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Coronavirus e Digital Transformation: spinte evolutive per la direzione HR

  • Le HR si configurano come il vero driver dell’innovazione e della digital transformation;
  • Le aziende devono ridisegnare i processi aziendali e al tempo stesso rassicurare le persone per accompagnarle verso un nuovo modo di lavorare.

 

L’emergenza sanitaria in corso, scatenata dalla pandemia COVID-19, ha cambiato in poco tempo, e probabilmente cambierà per sempre, le abitudini di vita e di lavoro delle persone. Ha cambiato anche le strategie aziendali e, in particolar modo, ha modificato la gestione e l’organizzazione delle persone verso una modalità di lavoro delocalizzata e sempre più digital.

Questo veloce cambiamento ha portato le Human Resource ad essere il vero driver dell’innovazione e della digitalizzazione. Le HR, infatti, sono state chiamate (dalla sera alla mattina) a reinventare processi organizzativi per consentire all’impresa di proseguire l’attività lavorativa; non hanno solo modificato il modo di lavorare delle persone ma sono profondamente cambiate anche nel loro interno, mettendo in luce in poco tempo skill come leadership e change management.

Digital transformation, digital tools

La prima scelta delle HR, imposta anche dal Governo, è stata quella di implementare velocemente:

Attraverso l’utilizzo di questi strumenti le organizzazioni sono riuscite a dare continuità all’attività lavorativa. La risposta lato umano è stata ottima, passando a una riorganizzazione del privato per accogliere il lavoro all’interno dell’ambiente domestico.

Non solo, le persone hanno dovuto sviluppare differenti capacità: autonomia, collaborazione, condivisione e responsabilizzazione. Perché una modalità di lavoro agile passa, in primis, da un rivoluzione organizzativa d’impresa e poi da un cambiamento personale dell’individuo.

In poco tempo, le HR hanno dovuto creare processi digital che consentissero alle aziende di continuare ad operare, e ai lavoratori delocalizzati di gestire il lavoro in autonomia pur rispettando le scadenze prefissate.

Sfida non facile, perché comporta un cambio culturale e organizzativo obbligato e veloce, legato a questi due fattori:

  • Change management. Con questo termine inglese (traducibile come “gestione del cambiamento”) si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organizzazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente ad un futuro assetto desiderato. Il change management, così come viene comunemente inteso, fornisce strumenti e processi per riconoscere, comprendere e gestire l’impatto umano di una transizione, ad esempio dovuto all’innovazione tecnica o a una variazione nella gestione operativa.
  • Employee experience. Racchiude tutto ciò che un lavoratore osserva e percepisce durante l’intera esperienza di lavoro con una determinata azienda. La qualità di questa esperienza viene influenzata da elementi come gli spazi di lavoro e la flessibilità nella gestione del tempo e degli obiettivi, le interazioni con colleghi e dirigenti, il work-life balance (ovvero l’equilibrio ideale tra lavoro e vita personale, che per ogni lavoratore si trova su un punto diverso), la dotazione di strumenti tecnologici per rendere più efficiente e semplice il lavoro e, ovviamente la remunerazione e la presenza di benefit.

Si va quindi verso una cooperazione forte tra HR (driver) ed employee, ossia verso una visione persona-centrica.

Come le HR modificheranno l’ambiente di lavoro

La pandemia inevitabilmente cambierà le organizzazioni, i metodi di lavoro e le relazioni con le persone.

Ecco come le Risorse Umane diventeranno il driver della digitalizzazione.

Si investirà nell’HR

Il Coronavirus ci sta mostrando la centralità delle risorse umane in tandem con la digital transformation.

Mai come in questa situazione abbiamo visto che investire in questo binomio, ha consentito di dare continuità all’attività lavorativa utilizzando la digitalizzazione come medicina contro il virus, consentendo altresì, in alcuni casi, anche di aumentare le performance dei collaboratori.

Si andrà verso un modello employee-centric

Le HR lavoreranno per:

  • Un coinvolgimento importante dei lavoratori partendo dai punti di forza di ciascuno. In questo modo si otterrà maggiore produttività anche in situazione di lavoro a distanza;
  • KPI innovativi, tra cui: la capacità di progressione, ossia l’abilità di sapersi evolvere velocemente quando necessario, ridefinendo spazi, tempo ed energie, la leadership ecologica, che va in ottica di una valorizzazione della crescita e dell’evoluzione delle persone, la ricerca di Ambassador della Positività, persone che sanno trasformare un momento critico in un’occasione di vicinanza, cioè persone con una buona dose di intelligenza emotiva, empatia e ottimismo.

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Si continuerà verso lo smart working ma solo insieme al team building

Non sarà sicuramente possibile far rientrare massivamente le persone sul posto di lavoro, per questo motivo lo smart working sarà ancora, per molto tempo, il protagonista assoluto.

Lo smart working, per funzionare nel modo corretto, dovrà necessariamente essere supportato da un importante lavoro di team building al fine di ottenere una comunicazione efficace, fluida e condivisa in tutti i reparti. Eliminare i protagonismi per dare spazio al lavoro di squadra.

Una grande sfida per le HR.

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Si ridisegnerà la formazione

Il ritorno in aula per i consueti appuntamenti formativi rimane ancora un miraggio, per cui è il momento questo di puntare sull’innovazione e sul digital learning.

Le HR dovranno quindi spingere in questa direzione per creare percorsi formativi personalizzati sulle esigenze degli employee in un’ottica di community, come il social learning, ad esempio.

Occorrerà ripensare tutta l’esperienza di apprendimento investendo su metodi sempre più innovativi, gamification e AR su tutti.

Pianificazione e riorganizzazione degli spazi aziendali

Le HR dovranno anche ridisegnare gli spazi aziendali, per accogliere le persone mantenendo la distanza di sicurezza che la legge impone.

Occorrerà strutturare un lavoro su turni, per esempio, oppure creare per alcune tipologie di lavoro (come i commerciali) degli spazio di lavoro virtuali (digital desk).

Cushman & Wakefield, società americana di servizi immobiliari globali, ha elaborato delle linee guida per un corretto rientro in ufficio. “The 6 feet office”, questo il nome del progetto, sta per “6 piedi” (i nostri 2 metri), ovvero la distanza consigliata dagli esperti per evitare la trasmissione del virus da persona a persona. È composto da sei punti chiave.

  1. un’analisi dell’attuale ambiente di lavoro nell’ottica di migliorarlo per impedire la diffusione del virus;
  2. l’introduzione di un codice di condotta che tutti devono rispettare per mantenere l’ambiente in sicurezza;
  3. la creazione di un percorso unico per ogni ufficio con un sistema di segnalazione visivo;
  4. l’individuazione delle figure chiave che possano verificare che tutto il processo si svolga correttamente;
  5. il conseguimento di una certificazione di sicurezza: un attestato vero e proprio che determini la sicurezza del luogo di lavoro;

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Le sfide delle HR per il prossimo futuro

Ridisegnare i processi aziendali e, al tempo stesso, rassicurare le persone accompagnandole verso un nuovo modo di lavorare non è una sfida semplice.

Le organizzazioni dovranno inevitabilmente sostenere dei costi per potersi adeguare a questa trasformazione obbligata. Le realtà che hanno già iniziato, nel passato, il percorso di digital transformation sono meno impreparate, ma purtroppo sono ancora tante quelle che non hanno intrapreso questa strada.

Le HR possiedono competenze gestionali e, da un po’ di tempo a questa parte, anche digitali e sono quindi il driver più importante per accompagnare le imprese verso una nuova e mai provata operatività. Appare oramai piuttosto scontato che la modalità di lavoro a distanza sarà ancora per molto tempo la forma di lavoro preponderante in molti settori, per cui le istituzioni dovranno intervenire per introdurre strumenti agevolativi per consentire a tutti di adeguarsi a questa trasformazione in ottica di abbattimento dei costi.

5 consigli di Content Marketing per il tuo ristorante in tempo di Coronavirus

  • Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti ci sono diverse voci di spesa e un personale in media più numeroso;
  • In un simile contesto, per i ristoranti è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti attraverso il Content Marketing.

 

Con il Dpcm dell’11 Marzo 2020, i ristoranti hanno abbassato le serrande per contenere il contagio da coronavirus.

I tavoli sono vuoti, sedie e sgabelli accatastati contro il muro. In cucina è calato il silenzio, una tranquillità assordante, che rende la tensione del servizio e il clangore dei coltelli solo un lontano ricordo. I cuochi, abituati ad anteporre il proprio lavoro a tutto il resto, appaiono spaesati e inquieti davanti all’incognita del futuro.

In Italia, il mondo della ristorazione sta attraversando uno stato di forte impasse, vittima tanto dell’incertezza causata dalla pandemia, quanto della precarietà aggiunta della burocrazia italiana.

Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti infatti, ci sono diverse voci di spesa, e un personale in media più numeroso di quello di un qualsiasi altro negozio.

2020 Atlanta Restaurant and Bar Closures - Eater Atlanta

Perché continuare a fare Content Marketing è importante

La ristorazione vive la quarantena con due velocità e necessità diverse, spiega Lara De Luna su Repubblica. “Da un lato quella di tamponare il più possibile le perdite dell’oggi, barcamenandosi tra tasse, pagamenti e aiuti fiscali promessi ma difficili da ottenere, dall’altro quella di capire come e quando ripartire”. Un bisogno di programmazione frenato dalla certezza che il mondo che troveremo una volta riaperte le porte sarà profondamente diverso negli usi e nei costumi quotidiani.

In un simile contesto, è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti, rendendoli partecipi delle proprie  iniziative, e della propria quotidianità, quella più semplice ed informale. Dopotutto, il fatto che si trovino in isolamento forzato, non significa che non possano continuare a garantire il loro valido supporto, magari attraverso un “passaparola digitale”.

