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Content Inflation: come raggiungere il proprio pubblico e combattere l’inflazione contenutistica

L’inflazione è un fenomeno inevitabile in tempi moderni, con cui occorre fare i conti nella vita di tutti i giorni.  Se è generalmente associato all’ambito economico-finanziario (l’aumento dei prezzi di beni e servizi e la conseguente diminuzione del potere d’acquisto della moneta), può essere applicato anche al content marketing e ai social network. La cosiddetta “Content Inflation” fa, infatti, riferimento all’enorme quantità di contenuti presenti online, ormai diventati “inflazionati”.

LEGGI ANCHE: Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

Le moltissime copie di video e testi pubblicati ogni giorno sulle piattaforme e blog di tutto il mondo ne diminuiscono la qualità: tuttavia, i costi legati alla produzione aumentano e i guadagni sono molto inferiori rispetto al passato.

L’inflazione è in parte generata anche dalla crescita vertiginosa del numero di utenti sui social media dallo scoppio della pandemia: un aumento di circa un 1 miliardo di persone dal 2020, come rivelato dal Report Digital 2023.

Content Inflation: come arginarla

C’è una via di fuga per sfuggire al risvolto negativo di questa mass production di contenuti? Ha ancora senso focalizzare le proprie strategie di marketing sul potere dei contenuti? Ebbene sì, “Content is King” così come affermato da Bill Gates alla nascita del content marketing, e proprio in questo risiede la soluzione al fenomeno della recente inflazione contenutistica. Per vincere la tendenza inflazionistica dei contenuti è infatti necessario mettere in campo la creatività e la costante innovazione.

content inflation come fare

In particolare, per quanto riguarda marketer e aziende, investimenti in questa direzione continuano a generare ottimi risultati: secondo i dati forniti dal report The State of Content Marketing 2023 Global Report, il 97% dei marketer e aziende intervistati ha affermato che il content marketing ha avuto un impatto positivo sul proprio business (un aumento del 6% rispetto al report del 2022): proprio per questo, il 66% ha già definito una strategia di content marketing per il 2023, mentre il 69% prevede di incrementarne il budget.

Pur esplorare al meglio l’attuale tema dell’inflazione dei contenuti, Ninja Marketing si è rivolto a Pinterest per supportare chi vuole emergere dal “rumore” della folla che caratterizza i social media. La piattaforma visiva propone una guida con alcuni utili consigli per creare contenuti più engaging ed efficaci così da “bucare lo schermo” e differenziarsi dalla concorrenza arginando le problematiche della Content Inflation.

#1 L’autenticità e la coerenza al proprio business purpose è la chiave del successo: per ottenere credibilità con il proprio pubblico in target, è importante in ogni campo focalizzarsi sulla propria area di expertise.

Questo è valido soprattutto per la comunicazione digitale, il cui obiettivo è evitare di ricorrere a materiali generici e scontati.

Il punto di partenza per brand e Creator che vogliono implementare campagne digital efficaci è definire con chiarezza la propria identità e i messaggi che si vogliono veicolare: l’autenticità trasmette emozioni e – solo grazia alla componente emotiva – è possibile conquistare l’immaginazione delle persone.

Tra le cause di un insuccesso “social”, vi è sicuramente una mancata credibilità e allineamento con il proprio purpose. Pertanto un mantra da tenere a mente per il 2023 è “quality over quantity” (la qualità vince sulla quantità).

#2 Ispirare a partire dalla positività: diffondere positività e inclusività sul web è diventata una priorità.

Secondo una ricerca condotta da Pinterest con Morning Consult, più della metà degli intervistati (53%) ritiene che le piattaforme online e i social media abbiano la responsabilità di progettare e dare vita a spazi online positivi ed inclusivi.

Tuttavia, la metà del campione è concorde nel dire che le esperienze online negative stanno diventando sempre più frequenti. Preferire, dunque, piattaforme che lottano in prima linea per la positività e l’inclusività è fondamentale per il pubblico online, soprattutto per le generazioni native digitali come la Gen Z. Grazie a policy leader nel settore come la policy sulla disinformazione climatica, funzionalità come la ricerca per tipo di capello, skin tone ranges e la ricerca empatica e strumenti come il codice dei Creator, Pinterest ha declinato la propria propria mission per la creazione di uno spazio più positivo, inclusivo e sicuro per tutti su Internet.

#3 Adeguare i propri contenuti ai diversi format: proprio perché ogni format presenta caratteristiche specifiche, sarebbe un errore pensare che la stessa strategia di comunicazione possa essere declinata con un unico format di contenuto e avere lo stesso risultato positivo.

Se l’obiettivo è diventare un trendsetter, è necessario conoscere le peculiarità dei diversi formati di contenuto per massimizzare i risultati di campagne e contenuti.

È ormai evidente come i consumatori abbiano eletto il formato video come preferito, data la sua efficacia quando arriva il momento di passare all’azione e realizzare la vita dei propri sogni.

Per esempio, su Pinterest il numero di Pin in formato video è aumentato di 3 volte nell’ultimo anno.

#4 Creare contenuti che portino ad un’azione: è importante che il contenuto sia il più possibile gradevole dal punto di vista estetico (più il contenuto è accattivante e facile da navigare a prima vista, più è probabile che le persone smettano di scorrere i post e prestino maggiore attenzione a un contenuto specifico).

Tuttavia, un altro aspetto rilevante da non tralasciare è che i contenuti devono essere fruibili, ispirando le persone che vogliono agire, che si tratti di sperimentare una nuova ricetta, provare un nuovo look o pianificare i loro prossimi viaggi.

Ed è proprio questo che motiva i Creator e i brand su Pinterest: dopo tutto, la piattaforma è l’unica al mondo in cui oltre 450 milioni di utenti trovano idee originali e creative da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni, e non semplicemente a scorrere passivamente i post.

content inflation pianificazione

#5 La pianificazione è una priorità: indipendentemente dalla qualità della propria marketing media campaign, senza un content planning strategico e ben organizzato, è difficile ottenere buoni risultati.

Solamente così brand e Creator riescono a perseguire i propri obiettivi senza perdere di vista la direzione e i risultati ottenuti dal proprio canale: devono essere nel posto giusto al momento giusto… e soprattutto con i contenuti più in linea con il proprio pubblico di riferimento e i propri obiettivi di marketing.

Inoltre, anticipare le tendenze del proprio pubblico di riferimento nella pianificazione dei contenuti da postare può contribuire a rendere ancora più solido il proprio piano. A questo proposito, Pinterest Predicts è un ottimo strumento per esplorare le tendenze dell’anno prima ancora che diventino tali, individuando temi in linea con ciascun gruppo demografico.

Pinterest è, infatti, la piattaforma a cui le persone si rivolgono per trovare nuove idee e passare all’azione: grazie all’analisi approfondita delle ricerche dei Pinner, ogni anno la piattaforma elabora un report completo ed esaustivo sui trend più interessanti, dalla moda e beauty all’arredamento e ai viaggi fino a cibo, hobby e interessi (negli ultimi 3 anni, l’80% delle previsioni si è rivelata corretta).

#6 Passo dopo passo: fin dagli “albori” dei social media, la viralità è stata un imperativo assoluto, quasi una sorta di ossessione culturale.

Tuttavia, ciò che conta di più nel lungo periodo è darsi il tempo di costruire una forte presenza social e crescere in modo costante: in sostanza, play the long game per rimanere sempre sulla cresta dell’onda!

facebook advertising 2023 guida

Facebook Advertising: la tua guida completa aggiornata al 2023

Facebook offre molte funzionalità e opportunità agli inserzionisti per far crescere il proprio business, ma prima di conoscere e capire perché le aziende dovrebbero fare Facebook advertising, quando possa loro convenire rispetto ad altri canali pubblicitari, gli strumenti da usare per realizzarle e come misurare il ritorno sull’investimento, iniziamo con il chiarire cosa si intende esattamente quando si parla di Facebook advertising.

LEGGI ANCHE: Sempre più persone usano i social come motore di ricerca: lo studio di Capterra

Gli annunci di Facebook non sono altro che post a pagamento pubblicati sulla piattaforma e visibili al pubblico  che rientra nel target scelto in fase di progettazione della campagna pubblicitaria realizzati con lo scopo di promuovere un prodotto oppure un servizio che viene offerto dall’azienda.

