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La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Spotify ha pubblicato la terza edizione del suo report annuale globale sulle tendenze che definiscono la Generazione Z e i Millennial. Nel 2021 la sfida comune è ricostruire la cultura dalle fondamenta. In questo contesto, l’audio digitale gioca un ruolo di primo piano.

È stato un anno piuttosto lungo per la Gen Z, una generazione che attualmente è sull’orlo di una ritrovata indipendenza: laurea), la Gen Z non vede l’ora di lasciarsi alle spalle gli eventi virtuali e tornare alle esperienze della vita reale.

I Millennial, nel frattempo, hanno dovuto affrontare vari problemi: la pandemia ha scombussolato le loro aspettative di equilibrio tra lavoro e vita privata di questa generazione, impegnata a fare carriera e a crearsi una famiglia.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify per comprendere più a fondo quali siano differenze e punti di contatto fra questi due generazioni e come le diverse prospettive (e inevitabili sovrapposizioni) dei Millennial e della Gen Z stiano plasmando il panorama dell’audio.

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LEGGI ANCHE: Diversity, inclusion, equality: Spotify contro la discriminazione di genere

Millennial e Gen Z: aspettative diverse ma comportamenti simili

Millennial e Gen Z sono target molto diversi, a partire dalla fascia di età: vivono esperienze e vite diverse. I Millennials sono più focalizzati sulla carriera e sul percorso professionale, mentre le priorità dei ragazzi della Gen Z sono soprattutto quelle di costruire una community, stabilire dei contatti e dedicarsi alle proprie passioni e cercare di tirare fuori il massimo da queste.

<<Da queste due descrizioni abbastanza generalizzate si può naturalmente tirare fuori molto di più. Hanno infatti anche modalità diverse nella fruizione dei mezzi, in generale, e dell’audio in particolare>>, ci spiega Alberto.

<<Sono entrambe generazioni molto rilevanti: gli under 35 rappresentano infatti il 70% della nostra audience free, quindi di quelli su cui lavoriamo quando collaboriamo con le aziende e sono esposti ai messaggi pubblicitari. Conoscere queste tipologie di pubblico, per Spotify, è davvero importante.

Ciò che accomuna queste fasce di età è che l’audio sta occupando una parte sempre maggiore della loro vita e ha un ruolo sempre più importante e significativo rispetto al passato. Questo è testimoniato dai dati che abbiamo a disposizione: il numero di utenti, il tempo trascorso sulla piattaforma e la tipologia dei contenuti disponibili>>.

Dal report Culture Next di Spotify emerge infatti che i dati sono tutti in crescita e questo testimonia la volontà dei Gen Z a essere partecipi in prima persona dei contenuti che poi si vogliono anche ascoltare, di interagire con gli artisti e i creator che gli permette di avere un ruolo attivo nella curation, cioè nella definizione di come i contenuti vengono ascoltati.

report spotify

<<Pensiamo alle playlist: spesso e volentieri si ascoltano playlist già proposte da Spotify, magari sulla base degli ascolti precedenti. Soprattutto per i più giovani, la cura della propria playlist o dei podcast esprime la loro personalità: non è solo ciò che si ascolta ma anche come lo si ascolta, mixato tra i vari artisti e i vari generi musicali.

L’audio, per entrambe le generazioni, è visto come una via di fuga: è un ottimo strumento per rilassarsi e focalizzarsi su una sorta di salute mentale e ridurre i livelli di stress, per quanto riguarda i Millennial, ed entrare in contatto con le community di persone che riteniamo vicine a noi, per i Gen Z.

Un altro aspetto che accomuna entrambe le generazioni è il fatto che l’audio sia pervasivo in tutti i momenti della giornata attraverso tutti i device: c’è il desktop, c’è l’auto, ci sono le console e gli smart speaker, tutti aumentati in termini di consumo, anche a causa della pandemia>>.

L’autodefinizione dei Gen Z attraverso la musica

Sebbene non ci siano grandi differenze nel modo in cui Gen Z e Millennial fruiscono dei contenuti per tempo trascorso sulla piattaforma o per device utilizzato, la Generazione Zeta punta molto di più ad autodefinirsi attraverso quello che ascolta, entrando in contatto con le community di persone che condividono gli stessi gusti e interessi.

Spotify Gen Z

<<La partecipazione attiva è presente in entrambe le fasce ma l’aspettativa di incidere sui contenuti nativamente è molto più forte nei Gen Z, che sono nati nell’era dei social prima ancora che nell’era digitale e vedono nella condivisione dei contenuti, nello scambio di opinioni e nella raccolta dei feedback qualcosa di assolutamente naturale, cosa che è “meno naturale” per i Millennial, per i quali i social sono nati quando avevano un’età già abbastanza matura>>.

Dai forum ai podcast

Anche se il trend dell’audio era un fenomeno già in crescita nel periodo pre-pandemia, l’affermazione definitiva è avvenuta proprio quando le persone hanno trascorso un tempo maggiore in casa. Ecco che l’audio ha allora preso quel posto di aggregatore che, in passato, era stato assunto dai forum, prima, e dai social, poi. Adesso, questi contenuti consentono di creare community in cui le persone si rispecchiano e si ritrovano.

<<La musica, da sempre, è una modalità per esprimere il proprio interesse. Ora questo avviene anche per i podcast: quello che succede nella società, che sia l’impegno verso la sostenibilità ambientale, l’impegno verso la diffusione dei trend di vaccinazione, qualunque fenomeno culturale e sociale si riflette poi in quello che le persone ascoltano.

Il movimento Black Lives Matter, per esempio, ha comportato un avvicinamento verso la musica Black, anche forse per una sorta di solidarietà verso chi stava vivendo un momento difficile e un proliferare enorme di playlist dedicate a quel tema.

Poi, le community si creano interagendo con gli artisti e questo avviene su vari canali, ma su Spotify si riflette nell’ascolto e negli stream dei contenuti che vengono creati e nei trend di crescita di alcuni artisti che più di altri sanno comunicare attraverso i loro fan, e questo ancora una volta lo vediamo ancora più marcato nei Gen Z>>.

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E, in questo contesto, è facile chiedersi se la progressiva diminuzione delle restrizioni e il percorso verso l’uscita dalla crisi sanitaria non possa comportare, in qualche modo, una contrazione del mercato quando le persone saranno in grado di muoversi liberamente e trascorreranno meno tempo in casa. Secondo Alberto, i trend ormai consolidati non retrocederanno a favore delle precedenti modalità di consumo dell’intrattenimento.

<<Sicuramente ci saranno degli assestamenti: per esempio, l’audio in car è già ritornato ai livelli pre-pandemia, ma con un trend sempre in crescita, che la pandemia ha solo accelerato.

Diverso è il discorso per le nuove modalità di fruizione dell’audio, come da smart speaker e console: c’era già un trend accelerato dalla pandemia, ma sono abitudini ormai consolidate. Chi ha iniziato a usare questi dispositivi in casa, continuerà a utilizzarlo per il tempo trascorso in casa.

A livello globale, il tempo speso sull’audio continua ad aumentare, perché viene visto anche come un aggregatore nelle dinamiche familiari. L’esposizione ai video e agli schermi ha avuto un aumento importante negli ultimi anni, probabilmente arrivando a un picco; ora le persone cercano modalità diverse di interagire ed essere esposti ai contenuti, anche senza schermo e, in questo, l’audio può avere un ruolo importante.

Per le aziende è un’opportunità gigantesca, perché permette di entrare in contatto con l’audience che vogliono raggiungere, con le stesse capacità di profilazione che fino a poco fa erano offerte solo in modalità video, presidiando però momenti che non hanno bisogno dello schermo, a complemento di una strategia video e in una modalità di comunicazione molto efficace e immersiva come l’audio.

Gli utenti che ascoltano Spotify con il mobile, nella grande maggioranza dei casi, lo fanno indossando le cuffie rendendo l’esperienza ancora più immersiva e questo aumenta la pre-call e l’efficacia dei messaggi, se sono costruiti utilizzando i dati a disposizione>>.

Curator e creator a confronto

Tutte le big di internet ma tante, tantissime aziende più piccole stanno pubblicando annunci e offerte di lavoro per ruoli adatti ai creatori di contenuti. Il creator è diventato una figura importante per un mercato del lavoro in cui si è delineato un nuovo sottoinsieme trasversale ai settori pubblicità, intrattenimento e informazione.

Una figura altrettanto importante, non solo su Spotify, è quella del curator che, se per alcuni versi si sovrappone al creator, propone un approccio diverso alla produzione e aggregazione dei contenuti.

<<Il confine è abbastanza sottile>> spiega Alberto <<diciamo che oggi c’è la propensione a creare contenuti in prima persona per condividere le proprie esperienze e le proprie passioni. Questo era già vero in ambito musicale ed è sempre più vero per i podcast, che hanno allargato i terreni di azione in qualunque ambito, come sport, intrattenimento, news o finanza.

Lì ognuno si mette in gioco e ha la possibilità di condividere ed essere rilevanti per persone che sono interessate ai suoi messaggi creando dei contenuti.

i curator di Spotify

I curatori hanno forse un aspetto qualitativo in più, quello di attingere da contenuti che già esistono e metterli a disposizione sfruttando quello che già c’è rendendolo fruibile con un messaggio>>.

Il rapporto dei creator con i brand

Anche per la produzione di contenuti audio, individuare le collaborazioni giuste con creator e influencer rimane una delle attività più complesse per i brand. Prima ancora, però, è necessario partire dai giusti presupposti per la creazione di una strategia in grado di raggiungere efficacemente il proprio target.

<<L’affinità di target finale è l’aspetto principale. è importante non lasciarsi ingolosire da reach e possibilità di copertura giganti ma rimanere focalizzati su quali sono effettivamente le persone che si vogliono raggiungere.

L’altro aspetto è sicuramente instaurare un rapporto che sia credibile per i valori del brand e per i messaggi che vengono veicolati agli utenti.

