popolazione mondiale.

Digital 2023 di We Are Social, i dati italiani

Gli highlights in Italia

We are social Italia - analisi demografica

Continua la contrazione della popolazione italiana e la fascia demografica più corposa è costituita dagli over 65, che si attestano di poco sotto il 25%. In questo scenario, emerge che:

  • Siamo più attivi sui social, con particolare attenzione al purpose.
  • I video sono il nostro contenuto preferito, con un trend in crescita.
  • L’Influencer Marketing si conferma come un traino positivo per l’industry del digital.

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Cresce l’uso dei social

Come emerge anche dallo studio globale, gli italiani spendono meno tempo online rispetto all’anno scorso, ma un po’ più tempo sui social.

In leggera contrazione (la prima dal 2013) il numero delle persone connesse ad internet, che scende dello 0,3%.

we are social daytime on social media

Non cambiano in maniera importante le motivazioni per essere online: cercare informazioni è lo scopo principale per cui gli italiani si collegano alla rete, in particolare utilizzando gli smartphone e altri dispositivi mobili (calano desktop e laptop).

we are social - reason for using internet italy

Gli italiani amano guardare video online

we are social - video

Contenuti leggeri come comedy e meme trainano la crescita della fruizione di contenuti video: le persone che dichiarano di guardare contenuti dinamici sono oltre il 91%.

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We Are Social 2023: italiani e Social Media

Quanti italiani usano i social

Quasi il 75% degli italiani è attivo sui social (siamo vicini ai 44 milioni di persone). Dopo una leggera flessione registrata lo scorso anno relativa a una diversa metodologia di raccolta dei dati, il trend appare in crescita.

italian social media use

Per quali motivi

Le ragioni principali per cui le persone visitano e partecipano alla conversazione sui social sono legate all’informarsi, al rimanere in contatto con i propri cari, al passare il tempo (tutti sopra il 40%). Seguono a breve distanza la ricerca di ispirazione su cose da fare o prodotti da acquistare.

Le piattaforme più utilizzate dagli italiani: vince Meta

Il gruppo Meta domina la classifiche delle piattaforme social, grazie a WhatsApp che stacca tutti gli altri coinvolgendo l’89% delle persone tra i 16 e i 64 anni. Seguono a ruota Facebook (78%) e Instagram (73%).

most used social platform in italy

Solo il 38% degli italiani nella stessa fascia di età dichiara di usare TikTok.

Per quanto riguarda le piattaforme preferite dagli utenti, WhatsApp rimane al primo posto, ma Facebook cede il secondo posto a Instagram. Anche TikTok e Telegram invertono posizione, con la piattaforma di video brevi che sale una decina di punti dietro a Facebook.

Dropshipping: cos’è, vantaggi e svantaggi, come farne un business

Avviare un’attività online con un eCommerce o in dropshipping può essere vantaggioso e sfidante ma, ancor prima di compiere il primo passo in questa direzione, occorre saper valutare gli strumenti che oggi la rete offre per non sbagliare ancora prima di partire. 

Il settore della vendita online in Italia, soprattutto negli ultimi anni, è letteralmente esploso a causa della situazione storico-sociale di questi ultimi anni. Pertanto, aprire un eCommerce potrebbe risultare una scelta vincete, una vera e propria opportunità di business.

LEGGI ANCHE: 5 consigli per aumentare la fiducia dei clienti del tuo eCommerce

Quando si apre un’attività (che sia online o meno), accade che i budget a disposizione siano ridotti, pertanto considerare soluzioni ‘low cost’ per avviare un’attività online, come ad esempio il dropshopping potrebbe rappresentare una soluzione fattibile; ma cos’è il dropshipping?

ecommerce

Il dropshipping: cos’è e quali sono i vantaggi 

Il dropshipping è una delle soluzioni low cost più diffuse in rete per avviare un’attività online. Si tratta di un metodo di vendita di prodotti senza possederli concretamente in magazzino. Pertanto, nel momento di una vendita l’esercente diviene sostanzialmente un intermediario tra cliente e fornitore del prodotto venduto. 

Cosa vuol dire drop shipping?

Si tratta di una metodologia, quella del dropshipping, che pone le basi essenzialmente su un accordo commerciale tra fornitore e venditore finale, che condividono ed uniscono i propri sforzi per un unico vantaggio che li accomuna: il business online.

In questo modo, il venditore si occuperà della strategia di vendita e dell’assistenza pre e post vendita, delegando la spedizione, gli accordi con corrieri e tutta la gestione del magazzino, al fornitore finale. Insomma, una suddivisone dei compiti che potrebbe facilitare di non poco, l’apertura di un’attività online. 

Ma è davvero tutto così semplice? La risposta è “ni”, con vantaggi e svantaggi da valutare con molta attenzione:

  • Facile da gestire e da avviare

Come già indicato, il dropshipping permette di gestire un vero e proprio eCommerce in maniera semplice senza preoccuparsi di gestire magazzini, imballaggi e spedizioni, tracciabilità, resi e ordini per il mantenimento di scorte e rimpiazzi.

  • Posizione flessibile

Basterà un buon collegamento ad internet per poter lavorare alla propria attività online da qualunque luogo. Tutto ciò comporterà una grande libertà degli orari lavorativi e nella gestione della mole di lavoro che il dropshipping inevitabilmente comporta.

