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Come funziona Spotify Kids, l’app dedicata alla musica per i più piccoli

  • Spotify Kids è come l’app a cui tutti siamo abituati per ascoltare musica, ma con una libreria di circa 8.000 contenuti audio dedicati ai più piccoli e controlli sulle interazioni da parte dei genitori
  • Contenuti e UI cambiano mano a mano che il bambino cresce, così da dare forma a un ambiente costruito su misura dell’età degli utenti
  • Per realizzare l’app ci sono voluti più di 2 anni di ricerca, condotti principalmente da un team di editor che provengono da alcune delle aziende più importanti in ambito di content creation per i bambini

 

Spotify ha rivoluzionato il nostro modo di interagire con la musica ed è evidente come non ci sia posto migliore dove trovare qualcosa da ascoltare. Ma tra i più di 50 milioni di brani presenti sulla piattaforma, quanti di questi possono essere considerati child-friendly? Parliamoci chiaro: di musica su Spotify ce n’è tantissima, ma non tutte le canzoni sono state concepite pensando ai bambini.

Da qui nasce l’idea di Spotify Kids, una versione della celebre app di streaming musicale dedicata ai più piccoli. Annunciata nel 2019, attualmente è disponibile solo in Irlanda (la nazione dove è stata rilasciata la prima versione beta), Regno Unito e Australia. L’intento è quello di fornire la possibilità di un ascolto consapevole e sostenibile anche per bambini e ragazzi, sotto comunque un sapiente controllo dei genitori. Un’iniziativa, quella di Spotify, sicuramente orientata alla famiglia. L’app, non a caso, è disponibile (gratuitamente) solo per chi ha sottoscritto un piano Family.

Spotify Kids Setup from SpotifyCares on Vimeo.

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Spotify Kids: in cosa consiste

Spotify Kids è un’applicazione che si distingue dalla sua “sorella più grande”. Si comporta come la normale app a cui tutti siamo abituati, ma con una libreria di contenuti ridotta e controlli sulle interazioni che possono essere organizzati direttamente dai genitori dei piccoli utenti.

Le tracce presenti nell’app sono circa 8.000, giudicate da Spotify come adatte all’età di bambini e teenager. La libreria di canzoni, poi, si aggiorna man mano seguendo il ciclo di vita dell’app e di chi la utilizza. Quando si crea un account all’interno dell’app, infatti, si inserisce l’età dell’utente e si specifica con che tipologia di musica si vuole interagire. Spotify Kids, poi, provvederà a rendere disponibili le playlist migliori per l’età dell’ascoltatore.

I quindicenni, quindi, non saranno costretti ad ascoltare Baby Shark. Anche per bambini più grandi o teenager, comunque, vige la regola di “nessun contenuto esplicito” nelle canzoni per loro disponibili.

Musica bambino Spotify

Questo approccio alla progettazione e le conseguenti caratteristiche mutevoli dell’app sono sicuramente uno dei punti di forza. Se consideriamo “bambini” tutti quelli nella fascia tra 1 e 18 anni, stiamo facendo riferimento a un gap generazionale molto ampio. E anche se pensiamo a specifici cluster che fanno riferimento ai periodi scolastici (ad esempio le scuole elementari, 6-11 anni), le differenze al suo interno si notano ancora, e molto, sia in termini di comprensione orale che scritta, oltre che per quanto riguarda i gusti e i comportamenti personali.

Differenziare il prodotto per garantire un’esperienza ottimale a seconda dell’età del target, quindi, è stato sicuramente uno tra gli aspetti vincenti per il design di Spotify Kids.

Spotify Kids

La sfida: progettare per un’esperienza completamente dedicata ai più piccoli

Spotify Kids è nata dal desiderio di creare un parco giochi del suono, solo per bambini – di costruire uno spazio dove i più piccoli possono esplorare le loro canzoni e storie preferite in un contesto che li fa divertire” – sono queste le parole usate da Alex Norström, Chief Premium Business Officer di Spotify, per descrivere Spotify Kids. 

La nuova app dedicata ai più piccoli, infatti, è stata concepita pensando solamente a loro, in ogni suo dettaglio. Le tracce audio, private di qualsiasi tipo di pubblicità, sono stati analizzate e scelte sapientemente da un team di editor che, insieme, contano più di 100 anni di esperienza nella creazione di contenuti per bambini. Provengono da realtà come Nickelodeon, Disney, Discovery Kids, Universal Pictures, e hanno avuto il compito di guidare la progettazione per un’esperienza nuova, che darà il benvenuto a una nuova generazione di “listeners”.

Alla progettazione child-centered dei contenuti audio, Spotify Kids aggiunge in quest’ottica anche altre componenti della sua UX. In termini di look & feel, ad esempio, l’app esplode di colori. Le vivaci componenti visuali guidano i piccoli utenti grazie anche a una navigazione semplicissima e testi ridimensionati. Prima di esplorare le funzionalità, si può anche personalizzare l’app con il proprio avatar e colore preferito. Ecco che quindi ci si trova davanti a qualcosa di completamente diverso dall’app tradizionale: Spotify Kids è stata creata partendo dalle capacità cognitive dei bambini, con un risultato che garantisce un’atmosfera divertente, luminosa, familiare, giocosa.

Spotify Kids UI

La UI, poi, varia insieme ai contenuti proposti nell’app. Per esempio, le illustrazioni per i bambini più piccoli sono caratterizzate da linee più morbide e basate su personaggi, mentre i contenuti visuali per i ragazzi più grandi sono più realistici e dettagliati. Questo perché anche la percezione di forme, testi e colori varia in base all’età. I bambini più piccoli, ad esempio, tendono a essere attratti dai colori primari o comunque da quelli più luminosi, perché la loro vista si sta ancora sviluppando. Man mano che l’utente cresce, però, i colori primari potrebbero non essere sufficienti per garantire un’esperienza soddisfacente.

Ecco, quindi, che va ripensata la palette sperimentando con nuove tonalità e sfumature. E per quanto riguarda il testo? Va da sé che dimensione del font e altre caratteristiche non vanno pensate come se si stesse progettando per un adulto. E non si tratta solo di visual design: progettando un’app come Spotify Kids si è pensato anche a un vocabolario semplice e intuitivo, oltre a ridurre al minimo i contenuti più descrittivi.

In ogni caso, quando ci si dedica alla progettazione per i bambini come nel caso di Spotify Kids, si deve considerare che il loro sistema cognitivo è ancora in fase di sviluppo. Le loro abilità di ragionamento, infatti, sono più deboli di quelle degli adulti. Come insegna il Nielsen Norman Group, “per aiutarli a utilizzare un’interfaccia, i design dovrebbero mostrare istruzioni chiare, specifiche, sfruttando i modelli mentali dei bambini e le loro conoscenze pregresse”.

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Musica, UX e bambini

La ricerca e gli eventuali sviluppi futuri

Il lancio di questa novità, ad ogni modo, non ha comportato pochi sforzi per Spotify. Spotify Kids è il risultato di più di 2 anni di ricerca, che sta continuando grazie alle interazioni quotidiane degli utenti che hanno scaricato la nuova app nelle nazioni in cui è stata rilasciata. I dati che sono stati utilizzati provengono da un grande numero di organizzazioni in giro per il mondo. Il contributo, poi, è stato dato anche da moltissimi genitori che hanno collaborato alla creazione di un prodotto fatto su misura per loro e per i loro bambini, per la famiglia.

La nuova app, infatti, non soddisfa solo i bisogni dei bambini ma anche dei loro genitori. Questi ultimi, infatti, potranno dormire sonni tranquilli, avendo pieno controllo sui contenuti con cui i loro figli potranno interagire.

