Dall’esperienza di Meet ho imparato a stare fuori dagli schemi, cercare di avere la mente libera da pregiudizi, regole, schemi, e applicare un pensiero critico.
Questo è il mood di Maria Grazia Mattei, fondatrice e Presidente del centro nonché inventrice di Meet the Media Guru, ciclo di incontri e confronti internazionali con il gotha della cultura digitale e dell’arte, della filosofia e della comunicazione, del marketing e dell’imprenditoria.
Maria Grazia accoglie Mirko Pallera durante il Ninja Van Tour, mostrandogli i manifesti affissi alle pareti del Meet, che raccontano la storia della cultura digitale in un percorso, compreso di proiezioni, chiamato “Le radici del nuovo” e un’intera sala dedicata al Siggraph, l’iniziativa più importante al mondo dedicata all’evoluzione della cultura digitale dalla computer-grafica alla realtà virtuale.
Il luogo di cultura Meet, a Milano è sempre stato un ritrovo dedicato a rassegne e cinema, adesso invece si è rimodernato attraverso la cultura digitale. Le pareti raccontano il percorso “le radici del nuovo” fatta di poster, oggetti, proiezioni sui muri, effetti speciali, web e 3D. Racconta Maria Grazia:
Per questo mio nuovo progetto ho coinvolto 4 artisti: Carlo Stanga, Chiara Luzzana, il gruppo Screen Colors e i Fuse. Abbiamo creato un monitor 12×8 m lineare da girare attorno le opere che danno il benvenuto, la sensazione è una Milano che parla, che si presenta con narrazione più sonora che visiva, con riprese particolari alla continua scoperta di luoghi. Quattro nuove interpretazioni in un modo innovativo di raccontare la città: così nasce Nice to Meet You.
Anche il Meet ha subito una battuta d’arresto con la chiusura forzata dello scorso anno, nonostante molti progetti erano pronti a partire, sempre con lo sguardo dell’arte verso il futuro, con sperimentazioni narrative, artistiche e creative. Una realtà concepita già 7 anni fa, con costanti ricerche e preziose collaborazioni con altri centri Europei, uno spazio che coniuga tutte le dimensioni.
Meet è quello che ci serve, a Milano e nel resto del territorio. Riconcilia la dimensione locale a quella internazionale. Continuiamo a raccontare le storie passate, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, che guardano al futuro, aiutandoci a ragionare. Consiglio a tutti di tenere d’occhio questo processo inarrestabile, approcciarci al nuovo con curiosità, avere apertura mentale e diventare pienamente consapevoli di quello che sta accadendo. Non dobbiamo essere passivi di tecnologia, altrimenti saremmo schiacciati. Se si liberano energie, si scoprono praterie da esplorare.
Un museo, dunque, dove gli artisti espongono, non con un pennello, ma con computer e algoritmi, aiutando a cambiare la percezione delle cose, con nuove forme d’arte. È Il Meet vuole rispecchiare questa storia: guardare n° prospettive, non un punto di vista solo.
Non c’è dubbio, il Meet è un posto davvero Unbreakable, in grado di attraversare ogni periodo storico e ogni cambiamento, di continuare a raccontare il passato e allo stesso tempo farsi specchio del futuro.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/intervista.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-06-24 17:30:542021-07-26 11:10:24Come la cultura digitale sta cambiando l'arte in ogni dimensione
Facebook ha annunciato nuovi modi per fare acquisti attraverso le proprie app, insieme a soluzioni per le aziende per personalizzare lo shopping con inserzioni e investimenti in tecnologie che daranno forma alle esperienze di shopping di domani.
L’annuncio delle nuove funzioni è arrivato dal CEO di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, durante una Live Audio, e diffuso attraverso un post nella newsroom e in un blog post su Facebook for Business con tutti i relativi dettagli.
Il modo in cui le persone fanno acquisti è cambiato negli ultimi decenni: si è passati dal visitare i centri commerciali al fare acquisti online e, ora, a provare virtualmente gli occhiali da sole dal proprio divano.
Lo shopping fa parte da anni del DNA di Facebook, con brand del mondo retail che utilizzano annunci personalizzati per raggiungere i clienti. Lo scorso anno, quando il COVID-19 ha bloccato le attività economiche locali, Facebook ha accelerato il lancio di Shops per aiutare le imprese a vendere online.
Una tendenza, quella del social commerce, su cui l’azienda di Mark Zuckerberg punta perché crede fortemente che non sia un fenomeno temporaneo: un consumatore su tre, a livello globale, afferma di voler passare meno tempo in negozio anche dopo la fine della pandemia, e quasi tre quarti dichiarano di trarre ispirazione per lo shopping da Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp.
Facebook è quindi intenzionata a continuare a investire in Shops, rinunciando a richiedere commissioni alle aziende fino a giugno 2022.
Secondo i dati diffusi dall’azienda di Palo Alto, oggi Shops può contare su oltre 300 milioni di visitatori mensili e più di 1,2 milioni di Shops attivi mensilmente, ma l’obiettivo è quello di rendere ancora più semplice per le persone scoprire prodotti e fare acquisti sul social media, attraverso due step già previsti:
permettere alle aziende di alcuni Paesi selezionati di mostrare il loro Shop su WhatsApp
a partire dagli Stati Uniti, consentire di portare i prodotti di Shops su Marketplace, aiutando i business a raggiungere oltre 1 miliardo di persone che a livello globale che visitano Marketplace ogni mese.
Particolare attenzione verrà data anche alla soddisfazione delle persone che acquistano online: ci sarà infatti un’implementazione delle recensioni dei prodotti negli Shops su Instagram e la visualizzazione di foto e video della community. L’idea è quella di aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli su cosa comprare e permettere alle aziende di ricevere feedback sul loro operato.
Personalizzare il percorso d’acquisto con le inserzioni
Anche le soluzioni pubblicitarie per Shops verranno personalizzate, in modo da fornire esperienze pubblicitarie uniche basate sulle preferenze di acquisto delle persone.
Ad esempio, Facebook sta testando la possibilità per le aziende di indirizzare i consumatori dove è più probabile, in base al loro comportamento di acquisto, che comprino qualcosa, come una selezione di prodotti a cui potrebbero essere interessanti in uno Shop o sul sito web di un’azienda.
La scelta sarà possibile grazie a strumenti già a disposizione delle aziende che le aiutano a trovare il pubblico giusto, come il Pubblico personalizzato e inserzioni con tag di prodotto, che consentono ai business di indirizzare le persone al loro Shop direttamente da un annuncio. Nel complesso, questo insieme di soluzioni personalizzate per le inserzioni in Shops può aiutare le aziende a portare i clienti dalla fase di scoperta a quella di acquisto.
Nuove tecnologie per potenziare il futuro dello shopping
Anche le tecnologie come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale faranno la loro parte in questo cambiamento. Questo nuovo approccio all’acquisto sarà, con grande probabilità, il modo in cui faremo shopping in futuro.
Il gruppo di Facebook sta quindi investendo in tecnologie immersive come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, che saranno le fondamenta del modo in cui faremo acquisti online in futuro. Con i nuovi strumenti di scoperta visuale su Instagram, stiamo aiutando i consumatori a trovare nuovi prodotti, e con le esperienze di Realtà Aumentata stiamo aiutando le persone a visualizzare gli articoli prima dell’acquisto.
Su Instagram, lo shopping inizia con la scoperta visiva. Ogni giorno le persone scorrono attraverso l’app fermandosi quando vedono dei contenuti che le ispirano, un momento che diventa un punto di partenza per il percorso di acquisto.
Quest’anno il social media inizierà a testare una nuova ricerca visuale alimentata dall’Intelligenza Artificiale. La ricerca visuale aiuta le persone a trovare prodotti simili tra loro semplicemente toccando l’immagine di un abito che gli piace. In futuro sarà possibile semplicemente scattare una foto per avviare una ricerca visuale.
Anche se i negozi stanno riaprendo in molti paesi, due terzi delle persone che fanno acquisti online affermano che vorrebbero provare “virtualmente” i prodotti stando comodamente a casa propria.