  • Costi di apertura minimi

Come già anticipato, i costi per l’apertura di un eCommerce in modalità dropshipping sono notevolmente ridotti grazie a quella suddivisione di compiti e competenze che stipulano il venditore ed il fornitore finale, pertanto non sarà necessario acquistare e depositare la merce, gestire un magazzino ma anche spedizioni, resi, personale, fornitori e affitti. Gran parte dell’attività (da parte del venditore) verrà svolta online da casa o da dove si preferisce. 

  • Potenziali fornitori da ogni dove

Scegliere di vendere in dropshipping significa anche (e soprattutto) essere liberi. Liberi di scegliere i propri fornitori, che possano essere in qualunque angolo del globo: un vantaggio non da poco.

  • Gran varietà di prodotti

Avere la possibilità di vendere prodotti sempre diversi inseguendo le mode del momento o dedicarsi a specifiche nicchie del mercato proseguendo un percorso verticale e scambiale, è un’altra libertà possibile con un’attività in dropshipping. 

  • Rischi ridotti

Come già accennato, aprire un eCommerce in dropshipping non richiede grandi investimenti, in quanto non sarà necessario acquistare merci e gestire magazzini: un gran vantaggio per non indebitarsi con rappresentanti e fornitori in caso di non riuscita del progetto. 

Ma quali potrebbero essere i vantaggi del fornitore, di colui che concretamente spedisce e gestisce i prodotti venduti? In realtà sono innumerevoli, uno su tutti è la gestione del cliente, un impegno non di poco conto.

Altro aspetto a tutto vantaggio del venditore consiste nel mancato impegno nel marketing, nella promozione e nella comunicazione del brand e del prodotto online. 

  • Scalabilità facilitata

Dopo i primi tempi di rodaggio, l’intento di ogni venditore online è scalare i mercati, concetto ancor più vero e valido nel mondo del dropshipping dove i guadagni possono giungere solo con un importante numero di ordini. La mancata gestione del magazzino in prospettiva di un aumento delle vendite nel tempo, comporterà una scalabilità maggiore, in quanto il lavoro aggiuntivo, sarà principalmente sulle spalle dei fornitori, che dovranno preoccuparsi di spedire e gestire i magazzini.

LEGGI ANCHE: Guida aggiornata alle migliori piattaforme eCommerce

Gli svantaggi di un eCommerce in modalità dropshipping 

Oltre ai numerosi vantaggi determinati dalla scelta di vendere in dropshipping, esistono anche alcuni svantaggi da tenere in considerazione. Il primo è forse il più preoccupante riguarda certamente il rischio di truffe. 

  • Il pericolo delle truffe

L’intero sistema di dropshipping potrebbe essere utilizzato per organizzare truffe online, difatti è la natura stessa del sistema ad offrire un ventaglio abbastanza ampio di azioni ostili e malevoli: basti pensare ad un fornitore che a vendita conclusa non spedisce o spedisce prodotti differenti da quelli concordati o in modalità differenti da quelle contrattualizzate. 

Alla base dunque di un buon eCommerce in dropshipping risiede la scelta di selezionare accuratamente e con grande attenzione i propri fornitori e siglare con essi, accordi chiari e vincolanti. 

  • Scelta di prodotti sbagliati

Di altrettanta importanza è la scelta dei prodotti che si vorrebbero vendere online. Senza alcun dubbio si tratta di una scelta strategica, per il successo del proprio business online. 

  • Bassi margini

Si è proprio così: i guadagni in dropshipping, soprattutto nei primi tempi e per i primi ordini, è spesso molto ridotto. Si tratta di una triste verità con la quel bisogna fare i conti quando su decide di abbracciare una soluzione di condivisione, come potrebbe essere quella del dropshipping. 

Per poter avere un guadagno più gratificante occorrerà concentrarsi sulla quantità degli ordini, puntando ad un numero sempre più elevato. 

Aprire un’attività online richiede attenzione, devozione e tantissimo impegno e come in tutte le attività (anche nel mondo offline) richiede tempo, tanto tempo per poter veder i primi risultati, anche in termini di fatturato. 

  • Grande concorrenza

Se da un lato la concorrenza Italiana non è ancora particolarmente attiva come in altri paesi Europei, dall’altro confrontarsi sin da subito con chi negli anni ha già collezionato esperienze e fornitori affidabili, sui canali di maggiore utilizzo per venditori e dropshippers (esempio eBay) non sarà di certo semplice.

  • Mancato controllo sul prodotto finale 

Questo è un grande limite dettato dalla natura stessa del dropshipping. Difatti, non avendo la possibilità di controllare il prodotto finale spedito e gestito dal fornitore, sarà impossibile  lavorare su tutti quelli espedienti di marketing e comunicazione che è possibile mettere in atto nel momento della ricezione e dell’apertura del pacco.

  • Contatti “regalati”

Nel momento in cui si concretizza una vendita, al fornitore vengono regalati alcuni dei dati più importanti dell’acquirente. Un vero peccato dopo tutta la pazienza e fatica per realizzare la vendita ed accumulare dati di grande rilevanza per l’intera attività online.

Oltre agli svantaggi del dropshipping è indispensabile non commettere errori, soprattutto nei primi tempi, per evitare che si parta col piede sbagliato.