L’esperienza per cui il team di Spotify ha lavorato è dedicata alle famiglie ed è grazie a quest’ultime che l’azienda vuole migliorare. Gli obiettivi per il futuro, infatti, riguardano miglioramenti sui controlli parentali per consentire maggiore personalizzazione. Inoltre, si parla di allargare l’esperienza di ascolto oltre la musica, ampliando la libreria ad audiolibri e storie e includendo podcast. Attualmente non sembra che ci si voglia spingere fino all’integrazione di assistenti virtuali come Alexa e Google Home, sulla cui interazione con i bambini si sta iniziando a parlare molto.

insieme ce la faremo banca mediolanum coronavirus

“Insieme ce la faremo”, l’appuntamento di Banca Mediolanum per resistere all’emergenza

“Insieme ce la faremo!”

Questo lo slogan con cui Banca Mediolanum, in collaborazione con ClassCNBC, presenta una iniziativa speciale, nata per approfondire il contesto delineato dall’emergenza sanitaria e l’attuale situazione dei mercati finanziari.

Se la pandemia di Coronavirus preoccupa innanzitutto per il suo enorme impatto sanitario, a rendere ancora più allarmante lo scenario sono le previsioni economiche e finanziarie di questa crisi mondiale.

Tutte le grandi compagnie oggi mettono in campo risorse per aiutare le aziende a resistere nell’attuale contesto di grande incertezza e anche Banca Mediolanum oggi interviene con un fondamentale supporto, quello dato dal know how e dalle conoscenze di tanti esperti, che questa sera, 19 marzo 2020, dalle ore 21,  commenteranno il periodo che stiamo vivendo e dispenseranno utili consigli economici.

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Insieme ce la faremo!

L’evento sarà moderato da Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC, e vedrà l’intervento di diversi saperi.

A rappresentare BancaMediolanum saranno Ennio Doris e Stefano Volpato.

Insieme a loro saranno presenti:  Oscar Farinetti – Imprenditore, il Prof. Massimo Galli – Direttore Unità Operative di Malattie Infettive 3 – ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e Raffaele Morelli – Psichiatra e Psicoterapeuta, Direttore di Riza Psicosomatica.

Per rendere ancora più corale l’evento, questo sarà disponibile non solo sul canale 507 della piattaforma Sky, ma anche sulla pagina Facebook, sul canale YouTube di BancaMediolanum e sulla pagina dedicata del sito.

In prima linea per l’emergenza

Banca Mediolanum è stata in prima linea in questo mese anche nel supporto all’Ospedale Sacco di Milano, donando prima 100 mila euro a favore delle Unità Operative di Malattie Infettive e di Terapia Intensiva e poi ulteriori 140mila euro per l’acquisto di una macchina destinata all’Unità Operativa di Virologia e Bio-Emergenze.

Prosegue inoltre la raccolta fondi, iniziata lo scorso 4 marzo.

facebook 100 milioni pmi coronavirus

Emergenza Coronavirus: Facebook mette a disposizione 100 milioni per le PMI

Tutte piattaforme social si sono attivate in modi diversi per fronteggiare i differenti rischi derivanti dalla pandemia.

Hanno adottato misure per arginare la disinformazione, hanno offerto quote di annunci gratuiti alle aziende e, nel caso di Facebook, hanno fatto qualcosa di più. Anche perché la presenza ormai globale del social per antonomasia è collegata alla proprietà di almeno quattro strumenti fondamentali di connessione tra le persone, con Facebook, appunto, ma anche con Instagram, WhatsApp e Messenger.

Mark Zuckerberg ha deciso di mettere a disposizione 100 milioni di dollari destinati alle piccole imprese in tutti e 30 i paesi in cui la compagnia opera.

facebook 100 milioni pmi coronavirus

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Facebook Small Business Grants Program

Naturalmente al denaro si accompagna anche un programma per dare supporto a queste realtà, le più colpite dalle conseguenze economiche dell’epidemia di Coronavirus. Una vera e propria piattaforma dedicata con consigli utili e corsi di formazione.

“Abbiamo ascoltato le piccole imprese per capire come possiamo aiutarle al meglio. Abbiamo sentito, forte e chiaro, che un sostegno finanziario potrebbe consentire loro di tenere le luci accese e pagare le persone che non possono venire a lavorare”, ha fatto sapere su Facebook Sheryl Sandberg, direttrice operativa del social network. “Ecco perché oggi Facebook investe 100 milioni di dollari per aiutare 30 mila piccole imprese in oltre 30 Paesi in cui i nostri dipendenti vivono e lavorano”.

As the COVID-19 outbreak escalates, our focus has been on keeping people safe and informed by making sure everyone has…

Pubblicato da Sheryl Sandberg su Martedì 17 marzo 2020

Chi è idoneo?

Facebook offre 100 milioni di dollari in sovvenzioni in contanti e crediti pubblicitari per un massimo di 30.000 piccole imprese ammissibili, ma i dettagli ancora non sono noti e saranno diffusi sulla landing dedicata non appena disponibili.

Il programma comunque punta a raggiungere questi obiettivi:

  • supportare la forza lavoro dell’azienda
  • aiutare con i costi di affitto
  • connettere le imprese con più clienti
  • coprire i costi operativi

Le domande cominceranno ad essere accettate nelle prossime settimane. Nel frattempo, è possibile registrarsi per ricevere maggiori informazioni quando saranno disponibili.

coronavirus business

Come fare brand activism e diventare aziende protagoniste del futuro

L’epidemia di Coronavirus sta mettendo a dura prova il tessuto economico del nostro Paese, ed è probabile che questo non sia che un antipasto. Il Covid-19 sta infatti diffondendosi anche in Europa e America, intaccando le certezze e cambiando le abitudini e probabilmente rimetterà al centro delle agende di tutto il mondo il dover pensare a come ripartire dopo una grave crisi.

Una delle chiavi che probabilmente potrebbero essere rivelatrici per il futuro sta però non tanto nella capacità delle aziende di costruire nuove opportunità di ricavo, quando nel portarsi dietro con chiarezza che ruolo si è recitato in questa fase critica.

Viviamo infatti in un’epoca in cui le aziende, per forza di cose, devono recitare un ruolo all’interno della società andando probabilmente oltre anche il concetto di Sostenibilità, che è riduttivo.
Un’impresa infatti, al di là della sua vocazione al ricavo, oggi è più che mai un attore che svolge un ruolo attivo nella società, e che è responsabile della crescita della stessa.

Una sfumature particolare e decisiva, che però rimarca molto come da solo un approccio “sostenibile” non basti.

Negli anni infatti abbiamo assistito, al di là delle discutibili azioni di Greenwashing che talvolta ci è capitato di osservare, a molte aziende che ritenevano di fare il proprio limitando l’impatto della propria azione sulla collettività, sull’ambiente, sulle proprie persone.

Questo può dirsi a tutti gli effetti solo il primo passo da compiere. Un aspetto scontato e dovuto, non più un valore aggiunto.

Perché il futuro sta in quelle aziende che riescono a impattare positivamente anche su ciò che non le riguarda direttamente.

Il trionfo del Purpose e l’emergere della vera applicazione dello Storytelling

Se in questi anni non avessimo contribuito a svuotare di significato la parola Storytelling, allora oggi potremmo comprendere fino in fondo come questo sia un passaggio estremamente attinente al mondo della narrazione.

