Tag di prodotto

rappresentazione della donna in pubblicità

Da governante a paladina: come è cambiata la rappresentazione della donna nelle pubblicità

Qual è la rappresentazione della donna in pubblicità? Nelle adv, generalmente, gli uomini sono stati rappresentati come forti, intelligenti e lavoratori, ma non si può dire lo stesso delle donne.

Ormai (per fortuna) le donne sono, il più delle volte, valorizzate dai media, ma non è sempre stato così. Non molto tempo fa, le pubblicità sessiste incoraggiavano le donne a essere principalmente due cose: una domestica e l’accessorio di un uomo. Anche dopo aver contribuito a far andare avanti il mondo durante la prima e la seconda guerra mondiale, le donne erano ancora considerate passive e, in un certo senso, inferiori.

Eppure, le donne sono un target molto importante per i pubblicitari: secondo uno studio del 2019 del The Economic Times, il 58% degli annunci contemporanei è rivolto alle donne, contro il 38% che si rivolge a entrambi i sessi.

Vediamo insieme come le pubblicità sono passate dal ritrarre le donne come casalinghe passive a celebrarne la forza.

La rappresentazione delle donne in pubblicità

Inizio del 20simo secolo

Prima della prima pubblicità televisiva, andata in onda nel 1941, la stampa e il cinema erano due dei modi più efficaci per gli inserzionisti per promuovere i loro prodotti a un pubblico ampio.

Pubblicità su carta stampata

Nel 1908, Henry William Hoover (inventore dell’aspirapolvere verticale) fondò il suo omonimo marchio in Ohio, USA.

Negli anni ’20, l’aspirapolvere Hoover era riconosciuto in tutti gli Stati Uniti come un prodotto essenziale per la casa. E la narrativa che le pubblicità del marchio spingevano per promuovere il loro dispositivo di pulizia era che un Hoover era il più grande desiderio di una donna.

Era comune imbattersi in pubblicità cartacee di Hoover accompagnate da didascalie come: “Non deluderla di nuovo questo Natale. Regalale una Hoover“, “Regalale una Hoover e le darai il meglio” e “Hoover salvaguarderà il suo orgoglio di avere una casa pulita“.

Rappresentazione della donna in pubblicità

Photo Credit: www.witness2fashion.wordpress.com

Pubblicità del primo Novecento come questa ritraevano la donna media come una domestica il cui unico desiderio nella vita era quello di tenere in ordine la casa per compiacere il marito.

Pubblicità al cinema

Negli anni ’30 i cinema cominciarono a spuntare ovunque e fecero il loro debutto alcuni dei film più importanti della storia del cinema, come Il mago di Oz e Biancaneve e i sette nani.

Per i pubblicitari, l’avvento del cinema significava un pubblico prigioniero a cui promuovere la propria merce.

Un esempio di pubblicità sul grande schermo degli anni ’30 è “A Film Mystery” di Dreft, che segue un personaggio chiamato Mrs Smith che, ovviamente, si trova in cucina mentre intenta lavare i piatti.

La voce narrante raccomanda agli spettatori, come la signora Smith, di iniziare a usare il detersivo Dreft per lavare piatti e bicchieri.

Si tratta solo di un altro esempio di come, in quell’epoca, le donne fossero viste come nient’altro che governanti.

Ecco una gallery delle pubblicità degli anni ’30.

Rappresentazione della donne nelle pubblicità degli Anni 40 e 50

Negli anni ’40-’50 la televisione si diffuse a macchia d’olio, tanto che. alla fine degli anni ’50. la maggior parte delle persone nei Paesi occidentali possedeva un televisore.

Naturalmente, sempre più inserzionisti capitalizzarono su questo nuovo pubblico, investendo nella produzione di pubblicità su schermo.

Nonostante le donne avessero assunto molti “ruoli maschili” durante la Seconda Guerra Mondiale, anche queste pubblicità erano piene di stereotipi sessisti.

Nella selezione di pubblicità degli anni ’40 qui sotto, raccolta da NowThis News, c’è un’ovvia linea guida: le donne devono essere all’altezza degli standard maschili.

Gli anni ’60

Coca-Cola (1961)

Nel 1961, Coca-Cola reclutò l’attrice Connie Clausen come protagonista di uno spot televisivo incentrato su una teoria stravagante: la famosa bevanda fa dimagrire. “Con Coca-Cola non ci si preoccupa del girovita“, recitava Connie, prima di addentrarsi nella spiegazione dei motivi per cui fosse utile la bevanda analcolica per tenere sotto controllo il peso.

Anche tralasciando l’aspetto scientifico, sappiamo quanto sia dannoso trasmettere alle donne il messaggio che il loro valore è intrinsecamente legato all’aspetto fisico.

Volendo trovare una nota positiva, almeno la protagonista è una donna in carriera, invece di una casalinga incatenata ai fornelli.

Kodak (1964)

Torniamo in cucina con questo spot Kodak, in cui la compianta Betty White prepara un picnic per la spiaggia mentre parla agli spettatori della pellicola a colori Kodak.

Anche se la protagonista non è intenta a cucinare, l’ambientazione lascia decisamente a desiderare.

La rappresentazione della donna in pubblicità negli anni 7o

Tab Cola (1972)

All’inizio degli anni ’70, si iniziano a intravedere veri e propri progressi nell’affrontare la disuguaglianza di genere nei media e nella pubblicità.

Vediamo come esempio questo spot di Tab Cola del 1972: non c’è un uomo, una cucina o un prodotto per la pulizia in vista. Tuttavia, il mondo della pubblicità aveva trovato un altro modo per “sfruttare le donne”: trasformarle in oggetto del desiderio maschile.

Le donne (come quella che si vede in questo spot) iniziavano a venire sessualizzate per invogliare gli uomini ad acquistare il prodotto o il servizio.

Tab (1978)

Sei anni dopo il brand di beverage pubblicò lo spot “Beautiful People“.

Come suggerisce il nome, lo spot ha come protagoniste una serie di persone, tra cui una donna al lavoro, una reginetta di bellezza, una donna sportiva in bici.

Appare chiaro come i pubblicitari stessere iniziando a capire che le donne non fossero tutte uguali e a celebrare invece la diversità.

Gli anni ’80

Martini (1981)

L’assoggettamento delle donne allo sguardo maschile era un problema ancora più sentito negli anni ’80; dopo il decennio della liberazione, le donne apparivano spesso nelle pubblicità indossando abiti succinti per suscitare l’interesse degli uomini.

Un esempio su tutti: La pubblicità della cameriera sui pattini di Martini, del 1981.

BT (1988)

Gli spot BT di Maureen Lipman della fine degli anni ’80 sono a dir poco esilaranti, ma con alcuni temi non proprio ideali che attraversano tutta la serie di pubblicità.

Ad esempio, nello spot che pubblicizza il servizio di ordinazione telefonica di BT, si capisce subito che il personaggio di Lipman non desidera altro che acquistare prodotti elettrici per la casa come aspirapolvere e lavatrici. Sembra di essere tornati agli anni ’20.

La rappresentazione della donna in pubblicità negli anni ’90

Bounty (1990)

Il sesso vende” era il motto degli anni ’90 e i pubblicitari si ingegnavano per trovare modi nuovi e originali per presentare donne seminude nei loro spot.

Ad esempio, questo spot Bounty porta gli spettatori su una spiaggia esotica, invitandoli ad “assaggiare il paradiso” mentre fissano una donna in bikini.

Ma c’è un aspetto in cui questo spot differisce da quello di Martini andato in onda un decennio prima: Bounty includeva anche un uomo seminudo, a beneficio dello sguardo femminile. Sì, era arrivato il momento che anche le donne potessero dare un’occhiata.

Spice Girls (1996)

Se pensiamo al girl power negli anni ’90, ci sono solo loro: le Spice Girls.

Il quintetto pop ispirava le donne di tutto il mondo ad abbracciare la propria personalità per distinguersi dalla massa.

La frase più potente dello spot è quella di Mel C, che sfrutta il suo momento per esclamare: “Attenti ragazzi, le ragazze sono qui!“.

Sembrava che il nuovo millennio avrebbe segnato una nuova era per le donne.

Gli anni 2000

Gillette Venus (2000)

Subito dopo la fine del 2000, Gillette pubblicò il suo spot Venus che prometteva alle donne che si sarebbero sentite “come delle dee” se avessero usato la nuova linea di rasoi del marchio.

È evidente fin dall’inizio che lo spot mira a incoraggiare le donne a radersi le gambe per se stesse, non per impressionare gli uomini.

Questo concetto viene confermato quando la voce narrante femminile dice: “È qualcosa a cui tutte le dee hanno diritto“, parlando di pelle liscia. Gli uomini? Chi se ne importa!

Mercedes (2007)

Anche dopo gli anni 2000, alcuni marchi non erano pronti a comprendere quanto non fosse più accettabile stereotipare le donne come poco intelligenti.

Uno degli esempi più famosi  degli anni Duemila è rappresentato dallo spot MercedesLa bellezza è nulla senza cervello“. In questo spot, una donna, senza rendersene conto, ordinava il suo pranzo a una bibliotecaria, scambiandola per l’impiegata di un fast food.