Nel gennaio del 1996, Bill Gates pubblicò, sul sito della Microsoft, un breve articolo intitolatoContent is King, in cui affermava che, nell’era digitale, i contenuti di qualità sarebbero diventati lo strumento più prezioso per acquisire nuovi clienti. Un frase profetica, oggi assunta come mantra da tutti coloro che si occupano di Content Marketing e Blogging.

Pubblicare regolarmente contenuti unici, infatti, consente di rafforzare il proprio brand, e mantenere vivo l’interesse dei propri clienti, fidelizzandoli.

Ecco quindi cinque consigli utili per rendere efficace la tua content strategy durante l’emergenza coronavirus.

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1. Racconta “il dietro le quinte”

Uno dei principali motivi per cui le persone scelgono il tuo ristorante e non un altro, oltre che per la bontà del cibo, è per il modo in cui le fai sentire. Quindi, porta i tuoi clienti nel backstage del tuo locale, raccontando ad esempio alcuni aneddoti relativi alla tua cucina, oppure alla tua carriera.

E ancora, intervista i membri del tuo staff, chiedendo loro com’è lavorare nel tuo ristorante e far parte del tuo team (puoi registrare gratuitamente le videochiamate adoperando piattaforme come Skype e Zoom).

Sii spontaneo, riponi la maschera della professionalità nell’armadio, almeno per un po’, e riscopri il bello delle gaffe. Le persone cercano l’umanità e il divertimento, anche nel mondo virtuale.

Organizzare la cucina di casa come quella di un ristorante in 6 ...

2. Mostra come stai affrontando la quarantena

Chiudere un’attività, anche se temporaneamente, non è mai semplice. Quindi, sfrutta questo momento come un’opportunità, per mostrare ai tuoi clienti e fan più affezionati come stai affrontando questa crisi.

Ad esempio, se ha intenzione di adottare delle misure aggiuntive per supportare il tuo personale, condividilo sul tuo sito web, sui social, o via email. Dietro ogni ristorante, ci sono progetti, investimenti, passione e anima. Non aver paura di esporti e mostrare alle persone anche questo lato del tuo business.

Narrativa audiovisual: o que é, quais os tipos e sua importância ...

3. Condividi ricette e tutorial

In questo periodo, le persone hanno molto tempo a disposizione e cercano costantemente qualcosa da fare. Quindi, perché non offrire loro un mini corso di cucina? Ad esempio, puoi insegnare ai tuoi fan come preparare i tuoi piatti più rappresentativi, le cosiddette signature recipes. Ma anche la cucina tradizionale ha sempre un certo appeal, soprattutto se legata a un ricordo, a un’emozione.

Scatta foto sequenziali, registra piccoli video dimostrativi, organizza dirette su Instagram e Facebook ad orari prestabiliti.

I tuoi clienti proveranno le tue ricette a casa, diventando ambasciatori del tuo marchio.

E non temere, l’esperto rimarrai comunque tu.

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4. Iscriviti ad un nuovo canale social

Il momento giusto è ora. Entra in contatto con nuovi potenziali clienti, attraverso nuovi social e/o funzionalità che non hai mai provato prima.

Ti incuriosiscono le dirette streaming su Facebook, Instagram o YouTube? Oppure i contenuti pubblicati dai tuoi colleghi ristoratori su Tik Tok? Anche quello sui social è Content Marketing.

Molti utenti Tik Tok hanno già caricato le loro video ricette, perché consapevoli delle grandi opportunità che questa piattaforma può offrire, soprattutto in termini di visibilità.

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Instagram Is Silently Working On A New Update That Will Copy ...

5. Usa il tuo smartphone

Se in passato avevi bisogno di una strumentazione professionale e costosa per sviluppare una delle suddette tattiche di marketing, oggi è sufficiente possedere uno smartphone. Lo smartphone infatti, è abbastanza potente per creare contenuti di qualità, capaci di attirare l’attenzione delle persone, e diventare virali.

L’adozione di una corretta strategia di Content Marketing, ti permetterà di allineare offline e online, creando un sofisticato sistema di targeting, che trascende dal comune concetto di ristorante, inteso come luogo per il consumo del pasto, e abbraccia una più moderna visione imprenditoriale, che alla proposta culinaria integra altri e nuovi servizi.

Giovani imprenditori ai tempi del COVID-19: le nuove idee ci salveranno

  • Il 2020 lo ricorderemo, oltre che per la sua bisestilità, anche per uno dei più grandi stravolgimenti prima sanitari e poi economici della storia: il COVID-19
  • I settori trend trainanti, i rapporti sociali, il modo di essere imprenditore: ancora una volta si punta sui giovani per idee innovative che ci guideranno in questo nuovo mondo post apocalittico

 

Alcuni la definiscono come un periodo di crisi mai visto per il nostro tessuto economico, una crisi sanitaria che si è trasformata velocemente anche in crisi economica e dell’imprenditoria, una situazione in cui non si riesce a vederne la via d’uscita certa, ma nella quale oggi ci si sta muovendo per tentativi. Tutto vero, ma poi si legge e si guarda di come, in una situazione così buia, il popolo italiano abbia ritrovato senso di unione e umanità e si sia fatto valere per quello che è: una Nazione piena di innovazione e di idee, che salvano anche la vita, come quelle di alcuni giovani imprenditori.

Ecco che possiamo citare un caso emblematico: Issinnova con il team bresciano guidato da Cristian Fracassi con le sue valvole stampate in 3D che ha trasformato un hobby, lo snorkeling, nella soluzione creando una partnership con Decathlon. O ancora parlare di Copan, guidata dall’italianissima Stefania Riva, a cui è stato chiesto di incrementare la produzione di tamponi per far fronte all’emergenza.

Continuare ad essere un brand di successo convertendo le produzioni per fare la propria parte è forse quello che ci si aspettava, ma essere un neo imprenditore in un contesto come quello attuale è una mossa coraggiosa e cosa più importante di nomi ce ne sono!

Il trend economico per il 2020, previsioni e settori “caldi”

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È importante partire da dove saremmo se il 2020 fosse stato l’anno che tutti si aspettavano. In particolare guardando a quelli che sono e saranno i settori caldi.

Lo scenario previsto all’inizio di quest’anno vedeva tutti gli economisti d’accordo su una crescita del PIL ed una decrescita della disoccupazione nella maggior parte dei Paesi con un ruolo delle banche centrali sempre più defilato.
Insomma si era considerato il 2020 come un anno di rinascita e crescita dopo l’ultima crisi finanziaria.

Sul fronte Globalizzazione, invece, seppur pareva un trend in continua crescita, i dati parlavano di slowbalisation e a questo punto sarà il vero trend economico rilevante: ossia la condizione per il quale tutte le economie del mondo continueranno ad essere interconnesse, ma con meno accelerazione rispetto agli anni passati. Il tessuto locale su cui fare focus si fa un’esigenza sempre più importante e questo sia per i dazi imposti all’import-export di alcuni beni, ma anche per lo sviluppo economico in crescita dei cosiddetti Paesi Emergenti.

Dopo aver inquadrato lo scenario macro, vediamo quelli che sono i settori trend e trainanti dell’economia 2020.

Se i sistemi di pagamento via smartphone sono uno dei comparti in crescita costante da qualche anno, vedi Apple Pay o Google Wallet, e uno dei settori trainanti del Fintech, non solo in Italia, con il raddoppio degli utenti che ne utilizzano le funzionalità anche la sezione bot e chatbot non scherza. Tecnologia sempre più “umana” con un’attenzione particolare alla loro interazione con l’uomo e al fatto che possano rendere interattivi gli oggetti più comuni.

Al terzo e quarto posto un grande tema: l’alimentazione. Non solo per le tecnologie blockchain, ma anche perché forse siamo pronti, o no, al cambiamento: da carne da animali alla farina di insetti. Ce lo dice Fucibo, startup italiana, che per metà maggio ha in programma il lancio della sua linea di pasta con 100% farina di insetti.
Quando invece si preferisce ancora la carne tradizionale, ecco che al quarto posto, si fa strada l’eticità dell’allevamento: focus sugli allevamenti attenti agli animali, al bio o anche solo all’aria aperta; Slowfood ha lanciato una vera e propria campagna di sensibilizzazione verso una riduzione di consumo di carne e di un prodotto di qualità migliore

Quinto e sesto per l’economia della cura così suddivisa: il tech nel beauty e l’attenzione per il prossimo, per altro vero trend del 2020 ad oggi.
L’acquisto di prodotti online di beauty ha un valore attuale di 22,1 miliardi di dollari con una previsione di crescita a 27,8 miliardi nel 2022. Con più mercato per i giovani imprenditori che vogliano partire da un eCommerce per fare la loro fortuna e un diffuso impiego della realtà aumentata per “la prova” sul proprio viso del prossimo makeup.
La cura per gli altri invece, si sta concretizzando in startup come Ugo, in grado di incrociare domanda ed offerta nel campo dell’assistenza alla persona, soprattutto per le esigenze quotidiane come la spesa o il trasporto in ospedale per le visite di routine.

Ultimo, ma legato a quello che il tema ecologia e green, è il settore legato al mondo vegetale, non solo alimentare, ma anche giardinaggio, cura del verde, architettura con nuovi modi di riportare gli alberi in città. Ci basta pensare al lancio del famoso Hashtag #urbanjungle.

Le startup nate con il COVID, l’innovazione non si ferma

Se queste erano le previsioni, probabilmente qualcosa andrà rivisto o solamente adattato, il fintech e la cura del prossimo sono anche in questa situazione COVID oriented tra i settori più di interesse per le nuove startup che si fanno avanti.

Si parla già di economia del confinamento e chi fa o vuol fare impresa la deve conoscere al meglio per sfruttare quelle che sono nuove o vecchie leve che porta con sè.

Questa emergenza, primariamente sanitaria, ha portato al coinvolgimento in una situazione di limitazione delle libertà umane di praticamente tutta la popolazione mondiale e anche quando il lock-down avrà termine le abitudini umane avranno subito un notevole cambiamento, tutto si concentrerà ancora di più sul demand, l’on-line e la consegna a domicilio, gli italiani potrebbero, per una volta, essere un popolo freddo e distaccato.

