Con “Solidarietà Digitale”, l’iniziativa del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, imprese e associazioni hanno messo a disposizione servizi digitali gratuiti. Lo scopo è migliorare la vita di tutte le persone che stanno subendo un mutamento della propria quotidianità a causa dell’emergenza COVID-19
È possibile usufruire gratuitamente di servizi per lo smart working e la connettività fra utenti, ma anche di strumenti di informazione, di istruzione, intrattenimento ed e-learning
Dalla multinazionale alla startup: tutti possono offrire la propria soluzione digitale
“A fronte del nuovo decreto che ha esteso le misure di prevenzione e contenimento a tutto il territorio italiano, abbiamo deciso di estendere a tutta Italia anche il nostro progetto di solidarietà digitale lanciato nei giorni scorsi”.
Così il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, ha esteso a tutto il territorio nazionale l’iniziativa “Solidarietà Digitale”, organizzata con il supporto tecnico di AgID, per ridurre l’impatto sociale ed economico in questa Italia completamente “rossa”, attraverso l’offerta gratuita di soluzioni e servizi innovativi da parte delle imprese.
Al fine di poter fronteggiare al meglio questo periodo, nell’ambito delle misure adottate dal Governo per il contenimento, dell’emergenza COVID-19 (Coronavirus), alcuni giorni fa è stato firmato un Dpcm che conferma l’accesso agevolato allo smart working per le imprese: “La modalità di lavoro agile disciplinata dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81, può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti”.
Per definizione con smart working si intende “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.”
In questi giorni infatti lo smart working ha rappresentato una valida risposta alle necessità di molte aziende di poter continuare ad essere produttive e utili, seppur con la maggior parte dei propri dipendenti e collaboratori da remoto. Tuttavia il lavoro agile necessiterebbe, oltre che di strumenti digitali quali pc, tablet e smartphone, anche di piattaforme, software e risorse preziose di condivisione, utili per portare avanti da remoto tutte le attività aziendali: soprattutto di quelle imprese già proiettate nel vasto universo digitale.
Purtroppo non tutte le aziende hanno a disposizione questi strumenti per rendere possibile il lavoro agile.
Solidarietà Digitale
A questo punto entra in gioco “Solidarietà Digitale”: imprese e associazioni hanno messo a disposizione servizi gratuiti, al fine di poter dare il proprio contributo attraverso l’innovazione e la digitalizzazione.
Sul sito web sono offerti servizi per agevolare lo smart working e la connettività fra utenti ma anche strumenti di informazione, di istruzione, formazione ed e-learning. Senza dimenticare piattaforme di gaming ed intrattenimento per i più giovani.
Lo scopo dell’iniziativa è infatti migliorare la vita di tutte le persone che stanno subendo un mutamento della propria quotidianità. Con i tool e i servizi a disposizione è possibile:
utilizzare piattaforme di smart working avanzate per pianificare il lavoro da remoto, condividere documenti e dati ed organizzare meeting
informarsi, senza uscire di casa, direttamente sul proprio smartphone o tablet attraverso gli abbonamenti digitali gratuiti ad alcune testate giornalistiche nazionali
studiare su piattaforme di e-learning, partecipare a lezioni virtuali, condividere materiali utili e gestire lavori di gruppo e verifiche per non rimanere indietro nei rispettivi percorsi di formazione scolastici
leggere un libro scegliendo fra le librerie virtuali a disposizione o vedere un film in famiglia su una piattaforma di video streaming on demand
usufruire di piani telefonici e di connessione.
Aderire all’iniziativa
Aderire all’iniziativa e fare “solidarietà digitale”, offrendo gratuitamente un servizio o uno strumento per un periodo di tempo limitato, è davvero semplice, compilando il form “Come aderire” in fondo alla pagina.
È giusto ricordare che non è necessario essere un’organizzazione multinazionale per partecipare e condividere uno strumento digitale: basta avere una soluzione che agevoli la quotidianità delle persone di tutta Italia.
La Digitalizzazione e l’innovazione possono rappresentare, soprattutto in un momento come questo momento che sta mettendo a dura prova le vite di tutti, i metodi principali di condivisione e di connessione: con senso civico, responsabilità e usando tutti gli strumenti che la tecnologia ha a disposizione, si supererà questo periodo.
Connessi, ma pur sempre insieme.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/Depositphotos_43350387_s-2019-min.jpg6631000Luca Maucionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maucione2020-03-13 16:33:492020-03-13 16:33:49Smart Working e Solidarietà Digitale: strumenti e iniziative per il lavoro al tempo del Coronavirus
Non più solo giovanissimi su Tiktok: la fascia d’età sale tra i 25 e gli over 35
Ecco le migliori strategie per la creazione di video esclusivi per far crescere l’interazione del proprio account!
Inizialmente TikTok è nata come app per video musicali con protagonista la generazione Z. Oggi in Italia è un social media alla pari di Facebook, Instagram e Twitter anche quanto a utenti.
Gli iscritti, come affermaComScore, non sono più solo i giovanissimi ma anche persone comprese nella fascia d’età 25-34 anni e over 35, con un incremento rispettivamente del 258% e 201%, da settembre a novembre 2019.
Le aziende devono quindi tenere conto anche di TikTok per poter investire sull’Influencer Marketing, sapendo che ora possono trovare un bacino di utenti ancora più ampio pubblicizzando all’interno della piattaforma.
Abbiamo quindi raccolto le migliori strategie per creare video esclusivi e far crescere il proprio account, utili non solo ai futuri tiktoker, ma anche ai brand.
1. Video veloci e impattanti
I contenuti di TikTok sono brevi video clip che già dai primi secondi di riproduzione devono essere capaci di catturare l’attenzione degli altri utenti.
Il consiglio è di far divertire, emozionare o stupire la community. I video esagerati sono quasi sempre i più coinvolgenti.
Anche solo adottando le tendenze più popolari, come quella di sincronizzare le labbra al suono delle canzoni del momento, puoi creare contenuti originali su TikTok.
Indossa un costume buffo e divertente, fai ballare il tuo animale domestico insieme a te. Scegli inquadrature singolari, utilizza la vasta gamma di effetti speciali, filtri, adesivi, oggetti di realtà aumentata e musica di sottofondo per supportare il tuo talento creativo.
3. Partecipa alle sfide di TikTok
A spadroneggiare nel 2019 sono state soprattutto due sfide: mostrare il proprio talento e difendere l’ambiente. Con l’inizio del nuovo anno ha riscosso molto seguito la challenge delle emoji. Riprodurre in pochissimo tempo 9 segni dell’alfabeto muto tramite le “manine” delle emoji del cellulare, imitandoli con la propria mano. A seguire la Woah Challenge, ballare in poche mosse una danza “di strada” su una musica predefinita.
Prendere parte alle sfide del momento aumenterà sicuramente la tua visibilità sulla piattaforma perché è quello che seguono maggiormente gli utenti attivi su TikTok. Potresti persino trovare il tuo video nella lista consigliata. Ricorda però che è fondamentale creare prodotti originali per poter emergere.
Chi lancia una sfida alla community riceve un successo immediato: migliaia di like e visualizzazioni.
4. Usa hashtag di tendenza
Più hashtag usi, più sarai visibile, ma prima di tutto bisogna valutare e analizzare quelli che sono di tendenza. Guarda gli utenti all’interno del tuo target e vedi quali stanno utilizzando, dopo di che assicurati di usare gli stessi.
Una volta che hai individuato gli hashtag che stanno registrando le migliori risposte e il massimo livello di coinvolgimento, costruisci i tuoi contenuti in modo che il collegamento tra entrambi sia coerente.
Per migliorare la popolarità del tuo profilo e il coinvolgimento degli utenti, seleziona accuratamente le didascalie che descrivono i tuoi video. Se riesci ad attirare l’attenzione, avrai più probabilità che i membri della community guardino i tuoi contenuti.