La concretizzazione del purpose, inteso come proposito massimo di un’azienda, va oltre il principio di mission e tocca un po’ tutti gli elementi fondativi di un’impresa: un’idea del proprio futuro, una serie di valori in cui si crede, un orizzonte nuovo per sé e per le persone che collaborano con l’azienda, oltre che ovviamente per la società.

Si capisce bene quanto tutto questo non corrisponda a miraggio astratto, quanto a un progetto concreto, che non può esistere autonomamente e che per essere raggiunto deve necessariamente esser pensato per interagire con il resto del mondo.

Una capacità richiesta dal mercato: secondo la ricerca di Deloitte2020 Global Marketing Trends, le imprese che si lasciano guidare dal “Proposito principe” oggi hanno un guadagno concreto, parametrato su una proporzione che fa impressione: le aziende purpose-driven guadagnano quote di mercato e crescono in media tre volte più velocemente rispetto ai loro concorrenti.

I consumatori le preferiscono, anzi le cercano, tanto che l’80% dichiara di esser disposto a spendere di più per prodotti e servizi se chi li produce si impegna ad agire allo scopo di contribuire a migliorare il mondo, responsabilizzandosi verso la società, le persone e l’ambiente.

Per queste ragioni le azioni di attivismo di marca, o brand activism, risultano essere una delle forme più autentiche e concrete che oggi le aziende hanno di agire allo scopo di rendere realtà il proprio “purpose”: perché come le persone si attivano per rendere reali i propri valori e agiscono concretamente, così le marche -e le aziende che le sostengono- devono dar seguito ai propri intenti, con azioni tangibili.

E allora, tornando all’inizio: qual è il legame con il tema narrazione? Perché se ogni storia è esperienza, allora la costruzione di esperienze memorabili, di marca e non, che impattino sul mondo e spostino gli equilibri è a tutti gli effetti un processo narrativo. Non a caso, infatti, al Purpose viene associato il termine “StoryDoing”.

Peccato non aver dato il giusto peso a una parola che oggi servirebbe più che mai a spiegare certi cambiamenti…

Brand Activism

Brand Activism: agire per cambiare le cose

L’attivismo di marca, quindi. In questo periodo, dicevamo, può essere questa la leva utile per azionare il cambiamento e cominciare a dare solidità e concretezza al proprio purpose. Il Coronavirus, da poco definito dall’OMS pandemia, è un’occasione che in molti stanno cogliendo per fare i primi passi in un processo che certamente non potrà limitarsi a questo momento di crisi.

Il Ministero dell’Innovazione ha lanciato recentemente un’iniziativa in questo senso meritevole di citazione: Solidarietà Digitale. Aziende e professionisti vengono chiamati a offrire soluzioni per favorire lo smart working, l’eLearning o anche banalmente un diversivo, come un abbonamento a un periodico o a un servizio streaming.

In molte aziende hanno già aderito: dalle telco come FastWeb e Vodafone agli editori come Gedi con La Repubblica e La Stampa, da Google fino a Connexia, Amazon e Infinity.

Sono segnali da cogliere, un po’ come nel caso di Calzedonia.

In questo caso, la scelta di chiudere i propri negozi diventa una mossa che anticipa un’ordinanza probabile del governo, ma che è anche un segnale: l’azienda, in nome del bene comune, sceglie di fermarsi, nonostante questo costi evidentemente un mancato guadagno.

Altro piano è la scelta compiuta da SoundReef, che ha deciso di anticipare ai suoi oltre 22.000 iscritti le royalties derivanti da diritti per tamponare la temporanea crisi del settore eventi.

È attivismo di marca? In parte.

Questa è una situazione di crisi, e il confine fra ciò che è marketing puro, semplice buon senso e vero sviluppo del Purpose non è così definito.

Per capire cosa intendiamo esattamente con brand activism, dobbiamo andare al 2018, quando la Nike punta su Colin Kaepernick come suo testimonial. Il video proposto per i Lions di Cannes del 2019 riassume benissimo cosa questo configuri:

Don’t ask if your dreams are crazy. Ask if they’re crazy enough“, la frase con cui il giocatore dell’NFL chiude lo spot, è una sintesi perfetta non solo dell’immaginario di marca, ma anche lo spirito con cui lui stesso si è mosso nella realtà, sfidando la politica americana.

La marca, come ci mostra la case study, non ha paura di perdere terreno anche dal punto di vista commerciale per rendere concreti i propri valori: si muove come fosse un movimento, esattamente come fece la stessa azienda qualche tempo prima nel caso della nota legge Muslim Ban, quando fu il CEO Mark Parker a prender parola e a rifiutare, civilmente ma con fermezza, quella norma così discussa.

Nike CEO lettera

Lettera di Mark Parker CEO di Nike

 

Ciò che ha fatto Nike ci lascia una serie di indicazioni molto importanti, che possiamo far nostre a maggior ragione se consideriamo come il risultato sia, alla fine di tutto, una reale posizione di leadership sul mercato.

Se dovessimo stilare un piccolo prontuario di quali siano le caratteristiche delle azioni di brand activism pure, potremmo soffermarci su alcuni punti indispensabili. Li elenchiamo di seguito.

Non importa il guadagno, ma la coerenza

Ogni posizionamento strategico concepisce come fattori determinanti il pubblico cui si parla e il tipo di prodotto che si vende: intrecciando questi valori, si ottengono i fattori identitari che distinguono il marchio.

L’identità è diventata una chiave indispensabile nei processi di marketing, tanto da diventare lo specchio in cui si riflettono anche i particolari quali gli spazi di lavoro o il work-life balance dei dipendenti, la scelta di un fornitore o di un canale di promozione.

Questa identità oggi si è tradotta in tanti elementi espressivi: dal tono di voce al carattere del brand, che si declina nelle comunicazioni e nella relazione con gli stakeholder.

L’attivismo di marca si sviluppa correttamente quando le scelte che vengono compiute sono in continuità con questo carattere: Nike non ha mostrato alcuna sbavatura rispetto al “Just do it” che abbiamo imparato a conoscere nel suo difendere la scelta di Kaepernick. Sarà stata la scelta giusta per noi? Si saranno chiesti i decision maker aziendali guardando la flessione delle stock option.

, si saranno risposti, e allora… fallo e basta.

Senza paura che questo possa comportare momentanee perdite. Chi ti ha seguito fino a quel punto, non avrà paura di seguirti ancora.

Bisogna essere coraggiosi

Altro tema interessante è quello del coraggio: per essere veramente coerenti è necessario a volte superare la paura di non esser capiti, o peggio di esser rifiutati. Se si vuole mettere in condizione un’azienda di mettere i mattoni per edificare il proprio Purpose, allora non bisogna dimenticare che questo richiederà, evidentemente, dei sacrifici.

Perché? Perché stiamo parlando di un qualcosa che richiede un cambiamento, una trasformazione degli equilibri, e nel mondo in cui viviamo è evidente quanto sia necessario ripensare il proprio ruolo secondo paradigmi diversi.

In questo è indicativa la scelta di quelle aziende che scelgono di incamminarsi anche su territori scivolosi come quello politico, contestando apertamente ciò che non credono giusto allo scopo di offrire una lettura dell’esistente diversa, talvolta progressista.

Citiamo ad esempio la campagna di Ben & Jerry’s, datata 2018, sempre critica contro l’amministrazione Trump.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Ben & Jerry’s (@benandjerrys) in data:

 

In questo caso, lasciamo al lettore il compito di decidere se sia una presa di posizione giusta o sbagliata. Non è nostro compito, infatti, giudicare se una presa di posizione basata su valori precisi sia giusta e sbagliata. Essendo un fattore di coscienza, come tale va trattato: certamente, è indubbio che un’azienda che si muove a favore di coscienza, più che di convenienza, si sta muovendo secondo una logica di activism.