Tali annunci potranno essere visibili su:

  • Feed degli utenti
  • Storie
  • Messenger
  • Marketplace
  • Altro

Mentre tra i diversi formati che l’annuncio potrà avere troveremo:

  • Immagine o carosello
  • Video
  • Foto a 360°
  • Video a 360°
  • Inserzioni carosello su Stories
  • Esperienza interattiva
  • Messenger

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Perché fare FB ads

Con una base di utenti attivi su Facebook in continua a crescita, questa piattaforma rappresenta un potente canale pubblicitario perché consente di mostrare i propri annunci a 2,17 miliardi di persone, quasi il 30% della popolazione al mondo; un numero che è di recente cresciuto, come è possibile vedere dal grafico sottostante, complice anche la pandemia vissuta.

utenti dei social media - facebook advertising

Fonte immagine: comscore.com

Dati più recenti ci mostrano inoltre, come la crescita di Facebook non si sia fermata neanche dopo il periodo che per via della pandemia che ha costretto molte persone chiuse in casa potrebbe rendere “falsati” i dati, come ci mostra il grafico sottostante con i dati elaborati da We are social e Hootsuite.

social-network-piu-usato-al-mondo - facebook advertising

Inoltre stando ai dati dello State of Marketing Trends Report 2022 condotto da Hubspot, nel 2022 Facebook risulterebbe il canale che consente di realizzare un miglior ritorno sull’investimento oltre ad essere  il migliore rispetto al coinvolgimento nella top 5 ​​delle piattaforme social

Sebbene questi numeri siano già impressionanti, le motivazioni che spingono ogni anno molte aziende ad affidarsi a Facebook come canale di diffusione dei propri annunci pubblicitari sono anche altre, come ad esempio la possibilità di targetizzazione.

Fare Facebook advertising significa infatti avere la possibilità di filtrare gli utenti che visualizzano un determinato contenuto pubblicitario, mostrando così il post promozionale solo al segmento di pubblico più in linea con i propri obiettivi.

Tra i filtri di selezione che è possibile impostare durante la fase di creazione della campagna per far visualizzare l’annuncio a una determinata fetta di pubblico con specifiche caratteristiche, troviamo infatti:

  • Demografia
  • Posizione
  • Interessi
  • Altre informazioni sul profilo

Differenze tra Facebook ads e la rete di Google

Facebook e la Rete Display di Google possono essere considerate le più grandi reti pubblicitarie online del mondo se si pensa che Facebook ha più di 2 miliardi di utenti sul proprio sito e Google esegue oltre 40.000 ricerche al secondo.

Google è la piattaforma pubblicitaria a pagamento per clic (PPC) più popolare dove  l’inserzionista ha la possibilità di fare campagne a pagamento scegliendo tra:

  • campagne di ricerca che si basano su determinate parole chiave che l’utente potrebbe cercare;
  • campagne display, dove gli annunci vengono visualizzati sul motore di ricerca e sui siti partner come Youtube e moltissimi altri.

Solitamente, l’annuncio sarà composto da semplice testo, anche se ci sono in alcuni casi anche opzioni di aggiunta di immagini e nella pratica ciò che verrà fatto con il proprio annuncio sarà mostrarlo ad utenti che stanno cercando sul motore di ricerca prodotti o servizi similari.

Considerando che Google ha circa il 95% degli utenti dei motori di ricerca, possiamo essere certi che pubblicizzando su Google l’annuncio sarà visibile a una base di utenti veramente molto ampia.

Elemento essenziale però, sarà la pertinenza dell’annuncio rispetto alle parole chiave, la qualità dell’annuncio e il budget a disposizione.

Al contrario di Google invece, facendo Facebook Advertising gli annunci verranno mostrati unicamente agli iscritti della piattaforma e per più volte; in questo caso non sarà possibile sfruttare le parole chiave come è possibile fare con le campagne di ricerca di Google per intercettare il pubblico interessato, sarà però possibile restringere il pubblico potenziale che visualizzerà il proprio annuncio selezionando dei criteri precisi creando pubblici personalizzati da usare nelle proprie campagne. 

In entrambi i casi è quindi possibile vedere come ci siano molteplici gradi di ottimizzazione possibili da compiere.

Volendo infine fare un confronto tra facebook e Google, oltre a quanto visto fino ad ora,  possiamo portare all’attenzione due ulteriori elementi per cui le due piattaforme si differenziano in particolar modo:

  • la copertura: nonostante Google abbia una maggiore copertura, consentendo dunque di mostrare gli annunci a più persone nel mondo, Facebook offre la possibilità di mostrare più volte gli annunci alle stesse persone;
  • i tassi di adozione/crescita degli inserzionisti: nonostante la crescita di Facebook sia buona, i suoi numeri di utenti sono inferiori rispetto alla crescita della base di utenti di Google.

Quando scegliere Facebook e quando Google

Riassumendo, utilizzando Google ADS abbiamo visto come la Rete Display consenta di entrare in contatto con i clienti su oltre un milione di siti web in tutto il mondo permettendo di mostrare i tuoi annunci alle persone che visitano i loro siti o blog di notizie preferiti, mentre la Rete di Ricerca, attraverso l’uso di parole chiave specifiche, consente di intercettare gli utenti che cercano prodotti o servizi similari sul motore di ricerca.

Utilizzando Facebook advertising invece, è possibile mostrare i propri annunci a molti utenti per più volte, raggiungendo quella fetta di utenti potenzialmente più interessati al proprio prodotto o servizio, poiché sul pubblico di destinazione è possibile fare una scelta chiara per filtrare il più possibile i visualizzatori degli annunci.

Su facebook inoltre è possibile creare un funnel che porti attraverso più step  alla conversione desiderata.

Principale differenza quindi tra le due piattaforma è quella di andare a rispondere con i propri annunci a due tipologie di domande:

  • la domanda latente: facilmente intercettabile su facebook per veicolarla verso il prodotto o servizio offerto;
  • la domanda consapevole: logica che governa le campagne ricerca di Google in cui si va ad intercettare un pubblico già alla ricerca di un dato prodotto o servizio.

Come decidere dunque quando scegliere Facebook e quando Google?

La decisione dipenderà dagli obiettivi che si persegue attraverso l’attivazione delle campagne pubblicitarie.

Se si desidera intercettare gli utenti che cercano prodotti o servizi similari ai propri attraverso l’uso di parole chiave specifiche, Google sarà la scelta senza dubbio migliore; mentre se si punta specialmente a far visualizzare più volte il proprio annuncio ad una fetta di pubblico potenzialmente interessato e ad accrescere il proprio seguito sui social, ma anche ad arrivare alla conversione seguendo un funnel preciso, Facebook Advertising sarà invece la scelta adatta.

In ogni caso, c’è comunque da sottolineare che non per forza una scelta escluderà l’altra.

Budget permettendo infatti, anche entrambi potrebbero essere la scelta giusta, lavorando seguendo una strategia che punti su più fronti, dove si utilizzi Google ADS per essere scoperti e Facebook Advertising per il follow-up.

Quali sono gli strumenti che Facebook mette a disposizione

Come funziona Facebook ads? Facebook permette ai propri utenti di far crescere il proprio business in quattro modi principali:

  • facendo brand awareness;
  • fidelizzando i clienti;
  • promuovendo i prodotti o servizi;
  • facendo ricerca di personale.

A questo scopo, Facebook mette a disposizione diversi strumenti e la maggior parte di questi sono gratuiti. 

Vediamone alcuni:

  • Post: immagini, video, sondaggi;
  • Storie: immagini e brevi video visibili per un tempo limitato;
  • Posta: per raccoglie tutte le comunicazioni in un unico posto;
  • Messenger: un modo per raggiungere le persone su vasta scala e interagire con loro individualmente;
  • Commenti: per rispondere ai tuoi followers;
  • Gruppi: uno spazio per comunicare con un gruppo selezionato di persone interessate ai tuoi prodotti e servizi;
  • Dati statistici: un modo per vedere gli Insights della Pagina, ma anche il Centro inserzioni dove vedere i risultati della tua inserzione su Facebook;
  • Prenotazioni: una modalità per aumentare le prenotazioni, aumentare l’interazione e risparmiare tempo;
  • Eventi per aumentare la copertura in modo gratuito rispetto ad un evento in programma;
  • Offerte di lavoro: una funzionalità che aiuta a trovare e assumere le persone giuste;
  • Vetrine: un mezzo riservato alle pagine aziendali per pubblicare i prodotti che vuoi vendere e per connetterti con più clienti su Facebook. È così possibile diffondere i prodotti in modo ampio, la procedura di acquisto e presentare il brand;
  • Facebook Live: un’occasione per fare delle dirette da mobile o pc;
  • Facebook Dating: uno spazio di incontri;
  • Facebook Rooms: stanze virtuali per fare dirette con le persone invitate;
  • Pubblicità: unica funzionalità non gratuita che permette di pubblicizzare i tuoi annunci in modo mirato verso un pubblico selezionato.