Sappiamo quanto le persone abbiano una propensione e condividere e ascoltare messaggi pubblicitari in cambio della fruizione gratuita della piattaforma, ma sappiamo bene anche che alla condivisione dei propri dati per essere tracciati e profilati corrisponde un’aspettativa altissima sulla rilevanza dei contenuti a cui sono esposte.

Questa è una responsabilità per i brand che devono partire dalla credibilità nel deliverare un messaggio. Su questo, noi di Spotify siamo a disposizione per supportare le aziende nella ricerca dei contenuti migliori e dei creator più adatti a cui affidarsi, ma credibilità e rilevanza sono sicuramente gli aspetti fondamentali da cui partire per definire una strategia e raggiungere questi target che sono, più di altri, esigenti in termini di messaggi a cui vengono esposti>>.

come si diventa copywriter e cosa fa un copywriter

Cosa serve per diventare Copywriter (e cosa fa davvero)

Il copywriter è una delle professioni più ricercate nel mondo del lavoro. Dalle agenzie creative la figura del copy si è fatta strada anche in altri ambiti lavorativi sia digital che offline. Ma cosa fa un copywriter? E che tipo di formazione bisogna avere per diventarlo?

Perché diventare copywriter

Facendo una rapida ricerca su Google Trend ci possiamo rendere subito conto di quanto sia diventata importante la figura del copy arrivando, persino, a superare per volumi di ricerca figure come il Direttore Creativo e Professionista SEO.

copywrting guida

Questo dato ci fa riflettere: se fino a qualche anno fa la figura del copywriter era sconosciuta e poco interessante ora supera di gran lunga figure professionali da sempre considerate pilastri della comunicazione digital e non. 

Il copy sta diventando, quindi, una figura sempre più ricercata ed ambita e questo perché:

  • è una figura versatile che può lavorare in diversi ambiti e team;
  • è una figura che può lavorare tranquillamente da remoto;
  • non è richiesta un’abilitazione particolare.

LEGGI ANCHE: 4 professioni digitali su cui puntare per la tua crescita professionale

Chi è il copywriter

La parola copywriter racchiude diverse persone e professionalità. Tendenzialmente è la figura che, all’interno di un’agenzia o azienda, ha la responsabilità sul contenuto testuale ed editoriale.

Si può dividere la figura del copy in 3 categorie:

  1. Agency copywriters: la figura classica del copy che, solitamente in compagnia ad un art director, si occupa della realizzazione della creatività. Che sia una pubblicità, un videoclip, un post social o una campagna stampa il copy ha la responsabilità sul contenuto editoriale e sul testo scritto. Il suo obiettivo è di collaborare con la figura art per realizzare un contenuto funzionale e di impatto sul target.
  2. Corporate copywriters: il copy che all’interno di un’azienda si occupa della produzione testuale ed editoriale. A differenza del copy di agenzia, che spazia su più clienti e progetti, quello corporate è legato all’azienda in cui lavoro e al tipo di prodotti e/o servizi offerti.
  3. Freelance copywriters: la figura più dinamica e versatile. Solitamente collabora con agenzie e aziende su progetti o campagne specifiche. Molto spesso ha un approccio consulenziale.

Possiamo provare a definire il copy anche usando la tipologia di testo che realizza:

  1. Creative copy: chi si specializza nell’inventare copy brevi ed efficaci come claim e payoff. Queste figure si trovano solitamente nelle agenzie di pubblicità e si occupano di advertising.
  2. Editorial copy: chi si occupa di testi più lunghi e dal taglio editoriale come articoli del blog, testi di sito o comunicati stampa. Questo genere di copywriter si trovano, spesso, in agenzie di comunicazione, uffici PR o aziende.
  3. Persuasive copy: sono gli esperti di advertising abili nel creare copy persuasivi. Vengono solitamente impegnati in copy per adv digital (social o google ad esempio) e si trovano principalmente in centri media o in agenzie di marketing.
  4. Social copy o Social Media Manager: chi si specializza nella scrittura e ideazione di contenuti per i social. Non solo l’aspetto editoriale, quindi, ma anche quello tecnico viene richiesto a questa figura che si trova sempre più spesso in agenzie digital, aziende e società di consulenza.

Cosa fa il copywriter

Il copywriter si occupa, principalmente, di scrittura. Detta così sembra semplice e… in effetti non lo è! Il copy non è “colui che schiaccia i tasti del pc per scrivere” ma è una figura che definisce l’approccio editoriale, collabora con varie figure professionali e ha la responsabilità sulla qualità ed efficacia dei testi. Le principali attività di un copy sono:

Definizione del Tone of Voice

Da solo o in sinergia con altre figure, il copy definisce il tono di voce del brand. Sua responsabilità, quindi, è quella di delineare il carattere che il prodotto, il marchio o l’evento avrà e per il quale sarà riconosciuto.

Si tratta di un lavoro non semplice che prevede, da parte del copy, un’analisi accurata del mercato competitivo, della situazione attuale e della strategia di posizionamento identificata dal marketing.

Per identificare il Tone of Voice esistono diversi metodi, i più usati sono: l’utilizzo degli archetipi, la definizione attraverso aggettivi, il termometro caldo/freddo e l’identificazione di un personaggio famoso o vip.

Strategia Editoriale

Anche in questo caso il copy può lavorare in sinergia con altre figure, con questa attività il copy identifica gli stream, argomenti e focus della comunicazione. Di cosa andremo a parlare? In che modo? Con che frequenza? 

Nella comunicazione Social, ad esempio, sarà fondamentale capire che tipo di focus comunicativi stressare durante la stesura del piano editoriale. Per un sito, invece, che tipo di contenuti approfondire e quali, invece, lasciare più sintetici.

Scrittura dei testi

Il lavoro concreto del copy si traduce nell’atto di scrittura del testo. Questo processo ha tecniche e processi che variano da persona a persona e da agenzia ad agenzia. Diciamo pure che, essendo un lavoro molto creativo, non esiste una regola unica ed universale ma ognuno ha il suo approccio.

Esistono però tantissime pubblicazioni e blog utili da cui prendere ispirazione ed imparare. Il processo di scrittura è un’attività che si crea mano a mano con esperienza, errori e tanta passione.

Revisione dei testi

Il copy non è solo un creatore di testi ma, a volte, ha il compito di controllare il lavoro degli altri. La revisione dei testi è un’attività importantissima che può evitare problemi non da poco (immaginate la campagna affissioni in tutta Italia con un bel refuso…).

In questo caso al copy è chiesta una grande attenzione per i dettagli e una grandissima conoscenza della grammatica italiana. 

Come si diventa copywriter

“Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.”

(Stephen King)

La citazione di King è il riassunto perfetto delle regole di un buono scrittore: leggere tanto e scrivere ancora di più. Non è possibile diventare un buon copy se non si ama la lettura: è da lì che si apprendono tecniche e idee per realizzare i propri testi.

La prima delle skill di un buon copy, infatti, è proprio la capacità di scrittura. Non stiamo parlando solo di grammatica ma di riuscire a mettere “su carta” un concetto, un pensiero.

La seconda abilità è la curiosità. Per scrivere dei testi efficaci bisogna necessariamente conoscere il proprio target, il proprio cliente e l’attività dei competitors. Un copy curioso è un copy preparato.

L’attenzione al dettaglio è fondamentale per non incappare nel refuso! Un errore grammaticale, una parola scritta male o una lettera saltata sono in grado di vanificare tutto il lavoro. Rileggere, controllare e rileggere di nuovo.

Immancabile la capacità di comunicazione ed empatia. Il copywriter dovrà collaborare molto spesso con altre persone ed è fondamentale saper comprendere le esigenze del cliente e dei colleghi. Non solo, molto spesso il copywriter si troverà a presentare il suo elaborato davanti al direttore creativo, al cliente o al team di lavoro. Avera buone capacità di comunicazione è quindi fondamentale!

Ultima, ma non meno importante, è la creatività: chi più del copywriter deve creare qualcosa da zero? Inventare un testo senza avere nessun appiglio o base? Un bravo copy deve in primis sentirsi “un creativo”, pronto ad affrontare la paura del foglio bianco.

Consigli per aspiranti copywriter

Se siete arrivati fino a qui con l’idea che la strada del copy è per voi eccovi qualche consiglio per iniziare:

1 – Imparare le basi del linguaggio persuasivo

Sono delle regole che aiutano a scrivere testi in grado di far leva su impulsi ed esigenze del lettore. Queste tecniche possono essere applicate a diversi ambiti e sono utili per riuscire a realizzare copy efficaci e diretti  

2 – Lavorare sui principali tipi di copy

Ovvero applicate la vostra conoscenza a qualcosa di concreto. I principali testi che un copywriter dovrà realizzare nella sua carriera sono:

  • Headline
  • Value Proposition
  • Landing page
  • Email, newsletter e DEM
  • Advertising
  • Video script

Esistono numerosi manuali e guide su come scrivere questi tipi di contenuti, esercitarsi è fondamentale per acquisire la tecnica e padroneggiare le difficoltà ed esigenze.

3 – Approfondire delle discipline parallele

Come abbiamo accennato, un copy dovrà collaborare con altre figure verticali in altri ambiti, soprattutto nel mondo digital. Per questo è importante conoscere le basi teoriche e pratiche della SEO o della UX/UI. Avere una conoscenza anche dell’ambito artistico grafico è importante per poter collaborare al meglio con art director o grafici.

4 – Formarsi e informarsi 

Vige sempre la regola del “non smettere mai di imparare”: corsi online, seminari e, soprattutto, leggere! 

5 – Creare un portfolio e un CV

Ovviamente è fondamentale avere un CV strutturato e pensato per ricoprire la posizione di copy. Evitate refusi ed errori, fate capire la vostra propensione alla scrittura ed evidenziate tutte le attività di formazione ed esperienze lavorative fatte nel settore. Non dimenticate del portfolio: che siano lavori veri o esercitazioni sono un ottimo biglietto da visita per far capire le vostre abilità e la vostra passione.