Il futuro è l’unica cosa che conta

Infine, ciò che spinge una marca a mettersi in discussione non può che essere un valore nobile e indiscutibile: il domani. L’azienda deve prendere posizione su ciò che ci aspetta, e lottare non solo per ciò che la riguarda direttamente affinché questo possa essere garantito per tutti.

Ecco allora emergere casi interessanti di movimenti interni alle aziende e ai grandi marchi, non solo tollerati ma talvolta supportati con orgoglio dalle stesse aziende: un esempio sono i lavoratori di Google e di Amazon che hanno recentemente deciso di schierarsi apertamente a favore degli scioperi per il clima di Greta Thumberg.

 

Sempre per contrastare il Climate Change, Lush ha scelto nel settembre scorso di chiudere tutti i propri negozi per sensibilizzare la clientela al problema.

Lush pubblicità cambiamento climatico

Sono solo esempi di azioni suffragate da una necessità: quella di schierarsi a favore di un ideale fortemente connotato dalla spinta al domani.

Uniti contro il Coronavirus (e ciò che verrà dopo)

Coerenza, coraggio, futuro: ci va molto impegno per muoversi secondo queste linee guida. Oggi più che mai, però, le aziende possono assolvere con azioni concrete un ruolo fondamentale, che sarà sempre più centrale negli equilibri cui siamo abituati. Le aziende, e i marchi, hanno un ruolo sociale sempre più centrale e ispiratore, talvolta in grado di abbattere confini e differenze e unire più dei legami nazionali.

La crisi che stiamo vivendo, per esser superata, chiede alle persone molto senso civico e sacrificio: le aziende, attraverso scelte coraggiose e prese di posizione veramente innovative, possono supportare questa traversata aiutando la società a uscirne migliorata.

Non sarà semplice, ma neanche impossibile. Anche perché purtroppo la storia è fatta anche di momenti difficili: non sarà l’ultima volta che purtroppo l’umanità dovrà affrontare una crisi tanto epocale. Meglio essere allenati, per superarle. Insieme.

Behind the Source: volti in codice per una nuova vita

Cosa nascondono le immagini della campagna di HackYourFuture sui rifugiati

  • Behind the Source è la nuova campagna sui rifugiati della no profit HackYourFuture
  • La campagna mostra i volti degli studenti all’interno del codice sorgente dei siti web

 

Non sarà certo la prima cosa che ti viene in mente, ma siamo circondati da stringhe di codice che alimentano tutti i dispositivi che usiamo quotidianamente.

Nonostante questo, i codici di programmazione sembrano una lingua straniera, incomprensibile ai più. Ed è vero.

HackYourFuture è un’organizzazione no profit, il cui scopo è insegnare la programmazione a persone che sono già costrette a confrontarsi con una nuova lingua da imparare: i rifugiati.

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HackYourFuture, una campagna sui rifugiati per ripartire dal codice

Ricostruire una vita lontano dal tuo Paese, confrontarsi con una nuova realtà, persino interpretare un cartello stradale è quanto di più difficile si possa immaginare per queste persone.

HackYourFuture non solo aiuta i rifugiati a trovare un nuovo lavoro, li forma e costruisce una carriera in un settore florido e d’importanza cruciale per la loro nuova patria.

Behind the Source: volti in codice campagna HackYourFuture

E questa è una storia importante da raccontare: l’agenzia 72andSunny Amsterdam ha creato “Behind the Source”, una campagna che ha l’obiettivo di ispirare un numero sempre maggiore di rifugiati ad imparare il coding, facendo luce sulle persone che stanno ricoprendo un ruolo cruciale nello sviluppo di alcuni dei più grandi siti web al mondo.

Questa volta utilizzando però il linguaggio in cui sono specializzati.

L’idea è stata quella di “nascondere” le immagini degli studenti di HackYourFuture protagonisti nei codici sorgente dei siti delle grandi compagnie per le quali lavorano: e parliamo di nomi come Accenture, eBay e Zivver.

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Volti nascosti, in Home page

Behind the Source: how to

Per accedere ai volti di Behind the Source, vai sulla home page di una delle aziende coinvolte, fai un click con il pulsante destro e poi seleziona visualizza sorgente pagina.

Zivver presenta Sarea Al Kebaky, rifugiato siriano .
Quando ancora viveva in Siria, studiava informatica, ma allo scoppio della guerra, ha dovuto andarsene.

Behind the Source: campagna dei volti dei rifugiati

“Ho lasciato la Siria perché l’esercito mi ha costretto a portare una pistola e non volevo farlo”, dice Sarea. “Però volevo imparare a programmare, perché al codice non importa chi lo scrive; avvicina le persone.

L’agenzia ha inoltre fornito alle aziende tecnologiche un gruppo di potenziali dipendenti.

“È stato bello collaborare con HackYourFuture e contribuire a riformulare la conversazione sui rifugiati nei Paesi Bassi”, ha dichiarato Laura Visco, vice responsabile di 72andSunny Amsterdam.

Behind the Source: volti in codice per una nuova vita_HackYourFuture

“Le interviste condotte con gli studenti ci hanno emozionato. Eravamo curiosi di ascoltare la loro storia e di vedere cosa riservi loro il futuro”.

Storie di successo per persone di valore

Un obiettivo ancora più importante raggiunto dalla campagna “Behind the Source” è cambiare il modo in cui vengono visti i rifugiati.

La campagna non abbraccia nessuna posizione politica ma si concentra sulle persone, mostrando cosa accade quando vengono aiutate a crescere.

campagna di HackYourFuture sui rifugiati

Wouter Kleijn, amministratore delegato di HackYourFuture, ha spiegato:“Queste sono persone vere, con storie vere. Ma come comunicarli? Come evitare la vittimizzazione e la stigmatizzazione quando i soggetti sono rifugiati, e spesso già penalizzati da stereotipi? Con ‘Behind the Source’ abbiamo mostrato che la pubblicità (quella fatta bene n.d.r) può creare un mondo con più di equità e giustizia”.

5G per media e intrattenimento

5G per media e intrattenimento, ecco come cambierà il settore

  • Entro il 2028, 765 miliardi di dollari saranno guadagnati grazie all’ausilio della rete 5G per media e intrattenimento
  • Dalla pubblicità al gaming abbiamo dato uno sguardo a come cambieranno i contenuti online e i modi di fruirli

 

Giornate lente, scandite da ritmi quasi impercettibili. Uno dei nostri desideri più grandi, imbottigliati in una vita frenetica e senza pause, è stato quello di avere tempo. Nel momento in cui ci è piombata addosso l’incertezza e la paura, anche il tempo libero è sembrato una condanna. In periodi come questi, tuttavia, cambiare le nostre abitudini è importante e doveroso. Molti di noi hanno la possibilità di affidarsi allo smart working, ma non tutti possono farlo.

Gli studenti non si fermano grazie all’eLearning, e tutti ci stiamo abituando a utilizzare ogni mezzo possibile per continuare la nostra vita, restando a casa. Abbiamo la fortuna di avere i modi per farlo, tramite internet e tutti i device, dagli smartphone ai laptop. Un mondo iperconnesso accorcia le distanze, ci siamo sentiti spesso schiavi dell’essere perennemente online, ma situazioni di vita diverse ci fanno vedere le cose da punti di vista nuovi.