Per la gestione invece di tutte le attività sulle pagine, Facebook mette a disposizione Creator Studio utile per:

  • la  creazione dei contenuti;
  • la programmazione dei contenuti;
  • il l monitoraggio delle performance dei contenuti pubblicati sui social;
  • la visione di messaggi, notifiche etc.;
  • le attività di testing dei contenuti;
  • l’accesso agli strumenti per monetizzare.

10 consigli pratici per impostare una campagna

Per fare Facebook advertising e impostare una campagna è importante prima di tutto operare in maniera professionale. Per farlo è dunque importante sia per i proprietari delle pagine su Facebook che per le agenzie a cui è affidato il compito di gestione delle pagine o della creazione delle campagne pubblicitarie, aprire e impostare correttamente il Business Manager.

Questo strumento messo a disposizione da Facebook è utile per diversi aspetti tra cui l’assegnazione della proprietà di una pagina, l’assegnazione dei diversi ruoli dati a partner o dipendenti per diverse risorse che possono essere la condivisione di post, l’analisi dei dati, la creazione di inserzioni o un controllo completo sull’account. Una volta eseguite tutte le impostazioni di base, si può passare alla creazione della campagna. 

Ecco allora 10 step che riassumono gli elementi fondamentali a cui porre attenzione durante la creazione di un’inserzione:

  1. apri e imposta correttamente il business manager;
  2. apri o richiedi l’autorizzazione all’uso dell’account pubblicitario da usare per gli addebiti delle spese pubblicitarie;
  3. scegli il tipo di obiettivo da raggiungere attraverso gli annunci che può essere notorietà, visualizzazioni sul sito, mi piace alla pagina, visualizzazioni di video, installazione di app e molto altro;
  4. scegli il tipo di formato da usare per i propri annunci (immagine, video, carosello di video o di immagini, anteprima della pagina etc.);
  5. verifica in base al contenuto scelto che questo rispetti le norme di facebook, per evitare la sospensione degli annunci o peggio;
  6. seleziona un pubblico target a cui si vorranno mostrare gli annunci scegliendo diversi criteri come aspetti demografici, lavoro, interessi, comportamenti etc.;
  7. imposta una modalità secondo cui decidere visualizzazioni e costo degli annunci, che può essere per impressioni o per asta e inserire sempre un budget massimo di spesa;
  8. imposta una data di inizio e fine degli annunci per non rischiare costi eccessivi;
  9. scegli dove si desidera che sia mostrato l’annuncio tra feed di facebook, feed di instagram, sezione esplora di facebook o di instagram, messenger, whatsapp.
  10. fai degli A/B test per scegliere quali tra le due tipologie di annunci offrono i migliori risultati così da ottimizzare annuncio e spesa pubblicitaria.

Trucchi e idee per essere efficaci e spendere meno

L’ultimo suggerimento appena dato è certamente quello più importante per ottimizzare i risultati e il budget a disposizione, in quanto consente di vedere quale tipologia di post riesce ad ottenere i risultati migliori così da non spendere il budget inutilmente per una tipologia di post che non dà buoni risultati e non converte come desiderato.

Per fare ciò è fondamentale capire che le campagne una volta impostate non vanno abbandonate ma è essenziale fare test, valutare i risultati guardando sempre gli insight ed essere pronti sempre a  fare tutte le modifiche utili ad ottimizzare gli annunci.

Tenendo però presente che le impostazioni in fase di creazione delle campagne sono fondamentali per decretare il successo o meno della stessa. 

Un altro elemento a cui prestare molta attenzione per ottimizzare le campagne è quello di scegliere il miglior formato in base agli obiettivi.

Ecco allora formati e obiettivi per cui ciascuno è consigliato:

  • foto: adatto per aumentare la notorietà del brand e il traffico online;
  • messenger:perfetto per mantenere una relazione con il cliente;
  • raccolte: il miglior modo  per far conoscere i propri prodotti.

Facebook Advertising: come misurare il ritorno delle campagne

Per misurare il ritorno delle campagne facendo Facebook Advertising bisognerà calcolare il ROI, ovvero il ritorno sull’investimento e la formula per calcolare il ROI  è: (ricavi-costi/costi)*100.

Questo calcolo mostrerà quale è stato il profitto generato dal budget  investito. Bisogna però tenere conto che le attività di Facebook advertising possono tradursi attraverso due modi.

Ci potranno essere risultati finanziari, che potranno essere verificati attraverso maggiori entrate o in una riduzione dei costi; ma anche risultati non finanziari come ad esempio azioni del tipo: nuovi fan, interazioni con la pagina etc. 

Per poter misurare il ritorno delle campagne su Facebook è dunque fondamentale seguire questi step:

  • Avere l’obiettivo di conversione della campagna ben chiaro;
  • Tracciare le conversioni della campagna;
  • Assegnare un valore monetario alla conversione;
  • Calcolare i ricavi ottenuti;
  • Determinare i costi totali;
  • Analizzare i risultati.

Detto ciò è importante comprendere anche come i costi per fare Facebook Advertising possano essere diversi in base al tipo di mercato di riferimento. Alcuni mercati infatti, se sono più concorrenziali saranno più costosi e viceversa, come mostra il grafico sottostante.

 

average click through rate facebook

 

Cosa è cambiato dopo l’aggiornamento dei sistemi IOS

In sostanza mentre prima gli utenti venivano automaticamente tracciati con l’ultimo aggiornamento IOS i dati di chi decide di non farsi tracciare saranno persi.

Questa novità ha quindi  ovviamente degli effetti da non sottovalutare che si traducono in:

  • conversioni che verranno riportate solo parzialmente;
  • massimo otto eventi eventi di conversione configurabili;
  • minore possibilità di ottimizzare le campagne a causa di un numero inferiore di dati a disposizione;
  • impossibilità di targetizzare (o escludere) gli utenti che hanno deciso di non farsi tracciare, ad esempio la creazione di un pubblico personalizzato non terrà conto degli utenti iOS 14;
  • il retargeting sarà meno efficace perché non ci saranno gli utilizzatori di  iOS 14;
  • non si potrà più usare funnel di conversione lunghi e complessi.

Come imparare a fare campagne su Facebook ADS

Per iniziare a fare pubblicità su Facebook è essenziale avere una conoscenza generale delle funzionalità e potenzialità della piattaforma nonché la conoscenza degli strumenti messi a disposizione da Facebook per sfruttare al meglio le potenzialità della piattaforma.

Facebook stesso a questo scopo mette a disposizione online diverse guide gratuite utili a conoscere ed imparare funzionalità e strumenti per la costruzione delle campagne pubblicitarie come la guida alle inserzioni di Facebook che mostra una prima panoramica delle possibilità di sponsorizzazioni su Facebook.

Oltre a questo ci sono numerosi corsi online utili ad imparare ad utilizzare professionalmente gli strumenti di Facebook per creare campagne ottimizzate ed usare al meglio il budget a disposizione ottenendo i migliori risultati possibili o diversi corsi per capire come e perché investire in Facebook Advertising.

nuovo logo new york

Cambia il logo di New York: l’iconico I ❤️ NY diventa We ❤️ NYC

I ❤️ NY diventa We ❤️ NYC per riflettere al meglio l’identità collettiva della città di New York.

Questa settimana le istituzioni governative, insieme ad alcuni leader aziendali, sindacali e civici dei cinque distretti, hanno lanciato “We ❤️ NYC”, una campagna per mostrare i punti di forza della Grande mela e mobilitare i newyorkesi ad assicurarsi che questa rimanga la più grande città del mondo.

New York

Nuovo look per il simbolo di New York

La nuova interpretazione del famoso I ❤️ NY è stata approvata dal Dipartimento per lo sviluppo economico di New York che possiede tutti i diritti del marchio.

La formula segreta di New York è da sempre la capacità delle sue diverse comunità di lavorare insieme, con fiducia e con uno scopo comune, per risolvere i problemi e affrontare il cambiamento.

Il nuovo logo è diverso, universale, inclusivo e risulta attraente per tutte le età ed etnie.

Il rebranding è supportato da uno spot di 30 secondi che sottolinea ulteriormente la diversità attraverso le voci dei suoi abitanti. Nel video possiamo ascoltare persone con diversi background e accenti. Ognuno di loro spiega perché ama New York City usando l’affermazione “noi”.

“Questa campagna We ❤️ NYC contribuirà a catturare quell’energia e a preservare lo spirito della città, incoraggiando i newyorkesi di ogni estrazione sociale a riunirsi, essere coinvolti e apportare un cambiamento positivo nella loro comunità” ha dichiarato la Governatrice Kathy Hochul.