Per aiutare i consumatori a valutare meglio la vestibilità di un prodotto prima dell’acquisto, le app di casa Facebook stanno rendendo più facile per i brand creare esperienze di prova con la Realtà Aumentata in Shops attraverso nuove integrazioni API con Modiface e Perfect Corp e stanno anche introducendo nuovi strumenti per aiutare i brand a includere cataloghi di prodotti in Realtà Aumentata nelle inserzioni, per mostrare automaticamente prodotti rilevanti per le persone, in base ai loro interessi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/facebook-social-commerce.jpg7261301Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-06-23 16:10:132021-12-29 15:00:03Social Commerce: Facebook annuncia Shops su WhatsApp e altre novità
JoinPad è una delle società di Realtà Aumentata più avanzate nel settore industriale, e nel 2011 ha presentato, per la prima volta al mondo, una soluzione indossabile AR per il campo della manutenzione.
Il CEO dell’azienda, Mauro Rubin, è stato uno degli speaker di N-Conference, il Visionary Business Event di Ninja che ha celebrato le Unbreakable Companies, aziende e persone capaci di sopravvivere alla crisi grazie alla voglia di innovare e guardare oltre le difficoltà.
Al centro dell’evento sono state quelle realtà in grado di reinventarsi, esplorando nuovi modi di stare sul mercato. Ma è stata anche l’occasione di conoscere e imparare da chi è in grado di trasformare gli ostacoli in opportunità e agire fuori dagli schemi per dominare il futuro.
L’attività principale di JoinPad è la creazione di applicazioni che permettono il riconoscimento dell’ambiente e l’erogazione di informazioni contestuali a quel particolare ambiente, ma la sua è una visione privilegiata su tutto l’ecosistema: l’azienda ha infatti anche una filiale in Cina e la realtà che ha modo di osservare e durante i suoi viaggi di lavoro è ben distante da quella che vediamo tutti i giorni e che ci immaginiamo.
Ad esempio, ci sono aziende dove la Industry 4.0 è ormai il passato ed esistono smart factories dove gli unici esseri umani sono i manutentori, tutto il resto è delegato a robot.
“Pensate che fino a 20 anni fa, non esistevano i supermercati in Cina. Oggi, Alibaba è una delle realtà globali che fattura più di un trilione di dollari. Un’intera generazione di figli di agricoltori e pescatori è diventata una popolazione di ingegneri, una middle class che spende e può investire su una tecnologia a basso costo che noi non abbiamo ancora adottato“.
Come la Realtà Aumentata entrerà in diversi business
La porta di accesso privilegiata per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre aziende è rappresentata dai device tecnologici che ci permettono di interagire con un ambiente circostante distante anche migliaia di chilometri.
Attraverso l’utilizzo di due diversi modelli di smart glasses, Mauro ci ha mostrato una piccola parte delle grandissime potenzialità di questa tecnologia.
“Immaginate di essere al lavoro e di dover risolvere una problematica su una catena di montaggio, o magari dover riparare un macchinario“, dice Mauro “e che l’unica persona in grado di farlo sia anni luce lontano da voi. Avete due opzioni: o utilizzare una delle nostre applicazioni, una sorta di assistente virtuale che, attraverso gli smart glasses riconosce la macchina ed è in grado di guidarvi passo passo nella soluzione del problema. L’alternativa, è essere in contatto in tempo reale con il tecnico a distanza che, visualizzando il vostro campo visivo, possa fornirvi tutte le informazioni“.
Ma le frontiere della Realtà Aumentata sono moltissime, basti pensare alle applicazioni di customer care, che possono permettere agli operatori di intervenire in tempo reale sulle problematiche dei consumatori grazie a una tecnologia oggi facilmente erogabile, proprio come gli smart glasses.
Grazie a uno di questi strumenti, JoinPad ha fornito assistenza gratuita a Wuhan durante la prima ondata della pandemia. Perché la forza della Realtà Aumentata sta anche nel rendere l’Intelligenza Artificiale un supporto alle operazioni degli esseri umani, affinché questi possano dedicarsi all’aspetto creativo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/mauro-rubin-copertina.jpg7311291Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-06-22 16:00:582021-06-29 10:25:03Migliorare il business con la Realtà Aumentata, ecco come si fa
Il sostegno simbolico alla comunità LGBTQ+ è ormai diventato onnipresente, in particolare durante il Pride Month.
Le aziende sono ritenute più che mai responsabili delle loro iniziative di diversità e inclusione. Il nuovo imperativo cardine prevede che le imprese coltivino culture in grado di dare più libertà e importanza a coloro che si sono sentiti emarginati o stigmatizzati in passato.
Dal punto di vista del commercio, i consumatori LGBTQ+ sono una delle nicchie meno comprese al mondo, anche se il loro potere d’acquisto totale solo negli Stati Uniti è stimato in 830 miliardi di dollari.
Ma cosa supportano esattamente aziende e marchi? Ancora più importante, cosa succede ai soldi che spendiamo in questi prodotti? Il supporto di un marchio ai problemi LGBTQ+ ha un impatto reale o ha solo un impatto per il marchio? È solo una strategia di marketing o c’è altro?
Microsoft sostiene il Pride 2021 con una campagna globale
Con il claim “Together, we can”, Microsoft lancia una campagna globale per incoraggiare la discussione e la comprensione delle principali tematiche LGBTQIA+, per promuovere attività di supporto e aiutare le persone ad esprimere pienamente se stesse all’interno di una comunità inclusiva.
Focus della campagna il concetto di Intersezionalità, ovvero l’unione (e intersezione) di diverse identità sociali, che vanno oltre l’identità di genere e l’orientamento sessuale e che includono per esempio anche l’etnia, spesso diventata ulteriore oggetto di discriminazione e disuguaglianza.
In Italia, l’azienda partecipa alla nuova edizione del Milano PRIDE, manifestazione dell’orgoglio LGBTQIA+ che quest’anno alternerà eventi in presenza e appuntamenti digitali fino al 26 Giugno.
Per esprimere il proprio supporto virtuale al Pride Month, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente degli utenti una ricca selezione di contenuti speciali per celebrare l’orgoglio LGBTQIA+ online. Una sfilata virtuale di colori con una raccolta di wallpapers firmati Microsoft, sfondi esclusivi per Microsoft Teams e personalizzazioni a tema Pride per le app di Microsoft 365.
Insieme ai dipendenti, nell’ultimo anno Microsoft ha donato più di 2 milioni di dollari alle organizzazioni che supportano le comunità LGBTQI+. Per dare valore al lancio della campagna e dei prodotti Pride 2021, il colosso del software donerà un totale di 150 mila dollari a diverse organizzazioni, inclusa la Fondazione ACLU, impegnata nella lotta per l’equità e l’uguaglianza.
LEGO progetta un set LGBTQ
Dall’inizio di giugno sono in vendita i set color arcobaleno realizzati da LEGO per il Pride Month. “Everyone Is Awesome” è il nome della speciale edizione lanciata dal marchio scandinavo.
Il giocattolo è incentrato sugli 11 colori della bandiera del Pride, con mattoncini e figure in colori monocromatici. Un gesto simbolico a sostegno della comunità LGBTQ.
Secondo Matthew Ashton, Vice President of Design di LEGO, l’azienda voleva creare un prodotto che celebrasse la comunità LGBTQ.
Lo stesso Ashton ha affrontato diverse sfide crescendo da bambino LGBTQ. Ha subito atti di bullismo da parte di altri bambini, ed è stato influenzato da adulti che cercavano di trasformarlo in una persona che non era. “Ero piuttosto effeminato da bambino e mi veniva costantemente detto di fare l’uomo”, dice in un video.
Ashton aveva precedentemente costruito un modello simile a Everyone Is Awesome per decorare la sua scrivania e pensava che il design potesse funzionare bene per questo progetto. Il marchio includeva deliberatamente il nero e il marrone, per riflettere le lotte delle persone LBGTQ, insieme ai colori rosa, bianco e blu della bandiera transgender.