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Consigli su come scrivere un copy

Scrivere è semplice. Scrivere bene è molto più difficile. Ci sono però delle regole da seguire per realizzare dei testi efficaci e interessanti, ecco alcuni consigli da seguire:

Parti dall’analisi, sarà fondamentale per delineare il territorio e capire il mercato di riferimento. Inizia con l’analizzare l’attività dei competitors e benchmark per poi passare a quella del cliente. Come obiettivo cerca di tirare fuori delle evidenze utili a definire le aree di rischio, di opportunità e da sviluppare.

Scrivi paragrafi corti, non avere paura del punto! Se il testo che stai scrivendo inizia ad essere lungo, pieno di subordinate e ridondante… beh c’è qualcosa che non va. Dividi la frase, accorcia i paragrafi e rendi il testo più facilmente assimilabile e comprensibile per il lettore.

Non allontanarti dal Tone Of Voice, ricorda sempre che il cliente per cui stai scrivendo ha un suo carattere e un suo modo di esporsi e “vendersi” nella comunicazione. Ricorda le tecniche di definizione del tono di voce e tienile sempre a mente.

Senti il suono delle parole che scrivo, anche l’orecchio vuole la sua parte! Ci sono parole che, vicino ad altre, suonano male o si “incastrano” durante la lettura. Cerca sempre di scrivere dei testi piacevoli da leggere e sentire (con l’orecchio o con la mente), in caso contrario il vocabolario italiano è veramente ricco di sinonimi.

Cambiati il vestito, indossa quello del target. Ricorda sempre per chi stai scrivendo, mettiti nei suoi panni e cerca di scrivere un copy che sia comprensibile e efficace per il pubblico a cui ti rivolgi. Quanti anni ha? Che tipo di cultura ha? Cosa stanno cercando? In che stao emotivo saranno mentre leggeranno il mio testo?

Quando possibile, fai valere i fatti. Dati numerici, ricerche, percentuali, danno credibilità al tuo testo e rendono tutto più attendibile ed interessante.

Attento agli anacronismi, non c’è niente di peggio che leggere un testo vetusto con termini arcaici. Se in alcuni ambiti è essenziale (pensiamo alla sfera legale ad esempio), solitamente si predilige un linguaggio contemporaneo e appartenente alla quotidianità.

Prima di consegnare rileggi, fai rileggere e rileggi ancora una volta. 

FAQ

Che tipo di formazione universitaria è meglio avere?

Sicuramente una formazione universitaria umanistica aiuta ad entrare nella mondo della scrittura. Ci sono poi tanti master interessanti che servono a specializzarsi in un ambito o stile di scrittura. Inutile dire che la miglior scuola resta sempre l’esperienza.

Cosa guardano i recruiter per scegliere un copy?

I refusi: evitateli nel vostro CV e nella lettera di presentazione. Altro fattore determinante sono le attività che coinvolgono la scrittura: collaborare con testate giornalistiche, avere un blog o gestire delle pagine social danno una marcia in più al CV permettendovi di spiccare dalla massa.

Come faccio a capire che tipo di copywriter sono? 

Scrivendo e provando vi renderete automaticamente conto di quale tipologia di copy vi riesce meglio. Esercitatevi riscrivendo i copy per campagne pubblicitarie o siti oppure inventatevi un prodotto vostro.

Devo conoscere altre lingue oltre l’italiano?

Per fare il copy non è necessario ma sicuramente conoscere una lingua è un notevole boost per la professione. Sfortunatamente scrivere copy in altre lingue non è semplice: oltre a saper applicare la grammatica si deve anche conoscere la cultura e gli usi delle varie nazioni. Sicuramente un’esperienza all’estero aiuta.

Per approfondire l’argomento ed iniziare subito a “mettere le mani in pasta” dai un’occhiata ai nostri corsi dedicati alla scrittura nella nostra Academy.

Buona scrittura!

Just Eat svela i food trend a domicilio che hanno caratterizzato l’estate italiana 2021

Da sempre l’estate rappresenta la stagione in cui più si può godere delle meraviglie del territorio e delle eccellenze gastronomiche che il Belpaese offre, potendo viaggiare e approfittare delle tanto desiderate ferie estive. Il meritato relax concesso dalle vacanze permette di abbandonare anche le rinunce e le rigide diete e coccolarsi dal punto di vista culinario.

Il food delivery rimane sempre il miglior alleato per soddisfare qualsiasi voglia anche durante la bella stagione, sia in vacanza che in città. Lo dimostrano anche i dati di Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina, che ha analizzato gli ordini degli italiani per scoprire trend e differenze che hanno caratterizzato le abitudini di consumo a domicilio degli italiani nei mesi più caldi. 

Ferragosto, cos’hanno mangiato gli italiani?

Nella giornata preferita dell’estate italiana, Ferragosto, quest’anno non ci sono state solo tradizionali grigliate e picnic, ma anche ordini a domicilio, cresciuti del 40% rispetto allo scorso anno. Sono stati ordinati oltre 11.000 kg di pizze (+18%), oltre 4.000 kg di pietanze cinesi (+31%), oltre 1.200 kg di hamburger (+18%), 400 kg di gelato (+51%) e 322 kg di insalate (+39%). L’ordine più grande è stato registrato da un ristorante giapponese a Messina e composto da 35 piatti, mentre nel 2020 era stato registrato a Torino con 24 pietanze di cucina cinese.

Classifica delle città dove si è ordinato di più a Ferragosto:

  1. Roma;
  2. Bologna;
  3. Genova;
  4. Milano;
  5. Torino;
  6. Trieste;
  7. Napoli;
  8. Palermo;
  9. Firenze;
  10. Rimini.

La regina indiscussa del Ferragosto rimane la pizza margherita, che si conferma in piatto più ordinato nelle principali città italiane. A Milano sono stati molto apprezzati anche i piatti internazionali come ravioli al vapore, involtini primavera, cheeseburger e kebab, mentre a Roma hanno vinto specialità regionali come olive ascolane, fiori di zucca e supplì. A Bologna si è preferita la pizza in varie declinazioni con golose aggiunte come la salsiccia, alla diavola o con wurstel. A Torino, oltre a pizze e patatine fritte, prediletti anche piatti della cucina cinese come gli involtini primavera, ma anche gelato e poke bowl, che non sono mancate neanche a Napoli, seguite da piatti tipici regionali come crocchè e frittatina. A Palermo invece si è optato per la classica parmigiana.

LEGGI ANCHE: Dark Kitchen, eGrocery e FoodBox: com’è cambiata l’Italia a tavola con la pandemia

Tra cucine regionali e internazionali: le preferenze degli italiani lungo la penisola

Gli italiani amano le cucine regionali, in particolare quando sono in vacanza. Le città di mare, infatti, mostrano molta più varietà tra i piatti regionali più ordinati che rappresentano le pietanze tipiche del posto. Tra le specialità spiccano: crocchè e frittatine a Napoli, brioche con gelato e anelletti al forno a Palermo, piatti a base di prosciutto San Daniele e salame Viennese a Trieste. Roma rimane comunque la città in cui si sono ordinati più piatti tipici, con ben 2.211 kg di supplì ordinati durante l’estate e consumati principalmente a cena (96%), una preferenza che si ritrova anche nelle città di mare che ordinano le specialità regionali soprattutto durante questo pasto della giornata (89%).

Mentre le città di mare si sono orientate di più verso la cucina regionale della tradizione italiana, le città metropolitane sono invece risultate essere più aperte alle cucine internazionali con il 64% in più di piatti internazionali ordinati. Infatti, oltre la metà dei piatti più popolari ordinati nelle città sono piatti della cucina cinese (riso alla cantonese, ravioli al vapore o alla griglia), giapponese (sushi), mediorientale (kebab) oppure hamburger. La cucina italiana rimane la scelta migliore per la cena, mentre le cucine internazionali sono preferite principalmente a pranzo sia in città (61%) che al mare (73%). 

Oltre a scelte più golose, gli italiani d’estate preferiscono anche pietanze più leggere e salutari: infatti, la cucina vegetariana e vegana hanno visto un aumento del 130% durante i mesi caldi. Tra i nuovi piatti di tendenza troviamo non solo hamburger in versione vegana, ma anche piatti della tradizione rivisitati in chiave vegetale come le lasagne, il pesto e zucchine ripiene di lenticchie. In crescita anche piatti mediorientali come falafel, hummus e pita.

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Instagram 2021: tutte le novità dell’anno da non lasciarsi sfuggire

Le novità Instagram 2021 sono diverse e diverso è ciò che ogni persona vuole dalla propria esperienza sulla piattaforma perché le esigenze delle persone stanno cambiando nel corso del tempo.

In funzione di ciò, gli sviluppatori di Instagram sono continuamente a lavoro per andare incontro ai desideri degli utenti attraverso lo sviluppo di nuove funzionalità e per mantenere la community della piattaforma protetta dai pericoli di discriminazione, attraverso la realizzazione di prodotti sempre più equi.

Tra le novità Instagram 2021 troviamo infatti un mix di nuove opzioni che vanno incontro ai creator e generali miglioramenti per tutti gli utenti realizzati attraverso una maggiore attenzione all’inclusività eliminando pregiudizi razziali e puntando alla trasparenza.

LEGGI ANCHE: Presto potrai usare lo Swipe Up di Instagram senza avere 10.000 follower

Remix: tutte le funzionalità

Ispirandosi a TikTok e a funzionalità come Duetti e Stitch popolari su questa piattaforma, Instagram ad Aprile ha lanciato una nuova opzione per la piattaforma Reels

L’opzione si chiama Remix e consente agli utenti di creare video reaction in risposta ai filmati realizzati da altri utenti che abbiano profili pubblici.

Utilizzare l’opzione Remix è molto semplice. Una volta che ci si è assicurati che l’app sia aggiornata all’ultima release disponibile, è sufficiente seguire questi step:

  1. Trova un Reel giù pubblicato da un altro utente.
  2. Riproduci il video.
  3. Clicca sul menù a tre puntini.
  4. Tocca sulla voce “Crea un Remix”
  5. Registra un video Remix di risposta.
  6. Pubblicalo

Una volta avviata la registrazione, gli utenti possono:

  • aggiungere un audio
  • inserire effetti
  • modificare aspetti del filmato
  • regolare la velocità di riproduzione
  • aggiungere un timer
remix reels

Fonte foto: Instagram (Twitter)

Scheda audio su Esplora: al via i test

Prendendo sempre spunto dalle funzionalità offerte da Tik Tok che offre una sezione chiamata Suoni attraverso cui è possibile aprire un feed di clip una volta cliccato su traccia, anche su Instagram cercare brani ed effetti sonori nel feed Esplora potrebbe essere presto possibile grazie ai test già in corso da Aprile.