La storia del marchio

Il logo è stato concepito dal graphic designer Milton Glaser nel 1976 sul retro di un taxi ed è stato disegnato con un pastello rosso su carta straccia.

Il disegno originale è conservato al Museum of Modern Art di Manhattan

 

Rappresenta il simbolo di New York ed è tra i più conosciuti e prestigiosi al mondo. Il marchio è diventato icona degli anni ’70, ed è stato riprodotto su una vasta gamma di oggetti, poster, gadget e abbigliamento. Proprio grazie al lavoro di Glaser il cuore diventa emblema universale dell’amore.

Il carattere utilizzato è l’American Typewriter, uno speciale slab serif creato nel 1974 da Joel Kaden e Tony Stan per l’International Typeface Corporation.

Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, Glaser creò un nuovo logo per la città di New York. Il simbolo modificato presentava una nuova scritta:

New York

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La campagna

Non solo celebrazione. La campagna ha già preso vita nella city e rappresenta un’opportunità di impegno civico a cui tutti possono contribuire.

Ancora una volta, i newyorkesi si uniscono per mobilitare l’azione civica e l’impegno della comunità come catalizzatore per la rinascita della città e dei suoi quartieri. Per molti versi, le sfide che la città deve affrontare oggi sono più complesse che in passato.

Gli artisti di New York sono incoraggiati a presentare le proprie idee creative per i poster tramite il sito welovenyc.nyc. La campagna chiede a tutti coloro che amano la più grande città del mondo di dimostrarlo dando una mano e diffondendo quell’amore in ogni isolato.

New York

L’iniziativa prevede la partnership con enti pubblici, organizzazioni non profit e aziende per riaffermare che New York City è il luogo più sicuro, pulito e stimolante in cui vivere e lavorare.

 

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ricerche online

Sempre più persone usano i social come motore di ricerca: lo studio di Capterra

Sebbene le ricerche siano ancora appannaggio dei grandi motori di ricerca, oggi le persone si rivolgono anche ai social media per trovare le risposte alle loro domande.

A dirlo è uno studio di Capterra che ha analizzato i metodi di ricerca di informazioni online nell’era dei social.

La piattaforma per la ricerca e comparazione di software B2B ha intervistato un campione di oltre 1000 persone dai 18 anni in su, per comprendere come vengono effettuate le ricerche online.

La tecnologia continua ad aprire nuove strade di esplorazione all’interno del vasto mondo digitale e non è un caso che i social media stiano guadagnando sempre più terreno. Ma andiamo con ordine e scopriamo nel dettaglio alcuni dati salienti.

Avanza l’approccio ibrido

Il sondaggio ha mostrato che più della metà degli intervistati (il 54%) utilizza i motori di ricerca (Google, Yahoo o Bing) come metodo principale per trovare contenuti online, mentre il 5% si rivolge esclusivamente ai social media e il resto (il 41%) combina entrambi gli approcci con ricerche ibride.

social

Questi dati confermano che gli utenti oggi, più che mai, sono intenzionati a sfruttare al massimo le nuove tecnologie per saperne di più.

Negli ultimi due anni, quasi un quarto delle persone (il 22%) che cercano contenuti online ha iniziato a preferire i social media ai motori di ricerca. Tuttavia, nonostante questo spostamento di preferenze, i motori di ricerca rimangono dominanti.

La grande maggioranza dei consumatori (l’87%) preferisce il formato testuale quando cerca contenuti online. Seguono i video (7%) e le immagini (5%).

Le persone che utilizzano sia i social media che i motori di ricerca per trovare informazioni ritengono che i risultati dei motori di ricerca siano più affidabili rispetto ad altre fonti, il che indica quanto l’utilizzo dei motori di ricerca sia radicato nelle abitudini degli utenti.

I motori di ricerca fanno parte della quotidianità di ognuno di noi da molti anni; si sono evoluti e adattati nel tempo così da offrire un’esperienza sempre più intuitiva e veloce. I social media hanno aumentato le opzioni di ricerca per i consumatori che vogliono trovare contenuti veritieri e affidabili nel minor tempo possibile.

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Qual è il social network più utilizzato per le ricerche online

Il social media più utilizzato per cercare informazioni online è YouTube. È scelto dal 77% delle persone che cercano contenuti sia sui social media che sui motori di ricerca. Seguono Facebook, selezionato dal 74%, Instagram dal 65% e TikTok, utilizzato dal 33%.

Tra coloro che utilizzano almeno una piattaforma social video, il 44% afferma di utilizzarla dalle 2 alle 5 volte al giorno per cercare contenuti online, il 31% dichiara di farlo più di 5 volte al giorno, mentre il 12% dichiara di farlo solo una volta al giorno.

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I contenuti più cercati

Secondo i risultati dello studio, è emerso che la maggior parte degli utilizzatori di piattaforme social video (il 63% del campione) cerca principalmente contenuti che riguardano le istruzioni su come fare qualcosa (How To).

Al secondo posto ci sono i contenuti di intrattenimento, quelli visti per divertimento, che vengono guardati dal 59% degli utilizzatori. Le recensioni risultano al terzo posto con il 48%, seguite dalle dimostrazioni dei prodotti al 46%. Infine, il 45% degli utenti guarda i contenuti relativi alle notizie.

Siae Meta

Musica via da Facebook e Instagram: ecco cosa ci ha detto Siae

La notizia della rottura delle trattative tra Meta e Siae ha velocemente generato il panico nell’industria musicale, ma anche tra chi i social li usa per farsi conoscere e per lavorare (leggi, creator di contenuti). Via la musica dalle piattaforme della holding e fredde comunicazioni a colpi di comunicato.

Risultato? Reel e storie mute (sì, ma non sempre) e stakholder nel panico.

Via la musica da Meta: cosa è successo

Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae“, si legge nel comunicato diffuso dall’azienda proprietaria di Facebook e Instagram. “La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani” è la risposta, in una nota, della Società Italiana Autori ed Editori.

Abbiamo contattato Siae per capire in che punto si sia interrotta la trattativa, quale sia stato l’oggetto della contesa e se siamo o meno vicini a una soluzione.

«Il comunicato stampa di Meta ci ha colto di sorpresa: è stata una doccia fredda perché c’era un tavolo negoziale che andava avanti da diverse settimane; con alti e bassi, certo, ma non ci saremmo mai aspettati di arrivare a questa rottura», ci ha detto Siae.

L’oggetto della contesa: secondo Siae sono i dati

Il pomo della discordia in grado di generare la rottura, a quanto ci ha detto Siae, sembra essere una mancata trasparenza nella comunicazione dei dati da parte della Corporate proprietaria di Facebook e Instagram, sulla quale valutare con cognizione di causa un’offerta economica. «Gli unici dati che siamo riusciti a tirar fuori sono quelli depositati alla SEC americana. Non avendo a disposizione i dati, ad esempio, per singolo contenuto o per Paese e neppure la percentuale di distribuzione della musica nei video delle due piattaforme, come è possibile fare una valutazione?»

Quello che Siae lamenta è stata quindi l’impossibilità di definire un quantum economico sulla base di un modello di revenue sharing.

Con TikTok e YouTube, ad esempio, si è arrivati a un accordo perché i dati che le piattaforme hanno presentato a Siae hanno consentito alla Società Italiana Autori ed Editori di concordare una tariffa “fair”.

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La mossa inaspettata: il takedown

Nel corso di una qualunque negoziazione, tanto più se fra due soggetti “forti” come Meta e Siae, è prevedibile che si sviluppi una sorta di “braccio di ferro” tra le parti: «È normale che si scontrino diverse pretese, da una parte e dall’altra», continua Siae, «ma da lì a diffondere un comunicato stampa annunciando un takedown dei contenuti ce ne passa. In più, tornando sui propri passi auspicando che il tavolo possa ritrovare una propria armonia, il comportamento è contraddittorio».

 

mark zuckerberg - SIAE

In aggiunta, il frettoloso takedown dei contenuti musicali dell’azienda di Mark Zuckerberg sembra non essere riuscito tecnicamente alla perfezione: «Sono stati buttati giù pezzi di musica italiana ma anche internazionale, è successo un caos. Ad esempio, alcuni colleghi in Spagna ci hanno segnalato che la musica è ancora disponibile; oppure, sono stati estromessi anche alcuni autori stranieri dei quali Siae non ha alcuna quota. È stata un’operazione fatta “con il lanciarazzi” che ha creato un disservizio e la situazione un po’ spaventa».

Insomma, è un po’ tutto complicato: «i brani ci sono, poi non ci sono, appaiono e scompaiono», hanno specificato.

Sembra comunque che il caos generato non faccia per nulla piacere a Siae: «Anche con YouTube le contrattazioni sono state, in un certo senso, “severe”, ma poi si è arrivati a un accordo, come è normale che sia».