UNO festeggia il Pride Month con un gioco legato all’inclusività
Mattel ha stretto una collaborazione con It Gets Better Project (IGB), un’organizzazione no-profit dedicata a elevare, potenziare e connettere la comunità LGBTQ+ a livello globale.
Il risultato è UNO Play with Pride: il mazzo da 112 carte che presenta una grafica e un packaging a tema arcobaleno che si aggiunge alla vivace collezione del 50° anniversario del marchio.
Ludovic de Saint Sernin x Jack Taylor Lovatt
L’onda rainbow investe soprattutto il mondo della moda, che lancia capsule collection studiate ad hoc, iniziative speciali e accessori ultra cool da sfoggiare durante tutto l’anno, con un forte rimando a diritti e valori come uguaglianza, diversità, inclusione.
Ludovic de Saint Sernin e Jack Taylor Lovatt hanno presentato una nuova collaborazione per festeggiare il Pride Month. È una celebrazione dell’amore, del sesso e della libertà. “Abbiamo più che mai bisogno del Pride Month, per sostenere le nostre comunità, nonché per educare e informare una società più ampia sui danni e sui danni dell’omofobia, della lesbofobia, della bifobia e della transfobia” ha dichiarato Jack Taylor Lovatt.
Una parte delle vendite di queste t-shirt sarà devoluta a un ente di beneficenza selezionato personalmente da Jack stesso che ha la missione di aiutare i giovani a difendere l’uguaglianza LGBTQ+.
Balenciaga celebra il Pride Month con una nuova collezione. La maison di moda parigina continua a promuovere la visibilità LGBTQIA+ con una nuova gamma di abbigliamento.
La collezione vede t-shirt e felpe basic disponibili in due stili.
Il primo presenta lettere in stile college che enunciano “GAY PRIDE BALENCIAGA 2021” mentre l’altro include la parola “GAY” e una bandiera arcobaleno. Il 15% della vendita di questi prodotti andrà al Trevor Project.
La Pride capsule di HUGO BOSS
Per il mese del Pride, BOSS celebra la comunità LGBTQIA+, creando una capsule collection a sostegno di ILGA World (International Lesbian and Gay Association), un’associazione globale che comprende circa 1.700 organizzazioni in oltre 160 paesi e territori che si battono per la parità di diritti per le persone LGBTQIA+.
La nuova collezione presenta i colori della bandiera del Pride e gli slogan su indumenti essential dallo stile unisex, dalle classiche t-shirt alle felpe con cappuccio fino al bodywear.
“Come azienda, vogliamo sostenere le cause che contribuiscono a una società inclusiva, e questo è ciò che sta dietro al messaggio “Love for All”. Tutti noi possiamo fare la differenza” ha dichiarato Ingo Wilts, Chief Brand Officer di HUGO BOSS AG.
Pride in my Calvins
Calvin Klein affronta la ricorrenza del Pride con una nuova campagna #proudinmycalvins.
Il racconto si arricchisce con un parterre di talent e celebrity a livello internazionale: gli artisti Arca e Honey Dijon, il poeta e attivista Kai Isaiah Jamal, il cantante e producer King Princess, l’attore di Élite Omar Ayuso, l’artista, modella e musa Raisa Flowers e infine l’artista brasiliano queer Samuel de Saboia.
La campagna è l’occasione per Calvin Klein di consolidare la sua collaborazione, attiva già da un paio d’anni, con il progetto Trevor, l’organizzazione più grande al mondo per la prevenzione dei suicidi tra i giovani della comunità LGBTQIA+.
Come HUGO BOSS anche Calvin Klein supporta l’ILGA come voce globale per la difesa dei diritti dei membri della comunità LGBTQIA+ che subiscono discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, del genere, dell’identità e delle preferenze sessuali.
Givenchy Parfums lancia un progetto senza precedenti
Per lasciare un segno tangibile durante il Pride Month, Givenchy Parfums dà il proprio supporto alla causa LGBTQIA+ lanciando un nuovo progetto. La Maison ha deciso di collaborare con il gallerista londinese e attivista LGBTQIA+ Amar Singh e gli artisti di Rewind Collective per creare un’opera d’arte digitale che sarà venduta per beneficienza.
Il ricavato sarà devoluto a Le MAG Jeunes organisation, l’associazione nazionale fondata nel 1985 a Parigi come Movimento per l’affermazione di giovani gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Un’iniziativa che riflette molto bene l’approccio della Maison, legato a una creatività disruptive e a continue innovazioni, unite a valori di rispetto e inclusione. Con questa campagna il brand esplora il nuovo mondo dei Non Fungible Tokens, opere digitali codificate che assicurano unicità e autenticità. Givenchy sarà quindi la prima Maison Beauty a lanciare un NFT e a mettere questa innovazione al servizio di una causa sociale.
Absolut Rainbow limited edition
Inclusività, diversità di identità e di opinione, fiducia nel cambiamento sono i valori che ispirano Absolut. Da decenni il marchio è attivo nella difesa della libertà d’espressione ed è a favore di un confronto costruttivo tra le persone.
Per il mese del Pride il brand ha lanciato la limited edition Absolut Rainbow per celebrare i suoi 40 anni di supporto alla comunità LGBTQ+.
“Il concetto del mixing people, da sempre presente nel DNA del brand, riconosce nella diversità degli individui un valore aggiunto e conferma ancora oggi l’impegno dell’azienda nell’affermare che a prescindere dal sesso, dalla religione e dal colore della pelle, siamo tutti liberi e uguali, ma con caratteristiche uniche, differenti che ci rendono chi siamo” ha dichiarato Elena Pedrazzi Brand Manager Pernod Ricard, la multinazionale francese proprietaria del marchio.
Se ami Disney e vuoi saperne di più sul suo sostegno alla comunità LGBTQ+, dovresti dare un’occhiata alla collezione Rainbow Disney. Un assortimento di vivaci maschere per il viso, magliette, peluche e altri gadget per tutta la famiglia.
Il marchio si è anche impegnato a supportare una varietà di organizzazioni LGBTQ nazionali e internazionali, tra cui ARELAS, un’associazione spagnola che offre risorse ai giovani trans, così come Nijiiro Diversity, altra organizzazione senza scopo di lucro in Giappone focalizzata sulla riduzione della discriminazione LGBTQ sul posto di lavoro.
Happy Socks lancia #AlwaysWalkWithPride
Gli stili color arcobaleno delle calze Happy Socks sono stati riprogettati per il Pride Month.
Il marchio si è unito a InterPride per questa collezione, l’organizzazione riceverà il 10% dei profitti da ogni paio di calze venduta.
Dr. Martens: orgogliosi allora, orgogliosi ora, orgogliosi sempre
Tra gli altri brand schierati troviamo Dr. Martens che con i suoi stivali marcia a favore dei diritti LGBTQ+ da molti anni. Un vero e proprio simbolo di ribellione che continua a trarre forza dalle persone.
“Finché avranno bisogno del nostro sostegno – finché ogni singola persona non si sentirà rispettata, al sicuro e vista – continueremo a gridare e a marciare con loro. E continuando a sostenerli in ogni modo possibile” si legge sul sito ufficiale.
L’azienda sostiene varie associazioni di beneficenza LGBTQIA+ in tutta Europa. Quest’anno le donazioni andranno ad akt (Albert Kennedy Trust), un ente di beneficenza per i senzatetto LGBTQIA+, Le Refuge Foundation, un ente di beneficenza per i giovani LGBTQIA+, e Jugend Geden Aids, un ente che affronta lo stigma dell’educazione sessuale.
Reebok celebra tutte le tipologie d’amore
Altra campagna importante nel mondo footwear è quella di Reebok “Fierceness Isn’t Born. It’s Made”.
Un omaggio alla cultura della sala da ballo. Nel video Archie Burnett, Javier Madrid, Aisha Murray, ed Elizabeth Rivera nell’iconica ballroom House of Ninja indossano la nuova collezione “All Types of Love”, realizzata dalla community LGBT+ dei dipendenti Reebok Colorful Soles.