Conteggio dei like disattivato

Dopo aver iniziato a nascondere il conteggio dei like per alcuni utenti già nel 2019, Instagram ha successivamente bloccato questo progetto a causa della pandemia.

A maggio 2021 però, come annunciato in un tweet dal capo di Instagram Adam Mosseri, gli sviluppatori di instagram hanno scelto di continuare su un’altra strada che lasci la scelta di nascondere o no il conteggio dei like ai titolari degli account, in considerazione del fatto che non tutti i creators hanno accolto di buon grado questo nuovo aggiornamento.

Mosseri infatti in un video su Twitter afferma: “Alcune persone erano davvero coinvolte e alcune persone erano davvero frustrate. Quindi, dato questo, abbiamo pensato che la strada migliore da percorrere fosse quella di dare alle persone una scelta”.

Le schede modello

Nel settembre 2020 Instagram ha fondato un Equity Team, ovvero un gruppo di lavoro focalizzato sulla creazione di prodotti rispettosi nei confronti della community e sul contrastare gli utenti potenzialmente minacciosi e pericolosi per la community della piattaforma.

L’Equity Team si dedica a migliorare inclusività e integrazione e combattere i pregiudizi e le emarginazioni sui social media e per fare ciò si concentra su tre aree:

  • Aiutare ogni dipendente di Instagram a dare priorità alla creazione di prodotti e strumenti equi
  • Promuovere l’equità sulla piattaforma attraverso la nostra tecnologia e i nostri sistemi automatizzati
  • Usare Instagram per creare più opportunità di responsabilizzazione.

Nel merito dell’adozione di queste misure per eliminare pregiudizi e discrepanze razziali su Instagram, nel secondo aggiornamento dell’Equity Team sono state lanciate internamente, le schede modello di apprendimento automatico.

Come si legge dall’aggiornamento: “Le schede modello funzionano in modo simile a un questionario…” e “pongono una serie di domande e considerazioni orientate all’equità per aiutare a ridurre il potenziale di impatti indesiderati su comunità specifiche e ci consentono di rimediare a qualsiasi impatto prima di lanciare una nuova tecnologia”.

Adesivo con sottotitoli automatici nelle storie

In linea con il concetto di inclusività portato avanti da Instagram, la piattaforma ha lanciato la possibilità di aggiungere didascalie alle loro storie con adesivi che trascrivono il discorso in testo al fine di rendere i contenuti video delle storie più accessibili per:

  • gli spettatori con problemi di udito
  • gli studenti di lingue
  • le persone che guardano senza audio

Questa funzionalità ancora disponibile solo in lingua inglese e soltanto in alcuni Paesi, sarà presto utilizzabile per più lingue e mercati.

Opzioni audio di Live Rooms

Instagram ha svelato una nuova funzionalità chiamata “Live Rooms”, che offre agli utenti la possibilità di andare in diretta sul social network con quattro persone contemporaneamente e non più due.

Inoltre prendendo spunto dal successo di Clubhouse, il social network che mette l’audio in primo piano nell’uso della piattaforma, Instagram aggiunge a questa opzione nuove funzionalità audio che permette ai partecipanti di disattivare l’audio o disattivare il video.

Nuovi limiti alla pubblicità su Facebook e Instagram

Secondo le nuove normative dal 26 Aprile con l‘aggiornamento di Apple iOS 14.5, adesso il proprietario del dispositivo è tenuto a fornire alle app il consenso per la raccolta e la condivisione dei propri dati tra app di terze parti per scopi di targeting degli annunci

Per supportare gli inserzionisti durante questo importante cambiamento, Facebook ha messo a disposizione una guida e dei webinar con tanti utili suggerimenti da sfruttare per la costruzione delle campagne pubblicitarie.

Analisi per Instagram Reels

Le analisi per Instagram Reels sono ora accessibili dai creatori e dagli account aziendali su Instagram, approfondimenti questi che saranno sempre maggiormente disponibili nel corso del tempo.

Instagram sta inoltre tentando di fornire metriche Reels condivise, per permettere alle persone di vedere l’intera portata dei propri Reels attraverso le app di Facebook.

Bonus Reels, abbonamenti e marketplace NFT

Portare abbonamenti e mance all’app sembrerebbe il prossimo passo in mente per Instagram al fine di offrire delle opzioni di monetizzazione per i creatori.

Riguardo agli NFT durante un’intervista rilasciata a The Information, Mosseri ha dichiarato: “per gli artisti NFT, Instagram è spesso la piattaforma preferita per mostrare il proprio lavoro. Mi piace l’idea di fare di più in quello spazio”.

L’interesse sul marketplace NFT da parte di Instagram è stata inoltre dimostrata da un tweet del pittore e fotografo Sean Williams attraverso cui l’artista ha raccontato di essere stato contattato da Instagram per ricevere informazioni su un potenziale mercato per NFT. 

API di Facebook Messenger aperta per Instagram

L’accesso all’API Messenger su Instagram è da tempo “una delle principali richieste di marchi e sviluppatori” come ha dichiarato  Marion Boiteux, Product Manager di Facebook.

Infatti attraverso questa nuova funzionalità, che da accesso agli sviluppatori e alle aziende all’API di Messanger per Instagram è ora possibile:

  • integrare la messaggistica con applicazioni e flussi di lavoro
  • automatizzare le risposte
  • gestire le comunicazioni con i clienti su larga scala
api messanger

Fonte foto: Instagram (Twitter)

Editore desktop

La più recente funzionalità di Instagram annunciata il 24 giugno dal consulente per i social media Matt Navarra riguarda un creatore ed editore di post desktop.

Matt Navarra Twitter

Fonte foto: Matt Navarra (Twitter)

L’editore del browser, aggiornamento per il quale non vi è stata ancora una dichiarazione ufficiale è attualmente disponibile su un numero di account limitati e consente di pubblicare utilizzando l’ icona + che ora si trova nell’angolo in alto a destra della home page di Instagram del browser.

guida tiktok

TikTok Marketing per principianti: ecco da dove partire

Il nome TikTok non ha certo bisogno di presentazioni: in pochi anni è diventato uno dei social media con il più alto tasso di crescita e in grado di insidiare le aziende leader del settore Web Tech.

Anche la recente partnership con il campionato europeo di calcio Euro 2020 ha certamente contribuito a rendere popolare il marchio dell’app anche tra chi ne ignorava l’esistenza.

Se TikTok ha avuto il merito di aver lanciato per prima il concetto degli “short videos”, una feature imitata successivamente da Instagram e da altri social media, le sue caratteristiche e i possibili campi di applicazione in ambito marketing risultano ancora abbastanza inesplorati.

In questa breve guida cercheremo quindi di introdurre gli aspetti più importanti di questo social media in modo che tu disponga di tutti gli elementi per iniziare a elaborare una strategia marketing per TikTok:

  1. Cosa è TikTok
  2. Come si crea un video su TikTok?
  3. Quali sono le ragioni del successo di TikTok?
  4. Come utilizzare TikTok nel marketing

Cosa è TikTok

TikTok nasce nel 2014 in Cina, come evoluzione del precedente servizio Musical.ly, con la volontà di unire la passione per la musica con le logiche di un social media simile ad Instagram, ma focalizzato su brevi video invece che su immagini statiche.

La caratteristica che lo differenzia maggiormente da altri servizi è l’algoritmo, basato su tecniche di Intelligenza Artificiale, che personalizza il feed di ogni utente in base ai suoi interessi personali.

Su TikTok, infatti, gli aspetti legati alla dimensione e alla estensione della rete sociale hanno un peso tutto sommato molto limitato: per un utente di TikTok non c’è bisogno di seguire nessuno sull’app, dal momento che nella sezione “Per Te” sono resi disponibili un numero praticamente illimitato di video.

Un altro punto di forza di TikTok è la ricca dotazione di strumenti che rendono semplice ed efficace per chiunque la produzione di video.

Grazie alle funzioni base di TikTok non è infatti necessario essere un video-maker professionista per creare e montare dei video con effetti speciali, filtri, duetti, doppiaggi di canzoni popolari, etc.

Come abbiamo detto, TikTok si basa interamente su video di breve durata: gli utenti caricano infatti video che possono avere una durata massima di 15 o 60 secondi.

Se inizialmente, con l’app Musical.ly, gli utenti caricavano in prevalenza video di se stessi intenti a cantare in playback (“lip-synching”) su video musicali popolari, ora è cambiata molto la tipologia dei video che possono creare su TikTok.

Oltre ai video di puro intrattenimento (mini-commedie o sketch comici, balletti, lip-sync, etc) si possono trovare anche tutorial con consigli sull’utilizzo di prodotti o spiegazioni di tecniche particolari.

Di recente, TikTok ha ampliato le possibili aree di utilizzo dell’app rendendo possibile la creazione di video di durata sino a tre minuti ed entrando così in diretta concorrenza con altre piattaforme online come YouTube o IGTV.

LEGGI ANCHE: Manuale strategico per portare la tua azienda su TikTok

Come si crea un video su TikTok

Il primo passo, dopo aver scaricato e installato TikTok sul tuo dispositivo mobile (sia Android che iOS) è quello di creare un account, scegliendo un nome utente (@nomeutente) e il nome, cioè il nominativo che verrà visualizzato sul profilo.

Come su altri social media è importante che tu scelga il “nome utente” e il “nome” in modo che sia chiaro chi sei e cosa fai: entrambi contribuiscono alla tua rintracciabilità su TikTok.

Dopo aver arricchito il tuo profilo con una foto e una biografia accattivante, è il momento di passare alla creazione di un video, un’operazione piuttosto semplice su TikTok.

Se hai già pubblicato dei video su Instagram o Snapchat, troverai gli strumenti messi a disposizione da TikTok molto facili da usare, intuitivi ed allo stesso tempo efficaci.