Rendi il tuo profilo TikTok interessante facendo emergere i lati più strani e curiosi della tua personalità, a partire dal nome utente. Oltre agli altri utenti, anche i brand potrebbero iniziare a seguirti.
7. Posta i contenuti in modo regolare
Se mai un giorno vorrai diventare un influencer, la regola fondamentale è postare contenuti regolarmente. Il segreto è creare un video ogni 2-3 giorni. Impostare un piano con delle scadenze può aiutarti a rispettarle per essere puntuale con la pubblicazione.
8. Collega TikTok con altri social network
Per dare un boost ai tuoi follower su TikTok puoi aiutarti con altre piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter.
Pubblicando i tuoi video su diversi social media puoi raggiungere più persone e dunque una maggiore influenza online.
9. Collabora con gli altri
Collaborare insieme ad altri utentiper creare uno o più contenuti può aiutare a crescere la propria follower base. Ognuno porta con sé il suo pubblico così che tutti possano beneficiare di una nuova visibilità. Un buon esempio è la Hype House di Los Angeles.
Se riesci a scoprire i tipi di video più amanti dagli iscritti di TikTok, potrai raggiungere una certa popolarità in tempi più brevi. Qui sotto alcuni spunti.
Video divertenti sulla danza
I video di danza brevi ma divertenti con gli hashtag corretti hanno molta influenza. Scegli la canzone giusta e avrai successo.
Intrattenere gli spettatori raccontando una storia breve e divertente prima di mostrare l’effetto sorpresa del tuo contenuto, è una mossa vincente. Puoi farlo anche con una semplice domanda.
Promuovi messaggi attuali per diventare più popolare
Alcuni utenti promuovono nei loro video temi attuali come l’antirazzismo, la diversità di genere e l’amore per l’ambiente, semplicemente riscrivendo alcune parti di canzoni che sentono di voler cambiare.
— kitty is seeing ATZ ⁸+BTS ⁷+127 ⁰⁵+MX !!! (@_Jaehyeong_) January 5, 2019
Video curiosi
Questi tipi di filmati cercano di mostrare il sentimento di soddisfazione che provano i tiktoker mentre eseguono qualcosa che ritengono essere riuscita perfettamente. Tagliare una torta in modo preciso, una piastrella che si adatta in modo esemplare alla superficie.
Oggi catturare l’attenzione non è facile perché bisogna competere con tanti utenti, ma le acrobazie che creano suspense riescono solitamente a tenere attaccato allo schermo chi ti guarda. Assicurati di non considerare delle trovate pericolose per la tua salute e produci il video migliore.
Mostra l’esecuzione della tua opera d’arte su TikTok
Gli utenti adorano i video di artisti che sanno creare immagini, sculture, fumetti o oggetti artigianali e filmano il processo creativo che dà vita alle loro opere. In questo modo gli autori potranno promuovere il loro lavoro attraverso la piattaforma e acquisire più visibilità a lungo termine.
Anche qui i colpi di scena per esaltare gli spettatori sono graditi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/Depositphotos_227441046_s-2019-min.jpg667999Maria Vittoria Angeluccihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMaria Vittoria Angelucci2020-03-13 11:28:152020-03-19 00:06:4310 idee creative per realizzare i tuoi video su TikTok (e dare un boost ai tuoi follower)
La pandemia del Coronavirus ha colto tutti impreparati: scopriamo i business a livello globale che ne hanno risentito più di tutti e chi ne potrebbe trarre beneficio
La birra Corona ha percepito una crescita del 5% negli Stati Uniti nell’ultimo periodo di quattro settimane, nonostante l’assonanza del proprio brand con il virus
Oggi tutto sembra un po’ surreale. Questa nuova realtà fatta di misure di emergenza, smart working e distanze di sicurezza, ci sta catapultando un un mondo diverso da quello che conosciamo, in cui i social network ci avevano ormai abituato a connessioni strette anche se virtuali, con la teoria dei sei gradi di separazione.
Viaggiare ovunque, senza barriere, intrattenere rapporti commerciali da un capo al lato del pianeta, è stato in questa epoca il segno della globalizzazione. E ora, costretti a restare in case per salvaguardare la salute collettiva oltre che quella individuale, ci interroghiamo sempre di più sulla correttezza di certi modelli e sulla loro sostenibilità.
Molto più concretamente, però, i mercati e le borse ci ricordano che questa epidemia (che in meno di tre mesi ha assunto le dimensioni di una pandemia) ha attaccato anche le economie.
Abbiamo provato a dare uno sguardo ai business a livello globale per capire chi ci sta perdendo di più e chi invece ha tratto beneficio da questa incredibile situazione sanitaria mondiale, che ha colto tutti impreparati rispetto alla sua effettiva portata.
È una delle più grandi industrie del mondo, con 5,7 trilioni di dollari di entrate. È responsabile di circa 319 milioni di posti di lavoro, ovvero circa una persona su 10 che lavora sul pianeta. E nessun settore è stato più a rischio di quello del Travel a causa del nuovo Coronavirus.
L’industria dei viaggi ha già subito un enorme danno dalle restrizioni a viaggi e spostamenti, non ultimo il divieto imposto da Trump ai voli passeggeri dall’Europa. Secondo alcuni esperti, dalle compagnie aeree che hanno deciso di sospendere completamente alcune rotte come quelle italiane, agli hotel che hanno dovuto fare fronte alle cancellazioni dei soggiorni, fino alle crociere, si tratta della più grande crisi dopo quella dell’11 settembre.
“È il settore più direttamente e immediatamente influenzato”, ha dichiarato Mark Zandi, responsabile di Moody’s Analytics.
2. Sport
Mentre i governi di tutto il mondo oggi si impegnano per fermare la diffusione del virus, tra le principali misure per evitare il dilagare del contagio viene continuamente ribadita quella che recita “evitare gli assembramenti”. Per lo sport questo significa partite e match a porte chiuse nel migliore dei casi e rinvii e cancellazioni nel peggiore.
Se l’Italia ha già cancellato tutti gli eventi sportivi fino almeno al 3 aprile, anche in Nord America, Major League Baseball, Major League Soccer, e National Hockey League hanno temporaneamente limitato l’accesso agli spogliatoi: solo giocatori e “staff essenziale”. L’NBA ha dovuto invece cancellare il campionato, a causa della positività di un giocatore.
La FIFA e la Confederazione calcistica asiatica hanno concordato di rinviare le partite di qualificazione della Coppa del Mondo.
In Grecia, gli spettatori non saranno presenti alla cerimonia di accensione della torcia per leOlimpiadi di Tokyo 2020 nell’antica Olimpia, mentre i campionati mondiali di atletica leggera indoor, in programma dal 13 al 15 marzo, sono stati rinviati al prossimo anno.
Anche le maratone di Parigi e Barcellona sono state rinviate. Gara senza pubblico in Bahrein per la Formula 1 e cancellati anche alcuni importanti incontri di tennis.
E così per quasi tutti gli altri impegni sportivi nelle diverse discipline in tutto il mondo.
Ma lo sport che si ferma, significa che anche gli investimenti dei brand sulle diverse gare e sui diversi eventi rischiano di finire nel vuoto.
Fonte: Ansa
3. Advertising
L’elenco dei grandi brand legati agli eventi sportivi del 2020 mostra anche le diverse forme in cui la sponsorizzazione può manifestarsi.