Che dire…almeno l’esperta bibliotecaria rappresentava le donne sveglie del mondo!

La rappresentazione della donna nelle pubblicità dal 2010

John Lewis (2010)

Nel 2010, la catena di grandi magazzini John Lewis ha celebrato le donne con uno spot emozionante e potente, che ricordava alle persone a casa che le donne sono il collante di tutti gli aspetti della vita.

Nike (2017)

Alla fine del decennio, i pubblicitari si sono resi conto quanto fosse vantaggioso (sia per loro che per il loro pubblico) spingere la convinzione che le donne fossero capaci di tutto.

Improvvisamente, le donne forti e resistenti erano di moda e nessuno (nemmeno gli uomini) si lamentava.

Alcuni dei migliori esempi di pubblicità che conferiscono potere alle donne ci arrivano da Nike, come “This Is Us” del 2017.

Dal 2020 in poi

Dior (2021)

100 anni dopo la pubblicità stampata di Hoover, Dior pubblica uno spot con Natalie Portman in cui l’uomo è un semplice accessorio nella sua vita.

Come sono cambiate le carte in tavola.

Squarespace (2022)

Per il Super Bowl 2022, l’azienda newyorkese di siti web Squarespace ha reclutato Zendaya per il suo spot che ruota attorno a una donna d’affari di successo.

Squarespace utilizza questo esempio di giovane imprenditrice per ispirare le giovani donne ad avviare le proprie attività.

 

______

Adori l’advertising? Dai un’occhiata qui:

Le indimenticabili pubblicità dei Levi’s 501 per celebrare i suoi 150 anni

L’amore eterno tra musica e pubblicità: 10 caroselli e annunci stampa storici

Le pubblicità più belle di gennaio: BMW, British Airways, i 3D billboard di Meta e le altre

Com’è nata l’immagine dei Pancake di Mulino Bianco generata dall’AI

“She” è lo spot natalizio di JB che non dovresti perderti

Nike, IKEA e altre campagne di marketing inclusivo che celebrano la diversità

Dole lancia una campagna per riscattare la mela proibita con un appello al Papa

Barilla rinnova il suo Archivio Storico: 145 anni di storia della comunicazione pubblicitaria

San Valentino e pubblicità: la storia e le campagne di Baci Perugina

lead generation

Come creare una Lead Generation efficace e far crescere il business

La lead generation gode di un ruolo di primo piano per il successo delle attività aziendali. Un sondaggio di Gartner, svolto su un campione di 750 dirigenti d’impresa nel Regno Unito, ha dimostrato che il 58% dei responsabili considerano la lead generation lo strumento chiave per la crescita.

L’espressione inglese lead generation sta ad indicare tutte quelle azioni di marketing messe in atto per acquisire i nominativi di nuovi contatti, potenzialmente interessati ai prodotti/servizi dell’azienda.

>>Scopri tutte le tecniche per scalare con la Lead Generation nel Corso Growth Hacker di Ninja Academy<<

L’obiettivo è di convertirli in clienti, attraverso un processo di funnel (ad imbuto).

Rispetto ad altre tecniche di marketing, non è l’azienda che va alla ricerca del cliente ma è il cliente che, lasciando i propri dati, diventa raggiungibile per l’azienda. E se un utente decide di lasciare il proprio nominativo significa che, in qualche modo, ha già mostrato fiducia, che potrebbe tradursi in un acquisto in futuro.

lead generation: identificare i contatti

Nikolas Kairinos, CEO e cofondatore di Prospex.ai, ha dichiarato: “La lead generation è la linfa vitale di un’azienda, quindi è una preoccupazione vedere così tante aziende in difficoltà in questo settore. La nostra ricerca mostra che c’è un’eccessiva dipendenza dai vecchi metodi di lead generation, che potrebbero essere stati la norma decenni fa, ma sono inadeguati nel mondo digitale di oggi“.

Le aziende – continua – devono adattarsi per garantire che rimangano competitive e aumentare il numero di lead che alla fine si convertono in vendite. Fortunatamente, esistono una serie di soluzioni tecnologiche accessibili per cambiare il modo in cui le aziende sono in grado di gestire campagne di vendita e marketing, dai big data e la profilazione dei social media fino all’intelligenza artificiale e all’apprendimento automatico“.

Gli strumenti della generation lead

Possedere un sito web non assicura automaticamente del traffico di utenti realmente interessati. Ecco perché è necessario fornirsi degli strumenti giusti che attirino i prospect verso il proprio brand. Si tratta di vari strumenti che consentono di automatizzare il lavoro raccogliendo i dati del contatto (nome, indirizzo email), per seguire il lead e convertirlo in cliente pagante:

  • Generazione di lead on-page, anche se dalla propria pagina web è difficile generare lead, si può comunque considerare un buon punto di partenza. Se c’è un visitatore sul tuo sito vuol dire che è già interessato ai prodotti, va quindi “colpito” in quel preciso momento, spingendolo a lasciare i propri dati attraverso un form di contatto da compilare
  • E-mail marketing, spesso, con errore, si tende a pensare che l’email sia morta, ma non è così. Nel 2022 sono state inviate 126,7 trilioni di email, l’abbonato medio riceve una media di 13 email al giorno, e il 61% dei consumatori sostiene di avere preferenza nell’essere contattato tramite email. Anche tra i giovanissimi risulta essere uno strumento apprezzato, più dei 3/4 degli adolescenti dichiara di utilizzarle
  • Modulo web, inserire una scheda da compilare con i propri dati all’interno delle pagine web molto trafficate, può aggirare il problema nel caso in cui il proprio sito web generi pochi contatti
  • Squeeze Page, sono definite pagine di destinazione, non finalizzate ad una vendita diretta ma a convertire i visitatori anonimi in una lista di contatti identificati. Possono essere dei pop up, (finestre con testo e grafica che appaiono mentre si naviga), oppure url, (pagine esterne in cui l’utente arriva dopo aver cliccato un link), o ancora, exit intent, (pagine che appaiono quando stai per uscire da un sito)
  • Lead magnet, l’utente deve essere incentivato a fornire i dati personali, per questo è utile offrire un piccolo regalo gratuitamente, definito “calamita”: ebook da scaricare, video tutorial, corsi online, podcast, white paper, buoni sconto, o la versione prova di un servizio
  • Live chat/chat box, forniscono un aiuto in tempo reale, permettendo di guadagnare fiducia rapidamente, risulta molto apprezzato dalla clientela in ambito professionale
  • Call to action, si tratta di quegli elementi che spingono l’utente a compiere un’azione, come ad esempio, “iscriviti alla newsletter”. Frasi di questo tipo vanno poste preferibilmente nella parte alta della pagina web e realizzate con colori a contrasto, in modo da colpire immediatamente il navigatore
  • Blog, ha il vantaggio di raccogliere dei lead profilati, cioè un target del quale già conosciamo gli interessi, considerando che sta seguendo il blog. Il segreto è postare con continuità
  • SEO, attraverso un’ottimizzazione del sito web e la produzione dei contenuti in ottica SEO, si può incrementare il traffico organico del sito web, che rimane uno dei modi migliori per generare lead
  • Backlink, link posizionati su terzi siti affidabili e apprezzati dagli utenti, che riportino alla home del proprio sito web

Le strategie di successo di una generation lead

Le buone tattiche di lead generation fanno parte di un processo costruito ad hoc, come un abito su misura.

lead generatio: trasformare i contatti in clienti paganti

Le strategie di marketing da seguire, e unire allo strumento giusto, sono infatti diverse:

  • Content marketing, la creazione e condivisione di contenuti è il modo migliore per aumentare il traffico web e acquisire i dati dei clienti. Non esistono contenuti più performanti di altri, esistono buoni contenuti lavorati in ottica SEO
  • Social media marketing, permette di lavorare con un approccio più targettizzato, e di essere sempre sul pezzo. Un esperto, infatti, è in grado di operare sulla FOMO (fear of missing out), la paura di perdere notizie, che dilaga tra le aziende. Il social media manager intercetta gli argomenti più scottanti con continuità, attirando i prospect
  • Campagne SEM (search engine marketing), finalizzate ad acquisire posizioni più alte in cima alle query di ricerca
  • Campagne display advertising, banner, pop-up e bottoni che permettono di promuovere un prodotto generando lead
  • Remarketing, distingue gli utenti in base alle ricerche passate, sfruttando i cookie
  • Marketing virale, il cosìdetto “passaparola” online, estremamente efficace, che genera lead senza costi

LEGGI ANCHE: Content Marketing: strategie e tendenze per il 2023

I principali software per generare lead

Nel caso di generation lead on page e con email marketing, tra i vari software consigliati troviamo OptinMonster, che permette di diminuire l’abbandono del carrello con la tecnologia Exit Intent, realizzando promozioni ed offerte mirate, e migliorando la mailing list; TrustPulse, che consente l’aggiunta di notifiche delle attività svolte da persone reali sul tuo sito, come la visualizzazione dei prodotti, rappresenta la prova della fiducia che l’azienda sta costruendo.

i softaware aiutano nella lead generation

Se non abbiamo una mailing list e abbiamo bisogno di andare a “caccia” di contatti, possiamo ricorrere ad Hunter  o Aeroleads.