Quali sono gli errori più diffusi e comuni dei dropshipper? Scopriamoli subito. 

dropshipping

Errori da evitare per un eCommerce in dropshipping

Nel mondo del dropshipping non basta avere solo competenze di vendita e di marketing, ma occorrono anche altre skill per ottenere quel successo quasi indispensabile per poter continuare a vendere online. Per non demoralizzarsi è bene tenere a mente questi errori da evitare: 

1) Creare relazioni superficiali con i fornitori e/o collaboratori

Edificare relazioni vere e proficue, ad esempio con fornitori e collaboratori, è un aspetto a dir poco essenziale. Rispettare le tempistiche di pagamento e risolvere i problemi che potrebbero sorgere per spedizioni e resi con i tuoi fornitori, è fondamentale per costruire relazioni lavorative più profonde, che si basino sulla fiducia. Queste relazioni saranno utili per superare le difficoltà, che nella carriera di un dropshipper potrebbero insorgere. 

2) Prezzi al ribasso

Un grave errore è pensare di ampliare le entrare andando al ribasso, soprattutto nei primi tempi di ‘rodaggio’ di un’attività online. Ignorare un attento studio dei prezzi e dei competitor, sarà la causa di una graduale perdita di fiducia del consumatore e di una ulteriore riduzione dei profitti (già marginali nei primi tempi). Insomma la riduzione dei prezzi è un errore da evitare. 

3) Non avere un piano ‘B’

Un piano B deve esserci sempre. Come già anticipato le difficoltà potrebbero essere dietro l’angolo e non avere un piano di riserva potrebbe rappresentare una pessima scelta, ma facciamo un esempio.

In questo articolo abbiamo fatto cenno più volte alla libertà, alla libertà di poter scegliere i propri fornitori e prodotti: ma se un fornitore dovesse preferire un altro venditore o se smettesse di vendere quel prodotto che si vende così facilmente, come ci si comporterebbe? 

In casi come questi un piano B potrebbe evitare innumerevoli perdite di tempo. Pertanto, affidarsi a più fornitori e avere sempre più di un contatto, potrebbe essere una principio da non dimenticare. 

4) Vendere prodotti firmati

Per poter vendere prodotti “firmati” è possibile che sia richiesta un’autorizzazione, una licenza di vendita. Non si possono ignorare diritti e copyright. 

5) Offrire troppi metodi di spedizione

La chiarezza e la semplicità di un eCommerce risultano essere (molte volte) elementi chiave nel successo di un’attività online e offrire diverse metodologie di spedizione, potrebbe creare confusione e incertezze su tempistiche di consegna ed altro. 

Si consiglia di preferire un unico (o la massimo duplice) metodo di spedizione, che sia gratuito o meno sarà necessario stabilirlo in base alla strategia in atto. 

6) Non essere paziente

Essere paziente per assaporare i primi risultati di questa tipologia di attività online richiede tempo ed essere impazienti potrebbe rappresentare un grave errore. 

Tenere a mente che diventare ed essere un dropshipper non è un gioco e che  potrebbe essere più complesso e impegnativo di ciò che si potrebbe pensare, è essenziale per non scoraggiarsi e gettare la spugna troppo presto. 

 

ecommerce in Dropshipping

Piattaforme e fornitori: come e dove trovarli

Da dove partire per aprire un eCommerce in dropshipping? Certamente dalla scelta della piattaforma, cioè dei siti web sui quali è possibile scoprire categorie e prodotti da poter vendere sin da subito sul tuo store.

Ognuna di queste piattaforme offre indicazioni sui fornitori oltre a proporre una serie di servizi solitamente utili per i principianti (e non solo) di questo mondo.

Esistono diverse tipologie di piattaforme dove poter intercettare i prodotti più idonei per il proprio progetto. Alcune di essere potrebbero risultare complesse, altre più semplici ed è proprio da quest’ultime che consigliamo di partire per addentarsi gradualmente in un mondo certamente interessante come quello del dropshipping,  un primo passo per rompere il ghiaccio.  

1) HOPLIX

La prima piattaforma italiana che tutti i dropshipper dovrebbero conoscere è Hoplix, uno store di prodotti personalizzati come cappelli, T-shirt e tantissimo latro ancora. Un fornitore affidabile, veloce nelle spedizioni e affidabile, insomma un buon punto di partenza per un’attività online ai primi passi. 

2) DROPSHIPPINGB2B

DropshippingB2B è una piattaforma tutta italiana incentrata essenzialmente su gioielli di bigiotteria dei migliori brand a prezzi super concorrenziali grazie ad alcuni canali di approvvigionamento uscii di cui gode la piattaforma. Ultimo aspetto, ma  non per importanza, è la piattaforma che DropshippingB2B mette a disposizione per la gestione degli ordini, delle comunicazioni con i fornitori e di altre “faccende da dropshipper”. 

3) SEEBILA

Se si desidera cominciare con fornitori che non ti obblighino a garantire un minimo d’ordini, allora Seebila potrebbe rappresentare la soluzione ideale. Difatti, la piattaforma non impone nessun minimo o vincolo temporale, un grande vantaggi per non sentirsi ‘sotto pressione’. Ma non solo, Seebila mette a disposizione per tutti i suoi venditori una piattaforma completa e polifunzionale.

4) DROPSHIPPING ONE 

Si tratta di uno dei cataloghi di fornitori più importanti sul web, con innumerevoli categorie tra le quali scegliere. La piattaforma mette a disposizione servizi unici nel suo genere come i contratti in esclusiva, formazione gratuita e assistenza per dropshipper meno esperti. Un servizio, quello offerto da Dropshipping One di intermediazione commerciale unico nel suo genere.