Ma chi lavora con i social media, e con il marketing digitale in generale, ha probabilmente in mente una sola domanda: siamo davvero così lontani da una possibile soluzione? «Al momento non ci sono in corso ulteriori trattative; la diffusione del comunicato stampa di Meta ha portato la discussione su un livello diverso. Entrambi, attraverso i comunicati, abbiamo dichiarato l’intenzione di sederci e trovare un accordo».

Perché l’Italia no e gli altri Paesi sì

Uno dei dati che abbiamo ritrovato spesso nelle discussione sulla questione riguarda “l’unicità dell’Italia“, che si sarebbe trovata in questa situazione di stallo rispetto a un numero cospicuo di Paesi che, invece, con Meta avrebbero raggiunto l’accordo.

Alla base dell’accaduto ci sarebbe la scadenza della licenza di Meta per l’utilizzo della musica che, naturalmente, non coincide con quella degli altri 150 Paesi che vengono genericamente indicati come paragone dell’accordo raggiunto.

«Siamo il primo Paese che ha richiesto maggiore chiarezza sulla base della Direttiva Copyright fortemente voluta da tutti, che prevede che l’utilizzatore metta a disposizione una reportistica molto puntuale per fare un corretto matching tra quello che è stato performato e le distribuzioni economiche».

Perché Meta no e le altre piattaforme sì

Il tavolo di negoziazione che non è riuscito a chiudere positivamente l’accordo con Meta è però lo stesso che ha concluso con successo le trattative con molti altri player del mondo dei contenuti digitali, tra cui YouTube, DAZN e Spotify.

«A livello esperienziale, non si può negare che il servizio che offriamo a queste piattaforme crei un valore; chiaramente, ogni trattativa è diversa perché ogni realtà è differente: ad esempio, se togli la musica a Spotify, che è una piattaforma prevalentemente musicale, condizioni fortemente il servizio e l’impatto è sicuramente diverso se si tratta di Facebook, ma questo non significa che il valore della musica non sia importante per l’esperienza sulla piattaforma».

Siae e il futuro della musica a Palo Alto

Dobbiamo abituarci a reel silenziosi e storie senza audio o possiamo sperare in una soluzione rapida della diatriba? Lo abbiamo chiesto a Matteo Fedeli, Direttore Generale di Siae.

«La nostra speranza è che l’atteggiamento “muro a muro” di Meta possa cambiare e che ci sia la possibilità di riaprire il tavolo negoziale. Dopo due mesi di trattative, hanno scelto di alzarsi dal tavolo e andare via “sbattendo la porta”, comunicando la rottura pubblicamente senza informare prima noi e l’industria discografica».

Secondo Siae ci perdono tutti

Anche questo è un tema importante, in vista degli investimenti che diversi stakeholder possono aver fatto sulla musica intermediata da Siae. Creator, artisti, giovani emergenti e musicisti affermati: chi ha subito un danno maggiore dalla mossa inaspettata di Meta?

«Direi che il danno è di sistema: ci perdono tutti. Ci perde Meta, ci perdiamo noi e ci perde l’industria discografica. Il takedown è stato fatto, ma di cosa? La musica è ancora presente su Instagram, è un dato di fatto oggettivo e noi siamo tenuti a negoziare al meglio in nome e per conto dei nostri aventi diritto; l’offerta take or leave che ci ha fatto Meta non era altro che un’imposizione».

Siae continua a ripetere che il suo obiettivo, per il sistema e per il mercato, è mantenere la porta aperta a nuove contrattazioni, ma a una precisa condizione: che la musica cambi.

notizie della settimana 6 - 12 febbraio

Pagamenti digitali, tool SEO e cybersecurity: le notizie ninja della settimana

Ci siamo: è l’anno dell’abbandono ai cookie di terze parti e la febbre della profilazione torna a salire. Grazie al report di Salesforce scopriamo che la soluzione c’è e passa attraverso la conquista della fiducia dei potenziali clienti.

Ma, per raggiungerli, è in primo luogo necessario che riescano a trovarci, e in questo senso acquisire le necessarie competenze SEO diventa indispensabile (dai un’occhiata alla Factory per diventare SEO specialist e in questo articolo trovi anche una serie di tool che possono aiutarti).

L’importanza di farsi trovare è confermata dai dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, che registra un aumento dei pagamenti digitali (avevamo già affrontato l’argomento qui con Banca Sella), mentre l’advertising trova nuova linfa vitale nello streaming video e audio (trovi qui l’analisi di Spotify).

Chiudiamo il cerchio aperto con la maggiore attenzione alla privacy con l’alert dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica: gli attacchi informatici in Italia aumentano spaventosamente ogni anno.

“Sicurezza” continuerà a essere una delle hot keyword del 2023.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

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I pagamenti digitali sfiorano i 400 miliardi

Lo dicono i risultati della nuova edizione dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano che per il 2022 registra una crescita del 18%.

Si avvicina il Cookieless. Cosa possono fare i marketer

Attraverso i dati dello State of Marketing di Salesforce scopriamo sfide e opportunità della scomparsa dei cookie di terze parti.

notizie della settimana - marketing top priorities State of Marketing Salesforce

Secondo il report, le possibili soluzioni adottabili dai marketer possono essere riassunte in quattro punti principali:

  • Esplicito consenso
  • Privacy by default
  • Soluzioni tecniche
  • Banner informativi

Puoi scaricare il report completo a questo indirizzo.

I tool essenziali per la tua SEO

Chi si occupa di contenuti online sa perfettamente che l’ottimizzazione per i motori di ricerca è fondamentale per aumentare il traffico verso il sito web. A questo scopo, questa shortlist di SEO tool può fornirti un valido aiuto anche se sei alle prime armi.

Re-hiring, le aziende riassumono gli over 50

Viene dagli Stati Uniti la nuova tendenza che sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Le aziende sono sempre più portate a rivalutare la generazione dei baby boomer, rinominati già “longennials”, per la loro esperienza.

Italia a rischio cybersicurezza

Secondo l’ultimo rapporto Clusit (l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), nel 2022 sono stati 188 gli attacchi informatici verso il nostro paese, con un incremento del 169% sull’anno. A livello mondiale la crescita è stata del 21%.

Le notizie della settimana: il potenziale divieto di TikTok negli Stati Uniti

La Commissione Affari Esteri della Camera degli Stati Uniti ha approvato martedì un disegno di legge che darebbe al presidente Joe Biden l’autorità di vietare la piattaforma. Secondo l’analisi di CNBC, le prime società a poter essere avvantaggiate dal ban sarebbero quelle di pubblicità digitale, tra cui Meta, Snap e Google.

Lo streaming video supportato da pubblicità continua a crescere

Lo rileva l’ultimo report di TiVo, secondo il quale, però, comincia a calare la tollerenza del pubblico nei confronti dei break pubblicitari.

notizie della settimana - tempo medio streaming audio video

Il numero medio di fonti video utilizzate dagli utenti raggiunge quasi 12 e sono i servizi gratuiti a crescere al ritmo più alto.

Notizie sull’intelligenza artificiale: DuckDuckGo si cimenta con la ricerca AI

Il motore di ricerca incentrato sulla privacy, ha seguito Microsoft e Google immergendosi nella tendenza dell’intelligenza artificiale generativa. Annunciato il lancio in versione beta di una funzione di riassunto alimentata dall’AI, denominata DuckAssist. Sarà in grado di rispondere direttamente alle query di ricerca semplici degli utenti.

Le pubblicità più belle di febbraio 2023

Instancabili e sempre pieni di idee, i brand non smettono di creare lavori dalle sfumature più complesse e affascinanti.

pubblicità febbraio - IKEA Troll - ninja marketing

Da IKEA a Google, passando per la partnership tra Dove e LinkedIn, dai un’occhiata alle creatività selezionate dalla redazione.

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Sonic Science 2.0, ottimizzare l’audio adv con Spotify: intervista ad Alberto Mazzieri

Le tecnologie si fanno sempre più intelligenti e vicine ad ogni singolo utente. Un aiuto per gli inserzionisti alla ricerca di nuove modalità per rendere ancora più efficienti le campagne di advertising arriva dalle nuove tecnologie di Spotify.

Nella ricerca effettuata da Spotify lo scorso anno, e che ha visto la collaborazione con Neuro Insight, una società di Neuroscienze degli Stati Uniti nell’esplorazione gli effetti del suono sulle persone, si è evidenziato come l’effetto dell’esposizione ai contenuti audio possa realmente agire sul cervello e influenzare il comportamento degli individui.