Comunicare è un’ottima strategia nella generazione di lead, ad esempio, nello sviluppo di chat sono da citare Drift e Intercom, per connettersi con i prospect in tempo reale.

LEGGI ANCHE: 10 consigli per produrre contenuti social risparmiando tempo

Sonic Science 2.0, ottimizzare l’audio adv con Spotify: intervista ad Alberto Mazzieri

Le tecnologie si fanno sempre più intelligenti e vicine ad ogni singolo utente. Un aiuto per gli inserzionisti alla ricerca di nuove modalità per rendere ancora più efficienti le campagne di advertising arriva dalle nuove tecnologie di Spotify.

Nella ricerca effettuata da Spotify lo scorso anno, e che ha visto la collaborazione con Neuro Insight, una società di Neuroscienze degli Stati Uniti nell’esplorazione gli effetti del suono sulle persone, si è evidenziato come l’effetto dell’esposizione ai contenuti audio possa realmente agire sul cervello e influenzare il comportamento degli individui.

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Come i contenuti audio digitali aumentano l’engagement dei brand

A parlarci delle adv su Spotify c’è Alberto Mazzieri, Head of Sales Southern Europe di Spotify che ci ha raccontato di come le aziende siano estremamente interessate a sfruttare la piattaforma per condurre al meglio i propri obiettivi di comunicazione ed aumentare la propria audience.

Alberto mazzieri spotify

Nella ricerca di quest’anno,Sonic Science 2.0, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Biometrica MindProber, si è invece indagato sull’impatto durante la giornata dell’audio digitale sul fisico e sul comportamento delle persone e di come questo comportamento possa fornire degli insights interessanti da elaborare per raggiungere in modo più efficace il pubblico.

Lo studio ha coinvolto un campione di diverse centinaia di persone distribuite tra US e UK e che sono state esposte nell’arco di 40 giorni a più di 15.000 sessioni audio per un totale di più di 22.000 ore di ascolto.

Grazie a dei sensori indossati nell’arco della giornata e durante ogni attività, è stato possibile analizzare dei dati ricavati dall’attivazione elettrodermica, ovvero alle reazioni della pelle sollecitata da un determinato tipo di stimolo.

Un ulteriore step della ricerca consisteva nell’acquisizione di dati pre e post esperimento per indagare come la percezione dell’esposizione a contenuti audio potesse generare cambiamenti sulla giornata, anche in termini qualitativi.

Il Mood Boost dei contenuti audio su Spotify

“Capire come il ruolo dei contenuti audio, non solo musicali, possano interagire ed influenzare i diversi stati psicologici è utile per avere degli insight interessanti. È interessante per i brand apprendere che l’ascolto di audio sia realmente parte della routine quotidiana e che genera un miglioramento dello stato d’animo e delle emozioni, a prescindere che si parta da uno stato positivo o meno e a prescindere dall’attività che si sta svolgendo. Il che si traduce, per i brand, avere un engagement più alto, con la possibilità di raggiungere un pubblico più connesso e interessato in un momento in cui c’è un’altissima attenzione. Un mood boost quindi, in cui Spotify riesce appieno grazie alla sua offerta non solo di musica ma anche di contenuti che sempre più stanno registrando livelli alti di attenzione e di ingaggio, come i podcast.”

Su Spotify, piattaforma leader nell’audio in streaming, oltre ad un’ampia offerta musicale ci sono moltissime categorie di contenuti podcast, basti pensare che sono presenti 5 milioni di titoli, che spaziano dalle news, al true-crime fino all’intrattenimento comedy: un tasso di immersività e di engagement che si riflette anche nella trasferenza degli annunci pubblicitari inseriti, ovvero nel livello di attenzione del pubblico al passaggio delle ads.

La personalizzazione di Sonic Science 2.0

E a questo proposito, la tecnologia di Sonic Science 2.0 fornisce una cerchia quasi infinita di informazioni utili per i brand, tali da poter personalizzare maggiormente il messaggio.

Infatti, in base al comportamento dell’utente su Spotify, della scelta musicale, di ritmo o di quantità di parole, la ricerca ha evidenziato come ad un determinato contenuto audio scelto durante le diverse attività della giornata, come a lavoro, in auto, con la famiglia o in palestra, sia associato un certo tipo di engagement e di relazione.

sonic science numeri

In questo modo il messaggio pubblicitario costruito su uno specifico momento, legato al contesto e all’ambiente risulta ragionevolmente più dinamico ed efficace rispetto a un messaggio targetizzato su quei dati “statici” come interesse, età e luogo geografico.

Come possono queste informazioni essere sfruttate al meglio per creare dell’advertising efficace su Spotify

I dati a disposizione permettono di creare ampi cluster suddivisi in base al mood e al momento, a cui veicolare le inserzioni in modo specifico e attraverso azioni strategiche: ad esempio se siamo in auto e ascoltiamo un podcast in cui l’attenzione è massima ed il flusso del racconto è costante, si creeranno dei messaggi che non distraggano troppo dal flusso e che abbiano un tono di voce coerente con ciò che si sta ascoltando.

Se invece l’attività sarà quella dell’allenamento in palestra, il messaggio che ci sarà proposto sarà coerente con il ritmo ed il mood di quel momento: presumibilmente sarà energico per non andare ad interrompere il carico adrenalinico del nostro corpo.

“L’iper-targetizzazione sebbene sia molto utile per le aziende, presenta dei limiti naturali, per alcuni casi e per alcuni brand o servizi, in cui è invece necessario raggiungere un pubblico più ampio possibile. In questo caso, bisogna essere consapevoli di non poter generare i numeri attesi o i volumi che si intende raggiungere con questo tipo di ads.  La semplice targetizzazione demografica, il lavorare con la reach e con il retargeting sugli utenti, si rivelano essere comunque azioni efficaci.”

Incuriositi dai dati di Spotify, che ricordiamo essere l’App su cui le persone passano più tempo da mobile rispetto agli altri social, abbiamo chiesto ad Alberto Mazzieri quale sia la percentuale degli utenti disponibili ad ascoltare annunci pubblicitari su questa piattaforma e quale attività quotidiana genera un mood boost superiore.

sonic science slide 01 - spotify

La risposta è chiara: si tratta di una percentuale abbastanza consistente. Il 73% degli utenti dichiara, infatti, di accettare ad essere esposti ai messaggi pubblicitari.

Un pubblico consapevole che le informazioni utilizzate da Spotify possano fornire forme di advertising rilevanti e congruenti, con un tone of voice costruito sulla base delle personali esperienze di ascolto.

“Inoltre, da parte nostra, il condurre regolarmente delle analisi ci porta a scoprire quale sia il feedback degli utenti sulla user experience e come migliorarla, fornendo un’esperienza soddisfacente e che li spinga a rimanere molto tempo sulla piattaforma. Un’ulteriore opportunità che fa gola ai brand proprio perché l’audio digitale, a differenza del video, può essere usufruibile anche indistintamente dallo schermo. “

Per quanto riguarda l’attività più “penetrante” in termini di mood positivo e di attenzione, sempre secondo la ricerca di Sonic Science 2.0, è senza dubbio l’attività fisica. Un momento ormai della quotidianità della maggior parte di noi in cui la presenza della musica è una costante e che registra un livello di engagement superiore del 19%.

Campagne pubblicitarie audio: una media strategy ottimale per le aziende

Dalla ricerca di Sonic Scienze 2.0 si evince anche quanto i dati delle campagne pubblicitarie siano positivi e coerenti su Spotify, in termini di ricordo, memorabilità e trasferimento dell’engagement, aumentando dunque le possibilità di conversione anche attraverso una singola campagna pubblicitaria.

L’immersività dei contenuti audio nel contesto e durante la giornata dimostra difatti che il 93% degli utenti rimane attento durante il passaggio da contenuti editoriali (musica o podcast) a quelli advertising e il 60% conserva un saldo ricordo dei brand e dei tipi di messaggi ascoltati.

sonic science statistica spotify

Di certo, questi sono risultati molto positivi in termini di engagement legato al livello di attività di attenzione, soprattutto se paragonati alle stesse campagne veicolate su altri mezzi. A conferma di come l’audio svolga un ruolo importante in una media strategy articolata.

“In definitiva, pensare di aumentare le prospettive dei brand attraverso Spotify può rivelarsi una mossa ottimale: le metriche di engagement audio sono superiori rispetto a qualsiasi altro social: coinvolgono la fedeltà degli utenti, non solo come tempo di permanenza sulla piattaforma ma anche di ritorno quotidiano, di brand awareness, di consideration del brand e del funnel di conversione. Senza contare che produrre audio è infinitamente più economico che produrre video, per cui c’è la possibilità veramente di declinare tanti soggetti e personalizzare la comunicazione.”

Il momento d’oro dei Podcast

Una grande opportunità che comporta un uso mirato e specifico della piattaforma, con contenuti che calzino perfettamente con essa: il consiglio che Alberto Mazzieri dà alle aziende è quello di fare attenzione alla tipologia di messaggio da veicolare. Utilizzare un formato radio come formato audio su Spotify sarebbe sconsigliato perché andrebbe a creare un’interruzione del flusso di ascolto, non coerente con il momento ed il contesto, generando così una perdita di attenzione dell’utente.