5) REDIDROP

RediDrop è una delle poche piattaforme unicamente incentrata sulle borse. È possibile trovare una grande varietà di borse, da quelle eleganti a quelle più sportive, e non pone un tetto minimo di ordini. In pochi clic permette di caricare l’intero catalogo sul proprio eCommerce. Per le caratteristiche descritte, RediDrop è una di quelle piattaforme da non lasciarsi scappare.

6) B2B GRIFFATI

B2B Griffati è una piattaforma che propone abiti firmati. Più di 20.ooo  prodotti pronti ad essere venduti in modalità dropshipping in tutto il mondo. Si tratta di una piattaforma italiana facile da utilizzare e che funziona benissimo grazie alla possibilità di importare l’intero catalogo sul portale dell’azienda indipendentemente che dal CMS utilizzato.

7) NEW CART

Un’altra piattaforma  di cui vogliamo parlare in questo articolo di oggi è New Cart, una piattaforma smart e molto funzionale, che faciliterà la vita del dropshipper soprattutto nei primi caricamenti di cataloghi e prodotti del proprio store.

Difatti, New Cart permette di facilitare proprio questo genere di operazioni, fornendo ad ogni dropshipper un file CSV, un elenco di prodotti che sono stati scelti e che in pochi semplici clic sarà possibile importare sul proprio sito web.

Dropshipping

Come tenersi aggiornati sul mondo del dropshipping 

Tenersi aggiornati sul mondo del dropshipping è essenziale per non incorrere in problemi, come già accennato e per intercettare subito tendenze e novità del settore. Come tenersi aggiornati sull’argomento? 

La risposta a questa domanda è abbastanza semplice: per tenersi aggiornati potrebbe essere utile seguire alcuni blog di riferimento come: 

Solo per citarne alcuni; la lista di blog e forum che quotidianamente approfondiscono le tematiche legate al dropshipping sono tantissimi e tutti raggiungibili con qualche clic su Google. 

LEGGI ANCHE: 10 Tendenze eCommerce da seguire

Valutazioni da fare 

Conviene fare dropshipping? È sicuramente questa la domanda che sorge se si è giunti sin qui a leggere l’articolo. La verità è che non c’è una risposta univoca, dunque dipende da molti fattori, con delle considerazioni da tenere sempre a mente se si decide di intraprendere questo meraviglioso percorso. 

Il dropshpping, ancora oggi nel 2023, potrebbe essere una soluzione fattibile nonostante alcune problematiche che inducono a pensare il contrario, come i margini ridotti, la disponibilità il più delle volte di prodotti di bassa qualità e i fornitori poco seri. Allora perché avrebbe senso? Il segreto risiede nella concorrenza, non ancora particolarmente alta se vivi in Italia rispetto ad altri paesi in Europa ed in USA.

Tutti gli ostacoli, però, sono superabili prestando la dovuta attenzione alle scelte che una soluzione commerciale come il dropshipping propone. Senza dimenticare le numerose guide online oggi disponibili.

tool digital marketing 2023

25 indispensabili tool per il marketing digitale nel 2023

Chi lavora nel Digital Marketing non può farne a meno. Stiamo parlando degli strumenti per progettare o programmare al meglio il lavoro. In questo articolo troverai una rassegna completa di quelli che sono i principali tool per il marketing digitale nel 2023. Andremo a vedere piattaforme per l’invio di newsletter, tool per la programmazione di post, siti web che ci aiutano nella realizzazione grafica o per l’analisi SEO.  Insomma ne abbiamo messi per tutti i gusti.

1. MailChimp

MailChimp è uno strumento di mail marketing completo, è uno dei migliori sul mercato. Permette di creare newsletter attraverso numerosi template gratuiti con un’impaginazione personalizzabile dall’utente e consente di raggiungere facilmente il pubblico giusto, al momento giusto. Rispetto alle altre piattaforme di mail marketing MailChimp ha un piano Free che consente l’invio di 2500 mail al mese per poi passare a dei piani a pagamento in base agli invii mensili.

2. MailUp

Altra piattaforma molto utilizzata per l’invio di newsletter programmate e graficamente personalizzabili è sicuramente MailUp. La costruzione del template grafico è molto simile a MailChimp e permette anch’esso di programmare invio, personalizzare mail e creare albero di invio. MailUp permette di fare una prova gratuita e il pacchetto base costa 39 euro al mese. Si tratta di una piattaforma più onerosa ma molto funzionale, che si presta anche all’invio massivo di SMS.

3. Sendinblue

Un altro tool utile per l’invio delle newsletter è Sendinblue, una piattaforma in italiano con funzionalità pari ai due precedenti. Permette di creare mail e template facilmente, il modo di operare è molto simile a MailUp e a MailChimp. Tra le leve principali di Sendinblue troviamo sicuramente il prezzo: è possibile fare un account gratuito per inviare 300 mail al giorno (quindi 9000 al mese), opzione inedita rispetto agli altri strumenti che non permettono di farlo maniera gratuita. I piani a pagamento vanno dai 19 euro al mese ai piani personalizzati in base alle esigenze.

4. Google Analytics

Google Analytics è un servizio di web analytics fornito da Google che consente di analizzare delle statistiche dettagliate sui visitatori di un sito web. Stiamo parlando forse del “Re” delle statistiche. Qui, con un servizio gratuito offerto da Google, possiamo analizzare miriadi di dati: dalle visite al sito, al pubblico, dai punti di connessione al tempo di lettura, dal totale di acquisiti online al monitoraggio delle azioni degli utenti. Uno strumento imprescindibile per chi opera sul web e possiede, o gestisce, un blog o un sito web. Entra di diritto tra i principali tool per il marketing digitale del 2023, anzi di tutti i tempi. Un veterano che non invecchia mai.   