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Un mondo iperconnesso

Tutti siamo connessi, appena ci abituiamo a qualche aggiornamento, ecco che spunta una novità. Siamo pochi inclini al cambiamento, un po’ per paura, un po’ per diffidenza, ma ci si mette anche la pigrizia. Quando sappiamo fare qualcosa, mal volentieri adottiamo metodi differenti per farla. Il mondo digitale cambia in fretta e specialmente i modi di usare internet e device.

LEGGI ANCHEEntro il 2025 ci saranno 2,6 miliardi di abbonamenti al 5G

È da un po’ di tempo che sentiamo parlare di 5G, la rete di nuova generazione che andrà a superare l’attuale 4G. Non è solo una questione di velocità di connessione, ma è una rivoluzione dei servizi. A giovarne saranno soprattutto i media e l’intrattenimento.

Potremo giocare online senza problemi, anche in cloud gaming, senza la necessità di possedere una consolle. Lo stesso vale per il cloud computing. Potenziati anche i servizi di streaming, in particolare i video. Contenuti ad altissima risoluzione, fluidi e subito disponibili. I nostri device saranno sempre connessi e disponibili ovunque, ciò significa che non dovremmo più passare dal Wi-Fi alla rete mobile. Parliamo di servizi sempre attivi in città per esempio, come videosorveglianza, auto a guida autonoma per una maggiore sicurezza sulle strade.

L’industria globale dei media guadagnerà, entro il 2028, 765 miliardi di dollari dai nuovi servizi e applicazioni resi possibili dal 5G. Ma come succederà tutto questo?

Ne parleremo anche durante N-Conference con la Vertical Technology powered by TIM.

La nuova era del 5G

Secondo uno studio condotto da Ovum, società di consulenza specializzata nella copertura globale di telecomunicazioni, media e tecnologia, il 5G scuoterà il panorama dei contenuti multimediali e dell’intrattenimento, rappresentando un’importante vantaggio competitivo per le aziende.

La rivoluzione del 5G aumenterà i risultati in termini di velocità, copertura globale, media interattivi basati sui gesti, fonti crescenti di entrate ed esperienze gamificate, fornendoci un futuro migliore.

L’impatto trasformativo della tecnologia 5G non solo migliorerà l’esperienza degli utenti di telefonia mobile, ma muterà il modo di concepire e utilizzare i media e l’intrattenimento su molti livelli, con nuovi modelli di business e nuove esperienze interattive.

Video, giochi, musica, pubblicità, AR e VR saranno i veri protagonisti di questi cambiamenti, con contenuti sempre più immersivi e un rapporto col pubblico sempre più stretto.

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Come cambiano i contenuti col 5G per media e intrattenimento

Ovum suggerisce che le aziende sperimenteranno vari vantaggi tecnici del 5G, la velocità dei dati sarà 100 volte maggiore, con latenza dieci volte inferiore e connessioni significativamente più affidabili.

Per esempio, un film in HD impiegava diversi minuti per scaricare a velocità 4G, ma con l’avvento delle reti 5G, gli utenti potranno potenzialmente scaricare lo stesso film in pochi secondi. Questo comporterà una fruizione maggiore dei contenuti, essendo ancora più accessibili, e una domanda maggiore dei prodotti sul mercato. I creatori e fruitori dei contenuti tradizionali, dovranno preparasi a una vera e propria corsa contro il tempo, creando più materiali per soddisfare la crescente domanda.

Si prevede, infatti, che i prodotti video rappresenteranno il ​​90% del traffico dati 5G. Passeremo da un consumo mensile di circa 10 GB agli oltre 80 GB nel 2028.

Ma non solo, la rete wireless di prossima generazione consentirà svariate innovazioni digitali, dall’informatizzazione degli oggetti fisici all’intelligenza artificiale, inaugurando un nuovo mondo per facilitare l’ingresso di nuovi media e di concepire l’intrattenimento.

Come cambierà il mondo dell’intrattenimento

La realtà aumentata creerà un nuovo modo di connettersi ai contenuti multimediali, attraverso oggetti e personaggi virtuali, e la creazione di elementi tridimensionali. A beneficiare del 5G saranno soprattutto le applicazioni di realtà aumentata e virtuale.

Per quanto riguarda il settore televisivo, il mercato offre diverse modalità di consumo. Oltre ai soliti video on demand, streaming, download, pay per view che fanno già parte, da anni, della tv tradizionale, si aggiungeranno altre tipologie di offerta a pagamento: la bassa latenza permetterà download rapidissimi e un’eccellente qualità di live streaming.

Sempre dallo studio condotto si evince che negli Stati Uniti quasi il 9% delle famiglie che utilizzano la banda larga passerà al 5G entro il 2028, generando ricavi per 9 miliardi di dollari.

Il 5G rafforzerà il mercato della pubblicità digitale

Il 5G avrà un ruolo fondamentale anche nel passaggio dalla pubblicità tradizionale alle esperienze immersive sui social e sui media. Video, banner, posizionamento in-game su 5G e altri formati di pubblicità visiva appariranno in ambienti VR e AR. Per non parlare della possibilità di nuove applicazioni che oggi non esistono ancora, ma che potranno svilupparsi con il consolidarsi della nuova rete.

Esperienze ultra sensoriali

Le interfacce aptiche collegate al 5G saranno in grado di fornire una nuova dimensione sensoriale alle esperienze dei media. Ad esempio, il calore e la pressione potrebbero essere raggruppate in un potenziamento delle armi in un gioco d’azione, e i film potrebbero essere ripubblicati con un nuovo livello di sensazioni.

I giochi AR, VR e cloud combinati cresceranno del 2.400% nei prossimi anni per raggiungere un fatturato annuo di 47,7 miliardi di dollari nel 2028.

Si prevede che l’uso del 5G avrà un’impennata tra il 2023/2025, quando le capacità hardware e di rete aiuteranno a realizzare esperienze VR vicine alla realtà: campo visivo orizzontale a 210° su scala umana, risoluzione di visualizzazione/proiezione ad alta densità di pixel, dimensioni minime della batteria e interazione altamente reattiva.

LEGGI ANCHE: Quelle di Tokyo 2020 potrebbero essere le prime vere Olimpiadi digitali (se ci saranno)

La rivoluzione del gaming

Un altro settore in grande espansione è quello dei videogiochi, a cui il 5G darà ulteriore slancio. Il numero di videogiocatori nel mondo, secondo le stime più recenti, ammonta a 2,3 miliardi di persone. Oggi la tendenza di mercato è orientata verso lo sviluppo di piattaforme digitali con nuove modalità per la fruizione dei contenuti videoludici, tra cui streaming e cloud gaming.

Ciò permette ai giocatori di avere accesso ai videogiochi in qualsiasi momento e ovunque, garantendo la possibilità di effettuare aggiornamenti senza dover per forza acquistare o possedere hardware costosi.

Il game streaming può essere offerto tramite un servizio in abbonamento oppure tramite l’acquisto di giochi on demand. In Italia sono circa 16,3 milioni i videogiocatori, mentre gli appassionati di eSport che seguono eventi più volte a settimana sono più di 1,2 milioni. Basti pensare che il traffico dati per il gaming nell’ultimo anno è aumentato del 125%.

Come cambiano le regole del Business nella recessione guidata dal Covid-19

È pura finzione immaginare che la recessione imminente scomparirà presto.

La tipica reazione a tale sfortuna è quella che Andrew Lorenz sul Financial Times descrive come “anoressia industriale”, un desiderio eccessivo di essere più magri e più in forma, che porta al deperimento e alla morte. Sì, certo, c’è la necessità di tagliare i costi, ma deve essere fatto in modo sensato, come dirò più avanti.