Così come pensare di veicolare uno spot tv su Instagram o Tik Tok: una perfetta strategia comporta una creazione ad hoc del messaggio rispetto ai diversi canali da sfruttare.

Alberto Mazzieri conclude la nostra intervista confermando i dati della ricerca che evidenziano come l’audio digitale sia un compagno quotidiano a prescindere dal tipo di attività svolta o del mood e di come nessun’ altra attività media ci influenzi in modo tanto pervasivo. Questo si riflette su un livello alto e continuo di engagement, che porta ad un ricordo maggiore dei brand e di conseguenza un’efficacia maggiore dei messaggi pubblicitari. L’audio digitale può contribuire in modo consistente al raggiungimento degli obiettivi di una comunicazione multipiattaforma e multicanale.

Un accento importante va posto sui podcast diventati ormai mainstream: secondo l’ultima analisi Ipsos il numero di italiani che ascolta questi contenuti è di circa 11 milioni.

“Quello dei podcast è un mercato su cui stiamo investendo e che contribuisce all’evoluzione dello stesso Spotify. Il nostro obiettivo è portare sia in ambito di misurazione e tracciamento delle campagne pubblicitarie all’interno dei podcast, la stessa qualità dell’ambito digitale. Abbiamo una tecnologia chiamata Streaming Ad Insertion, in grado di pianificare all’interno dei podcast in modo più accurato, con delle metriche di reach più precise rispetto alla tecnologia standard del mercato.”

Ed anche il pubblico esposto ai messaggi pubblicitari è in continua espansione, dal momento che le inserzioni inserite nei podcast, a differenza dei contenuti musicali, raggiungono sia gli utenti free che quelli premium.

Spotify può dunque aiutare gli inserzionisti a raggiungere i loro obiettivi di marketing, vista l’importante quantità e qualità di dati ed insight a disposizione al fine di conoscere davvero al meglio l’audience, e in particolare, la Gen Z che è il gruppo di utenti con maggiore aderenza alla piattaforma.

È fondamentale dunque fornire ai brand gli insight sul loro pubblico, sui comportamenti, sulle scelte, sui trend che seguono per poter costruire un messaggio accurato che garantisca una sferzata positiva sulla sua efficacia.

griglia immagine di copertina

I Trend 2023 per i Marketer, la ricerca di Spotify, l’arrivo di Bluesky e le altre news della settimana

È stata la settimana del secondo Wrap Up Ninja e abbiamo avuto modo di analizzare le notizie e i trend di questo 2023 grazie a top player del digital come Spotify e Salesforce (se te lo sei perso, tranquillo, puoi recuperarlo a questo indirizzo).

Per la nostra community questi appuntamenti mensili sono importantissimi, perché ci permettono di rimanere al passo con i cambiamenti velocissimi che riguardano il Marketing e il Digital (proprio per questo sta per partire il nostro corso dedicato all’intelligenza artificiale).

Infatti, tra le notizie importanti di questa settimana c’è l’annuncio della “versione di Meta” di ChatGPT (trovi molte info su questa AI qui e qui), che dopo l’arrivo del chatbot di Google, Microsoft ha inserito anche su Skype. Poi, l’arrivo di Bluesky, l’alternativa decentralizzata a Twitter (la firma di Jack Dorsey fa ben sperare) e la conferma che Facebook è ancora un importante punto di riferimento per le PMI italiane.

Sarà pure da boomer, ma i numeri (e i bilanci) non mentono. Mai.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

Ninja Wrap Up #2: i trend per i Marketer nel 2023

Il secondo appuntamento del Ninja Wrap Up, l’evento mensile con un condensato delle notizie più “scottanti” del mese che devi assolutamente conoscere, è stato dedicato ai Digital Trend e Tool che segneranno il 2023 dei Marketer.

notizie della settimana state of marketing slide

Due ore e mezza in diretta con Mattia Leopizzi, Manager, Solution Engineering, Salesforce; Massimo Nava, Creative Director, Artlandis Webinar; Alberto Mazzieri, Head of Sales, Spotify Southern Europe. Puoi guardarlo qui.

Arriva “Bluesky”, l’alternativa a Twitter

La piattaforma social decentralizzata fondata dall’ex capo di Twitter Jack Dorsey, sta per essere lanciata in beta privata con alcuni utenti selezionati. Il progetto ha l’obiettivo principale di sviluppare uno “standard aperto per i social media“.

ByteDance sta sviluppando una nuova piattaforma di apprendimento basata sull’AI

La società madre di TikTok sta iniziando a esplorare nuovi orizzonti dell’intelligenza artificiale per sviluppare GeniusJoy: una piattaforma edtech che sarà testata fuori dai confini cinesi.

Meta prepara la sua versione di ChatGPT…

Ha annunciato un nuovo linguaggio artificiale, un modello più semplice e democratico di GPT-3, progettato per aiutare i ricercatori a far avanzare il loro lavoro. “Meta si impegna in questo modello aperto di ricerca e renderemo il nostro nuovo modello disponibile alla comunità di ricerca dell’AI”, ha scritto Zuckerberg in un post su Facebook.

… e Mark Zuckerberg annuncia il nuovo team AI

L’azienda creerà un nuovo gruppo di prodotti incentrato sull’IA generativa. La mossa arriva mentre tutte le grandi aziende tecnologiche fanno a gara per pubblicizzare i loro progressi nelle tecniche di apprendimento automatico.

Il suono rafforza la memorabilità degli annunci

A dirlo è Sonic Science 2.0, il nuovo studio biometrico di Spotify. I risultati provano una correlazione tra la scelta di cosa ascoltare, gli ambienti fisici dove si trovano e le attività che stanno svolgendo.

sonic science - notizie della settimana

Il 93% del coinvolgimento cerebrale verso i contenuti ascoltati si è trasferito direttamente nell’engagement degli annunci, rendendo lo streaming audio più efficace di altri media.

Facebook è il network più importante per le PMI

Lo dice una nuova indagine di Skynova, secondo la quale Facebook rimane il connettore più critico per le PMI.

facebook skynova

Secondo i dati, i social media sono la piattaforma chiave per attirare nuovi clienti, ma il CRM svolge un ruolo fondamentale.

Il nuovo look di 7Up

7Up ha presentato il suo primo aggiornamento dopo 7 anni che include un nuovo posizionamento internazionale del marchio e un’identità visiva rinnovata.

7Up

Il restyling è stato effettuato dal team interno Design and Innovation con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile all’essenza di 7Up.

Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

La partnership è stata svelata durante la sfilata al Superstudio Maxi. I modelli hanno sfilato attorno a una montagna di 200 mila scatole di preservativi Durex con il logo rosso e bianco di Diesel.

Diesel

Il brand italiano di denim ha anche anticipato l’arrivo di una capsule di abbigliamento con Durex, che include magliette, jeans e cappellini in co-branding.

________

 

Se vuoi ricevere tutte le notizie ogni giorno, senza pubblicità, con il formato audio attivabile su Alexa e l’accesso a tutti gli articoli e i webinar PRO iscriviti a Ninja PRO Information.

re-hiring cosa è

Il fenomeno del re-hiring: perché le aziende riassumono gli over 50

Viene dagli Stati Uniti la nuova tendenza che sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Si chiama re-hiring e vuol dire, letteralmente, “ri-assunzione”. Ma di cosa si tratta?

Cos’è il re-hiring?

Il fenomeno del re-hiring è la tendenza a riassumere in azienda gli over 50 che erano stati licenziati qualche anno fa, tendenzialmente prima del covid. La pandemia ha trasformato totalmente il mondo del lavoro. Il covid ha messo le aziende di fronte a nuove sfide, forse più complesse di quelle del passato.

LEGGI ANCHE: Great Resignation: l’identikit degli italiani che lasciano il lavoro

Partiamo da un presupposto (anzi più di uno): quando un’azienda è costretta a ridurre il proprio personale, è molto probabile che parta proprio dagli over 50, per una questione economica.

Tuttavia, il nuovo assetto organizzativo ed economico in cui le aziende si muovono oggi è sempre più difficile da gestire.

<<Domina i nuovi scenari HR, tra Great Resignation e GenZ: esplora il Corso Employer Branding>>

La tecnologia si evolve in modo ultra rapido, i mercati sono sempre più volatili, l’acquisizione di competenze è un elemento fondamentale per il buon funzionamento di un’impresa, ma talvolta i giovani non sono pronti – e come potrebbero esserlo? – a salire su un treno che corre veloce e che non può fermarsi neanche per farli salire.

cos'è il re-hiring

Ecco, dunque, che le aziende si trovano di fronte a un tale mismatch tra domanda e offerta. Sono portate, dunque, a rivalutare la generazione dei baby boomer, rinominati già longennials che, solo qualche hanno fa, erano stati etichettati dalle imprese e dalla società come incapaci di poter dare ancora valore al mondo del lavoro e, invece, oggi risultano elementi necessari e preziosissimi.