5.Google Ads

Google Ads, invece, è un servizio sempre di Google che permette di progettare e programmare campagne a pagamento. Anche in questo caso, come nel precedente, stiamo parlando di uno strumento fondamentale per chi opera online. Gli annunci pubblicitari di Google sono importantissimi per generare traffico al sito web, per fare remarketing o campagne di brand su YouTube o su altri siti web attraverso banner.

6. Canva Business

Canva è uno strumento di progettazione grafica odiato dalla maggior parte dei grafici (era doveroso dirlo!). Nonostante questo, il tool è molto utilizzato per fare grafiche social, volantini, CV, brochure e altro ancora. Ha un database infinito di foto, video e template grafici. Un ottimo strumento per ovviare alle mancanze tecniche di chi non sa utilizzate Photoshop per esempio. Canva permette di avere un account gratuito (che comunque permette di lavorare bene) o piani a pagamento che naturalmente aprono a mille possibilità in più.

tool per il marketing digitale

7. Trello

Trello è un software gestionale, utilizzato per creare, programmare e organizzare i contenuti online. Facilita il lavoro a distanza in cui i team possono accedere alle loro attività e progetti da qualsiasi luogo. È possibile assegnare più membri del tuo team a una singola scheda in modo che possano lavorare insieme a un progetto. Un tool utilissimo per organizzare il lavoro, gestire scadenze, progetti ed altro. All’inizio risulta essere un po’ macchinoso e dispendioso a livello di tempo ma una volta capita la logica risulterà molto utile.

8. Slack

Slack è un software che facilita la comunicazione in modo istantaneo con i membri del team. Aiuta le persone a collaborare da qualsiasi luogo. Si può discutere del lavoro del cliente, di nuovi articoli, nuovi progetti, nuovi ticket di supporto, condividere contenuti utili, inviare messaggi e fare videoconferenze. Una piattaforma perfetta per un utilizzo quotidiano.

9. Yoast SEO

Yoast SEO è uno dei tantissimi plugin che si possono installare sui siti in WordPress. Questo plugin permette di avere un pannello di gestione, interno a WordPress, che ti indica se il tuo testo è ben ottimizzato a livello SEO. Oltre alle segnalazioni, sempre puntuali, consiglia quali interventi occorre fare per poter migliorare una pagina o un articolo. Consente di scrivere i contenuti migliori per le campagne di marketing digitale. Tra i plus: proteggere il tuo feed RSS da plagio e raschiatori di contenuti, questo ti protegge da altri siti Web che copiano i tuoi contenuti e li pubblicano come loro. Non è un vero tool per il marketing digitale ma è sicuramente uno strumento molto utile per chi scrive sul web.

LEGGI ANCHE: 7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

tool per il marketing digitale

10. Survey Anyplace

Survey Anyplace è lo strumento migliore per creare quiz, valutazioni e sondaggi divertenti e interattivi per la propria clientela, aiuta a comprendere le richieste di mercato, cosa vogliono i clienti, come migliorare l’immagine e il lavoro con loro e altro ancora. I sondaggi che fornisce sono ben progettati, semplici e compatibili con i dispositivi mobili.

11. Semrush

Semrush aiuta a far crescere la visibilità dell’azienda online. Questo strumento svela le strategie e le tattiche dei concorrenti. Viene spesso utilizzata per la ricerca di parole chiave e dati di ranking online, comprese le metriche come il volume di ricerca e il costo per clic. Lo strumento è gratuito per la prova di 7 giorni, dopo di che l’utente deve optare per la versione a pagamento. Utilissimo per analisi di parole chiave, contenuti e tendenze sul web.

12. Loomly

Loomly è un calendario di marketing digitale e uno strumento di gestione dei social media che aiuta gli utenti a pianificare, creare e pubblicare contenuti su più piattaforme. È uno strumento semplice da utilizzare anche per gli utenti non esperti di tecnologia, inoltre il prezzo è allettante sia per gli imprenditori singoli e sia per le grandi imprese. Tool utile soprattutto per pianificare su piattaforme che non consentono di farlo (esempio le pagine di Linkedin). Il pacchetto base cosa 26 dollari e può arrivare fino a 269 dollari per il pacchetto Premium.

13. Audeinse

Audiense, precedentemente noto come SocialBro, è una piattaforma di analisi dei social media e di audience. Fornisce dati specifici sugli utenti, inoltre è uno strumento che consente di analizzare il pubblico e quello dei concorrenti. Viene utilizzato per interagire in forma diretta con il pubblico e migliorare in generale la strategia digitale.

14. Hubspot

Hubspot include la gestione delle relazioni con i clienti, gestisce e ottimizza i contenuti di un sito web o di un blog. Inoltre, fornisce strumenti per l’email marketing, la gestione dei social media, l’analisi e la creazione di report. Include anche una versione gratuita e diverse versioni a pagamento.

15. Lemlist

Lemlist è uno strumento utilizzato per monitorare l’invio di email, inserendo immagini e video personalizzati. È utilizzato principalmente dai team di vendita, marketing e sviluppo aziendale per rendere autonomo l’invio e la risposta di email.

16. Clearscope

Clearscope è una piattaforma di ottimizzazione dei contenuti, aiuta gli utenti a identificare le parole chiave, le frasi e gli argomenti più pertinenti, aiuta a identificare e risolvere problemi di leggibilità, grammatica e stile.