Airbnb, ad esempio, è uno dei nuovi sponsor olimpici che si è unito a partner di lunga data dei Giochi come Coca-Cola o Visa. Secondo l’avvocato Nick Breen, Senior Associate dello studio legale Reed Smith, dove collabora con clienti tra cui organizzatori di eventi, emittenti e inserzionisti per consulenze in materia commerciale, le implicazioni di una grande cancellazione saranno significative per i brand: “Uno sponsor potrebbe trovarsi in una posizione in cui ha pagato una somma significativa per i diritti e quei diritti sono gravemente diluiti in valore o diventano inutili. Probabilmente le aziende avranno investito risorse di marketing, forse coinvolgendo agenzie di terze parti, magari organizzando concorsi a premi per i biglietti e comunque sostenendo tempi, costi e risorse considerevoli nella preparazione dell’evento”.
L’investimento in eventi come i Giochi olimpici può impegnare anche gran parte del budget annuale dei brand e dunque un’eventuale cancellazione potrebbe rivelarsi un disastro. Gli effetti sono meno gravi quando l’evento viene semplicemente riprogrammato: la soluzione migliore in quel caso è che lo sponsor continui semplicemente a sponsorizzare l’evento.
Ma l’advertising legato ai grandi eventi non è l’unico aspetto di questa epidemia.
Analisti e ricercatori pubblicitari sostengono che se il Coronavirus riuscirà ad essere contenuto in tutti i paesi attraverso le misure già messe in atto, qualsiasi budget in annunci potrà facilmente essere riallocato entro la fine dell’anno. Se invece la crisi sanitaria si protrarrà fino all’estate, l’impatto sul settore potrebbe essere più significativo.
Inoltre, aree come lo streaming TV e i videogame potrebbero non risentire affatto dell’epidemia e anzi beneficiare della presenza di un numero maggiore di persone in casa per più tempo al giorno.
Infine, un ultimo aspetto, le aziende produttrici di beni di consumo confezionati potrebbero ridurre la spesa pubblicitaria in caso di problemi di inventario dovuti a vincoli nella catena di fornitura. In questo caso cioè, i problemi di un settore avrebbero evidenti ripercussioni anche su altri.
Anche alcuni editori online, come il New York Times, hanno indicato che il COVID-19 sta iniziando a incidere sulle vendite di advertising. Le entrate pubblicitarie sarebbero già diminuite di circa il 10% in questo trimestre a causa dell’ “incertezza e ansia per il virus”.
4. Eventi
Il Mobile World Congress è stato il primo grande evento a dichiarare la chiusura a causa del Coronavirus. Poi la scelta è stata seguita anche da Facebook per il suo F8, l’evento più atteso dell’anno dedicato agli sviluppatori.
In Italia, prima la Milano Fashion Week, poi il Salone del Mobile, quindi la Milano Digital Week, hanno cancellato o rimandato gli appuntamenti previsti. Un danno non solo per organizzatori e partecipanti ma anche per i tanti espositori che grazie a questi eventi stabiliscono importanti contatti commerciali e collaborazioni.
Anche Ninja ha scelto, ancora prima che le misure restrittive fossero emanate dal governo, di rinviareN-Conference, come gesto di responsabilità verso tutti.
5. Prodotti Tech
È evidente che l’acquisto di un nuovo smartphone non sarà la priorità per moltissimi consumatori in epoca di Coronovirus. In parte per le possibili difficoltà anche economiche che molti lavoratori dovranno fronteggiare, con fabbriche e uffici chiusi, e in parte perché in periodi di crisi, diventano prioritari nella mente dei consumatori i beni alla base della piramide dei bisogni.
Altro fattore, di cui non si può fare a meno di tenere conto: la produzione di moltissimi prodotti elettronici ha subito una flessione a causa della chiusura delle fabbriche cinese per questi primi mesi dell’anno, proprio lì dove si è registrato il primo epicentro dell’epidemia. Una su tutte da ricordare, laFoxconn, fornitrice di componenti per Apple.
I business che potrebbero crescere grazie alla pandemia da Coronavirus
1. Food delivery
Le misure di prevenzione prima e quelle restrittive poi hanno avuto come prima conseguenza tangibile che moltissime persone passino la maggior parte del proprio tempo a casa. Questo dato così semplice ed evidente ha alimentato un aumento della domanda di servizi di consegna e di servizi digitali, con Deliveroo e Netflix tra le prime compagnie ad aver visto un incremento della domanda.
Un sondaggio del fornitore di servizi di pagamento Barclaycard ha registrato una crescita del 12,4% tra i servizi di intrattenimento in abbonamento come Netflix e Now TV, mentre il food delivery ha segnato una crescita delle vendite di 8,7%.
Un dato ancora più concreto in Italia, dove dopo le 18 l’unico sistema per i ristoranti per continuare a restare aperti è quello di optare per il take away.
2. Streaming
Sebbene secondo alcuni analisti questa temporanea crescita di Netflix potrebbe rivelarsi un boomerang per la società, che nel lungo periodo rischia di non veder tramutare i nuovi iscritti in abbonamenti a pagamento, il servizio di streaming potrebbe superare le aspettative nel secondo trimestre, a causa dell’impatto dell’epidemia di Coronavirus COVID-19.
In generale il trend dello streaming video è un grande business e diventa sempre più grande. Le entrate del settore dovrebbero ammontare a 25,9 miliardi di dollari quest’anno, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 4,1%, secondo Statista.
L’analista Michael Olson di Piper Sandler ha pubblicato i risultati preliminari del suo “Netflix Navigator” trimestrale e ha riscontrato una tendenza crescente nei primi due mesi del trimestre, dimostrando che Wall Street potrebbe sottovalutare seriamente il numero di consumatori che si iscrivono a Netflix.
3. Prodotti per l’igiene e dispositivi sanitari
Certo, basta dare uno sguardo ai meme sui social perché il dato sia lampante: le persone sono preoccupate per il virus e di conseguenza anche per germi e batteri, o più in generale per l’igiene. Si rivolgono quindi a prodotti disinfettanti come Amuchina, Napisan, o Purell, Lysol, Clorox, per andare oltreoceano.
Così, nel mezzo della crescente minaccia da Coronavirus, tutti sono concentrati verso questo nuovo e invisibile nemico, da combattere con ogni arma: disinfettanti, mascherine, guanti. Negli Stati Uniti, Purell ha assistito a un picco della domanda senza precedenti.
Gli enti per il controllo della pubblicità in tutto il mondo hanno dovuto ricordare ad alcuni marchi, inquadrati come veri e propri dispositivi medici, che non è possibile promuovere questi prodotti come un qualunque detersivo per l’igiene, e dall’altro lato piattaforme come Amazon, eBay o Facebook hanno dovuto mettere al bando gli annunci allarmistici dei venditori di mascherine, i cui costi saliti alle stelle hanno richiesto anche un intervento dell’antitrust.
4. Servizi per lo smart working
Ne hanno parlato davvero tutti e lo smart workingè stato finalmente una scoperta per tanti lavoratori italiani. Nonostante si sia dovuto aspettare un momento di crisi per attuarlo secondo la normativa, insomma, questa forma di lavoro agile è oggi una realtà.
Per metterlo in pratica molte aziende hanno fornito strumentazione hardware ai propri dipendenti, e comunque hanno adottato soluzioni in cloud e altri servizi di condivisione del lavoro utili nelle gestione del team.
Da G Suite a Trello e a Slack, fino all’infinita serie di possibili tool, ciascuno adatto alle diverse esigenze aziendali, il digitale sta davvero dando una mano a non fermare completamente il Paese (e il mondo).
5. eLearning
Ne abbiamo parlato diffusamente e a più riprese anche qui su Ninja: con le scuole e Università chiuse, anche queste istituzioni hanno dovuto fare i conti in modo emergenziale con l’istruzione a distanza.
Servizi per l’eLearning, piattaforme per la creazione di classi virtuali e la condivisioni di materiali, ma anche corsi già disponibili online, come quelli di Ninja Academy, sono diventati l’alleato indispensabile per continuare a studiare e, diciamo la verità, per colmare in parte il vuoto delle giornate in casa.