LEGGI ANCHE: Boomer, Zoomer, Millennial: che significano e perché li chiamiamo così

Possiedono molta esperienza, hanno bisogno di poca formazione e possono essere messi a capo di un progetto in corso d’opera immediatamente, conoscono la cultura aziendale e sono legati all’impresa per cui hanno lavorato per anni, sposandone mission e obiettivi.

È questo il profilo che tutte le aziende cercano? Probabilmente sì, specialmente in questi anni.

Cosa dicono i dati?

Una ricerca realizzata da due psicologhe di Harvard, Tessa Charlesworth e Mahzarin Banaji, evidenzia come gli stereotipi riguardanti età e disabilità siano più persistenti di quelli legati alla razza, all’orientamento sessuale e alla religione.

Addirittura, si prevede che, mentre il pregiudizio nei confronti degli omosessuali sarà definitivamente superato entro 20 anni, quello nei confronti delle persone anziane ne impiegherà 150. Un dato che va in contro tendenza rispetto al fenomeno del re-hiring che, tuttavia, sembra non essere ancora definitivamente approdato in Italia.

I percorsi di mentoring

Ma, quindi, in questo modo si smette di investire sui giovani?

Certo che no. I longennials, oltre ad essere definiti lavoratori “ready-to-go”, possiedono una skill fondamentale per far parte della realtà aziendale.

Hanno acquisito l’intelligenza organizzativa che è una capacità che si genera attraverso l’esperienza. Sapere come muoversi in relazione a un progetto, saper gestire un gruppo di lavoro, anche a distanza, interpretare le situazione e avere reali capacità di problem solving. 

Tutto questo rappresenta l’intelligenza organizzativa che ha un’importanza enorme all’interno del mondo del lavoro.

Allo stesso tempo, reinserire persone con esperienza e altamente qualificate porta valore all’azienda anche da un altro punto di vista: la possibilità di avviare dei veri e propri percorsi di mentoring

LEGGI ANCHE: Il mentoring in azienda è importante e ci sono delle regole da seguire

Troppo spesso questo è impossibile, sia per questioni economiche che per scarsità di personale.

In questo modo per un giovane è davvero difficile acquisire le competenze richieste dalle aziende e quindi crescere professionalmente. Se non in azienda, dove possono imparare i giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro?

L’importanza della seniority

Ecco che affiancare ai giovani persone qualificate e di esperienza che possano seguirli in un percorso di crescita è fondamentale anche per non disperdere le competenze che sembrano essere imprescindibili per le aziende.

Dal canto loro, i longennials sono ben disposti ad intraprendere un’esperienza differente rispetto al passato e quindi sono sempre più disponibili ad una consulenza maieutica.

Se nessuno si stupisce che un libero professionista o un imprenditore proseguano il loro lavoro anche oltre l’età pensionabile, perché dovrebbe essere così in azienda?

Il fattore della seniority assume una grande importanza. Oggi, ad esempio, sono sempre di più i manager che intendono spendere gli ultimi anni di carriera assumendo posizioni in seconda linea.

Questo potrebbe essere vantaggioso sia per i dipendenti che per l’azienda. Bisogna solo avere il coraggio di adottare tali soluzioni.

Dunque, se negli Stati Uniti il fenomeno del re-hiring è già un treno in corsa, quando e come rivoluzionerà anche il mondo del lavoro italiano?

<<Domina i nuovi scenari HR, tra Great Resignation e GenZ: esplora il Corso Employer Branding>>

Rebranding Nokia - ninja marketing

Il rebranding di Nokia che non ci farà tornare negli anni ’90

Nokia dopo 60 anni decide di proporre un rebranding del suo iconico logo. Una volontà che rispecchia un cambio del posizionamento del brand.

Nokia Connecting People

Conosciuto da tutti grazie ai suoi telefoni cellulari indistruttibili come il 3310, a cavallo tra gli anni ’90 e 2000 Nokia è stato un marchio davvero iconico e popolare, dal design inconfondibile, dalle diverse personalizzazioni e dai ring tones ancora nelle nostre memorie.

Rebranding Nokia -vecchia pubblicità

Strumento innovativo per l’epoca, in cui già l’animazione dell’incontro di due mani alla sua accensione dava l’impressione di entrare nel futuro della tecnologia. Precursore dei giochi da telefono come l’indimenticabile Snake, protagonista di sfide interminabili tra amici.

 

Ma poi cosa è successo?

Nel boom del suo successo, il 1998, il fatturato delle vendite di Nokia ammontava a 20 miliardi di dollari con un profitto di 2,6 miliardi: il brand finlandese presidiava il 30% del mercato della telefonia mobile.

Nokia 3210 -rebranding - ninja marketing

Dal 2010 però tutto cambia: Symbian, il sistema operativo creato internamente, viene presto superato in termini di prestazione e tecnologia dai concorrenti Android e iOS.

Nokia preferisce investire ancora nel suo sistema invece che seguire le crescenti esigenze e le richieste in evoluzione di questo nuovo mercato. Nonostante gli sforzi, gli investimenti ed i cambiamenti attuati, Nokia non è riuscito a mantenere il passo con suoi competitor, tanto da finire negli anni nella friendzone dei telefoni cellulari.

Il rebranding, input di un vero cambiamento?

Dopo molti anni, Nokia intende dare una nuova percezione di sé. Non più azienda di telefonia mobile B2C ma azienda tecnologia e di innovazione B2B. E lo fa comunicando una nuova immagine del logo che riflette le peculiarità della sua nuova mission. Un nuovo marchio incentrato sulle reti e sulla digitalizzazione industriale che poco ha a che fare con Nokia dei nostri ricordi.

Nokia vecchio e nuovo logo

La vecchia caratterizzazione del logo è sostituita da un insieme di lettere ispirate alle forme e alla geometria. Sebbene le lettere N K e A siano state tagliate per dare un assetto pulito e più futuristico, nell’insieme non è difficile riconoscere il logo Nokia.

Rebranding Nokia 2023 ninja marketing

Presentato su sfondi colorati, sfumati e luminosi che richiamano l’energia, il rebranding attuato da Nokia, in collaborazione con la società di consulenza di design Lippincott, è accompagnato da una serie di immagini che rimandano alla tecnologia, alla trasformazione digitale e al potere che la sinergia umana genera nel mondo.

Rebranding Nokia tech - ninja marketing

Credits: Nokia & Lippincott

Tanto che il precedente payoff Connecting People non si distacca totalmente dal nuovo concept ma si evolve seguendo un panorama più contemporaneo: “Creiamo tecnologia che aiuta il mondo ad agire insieme” come afferma Pekka Lundmark, CEO di Nokia.

Nokia rebranding billboard

Credit: Nokia & Lippincott

I punti di debolezza

Nonostante il rebranding Nokia sia incentrato sulla contemporaneità e sulla digitalizzazione, la realizzazione non è piaciuta proprio a tutti.

La scarsa leggibilità e l’astrattismo concettuale tirato al limite hanno incontrato diverse critiche, tra cui l’associazione ad un altro rebranding non molto apprezzato, quello Kia.

Non apprezzato ma che ha, nel frattempo, generato sul web una grande ricerca di automobili marca KN.

C’è da dire che la decisione di inserire colori pastello e gradienti sono al momento delle scelte quasi obbligate per le aziende B2B che intendano parlare al pubblico in modo contemporaneo non distaccato.

Quello che non dovremo aspettarci di sicuro è che questo rebranding possa aiutare Nokia a tornare in auge come una volta perché con il suo nuovo posizionamento sembra aver definitivamente chiuso nel cassetto i suoi memorabili cellulari, come malinconicamente abbiamo fatto anche noi.

 

____

Leggi le altre storie di rebranding:

Il nuovo look semplice ed energico di 7Up

La nuova identità visiva di Amazon Prime Video

Il rebranding di Zoom: nuova identità visiva e nuovi prodotti

Il nuovo logo di Burberry è un’ode alla britannicità

La nuova brand identity di SACE per crescere insieme alle imprese italiane

chatgpt su skype

Microsoft porta ChatGPT anche su Skype

Bing Chat, il chatbot AI alimentato da ChatGPT, è uno dei prodotti più interessanti di Microsoft e lo sviluppatore di Windows non perde tempo e incorpora l’intelligenza artificiale in altri suoi prodotti, tra cui tre delle sue app mobili: Skype, Bing mobile ed Edge.

Microsoft ha annunciato la novità in un post sul blog. Il browser Edge e l’app Bing sono le scelte più ovvie per l’aggiunta della ricerca potenziata dall’intelligenza artificiale e gli utenti con accesso anticipato inizieranno presto a vedere Bing Chat in queste app.

LEGGI ANCHE: Google potenzia i suoi prodotti con l’AI: arriva la ricerca Multipla

ChatGPT su Skype

È un po’ una sorpresa che Microsoft stia portando questa funzione AI anche su Skype. L’azienda ha sottolineato che oltre 36 milioni di persone utilizzano Skype ogni giorno per telefonare e chattare.

E questo numero potrebbe crescere in modo significativo con l’aggiunta di Bing Chat come copilota.