Se ai grandi brand vogliamo dire di farsi ricordare come chi ha fatto del bene durante l’emergenza e non solo inventando ed implementando format anche social di intrattenimento per i clienti rinchiusi, ma anche, e soprattutto, come colui che ha donato, che ha riconvertito la propria produzione per produrre il materiale utile ai soccorsi e che ci ha messo la faccia nel fare qualcosa per il suo Paese e i suoi dipendenti.
Tranquilli, finita l’emergenza i risultati saranno tangibili: la clientela avrà ben presente su che brand investire e i migliori talenti sapranno qual è l’azienda per cui vogliano lavorare.

E per i giovani imprenditori?

I giovani imprenditori sono sempre una delle risorse più importanti del tessuto economico perché con sé portano nuovi bagagli di conoscenze, nuove idee, la fame di successo e la flessibilità di adattamento.

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Ecco allora che sbucano bandi, sia della commissione Europea sia di Innova, per chi è in grado di creare tecnologie ed idee al servizio del periodo di emergenza, che possano essere anche rivoluzionari nel bel mezzo della pandemia.
La Commissione Europea ha messo a disposizione 164 milioni di euro e chiama startup e PMI puntando sul comparto tecnologico e innovativo per il monitoraggio o la misurazione del contagio.
Il bando di Innova, concluso a fine marzo, ha preso in considerazione 3 settori di provenienza dei candidati:
l’ambito DPI, dispositivi di protezione individuale, e respiratori o componentistica per chi è in grado di produrne in quantità:

  • l’ambito diagnosi con i soggetti in grado di produrre tamponi o kit innovativi che misurino il contagio
  • l’ambito monitoraggio e prevenzione includendo tutte quelle app o tecnologie che possano registrare gli spostamenti dei cittadini e relativi comportamenti

Ecco, quindi, che vogliamo citare, dopo aver già citato in apertura Issinova e Fracassi, altre due startup guidate da giovani imprenditori che in questo periodo hanno avuto l’idea, hanno saputo prendere il bello anche da questa situazione come solo dei giovani imprenditori sanno fare.

Il primo caso è quello di Webtek, guidata dal 35enne Piasini, che ha convertito parte della sua azienda di software nella creazione di un’app in grado di tracciare gli spostamenti e con chi è venuto a contatto un paziente positivo al Covid.
La app ha un nome chiaro “Stop Covid 19” e sarà in grado, tramite incrocio di tracciati GPS, di fornire una mappa quasi precisa degli spostamenti del soggetto andando quindi ad intercettare e avvisare chi negli ultimi giorni è venuto in contatto con lui.
E sul tema privacy? L’utente deve fornire autorizzazione, per 2 volte, dell’utilizzo della sua geolocalizzazione ed è obbligato solo a fornire il suo numero di telefono.
Ovviamente questi arresti forzati non danno grande evidenza del funzionamento in quanto la maggior parte dei soggetti è confinata, ma alla riapertura potrebbe rappresentare davvero uno strumento molto utile.

La seconda startup è Pharmap, nata nel 2017 da una coppia di oggi trentenni premiati da Forbes per il 2020 e che sostanzialmente fonda il suo business sulla consegna a domicilio dei farmaci.
Pharmap è un servizio importantissimo per i cittadini che possono ricevere a casa propria i farmaci da loro acquistati abitualmente o occasionalmente anche quelli con prescrizione medica, ma altrettanto importante per la farmacia aderente: una via nettamente utile per incrementare clientela e fidelizzazione.
La startup che già aveva la strada segnata, con un incremento del 200% nel 2019 degli utenti, ha visto incrementare con questa emergenza la sua popolarità garantendo anche la consegna gratuita per un periodo limitato. I piani per il futuro vedono l’azienda proiettata in altri Paesi d’Europa, quindi stiamo a vedere.

Classifiche: i talenti Under 30 del 2020

Ecco quindi che, come da tradizione, spunta la classifica dei 100 talenti under 30 di Forbes sia America che Italia. Sono praticamente 200 ragazzi che con le loro idee stanno cambiando il mondo.

Tra i 100 USA ci sono anche tre nomi italiani: i primi due sono di due sorelle, Recchi che hanno creato un chatbot-tutor per gli studenti universitari (EdSight) e quello di un italoamericano, Stefano Daniele, impiegato nella ricerca medica per quella che parrebbe una vita cerebrale dopo la morte.

Ma la classifica completa la trovi qui

Per gli italiani, invece, abbiamo già citato Pharmap, ma i settori dei giovani talenti sono tra i più diversi, non solo quindi il settore Healthcare, ma anche intrattenimento, finanza, food&drink e marketing che mettono in luce talenti.
I candidati non devono necessariamente essere startupper, ma anche o giovani imprenditori che, presa l’azienda del padre, ne hanno cambiato l’immagine o hanno puntato su nuove feature per renderla al passo coi tempi.

Ragazzi su cui puntare e ai quali verranno affidati tutor d’eccellenza del loro settore di operatività che li aiuteranno “a diventare grandi”.

La classifica la puoi leggere sul sito di Forbes.

Tutto il Marketing che Verrà

Tutto il Marketing che verrà

  • Nonostante tutto, i clienti e i consumatori non sono spariti, né si sono eclissati; più semplicemente sono sul divano
  • Nella società dei consumi la percezione dell’essere consumatori è diventata tratto caratterizzante delle nostre identità
  • La sfida che si apre ai professionisti di Marketing non è sul what, ma sull’how

 

Buone notizie da Covid-19

Se questo fosse stato un blog post, avresti avuto tutte le migliori ragioni per criticare il titolo che ho dato al paragrafo, troppo simile all’esca del click baiting usata ancora da tanti (sedicenti) giornalisti e writer. In effetti, Covid-19 non porta quasi mai buone notizie, anzi. Piuttosto, porta notizie meno negative.

Se c’è una cosa che la storia delle pandemie e delle crisi insegna, e che gli analisti (in primis, finanziari) ci stanno ripetendo in continuazione dagli inizi, è che anche lo stress di Covid-19 finirà. Questa è in realtà una prima buona notizia, e dobbiamo prepararci a quello, dopo ben più di 40 giorni chiusi in casa o comunque molto limitati nella nostra quotidianità. Dobbiamo prepararci come persone, ma anche come professionisti. Se poi lavoriamo nel marketing, questa preparazione non è solo importante ma essenziale.

E qui, sta una seconda buona notizia: nonostante tutto, i clienti e i consumatori non sono spariti, né si sono eclissati; più semplicemente sono sul divano, stanno probabilmente vivendo un periodo di maggiori ristrettezze economiche, vivono una giornata diversa che richiede nuovi punti e modalità di contatto.

A proposito, ti consiglio l’ottimo e ricco osservatorio globale di McKinsey con dati legati a cosa stanno provando e a come si stanno comportando i consumatori. Anche perché nella società dei consumi dove in Italia viviamo da tempo, proprio la percezione dell’essere consumatori e consumatrici è diventata tratto caratterizzante delle nostre identità. Consumo dunque sono, ci avrebbe ricordato il grande Zygmunt Bauman. Immaginiamo le attuali economie a maggior tasso di crescita, come quelle asiatiche: appena i consumatori cinesi hanno potuto uscire nuovamente di casa, hanno dato vita al fenomeno del revenge spending, ovvero della spesa rabbiosa e senza sosta, dopo settimane di forzature e ristrettezze imposte. Per la felicità di brand del luxury come Hermès, che nella sola boutique di Canton e nel solo giorno di riapertura dopo il lockdown ha fatturato la bellezza di 2.7 milioni di dollari (che in euro, sono 2.5 milioni).

Dunque, Covid-19 finirà e i consumatori esistono ancora. Già queste mi sembrano due belle notizie, in mezzo a tante difficoltà. La sfida che si apre ai professionisti di marketing non è dunque sul what, ma sull’how: come leggere il mondo che verrà?

La marketing personas di Covid-19

Da professionisti, un esercizio utile che possiamo fare (e che personalmente ho fatto più volte) per dare forma e sembianze al Covid-19 è antropomorfizzarlo.

L’antropomorfismo è l’attribuzione di caratteristiche e qualità umane ad esseri animati o inanimati o a fenomeni naturali o soprannaturali.

Antropomorfizzare, nel marketing, è un fenomeno comune e con una lunga storia di ricerche e progetti alle spalle: lo si fa, per esempio, per dare ai brand maggiore concretezza e poterne comunicare meglio l’identità. I ricordi personali più vividi riportano alla memoria personaggi come Bibendum (l’Omino Michelin) o le forme umane (anche se comunque idealizzate) dei profumi La Femme e Le Male dello stilista Jean-Paul Gaultier.

Tutto il Marketing che verrà

Ecco, proviamo adesso a fare lo stesso esercizio con il Coronavirus e chiediamoci: se fosse una persona, come sarebbe a livello di tratti, personalità, fisico?

E allora, Covid-19…

  1. è straniero (Cinese)
  2. viene da zone periferiche, di mercati e mercanteggiamenti
  3. è solitario
  4. è magrolino e snello
  5. [in modo contro-intuitivo rispetto al punto 4] è molto forte
  6. non solo è forte. Ha una forza esplosiva e contagiosa
  7. è dunque e in qualche modo irresistibile
  8. è infido, sempre pronto a colpire (fatalmente) alle spalle
  9. [per tutti i motivi sopra] è totalmente inaffidabile

Come ben segnalato dall’amico, collega e co-autore Joseph Sassoon nell’articolo “Fighting the Unknown: The Powerful Symbolism of the Coronavirus Crisis”, un’ulteriore caratteristica di Covid-19 deve fare riflettere: il nome. Riporto testualmente il suo pensiero:

When magnified, with its ‘corona’ (crown) it appears at the same time beautiful and horrific.

Coronavirus’, in effetti, è un nome esplosivo e altisonante. Regale e killer allo stesso tempo.