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17. Unbounce

Unbounce è una risorsa digitale, che sfrutta l’intelligenza artificiale per realizzare landing page e gestire contestualmente campagne di marketing. La piattaforma, inoltre, offre all’utente non solo la possibilità di creare pagine web con un editor intuitivo basato su funzionalità drag and drop, ma anche di utilizzare un software con funzioni di codifica avanzate.

18. Optimizely

Optimizely integra strumenti per il targeting del pubblico e la progettazione grafica per eseguire rapidamente test su vari segmenti di pubblico, è una piattaforma senza codice che permette di testare modifiche sia significative che minime alle pagine web.

19.Clearbit

Clearbit Connect è uno strumento che trova indirizzi email dal suo database di 150 milioni di contatti commerciali. Questo strumento fornisce dati specifici sulle aziende, arricchisce dati sui clienti, aiuta a cercare nuovi clienti.

20.Typeform

TypeForm è una piattaforma online che permette di creare questionari e sondaggi. I moduli sono belli, funzionano su tutti i dispositivi e sono facilissimi sia da creare che da utilizzare per gli utenti finali. Ma si può utilizzare anche come modulo di raccolta informazioni per il proprio sito web.

tool per il marketing digitale typeform

21. Visme

Visme è una piattaforma per la creazione grafica di contenuti. Offre una vastità di modelli di progettazione, inoltre fornisce un’ampia libreria di immagini, icone e illustrazioni stock, animazione ed elementi interattivi, consente di pubblicare e condividere i contenuti su diverse piattaforme.

22. Google Trends

È un’altra piattaforma di Google che entra di diritto nella lista dei tool per il marketing digitale 2023. Completamente gratuita, permette di analizzare le tendenze di ricerca degli utenti. È molto utile per capire cosa stanno cercando gli utenti su Google, che termini utilizzano, quali sono le differenze tra l’Italia e il resto del mondo, quali sono le differenti ricerche di flussi di traffico tra le varie regioni d’Italia. Insomma, uno strumento fondamentale per chi deve pianificare una strategia di content marketing.

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23. SEO Zoom

SEO Zoom si presenta cosi: “è la SEO Suite migliore per le attività di Search Marketing: analizza, monitora e potenzia il tuo sito web con oltre 40 strumenti”. Dobbiamo dire che una volta utilizzata non possiamo che confermare la loro presentazione. È una piattaforma italiana adatta più a professionisti, poco adatto per chi è alle prime armi.

24. Facebook Ad Library

Facebook Ad Library è una libreria multimediale da cui è possibile ricevere informazioni sull’operato delle pagine dei social media. Il tool dà la possibilità di monitorare, non in maniera approfondita, tutte le campagne attive dei nostri competitor. Riusciamo a capire se una pagina Facebook ha delle campagne attive, quali post sta sponsorizzando, con quale budget e molto altro.

LEGGI ANCHE: Come costruire il tuo piano Facebook ADS

25. Screeming Frog

Screaming Frog è sicuramente uno degli strumenti di web marketing più importanti per la SEO tecnica. Si tratta di un software online che consente di eseguire il crawling di un sito web, attraverso cui è possibile venire a conoscenza di pagine 404, un titolo SEO (title) duplicato, breve o lungo, l’assenza del testo alternativo dalle immagini o della meta descrizione dagli articoli e molto altro. Una piattaforma indispensabile per gli amanti della scrittura SEO.

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San Valentino e pubblicità: la storia e le campagne di Baci Perugina

La storia d’amore più bella, dal tempo infinito, il cui rimando a San Valentino è diretto? Di sicuro quella raccontata da Baci Perugina, che vede come protagonisti Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni e che continua fino ai giorni nostri attraverso le pubblicità. La fortuna di questi cioccolatini nasconde infatti la dolce storia dei due innamorati che, dal 1922 a oggi, viene associata proprio a San Valentino.

Un successo costruito anche grazie alle pubblicità che hanno visto l’evoluzione del brand attraverso stili, colori, modo di comunicare.

Tutto inizia a Perugia agli inizi del 1900 quando una giovanissima, ma dalle grandi intuizioni, Luisa Sargentini sposa Annibale Spagnoli; insieme apriranno una drogheria nel centro della città dedita alla produzione di caramelle, confetti e cioccolato. La piccola attività in poco tempo si amplia e subentrano altri soci, tra cui Francesco Buitoni, già fondatore dell’omonimo pastificio: nasce La Perugina.

sede Perugina

Fonte immagine: La Perugina

Negli anni, la gestione dell’azienda passa nelle mani di Luisa, dalle spiccate doti imprenditoriali, insieme a quella di Giovanni Buitoni, figlio di Francesco. Ed è proprio lei che nel 1922, grazie ad una sua intuizione dà vita al famoso cioccolatino composto da scheggie di cioccolato e granella di nocciole avanzate dalle produzioni giornaliere e chiamato inizialmente Cazzotto, dalla forma simile alle nocche chiuse. Giovanni Buitoni lo rinominò in seguito Bacio, per donargli un’accezione più romantica.

manifesto pubblicità baci perugina- san valentino

Fonte immagine: La Perugina

Ma sono i famosi bigliettini ad avere un ruolo fondamentale: sono il mezzo attraverso cui Luisa e Giovanni comunicano reciprocamente il loro amore segreto. Le frasi d’amore diventeranno – ed ancora lo sono a distanza di cento anni – la caratteristica che legherà questi cioccolatini al concetto dell’amore e alle occasioni più romantiche grazie anche all’idea di Federico Seneca – grafico, pubblicitario e direttore artistico di Perugina – di inserirli nell’incarto.