Le domande che sorgono durante una chat di Skype possono trovare una risposta rapida con l’aiuto di Bing Chat, senza interrompere il flusso della conversazione per aprire la pagina di un browser web.

bing chatgpt su skype

Come usare il nuovo Bing con ChatGPT

Per provarlo in anteprima, se non l’avete ancora fatto, è necessario iscriversi alla lista d’attesa di Bing Chat per ottenere le nuove funzionalità AI.

Bing Chat è apparso per la prima volta in anteprima limitata alla waitlist il 7 febbraio 2023. Microsoft si sta muovendo rapidamente, ma ci vorrà del tempo prima che sia disponibile per tutti.

L’introduzione lenta è una mossa saggia perché l’intelligenza artificiale ha mostrato un comportamento irregolare nei primi test e molti utenti hanno condiviso screenshot e conversazioni non propriamente incoraggianti.

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Google non sta a guardare

Da Google era già arrivata giorni la risposta a ChatGPT con Bard che, a differenza del prodotto di OpenAI, è ancora in fase di test e sarà rilasciato al grande pubblico nelle prossime settimane.

Google Bard vs ChatGPT

Google Bard verrà integrato nel motore di ricerca per contrastare le intenzioni di Microsoft di integrare ChatGPT in Bing, e consentirà di sintetizzare query di ricerca complesse, ma non è proprio un prodotto “nuovo” realizzato da zero dai ricercatori di Mountain View; la sua importanza è legata al fatto che alle sue spalle si cela un sistema informatico chiamato LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), di cui abbiamo parlato anche in altri articoli, che fece scalpore perché il suo ingegnere in Google, Blake Lemoine, affermò che i programmi di intelligenza artificiale stavano diventando “coscienti”.

Come migliorare il Marketing con l’Intelligenza Artificiale

corso ai marketing

Spingiti oltre i tuoi limiti con il Corso AI Marketing di Ninja Academy: porta nella tua professione digitale le potenzialità di ChatGPT e delle Intelligenze Artificiali e dai un boost alle tue strategie. Iscriviti qui.

Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

L’inflazione, argomento di assoluta attualità che coinvolge l’economia mondiale e la nostra società tutta, sta avendo ricadute anche sul content marketing. Ad una prima lettura potrebbe sembrare insolito il nesso fra Content Marketing e questo fenomeno, ma nuove sfide e cambiamenti stanno interessando il lavoro dei marketer, tanto da parlare sempre più spesso di Content Inflation.

Cos’è di preciso e che ricadute ha la Content Inflation sulle decisioni (e sui budget) di addetti al marketing e aziende? Scopriamolo insieme.

>>Vuoi imparare a pianificare i contenuti ottimizzando il budget? Registrati al webinar gratuito<<

Il Content Marketing ha un solo imperativo: farti crescere

Content is King”, il mantra su cui si basano tutti i professionisti della SEO e del marketing online, stabilisce la sovranità del contenuto perché è attraverso questo che ci si può connettere davvero con le persone.

I contenuti come testi, immagini e video sono il più importante combustibile del grande motore informativo chiamato Internet, ambiente in cui, secondo il report The Global State of Digital 2022, le persone – e quindi i potenziali clienti – spendono circa 7 ore al giorno, vale a dire circa il 42% del tempo di veglia.

Se prima per annunciare un nuovo prodotto o i valori aziendali era sufficiente investire su contenuti destinati alla tv e alla stampa, oggi i canali di comunicazione sono molteplici e il processo d’acquisto si sviluppa attraverso diversi touchpoint.

Inoltre, molti brand, per attrarre nuovi tipi di pubblico, hanno sviluppato al loro interno delle nuove linee (vedi brand ombrello e brand portfolio) dove per ogni nuovo sotto-segmento è necessario un messaggio diverso.

Lo scenario in cui avviene tutto ciò, come dicevamo in apertura, è quello di una economia in grande difficoltà che lascia sempre meno spazio agli investimenti nelle attività di Content Marketing.

content marketing

Content Inflation: perché non puoi ignorarla

Come è noto, ci troviamo davanti a un fenomeno inflazionistico quando si registra un rincaro di ampia portata, tale per cui con la stessa quantità di moneta si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cosa ha a che fare questo con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social, blog, newsletter e altri canali?

Molti contenuti presenti sul web sono ormai “inflazionati”, cioè ci sono tante copie di video e testi che non permettono di distinguersi e risultare efficaci.

In modo simile a quanto accade in economia, l’aumento considerevole della quantità totale diluisce il valore del singolo contenuto e l’incremento dei costi connessi alla produzione causa maggiore difficoltà nel generare output originale.

Ma non solo. Considerato che i canali da presidiare sono molteplici e con varie opzioni di formato (newsletter, reel, video in diretta, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adeguandolo alle tante piattaforme, risultando snaturato e poco convincente.

Inoltre, grazie alle preziose informazioni che è possibile estrarre dagli UGC e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante (e utile) personalizzare le offerte, i prodotti e la comunicazione in base a fattori come la geolocalizzazione, i dati demografici, il dispositivo utilizzato a molti altri indicatori.

Per rispondere con successo alla Content inflation è necessario allocare una quantità maggiore di budget all’aumentare dei canali da presidiare con i contenuti per poter essere ancora efficaci.

Il 70% dei marketer ha un quadro sufficientemente chiaro della situazione e punta ad aumentare gli sforzi economici da indirizzare nel Content Marketing, ma in che modo è possibile pianificare i contenuti in maniera smart e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?

Da dove partire per una content strategy anti crisi: il webinar di TERRITORY Influence

Poiché le persone trascorrono una quantità significativa di tempo su un numero sempre crescente di canali, le aziende e i brand sono costretti a trovare soluzioni strategiche per reperire una grande quantità di contenuti specifici per i canali con un budget limitato.” – Ares Georgoulas, Executive Director, TERRITORY Munich.

Non lasciarsi sopraffare dalla Content Inflation è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare tanti contenuti di valore senza andare fuori budget. In che modo?

Pensando alla Content Strategy in maniera più ampia e ponendosi le giuste domande.

Per esempio, chiediti “in che modo potrei adattare la mia comunicazione per renderla adeguata ai diversi canali?”; oppure, “quali tool e piattaforme possono aiutarmi a ottimizzare il tempo e gli sforzi?”.

E ancora, “in che modo posso costruire una content factory per il mio brand?”

Nel webinar del 2 marzo, gli esperti di TERRITORY Influence insieme a Sprinklr ti mostreranno come ampliare e ottimizzare il portafoglio di contenuti grazie a best practice dei principali brand nel settore Tech, Beauty e Automotive e ai consigli per la pianificazione e analisi della strategia di content marketing per il 2023.

Territory Influence - speaker Content Inflation

Grazie ad Andrea Barri, Senior Solutions Consultant di Sprinklr, Alessandra Arcuri, Project Manager TERRITORY Influence e Christian Piottoli, Key Account Manager di TERRITORY Influence, avrai l’occasione di imparare a pianificare i contenuti in maniera smart, senza soccombere alla Content Inflation.

>>Registrati gratuitamente al webinar cliccando qui <<

intelligenza artificiale - scrivere prompt

Come creare prompt per immagini AI efficaci: la guida

Negli ultimi mesi a chiunque sarà capitato di imbattersi in immagini generate con l’intelligenza artificiale. Per realizzarle è fondamentale cimentarsi nella creazione di prompt per immagini AI efficaci, in modo tale da generare opere realistiche (se voluto) e il più possibile accurate.

LEGGI ANCHE: 7 cose da sapere su ChatGPT prima di utilizzarlo per i contenuti e per la SEO

Attraverso una panoramica generale e alcuni suggerimenti utili proviamo a fare chiarezza sulla generazione di immagini AI, dal testo all’immagine. Bisogna sempre ricordare che potrebbero esserci delle differenze tra i vari generatori, a seconda della piattaforma (DALL-E2, Stable Diffusion o Midjourney, per esempio) che stiamo utilizzando.

prompt e immagini ai

Cosa sono i prompt

Il prompt è un insieme di istruzioni da fornire a un algoritmo di apprendimento automatico che viene utilizzato per generare un output specifico; consente all’utente di fornire suggerimenti all’AI, come ad esempio un colore o un soggetto. Quest’ultima genererà un’opera d’arte basata su quell’indicazione.

Quindi, si possono definire come il mezzo di comunicazione per i generatori di AI, che trasmettono l’idea (cioè cosa dovrebbe contenere l’immagine) ai modelli di machine learning, trasformando il testo in un’immagine.

Esistono vari tipi di prompt. Possono essere semplici come una singola riga di testo oppure più complessi, con l’utilizzo di emoji che danno la possibilità di ottenere l’output desiderato.

Come generare immagini con i prompt

midjourney - come scrivere prompt

Se stai cercando un generatore AI da testo a immagine, puoi dare un’occhiata a DALL.E e DALL.E2. Anche se accedere a questi generatori non è facilissimo. I seguenti modelli sono basati sul web e non richiedono una grande potenza di calcolo del CPU:

Guida base per la creazione di prompt per immagini AI

Per quanto riguarda i suggerimenti da inserire nelle istruzioni del tuo prompt, come regola base dovrai ricordare che, al suo interno, il prompt dovrà contenere un nome, un aggettivo e un verbo per creare un soggetto interessante.