Brand new world

Quando ero studente in business school, mi aveva affascinato molto il titolo di un libro: si chiamava e si chiama ancora Brand New World, lo ha scritto Nello Barile nel 2009 per l’editore Lupetti. Un gioco di parole chiaro su come già allora il modo di pensare e progettare i brand stesse cambiando, rinforzato da un’altra riflessione più recente pubblicata su Advertising Week dall’ex docente di Harvard e imprenditore Erich Joachimsthaler: “It’s a Brand-New World When It Comes to Building Brands”.

Oggi più che mai, dobbiamo ripensare il nostro marketing tenendo conto di tale nuova personas appena discussa. Una personas che in tanti dicono rimarrà nella nostra testa e nelle nostre abitudini, anche dopo questi mesi difficili.

Come possiamo rispondere? Vincenzo Cosenza ha prodotto una matrice del marketing emergenziale utile per iniziare a posizionare il comportamento dei business al tempo del virus in funzione dello stato psicologico del management e dell’approccio al marketing.

Tutto il Marketing che verrà

Più nel concreto, servirà una trasformazione del marketing e del business: personalmente, parlo proprio di marketing transformation. Anche perché nel 2003 era la Sars, nel 2008 la crisi finanziaria e nel 2020 Covid-19: dobbiamo diventare resilienti e innovativi by design: quel mondo VUCA (volatile, uncertain, complesso, ambiguo) su cui ci hanno tanto stressato nel tempo, è arrivato ed è qui per restare. Da dove puoi e possiamo partire?

A mio avviso, sono tre i principali paradigmi trasformativi su cui come Marketing Expert dobbiamo iniziare a lavorare.

1. Dal journey delle persone, al journey per le persone

Customer journey dinamici, social, digital, consumer decision journey: tante parole scritti da tanti (a memoria, McKinsey, Altimeter, Jeremiah Owyang, Brian Solis, …) che indicano una profonda e crescente difficoltà nel tempo da parte delle aziende di mappare e disegnare percorsi di marca e di interazione con le audience davvero efficaci. Troppo touchpoint, troppa volatilità nelle preferenze, troppa poca fedeltà alla marca o al prodotto.

D’altronde, con un semplice gioco di lettere il futurologo Brian Solis su Instagram mostra come, aggiungendo una ‘s’ possessiva alla parola customer journey, passiamo a un sorprendente customer’s journey. Appunto, a un journey quasi posseduto dalle persone, senza possibilità alcuna per le aziende di governarlo o almeno orientarlo. Covid-19 sta digitalizzando la società e l’economia, e alla base del digitale sta il dato.

Non abbiamo più scuse: la relazione tra marketing, data management e tecnologia è ormai molto forte. Gianluigi Zarantonello ne ha scritto anche un libro per la collana che dirigo in FrancoAngeli: si chiama Marketing Technologist. Dobbiamo rinforzarla e rinforzare le competenze su tutti e tre i domini, perché solo grazie al dato e alla corretta strategia tecnologica a suo fondamento possiamo tornare in possesso del customer journey, e possibilmente anticiparlo per deliziare i clienti. Clienti che proprio oggi stanno facendo ampio utilizzo di Amazon, delle piattaforme di food delivery e di altri player densi di tecnologia, i quali applicano a dovere questo triage sin dalla loro nascita. Non pensare che, dopo due mesi abbondanti passati così e il mondo nuovo che sta nascendo, accetteranno ancora di fare la fila alle poste.

2. Dall’omnicanale, al policanale

L’idea del policanale non è mia, per sfortuna. L’ha proposta l’evangelist italiano Ivan Ortenzi in un talk online che puoi ritrovare su YouTube, ed è molto interessante: semplicemente, nel dopo Covid-19 e per un po’ di tempo possiamo scordarci l’omnicanalità, perché alcuni canali non li vorremo vedere o faremo fatica a farlo. Pensa a tutto il mondo del retail fisico e degli store, quanta fatica farà. Si parla di distanze minime di 2 metri, di sterilizzazione dei capi di abbigliamento una volta che vengono provati dai potenziali clienti, di chiusura prolungata dei luoghi più a rischio diffusione del virus come le palestre e i cinema. Hai visto gli spoiler billboard, l’idea proposta da due studenti della Miami Ad School di Amburgo di tappezzare le città di manifesti con spoiler eclatanti delle più popolari serie Netflix per far desistere le persone dall’uscire e contribuire alla prevenzione del Coronavirus? Ecco: trovo renda molto bene l’idea. Omnicanalità, adieu.

Al contrario, i touchpoint dovranno essere attentamente identificati e selezionati, il budget ottimizzato e gestito sempre più in tempo reale, e nuovi modi di contatto ora futuristici per certi mercati – penso ad AR, VR, AI Assistant, tecnologie olografiche – diventeranno la realtà. A proposito, ti consiglio il report prodotto da Futurum e SAS sulla customer experience 2030, ricco di suggestioni che stanno per arrivare a partire da una ricerca globale su un campione di più di 4.000 rispondenti equamente suddivisi tra brand e consumatori.

3. Dai touch point, ai trust point

Quando parliamo di canali e touch point, parliamo di contesto: conoscerlo è di grande valore, ma bisogna prestare molta, molta attenzione alle insidie legate alla privacy e alla tutela del dato che lo abilita. Soprattutto sui mercati europei protetti da GDPR.

L’edizione 2020 del Trust Barometer, il report che l’agenzia di relazioni pubbliche Edelman dedica annualmente alla misurazione della fiducia, riporta alcuni risultati per me impressionanti. Su tutti, l’attesa da parte dei consumatori che i brand agiscano e prendano posizione rispetto ai grandi temi sociali, economici, etici.

Tutto il Marketing che verrà

Una novità bellissima, nonché una grande opportunità per le aziende e i business in un momento dove la reputazione di politica e istituzioni è ai minimi di sempre. Allo stesso tempo, come mi ha recentemente fatto notare il CIO di illimity Filipe Teixeira in un webinar che ci ha visto coinvolti, una sfida di digital trust e cybersecurity impressionante. Se la metà delle persone coinvolte nella survey Futurum / SAS che ho citato sopra sono disponibili a condividere i propri dati in cambio di valore, attraverso la tecnologia questi dati devono restare in buone mani, ed essere utilizzati per renderle ancora più consapevoli del valore che stanno ottenendo.

Già nel secondo punto ho ricordato come, quando parliamo di customer experience, le interazioni avvengano principalmente tramite i diversi punti di contatto che l’azienda ha progettato e gestisce nei confronti dell’ecosistema connesso. Il problema dei touch point, sta proprio nella credibilità. Amplificati dal digitale, fake news, gossip, storytelling negativi mettono sempre più a dura prova la percezione di affidabilità che abbiamo dei diversi canali. Con il rischio che i touch point si trasformino in terreno di contro-narrazioni – a volte di vere e proprie battaglie conversazionali – tra persone e aziende. Nel mondo digitalizzato di oggi è difficile giudicare ciò che è autentico, da dove viene l’informazione e chi l’ha eventualmente modificata.

La soluzione a questo problema sta probabilmente nel passaggio da touch point come il discusso Facebook (ricordi lo scandalo Cambridge Analytica?) a trust point come la blockchain o altri ‘luoghi’ abilitati dalla tecnologia dove la fiducia può essere co-creata e approfondita. Un discorso valido soprattutto nei settori che soffrono maggiormente a livello reputazionale.

Allora, ho trattato tre punti impegnativi vero?

Da parte mia non ho ancora soluzioni a proposito, ma ho la consapevolezza che su questi si giocherà tanto del marketing di domani.

email marketing

L’eCommerce ai tempi del Coronavirus: numeri, trend, scenari e strategie

Casaleggio Associati è al lavoro sulla nuova ricerca E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus. Giunta alla XIV edizione la ricerca verrà presentata il 19 maggio alle ore 15.00 durante un evento digitale trasmesso in streaming.

Come ogni anno, la ricercaE-commerce in Italia” di Casaleggio Associati farà il punto su numeri, trend e strategie adottate dai principali operatori del mercato.

Lo studio mette in luce l’andamento del commercio online al dettaglio nel Mondo, in Europa e nel nostro Paese, in crescita a doppia cifra anche nel 2019. Non mancheranno dettagli sui principali trend, che fanno emergere sempre di più l’importanza della digitalizzazione e delle tecnologie esponenziali per l’evoluzione e l’innovazione delle aziende italiane dei vari settori.

eCommerce coronavirus

Il focus sull’eCommerce nella fase dell’emergenza

Un focus, in particolare, verrà dedicato all’eCommerce ai tempi del Coronavirus. Se da una parte, infatti, gli acquisti online stanno garantendo grandi performance alle aziende impegnate ad esempio nei settori merceologici dell’alimentare, molti altri settori sono fortemente in crisi e solo un’adeguata strategia può permettere un rilancio. La pandemia e il lockdown stanno cambiando ancora più velocemente le dinamiche di acquisto e i mercati, anche quelli online.

La ricerca di quest’anno punta anche ad evidenziare quali sono le strategie che le aziende stanno applicando e che possono applicare per far fronte alla situazione, ed eventualmente, accelerare la ripresa.

Nel rapporto verranno raccontati casi aziendali nazionali di successo, che potranno essere d’ispirazione per tutte quelle piccole e medie imprese che ancora non hanno saputo cogliere il vantaggio della vendita online.

LEGGI ANCHE: Effetto COVID-19, l’emergenza mette le ali a eCommerce e GDO

Per partecipare allo streaming

La partecipazione è riservata ai merchant eCommerce: imprenditori, amministratori delegati, direttori generali, responsabili marketing, responsabili e-commerce e responsabili Internet.

Per iscriversi alla presentazione e ricevere gratuitamente il report basta registrarsi sulla pagina dedicata all’evento: https://www.casaleggio.it/e-commerce/

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10 serie TV da guardare (o da ripassare) durante la quarantena

  • Durante questi ultimi giorni di quarantena abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa;
  • Nella miriade di proposte Netflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, abbiamo selezionato alcune serie TV (anche un po’ imrpobabili) da guardare per tenerci occupati.