Chissà che il ritorno alla normalità non ci trovi anche tutti più preparati e più colti.
E la birra Corona, ha davvero subito una crisi delle vendite a causa del Coronavirus?
La birra Corona, storico marchio di proprietà del gigante delle birre Anheuser-Busch InBev, secondo alcune fonti aveva lamentato un drastico calo delle vendite, soprattutto sul mercato cinese, a causa della assonanza del proprio brand con il virus che ha messo in ginocchio il mondo. “Per i primi due mesi del 2020 stimiamo che la diffusione del virus ha causato perdite dei ricavi per circa 285 milioni di dollari”, aveva comunicato la multinazionale, come riportato anche da La Repubblica.
Numeri riportati anche dalla Cnn, secondo cui i consumatori americani sarebbero in fuga dalla bevanda a causa dell’infelice omonimia.
Tuttavia, secondo i sito di verifica delle notizie FactCheck.org, Constellation Brands, il produttore di Corona, avrebbe affermato che le sue vendite negli Stati Uniti sono aumentate nella prima parte dell’anno e la società non ha molta esposizione ai mercati internazionali, come la Cina, che hanno subito un impatto maggiore dalla malattia.
Le vendite di Corona Extra sono cresciute del 5% negli Stati Uniti nell’ultimo periodo di quattro settimane, conclusosi il 16 febbraio.
La disinformazione sulla birra sarebbe stata alimentata proprio dal sondaggio secondo cui alcuni bevitori di birra avevano smesso di acquistare birra Corona a causa del COVID-19.
La società che aveva condotto la survey ha poi reso noto che il 38% degli intervistati “non avrebbe acquistato Corona in nessun caso”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/corona-birra-coronavirus.jpg8001200Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2020-03-12 15:57:142020-03-16 22:21:425 business colpiti dal Coronavirus e 5 che potrebbero guadagnarci
Il 55% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane, una percentuale che dovrebbe aumentare al 68% entro il 2050: per un’urbanizzazione sostenibile dobbiamo affidarci all’analisi dei dati
Ecco come l’analisi dei dati ci porterà verso un’urbanizzazione più sostenibile!
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Nel corso degli anni, l’argomento Smart City ha subito innumerevoli evoluzioni. Se in principio si parlava semplicemente di città intelligente ad alto contenuto di automazione, negli ultimi anni questo concetto si è arricchito, includendo la gestione degli spazi e delle risorse esistenti, l’integrazione delle nuove tecnologie digitali e soprattutto l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’analisi dei dati, per la creazione – in pratica – di città data driven.
Come sarebbe oggi una città, anzi una metropoli come Milano? Come si sarebbero sviluppati il centro e tutta la zona dell’hinterland? Negli ultimi sei anni Milano, il simbolo delle città italiane di successo, è cresciuta il doppio rispetto alla media nazionale. Sembra quasi come se quest’unica città svuotasse il resto dell’Italia, attraendo le menti più brillanti, che spesso, nei propri paesi d’origine, non trovano un posto di lavoro adeguato.
È comprensibile, dunque, che questa continua crescita della popolazione abbia influito anche sui problemi relativi all’urbanistica: viabilità, gestione degli alloggi e servizi.
Da sempre l’uomo ha un rapporto problematico con le città, e da sempre le città hanno provveduto alla soluzione. Come? Traendo forza dal fatto che concentrando molte persone in un solo luogo, si ha una maggiore produzione di idee e tecnologie che favoriscono la crescita economica e il miglioramento di tutti i settori, anche dell’urbanistica.
Purtroppo però oggi si è arrivati ad un punto di non ritorno, un punto in cui non è più possibile fare affidamento sulla naturale e quasi casuale evoluzione della città.
Oggi la situazione sta cambiando rapidamente. E l’emergenza odierna ne è solo l’ennesima dimostrazione. Nel nostro futuro sempre più urbano, la tecnologia e l’analisi dei dati avranno un profondo impatto su come le città saranno costruite e su come verranno vissute.
L’aumento della popolazione urbana metterà a dura prova le infrastrutture, come i trasporti pubblici e i sistemi fognari. Questo significa che l’analisi dei dati sarà fondamentale per rendere le città più efficienti ed efficaci. La prossima generazione di urbanisti dovrà, dunque, essere a proprio agio con l’uso di avanzati algoritmi di simulazione.
Secondo Kent Larson, direttore del gruppo City Science del MIT Media Lab, la pianificazione urbana consiste, innanzitutto, nella raccolta e nell’analisi dei dati. Larson è stato un architetto per più di 15 anni, prima di iniziare la sua ricerca sulla profonda relazione tra design e urbanistica classica e in questi anni è giunto alla conclusione che i dati siano destinati a portare la pianificazione urbana in una nuova era.
Sarà proprio l’analisi dei dati raccolti oggi, integrati in sistemi in grado di prevedere l’impatto degli interventi proposti, a diventare un fattore chiave per il futuro della pianificazione urbana.
Un approccio “anti-disciplinare” alla pianificazione urbana
Larson sa che i dati da soli non sono sufficienti. Ha individuato tre orientamenti nell’urbanistica moderna: uno politico, uno tecnologico e uno volto al design.
Gli urbanisti orientati alla politica credono che le persone rispondano meglio agli incentivi statali; i tecnocrati credono che ogni questione possa essere risolta attraverso un’ingegneria superiore; gli urbanisti più orientati al design pensano invece che il tutto ruoti intorno al gusto estetico.
Tutte e tre le prospettive hanno valide opinioni su come le città dovrebbero funzionare correttamente, ma ognuna di esse ha, evidentemente, dei limiti. Si potrebbe pensare a questo punto che sia necessario un compromesso, ma per Larson è auspicabile piuttosto un approccio “anti-disciplinare”.
Secondo Larson, infatti, multidisciplinare significa far lavorare insieme diverse discipline. Quello che va fatto, invece, è eliminare definitivamente il concetto di disciplina, rompendo le barriere, dando vita ad una vera e propria magia.
Una magia che porterà verso città non solo intelligenti, ma anche più eque, accessibili ed efficienti. Gli urbanisti in grado di fondere la tradizione con strumenti all’avanguardia, creeranno comunità più resistenti, capaci di rispondere dinamicamente alle sfide sociali, tecnologiche ed economiche che dovremo affrontare in futuro. Come afferma Larson:
“Oggi, gli urbanisti usano strumenti obsoleti, sviluppati a metà del secolo scorso, le città, invece, sono il futuro. Sviluppare un nuovo modello urbanistico basato su tecnologie emergenti è un imperativo sociale, necessario per affrontare le grandi sfide della nostra era, dall’uguaglianza sociale al cambiamento climatico”.
L’urbanizzazione sostenibile è la chiave per il futuro
Comprendere le tendenze chiave dell’urbanizzazione che potrebbero svilupparsi nei prossimi anni è, secondo le Nazioni Unite, cruciale per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, compresi gli sforzi per forgiare un nuovo quadro di sviluppo urbano.
Man mano che il mondo continua a urbanizzare, lo sviluppo sostenibile dipende sempre più dalla riuscita gestione della crescita urbana, in particolare nei paesi a basso e medio reddito in cui si prevede che il ritmo dell’urbanizzazione sia il più veloce. Molti paesi si troveranno ad affrontare sfide per soddisfare le esigenze delle loro crescenti popolazioni urbane, anche per l’edilizia abitativa, i trasporti, i sistemi energetici e altre infrastrutture, nonché per l’occupazione e i servizi di base come l’istruzione e l’assistenza sanitaria.