Ecco alcune linee guida generali da seguire:

  • Scrivi almeno da 3 a 7 parole: un prompt con più di tre parole darà all’AI un contesto chiaro.
  • Usa più aggettivi: infonderanno più “sentimenti” nell’opera d’arte (es. bello, realistico, colorato, massiccio).
  • Includi il nome dell’artista: l’AI imiterà lo stile di quell’artista (es. Picasso, Vincent Van Gogh, Paul Gaugin).
  • Scegli uno stile: se vuoi riprodurne uno in particolare, includi il nome desiderato (es. surrealismo).
  • Usa la grafica computerizzata: l’opera diventa più efficace e significativa utilizzando, ad esempio, Octane render, Cycles, Unreal Engine, Ray tracing.
  • Scegli la qualità: indica la risoluzione come bassa, media, alta, 4k e 8k.
  • Non usare parole vietate dal generatore di intelligenza artificiale.

 

martini

Anatomia base di prompt efficaci

Per la generazione di immagini in AI, il prompt è tutto. La scrittura di ciò che si desidera ottenere può fare la differenza tra un’immagine realistica e accurata e una che sembra disegnata da un bambino.

Generalmente, un input di testo per la generazione di immagini AI ha sempre la stessa struttura. Nella maggior parte dei casi sono necessari tre elementi:

  • soggetto: cosa vedi?
  • dettagli e ambientazione: di cosa si tratta?
  • stile, artista(i), tipo di media: come deve apparire?

È bene ricordare che la lingua di input deve essere chiara e concisa. Ad esempio, una frase completa grammaticalmente corretta, per garantire che il modello possa apprendere il contesto dell’input e creare un’immagine corrispondente; se sono presenti ambiguità o errori nell’input, la generazione dell’immagine ne risentirà.

Descrivi ciò che dovrebbe esistere, non ciò che manca

Se vuoi evitare di avere un uomo con la barba, non scrivere “un uomo senza barba” ma “un uomo rasato”. L’intelligenza artificiale prende le cose alla lettera, quindi se c’è qualcosa nel prompt, è probabile che lo riproduca.

Inoltre, ricordati che parole plurali vaghe come “gatti” lasciano molto spazio all’interpretazione dell’intelligenza artificiale da testo a immagine, quindi, come regola generale, viene consigliato di inserire un massimo di tre soggetti.

È poi importante sapere in quale lingua è stato programmato il modello, perché lingue diverse possono avere un ordine delle parole diverso e questo può influire sulla generazione dell’immagine. Se utilizzi un generatore di testo in immagine con traduzione automatica incorporata, aspettati molti errori dovuti a una traduzione errata.

Se stai cercando di ottenere il massimo dal tuo prompt, è consigliato l’inglese quando si utilizza: Stable Diffusion, DALL.E, DALL.E2, Midjourney o Dreamstudio.

L’algoritmo Stable Diffusion è stato programmato su un sottoinsieme LAION-5B, che contiene 2,3 miliardi di coppie immagine-testo in inglese e 2,2 miliardi di coppie immagine-testo da oltre 100 altre lingue; questo significa che non sei limitato all’alfabeto dell’Europa occidentale.

Il paese di origine dell’AI può fare una grande differenza nell’output. È molto probabile che le AI programmate con i dati di un paese specifico conoscano gli artisti di quel paese.

Quindi, se stai usando un’intelligenza artificiale russa, probabilmente avrà maggiori conoscenze relative agli artisti russi e dell’Europa orientale. Il consiglio è quello di selezionare il miglior generatore di testo in immagine per l’aspetto specifico che stai cercando di produrre.

Inoltre, non sottovalutare che le AI sono bias based: non dimenticare che i database di immagini su cui è stato programmato un generatore di AI possono contenere pregiudizi sulla base del loro addestramento.

Suggerimenti per la creazione di prompt per immagini AI efficaci

pancacke mulino bianco Midjourney

Ecco alcuni suggerimenti da ricordare durante la creazione di prompt per la generazione di immagini AI:

  • Pensa a che tipo di immagini vuoi generare. Devi sapere se vuoi generare immagini realistiche o astratte. Una volta chiarito, sarà più facile trovare suggerimenti appropriati.
  • Considera a quale tipo di informazione desideri che l’AI abbia accesso. Ad esempio, se stai generando immagini realistiche, dovrai fornire i dati sulla scena, come la posizione, l’illuminazione e gli oggetti presenti. Al contrario, se stai generando immagini astratte, potresti fornire un elenco di colori, forme e motivi.
  • Cerca di essere il più specifico possibile con i tuoi suggerimenti.
  • Usa diversi stili artistici come i filtri nei tuoi prompt, consentirà all’AI di aggiungere personalità alle tue immagini generate dall’intelligenza artificiale, attraverso una serie di istruzioni da seguire.
  • Mantieni il prompt semplice. I prompt complessi possono essere difficili da comprendere per il modello AI e possono portare a una generazione di immagini imprecisa.
  • Definisci una tavolozza di colori nei tuoi prompt; l’AI la utilizzerà per la generazione della tua immagine.
  • Scrivi un prompt che contenga i nomi di più artisti famosi per ottenere uno stile unico.
  • Sii creativo! Non ci sono risposte sbagliate quando si tratta di richiedere la generazione di immagini AI. Quindi non avere paura di sperimentare e vedere che tipi di risultati puoi ottenere.
  • Può essere una grande sfida per l’intelligenza artificiale creare immagini partendo dal testo, perché a volte potrebbe non comprendere le relazioni (di significato) per generare l’opera finale. Puoi provare a ripetere la descrizione, modificare l’ordine delle parole, ripetere elementi o aggiungere più oggetti.
  • Sii paziente. Può essere necessario del tempo per comprendere il comportamento del modello AI e iniziare a generare immagini realistiche accurate.

LEGGI ANCHE: Com’è nata l’immagine dei Pancake di Mulino Bianco generata dall’AI

Gli strumenti per la creazione di prompt

Se non siamo interessati a creare prompt manualmente, sono disponibili diversi strumenti che ci aiutano a generarli. Eccone alcuni:

Noonshot.com:

Promptomania.com:

Lexica.art: raccolta di suggerimenti e immagini prodotte con Stable Diffusion

LEGGI ANCHE: 7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

Intelligenza Artificiale e lavoro

Copywriter o Graphic Designer, Digital Strategist o SEO Specialist: qualunque sia la tua specializzazione digitale, in questo momento hai bisogno di aggiornarla al nuovo modo di fare Marketing.

notizie - corso ai marketing

Sii tra i primi a entrare nella nuova era del Digital Marketing con il Corso Web Live AI Marketing.

tool digital marketing 2023

25 indispensabili tool per il marketing digitale nel 2023

Chi lavora nel Digital Marketing non può farne a meno. Stiamo parlando degli strumenti per progettare o programmare al meglio il lavoro. In questo articolo troverai una rassegna completa di quelli che sono i principali tool per il marketing digitale nel 2023. Andremo a vedere piattaforme per l’invio di newsletter, tool per la programmazione di post, siti web che ci aiutano nella realizzazione grafica o per l’analisi SEO.  Insomma ne abbiamo messi per tutti i gusti.

1. MailChimp

MailChimp è uno strumento di mail marketing completo, è uno dei migliori sul mercato. Permette di creare newsletter attraverso numerosi template gratuiti con un’impaginazione personalizzabile dall’utente e consente di raggiungere facilmente il pubblico giusto, al momento giusto. Rispetto alle altre piattaforme di mail marketing MailChimp ha un piano Free che consente l’invio di 2500 mail al mese per poi passare a dei piani a pagamento in base agli invii mensili.

2. MailUp

Altra piattaforma molto utilizzata per l’invio di newsletter programmate e graficamente personalizzabili è sicuramente MailUp. La costruzione del template grafico è molto simile a MailChimp e permette anch’esso di programmare invio, personalizzare mail e creare albero di invio. MailUp permette di fare una prova gratuita e il pacchetto base costa 39 euro al mese. Si tratta di una piattaforma più onerosa ma molto funzionale, che si presta anche all’invio massivo di SMS.

3. Sendinblue

Un altro tool utile per l’invio delle newsletter è Sendinblue, una piattaforma in italiano con funzionalità pari ai due precedenti. Permette di creare mail e template facilmente, il modo di operare è molto simile a MailUp e a MailChimp. Tra le leve principali di Sendinblue troviamo sicuramente il prezzo: è possibile fare un account gratuito per inviare 300 mail al giorno (quindi 9000 al mese), opzione inedita rispetto agli altri strumenti che non permettono di farlo maniera gratuita. I piani a pagamento vanno dai 19 euro al mese ai piani personalizzati in base alle esigenze.