 

Manca ancora tempo per tornare a una vaga forma di normalità e poter godere appieno dei profumi e dei colori di questa primavera. La quarantena mette a dura prova la stabilità emotiva di molti, ma per fortuna abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa.

Nella miriade di proposte Netflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, ci ritroviamo a passare la maggior parte del tempo nella ricerca di qualche serie interessante da vedere. Per questo, con la preziosa collaborazione del nostro divano ormai sformato, abbiamo selezionato alcune serie TV da guardare per tener occupata qualche altra settimana.

Summertime – Drammi e ribellioni da adolescenti

In uscita a fine aprile, la serie Summertime, tutta italiana, è ispirata al romanzo di Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”. Il leggero teen drama di Netflix racconta la storia d’amore tra due ragazzi provenienti da realtà abbastanza diverse. A far da sfondo ci sono gli amici, l’estate e le feste sulla riviera romagnola; un viaggio tra emozioni, introspezioni, incertezze e desiderio di evolvere individualmente anche attraverso l’altro. Del resto, dopo l’estate, niente è come prima.

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Self-made: la vita di Madam C.J. Walker – Emancipazione in prima linea

Ancora da Netflix, una miniserie che ci fa conoscere la vera storia della prima donna afroamericana riuscita a creare da zero un impero milionario, all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti. Sarah Breedlove è stata infatti la prima imprenditrice nel settore della cura e della bellezza dei capelli.

Il successo creato dal suo brand ha dato voce all’emancipazione femminile, oltre che all’inclusività razziale. La prima donna ad aver dato dignità alle donne di colore, dimostrando come la tenacia e la determinazione si siano affermati in uno scenario sociale annebbiato dallo schiavismo.

The Midnight Gospel – La serie animata psichedelico-filosofica

Dall’ideatore di Adventure TimePendleton Ward, ecco una nuova serie animata da vedere su Netflix. Clancy è lo strano protagonista che attraverso un congegno dalla dubbia forma riesce a esplorare universi sconosciuti.

Dai suoi viaggi e dagli incontri scaturiscono scene psichedeliche e coloratissime con personaggi buffi e surreali che lasceranno al protagonista tutto il tempo per elucubrazioni mentali, riflessioni filosofiche e domande esistenziali. Un po’ come sta succedendo a noi in questo particolare momento, anche senza esplorare mondi paralleli.

LEGGI ANCHE: È davvero crisi per Netflix o il pioniere dello streaming ha ancora delle carte da giocare?

Zero Zero Zero – La serie sull’impero mondiale della criminalità

Il viaggio di un carico di cocaina dal Messico fino alla Calabria. Cinque nazioni, famiglie, diverse culture e problematiche coinvolte. Dopo Gomorra, Suburra e Romanzo Criminale, un altro lavoro diretto da Sollima, tratto dall’omonimo romanzo di Saviano, in streaming su Sky Atlantic e Now.

I clan, il sistema criminale e l’illegalità rimangono i protagonisti di questa serie anche se lasciano molto più spazio alle evoluzioni e ai drammi personali. Le famiglie infatti sono narrate attraverso i loro meccanismi psicologici, le loro debolezze, la loro umanità. Zero zero zero è sviluppata su due binari: da un lato c’è la malavita descritta secondo i diversi sistemi-‘Ndrangheta e Narcotraffico– dall’altro c’è il punto di vista umano, personale, non molto distante dalla legale normalità.

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The Knick – Tra chirurgia e tossicodipendenza

Il Knickerbocker è un ospedale della New York del 1900. Il dottor Thack è alla guida dell’istituto dopo che il suo mentore si è tolto la vita. Il personaggio si ispira a William Halsted, un riconosciuto chirurgo di quel periodo e, come lui, Thack, è un eccellente medico, nonostante la dipendenza dalla cocaina e il carattere schivo e scontroso.

La storia è ambientata in un’America incatenata ai retaggi sociali e culturali dell’epoca, razzismo primo su tutti. Insediamento di popolazioni europee, corruzione di funzionari pubblici e mercato nero dei cadaveri come oggetto di studi ed esercitazioni, delineano ancor di più la società di quel tempo. La serie racconta però anche il periodo di evoluzione scientifica in cui si avviano nuove sperimentazioni per la cura di diverse malattie. Da vedere, su Now.

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LEGGI ANCHE: I servizi imperdibili per chi non sa più quale serie TV guardare (e cerca consigli da parte degli altri utenti)

His Dark Materials – L’incontro tra fantasy e scienza

La serie fantasy trasmessa su Now, è tratta dalla trilogia omonima di Philip Pullman. Lyra è una ragazzina inglese e vive in una dimensione parallela dove per ogni anima è assegnato un daimon, un alter ego sotto forma animale. La sua tranquillità è sconvolta dalla scomparsa di alcuni coetanei, tra cui il suo migliore amico, usati in esperimenti per comprendere uno strano fenomeno proveniente dal cielo, chiamato Polvere.

Inizia così la sua ricerca attraverso mondi misteriosi, andando incontro a subdole insidie e a strani personaggi come streghe, Gyziani e orsi corazzati. Magia, fisica quantistica, religione e scienza si fondono e accompagnano il viaggio di questa serie.

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Scrubs – La più divertente medical serie

Su Amazon Prime, nove stagioni per questa esilarante serie che con ironia racconta il quotidiano dei personaggi che popolano l’ospedale del Sacro Cuore. Vicende, vissuti, storie mediche che si abbracciano a diversi intrecci emotivi ed interpersonali, vengono narrati in un equilibrio tra commedia e drammaticità. Il protagonista J.D. riesce ad entrare nel cuore di colleghi, superiori, antagonisti e soprattutto dello spettatore che tiene ancorato grazie alla sue mille divertenti sfaccettature.

Uno staff medico prima di tutto umano, fatto di debolezze, scorrette ambizioni, follia, allegria e traumi personali. Scrubs è una delle serie più divertenti in ambito medical tv, un cult mai staccato dall’attualità anche a distanza di 20 anni dalla sua nascita.

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Bates Motel – Dietro la mente disturbata di una famiglia

La vita di Norma Bates e di suo figlio Norman nella serie prequel del conosciutissimo Psycho. Come è nato il rapporto morboso del giovane con sua madre? Quali sono stati gli accadimenti che hanno inciso sulla sua personalità disturbata?

La serie thriller, ambientata negli anni ‘60 mostra la vita adolescente di uno dei più violenti serial killer. Cinque stagioni per indagare nella mente e nei comportamenti della famiglia Bates, su Amazon Prime.

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LEGGI ANCHE: le serie tv da non perdere quest’estate (2019): il binge watching senza sensi di colpa

Il Trio: I Promessi Sposi – La serie poco seria di un capolavoro letterario

Sulle teche Raiplay troviamo uno dei successi indiscussi della Rai, del 1990. Il romanzo de I Promessi Sposi in chiave comica, firmato dal trio Marchesini-Solenghi-Lopez. La GenZ di sicuro non conoscerà questa parodia ma moltissimi Millennial la ricorderà con un grande sorriso. Dando per scontato che il romanzo sia conosciuto da tutti, in questa versione troviamo l’amore, i soprusi dei potenti e la grande pestilenza con un punto di vista grottesco, a volte surreale e totalmente fuori dall’epoca originale.

Molti sono infatti i richiami ai primi anni ‘90– come Renzo che tiene sottobraccio lo stereo della macchina- ai personaggi del momento- come Pippo Baudo, Wanna Marchi e il calciatore Gullit. Una miniserie strepitosa e divertente che fa venire quasi voglia di ripassare il romanzo originale. Manzoni, ringrazia e ride sotto i baffi.

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Luisa Spagnoli – Tra cioccolato e moda

Un’altra miniserie riproposta da Raiplay. La storia, è quella di una grande donna vissuta agli inizi del ‘900: Luisa Spagnoli. Conosciuta per il suo grande marchio di moda, ha un passato ancora più glorioso. In una vecchia Perugia, Luisa e suo marito Annibale Spagnoli rilevano una piccola pasticceria, con l’intento di produrre confetti.

Dall’incontro professionale con Giovanni Buitoni (sì, quello della pasta) nasce la celeberrima Perugina. Dall’incontro sentimentale sempre con il signor Buitoni nascono i Baci, i cioccolatini più famosi.

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Un piacevole racconto di una donna di grande intraprendenza: fondatrice di due aziende e con il merito di aver introdotto le donne, da sempre all’ultimo posto nella società, nella vita lavorativa. Quella di Luisa Spagnoli è una biografia piacevole, con memorie storiche di due grandi realtà italiane.

pinterest ads

Pinterest Ads: consigli e strategie per ottimizzare le tue campagne

  • Pinterest è un importante strumento per accompagnare gli utenti dall’ispirazione all’acquisto;
  • Quest’anno il social è cresciuto del 29% in Italia, raggiungendo 12 milioni di visitatori unici mensili;
  • Prima i brand riusciranno a raggiungere gli utenti giusti e meglio sarà per la loro notorietà.

 

Pinterest diventa sempre più importante per i brand che vogliono comunicare e vendere i loro prodotti e servizi. Il canale attira un pubblico con un forte intento all’acquisto e allo stesso tempo genera engagement. Il tutto è condito con la parola che caratterizza il social network: ispirazione.

Il 90% degli utenti afferma di accedere alla piattaforma in cerca di idee su cosa fare e su quali prodotti comprare.

Ormai le persone usano Pinterest ogni giorno, per prendere decisioni quotidiane come la preparazione di ricette, per ispirarsi durante i momenti importanti della vita come il matrimonio o l’arredamento di una nuova casa, o durante i cambi di stagione per scegliere le scarpe da comprare.