LEGGI ANCHE: La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Come i contenuti audio digitali aumentano l’engagement dei brand

A parlarci delle adv su Spotify c’è Alberto Mazzieri, Head of Sales Southern Europe di Spotify che ci ha raccontato di come le aziende siano estremamente interessate a sfruttare la piattaforma per condurre al meglio i propri obiettivi di comunicazione ed aumentare la propria audience.

Alberto mazzieri spotify

Nella ricerca di quest’anno,Sonic Science 2.0, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Biometrica MindProber, si è invece indagato sull’impatto durante la giornata dell’audio digitale sul fisico e sul comportamento delle persone e di come questo comportamento possa fornire degli insights interessanti da elaborare per raggiungere in modo più efficace il pubblico.

Lo studio ha coinvolto un campione di diverse centinaia di persone distribuite tra US e UK e che sono state esposte nell’arco di 40 giorni a più di 15.000 sessioni audio per un totale di più di 22.000 ore di ascolto.

Grazie a dei sensori indossati nell’arco della giornata e durante ogni attività, è stato possibile analizzare dei dati ricavati dall’attivazione elettrodermica, ovvero alle reazioni della pelle sollecitata da un determinato tipo di stimolo.

Un ulteriore step della ricerca consisteva nell’acquisizione di dati pre e post esperimento per indagare come la percezione dell’esposizione a contenuti audio potesse generare cambiamenti sulla giornata, anche in termini qualitativi.

Il Mood Boost dei contenuti audio su Spotify

“Capire come il ruolo dei contenuti audio, non solo musicali, possano interagire ed influenzare i diversi stati psicologici è utile per avere degli insight interessanti. È interessante per i brand apprendere che l’ascolto di audio sia realmente parte della routine quotidiana e che genera un miglioramento dello stato d’animo e delle emozioni, a prescindere che si parta da uno stato positivo o meno e a prescindere dall’attività che si sta svolgendo. Il che si traduce, per i brand, avere un engagement più alto, con la possibilità di raggiungere un pubblico più connesso e interessato in un momento in cui c’è un’altissima attenzione. Un mood boost quindi, in cui Spotify riesce appieno grazie alla sua offerta non solo di musica ma anche di contenuti che sempre più stanno registrando livelli alti di attenzione e di ingaggio, come i podcast.”

Su Spotify, piattaforma leader nell’audio in streaming, oltre ad un’ampia offerta musicale ci sono moltissime categorie di contenuti podcast, basti pensare che sono presenti 5 milioni di titoli, che spaziano dalle news, al true-crime fino all’intrattenimento comedy: un tasso di immersività e di engagement che si riflette anche nella trasferenza degli annunci pubblicitari inseriti, ovvero nel livello di attenzione del pubblico al passaggio delle ads.

La personalizzazione di Sonic Science 2.0

E a questo proposito, la tecnologia di Sonic Science 2.0 fornisce una cerchia quasi infinita di informazioni utili per i brand, tali da poter personalizzare maggiormente il messaggio.

Infatti, in base al comportamento dell’utente su Spotify, della scelta musicale, di ritmo o di quantità di parole, la ricerca ha evidenziato come ad un determinato contenuto audio scelto durante le diverse attività della giornata, come a lavoro, in auto, con la famiglia o in palestra, sia associato un certo tipo di engagement e di relazione.

sonic science numeri

In questo modo il messaggio pubblicitario costruito su uno specifico momento, legato al contesto e all’ambiente risulta ragionevolmente più dinamico ed efficace rispetto a un messaggio targetizzato su quei dati “statici” come interesse, età e luogo geografico.

Come possono queste informazioni essere sfruttate al meglio per creare dell’advertising efficace su Spotify

I dati a disposizione permettono di creare ampi cluster suddivisi in base al mood e al momento, a cui veicolare le inserzioni in modo specifico e attraverso azioni strategiche: ad esempio se siamo in auto e ascoltiamo un podcast in cui l’attenzione è massima ed il flusso del racconto è costante, si creeranno dei messaggi che non distraggano troppo dal flusso e che abbiano un tono di voce coerente con ciò che si sta ascoltando.

Se invece l’attività sarà quella dell’allenamento in palestra, il messaggio che ci sarà proposto sarà coerente con il ritmo ed il mood di quel momento: presumibilmente sarà energico per non andare ad interrompere il carico adrenalinico del nostro corpo.

“L’iper-targetizzazione sebbene sia molto utile per le aziende, presenta dei limiti naturali, per alcuni casi e per alcuni brand o servizi, in cui è invece necessario raggiungere un pubblico più ampio possibile. In questo caso, bisogna essere consapevoli di non poter generare i numeri attesi o i volumi che si intende raggiungere con questo tipo di ads.  La semplice targetizzazione demografica, il lavorare con la reach e con il retargeting sugli utenti, si rivelano essere comunque azioni efficaci.”

Incuriositi dai dati di Spotify, che ricordiamo essere l’App su cui le persone passano più tempo da mobile rispetto agli altri social, abbiamo chiesto ad Alberto Mazzieri quale sia la percentuale degli utenti disponibili ad ascoltare annunci pubblicitari su questa piattaforma e quale attività quotidiana genera un mood boost superiore.

sonic science slide 01 - spotify

La risposta è chiara: si tratta di una percentuale abbastanza consistente. Il 73% degli utenti dichiara, infatti, di accettare ad essere esposti ai messaggi pubblicitari.

Un pubblico consapevole che le informazioni utilizzate da Spotify possano fornire forme di advertising rilevanti e congruenti, con un tone of voice costruito sulla base delle personali esperienze di ascolto.

“Inoltre, da parte nostra, il condurre regolarmente delle analisi ci porta a scoprire quale sia il feedback degli utenti sulla user experience e come migliorarla, fornendo un’esperienza soddisfacente e che li spinga a rimanere molto tempo sulla piattaforma. Un’ulteriore opportunità che fa gola ai brand proprio perché l’audio digitale, a differenza del video, può essere usufruibile anche indistintamente dallo schermo. “

Per quanto riguarda l’attività più “penetrante” in termini di mood positivo e di attenzione, sempre secondo la ricerca di Sonic Science 2.0, è senza dubbio l’attività fisica. Un momento ormai della quotidianità della maggior parte di noi in cui la presenza della musica è una costante e che registra un livello di engagement superiore del 19%.

Campagne pubblicitarie audio: una media strategy ottimale per le aziende

Dalla ricerca di Sonic Scienze 2.0 si evince anche quanto i dati delle campagne pubblicitarie siano positivi e coerenti su Spotify, in termini di ricordo, memorabilità e trasferimento dell’engagement, aumentando dunque le possibilità di conversione anche attraverso una singola campagna pubblicitaria.

L’immersività dei contenuti audio nel contesto e durante la giornata dimostra difatti che il 93% degli utenti rimane attento durante il passaggio da contenuti editoriali (musica o podcast) a quelli advertising e il 60% conserva un saldo ricordo dei brand e dei tipi di messaggi ascoltati.

sonic science statistica spotify

Di certo, questi sono risultati molto positivi in termini di engagement legato al livello di attività di attenzione, soprattutto se paragonati alle stesse campagne veicolate su altri mezzi. A conferma di come l’audio svolga un ruolo importante in una media strategy articolata.

“In definitiva, pensare di aumentare le prospettive dei brand attraverso Spotify può rivelarsi una mossa ottimale: le metriche di engagement audio sono superiori rispetto a qualsiasi altro social: coinvolgono la fedeltà degli utenti, non solo come tempo di permanenza sulla piattaforma ma anche di ritorno quotidiano, di brand awareness, di consideration del brand e del funnel di conversione. Senza contare che produrre audio è infinitamente più economico che produrre video, per cui c’è la possibilità veramente di declinare tanti soggetti e personalizzare la comunicazione.”

Il momento d’oro dei Podcast

Una grande opportunità che comporta un uso mirato e specifico della piattaforma, con contenuti che calzino perfettamente con essa: il consiglio che Alberto Mazzieri dà alle aziende è quello di fare attenzione alla tipologia di messaggio da veicolare. Utilizzare un formato radio come formato audio su Spotify sarebbe sconsigliato perché andrebbe a creare un’interruzione del flusso di ascolto, non coerente con il momento ed il contesto, generando così una perdita di attenzione dell’utente.

Così come pensare di veicolare uno spot tv su Instagram o Tik Tok: una perfetta strategia comporta una creazione ad hoc del messaggio rispetto ai diversi canali da sfruttare.