Sono necessarie politiche integrate per migliorare la vita degli abitanti delle aree urbane e rurali, rafforzando nel contempo i collegamenti, basandosi sui loro legami economici, sociali e ambientali esistenti. Per garantire che i benefici dell’urbanizzazione siano pienamente condivisi e inclusivi, le politiche per la gestione della crescita urbana devono garantire l’accesso a infrastrutture e servizi sociali per tutti, concentrandosi sulle esigenze dei poveri delle città e di altri gruppi vulnerabili per l’edilizia abitativa, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, lavoro dignitoso e un ambiente sicuro.
In questo quadro l’analisi dei dati, siamo sicuri, giocherà un ruolo cruciale per ottenere un’urbanizzazione non solo più ordinata ma soprattutto più sostenibile per l’uomo e per l’ambiente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/futuro_urbanistica_dati.jpg426782Donatello Palmisanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDonatello Palmisano2020-03-12 12:08:132020-03-12 14:06:08Città data driven e crescita sostenibile basata sugli algoritmi: ecco come saranno le prossime smart cities
Alcuni suggerimenti per trovare ispirazione e creatività nelle capitali europee e non solo
I viaggi sono sempre stati una fondamentale fonte d’ispirazione anche ai tempi di Hemingway e Flaubert
Molti romanzi classici come “Madame Bovary” sono nati durante i viaggi
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Grandi autori devono buona parte delle loro ispirazioni ai viaggi intrapresi. Ernest Hemingway visse a Parigi, in Africa, Spagna e a Cuba. Oscar Wilde trascorse molti anni viaggiando in Francia e poi in America, principalmente a causa dell’esilio. Persino Mark Twain navigò su e giù per il Mississippi a bordo di una nave a vapore per diversi anni, raccontando il viaggio nell’opera autobiografica Life on the Mississippi (1883).
Non potendo spostarci fisicamente, abbiamo scelto un’altra strada e siamo andati in giro per il mondo (sui social) alla ricerca di qualche meta per dare sfogo all’ispirazione e fare il pieno di creatività.
Anche oggi viaggiare è uno dei modi più apprezzati per cercare ispirazioni e creatività. Lo scrittore Joe Bunting, autore di Crouwdsourcing Paris (2019), racconta nel Blog personale dei suoi viaggi ispirazionali. Da Parigi alla Cambogia, ha visitato più di 50 destinazioni. Una massima di Benjamin Franklin lo ha convinto a scrivere il libro durante il suo viaggio:
“Scrivi qualcosa che valga la pena di essere letto o fai qualcosa che valga la pena di essere scritto”.
Un post condiviso da Joe Bunting (@jhbunting) in data:
Ispirazione e lavoro da remoto: Berlino, il paradiso della digital Boheme
È centro fiorente delle agenzie creative, dell’arte d’avanguardia, della musica techno e del design innovativo e urbano. Non mancano gli hotspot per lavorare da remoto e gustare lo street food gourmet, per esempio in un Cafè ricavato da un vecchio autobus.
Meta calda e soleggiata sul Mar Mediterraneo, ricca di opere d’arte nel centro storico e al contempo nota per gli studi di design ed illustrazione. Se sei in cerca d’ispirazione, puoi trovare spunto nei contrasti vivaci di Barcellona: il mare e la città, l’innovazione e la storia, Gaudì e Picasso, per citarne alcuni.
Pont-l’Évêque, Francia: sulle orme di “Madame Bovary”
Il romanziere francese Gustave Flaubert soggiornò in una casa vacanze in Normandia, nel villaggio di Pont-l’Évêque, sulle rive di un lago. I pittoreschi dintorni, il contrasto tra il verde del giardino e l’azzurro del lago, invitano a trascorrere lunghe ore a leggere e rilassarsi.
L’ispirazione favorita dal posto incantevole contribuì a sviluppare il suo stile narrativo, proprio del realismo, nel romanzo Madame Bovary (1856).
Da Amsterdam a Copenhagen: tra sostenibilità e creatività
Entrambe le città sono ricche di gallerie e musei, rinomate per essere le sedi di alcune delle migliori agenzie creative. Due capitali nordiche adatte a chi ama la vita in bicicletta.
A Copenhagen per esempio troverai un quartiere verde completamente senza auto. Quest’ultima si colloca tra le principali città europee nel campo digitale e della pubblicità. Nota anche per la sua vivace industria del design e quello stile nordico inconfondibile.
Immersi in un’atmosfera liberale e circondati da deliziosi canali non mancheranno le ispirazioni.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/luca-baggio-eKU3JGNCCMg-unsplash.jpg10801920Marina Nardonhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarina Nardon2020-03-11 12:16:402020-03-12 11:14:08Viaggiare (anche attraverso i social) aiuta a ritrovare l'ispirazione
L’Email Marketing si è evoluto, così come si è evoluto l’approccio alla mailing list, non più concepita come un insieme indistinto di indirizzi email, ma come un sistema composito, stratificato al suo interno, in costante divenire.
Più che di mailing list bisognerebbe parlare di segments list, ossia insiemi di cluster di destinatari accomunati da caratteristiche, interessi ed esigenze.
L’avrai capito, stiamo parlando di segmentazione, un’attività che MailUp ha esplorato in modo approfondito nell’ebook “La segmentazione delle email”, un percorso tra mindset, strumenti e attività per inviare email rilevanti a tutti.
Ecco quindi cosa dovresti sapere per organizzare al meglio i dati.
4 step per organizzare i dati
Si parla continuamente di dati, ma da che parte iniziare per farli fruttare? Vediamo le quattro fasi per gestire l’attività di razionalizzazione e raccolta delle informazioni.
Mappatura Per capire quali dati occorre raccogliere, è necessario conoscere di quali informazioni siamo già in possesso. Con l’analisi del database capiremo quali dati sono già stati raccolti, la quantità, la qualità, se si tratta di dati aggiornati o obsoleti.
Strategia Si passa poi all’individuazione dei profili dei clienti a cui ci si vuole rivolgere: sono i modelli di destinatario che orienteranno la raccolta dei dati e la successiva segmentazione.
Raccolta Si entra poi nel campo della profilazione, cioè la realizzazione di profili di destinatari. Per richiedere i dati alle persone occorrono creatività e sensibilità da una parte, e tool e funzionalità dall’altra (landing page, centro preferenze e ogni tipo di efficace lead magnet).
Integrazione Altrettanto fondamentale è l’integrazione e sincronizzazione tra i diversi sistemi che custodiscono dati sui clienti. Grazie ad API e connettori è possibile creare un ecosistema dove le informazioni possano circolare liberamente.
Gli strumenti di segmentazione
Liste
Una lista è un insieme indipendente di messaggi, destinatari, impostazioni, statistiche. La lista consente di gestire una certa tipologia di invii (ad esempio la lista per i clienti fedeli, la lista per il mercato estero, quella per gli eventi, per le comunicazioni transazionali, ecc).
In questo modo un’azienda può dare vita a differenti mailing list all’interno della stessa piattaforma.
Gruppi
La lista è a sua volta un contenitore che può essere suddiviso al suo interno in infiniti gruppi, dando la possibilità all’azienda di creare diverse categorie di invio: newsletter, promozioni, potenziali clienti e qualsiasi altra categorizzazione.
Filtri
Grazie a un filtro è possibile suddividere i destinatari in segmenti, in base a una varietà di condizioni (fino a 20, concatenabili). Sono quattro le tipologie di filtro:
Anagrafico, che si basa sui dati salvati nel profilo di ciascun destinatario
Per attività, che si basa sulle azioni che il destinatario ha o non ha fatto (il suo comportamento, il digital body language)
Geografico, basato sul luogo dove si trova il destinatario quando apre l’email
Per dispositivo, che segmenta in base al device utilizzato dal destinatario per aprire e interagire con i messaggi.