Ma se questa è l’unica risposta a una recessione, è destinata a fallire, soprattutto perché si traduce in un servizio peggiore per i clienti, e i clienti non lo sopporteranno più.

Le nuove regole del business

Forse è necessario ricordare brevemente che le regole della concorrenza sono cambiate. Il modello del “make and sell” è stato ucciso da una nuova ondata di concorrenti con tecnologie imprenditoriali, liberi dal bagaglio di burocrazia, beni, culture e comportamenti ereditati dal passato.

L’elaborazione delle informazioni sui prodotti è stata separata dai prodotti stessi, e i clienti possono ora cercarli e valutarli indipendentemente da coloro che hanno un interesse a venderli. I clienti hanno ora tante informazioni sui fornitori quante questi ne hanno tradizionalmente accumulate sui loro clienti. Questo nuovo stato ha creato una nuova dimensione della concorrenza basata su chi agisce nel modo più efficace nell’interesse dei clienti.

Questo è lo scenario contro il quale ci troviamo ad affrontare questa nuova sfida all’inizio del 2020. 

Ho 120 ricerche scientifiche per dimostrare che le aziende di successo a lungo termine si prendono l’onere di segmentare i loro mercati. I segmenti sono gruppi di clienti con esigenze uguali o simili, non settori. Lavorano duramente per comprendere queste esigenze e i modelli di comportamento. Danno priorità a questi segmenti in base alla loro probabilità di consentire all’azienda di raggiungere i propri obiettivi di profitto, e poi sviluppano pacchetti di prodotti/servizi appropriati per ciascuno di essi.

In tempi di recessione sono spietati nel concentrare la loro attenzione sui segmenti che intendono mantenere a lungo termine, e tagliano fuori quelli che rappresentano un freno per le loro risorse. Solo allora è giustificato il taglio dei costi e il ridimensionamento.

Mi riferisco, naturalmente, alla Legge di Pareto (la “regola” 80/20). Circa il 20% dei vostri clienti consegnerà circa l’80% delle vostre entrate e dei vostri profitti, quindi cercare di accontentare tutti con tutte le vostre offerte garantisce un servizio mediocre che non piacerà a nessuno. Identificando il vostro mercato principale di clienti primari e servendoli con offerte differenziate, conserverete con successo una base clienti solida.

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Linee guida per la gestione di questa recessione causata da COVID-19

  1. Ricordate che i clienti sono attratti dalle promesse, ma vengono mantenuti attraverso la soddisfazione. Ciò significa che, se non riuscite a definire il valore richiesto dai clienti, non sarete certamente in grado di mantenerlo. Quindi, fate un’attenzione particolare a comprendere le loro esigenze.
  2. Non cercate di coprire troppi mercati, segmenti e clienti. Concentratevi su quelli con cui volete stare a lungo termine.
  3. Riducete il vostro portafoglio prodotti, cioè considerate se avete troppi prodotti, servizi, confezioni, ecc.
  4. Osservate attentamente la vostra rete di distribuzione. È cresciuta troppo?
  5. Migliorate la produttività di tutte le vostre spese promozionali, ma soprattutto quella della forza vendita.
  6. Riducete i costi nelle aree improduttive del business. Ciò include i costi associati al servizio di mercati e clienti non redditizi.
  7. Lavorate sui vostri clienti (chiave). Toglieteli dalla forza di vendita e datene uno a ciascuno dei vostri migliori manager.
  8. Non lasciate che la forza vendita faccia grandi sconti. A meno che non siano totalmente professionali, c’è il pericolo che entro pochi giorni tutti abbiano il massimo degli sconti.
  9. Focalizzatevi selettivamente sui clienti chiave della concorrenza che vi attraggono. Non preoccupatevi se perdete alcuni dei vostri clienti non redditizi.
  10. Mantenete il core business – prodotti essenziali, mercati chiave e clienti chiave.

Il problema, naturalmente, per alcuni tipi di aziende con costi fissi massicci come le compagnie aeree, è su una scala completamente diversa, e anche se i principi sono gli stessi, questo breve articolo non è destinato a loro.

Questo articolo è stato tradotto e adattato da “Marketing during the Covid-19 Recession”

Week in Social: dal crossposting delle Facebook Stories ai link su TikTok

In un momento in cui è vitale fermarsi, e restare a casa, il web corre veloce, tra crowdfunding per gli ospedali, brand che mettono a dispozione librerie digitali, corsi online, camminate virtuali, maratone in streaming, podcast e iniziative che mantengono viva la cultura.

Anche il mondo dei social non si ferma. Torna, puntuale come ogni settimana, la nostra Week in Social.

Facebook lavora su Stories, Gruppi e VR

Parliamo ancora di stories. Mentre fino a oggi era possibile condividere le stories di Instagram su Facebook, ma non il contrario, pare che Facebook permetterà presto di condividere le stories di Facebook su Instagram.


Le stories non sono l’unico tool a cui sta lavorando Facebook. Negli ultimi due anni, i gruppi sono cresciuti molto. Per questo la piattaforma mette a disposizione dei leader delle community un nuovo programma: Community Accelerator.

“Un programma di sei mesi che fornisce formazione, tutoraggio e finanziamenti per aiutare i gruppi a crescere. Con l’aiuto di esperti, i community leader selezionati trascorreranno tre mesi imparando come far crescere la loro community e raggiungere i loro obiettivi”.

E sempre a proposito di trend, gurda come sta procedendo il lavoro di Facebook sulla piattaforma VR, Horizon.

TikTok aggiunge url esterne ai clip

Qualche settimana fa ti abbiamo parlato dell’introduzione dei link in bio sui profili TikTok. La app continua a testare nuove feature e introduce la possibilità di inserire link a Wikipedia, Yelp o TripAdvisor nei post video.

LinkedIn e il coronavirus

Ti abbiamo già parlato delle misure che i social stanno adottando negli ultimi, difficilissimi, giorni. Arriva anche LinkedIn. Oltre ad aver aggiornato la piattaforma, per permettere agli utenti di restare informati, ha creato un Trending News, per mettere in evidenza aggiornamenti da parte di fonti affidabili, come l’Organizzazione mondiale della sanità e il Center for Disease Control and Prevention.

Non solo. LinkedIn metterà a disposizione corsi gratuiti sui temi della produttività, il lavoro a distanza, le relazioni in tempi in cui non è possibile vedersi face-to-face.

In ultimo, LinkedIn ha lanciato delle playlist su Spotify, come colonna sonora per il tuo percorso di ricerca lavorativa. Le playlist sono divise in topic, come “Women at Work”, “Never Give Up” e “Refine and Focus”.

Instagram porta lo streaming su IGTV

Come riportato dall’esperta di ingegneria Jane Manchun Wong, Instagram sta testando un’opzione per condividere gli streaming di Instagram direttamente su IGTV non appena terminato il live.

Vediamo se questo darà una ulteriore spinta ai tuoi contenuti e se arriveranno altre news su questo fronte.

YouTube contro la disinformazione

YouTube ha fornito un aggiornamento sulle sue ultime misure per combattere la disinformazione sul coronavirus e tenere informati i suoi utenti durante la crescente crisi. La principale iniziativa riguarda i pannelli informativi che indirizzano gli utenti verso fonti autorevoli, fornendo, allo stesso tempo, crediti pubblicitari agli organi competenti.


Come spiegato da YouTube:

“Stiamo utilizzando la nostra homepage per indirizzare gli utenti all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e altre organizzazioni locali autorevoli in tutto il mondo per garantire che gli utenti possano trovare facilmente gli aggiornamenti”. 