Pinterest in Italia

Secondo il Report Digital 2020 di We Are Social e Hootsuite quest’anno Pinterest è cresciuto del 29% in Italia, raggiungendo 14,7 milioni di visitatori unici mensili. Il 64% sono donne, mentre il restante 36% sono uomini. Gli utenti maggiormente coinvolti comprendono la fascia d’età 16-54 anni.

utenti unici pinterest

Prima i brand riusciranno a raggiungere gli utenti giusti e meglio sarà per la loro notorietà, ma soprattutto per il loro ROAS (Return on Advertising Spend).

Prima della campagna

Per impostare una campagna su questo social, prima di tutto bisogna installare il tag di Pinterest. Grazie al pixel si possono monitorare le azioni dei visitatori sul sito (quindi capire l’efficacia delle sponsorizzazioni) e utilizzare questi cluster di retargeting per ottimizzare le campagne.

Qui sotto tutte le attività che è possibile tracciare:

  • PageVisit
  • ViewCategory
  • Search (ricerche sul tuo sito web)
  • AddToCart
  • CheckOut
  • visualizzazioni del video
  • Signup
  • Lead
  • Custom (un evento personalizzato che vuoi tracciare)

pinterest

Awareness

Inizialmente i potenziali consumatori si trovano in una fase di scoperta e ispirazione. Una volta che hanno le idee più chiare su cosa stanno cercando è il momento di intervenire, costruendo consapevolezza intorno al brand e prodotto/servizio che si vuole proporre. Questo accade in media dopo 14 giorni.

In questa fase è importante anche mantenere la notorietà del brand. Chi ha iniziato a seguire e a salvare i tuoi pin probabilmente continuerà a manifestare interesse in futuro. Per questo è utile controllare il più possibile le performance dei post.

Il consiglio è quello di aumentare l’offerta per i pin che registrano i dati migliori e di stoppare quelli con le prestazioni peggiori. Inizia con 2 o 4 pin con lo stesso tema per capire quali sono i contenuti creativi che funzionano meglio. Ottimizza le campagne aggiungendo un Pin nuovo ed eliminando a rotazione quello che ha avuto la performance peggiore nel gruppo di annunci.

L’obiettivo brand awareness aiuta le persone a scoprire i prodotti o servizi che offri. Mentre l’obiettivo visualizzazioni del video può essere utile se vi è la necessità di far vedere come indossare un prodotto o per raccontare meglio un servizio.

LEGGI ANCHE: Cosa sapere su Pinterest100 e i trend da seguire per il 2020 sul social

Metriche principali

Le metriche principali da monitorare per valutare le prestazioni dei pin nella parte più alta del funnel:

  • Copertura e frequenza
  • Impression
  • Visualizzazioni del video

Formati consigliati

I formati consigliati per l’awareness:

  • Pin statico sponsorizzato
  • Video standard (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)
  • Video di massima larghezza (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)
  • Carosello (si possono inserire massimo 5 card)

Posizionamenti

Per tutti gli obiettivi il suggerimento è di presidiare entrambi i posizionamenti:

  • Feed
  • Ricerca

Tipo di offerta

Per l’awareness i tipi di offerta da tenere in considerazione sono CPM (per campagne di notorietà del brand) e CPV (per campagne in ottica di visualizzazioni del video).

Misurazioni

Consideration

Dopo aver conquistato l’attenzione dei potenziali clienti, puoi invitarli a dare un’occhiata al tuo sito, per convincerli a comprare il tuo prodotto/servizio. In questa fase è importante monitorare tutte le azioni che i visitatori effettuano una volta dentro al tuo e-commerce, per ottimizzare sempre più le campagne e accompagnare gli utenti verso la parte più bassa del funnel.

Nella parte intermedia del percorso d’acquisto, puoi selezionare “traffico” se il tuo obiettivo è aumentare il traffico su o al di fuori di Pinterest. Oppure puoi optare per “installazione app“.

Metriche principali

Le metriche principali da monitorare per valutare le prestazioni dei pin nella parte media del funnel:

  • Clic
  • CTR
  • Azioni qualificate sul sto web
  • Installazione dell’app

Formati consigliati

I formati suggeriti per la consideration:

  • Pin statico sponsorizzato
  • Pin di app video
  • Pin carosello (si possono inserire massimo 5 card)
  • Video standard (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)

Posizionamenti

I posizionamenti da presidiare:

  • Feed
  • Ricerca

Tipo di offerta

  • CPC
  • oCPM

Misurazioni

pinterest

Conversion

Dopo aver raggiunto un certo numero di risultati grazie al traffico portato sul sito (almeno 50 eventi tracciati sul sito a settimana) puoi creare campagne con obiettivo conversione e ottimizzarle per far compiere azioni specifiche agli utenti, come l’aggiunta al carrello o l’acquisto.

Prima di procedere è necessario assicurarsi di tracciare correttamente almeno un evento tra checkout, aggiungi al carrello, iscrizione o lead.

Il consiglio è di partire con un CPA del + 10-15% rispetto al solito per vincere più aste e raccogliere dati significativi. Il budget giornaliero dovrebbe essere 3.5 volte tanto il tuo CPA target (costo per azione ottimale). Infine assicurati di includere due finestre di attribuzione: una per il coinvolgimento e una per la visualizzazione. Considera per entrambi un periodo di 30 giorni.

Grazie ai cataloghi commerciali (per provarli in Italia contatta il tuo referente Pinterest) puoi aiutare i potenziali clienti a scoprire tutti i prodotti del tuo sito, mentre navigano sul social.

LEGGI ANCHE: Come creare annunci su Pinterest: guida base per iniziare

Metriche principali

Le metriche principali da tenere sotto controllo:

  • ROAS
  • Aumentare le vendite incrementali

Formati consigliati

I formati consigliati se vuoi vendere prodotti/servizi:

  • Pin statico sponsorizzato
  • Pin carosello (si possono inserire massimo 5 card)
  • Video standard (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)

Posizionamenti

I posizionamenti da includere:

  • Feed
  • Ricerca

Tipo di offerta

  • CPC
  • oCPM

Misurazioni

Target

Possiamo dividere il targeting di Pinterest in tre aree principali: per interessi, per parole chiave e targeting di pubblico.

Interessi

Proponi i tuoi annunci agli utenti in base ai loro interessi mentre stanno curiosando sul canale. Insieme al target per parole chiave, è fondamentale per raggiungere più persone possibili.

Parole chiave

Raggiungi persone già interessate al prodotto/servizio che offri, sulla base delle ricerche che effettuano. Avrai più probabilità di aumentare le vendite, il traffico e l’interazione. Puoi selezionare funzioni come i tipi di corrispondenza e parole chiave a corrispondenza inversa. Grazie al report sui termini di ricerca puoi ottimizzare ulteriormente le tue strategie.

Su Pinterest gli utenti possono fare ricerche attraverso le immagini, le parole, o entrambe. Le ricerche accompagnano gli utenti dal primo momento in cui cercano ispirazione, fino al momento dell’acquisto. Ciò spiega perché questo targeting è utile per tutte le fasi del funnel di marketing.

Esiste una sezione dell’account chiamata “keyword generator“, che per ora è solo per uso interno a Pinterest.

Targeting di pubblico

Il targeting di pubblico permette di proporre gli annunci a persone più propense a effettuare delle azioni.

È possibile creare un pubblico dedicato a coloro che hanno interagito con i tuoi pin su Pinterest, uno per chi ha visitato determinate pagine o fatto azioni sul tuo sito web e nulla ti vieta di caricare un elenco clienti.

Dopo aver individuato i cluster più performanti, è importante orientare le campagne verso audience simili a questi segmenti di pubblico per intercettare nuovi potenziali consumatori.

Ottimizzazione

Dopo aver creato la tua strategia, attivato le campagne e fatto trascorrere il tempo giusto per valutare i risultati, puoi dedicarti all’ottimizzazione.

Testa nuovi target e stoppa quelli meno performanti. Allo stesso modo procedi con i contenuti creativi. Infine sposta il budget nei gruppi di annunci con le prestazioni migliori.

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5 settori nei quali il Coronavirus sta accelerando la Digital Transformation

  • A causa della pandemia, le persone sono meno inclini a toccare con mano i contanti e a digitare i tasti di un touchpad;
  • Sta anche spopolando la tele-health per monitorare i pazienti e ridurre i rischi spostamenti diffondendo il virus negli ospedali;
  • Più in generale ci sono settori nei quali la Digital Transformation ha subito una decisa accelerazione, complici tecnologie già testate.

 

L’emergenza Coronavirus ha messo l’acceleratore sul progresso tecnologico. In molti ambiti i cambiamenti che si sarebbero verificati nel corso dei prossimi anni hanno preso vita nel giro di qualche settimana.

In che senso la digital transformation ha subito una accelerazione e quali sono le principali trasformazioni in atto? Le abbiamo analizzate una per una.

LEGGI ANCHE: Il Coronavirus ci obbliga ad accelerare e così la digital transformation diventa virale

#1 eCommerce e pagamenti digitali

Più spazio ai pagamenti digitali: considerando che attualmente la maggior parte degli acquisti vengono effettuati online la moneta elettronica prende piede a livello globale. Basti pesare agli  Stati Uniti dove, nel corso dell’ultimo decennio, il mondo del retail non si è lasciato coinvolgere dalla diffusione delle nuove tecnologie di pagamento che si sono diffuse in Europa e in Asia.

Con il COVID-19 si nota un inversione di tendenza, le persone per paura del contagio non sono molto propense a maneggiare contanti e a toccare i tasti di un touchpad. I sistemi che consentono di effettuare le transazioni mediante il proprio dispositivo mobile sembrano avere la meglio. Catene alimentari come Publix stanno accelerando sul lancio di terminali in cui non è necessario il contatto e l’introduzione di servizi come Apple Pay e Google Pay.

#2 Telemedicina

La pandemia globale in corso ha costretto le istituzioni sanitarie e gli organismi di regolamentazione a ricorrere a metodi alternativi per offrire assistenza sanitaria limitando il contagio del virus.

È così entrata in gioco la telemedicina, una valida possibilità per limitare gli spostamenti dei pazienti.