Workflow e invii automatici
Grazie a workflow e invii automatici è possibile creare in pochi minuti campagne che si innescano da sole e danno vita a una segmentazione automatica del database, individuando in autonomia il segmento di destinatari idoneo.
Ecco alcuni esempi: email di benvenuto differenziate a seconda delle preferenze del destinatario; email che inoltrano gli ultimi contenuti (del blog o di una collana di ebook) a seconda degli argomenti di interesse del destinatario; campagne che si nutrono dei dati provenienti dall’e-commerce; email di re-engagement ai contatti che non hanno aperto le tue email per un determinato arco di tempo; messaggi automatici (email o anche SMS) inviati al verificarsi di condizioni come la registrazione o l’acquisto.
Automation su clic
Fondamentale è anche la possibilità di inviare email di follow-up coerenti con lo specifico link cliccato dal destinatario. In altre parole è possibile inviare messaggi in linea con il contenuto verso cui quel destinatario ha dimostrato un certo interesse.
Si tratta della funzione di automation in base al clic, che permette alle aziende di innalzare il grado di rilevanza delle email e, di conseguenza, migliorare tassi di apertura, clic e conversione.
Se vuoi saperne di più su come inviare email rilevanti e più efficaci grazie alla segmentazione, puoi scaricare l’ebook di Mailup “La segmentazione delle email”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2017/05/Best-practice-e-idee-per-la-costruzione-del-tuo-database-per-lEmail-Marketing-2.jpg352500Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-03-10 12:30:102020-03-11 23:23:46Come inviare email rilevanti grazie alla segmentazione
100 i leader più innovativi secondo Forbes, classifica stilata in base ad Innovation Capital e reputazione online, una sola donna in classifica e Bezos e Musk al primo posto a pari merito
L’unica donna presente, Barbara Rentler, è la rappresentante di quello che ancora è un fenomeno particolarmente evidente: il gender gap
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Stilare una classifica dei 100 leader più influenti al mondo è assolutamente una cosa seria e Forbes lo sa molto bene.
Forbes, infatti, non solo compone la classifica dei 100 leder economici più influenti d’America, ma anche, contemporaneamente, un elenco delle 100 aziende più innovative dell’anno, e non sempre aziende e leader corrispondono.
La metodologia ben rodata e schematizzata permette, all’illustre rivista, di comporre la classifica annuale su una base di analisi quinquennale e prendendo in considerazione quattro parametri precisi.
La vera sorpresa? È che in questo elenco di 100 nomi le donne sono pochissime, se non quasi del tutto assenti.
Metodologia di analisi: è tutta questione di Innovation Capital, o quasi
Ormai è tradizione, la rivista Forbes ogni anno stila una classifica dei leader più influenti d’America e lo fa attraverso un metodo provato e consolidato negli anni che comporta, oltre che la raccolta e l’analisi di dati finanziari, anche la registrazione di informazioni reputazionali di imprese ed imprenditori.
In particolare vengono messi sotto microscopio i CEO delle società, intese come sedi centrali o unici titolari, prendendo in considerazione:
Media Reputation for Innovation, ossia quello che i media dicono dei leader più innovativi in merito a quanto le aziende che conducano abbiano compiuto passi avanti in materia di innovazione guadagnando, quindi, sempre più punti anche in merito al valore di mercato dell’impresa. Questa caratteristica è essenziale in quanto un team attento all’innovazione, crea un brand innovativo che attira una clientela sempre più attenta a nuove tecnologie. Essere un leader innovativo significa, non solo essere attenti all’innovazione, ma anche avere una visione a medio e lungo periodo che porti l’azienda proiettata nel futuro combinando capacità e potenzialità disponibili.
Social Capital, quanto l’azienda è inserita nel contesto sociale in cui si trova, che seguito ha e quanta capacità di influenzare il pubblico nelle loro scelte e un leader con questa caratteristica deve saper metterci la faccia nelle iniziative della propria azienda, partecipandovi in prima persona.
Track Record for Value Creation, l’incremento o il decremento che l’azienda e il leader sotto esame hanno avuto negli ultimi anni, inteso proprio come il suo valore economico di mercato e per gli stakeholders.
Investor Expectations of Future Value Creation, semplificando, le aspettative di crescita che il mercato ha nei confronti di una determinata azienda sia in materia di innovazione sia in materia di capitali.
Tutto qui? Negativo, manca il cosiddetto dato di Innovation Capital, il parametro, forse più difficile da monitorare e che potremmo paragonare al vecchio e caro “pierraggio”.
Avere l’Innovation Capital, infatti, vuol dire avere capacità relazionali e soft skills in grado di farti reperire sul mercato finanziamenti, aiuti, spazi pubblicitari, nuovo pubblico, insomma maggiore attenzione da tutti gli shareholders. Si dice che questa caratteristica sia innata, può solo essere allenata per il raggiungimento dell’obiettivo.
Qualcuno potrebbe dire che essere “carini e coccolosi” aiuta e non solo per entrare nell’olimpo di Forbes, ma anche per attirare nuovi capitali ed investimenti dal mercato.
I 100 leader secondo Forbes, una la donna in classifica
La classifica completa è disponibile online e la puoi consultare a questo link.
Direi però che la cosa più importante non è trovare il podio composto da 3 degli uomini più influenti al mondo, non solo negli USA, ce lo si aspettava, ma che tra i 100 nomi compaia solo un nome femminile: al 75esimo posto Barbara Rentler, CEO di Ross Stores, la catena di grandi magazzini low cost americana.
Scendendo in profondità con l’analisi vediamo come non ci sia un secondo posto, ma due primi classificati: Jeff Bezos (Amazon) ed Elon Musk (Tesla). Il primo con un reddito netto di 127 miliardi di dollari è uno degli uomini più ricchi al mondo e founder del colosso Amazon, sicuramente un self-made-man, ha dato vita a quello che oggi è Amazon in casa sua nel 1994 quando l’idea di eCommerce era ancora lontana. Il secondo, invece, un reddito netto che si attesa a 43 miliardi e una reputazione che nasce nel 2003 insieme al suo brand di auto elettriche, Tesla. Non più a capo di Tesla, ma a questo nome ancora legato è anche il fondatore di SpaceX, il brand che vuol rivoluzionare i viaggi nello spazio.
Il terzo posto è ricoperto dal giovane Zuckerberg. Il fondatore e CEO di Facebook si attesta su un reddito netto superiore a quello di Musk, ma i recenti scandali legati alla privacy e commercializzazione dei dati dei suoi utenti gli hanno fatto perdere popolarità.
Potremmo analizzarli tutti, da Tim Cook a Larry Page o al CEO di Netflix, ma andiamo direttamente al 75esimo posto, l’unico in rosa: Barbara Rentler, CEO di Ross Stores. L’unica leader inclusa nella lista è l’esempio di donna che ha fatto carriera all’interno dell’azienda, partendo da fine anni 90 come parte del team arrivando nel 2014 a prendere il posto di CEO di Ross Store, la catena di grandi magazzini americani delle vendite sottocosto.
Gender Gap, siamo ancora molto lontani dal traguardo, ma di chi è la colpa?
Non credo che sia di Forbes la colpa o l’errore di non aver analizzato troppo bene il parterre di leader USA disponibili, credo più che questo sia, ancora una volta, il segnale per il quale il numero di leader innovative donne sia di gran lunga inferiore a quello maschile ed il motivo è semplice: ancora poche donne possono aspirare ad una carriera direzionale nel 2020.
L’analisi condotta da Forbes ha registrato il numero di leader al femminile come il 5% del totale delle private company con una percentuale di donne all’interno dei board direttivi delle FTSE 100 che, a fine 2018, si attestava sul 21% con una crescita dal 2011 del solo 7%. Il problema quindi, è ancora in forte gender gap tra uomini e donne nell’ambito delle loro possibilità di crescita lavorative.