 

free masterclass ninja academy

#IoRestoaCasa: ecco le risorse gratuite messe a disposizione dalle aziende italiane per l’emergenza Coronavirus

Progetti, piani, percorsi da seguire. Sono gli elementi che ci permettono di avere un’idea chiara della direzione in cui vogliamo muoverci e del modo in cui vogliamo crescere e trasformare il nostro futuro. Questo almeno in tempi ordinari. Quando però ci troviamo ci si presenta una situazione straordinaria da fronteggiare, bisogna essere dei veri Ninja per trasformare l’ostacolo in una opportunità.

Così, le misure straordinarie del governo, che ci impongono di restare in casa, lavorare da remoto e limitare i contatti interpersonali, possono diventare, ad esempio, il primo passo per un nuovo percorso di formazione personale come quello di Ninja Academy valido per ottenere un Certificato Professionalizzante.

Per tutti, professionisti e aziende, sono moltissimi i servizi a disposizione oggi anche grazie all’iniziativa Solidarietà Digitale promossa dal Ministro dell’Innovazione.

Stai pensando di cogliere questa occasione? Abbiamo raccolto una serie di risorse utili, tra quelle messe a disposizione, per lavorare, studiare, intrattenersi e restare informati.

#IoRestoaCasa

Tutte le Free Masterclass di Ninja Academy

Vuoi utilizzare il tempo in casa per approfondire e accrescere il tuo bagaglio di competenze digitali? Parti da qui: una serie di masterclass gratuite di Ninja Academy, a tua disposizione subito, come primo step di un percorso che potrebbe perfino portarti a una certificazione riconosciuta.

Li abbiamo suddivisi per argomento e li trovi tutti qui.

Social Media Marketing

?[Social Media & SEO]

Filippo Giotto – Luca De Berardinis
La formula della visibilità sul web

?[Social Media Storytelling]

Francesco Gavatorta – Valentina Falcinelli
Come raccontare una storia digitale: regole e case study

?[IGTV, Stories & Live]

Tommaso Sorchiotti – Claudio Gagliardini
Il ruolo dei video nel futuro di Instagram e Facebook

?[ Facebook Strategy]

Roberta Pinna
La guida per vincere su Facebook

?[Investire in Facebook Ads]

Francesco Colicci
Come e perché fare pubblicità su Facebook

?[Social Media Planning]

Veronica Gentili
Realizzare una strategia sui Social Media come un professionista

?[Social Media Advertising]

Francesco Colicci
Le funzionalità del Business Manager che dovresti conoscere

10 competenze social media manager

Digital Marketing

?[Funnel Marketing]

Luca Barboni
Strumenti e tecniche per migliorare le conversioni

?[Landing Page e A/B Testing]

Raffaele Gaito
Come costruire e migliorare pagine web che convertono

?[Web Analytics Ninja]

Miriam Bertoli – Gianpaolo Lorusso
Le metriche vitali per ogni business digitale

?[Blockchain e Token Digitali]

Alessandro Palombo – Marcello Mari
Come le cryptovalute stanno rivoluzionando la raccolta fondi

?[Digital Conversion & Funnel Marketing]

Emanuela Zaccone – Giuliano Ambrosio
Strategie, piattaforme e strumenti per trasformare utenti in clienti

?[Digital Advertising Trend]

Marco Magnaghi – Veronica Gentili
Facebook, Mobile & Google Ads (ex AdWords): come migliorare le tue campagne online

?[Customer Journey e Brand Loyalty]

Claudia Temeroli – Michela Parziale
Come costruire il percorso dalla lead generation alla fidelizzazione

?[Vendere prodotti digitali]

Alessio Pieroni
Le migliori tecniche di lancio, automation e growth hacking

?[Digital Advertising Strategy]

Marco Magnaghi
Gli strumenti per gestire le campagne paid come un Ninja

content marketing

Content Marketing

?[Content Strategy & Customer Journey]

Alberto Maestri, Francesco Gavatorta, Valentina Falcinelli
Progettare piani editoriali per ogni touchpoint digitale

?[Le metriche del Content Marketing ]

Alberto Maestri
Strumenti e reportistica per chi si occupa di contenuti digitali

?[Content Inspiration]

Alberto Maestri
Lasciati ispirare dai migliori esempi di contenuti digitali

?[Content Strategy]

Sara Poma
Le caratteristiche dei contenuti di successo

content strategy

SEO & SEM

?[SEO per Landing Page]

Luca De Berardinis – Fabio Di Gaetano
Come impostarne struttura e testi per essere primi su Google

?[Google Analytics Ninja]

Gianpaolo Lorusso
Le funzionalità avanzate che non puoi non usare

?[SEO Strategy]

Ale Agostini
Essere primi su Google

?[Google Ads ROI]

Gianpaolo Lorusso
Massimizza i risultati delle tue campagne di advertising

e-commerce management

eCommerce

?[eCommerce Ninja]

Roberto Albanese – Andrea Missori – Giovanni Cappellotto
Costruire un vantaggio competitivo e differenziarsi dalla concorrenza

?[eCommerce Analytics]

Daniele Vietri, Giovanni Cappellotto
Le metriche vitali di ogni shop online

?[eCommerce Performance]

Damiano Ferraioli – Jacopo Pasquini – Luca Barboni
Come ottimizzare le conversioni di un negozio online

?[Instagram per l’eCommerce]

Daniele Vietri
Come convertire i like in vendite

Health e intelligenza artificiale

Tutte le Free Masterclass di Ninja Academy per te

E se ancora non ti basta, puoi anche seguire:

?[Introduzione al Neuromarketing]

Laura Pirotta
Come le neuroscienze influenzano chi acquista online

?[Intelligenza Artificiale: guida alle opportunità per il tuo business]

Gianluca Mauro
Lo stato dell’arte, le applicazioni pratiche e i migliori case study

I video di ADWorld Experience

ADWorld Experience mette a disposizione di tutti in modo gratuito i video degli esperti e delle tavole rotonde degli eventi degli ultimi anni. Una raccolta super interessante per chi si occupa di Advertising online, SEO & SEM e più in generale di Digital Marketing. E per un giorno sono disponibili in modo gratuito anche quelli paid.

I servizi smart di TIM

Anche TIM prosegue con le iniziative volte a sostenere le aziende italiane, grandi e piccole, e i professionisti, in questo momento di difficoltà. Dopo aver messo a disposizione dei clienti mobili 100 Giga gratuiti per 30 giorni, mette in campo per clienti fissi e mobili un set di servizi evoluti che agevolano lo svolgimento dell’attività lavorativa a distanza:

  • TIM Work Smart, per lavorare in smart working ed effettuare web e audio conferenze, da smartphone e PC gratis fino al 30 giugno 2020, con disattivazione automatica senza costi alla scadenza.​
  • TIM ID (identità digitale SPID), per accedere direttamente da casa ai servizi della Pubblica Amministrazione abilitati. Per usufruire del servizio occorre effettuare la videoidentificazione, gratuita fino al 30 giugno 2020. Il servizio è gratis per sempre. ​

I servizi possono essere richiesti gratuitamente su digitalstore.tim.it. E sul Digital Store è possibile trovare gratuitamente altri servizi pensati per il lavoro a distanza come per esempio Virtual Fax, Video Chat e molto altro.

Gartner: La Resilienza per Reagire Alle Sfide del 2020

Gartner ha messo a disposizione di tutte le aziende un webinar di un’ora con una panoramica sulle analisi continuative e sul supporto a centinaia di clienti in tutto il mondo che stanno affrontando l’emergenza di Covid-19, per offrire alla aziende utili strumenti in questa fase di crisi anche per l’economia e il business.