Alberto Mazzieri conclude la nostra intervista confermando i dati della ricerca che evidenziano come l’audio digitale sia un compagno quotidiano a prescindere dal tipo di attività svolta o del mood e di come nessun’ altra attività media ci influenzi in modo tanto pervasivo. Questo si riflette su un livello alto e continuo di engagement, che porta ad un ricordo maggiore dei brand e di conseguenza un’efficacia maggiore dei messaggi pubblicitari. L’audio digitale può contribuire in modo consistente al raggiungimento degli obiettivi di una comunicazione multipiattaforma e multicanale.

Un accento importante va posto sui podcast diventati ormai mainstream: secondo l’ultima analisi Ipsos il numero di italiani che ascolta questi contenuti è di circa 11 milioni.

“Quello dei podcast è un mercato su cui stiamo investendo e che contribuisce all’evoluzione dello stesso Spotify. Il nostro obiettivo è portare sia in ambito di misurazione e tracciamento delle campagne pubblicitarie all’interno dei podcast, la stessa qualità dell’ambito digitale. Abbiamo una tecnologia chiamata Streaming Ad Insertion, in grado di pianificare all’interno dei podcast in modo più accurato, con delle metriche di reach più precise rispetto alla tecnologia standard del mercato.”

Ed anche il pubblico esposto ai messaggi pubblicitari è in continua espansione, dal momento che le inserzioni inserite nei podcast, a differenza dei contenuti musicali, raggiungono sia gli utenti free che quelli premium.

Spotify può dunque aiutare gli inserzionisti a raggiungere i loro obiettivi di marketing, vista l’importante quantità e qualità di dati ed insight a disposizione al fine di conoscere davvero al meglio l’audience, e in particolare, la Gen Z che è il gruppo di utenti con maggiore aderenza alla piattaforma.

È fondamentale dunque fornire ai brand gli insight sul loro pubblico, sui comportamenti, sulle scelte, sui trend che seguono per poter costruire un messaggio accurato che garantisca una sferzata positiva sulla sua efficacia.

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I Trend 2023 per i Marketer, la ricerca di Spotify, l’arrivo di Bluesky e le altre news della settimana

È stata la settimana del secondo Wrap Up Ninja e abbiamo avuto modo di analizzare le notizie e i trend di questo 2023 grazie a top player del digital come Spotify e Salesforce (se te lo sei perso, tranquillo, puoi recuperarlo a questo indirizzo).

Per la nostra community questi appuntamenti mensili sono importantissimi, perché ci permettono di rimanere al passo con i cambiamenti velocissimi che riguardano il Marketing e il Digital (proprio per questo sta per partire il nostro corso dedicato all’intelligenza artificiale).

Infatti, tra le notizie importanti di questa settimana c’è l’annuncio della “versione di Meta” di ChatGPT (trovi molte info su questa AI qui e qui), che dopo l’arrivo del chatbot di Google, Microsoft ha inserito anche su Skype. Poi, l’arrivo di Bluesky, l’alternativa decentralizzata a Twitter (la firma di Jack Dorsey fa ben sperare) e la conferma che Facebook è ancora un importante punto di riferimento per le PMI italiane.

Sarà pure da boomer, ma i numeri (e i bilanci) non mentono. Mai.

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Ninja Wrap Up #2: i trend per i Marketer nel 2023

Il secondo appuntamento del Ninja Wrap Up, l’evento mensile con un condensato delle notizie più “scottanti” del mese che devi assolutamente conoscere, è stato dedicato ai Digital Trend e Tool che segneranno il 2023 dei Marketer.

notizie della settimana state of marketing slide

Due ore e mezza in diretta con Mattia Leopizzi, Manager, Solution Engineering, Salesforce; Massimo Nava, Creative Director, Artlandis Webinar; Alberto Mazzieri, Head of Sales, Spotify Southern Europe. Puoi guardarlo qui.

Arriva “Bluesky”, l’alternativa a Twitter

La piattaforma social decentralizzata fondata dall’ex capo di Twitter Jack Dorsey, sta per essere lanciata in beta privata con alcuni utenti selezionati. Il progetto ha l’obiettivo principale di sviluppare uno “standard aperto per i social media“.

ByteDance sta sviluppando una nuova piattaforma di apprendimento basata sull’AI

La società madre di TikTok sta iniziando a esplorare nuovi orizzonti dell’intelligenza artificiale per sviluppare GeniusJoy: una piattaforma edtech che sarà testata fuori dai confini cinesi.

Meta prepara la sua versione di ChatGPT…

Ha annunciato un nuovo linguaggio artificiale, un modello più semplice e democratico di GPT-3, progettato per aiutare i ricercatori a far avanzare il loro lavoro. “Meta si impegna in questo modello aperto di ricerca e renderemo il nostro nuovo modello disponibile alla comunità di ricerca dell’AI”, ha scritto Zuckerberg in un post su Facebook.

… e Mark Zuckerberg annuncia il nuovo team AI

L’azienda creerà un nuovo gruppo di prodotti incentrato sull’IA generativa. La mossa arriva mentre tutte le grandi aziende tecnologiche fanno a gara per pubblicizzare i loro progressi nelle tecniche di apprendimento automatico.

Il suono rafforza la memorabilità degli annunci

A dirlo è Sonic Science 2.0, il nuovo studio biometrico di Spotify. I risultati provano una correlazione tra la scelta di cosa ascoltare, gli ambienti fisici dove si trovano e le attività che stanno svolgendo.

sonic science - notizie della settimana

Il 93% del coinvolgimento cerebrale verso i contenuti ascoltati si è trasferito direttamente nell’engagement degli annunci, rendendo lo streaming audio più efficace di altri media.

Facebook è il network più importante per le PMI

Lo dice una nuova indagine di Skynova, secondo la quale Facebook rimane il connettore più critico per le PMI.

facebook skynova

Secondo i dati, i social media sono la piattaforma chiave per attirare nuovi clienti, ma il CRM svolge un ruolo fondamentale.

Il nuovo look di 7Up

7Up ha presentato il suo primo aggiornamento dopo 7 anni che include un nuovo posizionamento internazionale del marchio e un’identità visiva rinnovata.

7Up

Il restyling è stato effettuato dal team interno Design and Innovation con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile all’essenza di 7Up.

Durex insieme a Diesel alla Milano Fashion Week

La partnership è stata svelata durante la sfilata al Superstudio Maxi. I modelli hanno sfilato attorno a una montagna di 200 mila scatole di preservativi Durex con il logo rosso e bianco di Diesel.

Diesel

Il brand italiano di denim ha anche anticipato l’arrivo di una capsule di abbigliamento con Durex, che include magliette, jeans e cappellini in co-branding.

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Content Inflation, cos’è e come pianificare una strategia di Content Marketing efficace

L’inflazione, argomento di assoluta attualità che coinvolge l’economia mondiale e la nostra società tutta, sta avendo ricadute anche sul content marketing. Ad una prima lettura potrebbe sembrare insolito il nesso fra Content Marketing e questo fenomeno, ma nuove sfide e cambiamenti stanno interessando il lavoro dei marketer, tanto da parlare sempre più spesso di Content Inflation.

Cos’è di preciso e che ricadute ha la Content Inflation sulle decisioni (e sui budget) di addetti al marketing e aziende? Scopriamolo insieme.

>>Vuoi imparare a pianificare i contenuti ottimizzando il budget? Registrati al webinar gratuito<<

Il Content Marketing ha un solo imperativo: farti crescere

Content is King”, il mantra su cui si basano tutti i professionisti della SEO e del marketing online, stabilisce la sovranità del contenuto perché è attraverso questo che ci si può connettere davvero con le persone.

I contenuti come testi, immagini e video sono il più importante combustibile del grande motore informativo chiamato Internet, ambiente in cui, secondo il report The Global State of Digital 2022, le persone – e quindi i potenziali clienti – spendono circa 7 ore al giorno, vale a dire circa il 42% del tempo di veglia.

Se prima per annunciare un nuovo prodotto o i valori aziendali era sufficiente investire su contenuti destinati alla tv e alla stampa, oggi i canali di comunicazione sono molteplici e il processo d’acquisto si sviluppa attraverso diversi touchpoint.

Inoltre, molti brand, per attrarre nuovi tipi di pubblico, hanno sviluppato al loro interno delle nuove linee (vedi brand ombrello e brand portfolio) dove per ogni nuovo sotto-segmento è necessario un messaggio diverso.

Lo scenario in cui avviene tutto ciò, come dicevamo in apertura, è quello di una economia in grande difficoltà che lascia sempre meno spazio agli investimenti nelle attività di Content Marketing.

content marketing

Content Inflation: perché non puoi ignorarla

Come è noto, ci troviamo davanti a un fenomeno inflazionistico quando si registra un rincaro di ampia portata, tale per cui con la stessa quantità di moneta si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Cosa ha a che fare questo con i contenuti che ogni giorno vengono pubblicati su social, blog, newsletter e altri canali?