Alcuni, per ovviare al problema, parlano di intrapreneurship, ossia la possibilità che venga assegnato ad un membro del team, anche donna, un progetto particolare su cui fare focus in modo responsabile e coordinando un team ad hoc, come un’azienda nell’azienda. Questo metodo permette a chi sta ai piani alti di scovare i propri talenti aziendali e ai collaboratori di sperimentare e sperimentarsi.
Sicuramente il tema di genere è ancora molto forte e sentito con una stima temporale per il raggiungimento dell’uguaglianza che si attesta sui 100 anni, nonostante il continuo mantenimento delle differenze porti a perdite economiche di miliardi di euro, ma finché le donne non potranno essere quello che sono, madri ed emotive comprese, sul loro posto di lavoro verranno considerate inferiori e l’anello debole della catena imprenditoriale, con uno stipendio minore e minori possibilità di fare carriera.
Ma non è giusto guardare solo lo scenario apocalittico, secondo Forbes, infatti, nell’ultimo decennio alcuni passi avanti sono stati fatti ed in particolare:
170 Paesi al mondo hanno raggiunto la parità di educazione, o quasi, tra uomini e donne
La disparità uomo-donna è diventata uno dei temi inseriti nella Global agenda
La presenza di donne al governo è aumentata del 40%
Le barriere tra quote blu e quote rosa si sono fatte meno solide in quelli che sono i campi lavorativi e di possibilità di autoaffermazione, grazie a movimenti indipendenti, a Big Company che si sono fatte esempio e portavoce della parità di trattamento (Google, Facebook, Microsoft tra tutte), alle nuove generazioni in cui essere uomo o donna al lavoro non è più così discriminante
Gli uomini stessi chiedono un cambiamento, come la possibilità di avere un sussidio di paternità per stare con i propri figli o il desiderio di stare a casa a pensare alla famiglia lasciando la donna ad occuparsi del sostegno economico
Quindi che fare? Sicuramente c’è ancora molto in cui impegnarsi. Un buon punto di partenza sarebbe quello di diminuire quei 100 anni che ci separano dall’uguaglianza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/leadership-femminile-donne-leader.jpg426830Emikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngEmiko2020-03-09 17:42:142020-03-12 11:29:28Poche donne tra i leader più innovativi. È ancora tutta questione di Gender Gap?
Più di 3 milioni di euro raccolti sulla piattaforma per la raccolta fondi gofundme per fronteggiare l’emergenza Coronavirus in Italia rafforzando le terapie intensive.
L’iniziativa è stata messa in campo da Chiara Ferragni e Fedez (inutili le presentazioni!) per aiutare l’attivazione di una nuova terapia intensiva presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
“In questa fase davvero delicata, dal punto di vista sociale e sanitario, possiamo anche noi fare qualcosa – hanno spiegato i due influencer presentando il loro impegno per una causa sentita oggi da tutti gli italiani – Medici e scienziati stanno facendo un lavoro importantissimo e vorremmo supportarli concretamente. Per questo motivo abbiamo pensato di aiutare l’attivazione di una nuova terapia intensiva presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. In questo momento le attrezzature necessarie per triplicare i posti letto di terapia intensiva e subintensiva sono: – Ventilatori – Dispositivi di ventilazione non invasiva – Monitoraggio emodinamico – Monitor”.
I fondi raccolti saranno direttamente devoluti all’ospedale per il rafforzamento della terapia intensiva.
Oltre 170 mila persone hanno già fatto la loro donazione, sull’onda emotiva di un’epidemia che potrebbe colpire chiunque.
Se dopo i primissimi giorni dell’emergenza è stato subito chiaro che i casi sarebbero aumentati esponenzialmente col passare delle ore, oggi la consapevolezza è di aver quasi raggiunto la saturazione nei reparti degli ospedali dedicati alla cura del COVID-19.
Ma le iniziative di raccolta fondi e la celerità con cui alcuni ospedali stanno allestendo nuovi reparti temporanei di terapia intensiva è solo un aspetto di questa situazione che oggi per molti è difficile da gestire.
L’epidemia ha infatti colpito in modo evidente tutti i settori produttivi del Paese e per questo anche il digitale viene in soccorso delle zone più colpite.
Alla luce degli aggiornamenti contenuti nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020, che amplia le zone soggette a restrizioni per le misure di emergenza sanitaria a contrasto della diffusione del Coronavirus (SARS-CoV-2), aziende, associazioni e startup hanno risposto all’iniziativa promossa dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, offrendo servizi e soluzioni innovative.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/coronavirus-ferragnbi-fedez.png362644Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-03-09 16:53:262020-03-12 11:03:26Coronavirus: il crowdfunding lanciato da Chiara Ferragni e Fedez supera i 3 milioni di euro
eMarketer ha recentemente pubblicato uno studio in cui rileva come e dove i giovani trascorrono il loro tempo online e quali sono i loro device preferiti sul web
Attraverso una serie di grafici, ricavati da altrettante ricerche, è possibile scoprire come e quanto la Gen Z utilizza Internet
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Connettersi e saper comunicare alla Gen Z è un compito tutt’altro che semplice. Il primo passo è cercare di comprenderne comportamenti e bisogni.
Per aiutare le aziende a raggiungere questo obiettivo, eMarketer ha recentemente pubblicato uno studio in cui rileva come e dove i giovani trascorro il loro tempo online e quali sono i loro device preferiti.
I risultati chiave della ricerca possono essere riassunti in cinque grafici.
Esaminiamoli insieme.
Gen Z, Gen Mobile
Velocità, accessibilità, esperienze personalizzate e on demand, questo in estrema sintesi è tutto ciò che sta a cuore alla Gen Z, una generazione perennemente connessa.
E cosa può soddisfare questa brama di esperienze online se non lo smartphone? Un dispositivo ormai indispensabile per i ragazzi che cominciano a usarlo fin da giovanissimi.
Se nel 2013 solo il 49,6% degli adolescenti tra i 12 e i 17 anni aveva uno smartphone, si stima che entro quest’anno la percentuale salirà fino al l’83,2%.
Inoltre, Il 73% dei genitori afferma d’aver comprato uno smartphone ai figli di 11-13 anni, mentre il 31,0% ai figli che hanno tra i 6 e i 10 anni.
Il mobile è probabilmente la prima forma di liberà di cui un adolescente gode, quindi non sorprende che rappresenti anche la forma di tecnologia preferita dalla Gen Z.
A renderlo noto è il rapporto del gennaio 2019 dell’agenzia di marketing Fuse, secondo cui lo smartphone viene indicato da quasi la metà degli intervistati (48%) mentre solo il 27% preferisce i videogame e il 20% i social media.
Werable e assistenti vocali
Non riscuotono altrettanto entusiasmo gli assistenti vocali e i werable (dispositivi indossabili come smartwatch, fitness tracker, braccialetti etc.), forse anche a causa dei dubbi più volte sollevati sulla privacy garantita da questi device.
Da veri nativi digitali, gli adolescenti non trovano niente di “straordinario” nell’irrompere della dimensione online nella vita “reale”. Rispetto alle generazioni precedenti, subiscono meno il fascino di tutte le novità e gli scenari dell’IoT(Internet of Things).
“Sono sempre stati circondati dalla tecnologia, sono abituati a una realtà in cui l’innovazione avanza rapidamente” afferma Bill Carter di Fuse. “Per loro, non è niente di così strabiliante”.
Lo scarso entusiasmo della Gen Z per i werable si riflette chiaramente sul grado di penetrazione di questi device tra i più giovani.
Come mostrato dal grafico, tra gli utenti di werable, solo il 14,7% ha tra i 12 e 17 anni, il 36% tra i 18 e i 24 e il 38,2% tra i 25 e i 34. Il basso livello di penetrazione rilevato soprattutto nella fascia degli adolescenti è probabilmente influenzato anche dalla riluttanza dei genitori ad acquistare più di un dispositivo costoso (se teniamo conto dello smartphone) ai figli.