La prima cosa da fare è cliccare sul tasto “+” nel menu di navigazione nella parte inferiore dello schermo. Così facendo aprirai la fotocamera del tuo dispositivo, e vedrai un tasto rosso per la registrazione.

Puoi creare un video corto fino a un massimo di 15 secondi o un video lungo di 60 secondi o 3 minuti.

Oltre alla fotocamera per registrare qualcosa in diretta tramite il tasto “Carica” (in basso a destra) puoi anche caricare un video dal rullino del tuo dispositivo.

Vediamo in maggior dettaglio le funzioni che hai disposizione.

 

Fig. 1 guida principianti TikTok

Fig. 1: schermata iniziale per la creazione video

Suoni

Incominciamo dall’opzione suoni che trovi in alto, al centro della schermata. Per aggiungere un brano musicale ad un tuo video ti basta cliccare l’icona “Suoni” nella schermata di registrazione.

Vedrai così un elenco di brani e artisti. L’elenco, che viene aggiornato in continuazione, mostra i brani consigliati e alcune playlist, i brani più ascoltati ed altri che vengono classificati in categorie (es.: TikTok Talent, ItaloDance, PopIT, InViaggio, etc).

Ricorda che i suoni e i brani musicali giocano un ruolo fondamentale su TikTok: i video possono infatti diventare virali sulla piattaforma anche solo per la traccia musicale scelta e, viceversa, una canzone può diventare famosa perché è stata utilizzata come suono in un video diventato virale.

Effetti

Sulla destra dello schermo trovi alcuni strumenti di TikTok che ti consentono di applicare diversi effetti speciali alla ripresa:

  • Ribalta, per alternare tra la fotocamera anteriore e quella posteriore del tuo smartphone;
  • Velocità, per velocizzare o rallentare il video;
  • Filtri, per cambiare il filtro colore del video (suddivisi secondo categorie specifiche quali Ritratto, Paesaggio, Cibo, Vibe);
  • Migliora, per migliorare il tuo volto (ad esempio nascondendo difetti della pelle o eliminando le occhiaie);
  • Timer, per registrare senza essere costretto a tenere premuto il tasto di registrazione per tutta la durata del video e senza dover tenere il telefono in mano;
  • Flash, per utilizzare il flash della fotocamera durante la ripresa del video.

Ci sono numerosi altri effetti speciali su TikTok e cliccando l’icona “Effetti” sul lato sinistro dello schermo potrai sfogliarli scorrendo lo schermo verso sinistra. TikTok rende disponibili nuovi effetti regolarmente ed è quindi impossibile farne qui una lista completa.

La cosa migliore da fare per capire le possibilità offerte dai vari effetti speciali di TikTok è di dedicargli un po’ del tuo tempo per provarli.

Pubblicazione

Dopo aver terminato di registrare il tuo video clicca su “Avanti”, premi il tasto rosso di spunta in basso a destra per proseguire oppure la “X” in alto a sinistra per annullare la registrazione e ricominciare da capo.

Se sei soddisfatto e hai deciso di proseguire, si visualizzerà un replay del video che hai registrato e avrai la possibilità di arricchirlo con altri strumenti che TikTok ti mette a disposizione, come “Regola Clip”, “Effetti vocali”, “Doppiaggio”, “Taglia”, “Volume”, “Testo”, Stickers.

Premendo il tasto “Avanti”, vedrai una pagina molto simile alla pagina di pubblicazione di Instagram e dove potrai arricchire il tuo video con una descrizione, una copertina per il tuo video, una o più menzioni delle persone che stai seguendo e una o più chiavi di ricerca (#hashtag).

A questo punto premi il tasto “Pubblica” per postare il tuo video su TikTok o, se vuoi invece pubblicare il contenuto in un secondo momento, clicca il tasto “Bozza” e ritorna in seguito su questa pagina.

 Ti segnaliamo infine che le icone nella parte inferiore dello schermo ti danno la possibilità di condividere il video su altri canali online (Facebook, Instagram, WhatsApp, etc).

LEGGI ANCHE: Spiegare l’AI alle PMI (e fare 1 milione di views). Intervista al tiktoker Davide Reinecke

Quali sono le ragioni del successo di TikTok

Oltre alla facilità di utilizzo e alla integrazione nativa di brani musicali, di cui abbiamo già parlato, ci sono altre ragioni che hanno contribuito al suo successo.

Il formato

Gli “short videos” a tutto schermo sono particolarmente adatti a catturare l’attenzione dell’utente mobile che ha una soglia di attenzione particolarmente bassa (circa 8 secondi).

Questo fenomeno è particolarmente marcato per la Generazione Z che costituisce al momento la fascia di utenza principale di TikTok.

Engagement superiore a quello di altre piattaforme

Le interazioni di un video TikTok sono sensibilmente superiori a quelle dei contenuti pubblicati su altri social media. Secondo i dati 2019 di Influencer Marketing Hub, il tasso di engagement di TikTok è superiore rispetto ai creator Instagram (5,3% contro 1,1%) con oltre 100.000 follower.

Le ragioni per questo engagement elevato sono da attribuire a tre elementi fondamentali: l’esperienza visuale “immersiva” creata da un contenuto a tutto schermo, l’audio sempre attivo e la scheda “Per Te”.

engagement TikTok

Semplicità di condivisione

Per gli utenti risulta elementare trovare contenuti da guardare, dal momento che i video sono riprodotti in sequenza immediatamente all’apertura dell’app.

Come potrai vedere tu stesso, non hai bisogno di seguire nessuno sull’app: TikTok visualizza nella scheda “Per Te” una selezione di video, scelti da un proprio algoritmo, basato su tecniche di Intelligenza Artificiale, secondo la popolarità e le tue preferenze.

Inoltre l’app consente la condivisione di contenuti all’esterno della piattaforma: puoi infatti scaricare i contenuti in formato video e GIF, anche se il logo di TikTok rimarrà comunque impresso sul video.

Dal punto di vista marketing è una mossa molto efficace, in quanto aiuta a diffondere dei contenuti di un brand in modo completamente trasparente e organico.

Challenge

Come ultima, ma non per questo meno importante, ragione del successo di TikTok vi è l’utilizzo delle challenge, “sfide” lanciate sul social network che, associate ad un apposito hashtag, stimolano i creator a produrre contenuti su un tema specifico (bellezza, ballo, recitazione, etc.).

Una challenge fornisce infatti uno scopo agli utenti per creare nuovi video.

Inoltre le sfide migliorano la creatività e l’ispirazione, rafforzando al tempo stesso il concetto di community all’interno di TikTok.

Come utilizzarlo per il marketing

Ora che abbiamo visto le caratteristiche e il modo in cui può essere utilizzato TikTok, vogliamo evidenziare darti alcuni suggerimenti per utilizzarlo in maniera efficace nelle tue strategie marketing.

a) Ricordati che TikTok ha un bacino d’utenza molto giovane

La fascia di utenza più numerosa su TikTok appartiene alla Generazione Z, generazione sempre alla ricerca di intrattenimento e che desidera partecipare attivamente a tutto quello che vede.

Anche se con la crescita della piattaforma stiamo assistendo a un ampliamento della fascia di età nel pubblico, per ora dovrai dare particolare importanza alle generazioni più giovani e quindi rendi tutto semplice e divertente.

b) Usa sempre della musica

Gli utenti di TikTok si aspettano che ci sia della musica nei video, quindi per ogni tuo video dovrai scegliere un audio adeguato.

TikTok è suono: pensa subito alla colonna sonora del tuo video quando crei un contenuto.

c) Sfida il tuo pubblico

Gli utenti TikTok amano le sfide, come dimostra la popolarità guadagnata dalle Hashtag Challenge: crea quindi un hashtag facile da ricordare per la tua sfida, e rendila interessante aggiungendoci un certo livello di difficoltà.

d) Dai vita al tuo brand

Sia che si tratti di cantare, ballare, fare scherzi, tutorial o Hashtag Challenge, mantieni gli utenti coinvolti e interessati nella tua comunicazione come brand: sappi che in pratica stai dando vita ai loro brand e ai loro prodotti.

Alla Generazione Z piace essere coinvolti al massimo e in modo attivo: non è infatti un fan della TV, in quanto attività decisamente passiva. Gli utenti TikTok vogliono partecipare e prendere parte a ciò che vedono, e puoi dare loro quest’opportunità con il tuo brand.

e) Sii autentico

In generale, ti consigliamo di essere autentico su qualsiasi canale social, ma questo vale particolarmente su TikTok, canale non è ancora saturo di brand come lo sono Instagram, Facebook e altri social network.

Devi essere quindi creativo, autentico e audace, e non avere paura di mostrare un lato diverso della personalità del tuo brand.

Se non sarai sempre autentico su TikTok verrai emarginato dalla sua community. Evita di spingere semplicemente gli utenti all’acquisto dei tuoi prodotti o servizi, ma piuttosto punta sulla creatività e sulla creazione di una fan base.

f) Crea una community

Non andrai molto lontano su TikTok creando una sola challenge e promuovendola con un influencer: è fondamentale creare una community, e ovviamente dovrai crearla intorno al tuo brand e prodotto.

Cerca quindi di creare un’atmosfera piacevole su TikTok, in modo che gli altri utenti non vedano l’ora di farne parte.

g) Adotta un piano editoriale

Molto spesso, i video improvvisati possono ottenere ottimi risultati, e di tanto in tanto dovresti realizzarli, anche per sfruttare i suoni o gli hashtag in tendenza.

In generale però, è molto meglio pianificare i contenuti da pubblicare creando un calendario editoriale per i tuoi post.

Ricorda inoltre di controllare periodicamente le prestazioni dei tuoi post, utilizzando i dati statistici messi a disposizione dalla funzione Analitica: ti sarà più facile capire cosa funziona con il tuo pubblico ed avrai le idee più chiare su quale tipo di video ripetere nel tuo calendario editoriale.

h) Collabora con i creator

Anche dopo aver utilizzato ed approfondito le caratteristiche della piattaforma, non è detto che il tuo brand abbia al suo interno la creatività, la spontaneità e la conoscenza diretta di una specifica nicchia di mercato che può avere un creator o un influencer.