Le soluzioni di telemedicina possono essere descritte come prodotti e servizi progettati per migliorare e coordinare l’assistenza ai pazienti mediante la tecnologia. Gli strumenti e le soluzioni emerse negli ultimi anni sono state sviluppate e concepite per migliorare l’erogazione dell’assistenza sanitaria, per consentire ai pazienti di essere monitorati da remoto e per facilitare l’accesso alle informazioni sanitarie elettroniche.

Nell’attuale scenario mondiale, così come le aziende e persino le scuole adottano la soluzione dello smart working, i robot aiutano a monitorare i pazienti infetti per limitare il contatto con il personale medico e anche la telemedicina gioca la sua parte, acquisendo una nuova luce. La consultazione medica a distanza diventa un’opzione sempre più attraente.

La tele-health si rivela essere un valido strumento nella lotta al virus, che sta colmando il gap tra persone, medici e sistemi sanitari, consentendo a tutti, soprattutto ai pazienti sintomatici, di rimanere a casa e comunicare con i medici attraverso canali virtuali, contribuendo a ridurre il contagio. Non solo, grazie alla consulenza medica a distanza è possibile addirittura filtrare i potenziali casi COVID-19 da remoto.

La telemedicina sta incontrando l’interesse sia delle istituzioni che dei pazienti.

Anche l’OMS sta sostenendo la tele-health per monitorare i pazienti e ridurre i rischi che con gli spostamenti diffondano il virus negli ospedali.

Il numero di persone che si affida alle consulenze mediche virtuali è sempre più alto.

Nel 2018 la Commissione europea aveva stimato che il mercato globale della telemedicina avrebbe raggiunto i 37 miliardi di euro entro il 2021, con un tasso di crescita annuale del 14%. Questi numeri possono essere decisamente superati in quanto con la diffusione della pandemia la domanda è nettamente in crescita.

La pandemia COVID-19 è un banco di prova impegnativo per tutte le aziende che offrono soluzioni di telemedicina. Oltre a dover dimostrare affidabilità, una delle sfide più grandi è la scalabilità dei sistemi. L’opportunità di aumentare il numero di utenti in poche ore è il requisito principale e le soluzioni basate su cloud hanno meno problemi in questo senso. Con così tanti nuovi pazienti interessati, le soluzioni proposte dovrebbero essere uno strumento di facile utilizzo ed essere disponibili attraverso i dispositivi degli utenti stessi come computer, smartphone, notebook e tablet.

Il punto di forza della telemedicina sta nella sua capacità di riunire diverse organizzazioni mediche in un’unica rete virtuale, guidata da un’unità centrale. Questa rete può includere diverse località fisiche: cliniche centrali e remote, cliniche statali e private, centri di riabilitazione e centri di prevenzione, studi privati dei medici e tutti i pazienti registrati all’interno delle loro sedi. Le funzionalità prioritarie dei sistemi di Telehealth devono essere: audio / videoconferenza, messaggistica sicura, programmazione elettronica, analisi e report, fatturazione e pagamento online, upload di immagini e file, prescrizioni digitali. Un aspetto cruciale per i sistemi di telemedicina è legato alla protezione e alla sicurezza relativa allo scambio e alla conservazione dei dati.

LEGGI ANCHE: Perché non è la privacy la giusta preoccupazione sulle contact tracing app

#3 Gli eventi digitali rappresentano la nuova normalità

webinar coronavirus

La diffusione del COVID-19 ha causato la chiusura di frontiere e affari, nonché la cancellazione di eventi a livello globale. È qui che arriva ancora una volta in aiuto la tecnologia. Con l’ausilio di tool digitali e del web, gli eventi diventano virtuali.

Webinar, live, sono ormai entrati appieno nel mondo degli eventi coinvolgendo il popolo della rete.

Seppur vero che molti aspetti degli eventi di persona non possono essere replicati in forma digitale, organizzare un evento virtuale può avere anche i suoi lati positivi, in primo luogo si abbattono le distanze e si può coinvolgere un pubblico più ampio, si eliminano i costi relativi alla realizzazione dell’evento stesso e quelli legati agli spostamenti e ai viaggi.

LEGGI ANCHE: 5 business colpiti dal Coronavirus e 5 che potrebbero guadagnarci

#4 Al delivery ci pensano i droni

droni walmart coronavirus

Oggi, una delle sfide più grandi per l’industria dell’eCommerce è limitare il contatto umano legato alle consegne. Quale soluzione adottare per far fronte a questa criticità? La risposta per molte aziende è stata quella di effettuare consegne mediante i droni.

C’è già chi ha iniziato a testare questa strada, parliamo di Amazon, Walmart, UPS e Domino’s Pizza che hanno avviato un servizio di delivery via droni per recapitare generi di prima necessità, medicine e cibo, offrendo così un servizio sicuro e al tempo stesso riducendo i costi di consegna.
Operando con i droni, le persone vulnerabili che sono in quarantena o malate possono ricevere tutti i beni essenziali di cui hanno bisogno senza rischi per l’operatore che dovrebbe recapitare la merce.

Secondo eMarketer, nel corso del 2020 assisteremo ad un aumento di 24.900 spedizioni effettuate mediante droni per il retail, con una proiezione di 122.000 entro il 2023.

La consegna automatizzata al momento risponde ad una delle preoccupazioni maggiormente diffuse ossia limitare i contatti.

Ci sono buone probabilità che, finita la pandemia, l’utilizzo dei droni potrebbe affermasi come un’opzione valida e vantaggiosa. I brand che decideranno di continuare ad adottare questa soluzione per il delivery potranno da un lato risparmiare denaro e dall’altro ottimizzare l’organizzazione dei dipendenti reindirizzando gli addetti alle consegne verso altre aree e mansioni.

#5 Il mondo del fitness diventa social

È evidente come palestre e centri fitness hanno subito un impatto negativo relativo alle restrizioni imposte che prevedono la chiusura di queste attività.

Tuttavia il fitness è un ambito che sorprendentemente si è adatto abbastanza bene alla trasformazione digitale. Molti business operanti in questo campo si sono reinventati aprendo le porte al pubblico mediante i social network. Diverse palestre e aziende che vendono attrezzature sportive hanno messo a disposizione degli utenti che desiderano mantenersi in forma da casa  lezioni online.

Un caso di successo che vale la pena citare è quello della catena americana Planet fitness, che vista la situazione ha subito modificato la propria strategia di comunicazione sui canali social adattandola alle esigenze attuali. Il brand sin dall’inizio del lockdown ha ospitato lezioni di allenamento gratuito tramite Facebook live, iniziativa che ha subito riscosso un enorme successo tra le persone bloccate a casa.

L’azienda ha inoltre collaborato con il giocatore di football Julian Edelman trasmettendo live una sua lezione di 20 minuti. Risultato? Più di 2000 persone coinvolte in un solo giorno. 

Jeremy Tucker, CMO di Planet Fitness, ha dichiarato in un’intervista a USA Today: 

Le lezioni di fitness virtuali offrono strumenti per combattere lo stress, fornendo al contempo motivazione e ispirazione per farci stare fisicamente e mentalmente in forma.

Startup innovative in Italia: i numeri, ma anche il contesto geografico per capirne l’evoluzione

  • Al termine del 4° trimestre 2019, il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 10.882. Un aumento del 2,6% rispetto al trimestre precedente;
  • Con il termine ”scale up” si intende una startup che ha raggiunto un fatturato o una raccolta da 100 milioni di dollari: una startup matura sia da un punto di vista finanziario che in termini di credibilità e struttura;
  • Tre filosofie distinte in Italia, secondo i dati del report: mettere radici a Milano, investire in altre grandi città italiane oppure creare il proprio rifugio in centri geograficamente più piccoli;

 

Alcuni mesi fa, prima dello scoppio dell’emergenza mondiale da COVID-19, sono stati analizzati la situazione e l’andamento delle startup innovative in Italia durante l’ultimo trimestre del 2019.

Il primo giorno di gennaio 2020 è stato pubblicato dal Mise, il Ministero dello Sviluppo Economico, il “Report con dati strutturali Startup innovative – 4° trimestre 2019”: osservando i dati pubblicati, è interessante constatare che al termine del 4° trimestre 2019, il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese è pari a 10.882. Un aumento del 2,6% rispetto al trimestre precedente.

+2,6% vuol dire 272 nuove startup innovative: questo dato significa che, nel trimestre che è andato da ottobre a dicembre 2019, ben 272 idee hanno avuto la possibilità di concretizzarsi, con una media aritmetica di 13,6 nuove imprese a regione italiana.

I numeri del report

Di queste startup innovative, il 73,7% ha lo scopo di fornire servizi alle imprese come la produzione di software e la consulenza informatica, 2.153 o il 19,8% sono a prevalenza giovanile (under 35) e il 13,5% del totale (numericamente 1.468) è a prevalenza femminile, vale a dire startup in cui le quote e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne.

Il dato più interessante, e su cui ci si può soffermare, è quello inerente alla distribuzione geografica del fenomeno, in quanto analizzandolo emerge un vero e proprio leader di questa speciale classifica: considerando che la Lombardia è la Regione da cui partono più di un quarto di tutte le startup italiane (26,9%), è da sottolineare che solo la Provincia di Milano, con 2.075 società (il 19,1%) ospita quasi un quinto delle startup innovative italiane, superando i numeri di qualsiasi regione d’Italia.

A seguire, in questa classifica territoriale, Roma con 1.110 startup innovative e al terzo posto Napoli con 423. Scorrendo qualche posizione nella classifica territoriale è facile notare come si siano concentrati dei poli innovativi anche in città con meno abitanti come Padova, Bergamo e Salerno, tutte e tre in “top ten”.

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La distribuzione geografica delle startup

Scegliere il contesto territoriale giusto per fondare una startup innovativa è uno dei momenti critici ed essenziali di un business plan. Per quanto si tenda maggiormente all’offerta di servizi e quindi in maniera inevitabile all’utilizzo degli strumenti digitali, che “internazionalizzano in rete” una startup, è pur vero che il contesto di inserimento geografico di quest’ultima può essere determinante nella sua trasformazione in una scale-up.