Molti contenuti presenti sul web sono ormai “inflazionati”, cioè ci sono tante copie di video e testi che non permettono di distinguersi e risultare efficaci.

In modo simile a quanto accade in economia, l’aumento considerevole della quantità totale diluisce il valore del singolo contenuto e l’incremento dei costi connessi alla produzione causa maggiore difficoltà nel generare output originale.

Ma non solo. Considerato che i canali da presidiare sono molteplici e con varie opzioni di formato (newsletter, reel, video in diretta, stories, blog post e podcast, solo per citarne alcuni), spesso lo stesso contenuto viene riutilizzato adeguandolo alle tante piattaforme, risultando snaturato e poco convincente.

Inoltre, grazie alle preziose informazioni che è possibile estrarre dagli UGC e dai metadati degli utenti, diventa sempre più importante (e utile) personalizzare le offerte, i prodotti e la comunicazione in base a fattori come la geolocalizzazione, i dati demografici, il dispositivo utilizzato a molti altri indicatori.

Per rispondere con successo alla Content inflation è necessario allocare una quantità maggiore di budget all’aumentare dei canali da presidiare con i contenuti per poter essere ancora efficaci.

Il 70% dei marketer ha un quadro sufficientemente chiaro della situazione e punta ad aumentare gli sforzi economici da indirizzare nel Content Marketing, ma in che modo è possibile pianificare i contenuti in maniera smart e ottimizzarli se abbiamo a disposizione un budget limitato?

Da dove partire per una content strategy anti crisi: il webinar di TERRITORY Influence

Poiché le persone trascorrono una quantità significativa di tempo su un numero sempre crescente di canali, le aziende e i brand sono costretti a trovare soluzioni strategiche per reperire una grande quantità di contenuti specifici per i canali con un budget limitato.” – Ares Georgoulas, Executive Director, TERRITORY Munich.

Non lasciarsi sopraffare dalla Content Inflation è possibile attraverso la ricerca di una strategia per creare tanti contenuti di valore senza andare fuori budget. In che modo?

Pensando alla Content Strategy in maniera più ampia e ponendosi le giuste domande.

Per esempio, chiediti “in che modo potrei adattare la mia comunicazione per renderla adeguata ai diversi canali?”; oppure, “quali tool e piattaforme possono aiutarmi a ottimizzare il tempo e gli sforzi?”.

E ancora, “in che modo posso costruire una content factory per il mio brand?”

Nel webinar del 2 marzo, gli esperti di TERRITORY Influence insieme a Sprinklr ti mostreranno come ampliare e ottimizzare il portafoglio di contenuti grazie a best practice dei principali brand nel settore Tech, Beauty e Automotive e ai consigli per la pianificazione e analisi della strategia di content marketing per il 2023.

Territory Influence - speaker Content Inflation

Grazie ad Andrea Barri, Senior Solutions Consultant di Sprinklr, Alessandra Arcuri, Project Manager TERRITORY Influence e Christian Piottoli, Key Account Manager di TERRITORY Influence, avrai l’occasione di imparare a pianificare i contenuti in maniera smart, senza soccombere alla Content Inflation.

>>Registrati gratuitamente al webinar cliccando qui <<

griglia immagine di copertina notizie della settimana

I pancake di Barilla, i licenziamenti di Google e le altre notizie della settimana

Prima di passare alle notizie della settimana, concediamoci una veloce riflessione.

Se negli ultimi mesi ti sei convinto che la tecnologia avrebbe impattato fortemente sul mondo del lavoro, andando a sostituire alcuni lavoratori meno qualificati, come i camerieri nei ristoranti e i cassieri del supermarket, beh, caschi male.

L’esplosione delle conversazioni generate attorno a ChatGPT (di cui abbiamo ampiamente parlato qui e che è solo una piccolissima anticipazione della rivoluzione in atto grazie all’intelligenza artificiale) ha squarciato il velo di Maya degli high skills jobs: le AI sanno scrivere, creare immagini, condurre analisi e preparare piani editoriali. Con che qualità? Salvo alcuni casi, per il momento, ancora sotto la media, ma l’esponenzialità dello sviluppo (e degli investimenti) per questa tecnologia è in grado di togliere il sonno anche al più ferrato dei creativi.

Per questo, arriva il momento di riflettere su come comprendere la forza disruptive dell’AI e piegarla alle nostre esigenze (noi ci stiamo già provando, confrontandoci con un pool di esperti).

Se non sei del tutto convinto “del pericolo”, ti basti sapere che ChatGPT ha superato con successo l’esame finale del programma di Master of Business Administration dell’Università della Pennsylvania.

Le AI possono imparare (forse anche insegnare, come abbiamo letto qui) meglio e più velocemente di noi?

La domanda è interessante e la risposta non è per nulla scontata.

Quello che al momento ci preme capire è se, quando gli algoritmi, oltre alle immagini per i pancake e per i cocktail, ne scriveranno anche la ricetta, il sapore sarà lo stesso o ci sembrerà un po’ più amaro.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

I pancake di Barilla generati con l’AI

Alessio Galea ha intervistato per Ninja Alessio Garbin, coordinatore Data & Digital Marketing di Barilla per l’Italia sulla discussione nata dalle immagini generate con Midjourney e poi diffuse sui canali di Mulino Bianco.

pancacke mulino bianco Midjourney

Alessio Garbin parteciperà al Ninja Wrap Up: “Perché l’AI non ti ruberà il lavoro” in programma martedì 31 gennaio e mercoledì 1 febbraio, dalle ore 12.30 alle 14.30.

Notizie da non perdere: ChatGPT, esame superato

Tra le notizie della settimana troviamo una ricerca condotta da un professore della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, che ha scoperto che il chatbot GPT-3 è stato in grado di superare l’esame finale del programma di Master of Business Administration (MBA) della scuola. Il punteggio ottenuto dal bot, ha scritto il Prof. Terwiesch, dimostra la sua “notevole capacità di automatizzare alcune delle competenze dei lavoratori altamente remunerati in generale e, in particolare, dei lavoratori della conoscenza laureati MBA, come analisti, manager e consulenti“.

Shutterstock lancia un toolkit di AI generativa

I clienti della piattaforma di design online Creative Flow di Shutterstock potranno creare immagini sulla base di suggerimenti testuali, grazie a OpenAI e Dall-E 2. Le immagini ottenute, secondo quanto dichiarato dall’azienda, saranno “pronte per la licenza” subito dopo la loro creazione.

Google risponde a ChatGPT…

Il New York Times riporta che i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, hanno intenzione di lanciare oltre 20 prodotti di intelligenza artificiale quest’anno, tra cui una demo del proprio chatbot di ricerca.

…e licenzia 12.000 persone

La notizia è arrivata ai dipendenti attraverso una email del CEO Sundar Pichai, e si aggiunge ai tagli annunciati nelle ultime settimane da Amazon e Microsoft, che hanno licenziato complessivamente 28.000 persone.

notizie della settimana - tech layoffs

Finora, nel 2023, ci sono stati 175 licenziamenti in aziende tecnologiche con 57.914 persone coinvolte.

Su ChatGPT individuato un piano professionale

Alcuni utenti hanno identificato un’opzione “Upgrade plan” nell’interfaccia web di ChatGPT. Il piano professionale consentirebbe l’accesso al software anche quando la domanda è elevata e una maggiore velocità di risposta.

Le sfide per i Marketer: Italia indietro

Dal report State of Marketing emerge un tasso di maturità leggermente inferiore in Italia, rispetto ai rispondenti globali, sull’adozione di tool che possano semplificare la vita dei marketer.

priorità e sfide dei marketer in italia 01

Il 66% dei marketer in Italia afferma che soddisfare le aspettative dei clienti è più difficile rispetto a un anno fa.

Trovi qui le altre statistiche e puoi ascoltare nel nostro podcast cosa ci ha detto Andrea Buffoni, Regional Vice President di Salesforce Marketing Cloud in occasione della presentazione del report.

I creative trends del 2023

Depositphotos ha pubblicato le sue previsioni annuali nel report “Creative Trends 2023: Ready to Escape?”.

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Sono stati esaminati stili, temi e idee che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa per fornire informazioni e consigli su come i brand e i creator debbano interagire con il loro pubblico durante il corso dell’anno.

Ninja Wrap Up #1

Il primo appuntamento del nuovo format per commentare le news e i trend del mese con il Ninja Team e i migliori esperti. Si parte con una puntata speciale di Wrap Up sul Marketing applicato all’Intelligenza Artificiale. Clicca qui per partecipare all’evento.