Come dice la stessa azienda, “i creator sono la linfa vitale di TikTok:

  • promuovono la diversità e stabiliscono nuove tendenze
  • non creano solo contenuti allegri e brevi
  • formano anche community forti, positive, inclusive e connesse che si sostengono reciprocamente collegando aree geografiche e culture.

Per questi motivi ti suggeriamo quindi di collaborare e coinvolgere il più possibile dei creator nelle tue campagne marketing su TikTok, così come hanno fatto aziende del calibro di Vodafone, Armani, Furla, e molte altre.

In questo ti viene in aiuto la stessa TikTok: a partire da fine aprile del 2020 è infatti disponibile su invito il TikTok Creator Marketplace, una piattaforma che permette ai brand, alle agenzie e ai professionisti del marketing di mettersi in contatto con i creator di TikTok più adatti alla loro campagna.

Un’opportunità da esplorare e da tenere presente per migliorare l’efficacia delle tue attività su TikTok!

i) Usa i TikTok Ads

Come brand potresti trovare molto efficace un investimento pubblicitario su TikTok, non solo per il vasto bacino di utenza dell’app ma anche perché la pubblicità vi è apparsa solo in tempi recenti.

Questo vuol dire che si tratta di un canale che non è ancora troppo saturo di annunci pubblicitari e dove gli utenti sono potenzialmente più ricettivi ad accogliere le promozioni delle aziende.

Come dice lo slogan dell’azienda, “Don’t make Ads, Make TikToks!”.

E con questo ultimo suggerimento, abbiamo completato questa breve guida alla scoperta di TikTok. Non ti resta che fare tesoro di quanto hai appreso in questo articolo e mettere in pratica i consigli che abbiamo voluto condividere con te.

Ora è il tuo turno!

 

Kikkoman, McDonald’s e OBLI: i migliori annunci stampa di luglio

La creatività non va mai in vacanza, anzi: con il rallentamento delle restrizioni e il lento e progressivo ritorno alle attività quotidiane, l’advertising Out of Home sta vivendo un nuovo momento magico.

Grazie a questa situazione, anche le creatività ricominciano a essere audaci, colorando gli spazi comuni con messaggi e proposte.

Gustiamo insieme la selezione dei migliori annunci stampa di luglio, selezionati tra le campagne delle agenzie di tutto il mondo.

LEGGI ANCHE: KFC, De Standaard e Lion Heart: i migliori annunci stampa di giugno

Kikkoman – Kikkoman Gold Medal

Per celebrare i giochi olimpici di Toyko, l’agenzia di Zurigo Freundliche Grüsse ha ora creato un Out of Home molto speciale per la tradizionale marca giapponese: un semplice nastro di tessuto trasforma il logo Kikkoman in una medaglia d’oro. Tanto semplice che non ha bisogno di parole.

Kikkoman

Advertising Agency: Freundliche Grüsse, Zürich, Switzerland
Creative Director: Pascal Deville
Creative Director: Samuel Textor
Art Director / Concept: Norihito Iida
Copywriter / Concept: Christian Stüdi

Senda Verde – Versus

Il calcio continua ad essere lo sport più popolare del mondo e la Bolivia non fa eccezione.

Nonostante la squadra nazionale, soprannominata la squadra “verde”, non ottenga buoni risultati, può contare sul favoloso entusiasmo dei suoi tifosi.

Senda Verde è una ONG rifugio per animali di 18 anni in Bolivia, che cura e riabilita gli animali in pericolo.

In occasione della Copa América Brasil 2021, Senda Verde mette alla prova i fan del “verde”, chiedendo loro quale “verde” avrebbero sostenuto.

Una campagna di stampa e social media che cerca di rendere la popolazione consapevole dei danni che stiamo facendo alla natura e agli animali che la abitano, che senza dubbio hanno bisogno di veri tifosi.

senda verde

senda verde

senda verde

Advertising Agency: Humano, Santa Cruz de la Sierra , Bolivia
Chief Creative Officer & Partner: Ferju Cuevas
Creative Director & Partner: Rodsel Ticona
Art Director: Jorge Cobo
Designer: Ravier Endara
Copywriter: Ferju Cuevas
Digital Studio: Gonzalo.Studio

OBLI – Prison

Quando si affitta una proprietà immobiliare, il padrone di casa ha il diritto di chiedere una garanzia, per essere protetto da ritardi nei pagamenti, possibili danni alla proprietà e qualsiasi altro debito.

In Israele, gli inquilini sono tenuti a presentare una “garanzia bancaria” e per farlo, devono depositare (cioè “imprigionare”) 3 mesi di affitto in contanti, in una banca.

Oggi, grazie a OBLI, una nuova società fintech, gli inquilini possono fornire una garanzia sicura senza dover separare i loro soldi.

OBLI - Prison

OBLI - Prison

OBLI - Prison

OBLI - Prison

Advertising Agency: Boom!, zichron yaakov, Israel
Art Director, Creative Director: Eyal Segal
Copywriter, Creative Director: Michal Almog
Co Founder And Director: Hagit Kamin
Photoshop And Digital Illustrator: Alex Melik-Adamov
Marketing And Sales Director: Tomer Miedzigorski

McDonald’s – World Emoji Day

Cosa c’è di più iconico di un cheesburger? Il classico panino all’americana con hamburger e fetta di formaggio, simbolo di una delle più grandi catene di fast food del mondo si trasforma in un’icona in questa campagna di McDonald’s.

Esattamente come per le emoji, basta un attimo per comprenderne il significato.

McDonald's World Emoji Day McDonald's World Emoji Day McDonald's World Emoji Day

Advertising Agency: ONIRIA/TBWA, Paraguay

Accidents Awareness – Bag, Mug

Piccole distrazioni, quelle che ci capitano mentre guidiamo. Ma anche sorseggiare da una tazza di caffè o cercare qualcosa con lo sguardo e frettolosamente, da una borsetta, può comportare gravi conseguenze.

Attenzione alla guida, sempre!

Accidents Awareness

Accidents Awareness

Advertising Agency: Nabaroski Ad Store
Creative Director / Art Direction: Mohamed Nabarawy
Copywriting: Ziad Waleed
Business Developer: Mohamed Zayed
Graphic Designer: Hassan Saied

presenza social della tua azienda

Come la tua impresa dovrebbe agire sui Social Media (anche se non è una Big)

50 anni fa i dipartimenti Risorse Umane spuntavano come funghi nell’organigramma delle grandi aziende.

Oggi la stessa dinamica accade per i dipartimenti di Digital Marketing e Social Media. Difficile non averne uno all’interno della struttura aziendale.

Ormai, anche i grandissimi brand si  sono convertiti al dio Social. Se anche un gigante del tech come Apple presidia quotidianamente le principali piattaforme, c’è un motivo: le persone danno per scontato che le grandi aziende siano intercettabili sui social media.

E, più è grande l’azienda, maggiori sono le aspettative delle persone sui tempi di reattività alle loro domande. O sulla capacità di offrire argomenti di intrattenimento creativi, contenuti interessanti che diffondono i valori del brand. O ancora, porre rimedio a eventuali casi di emergenza e scivoloni sul web.

Nella maggior parte dei casi, queste aspettative non sono disattese. Nella maggior parte dei casi, appunto. C’è ancora qualcuno che pensa di poter fare a meno di questo canale di comunicazione, di cui invece ha bisogno ogni azienda, indipendentemente dalla sua dimensione.

Proviamo a identificare i motivi che spingono una grande azienda ad investire nei social media per come soddisfare (o in alcuni casi superare) le aspettative dei clienti, in modo da applicare le conclusioni anche alle nostre realtà più circoscritte.

Il dipartimento di Social Media Marketing potrebbe essere un’impresa a sé stante

Una grande multinazionale si trova spesso a gestire diversi canali social in diverse aree del mondo e lingue.

In base al mercato, le aziende possono anche gestire account separati per supporto al cliente, marketing, verticali di business, divisioni interne e persino nuove opportunità di carriera.

Social Media grandi aziende Ninja Marketing

Basta digitare la parola “Disney” nella barra di ricerca di YouTube e vedere quanti risultati vengono visualizzati.

Le attività di social media marketing coinvolgono team di grandi dimensioni, una o più agenzie di comunicazione, un supporto legale e strumenti di gestione su scala aziendale.

Per mantenere la coerenza di Tono di Voce e Brand Identity su ogni piattaforma social, le aziende si affidano a linee guida, manuali operativi e documenti di social media policy interna ed esterna.

Gli obiettivi principali delle grandi aziende sui social

1. Aumentare la consapevolezza del Brand

Anche se molte grandi aziende B2C possono già beneficiare di una solida brand awareness, i social media hanno la capacità di aumentare la percezione del marchio con determinati messaggi o specifiche campagne di marketing studiate per lanci di prodotto, eventi particolari e altre iniziative commerciali.

Anche per le aziende B2B, i social media si rivelano un mezzo per aumentare la visibilità del marchio e pubblicizzare soluzioni commerciali verso potenziali partner e clienti.

2. Entrare in connessione con un pubblico specifico

Tutto parte da un unico assioma: piattaforme social diverse sono popolate da pubblici con dati demografici diversi.

Ad esempio, per raggiungere i consumatori cinesi benestanti, i brand del luxury fashion sono stati tra i primi ad aprire account aziendali WeChat.

Viceversa, per raggiungere il pubblico più giovane, diversi grandi marchi come ChipotleBetty CrockerFruit Gushers, sono passati su TikTok.

@chipotleComing soon to a Chipotle near you… ##chipotle ##gold ##burrito ##foodtiktok ##trending ##fyp♬ original sound – Chipotle

La segmentazione avviene anche all’interno delle piattaforme stesse: tante aziende gestiscono account separati per aree geografiche e destinatari differenti.

Netflix, ad esempio, ha impostato un re-indirizzamento automatico in base alla posizione geografica dell’utente. Il targeting degli annunci sponsorizzati è un’altra tattica ben nota che i principali marchi utilizzano per raggiungere il pubblico correto.