Analogamente, per quanto riguarda gli acquirenti di vocal assistant device, solo il 18,6% ha tra i 12 e i 17 anni, meno della metà di coloro di età compresa tra i 18 -24 anni (35,1%) e i 25-34 (42,5%).
Sempre secondo Carter, “Rispetto alle altre fasce di consumatori, gli adolescenti non percepiscono il valore aggiunto di questo tipo di tecnologia, le occasioni in cui essa può rendere la vita più facile”.
Il tempo trascorso online dalla Gen Z
Quest’anno, il 97,4% dei ragazzi utilizzerà Internet almeno una volta al mese.
Nel sondaggio YouGov del settembre 2019, oltre la metà degli adolescenti (fascia d’età 13-17 anni) ha riferito di navigare online in media due 2 ore al giorno, il 30% di trascorrere su internet più di 3 ore.
Contrariamente a quanto si possa pensare, i giovani non spendono tutto il tempo su Instagram. Il 63,5% di coloro che hanno tra gli 11 e i 17 anni ha dichiarato d’aver scoperto un nuovo hobby o interesse navigando sul web, mentre il 55, 5% d’essersi impegnato in alcune cause sociali.
YouTube e Netflix
Qualunque sia il dispositivo utilizzato, la Gen Z è per eccellenza la generazione dei video. Nel 2020, il 93,7% degli adolescenti (13-17 anni) guarda video online
YouTube è il cuore delle attività online. Il sondaggio del marzo 2019 del National Research Group (NRG) rileva che il 92% della fascia 13-17 anni usa questo social almeno una volta a settimana.
Inoltre, secondo la ricerca “Taking Stock with Teens” di Piper Jaffray, nel 2019 gli adolescenti hanno trascorso il 37% del loro tempo su YouTube, più di quello trascorso su di Netflix (35%) (per la prima volta dal 2017).
Secondo quanto afferma il CEO di Piper Jaffray, Mike Olson, “YouTube offre una gamma molto ampia di contenuti che interessano agli adolescenti. Tra questi, video musicali, streaming di celebrità e altri user generated content”.
Anche Netflix rimane un baluardo per le giovani generazioni. Il 71% dei ragazzi lo utilizza su base settimanale.
Perché la TV è ancora importante
In mezzo al dilagare dell’universo online, è molto facile sottovalutare i media tradizionali come la TV.
Eppure, si stima che nel 2020 gli adolescenti trascorreranno in media 81 minuti al giorno a guardare la TV, (10 minuti in meno rispetto a quello del 2019).
Inoltre, i dati Nielsen pubblicati nel primo semestre del 2019 mostrano che i ragazzi (12-17 anni) spendono in media più di un’ora al giorno guardando le dirette televisive.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/01/03.jpg400600Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-03-09 12:08:412020-03-12 13:38:55L'universo digital secondo la Gen Z: ecco i 5 grafici per esplorarlo
Le campagne create per la Giornata Internazionale della Donna hanno contribuito a combattere il gender gap e gli stereotipi di genere
Da #NotMyJob a #EachforEqual: ecco quali sono stati gli approcci più efficaci alla sensibilizzazione sul tema uguaglianza di genere
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Negli ultimi anni, sono molti i brand che hanno contribuito a rivoluzionare la figura della donna nella società.
Non c’è dubbio che le loro campagne siano state sviluppate a fini commerciali, ma alcune di queste contengono messaggi talmente potenti che non possiamo che condividerli.
Ecco la nostra rassegna di spot dedicati alla Giornata Internazionale della Donna, selezionati per la loro capacità di sfidare gli stereotipi, combattere i pregiudizi e promuovere attivamente la parità di genere.
Scopriamoli insieme.
Marie Claire reclama l’eguaglianza sul posto di lavoro
Per la Giornata Internazionale della Donna del 2018, Marie Claire lancia #NotMyJob, una campagna che mira a sradicare le molestie e le discriminazioni sul posto lavoro.
Come si legge nel video, #NotMyJob vuol dire che non è compito di nessuna donna fare lo stesso lavoro di un uomo ed essere pagata di meno. Non è compito di nessuna donna flirtare con il capo per garantirsi una carriera. E non è compito di nessuna donna essere penalizzata per aver scelto la maternità insieme al lavoro.
Per questo, la rivista femminile incoraggia le donne a non tacere o arrendersi di fronte agli abusi subiti, creando, in collaborazione con lo studio legale Judge Sykes Frixou, un vero e proprio hub che offre consulenza legale gratuita.
La piattaforma esperienziale di Cogs & Marvel
Nel 2019, l’agenzia Cogs & Marvel celebra l’8 marzo con l’evento artistico esperienziale That Lady Thing.
Ricco di esperienze interattive, spettacoli e installazioni, That Lady Thing adotta un approccio decisamente divertente e ironico per sensibilizzare le persone sul tema uguaglianza di genere.
Come spiega la direttrice artistica dell’iniziativa, Jamie Shaw, si tratta di una piattaforma creativa che attira l’attenzione e affronta il gender gap offrendo esperienze che orientano al cambiamento sociale.
ElaN Languages lancia una feature contro gli stereotipi di genere
Il modo in cui parliamo ha un’influenza diretta sul nostro modo di pensare.
Un recente studio sociolinguistico afferma chiaramente che la lingua svolge un ruolo particolarmente importante nel forgiare gli atteggiamenti delle persone verso il genere e l’occupazione e nel creare una visione distorta di ciò che noi, come società, pensiamo siano i ruoli appropriati per uomini e donne.
Partendo da questa ricerca, lo strumento di traduzione online ElaN Languages lancia la campagna per la Giornata Internazionale della donna dello scorso anno, introducendo il “pulsante unbias”, una feature che trasforma i sostantivi che hanno connotazioni di genere in parole neutre.
Stacy’s Pita Chips crea una linea di confezioni dedicate alla Giornata Internazionale della Donna
Per ogni confezione venduta, il marchio devolve 10$ a Step Up, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene le giovani donne in difficoltà.
Harlequins Rugby – The Game Changer
Nel 2018, La squadra di rugby femminile Harlequin lancia una campagna per rompere gli stereotipi di genere nel mondo dello sport.
Il video The Game Changer accende i riflettori sulle donne che compongono il team e che nella vita svolgono lavori a tempo pieno come il pompiere, l’insegnante o l’analista di dati.
La squadra chiede supporto ai suoi fan per dare visibilità ai club di rugby femminile del Regno Unito.
Giornata Internazionale della donna 2020
#EachforEqual è il tema scelto quest’anno per la Giornata Internazionale della donna, un messaggio basato sulla convinzione che ogni persona possa contribuire concretamente alla parità di genere:
A livello individuale, siamo tutti responsabili dei nostri pensieri e delle nostre azioni – ogni giorno. Possiamo scegliere di sfidare gli stereotipi, combattere i pregiudizi, migliorare le situazioni di vita quotidiana e celebrare i risultati delle donne. A livello collettivo, ciascuno di noi può costruire un mondo dove esista la parità di genere.
L’auspicio è quello che la società e le imprese possano andare oltre semplici iniziative di sensibilizzazione e scendere in campo con azioni tangibili.
In attesa di scoprire come i brand interpreteranno questo messaggio, vi invitiamo a condividere gli esempi di persone e aziende che contribuiscono ogni giorno, anche attraverso piccoli gesti, a costruire una società più equa.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/giornata-internazionale-della-jamie-shaw.jpg6071021Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-03-07 12:33:582020-03-12 13:39:28Giornata Internazionale della Donna: le campagne più significative degli ultimi anni
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