Per una definizione internazionale, con scale-up si intende una startup che ha raggiunto un fatturato o una raccolta da 100 milioni di dollari: insomma una startup matura sia da un punto di vista finanziario che in termini di credibilità e struttura.

La scelta dello scenario territoriale per fondare una startup non è governata da una regola. Tuttavia, in base ai dati del Report, è forse possibile interpretare tre filosofie distinte in Italia:

  • Mettere radici a Milano– Questa città merita un capitolo a parte! Se quasi 1/5 degli startupper innovativi italiani ha deciso di partire dalla città meneghina per piantare il seme della propria idea, allora vi saranno tanti validi motivi. Milano rappresenta un formidabile ed enorme incubatore di startup: partendo da questa città, si può sfruttare lo scenario internazionale, l’efficienza e la potenza delle infrastrutture e dei trasporti, l’esposizione mediatica, il network a disposizione e i collegamenti che possono nascere anche durante un semplice aperitivo a Corso Sempione (appena sarà possibile!).
  • Investire in grandi città italiane – Investire, con la propria idea, in città metropolitane come Roma, Napoli, Torino e Bologna: grandi scenari con altrettanto grandi tradizioni storiche dove è davvero facile farsi ispirare ed affascinare da turismo, territorio e popolazione. Si tratta di grandi compromessi fra modernità e tradizione. C’è tanto spazio per il turismo ma allo stesso tempo una grande varietà di risorse umane, c’è cultura gastronomica ma anche tanta ricerca di trend e novità. Queste città rappresentano dei punti di riferimento per tutti i territori limitrofi.
  • Creare il proprio rifugio – Per alcuni startupper è sempre valido il detto che recita: “Nella botte piccola c’è il vino buono”. Scegliere come base città geograficamente più piccole o con meno abitanti, sia del Nord che del Sud Italia, sembra essere apprezzato: la conoscenza diretta di eventuali partner, collaboratori e delle usanze di un territorio può rappresentare un vantaggio non indifferente per chi decide di fare impresa. Puntare sul cosiddetto “fattore umano” può rivelarsi davvero vincente quando si opera in un territorio più circoscritto. Per esempio Bergamo e Salerno sono entrambe città con meno di 150mila abitanti ma con rispettivamente 209 e 193 startup innovative all’attivo.

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Italia, culla di creatività

Non va dimenticato che l’Italia è storicamente un paese di creativi e di straordinari ideatori, che man mano si sta approcciando sempre di più ai metodi digitali, sfruttandone le potenzialità: lo dimostra la diffusione dello smartworking, l’interesse incalzante verso gli strumenti digitali o verso le ultime tendenze di marketing. La storia insegna che con strumenti, impegno e coraggio si possono compiere delle opere straordinarie e colmare gap anche profondi.

È importante trasmettere dati e andamenti positivi, anche se relativi ad un periodo (leggermente) precedente all’emergenza da Coronavirus, che ha fortemente scosso l’economia italiana e mondiale. Mai come in questo periodo è estremamente importante utilizzare tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione al fine di riprendere, al più presto, il percorso di crescita tecnologica nazionale e far sì che delle semplici ma efficaci idee possano trasformarsi in grandi startup innovative.

marketing automation

Qualche consiglio per usare meglio gli strumenti di Online Marketing (anche durante l’emergenza)

Le persone sono alla base di ogni attività commerciale, sia che questa si svolga offline sia che si svolga online, come avviene sempre più spesso in questo periodo di emergenza a causa delle misure di distanziamento sociale. Per questo motivo, oggi più che mai, è fondamentale restare in contatto con loro e grazie a Internet (e a qualche utile strumento) possiamo continuare a farlo.

Email, landing page, marketing automation e webinar possono aiutare le aziende soprattutto in una situazione commerciale difficile come quella attuale. Per trasferire la tua attività online e restare nella mente del tuo pubblico, puoi cominciare dall’eBook preparato da GetResponse:  “Come mantenersi in contatto con i tuoi clienti”.

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Perché continuare a usare le email (qualche numero)

Probabilmente avrai sentito dire che l’email marketing è morto. In realtà l’email marketing è ancora uno strumento essenziale per attirare e fidelizzare i clienti.

Con un potenziale ritorno sull’investimento fino al 4400%, infatti, questo strumento rimane tra quelli con il miglior ROI. Ecco perché ogni anno vengono inviate 102,6 trilioni di email. E i numeri continuano a salire, con 126,7 trilioni che dovrebbero essere inviate entro il 2022.

Dal lato degli utenti, poi, tutti noi controllano la propria email ogni giorno, anche fino a 20 volte al giorno. Con l’aumento dell’uso del mobile, infatti, controllare la posta elettronica è diventato più facile e immediato.

In media le email raggiungono circa l’85% delle persone a cui vengono inviate, ma grazie a uno strumento come GetResponse la deliverability è del 99%.

Anche nel B2B l’email marketing resta uno strumento essenziale, secondo il 91% dei marketer, stando allo studio del Content Marketing Institute.

I consumatori tuttavia tendono a sbarazzarsi facilmente delle email irrilevanti che ingombrano le loro caselle di posta, per questo oltre a personalizzare in modo intelligente il contenuto, è essenziale collegare le email con landing page che portino i potenziali clienti verso la parte bassa del funnel di vendita.

landing page

Come collegare le email a landing page personalizzate

Una landing page è una pagina web il cui scopo è proprio quello di spostare i potenziali clienti verso il bottom of funnel. È progettata e ottimizzata, cioè, per convertire i potenziali clienti interessati in acquirenti. Uno dei modi migliori per far arrivare i visitatori a una landing page è proprio via email.

Data la sua importanza nel processo di vendita, è fondamentale che il cliente sia spinto a visitarla attraverso un’email efficace, che inviti chiaramente all’azione con una CTA esplicita.

Quando un utente clicca su un’offerta in un’email o su un invito a un webinar e viene portato su una landing page, si concentra su un solo compito. Ciò aumenta la probabilità che segua l’azione, arrivando alla conversione.

Ecco perché tra email e landing dovrebbe esserci una continuità di comunicazione oltre che visiva: email e landing dovrebbero avere un testo e un design simili. Questo ispirerà fiducia nel potenziale cliente, che non avrà dubbi che le due cose siano collegate. Questo approccio semplificato facilita l’azione.

Infine nell’email quanto nella landing, non è necessario usare tanto testo o molte immagini: basta comunicare in modo semplice, incoraggiando ad esempio all’iscrizione per una prova gratuita, o mostrando la foto del prodotto.

webinar automation

Dall’email al webinar

I webinar sono oggi uno degli strumenti online interattivi più efficaci per comunicare, condividere conoscenze e costruire relazioni con il pubblico e i colleghi.

Sia che si tratti di una lezione o di una presentazione online, i webinar sono la soluzione ideale, per far partecipare tutti comodamente da casa, in qualsiasi parte del mondo.

Innanzitutto è bene sapere che un webinar può essere:

  • in diretta
  • pre-registrato
  • basato sulla condivisione dello schermo

A seconda delle esigenze potrai scegliere quello più adatto a te. Ciò che ti servirà per organizzarlo sarà un microfono, una webcam, una buona connessione a internet e ovviamente contenuti di qualità. Grazie a un semplice software potrai creare la stanza per il tuo webinar online.

Dovrai quindi inviare il link di registrazione ai partecipanti tramite una email di invito. Per creare il tuo pubblico potrebbe esserti di aiuto anche una apposita landing page.

Puoi pensare, infine, di aggiungere una sessione di domande e risposte, per comunicare a partner e clienti anche i tuoi piani futuri e permettere a tutti di fare domande tramite chat.

webinar automation

Che cos’è la Marketing Automation

Secondo Econsultancy, solo il 22% delle aziende si dichiara soddisfatto dei tassi di conversione delle proprie email.

In genere, questi contenuti puntano a stimolare i destinatari all’azione: vorremmo tutti che la nostra newsletter portasse più iscrizioni al webinar, o che facesse aumentare il numero di download del white paper, o che più semplicemente portasse gli iscritti a cliccare su una determinata offerta.

Per aumentare il conversion rate, tuttavia, è molto utile integrare le email con un processo complessivo di marketing automation a cui collegare anche una landing page.

In parole semplici, la marketing automation è quel processo nel quale si automatizzano una serie di attività di marketing e di engagement dei clienti attraverso l’uso di un software, che consegna email e crea workflow su misura per una gestione automatica delle lead, affiancando al tool anche un Customer Support in lingua italiana.

L’automazione del marketing permette, ad esempio, di:

  • costruire automaticamente liste di utenti utilizzando landing page che offrono contenuti per profilare gli abbonati.
  • Accogliere automaticamente i potenziali clienti con messaggi di posta elettronica pertinenti, personalizzati in base alle caratteristiche del singolo.
  • Esaminare automaticamente le interazioni con le e-mail e i contenuti per inviare annunci o offerte sulla base di queste informazioni.

La marketing automation consente quindi di rendere più semplici e rapide attività che in passato avrebbero richiesto lunghissime giornate di elaborazione, o che non sarebbero state affatto attuabili.

marketing email

Email, landing, marketing automation e webinar: la combinazione perfetta per restare in contatto

#StayHome è la parola chiave del momento. Ma questo non significa perdere i contatti, soprattutto con i propri clienti, anzi, per le imprese questo hashtag deve trasformarsi in uno Stay in Touch, grazie al digitale.

Per saperne di più GetResponse ha messo a disposizione alcune risorse. Ad esempio, qui puoi scoprire “Come funzionano i webinars”.

Per trasformare l’emergenza in una opportunità è necessario partire dagli strumenti: abbinare l’email marketing alla creazione di specifiche landing page o di webinar, con l’aiuto di software di automation, ti aiuterà ad aumentare l’efficacia delle campagne digitali e restare in contatto con il tuo pubblico.