Per l’occasione il brand farà una donazione a favore del Sylvia Rivera Law Project, l’organizzazione che promuove la libertà di esprimere il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, indipendentemente dalla condizione sociale o dall’etnia di appartenenza e senza essere oggetto di molestie, discriminazioni o atti di violenza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/pride-month-1.jpg7301288Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2021-06-22 12:18:332021-06-22 17:28:12Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+
L’Oréal Italia ha annunciato oggi le sei vincitrici dell’edizione italiana del Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
Anche in questa edizione, sono state assegnate sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia. Il bando di questa edizione ha raccolto 320 candidature da tutta Italia.
Le sei ricercatrici premiate e i loro progetti di ricerca
La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM.
Livia Archibugi
Progetto – Tumore del pancreas: a caccia di meccanismi molecolari che predicano la risposta alla chemioterapia
Istituto ospitante: ospedale San Raffaele (Milano), Centro di Ricerca Clinica e Traslazionale sul Pancreas, Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia
Elisa Pellegrini
Progetto – Moria dei canneti e cambiamento climatico: dov’è il collegamento?
Istituto ospitante: dipartimento Agro-Alimentare, Ambientale e Animale dell’Università di Udine: Laboratorio di Biochimica del suolo
Letizia De Chiara
Progetto – Cellule poliploidi renali: un nuovo strumento per la prevenzione della malattia renale cronica
Istituto Ospitante: Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche-Università degli Studi di Firenze
Ornella Juliana Piccinni
Progetto – Via con l’onda: rilevamento di oggetti estremi come resti di eventi di onde gravitazionali nei dati degli interferometri LIGO-Virgo-KAGRA
Istituto Ospitante: Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN)
Natalia Bruno
Progetto – AQTRESS – Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido
Istituto Ospitante: Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) con sede al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non lineare (LENS) e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze.
Lorena Baranda Pellejero
Progetto – Sintesi di molecole funzionali mediata da biomarcatori clinicamente rilevanti attraverso l’uso di sistemi basati su DNA sintetico
Istituto Ospitante: Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie, Laboratorio di Biosensori e Nanomacchine
L’Oréal e UNESCO si impegnano da 23 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.
Francois-Xavier Fenart, Presidente e Amministratore delegato di L’Oréal Italia, commenta:
Quest’anno abbiamo tutti avuto una chiara consapevolezza di quanto sia necessaria la ricerca scientifica. È la scienza infatti che ci ha fornito la risposta per affrontare una pandemia globale che aveva congelato le nostre vite. È per questo che quest’anno siamo particolarmente orgogliosi di premiare queste sei giovani ricercatrici, perché possano portare avanti i loro progetti di ricerca in Italia e perché diventino dei role model, degli esempi da seguire e da emulare, per le loro colleghe e per tutte le giovani donne e ragazze.
Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dichiara:
Katalin Karikó, conosciuta anche come KK, è la biochimica e ricercatrice ungherese che ha dedicato la sua carriera alla messa a punto dell’innovativa terapia genica basata sull’mRNA, impiegata per il primo vaccino anti COVID-19. È un’ambasciatrice d’eccezione del nostro motto “Il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne” oltre che un esempio brillante, per le giovani ricercatrici premiate oggi e nelle precedenti edizioni, e per tutte le donne, di quanto sia importante il loro contributo per il nostro futuro.
L’evento di premiazione e l’open talk tenutosi oggi per condividere e approfondire dati, esperienze e proposte sull’uguaglianza di genere nella ricerca scientifica ha ospitato gli interventi di François Xavier Fenart, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, di Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha inviato un video messaggio, di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, della Professoressa Lucia Votano, di Francesca Santoro, Head of the Tissue Electronics Lab IIT, di Linda Raimondo, studentessa di Fisica all’Università di Torino e divulgatrice scientifica in TV e sui social e di Enrico Bucci, Adjunct Professor, Sbarro Institute-Temple University Department of Biology, Philadelphia. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Alma Grandin.
Secondo l’ufficio statistico dell’UNESCO, complessivamente le donne rappresentano ancora una minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello mondiale. Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il soffitto di cristallo appare ancora piuttosto spesso. Tra il 1901 e il 2020, ad esempio, meno del 4% dei premi Nobel – solo 23 – è stato assegnato a donne, considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la Fisiologia o la Medicina.
Sono diversi i fattori che ostacolano una donna nell’intraprendere una carriera in ambito scientifico, dall’autostima e valutazione di sé stessi, ai gusti personali, alla conoscenza e consapevolezza delle opzioni disponibili a livello accademico.
A questi fattori si vanno ad aggiungere gli stereotipi di genere con una continua rappresentazione di innovatori al maschile. Senza tralasciare che il contributo delle donne nella scienza non riguarda solo il progresso scientifico e sociale, ma anche quello economico: secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare la disuguaglianza di genere in ambito STEM in Europa entro il 2050 determinerebbe un incremento del Pil pro capite tra il 2,2% e il 3,3%.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/1_deposit.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-06-18 12:42:102021-07-26 12:48:03L’Oréal Italia e la commissione Unesco premiano sei giovani ricercatrici scientifiche
Dopo il successo dei test effettuati in alcuni paesi, oggi annunciamo le Inserzioni di Reels a livello globale. Reels è il luogo migliore per farsi notare dalle persone che non ti conoscono e rappresenta un palcoscenico sempre più popolare dove poter scoprire brand e creator.
Le Inserzioni di Reels aiuteranno le aziende a raggiungere un pubblico più vasto, consentendo alle persone di scoprire nuovi e interessanti contenuti creati da brand e da creator.
Le inserzioni appariranno nelle sezioni più popolari dei contenuti reel come la tab Reels, le Storie, tra i reel in Esplora e nel Feed. Come le inserzioni nelle Storie, anche le inserzioni di Reels saranno a schermo intero e verticali, e appariranno a intervalli tra i singoli reel, con una durata fino a 30 secondi. Le persone potranno commentare, mettere “mi piace”, visualizzare, salvare e anche condividere tutte le inserzioni di Reels.
Reels è un ottimo modo per scoprire nuovi contenuti su Instagram, ecco perchè le inserzioni vanno in questa direzione. Per i brand, questo significa avere a disposizione una nuova modalità creativa per interagire con il proprio pubblico.
Afferma Justin Osofsky, Chief Operating Officer di Instagram.
Proprio come per qualsiasi altra inserzione su Instagram, forniremo alle persone la possibilità di controllare anche quelle che compaiono come Reels dando, ad esempio, la possibilità di saltare, nascondere o segnalare un’inserzione non gradita.
Si chiama Greenroom ed è la nuova social app audio lanciata da Spotify. Disponibile in versione mobile per tutti i dispositivi iOS ed Android in 135 Paesi del mondo, è la risposta a Clubhouse, ma si contraddistingue per la possibilità di interagire attraverso una chat di messaggistica dal vivo incorporata, che l’host può attivare o disattivare ogni volta che lo desidera, e di trasformare le conversazioni in podcast. La competizione tra le big tech per il primato del social audio diventa sempre più serrata, a colpi di innovazioni, con la possibilità per i nuovi competitor in campo di disporre, però, di una platea di pubblico già consolidata, come nel caso di Spotify, leader nello streaming audio, con un ecosistema che supera i 350milioni di utenti nel mondo.
Per “parlare di musica, sport e cultura dal vivo”, sottolinea l’azienda. La nuova app permette, infatti, di creare stanze, di ascoltare o parlare dal vivo, di aprire forum e dibattiti.
“Sii tu il creator”: l’invito di Spotify
“Stanze dal vivo uniche. Su Greenroom troverai conversazioni con i migliori artisti, atleti e persone informate”, garantisce Spotify, ma anche “creare Live Rooms e iniziare conversazioni su qualsiasi argomento, selezionando un gruppo”.