Rinascita Digitale

Dal 16 marzo al 3 aprile, professionisti, esperti, ricercatori e innovatori si alterneranno in diretta con un progetto di formazione gratuita non-stop. Una maratona in streaming dedicata a sviluppo d’impresa e gestione finanziaria, smart working e digital transformation, comunicazione digitale e marketing.

Il supporto a scuole ed enti di Skillando – Digital Volunteering

Skillando – Digital Volunteering ha messo a disposizione strumenti e competenze a supporto di scuole, enti ed organizzazioni no profit che hanno bisogno di aiuto digitale.

Visibilità online senza bisogno di investimenti

Matteo Gasparello ha raccolto 65 risorse gratuite di marketing che possono aiutare piccole e medie imprese a ottenere visibilità online senza bisogno di investimenti.

I corsi di Mosaicoelearning

Mosaicoelearning mette a disposizione di tutti tre corsi gratuiti per stare vicini anche da lontano in questi giorni di quarantena.

I corsi per ritrovare la concentrazione, prepararsi alla crisi e distinguere le fake news dalle notizie vere sono:

I video di Marketing Business Summit

Marketing Business Summit ha creato un pacchetto di alcuni video selezionati dalle passate edizioni, per approfondire e continuare a formarsi.

digitalizzazione imprese

Solidarietà Digitale

Promossa dal Ministro dell’Innovazione, l’iniziativa ha riscosso un enorme successo, sia tra le aziende che hanno offerto i propri servizi che tra chi ne sta giù usufruendo. Si va dalle piattaforme per le lezioni da remoto, a Giga di navigazione mobile gratuita. Ne abbiamo parlato più nel dettaglio qui, ed è possibile vedere l’elenco di tutti i servizi disponibili sul sito ufficiale.

La formazione online gratuita di Web Marketing Festival

Oltre 400 video didattici sono disponibili sul canale YouTube del Festival, con tematiche che spaziano nel campo dell’innovazione digitale e del web marketing.

Inoltre sono disponibili anche una serie di corsi online e webinar per gli insegnanti di scuole superiori  e università, per avvicinare i meno esperti al mondo della didattica digitale.

I corsi di Docebo

Docebo, in collaborazione con GO1, ha aggiunto al catalogo Docebo Content quattro nuovi corsi eLearning gratuiti sul tema del Coronavirus:

  • “Controllo dell’infezione da Coronavirus” di Echo3 Education
  • “10 minuti di consapevolezza della pandemia” di Learning Planet
  • “Prevenzione e controllo delle infezioni” di Sentrient
  • “COVID-19 – Assistenza sanitaria/Assistenza agli anziani” di CQI Internet Solutions Pty Ltd

iorestoacasa prodotti digital gratis

Resta sempre aggiornato con Ninja PRO Information

No, anche a noi non basta! Per far sentire tutta la nostra solidarietà a professionisti e aziende del digital, abbiamo pensato a un altro regalo: 60 giorni di accesso gratis a Ninja PRO Information, il servizio Ninja Premium Membership che ogni giorno confronta decine di fonti per selezionare tutti i più utili e importanti marketing insight, i social media update, le tech news e i business events.

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social media manager coronavirus

Come cambia il ruolo del Social Media Manager in situazioni di emergenza (e cosa puoi fare adesso)

  • Le migliori soluzioni utili ai social media manager per superare la crisi del COVID-19
  • Non fermare i canali social: smonta il piano editoriale e fanne uno nuovo

 

Ebbene sì, mentre eravamo nel bel mezzo della nostra campagna social arriva il COVID-19. Eravamo pronti a tutto, ma a questo proprio no. Come Social Media Manager nel piano di crisis management le avevamo pensate tutte: crisi reputazionali, crisi finanziarie, ma proprio la pandemia non ci era neanche saltata per le sinapsi.

E ora che si fa? Cosa pubblico sui canali social del mio brand in questo momento? Continuo con la solita pianificazione oppure sto zitto?

Caro amico social media manager, la prima cosa che possiamo consigliarti è quella di respirare! Poi armati di tutta la tua forza, prendi il tuo PC e da casa inizia a farti la domanda più importante in questi giorni: “Come posso essere utile?”.

È una domanda che dovremmo porci sempre, ma in questo periodo ancora di più; è una domanda ricca di responsabilità, tutti dovremmo porcela in questo momento, ma tu – che sai cosa vuol dire responsabilità – dovrai portela più di tutti perché hai in mano il potere dell’informazione, un’arma potentissima che ci serve per vincere la battaglia di queste ore contro il COVID-19.

Il piano editoriale al tempo del COVID-19

LEGGI ANCHE: Coronavirus: il crowdfunding lanciato da Chiara Ferragni e Fedez supera i 3 milioni di euro

La prima cosa da fare è smontare il piano editoriale che avevamo previsto. Non possiamo far finta che nulla sia successo, è inevitabile rivedere i nostri piani.

In questo caso è importante capire cosa dire. Il primo consiglio lo rivolgiamo oggi ai ristoranti, bar e attività commerciali che in questo momento devono necessariamente chiudere i battenti: non fermate anche i vostri canali social, continuate a mantenere la relazione con i vostri clienti. Ad esempio, se gestite la pagina di un bar o di un ristorante, potreste creare dei post con alcune ricette dei vostri piatti oppure promuovere la consegna a domicilio se è un servizio per cui siete attrezzati.

La cosa utile in questo momento è dare consigli su cosa si può fare stando a casa. Abbiamo un eCommerce? Bene! Quale momento migliore per promuovere la consegna gratuita?

Banche, Poste, dovrebbero ora più che mai promuovere l’accesso ai servizi digitali, così da diminuire gli assembramenti.

Come abbiamo detto, la domanda da porci è “Come posso essere utile?”. Ogni nostra comunicazione in questo momento deve andare in questa direzione. In questo momento le priorità delle persone sono cambiate, dobbiamo cambiarle anche noi.

LEGGI ANCHE: 5 business colpiti dal Coronavirus e 5 che potrebbero guadagnarci

web marketing digital strategy

L’impatto del COVID-19 sui KPI di business

Siamo arrivati al momento della resa dei conti. Chi ha sviluppato una strategia multicanale, saprà che avrà un calo importante dal mondo fisico, ma un incremento del digitale.

Nessuno poteva aspettarsi questa situazione quando ad inizio anno abbiamo definito le metriche e i KPI. Ora è arrivato il momento di essere agili, leggeri e non farsi prendere dall’ansia di un’idea geniale.

Non servono idee geniali, servono soluzioni utili. Serve responsabilità, serve comprensione.

Questa emergenza sanitaria avrà un impatto forte sull’economia del paese e coinvolgerà soprattutto le piccole e medie imprese. Però abbiamo un valore che non si può distruggere in pochi mesi: quello del nostro brand. Un valore che in questo momento possiamo rafforzare se ci dimostriamo un brand responsabile.

In questo momento quindi possiamo lavorare sulla consideration del brand, è un progetto a lungo termine, ci vuole molto impegno per accrescere la reputazione di una marca. Questo è il momento di dimostrare che siamo vicini ai nostri clienti anche a distanza, prendiamoci cura di loro, anche con piccoli gesti utili a trascorrere il tempo in casa.

Caro amico social media manager, questi sono i consigli che abbiamo voluto darti per superare questo momento. Ti passiamo tutta la carica di un guerriero Ninja per affrontare questo momento, finirà presto!