3. Misurare il sentiment del cliente

La percezione del cliente può spostare l’equilibrio su tutto il processo di sviluppo del prodotto, la messaggistica e persino i valori aziendali.

Il feedback diretto dei consumatori attraverso sondaggi e questionari è un modo intelligente per trovare spunti di riflessione o suggerimenti creativi.

Il monitoraggio dei fan sui social media offre alle aziende un modo per interpretare i segnali, individuare le tendenze del momento, capire meglio ciò che interessa alle persone. Basta chiedere alla propria community online e i veri fan del brand si scatenano nel fornire il proprio supporto.

Come è successo nel 2014, IKEA ha collaborato con Brandwatch per aprire un Listening Hub. Da allora, il Listening and Learning è diventato il primo stadio della catena del valore del brand svedese.

Il social listening permette ai brand di essere presenti quando conta. Non sempre gli utenti sui social si ricordano di taggare le pagine o i profili ufficiali delle aziende quando parlano di loro. Ecco perché è molto importante una costante attività di monitoraggio che tenga traccia anche delle parole chiave oltre che le menzioni.

4. Fornire assistenza ai clienti

Tutti noi oggi interpelliamo i canali social quando abbiamo bisogno di supporto per un prodotto o un servizio. Secondo uno studio della Harvard Business Review, semplicemente rispondere alle persone sui social media innesca un effetto positivo verso il brand e l’azienda.

HBR

Secondo la ricerca, i clienti che hanno ricevuto un qualsiasi tipo di risposta da un referente o un social media manager dell’azienda, si sono rivelati maggiormente predisposti a spendere di più con quell’azienda.

5. Aumentare il traffico e le vendite

Dal social selling al social commerce. I social network sono una delle principali fonti di traffico e di vendita per le grandi aziende. E lo saranno sempre di più.

Le piattaforme social continuano ad implementare nuove funzionalità per rendere lo shopping ancora più facile. Dalle pagine vetrina, le dirette live dedicate alla vendita, il tag dei contenuti sullo shop e i sistemi di pagamento rapido in piattaforma.

Lo shopping in live-stream ha generato 449,5 milioni di dollari di vendite in un solo giorno in Cina il 1° luglio 2020.

Il social network è oggi un canale di marketing in cui poter praticare il principio di esclusività. Le grandi aziende premiano i clienti con anticipazioni, offerte riservate o a tempo, codici promozionali e accesso in premier.

6. Reclutare i giovani professionisti

Il social recruiting è una pratica ormai all’ordine del giorno. Soprattutto quando creatività e simpatia sono tra gli aspetti distintivi dell’azienda.

Le offerte di lavoro su LinkedIn sono senz’altro più sobrie, ma chi l’ha detto che il candidato perfetto per una nuova posizione vacante non si trovi proprio grazie ad un annuncio di lavoro pubblicato dai profili social ufficiali dell’azienda?

Social Media grandi aziende social recruiting

Per i giovani professionisti, l’immagine aziendale è più importante che mai.

E sappiamo quanto sia complesso e difficile soprattutto per le grandi aziende, mantenere un’immagine positiva di sé.

Secondo un recente sondaggio di McKinsey, gran parte dei Z Gen crede che le grandi aziende siano meno etiche delle piccole imprese.

Today's young people differ from yesterday

Un sondaggio del 2020 di Glassdoor rileva che 3 candidati su 4 in cerca di lavoro, si rivolgono ad aziende con una forza lavoro diversificata. Che prendono posizione sul Black Lives Matter, sulla diversità di genere, sull’attualità culturale e le problematiche legate al posto di lavoro. Sono topic estremamente attuali sui social media.

diversity in workplace

7. Costruire una Brand Community

Le Brand Community esistono da molto prima della nascita dei social network. Semplicemente oggi i gruppi Facebook, gli account privati e gli hashtag legati al brand sono un mezzo per comunicare ad appassionati e fan del marchio, con i club e i gruppi che fanno del brand uno stile di vita. Anche negli spazi online.

Uno studio del Journal of Business Research del ScienceDirect, afferma che la partecipazione alle community aumenta la brand loyalty verso l’azienda. Sappiamo bene quanto sia difficile costruire un rapporto di fiducia con i consumatori.

Tutti adorano scambiare quattro chiacchiere con il barista o con il parrucchiere. È il modo più semplice per restare in contatto con la realtà di tutti i giorni. I grandi brand possono raggiungere livelli di fiducia simili proprio grazie ai social media.

Ad esempio, sarebbe sufficiente rileggere la cronologia dei messaggi della chat prima di rispondere a un cliente, per comprendere la sua situazione e contestualizzarla. Sapere che è la quarta volta che qualcuno ha un problema con un servizio, o è membro di un programma fedeltà, consente di instaurare una comunicazione con prospettive migliori.

8. Rendere il tuo brand più umano

Non c’è niente da fare. Ci riesce molto più facile entrare in contatto con il nostro vicino di casa, piuttosto che con una società senza volto. Le persone vogliono avere a che fare con i volti che lavorano dietro al brand. Che si tratti di marketing, recruiting o supporto.

Ad esempio, uno studio della Harvard Business Review ha scoperto che anche qualcosa di futile come la firma di un messaggio o di una e-mail, con il nome del referente o dell’operatore che ha svolto il servizio, migliora la percezione del cliente verso l’azienda.

9. Guidare le scelte attraverso i valori

Dai barattoli per le donazioni, ai menu sostenibili, i segnali di etica delle piccole imprese sono spesso posti in bella evidenza. Da questo punto di vista, le imprese multinazionali devono lavorare un po’ di più per diffondere i valori aziendali.

Una recente ricerca dell’Università di Toronto rivela che le persone esprimono giudizi su un’azienda già solo in base alle sue dimensioni. Ugualmente, i consumatori puntano sempre più ad allineare le proprie decisioni di acquisto ai valori dichiarati ed espressi dal brand. Perciò è essenziale che le posizioni delle grandi aziende siano chiare, oneste ed espresse. Come si legge all’interno del rapporto:

La storia che racconta il marchio deve essere fedele alla tua attività e tener conto delle aspettative dei tuoi clienti

Ed è quello che fa Patagonia nelle sui suoi canali social, come in questo video YouTube.

10. Restituire alla comunità

Le persone acquistano a chilometro zero per supportare la comunità locale. Le multinazionali, viceversa, devono confrontarsi quotidianamente con lo spettro della fama di sfruttatrici.

Quasi la metà delle aziende globali valutate nel Corporate Human Rights Benchmark 2020 non supera gli standard dei diritti umani delle Nazioni Unite.

I social media sono un luogo in cui le aziende che restituiscono alle comunità in cui operano, hanno l’opportunità di distinguersi da quelle che non fanno altrettanto. I brand internazionali dovrebbero condividere sui social media le attività messe in pratica per reinvestire nella comunità di riferimento dei consumatori o in quelle in cui operano.

“Più raccogli, più semini” la campagna di payback con Treedom che trasforma i punti in alberi

PAYBACK, Piattaforma di Marketing Multipartner che oggi vanta un ecosistema di circa 300 Partner tra Retailer ed eCommerce, lancia la campagna “Più Raccogli, più Semini”, realizzata in collaborazione con Treedom, che trasforma i punti promozionali che i clienti accumuleranno con le proprie spese presso i Partner aderenti all’iniziativa, in alberi che popoleranno la foresta PAYBACK.

La collaborazione con Treedom prevede, per la campagna attiva dal 5 luglio all’8 agosto 2021, un coinvolgimento diretto dei clienti che possono partecipare all’iniziativa semplicemente usando i coupon dei Partner aderenti che possono essere attivati con un clic sul sito o sull’App PAYBACK. Diversi i Partner aderenti all’iniziativa: come American Express, Bricofer & Self, Carrefour, Esso, Maxi Zoo e tantissimi Partner Online.

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Gli acquisti effettuati dai clienti presso questi Partner consentiranno di accumulare i punti promozionali che contribuiranno alla creazione della foresta PAYBACK. L’obiettivo di PAYBACK è di raggiungere la soglia dei 45 milioni di punti che corrispondono alla piantumazione di 3.000 alberi, un traguardo che potrà essere raggiunto grazie al contributo di tutti coloro che aderiranno all’iniziativa e che concorreranno in una maratona collettiva per uno scopo comune che sarà possibile monitorare sul sito PAYBACK grazie ad un contatore attivo per tutto il periodo della campagna.

Oltre alla piantumazione degli alberi – che sono preziosi alleati perché producono ossigeno, assorbendo la CO₂ dall’atmosfera – il progetto ideato da PAYBACK con Treedom porterà anche benefici sociali ed economici alle comunità coinvolte. 

Più Raccogli, più Semini

L’impatto positivo degli alberi non si esaurisce con la piantumazione, ma dura negli anni, a beneficio delle popolazioni che se ne prendono cura, e dell’intero pianeta. La storia di questi progetti sarà raccontata sul sito di Treedom, dove ogni albero piantato avrà una sua pagina dedicata con una foto, le coordinate GPS e la stima del suo contributo ambientale

La campagna si inserisce in un percorso più ampio che PAYBACK ha intrapreso nell’ambito della sostenibilità. Tra le iniziative più recenti, avviate quest’anno, troviamo la digitalizzazione del catalogo premi PAYBACK che introduce anche una selezione di scelte sostenibili. Nella stessa ottica si muove la spinta all’utilizzo dell’App come canale di accesso a tutte le promozioni e anche all’e-card, con l’obiettivo di avviare il processo di smaterializzazione della carta fisica.

Luca Leoni, CEO PAYBACK Italia, ha commentato:

Il progetto con Treedom e le altre iniziative che abbiamo avviato quest’anno rappresentano per noi piccole azioni nell’area della sostenibilità. Vogliamo infatti fare la nostra parte, seppur piccola, con l’auspicato raggiungimento dell’obiettivo di piantumazione di 3000 alberi che comporranno la foresta PAYBACK. Il progetto rappresenta per noi un impegno duraturo e concreto che rimarrà vivo oltre il periodo della campagna, non solo per la natura e i tempi di sviluppo che richiede, ma anche e soprattutto perché vogliamo alimentare la foresta PAYBACK ogni anno con iniziative che coinvolgano i clienti, che hanno contribuito direttamente a costruirla, e anche i nostri dipendenti in un’ottica di impegno comune che può fare la differenza.