Oltre a consentire agli utenti di Spotify di tutto il mondo di partecipare o ospitare sale audio dal vivo e tradurle in podcast, Spotify annuncia anche un Fondo per i creator che contribuirà ad alimentare la nuova app con più contenuti in futuro.
Lo scorso marzo, Spotify aveva annunciato l’acquisizione di “Locker Room”, un’app in cui gli appassionati di sport potevano incontrarsi, per accelerare il suo ingresso nel mercato dell’audio dal vivo. Infatti Spotify Greenroom si sviluppa dal codice esistente di Locker Room, in un evidente restyling, sebbene l’interfaccia utente sia molto simile a quella delle attuali social audio esistenti (Clubhouse, Twitter Spaces, Facebook e LinkedIn), ma con font, iconografia e tavolozza colori identificativi di Spotify. Ogni profilo avrà la possibilità di inserire, inoltre, link di rimando a Twitter e YouTube.
I creator della stanza con relativi altoparlanti sono visualizzati nella parte superiore con icone di profilo arrotondate, mentre la platea di ascoltatori in basso con icone più piccole. Anche le funzionalità sono le stesse, con la possibilità di mutarsi, con il controllo moderazione e l’opzione di portare sul palco l’audience. Le room potranno ospitare fino a 1.000 persone, numero che Spotify pensa di allargare in seguito. La funzione di chat di testo dal vivo può essere attivata o disattivata dall’host ogni volta che lo desidera. Al momento, però, è disponibile solo in lingua inglese.
Per garantire una certa attendibilità ai profili, nascono le Gems, ovvero delle “gemme” (simili a diamanti), una sorta di applauso virtuale, una funzionalità ereditata “dallo spogliatoio” di Looker Room. Il numero di gemme guadagnate da un relatore viene visualizzato accanto all’immagine del profilo durante una sessione, ma al momento non è previsto un valore monetario associato.
Privacy e Codice Etico: le session Greenroom registrate da Spotify
Se la privacy è stata una delle principali difficoltà sperimentata da app come Clubhouse, nella Greenroom le sessioni audio dal vivo saranno registrate dallo stesso Spotify. La società afferma, infatti, che “la registrazione ha scopo di moderazione”: una sfida, quindi, per le piattaforme audio live. Se un utente segnala qualcosa in una sala audio Greenroom, Spotify può tornare a esaminare la questione, per determinare quale tipo di azioni intraprendere, magari chiudendo room audio che violano il suo Codice di condotta. La moderazione dei contenuti, gestita dal suo team dedicato esistente, è tesa, quindi, ad evitare abusi o distorsioni come misoginia e razzismo, come è accaduto invece su Clubhouse, costretta a chiudere delle room per antisemitismo e incitamento all’odio.
Spotify Creator Fund
“Greenroom è l’evoluzione naturale delle prospettive che Spotify ha già precedentemente fissato per il proprio impegno nel mondo dei podcast”, spiega l’azienda che ha anche annunciato lo Spotify Creator Fund, che aiuterà i creatori di audio negli Stati Uniti a generare entrate per il loro lavoro. La società, tuttavia, ha rifiutato di condividere qualsiasi dettaglio su questo fronte, come la dimensione del fondo, i tempi per le distribuzioni, i criteri di selezione o altri fattori. La finalità degli incentivi servirà ad incoraggiare nella creazione di contenuti originali ed imporsi come player di riferimento per il settore del podcasting.
Spotify Greenroom sarà inoltre commercializzata per gli artisti attraverso i suoi canali Spotify for Artists, per stimolare sull’app contenuti incentrati sulla musica. Secondo indiscrezioni, le testate giornalistiche affiliate potranno avere un badge da visualizzare sull’avatar del profilo come brand identity.
Per utilizzare l’app, gli utenti di Spotify accederanno con le informazioni del loro account Spotify attuale. Verranno quindi guidati attraverso un’esperienza di “on boarding” progettata per collegarli ai loro interessi.
Il processo di ricerca di programmi audio da ascoltare si basa principalmente sugli utenti che si uniscono ai gruppi all’interno dell’app. Spotify, però, chiarisce che il piano (a lungo termine) è che Greenroom sfrutti la tecnologia di personalizzazione di Spotify per connettere meglio gli utenti ai contenuti che vorrebbero ascoltare (anche grazie alla aapacità interna di targetizzazione della propria audience per mood di ascolto). Ad esempio, potrebbe inviare notifiche agli utenti se un podcaster già seguito su Spotify è in diretta su Greenroom.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/greenroom.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-06-17 11:53:502021-07-21 15:11:30Greenroom, la nuova social app di Spotify che sfida Clubhouse
L’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015;
il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese;
il 35% dei followers degli eSport segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media.
L’industria del gaming online si è consolidata nell’ultimo anno e mezzo, principalmente come conseguenza della pandemia di Covid-19, e secondo le previsioni di mercato dovrebbe superare i 200 miliardi di dollari di entrate nel 2023.
In generale si analizza il gaming online dal punto di vista del mercato, dei Brand e dei giochi disponibili, ma si rivolge poca attenzione ai profili dei singoli giocatori.
Per riuscire ad intercettare questo target sui Social Media è necessaria una visione a 360 gradi della vita dei giocatori sia online che offline, per capire in profondità cosa caratterizza il giocatore moderno.
Prima di tutto, bisogna sapere che il target “gamers” comprende un ecosistema di diversi sottogruppi e identità. Ci sono persone che giocano per motivi differenti e su dispositivi diversi, oppure che consumano contenuti di gioco – per esempio guardando le dirette su Twitch. Infine ci sono gli eSport, che appartengono a un mondo differente.
Cerchiamo quindi di capire chi sono e cosa cercano i gamers in questo articolo basato sul report “The Gaming Playbook” pubblicato da Global Web Index, che raccoglie i dati tratti dalla ricerca effettuata su 19.488 giocatori di età compresa tra 16 e 64 anni, condotta in 15 mercati (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Filippine, Spagna, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti).
Da questa ricerca possiamo estrarre 5 insight principali che aiutano a sviluppare una strategia Social efficace per raggiungere i gamers online.
#1 Il target gamers è più vasto di quello che si possa immaginare
Anche se può sembrare che la pandemia di Covid-19 abbia creato una legione di nuovi giocatori, il mondo dei gamers è sempre stato più grande di quello che i Brand si immaginavano.
Il pubblico dei videogiochi infatti è sempre stato consistente – anche se è rimasto sommerso per anni. I dati mostrano che l’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015.
Quello che è successo realmente è che il lockdown e la mancanza di altri modi di passare il tempo hanno evidenziato quante sono effettivamente le persone che giocano online.
In particolare, è interessante vedere quanto sia centrale l’aspetto sociale per i giocatori nel 2021 – dato il distanziamento forzato nella vita reale. La maggior parte dei gamers tra i 16 e i 24 anni gioca per socializzare con gli amici (35%) al contrario della fascia 25-34 anni che gioca per il gusto della sfida (30%).
Un dato collegato è anche quello relativo ai tipi di giochi preferiti dagli utenti. Risulta infatti che dal 2018 quelli di simulazione (+24%) abbiano registrato la crescita maggiore, seguiti da rompicapo e strategia (+15%).
Questi tre tipi di giochi diversi hanno alcune caratteristiche in comune, che possiamo identificare con i termini immersione, competizione e cognizione.
Quando parliamo di immersione ci riferiamo modalità di gioco dove i partecipanti simulano la vita in un mondo virtuale persistente, come se fosse un luogo realmente abitato – due tra gli esempi più famosi sono Fortnite e Animal Crossing.
La competizione si riferisce ovviamente a generi basati sul multiplayer competitivo, in particolare il battle royale. Risulta infatti molto difficile ignorare l’impatto che ha avuto – per esempio – Fortnite, che ha permesso a centinaia, se non migliaia di persone, di giocare insieme contemporaneamente.
Per ultimo parliamo di cognizione, un termine che si collega maggiormente ai giochi caratterizzati da meccanismi di risoluzione dei problemi e di ricompense, che offrono un’esperienza completa e complessa che va più in là di una semplice giocata occasionale.