Le pubblicità di Baci e la condivisione delle emozioni negli anni

Le diverse pubblicità prodotte per Baci Perugina concordano con l’epoca in cui ognuna è stata ideata. Un linguaggio che dagli anni ’50 ad oggi si è evoluto, aderendo alle aspettative e ai modelli sociali e comunicativi di tutta Italia. Sempre rispettando però la filosofia centenaria di questo prodotto: i Baci, che “celebrano l’amore in ogni sua forma, rappresentano il gusto delle cose semplici in cui si manifestano le emozioni più autentiche”.

Tubiamo?

Dai primi spot più “rudimentali” degli anni ’60 , ai caroselli con i grandi attori come Vittorio Gassman a quelli anni ‘70 in cui il concept era proprio “Tanti Baci” in cui il gesto del donare cioccolatini si sostituiva alle parole.

 

Negli anni ’80, la comunicazione si allarga anche ai più giovani, coniando anche un neologismo legato alla cultura paninara di quegli anni: Tubiamo diventa il sinonimo di condivisione in una forma più pratica e veloce, come quella del packaging a forma appunto di tubo. Nello spot del 1986 troviamo i giovanissimi Riccardo Rossi, Claudia Gerini e Yvonne Sciò.

Più Baci Più Piaci e Diamoci Un Mondo di Baci

Tanti sono stati i claim che hanno caratterizzato negli anni le pubblicità di questi cioccolatini che, grazie anche all’ottimo lavoro delle grandi agenzie italiane, ancora oggi molti di noi ricordano e associano facilmente al brand.

Lo stesso si può dire per l’inconfondibile jingle, rimasto originale, anche se riadattato varie volte, per tutti questi anni.

Ed io? Sono troppo buona!

Dagli anni ‘90 i Baci allargano il loro posizionamento: un prodotto che non sarà adatto solo alle festività tra gli innamorati. Anche il Natale, la Pasqua o la Festa della Mamma diventano il momento giusto per condividere emozioni come affetto, gioia e felicità.

Un bacio è qualcosa di più

Un Bacio, cosa vuoi dirmi?

Nei primi anni 2000 vediamo un ritorno dello stesso concept, anche se rinnovato, degli anni ’70: il gesto del donare i Baci sostituisce le parole d’amore ma sottointende una dichiarazione.

Con Chi Ama, Baci del 2012 si iniziano a scorgere le nuove tecniche di comunicazione, dove storytelling, enfasi ed emozione si fondono in una trama forte, come nel caso di questo spot in cui tutta la forza si sprigiona anche attraverso i versi di Prevert.

 

La Dolce Vita dei 100 anni dei Baci

Negli ultimi anni I Baci rinnovano la loro anima, creando diverse sfumature di gusto: dal cioccolato bianco a quello al lampone passando per edizioni limitate firmate da grandi stilisti come Dolce e Gabbana. Nonostante l’innovazione di prodotto, il cuore del concept rimane quello di condividere e regalare emozioni.

Con Dolce Vita si celebra non solo l’eccellenza italiana ma anche il centenario della nascita degli iconici cioccolatini. Completamente al passo con i tempi e con le nuove e diverse necessità della società, i Baci parlano davvero a tutti in modo indistinto. Senza pregiudizi su limiti di età, di identità né di genere, nelle ultime pubblicità di questi anni le varie forme dell’amore si mostrano spontanee e si esprimono liberamente. L’amore, del resto è un sentimento corale, umano. Ed i baci sono la più tenera e potente dimostrazione di questo sentimento.

Quella di Baci Perugina è il racconto di infinite storie d’amore, con tante emozioni ancora da scrivere.

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McDonald's

McDonald’s trasforma le porte in hamburger e patatine fritte

McDonald’s promuove la consegna a domicilio con una campagna che trasforma le porte in articoli del suo menu.

In Francia, il colosso del fast food, per pubblicizzare il suo McDelivery, ha lanciato delle nuove creatività in collaborazione con TBWA/Paris.

Con questa campagna “McDonald’s Delivers to Your Door” il brand racconta 3 dei suoi famosi prodotti (Big Mac, French Fries e Sundae), completamente integrati nelle porte d’ingresso di diverse tipologie di edifici, per dimostrare che McDonald’s consegna direttamente alla nostra porta.

McDonald's

McDonald’s Delivers to Your Door

McDonald’s si è completamente reimmaginato: al centro dei nuovi annunci i suoi prodotti iconici rivisitati con un’estetica fresca e inedita.

I 3 visual, fotografati da Aurélien Chauvaud, presentano intenzionalmente ambienti diversificati, ritratti in momenti sparsi della giornata. La pubblicità punta tutto sulla possibilità di ordinare sia di giorno che di notte, sottolineando quanto sia flessibile e funzionale il servizio di consegna in area urbana e suburbana.

Per il Big Mac è rappresentata la porta di un garage di una casa di periferia in pieno giorno.
 Per le French Fries: una doppia porta di un condominio di notte.

McDonald's

Per il Sundae: una porta tradizionale di un edificio in stile Haussmann, ripresa al crepuscolo.

McDonald's

Le porte come tele di opere d’arte

Le ante sono state realizzate in 3D e giocano con texture in contrasto per un effetto suggestivo. Nonostante gli stili diversi, i poster mostrano dei sottili segnali visivi capaci di evocare sin da subito i prodotti.