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Inoltre, durante il periodo della campagna sarà attivo il concorso «Raccogli&Vinci» per premiare i clienti virtuosi e attenti alla sostenibilità che attiveranno e utilizzeranno almeno 2 coupon di due Partner diversi contrassegnati dall’icona di un albero e prenderanno così parte automaticamente al concorso che mette in palio 2.000.000 di punti con cui i vincitori potranno richiedere come premio, ad esempio, una bicicletta, oppure i buoni sconto da utilizzare al momento dell’acquisto. Ciascun cliente potrà inoltre attivare dall’App PAYBACK il coupon speciale “RADDOPPIA”, contrassegnato dal logo «Raccogli&Vinci», per raddoppiare le possibilità di prendere parte all’estrazione prevista dal concorso.

AdSigner, Callbell e Identiji: i digital tool della settimana

Il mondo di Internet mette continuamente i professionisti davanti a nuove sfide. I digital tool diventano spesso un modo per semplificarsi la vita, per integrare il lavoro dei team, o addirittura per rendere più piacevole il luogo di lavoro.

Tra gli strumenti che la redazione di Ninja ha selezionato questa settimana c’è un occhio proprio a questi aspetti, con tre parole chiave in mente: comunicazione, privacy, green.

Senza ulteriori indugi, scopriamo i tool digitali di questa settimana!

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Nuovi spazi pubblicitari

Hai già pensato di utilizzare la firma delle tue email per realizzare campagne di marketing coordinate tra i diversi team? Con AdSigner è possibile generare, unificare visivamente e organizzare centralmente tutte le firme email con una libreria di modelli predefiniti.

Customer support su Instagram

digital tool

Tutto il team può partecipare alle richieste di aiuto da parte dei follower. Per farlo si può usare Instagram Direct for Teams: collegando la pagina Instagram a Callbell in pochi clic si inizia a collaborare sulle chat in DM da un’unica app, assegnando le conversazioni a chi è libero in quel momento.

Ricerca privata e senza pubblicità

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Se sei stanco degli annunci tra i risultati di ricerca, puoi provare Neeva. Creato da ex dirigenti di Google, è un motore di ricerca 100% senza pubblicità e con abbonamento privato che non condivide o vende i dati degli utenti, impegnandosi a offrire le migliori risposte.

L’app salva-piante

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Se non ti sei mai potuto vantare del tuo pollice verde, ma sei amante del verde in casa o in ufficio, questa è l’app di intelligenza artificiale perfetta per te. Con Picture This non potrai più far morire nessuna pianta, perché sarà l’app a consigliarti passo passo come curarla e diagnosticare eventuali problemi.

Password (davvero) difficili da indovinare

tool digital

Le emoji sono diventate ormai un linguaggio universale, comprensibile in qualsiasi lingua umana, ma meno distinguibili per i bot. Identiji offre un nuovo formato di password che è facile da ricordare per gli umani e molto difficile da indovinare per i bot. Per usarla è sufficente un’estensione sul browser.

 

meme regina mancini

Come si arriva in TV con un meme. Ecco chi ha creato Mancini-Regina

Dopo la vittoria della Nazionale Italiana di calcio agli Europei 2020, abbiamo esultato tutti.

Oggi, che il mondo è un po’ più digitale rispetto alle passate occasioni sportive, uno dei modi più semplici per esprimere un’emozione è quello di riversarsi sui social media e affidare a queste piattaforme la nostra gioia e, perché no, anche lo “sfottò” agli avversari che hanno perso.

Con le parole, certo, ma anche con le immagini.

Io non conosco “personalmente” Eman Rus. Anche se ci ho parlato al telefono e via direct message su Instagram, non conosco il suo “nome anagrafico”, ma solo la sua identità digitale. Che è ancora più seguita adesso che i suoi lavori hanno fatto, letteralmente, il giro delle piattaforme dei social network, arrivando anche sulle TV nazionali.

eman russ meme Mancini Regina

Se il nome di questo creator non vi dice molto, di sicuro lo farà l’immagine di cui parliamo oggi, il “meme” (anche se lui non li definirebbe così), in cui l’allenatore dell’Italia, Roberto Mancini, appare abbigliato con il classico outfit della Regina Madre.

 

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Come si fa a proteggere la paternità di un contenuto così “veloce”, se viene manipolato e condiviso migliaia di volte da realtà grandi e piccole? Lo abbiamo chiesto proprio a lui.

Abbiamo visto il meme Mancini-Regina un po’ dovunque, anche in tv. Ci racconti cosa è successo?

Il fotomontaggio Mancini Regina è stato realizzato il giorno che abbiamo scoperto di dover disputare la finale contro l’Inghilterra, ma si è diffuso in maniera esponenziale sul web solamente dopo aver vinto la partita contro gli inglesi. Mi sono goduto i festeggiamenti e, di conseguenza, non mi sono reso conto immediatamente di cosa stava succedendo sui social.

Il fotomontaggio è stato ripostato in molteplici pagine privandolo del mio logo e della mia firma, rendendo perciò sconosciuto l’autore; è stato trasmesso anche in televisione ma naturalmente la mia firma non c’era più, è comparso ovunque.. nei social e nelle home dei siti internet di vari giornali nazionali.

Persino una nota radio nazionale lo ha pubblicato nella sua pagina Instagram e, in seguito alle centinaia di segnalazioni fatte dai miei follower, nessuna modifica è stata apportata. Il fotomontaggio era stato privato del mio logo ed è stato aggiunto quello della radio che si è così appropriata del contenuto che io avevo ideato e creato.

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Se un meme diventa virale, rischia di perdere il legame con l’autore. Come si fa a tenerne traccia?

Con questa domanda ne approfitto per sottolineare il fatto che il mio lavoro è distante dal concetto di meme. Il meme per me cosa è ?

È l’immagine della Regina Elisabetta seduta da sola durante i funerali del marito, è Sergio Mattarella che esulta dopo il gol, è l’uomo affacciato dal balcone di Matera, è Chiellini che tira la maglia del giocatore inglese.

Ecco, sono tutte queste immagini che per circa una settimana diventano iconiche, e vengono snaturate dal loro contesto originario e rielaborate per creare dei contenuti ironici.

Nella maggior parte dei casi, questa tipologia di contenuti viene accompagnata da scritte all’interno dell’immagine. Io, nella maggior parte dei casi, se non sempre, non uso questa tipologia di contenuto.

 

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Piuttosto, cerco di creare degli scenari nuovi attraverso il fotomontaggio. Faccio satira attenendomi ai fatti di cronaca estremizzando la realtà o rielaborandola secondo la mia visione. Sono delle immagini che, a differenza dei meme, hanno un’ideale ben preciso e spero abbiano un eco più duraturo.

Vedo infatti che i miei fotomontaggi vengono utilizzati dalle persone come immagine profilo dei propri account; altri li stampano e se li appendono in camera, molti addirittura ne fanno delle magliette. Non so… credo che il mio lavoro sia molto distante dai meme.

Per rispondere alla tua domanda, per tenere traccia di un contenuto diventato virale è innanzitutto necessaria la firma o il logo riconducibile all’autore. Poi ti devi affidare al buon senso e correttezza delle persone o delle pagine che ripostano il tuo contenuto.

Basta una persona che rimuove la firma dall’immagine e il contenuto è andato perso. Ed è quello che è successo con Mancini Regina. Per tutta questa serie di ragioni sono nati gli NFT.

Dal tuo punto di vista, per un brand, quale sarebbe la procedura corretta per condividere un meme diventato virale?

É molto semplice: basta rendere onore al lavoro dell’autore citandolo nella caption, mantenendo il logo originario, senza l’aggiunta di loghi secondari.

I tag devono essere mirati. Se un’artista viene taggato in una sua foto riportata in un’altra pagina, ma nei tag ci sono altre 15/20 persone, penso che a quel punto il tag perde di valore. Lo stesso meccanismo dovrebbe verificarsi in tv o su altre piattaforme. Citando sempre chi c’è dietro quel contenuto e chi ha speso del tempo per crearlo.

Cosa c’è dietro la creazione di un meme virale? Qual è il processo creativo?

Il processo inizia con l’identificazione di un evento o di un tema con particolare rilevanza a livello nazionale o internazionale. Dopodiché, butto giù una serie di appunti e faccio delle prime simulazioni a mano. La fase ,forse più complicata, del mio lavoro è la ricerca delle immagini. Occorrono quelle con l’angolatura ben precisa, quelle con i colori giusti, servono le espressioni dei personaggi selezionati adatte, felici piuttosto che tristi.

A quel punto arriva il lavoro vero e proprio: collego la mia tavoletta grafica, apro Photoshop e “dedico il mio tempo ai livelli” ( i livelli di Photoshop, appunto). Termino il fotomontaggio, lo salvo e me lo invio nel telefono. Una volta visionato da lì, mi accorgo se il lavoro è soddisfacente o se è necessaria qualche altra modifica.

 

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Le piattaforme social puntano sempre più sui creator. Come monetizzi la creazione dei tuoi contenuti?

Un creator potrebbe monetizzare come monetizzano gli influencer, con la differenza che gli influencer ci mettono “solo” la faccia e la fama già consolidata, mentre un creator dovrebbe metterci un lavoro artistico alla base e un’idea originale. Si può monetizzare anche attraverso lavori su commissione per singoli o aziende, o creando contenuti esclusivi per altre pagine.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?

Il consiglio che posso dare a chi vuole avvicinarsi a questo mondo è di lavorare tutti i giorni per arrivare a un proprio stile riconoscibile, quello che esprime al meglio se stesso. L’attenzione al dettaglio è una componente fondamentale, stare sempre sul pezzo e anticipare le mosse degli altri e creare una visione differente che gli altri non hanno immaginato.

E poi, inutile dirlo, metterci sempre passione.