Ovviamente ci sono ancora molti giocatori occasionali, ma possiamo vedere come i giocatori stiano cercando esperienze più stimolanti mentalmente, probabilmente causate dalla necessità di riempire il tempo libero durante il lockdown dovuto alla pandemia.
#2 I gamers possiedono in media due o più console diverse
Se in passato era probabile che un gamer avesse solo una console – per esempio la PlayStation o l’Xbox – negli ultimi anni l’adozione di più console da parte di un singolo giocatore sta diventando sempre più comune, in quanto i consumatori non vogliono essere limitati nei confronti dell’offerta.
Inoltre, è interessante osservare come i gamers con figli hanno il 24% di probabilità in più di possedere 2 o più console, dimostrando come diversi marchi hanno potere di acquisto su differenti target nella stessa famiglia.
Per esempio, nonostante Playstation sia il leader in questo segmento, vediamo come il dispositivo Nintendo Switch si è impadronito dello slot della “seconda console” in un anno da record.
Ma anche se le vendite di videogiochi fisici giocano ancora un ruolo importante, c’è stato un calo del 13% tra i giocatori di console tra il primo e il quarto trimestre del 2020 – il che significa che il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese.
Quindi è importante menzionare i servizi di abbonamento che permettono il multiplayer online e offrono ai giocatori news, giochi gratuiti o sconti esclusivi, che attraggono principalmente giocatori frequenti con maggiore capacità di spesa.
Infine, esistono anche servizi di cloud gaming – come ad esempio Xbox Game Pass o PSNow – che forniscono accesso a librerie di giochi meno recenti e aggiornate.
#3 Il videogioco è solo la punta dell’iceberg: quello che conta sono gli acquisti in-app e i componenti aggiuntivi
Le microtransazioni, i DLC (DownLoadable Content) e i componenti aggiuntivi sono diventati importanti fonti di guadagno negli ultimi anni, fino a superare il videogioco stesso.
Molti giochi free-to-play infatti – come Fortnite e League of Legends – hanno guadagnato soldi a palate con gli acquisti in-app di nuovi costumi per i personaggi o upgrade di livello. Activision-Blizzard ha guadagnato $1,2 miliardi di entrate tra luglio e settembre 2020 provenienti esclusivamente da microtransazioni in-game.
La maggior parte dei giocatori nei mercati analizzati afferma di spendere una media di $10 al mese in acquisti in-game. Coloro che spendono di più (arrivando a spendere anche $50 al mese) risultano essere millennial uomini con un reddito alto.
Dall’altro lato le giocatrici donna acquistano più micro-transazioni rispetto ad altri componenti aggiuntivi, probabilmente a causa del loro interesse per i marchi che offrono prodotti personalizzati.
Se guardiamo invece all’età dei gamers, vediamo come le generazioni più giovani (GenZ) siano molto più propense ad acquistare DLC e abbonamenti stagionali rispetto ai Millennials.
Parlando di console, i giocatori di Xbox e Nintendo Switch hanno maggiori probabilità di acquistare componenti aggiuntivi rispetto ai giocatori di PlayStation.
Possiamo quindi dedurre che capire chi acquista cosa e perché è fondamentale per riuscire a raggiungere il target corretto in modo diretto.
#4 I Social Media sono la fonte di informazione principale dei gamers
Come succede per qualsiasi altro consumatore, anche ai gamers piace condividere e discutere delle loro esperienze tra loro, soprattutto attraverso i propri canali social.
Ed è per questo che i giocatori con una presenza attiva sui Social Media possono rivelarsi importanti leve di comunicazione per un Brand. Esiste infatti un vasto ecosistema di comunità online di gamers occasionali o professionali che scambiano pareri e recensioni sui social, ed è fondamentale riuscire ad intercettarli.
In queste comunità si osservano principalmente tre tipi di gamers:
Passivi: giocatori le cui opinioni sono ricavate da esperienze di conoscenti stretti o create a partire da contenuti condivisi dai Brand, oppure dalle recensioni degli Streamers online, ma che raramente vengono condivise online con altri utenti;
Critici: giocatori che hanno blog tematici, scrivono recensioni online, partecipano alle comunità online o pubblicano spesso sui Social Media. Un pubblico che può risultare influente per plasmare le opinioni degli altri consumatori;
Streamer: giocatori che trasmettono in streaming le loro giocate o caricando video su piattaforme di condivisione video; sono paragonabili ai critici, ma in genere più informati ed esperti sul tema.
Vale la pena notare come gli amici – online o offline – rimangono fortemente influenti sulle decisioni e il comportamento dei gamers. Sapere che qualcosa viene consigliato da un amico, che probabilmente ha gli stessi interessi e gusti in tema di videogiochi – sarà sempre importante.
Inoltre, se da un lato i siti di intrattenimento e le riviste di giochi non vengano particolarmente consultati dal pubblico passivo, vediamo come influiscano notevolmente sugli streamer, plasmando le loro opinioni e di conseguenza i contenuti che probabilmente arriveranno indirettamente al pubblico passivo tramite i Social Media.
#5 Gli eSport catalizzano gli investimenti pubblicitari dei grandi Brand
Nel corso degli anni, gli eSport – ovvero i giochi competitivi professionali – hanno seguito una evoluzione a sé stante, fino a consolidarsi come una delle forme di gaming più famose, ma soprattutto redditizie per i Brand.
Si prevede infatti che i ricavi pubblicitari provenienti solo dagli eSport sfioreranno i $1,8 miliardi entro il 2023 e gli spettatori totali raggiungeranno i 646 milioni entro lo stesso anno. Inoltre, visto che la pandemia ha ridotto gli eventi sportivi dal vivo, anche gli eSport hanno contribuito a colmare il vuoto sociale e di intrattenimento lasciato alle spalle.
Con rispetto al pubblico generale dei gamers, i giocatori di eSport si differenziano sotto diversi aspetti, in particolare per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti delle sponsorizzazioni.
In generale, possiamo vedere come Generazione Z e Millennials siano le fasce di età maggiormente interessate agli eSport. Ma anche tra i giocatori più anziani della Generazione X troviamo un 38% di seguaci degli eSport.
Per quanto riguarda il sesso, anche se per anni gli eSport sono stati percepiti come uno spazio dominato dagli uomini, osserviamo un 42% di donne giocatrici rispetto alla controparte maschile maschili al 58%.
Emerge inoltre che oltre la metà dei gamers amano i giochi con forti personaggi femminili e il 35% segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media. Questo dato suggerisce che una strategia efficace per i Brand potrebbe essere quella di utilizzare squadre e giocatori di eSport come Influencer nelle loro campagne.
Infine, questo gruppo di giocatori è fortemente concentrato sulla comunità ed è disposto a spendere in prodotti premium, mostrando una maggiore ricettività nei confronti degli annunci.
La ricerca mostra come i follower degli eSport apprezzano molto lo status sociale, il coinvolgimento e l’esclusività, infatti hanno il 33% di probabilità in più rispetto al giocatore medio di volere che i brand gestiscano community e forum tematici.
Sono anche molto più propensi a promuovere il loro Brand preferito quando migliora il loro stato online oppure se hanno accesso a contenuti o servizi esclusivi grazie ad esso.
Per concludere, parafrasando le parole di Nina Mackie – Direttore Global Agency Partnerships di Admix – possiamo affermare che oggigiorno il targeting dei gamers è cruciale per gli inserzionisti.
Il settore del gaming online pesa per 2,5 miliardi dollari dei 2,7 miliardi del mercato globale dei videogiochi e incorpora quasi tutti i dati demografici immaginabili. Per i Brand che cercano di incorporare la pubblicità in-play nei loro piani di marketing, è indispensabile una strategia basata sugli insight per raggiungere il pubblico obiettivo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/come-arrivare-ai-gamers.jpg7441290Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2021-06-16 12:53:012021-06-16 15:06:56Come raggiungere i gamers attraverso i Social Media
Quando nel 2019 è nata Ninja PRO Information, l’idea era quella di fornire ai lettori di Ninja un’esperienza ancora più completa di informazione sui temi del Tech, del Digital e del Marketing, con una selezione quotidiana di notizie, ma anche con Insight e Analisi degli esperti.