McDonald’s sfrutta ancora una volta il potere della messaggistica urbana creando bellissimi artwork, attraverso una campagna che coniuga l’out-of-home con il classico annuncio stampa.

Con una mossa unica e originale (coerente con l’anima del brand) McDonald’s ha voluto immaginare come potrebbero apparire le nostre dimore adornate dalle sue immagini, con l’obiettivo di promuovere uno dei servizi di punta, già protagonista di diverse campagne di successo.

Rain, la nuova campagna per McDonald's firmata da TBWA Paris

Rain, 2019 – Campagna McDonald’s firmata TBWA/Paris

McDonald’s Delivers to Your Door è on air dalla fine di dicembre su stampa, social network e supporti digitali.

LEGGI ANCHE: La campagna “Rain” di McDonald’s ha conquistato tutti con il tratto impressionista delle immagini

british airways - pubblicità gennaio

Le pubblicità più belle di gennaio: BMW, British Airways, i 3D billboard di Meta e le altre

Il 2023 è iniziato da poco e i brand hanno già mostrato alcuni lavori che abbiamo selezionato e raccolto nelle pubblicità più belle di gennaio. La creatività è un po’ sottotono, sarà colpa del freddo o della preparazione al grande boom dell’imminente Super Bowl? In ogni caso, godiamo di qualche simpatica intuizione, in attesa del momento più fortunato e ricco dell’anno – in tutti i sensi-  per le pubblicità.

McDONALD’S | Raise Your Arches

Il famoso brand di fast food trova sempre infiniti modi per porre l’accento sul proprio logo. Questa volta, in modo davvero creativo lascia a noi intuire dove trovare i suoi archi.

Lo spot, infatti, in cui logo o prodotti non compaiono materialmente, dimostra in modo alternativo la riconoscibilità del brand. In un ufficio alcuni colleghi comunicano tra loro il desiderio di mangiare non un panino qualsiasi ma proprio quello di McDonald’s; lo fanno attraverso due rapide alzate di sopracciglia, che insieme simulano proprio la lettera M.

Il linguaggio del corpo, in questo caso, è veramente inconfondibile.

LOUIS VUITTON & YAYOI KUSAMA 3D Billboard

In occasione della strepitosa partnership tra il luxury brand e l’estrosa Yayoi Kusama, Louis Vuitton lancia una nuova collezione che reinterpreta il suo stile grazie all’originale personalità camaleontica dell’artista giapponese. Il suo tocco “Dots” ha conquistato negozi, facciate di palazzi e istallazioni di tutto il mondo, come questo billboard 3D a Tokyo.

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BMW CHINA | Translating Joy

In occasione del capodanno cinese BMW China lancia la sua campagna Translating Joy in cui celebra con simpatia il modo in cui l’AI compia errori di traduzione. Sappiamo quanto sia complicata la traduzione dei logogrammi che, più che a parole, corrispondo a concetti. E così BMW, che in cinese corrisponde al concetto di “cavallo prezioso” gioca proprio su questo equivoco.

Nel film, infatti, un tipografo è intento nel creare i suoi biglietti di auguri per il nuovo anno in due lingue.

La frase originale 招财进宝马到成功’ intesa come “ti auguro fortuna e successo” viene affidata all’intelligenza artificiale per la traduzione in inglese; tuttavia il messaggio finale corrisponde con “soldi fortunati in BMW per il successo”. I biglietti equivoci affissi ovunque, generano confusione e divertimento allo stesso tempo.

Forse la traduzione fatta da un interprete in carne e ossa sarebbe stata corretta ma di certo meno divertente.

ALZHEIMERS FORSCHUNG INITIATIVE – GERMANY | The Glitch

La campagna di sensibilizzazione dell’AFI evidenzia i momenti di glitch ovvero quei piccoli malfunzionamenti che si verificano nel cervello di chi è affetto dal morbo Alzheimer e che causano una deformazione della realtà quotidiana. Un’esperienza frustrante e stressante non solo per chi ne è affetto ma anche per i loro cari il cui supporto spesso non basta.

Il linguaggio utilizzato nel film è “disturbato” e moderno: un modo per catturare l’attenzione del pubblico più giovane e promuovere in loro maggiore consapevolezza su questo morbo.

BRITISH AIRWAYS | Take Your Holiday Seriously

Tra le pubblicità più belle di gennaio troviamo quella della compagnia aerea del Regno Unito, che esorta i suoi cittadini a prendere sul serio le vacanze. Secondo un sondaggio condotto da YouGov Plc, si evince infatti che il 50% degli inglesi continua a lavorare anche durante le ferie. Questa continua responsabilità che toglie tempo allo svago mentale comporterebbe un peggioramento dell’aspettativa di vita. Ad oggi, le vacanze non sono più un frivolo lusso ma una necessità per il nostro benessere.

Come comportarsi quindi quando durante le ferie si ricevono email dal lavoro? Ce lo suggerisce British Airways!

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META QUEST 2 | 3D Billboard

La strabiliante tecnica dell’anamorfismo sta conquistando sempre più brand. Gli effetti di questa nuova forma pubblicitaria rivolta all’OOH sono spettacolari e futuristici e, anche se si tratta di un effetto ottico, rapiscono subito l’attenzione dello spettatore. Niente di più azzeccato per la pubblicità del visore di realtà virtuale del brand Oculus, presente a gennaio in Piccadilly Circus a Londra.

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