4. Google Analytics

Google Analytics è un servizio di web analytics fornito da Google che consente di analizzare delle statistiche dettagliate sui visitatori di un sito web. Stiamo parlando forse del “Re” delle statistiche. Qui, con un servizio gratuito offerto da Google, possiamo analizzare miriadi di dati: dalle visite al sito, al pubblico, dai punti di connessione al tempo di lettura, dal totale di acquisiti online al monitoraggio delle azioni degli utenti. Uno strumento imprescindibile per chi opera sul web e possiede, o gestisce, un blog o un sito web. Entra di diritto tra i principali tool per il marketing digitale del 2023, anzi di tutti i tempi. Un veterano che non invecchia mai.   

5.Google Ads

Google Ads, invece, è un servizio sempre di Google che permette di progettare e programmare campagne a pagamento. Anche in questo caso, come nel precedente, stiamo parlando di uno strumento fondamentale per chi opera online. Gli annunci pubblicitari di Google sono importantissimi per generare traffico al sito web, per fare remarketing o campagne di brand su YouTube o su altri siti web attraverso banner.

6. Canva Business

Canva è uno strumento di progettazione grafica odiato dalla maggior parte dei grafici (era doveroso dirlo!). Nonostante questo, il tool è molto utilizzato per fare grafiche social, volantini, CV, brochure e altro ancora. Ha un database infinito di foto, video e template grafici. Un ottimo strumento per ovviare alle mancanze tecniche di chi non sa utilizzate Photoshop per esempio. Canva permette di avere un account gratuito (che comunque permette di lavorare bene) o piani a pagamento che naturalmente aprono a mille possibilità in più.

tool per il marketing digitale

7. Trello

Trello è un software gestionale, utilizzato per creare, programmare e organizzare i contenuti online. Facilita il lavoro a distanza in cui i team possono accedere alle loro attività e progetti da qualsiasi luogo. È possibile assegnare più membri del tuo team a una singola scheda in modo che possano lavorare insieme a un progetto. Un tool utilissimo per organizzare il lavoro, gestire scadenze, progetti ed altro. All’inizio risulta essere un po’ macchinoso e dispendioso a livello di tempo ma una volta capita la logica risulterà molto utile.

8. Slack

Slack è un software che facilita la comunicazione in modo istantaneo con i membri del team. Aiuta le persone a collaborare da qualsiasi luogo. Si può discutere del lavoro del cliente, di nuovi articoli, nuovi progetti, nuovi ticket di supporto, condividere contenuti utili, inviare messaggi e fare videoconferenze. Una piattaforma perfetta per un utilizzo quotidiano.

9. Yoast SEO

Yoast SEO è uno dei tantissimi plugin che si possono installare sui siti in WordPress. Questo plugin permette di avere un pannello di gestione, interno a WordPress, che ti indica se il tuo testo è ben ottimizzato a livello SEO. Oltre alle segnalazioni, sempre puntuali, consiglia quali interventi occorre fare per poter migliorare una pagina o un articolo. Consente di scrivere i contenuti migliori per le campagne di marketing digitale. Tra i plus: proteggere il tuo feed RSS da plagio e raschiatori di contenuti, questo ti protegge da altri siti Web che copiano i tuoi contenuti e li pubblicano come loro. Non è un vero tool per il marketing digitale ma è sicuramente uno strumento molto utile per chi scrive sul web.

LEGGI ANCHE: 7 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023

tool per il marketing digitale

10. Survey Anyplace

Survey Anyplace è lo strumento migliore per creare quiz, valutazioni e sondaggi divertenti e interattivi per la propria clientela, aiuta a comprendere le richieste di mercato, cosa vogliono i clienti, come migliorare l’immagine e il lavoro con loro e altro ancora. I sondaggi che fornisce sono ben progettati, semplici e compatibili con i dispositivi mobili.

11. Semrush

Semrush aiuta a far crescere la visibilità dell’azienda online. Questo strumento svela le strategie e le tattiche dei concorrenti. Viene spesso utilizzata per la ricerca di parole chiave e dati di ranking online, comprese le metriche come il volume di ricerca e il costo per clic. Lo strumento è gratuito per la prova di 7 giorni, dopo di che l’utente deve optare per la versione a pagamento. Utilissimo per analisi di parole chiave, contenuti e tendenze sul web.

12. Loomly

Loomly è un calendario di marketing digitale e uno strumento di gestione dei social media che aiuta gli utenti a pianificare, creare e pubblicare contenuti su più piattaforme. È uno strumento semplice da utilizzare anche per gli utenti non esperti di tecnologia, inoltre il prezzo è allettante sia per gli imprenditori singoli e sia per le grandi imprese. Tool utile soprattutto per pianificare su piattaforme che non consentono di farlo (esempio le pagine di Linkedin). Il pacchetto base cosa 26 dollari e può arrivare fino a 269 dollari per il pacchetto Premium.

13. Audeinse

Audiense, precedentemente noto come SocialBro, è una piattaforma di analisi dei social media e di audience. Fornisce dati specifici sugli utenti, inoltre è uno strumento che consente di analizzare il pubblico e quello dei concorrenti. Viene utilizzato per interagire in forma diretta con il pubblico e migliorare in generale la strategia digitale.

14. Hubspot

Hubspot include la gestione delle relazioni con i clienti, gestisce e ottimizza i contenuti di un sito web o di un blog. Inoltre, fornisce strumenti per l’email marketing, la gestione dei social media, l’analisi e la creazione di report. Include anche una versione gratuita e diverse versioni a pagamento.

15. Lemlist

Lemlist è uno strumento utilizzato per monitorare l’invio di email, inserendo immagini e video personalizzati. È utilizzato principalmente dai team di vendita, marketing e sviluppo aziendale per rendere autonomo l’invio e la risposta di email.

16. Clearscope

Clearscope è una piattaforma di ottimizzazione dei contenuti, aiuta gli utenti a identificare le parole chiave, le frasi e gli argomenti più pertinenti, aiuta a identificare e risolvere problemi di leggibilità, grammatica e stile.

tool per il marketing digitale

17. Unbounce

Unbounce è una risorsa digitale, che sfrutta l’intelligenza artificiale per realizzare landing page e gestire contestualmente campagne di marketing. La piattaforma, inoltre, offre all’utente non solo la possibilità di creare pagine web con un editor intuitivo basato su funzionalità drag and drop, ma anche di utilizzare un software con funzioni di codifica avanzate.

18. Optimizely

Optimizely integra strumenti per il targeting del pubblico e la progettazione grafica per eseguire rapidamente test su vari segmenti di pubblico, è una piattaforma senza codice che permette di testare modifiche sia significative che minime alle pagine web.

19.Clearbit

Clearbit Connect è uno strumento che trova indirizzi email dal suo database di 150 milioni di contatti commerciali. Questo strumento fornisce dati specifici sulle aziende, arricchisce dati sui clienti, aiuta a cercare nuovi clienti.

20.Typeform

TypeForm è una piattaforma online che permette di creare questionari e sondaggi. I moduli sono belli, funzionano su tutti i dispositivi e sono facilissimi sia da creare che da utilizzare per gli utenti finali. Ma si può utilizzare anche come modulo di raccolta informazioni per il proprio sito web.

tool per il marketing digitale typeform

21. Visme

Visme è una piattaforma per la creazione grafica di contenuti. Offre una vastità di modelli di progettazione, inoltre fornisce un’ampia libreria di immagini, icone e illustrazioni stock, animazione ed elementi interattivi, consente di pubblicare e condividere i contenuti su diverse piattaforme.

22. Google Trends

È un’altra piattaforma di Google che entra di diritto nella lista dei tool per il marketing digitale 2023. Completamente gratuita, permette di analizzare le tendenze di ricerca degli utenti. È molto utile per capire cosa stanno cercando gli utenti su Google, che termini utilizzano, quali sono le differenze tra l’Italia e il resto del mondo, quali sono le differenti ricerche di flussi di traffico tra le varie regioni d’Italia. Insomma, uno strumento fondamentale per chi deve pianificare una strategia di content marketing.

tool per il marketing digitale

23. SEO Zoom

SEO Zoom si presenta cosi: “è la SEO Suite migliore per le attività di Search Marketing: analizza, monitora e potenzia il tuo sito web con oltre 40 strumenti”. Dobbiamo dire che una volta utilizzata non possiamo che confermare la loro presentazione. È una piattaforma italiana adatta più a professionisti, poco adatto per chi è alle prime armi.

24. Facebook Ad Library

Facebook Ad Library è una libreria multimediale da cui è possibile ricevere informazioni sull’operato delle pagine dei social media. Il tool dà la possibilità di monitorare, non in maniera approfondita, tutte le campagne attive dei nostri competitor. Riusciamo a capire se una pagina Facebook ha delle campagne attive, quali post sta sponsorizzando, con quale budget e molto altro.

LEGGI ANCHE: Come costruire il tuo piano Facebook ADS

25. Screeming Frog

Screaming Frog è sicuramente uno degli strumenti di web marketing più importanti per la SEO tecnica. Si tratta di un software online che consente di eseguire il crawling di un sito web, attraverso cui è possibile venire a conoscenza di pagine 404, un titolo SEO (title) duplicato, breve o lungo, l’assenza del testo alternativo dalle immagini o della meta descrizione dagli articoli e molto altro. Una piattaforma indispensabile per gli amanti della scrittura SEO.