Accanto ai testi è subito arrivato anche l’audio, con la versione speakerata ogni giorno della Morning PRO e con i Webinar PRO, un trend intercettato dal CEO di Ninja Mirko Pallera, che è poi esploso anche nel settore social media, con dati e previsioni incredibili.
Oggi siamo ancora più sicuri di aver intrapreso un viaggio importante e centrato sui lettori e la community Ninja, che si è arricchito sempre di più di contenuti utili e interessanti e di contributi autorevoli.
Per questo vogliamo celebrare insieme a tutti voi la puntata 400 di Ninja PRO Information. Un bel traguardo, ma anche un punto di partenza per offrirvi contenuti sempre più ricchi e coinvolgenti.
Dedichiamo questa occasione ai tanti abbonati di Ninja PRO, ma anche a chi ancora non conosce la subscription Ninja e vuole iniziare a testarla ora. A chi ama seguirci su Apple Podcast, Google Podcast, Spotify, Spreaker e gli altri servizi di podcasting, con la nostra versione audio free quotidiana. E ancora, a chi proprio non può cominciare la giornata se prima non ha ascoltato le Ninja News con la skill di Alexa dedicata.
Ninja PRO News: le puntate memorabili
400 puntate sono lunghe da ripercorrere, ma ci sono alcuni episodi tratti dalla nostra Ninja News nella versione free che non possiamo non citare.
La prima puntata
Speakerata da Mirko Pallera, la prima puntata raccontava un’iniziativa di VISA dedicata all’imprenditoria femminile. Ma parlavamo anche di Uber e delle sue auto a guida autonoma, un settore poi parzialmente abbandonato dalla compagnia, che proprio alla fine dello scorso anno ha ceduto la sua divisione self driving.
Elettrico e food delivery, tra gli altri trend seguiti già a partire dalla puntata n. 1.
3 febbraio 2020
Lo scorso anno, a inizio pandemia, le notizie dal mondo di Ninja News ci hanno permesso di comprendere subito che qualcosa di sconvolgente stava per avvenire. Gli uffici delle Big Tech in Cina cominciavano a chiudere e la voce di Alessio Galea iniziava a raccontarci uno scenario di cronaca destinato a investire salute, business, consumi, e più in assoluto la vita delle persone. Abbiamo assistito con le nostre newsletter quotidiane all’esplosione globale dell’eCommerce, ma anche al lancio di nuovi servizi di streaming come Disney+ e ancora a quello che nel marketing è stato inizialmente definito come New Normal.
E abbiamo parlato tanto anche di remote e smart working, con approfondimenti e guide su Ninja PRO.
29 maggio 2020
“Il terremoto Trump” si intitolava la puntata che ha dato inizio a un nuovo capitolo nella storia dei social media, ponendo interrogativi importanti sul ruolo delle aziende nella moderazione dei contenuti e degli utenti. Devono essere considerate a tutti gli effetti media responsabili dei contenuti che su di esse vengono pubblicati o devono essere considerate solo come piattaforme? Insomma abbiamo cercato di seguire e vederci chiaro su una vicenda che è culminata con il ban di Trump dai social, ma anche con quello di alcune piattaforme come Parler dai server su cui erano collocate.
Il fenomeno NFT
Abbiamo iniziato a parlare di crypto e blockchain da subito nella Ninja PRO Information, ma quest’anno in particolare abbiamo seguito l’esplosione del fenomeno NFT (una bolla, secondo qualcuno), che ha coinvolto addirittura una parrocchia italiana, il cui sacerdote ha deciso di trasformare il patrimonio artistico della chiesa in token non fungibili, con lo scopo di tutelarlo.
Clubhouse e l’opinione di Fernando Machado
Nell’ultimo anno, infine, abbiamo assistito all’ascesa di un nuovo social audio, Clubhouse, che ha aperto la strada a decine di sperimentazioni copia su tutte le maggiori piattaforme, da Twitter a Facebook. Abbiamo atteso con ansia l’apertura anche agli utenti Android e ora ne seguiamo i numeri per capire la strada che prenderà l’audio nel prossimo futuro. A commentare ai nostri microfoni il nuovo modello di social, un ospite di eccezione: Fernando Machado, all’epoca CMO di Burger King, oggi passato ad Activision Blizzard.
Per seguirne gli sviluppi più da vicino abbiamo anche aperto un Club Ninja su Clubhouse e ogni mattina alle ore 9 commentiamo insieme alla redazione le notizie della Morning di Ninja PRO Information.
5 buoni motivi per non perderti mai più una puntata e diventare PRO
Insomma, come vedi ogni giorno attraverso le notizie selezionate per Ninja PRO Information raccontiamo l’evoluzione del settore Tech, Digital e Marketing, ma in sintesi analizziamo tutto quello che sta accadendo nel mondo con la lente di ingrandimento del business e del digitale tipica di Ninja.
Se l’audio è il trend del momento non è un caso: ascoltare significa avere le mani libere da ogni ingombro per poter fare contemporaneamente altro. Le notizie della Morning PRO arrivano nella tua casella di posta ogni mattina alle 5, corredate del formato audio con l’inconfondibile voce del nostro Alessio Galea. In circa 3 minuti ascolterai il meglio delle news del giorno.
2. Il plus del podcast Ninja News
Testo, immagini e audio. Tre ingredienti indispensabili oggi per avere tutto, ma proprio tutto quello che ti serve per essere informato. Il podcast quotidiano, infatti, ti permetterà di arricchire l’esperienza di ciò che puoi leggere nella tua mail, grazie a musica, suoni e imperdibili quote audio direttamente dai protagonisti delle news.
3. Gli insight di Ninja PRO Information
Ma Ninja PRO Information non è solo Morning! Oltre alle notizie infatti, potrai accedere a una sezione del sito, Ninja PRO, interamente dedicata a te, con articoli di approfondimento ricchi di informazioni, dati e analisi utili per il tuo lavoro.
4. Le raccolte di fonti
Tra i contenuti a disposizione nella Ninja PRO, anche un repository con la raccolta di tutti i più interessanti report dell’anno su Social Media, Business, Marketing, Digital, e tanto altro.
5. I tool utili per il tuo lavoro e gli eventi della settimana
Ogni giorno, oltre alle notizie più importanti, riceverai direttamente nella nostra newsletter anche i tool consigliati da Ninja per te, e ogni lunedì i tre eventi imperdibili della settimana.
Se vuoi essere sempre al passo e non perderti mai una notizia dal mondo del Tech, del Digital e del Marketing, scegli Ninja.
Ti auguriamo una felice puntata 400 insieme a Ninja PRO Information!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/ninja_400_6.jpg10801920Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2021-06-16 08:56:292021-06-16 15:07:09Audio & subscription: le 400 puntate di Ninja PRO Information
I fattori globali che stanno profondamente cambiando il mercato del lavoro (come progresso tecnologico, invecchiamento della popolazione, globalizzazione e digitalizzazione) incidono in modo considerevole sul gap tra domanda e offerta riguardo alle professioni richieste e le skill acquisite.
Il risultato dell’azione di questi fattori è la “distruzione” di alcune tipologie di lavoro e la creazione di lavori totalmente nuovi. Anche le professioni “tradizionali” che sopravviveranno al cambiamento dovranno confrontarsi con un cambiamento di competenze richieste e una contrazione della domanda.
Già oggi, ma ancora di più nel prossimo futuro, al centro dell’attenzione non vi sarà solo il tema dell’occupazione, ma anche e soprattutto quello della competenze: riuscire ad anticipare e interpretare le tendenze del mercato del lavoro diventa essenziale per gettare le basi di una migliore corrispondenza tra offerta e domanda nel mercato del lavoro.
Il report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a breve termine (2019-2023)” dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, ci fornisce utili indicazioni in questo senso.
Il modello di stima prevede che lo stock nazionale di occupati possa crescere in una misura compresa tra 374.000 e 559.000 unità, a un tasso medio annuo che potrà quindi variare tra lo 0,3% e lo 0,5%; A e B corrispondono al valore minimo e massimo che potranno assumere le variabili considerate.
La “Digital Trasformation” e l’Ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere circa il 30% dei lavoratori di cui imprese e Pubblica Amministrazione avranno bisogno nei prossimi anni.
In particolare, si stima che imprese e PA ricercheranno un numero di lavoratori compreso tra circa 270.000 e circa 300.000 unità con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”.
Fra le figure professionali emergenti maggiormente richieste sul mercato ci saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato.
In particolare, le sarà molto importante padroneggiare queste competenze:
Capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative;
Capacità di gestire soluzioni innovative applicando tecnologie robotiche, Big Data analytics, Internet of things, ai processi aziendali.
Le nuove professioni emergenti in questo campo saranno:
Data Scientist
Big Data Analyst
Cloud Computing Expert
Cyber Security Expert
Business Intelligence Analyst
Social Media Marketing Manager
Artificial Intelligence Systems Engineer
Inoltre, la richiesta di competenze digitali non sarà limitata alle aree funzionali “tecniche” (Information technology, Progettazione e Ricerca e sviluppo), ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree: quella amministrativa, le risorse umane, i servizi generali e le funzioni di staff.
Al momento, per oltre 9 profili su 10 è prevista la richiesta di competenze digitali.
Fenomeni come la Digital Transformation sono in gradi creare una discontinuità con il passato, introducendo nuovi paradigmi produttivi e nuovi modelli organizzativi e non interessano solo l’industria, ma puntano a creare un ecosistema digitale diffuso reso possibile dallo sviluppo di tecnologie avanzate che si estendono lungo tutta la filiera, dalla progettazione alla produzione, dalla logistica ai servizi post-vendita.
Anche in tema di economia circolare, saranno ricercati dalle imprese italiane tra 518.000 e 576.000 lavoratori con competenze green fino al 2023. Nel futuro, il dato è destinato a crescere e le competenze green riguarderanno, in maniera trasversale, tanto le professioni ad elevata specializzazione che le professioni tecniche.
Le altre filiere del lavoro
L’aggregazione di alcuni tradizionali settori economici consente di individuare altre cinque filiere produttive che fanno da traino alla domanda di lavoro:
• salute e benessere: sanità e assistenza sociale, settore farmaceutico, industrie ottiche e medicali, servizi sportivi e altri servizi alle persone; • education e cultura: istruzione e servizi formativi, servizi dei media e della comunicazione, servizi culturali; • meccatronica e robotica: fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, attività di installazione, riparazione e manutenzione, industrie elettriche ed elettroniche; • mobilità e logistica: servizi di trasporto e logistica; • energia: industrie petrolifere e chimiche e Public utilities.
Il fabbisogno occupazionale delle imprese della filiera “meccatronica e robotica” potrà riguardare tra 69.000 e 83.000 lavoratori entro il 2023.
Le figure più richieste saranno i tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, i tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali, i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico.
In particolare, la meccatronica è il comparto manifatturiero centrale per il passaggio alle nuove modalità produttive, sinteticamente riassunte con il termine “Industria 4.0”, e con esso giocano naturalmente un ruolo di primo piano i comparti terziari dell’informatica e dei servizi avanzati e i principali utenti non sono più solo le grandi imprese, ma soprattutto le piccole e medie imprese che ricercheranno un maggior numero di figure professionali legate alla trasformazione della catena produttiva.
La prima domanda da affrontare alla luce di questi dati è: possiamo contare su un numero adeguato di specialisti, tecnici, pronti a entrare nel mercato del lavoro perché opportunamente orientati dalla scuola, prima, e dall’università, poi?
Già nel 2017, oltre un quinto delle figure richieste risultava di difficile reperimento, con quote sensibilmente più elevate per le professioni specialistiche (37%), tecniche (33%) e operaie specializzate (31%).
Forbice che si allarga ulteriormente per le figure professionali maggiormente coinvolte nei processi di trasformazione in atto.
In un mercato del lavoro in cui già si registra un elevato mismatch fra domanda e offerta di lavoro, il rischio che si corre è che i cambiamenti radicali in atto nel mercato del lavoro amplino ulteriormente questo disallineamento.
Dai grafici di Unioncamere è possibile estrapolare due dati molto importanti:
il numero delle immatricolazioni e dei laureati diminuirà entro il 2023. Non è un buon segnale nella direzione di colmare l’evidente gap tra domanda e offerta nel mondo del lavoro, che richiederà figure sempre più qualificate e con competenze trasversali. Appare, tuttavia, una buona notizia per chi intenda seguire questo tipo di indirizzo: un numero minore di soggetti in grado di ricoprire specifiche posizioni tecniche agevolerà l’ingresso di tecnici, laureati e specializzati con migliori condizioni di lavoro e retribuzioni più alte.
il fabbisogno totale dei laureati si concentra principalmente su profili economici, sanitari, ingegneristici e legati alla formazione. Occupano comunque una buona posizione anche le richieste legate alla formazione relativa ai campi scientifico, matematico e fisico, della geologia e della bio-tecnologia e al campo chimico-farmaceutico.
Le discipline STEM
In Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale), e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni.
Nonostante esista un potenziale bacino di studenti interessati alle materie tecnico-scientifiche, una percentuale rilevante di questi ultimi ha cambiato rotta nel momento decisivo di iscrizione: 2 studenti NON STEM su 5, e 1 giovane occupato su 3, hanno infatti dichiarato di avere avuto un interesse verso le discipline STEM, che non si è mai concretizzato.
Tra i fattori che influenzano le scelte scolastiche dei ragazzi, il primo posto è occupato dalla famiglia, mentre i servizi di orientamento hanno un impatto marginale: solo 1 studente su 6 è stato guidato dai centri di orientamento nella scelta dell’indirizzo scolastico. Gli studenti si troverebbero quindi un po’ soli, al momento della scelta, fattore che porterebbe ad una percezione distorta dell’effettiva offerta formativa e delle potenzialità della stessa.
Ma quali sono i motivi che allontanano i giovani dalla scelta di percorsi formativi STEM? Chi si iscrive a scuole secondarie NON STEM, lo fa principalmente perché ritiene che questi percorsi siano maggiormente in linea con le proprie capacità.
Nel passaggio all’Università, invece, la passione per le materie e la coerenza con le proprie capacità, vengono integrati anche dalla valutazione circa la possibilità di raggiungere la professione ambita. I giovani, infatti, associano al percorso STEM delle professioni evidentemente poco ambite, in particolare il professore sottopagato, lo scienziato premio Nobel, o l’informatico nerd.
Gli stereotipi di genere
Questi bias risultano ancor più marcati all’interno dell’universo femminile, presso cui vi è un’elevata percezione di disallineamento di interesse rispetto ai contenuti (per il 66% delle donne contro il 59% degli uomini) e di inadeguata formazione (per il 24% donne contro il 16% degli uomini). E se aziende e professori non riscontrano alcun gap di genere nelle performance, ben 1 giovane occupato in ambito STEM su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini.
Le accelerazioni legate alla pandemia
Nonostante le previsioni del report di Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior investano un arco temporale individuato tra il 2019 e il 2023, l’imprevedibilità dell’emergenza pandemica ha contribuito a rafforzare la visione sulla necessità di una formazione specializzata in campo tecnologico, sulla robotica e sulle discipline STEM in generale.
Iniziare a lavorare per ridurre il gap tra offerta e domanda di ingegneri, informatici, matematici, professionisti del martech e le altre professioni individuate in questa analisi, significa aprire la strada a una maggiore competitività per il Paese e a un migliore equilibrio sui dati dell’occupazione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/06/le-professioni-piu-richieste.jpg7291294Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-06-14 12:43:342021-06-15 11:42:15Ingegneri, informatici e le altre professioni di cui le aziende hanno bisogno
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