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Giù le mani da LinkedIn: perché non puoi escluderlo dalla strategia della tua azienda

  • I contenuti pubblicati ci identificano e ci trasformano in veri e propri punti di riferimento insieme alle interazioni con in nostri collegamenti e riguardo ai topic che ci interessano.
  • Lo dice la sua stessa definizione, LinkedIn è un Social Network e come tale serve per tessere relazioni ossia creare network. Sia con la creazione di gruppi veri e propri sia analizzando i nostri competitor.

 

Credo che LinkedIn sia come il cervello umano, si dice che solo una parte di noi lo usi e ne esplori tutte le sue parti, gli altri ne usano, invece, solo il 10%.
Le potenzialità di LinkedIn per la tua azienda o per te come professionista sono innumerevoli, ma non tutti sono preparati a utilizzarle o a includere a pieno questa piattaforme nella strategia social di brand: Facebook e Instagram sono di solito immancabili, ma LinkedIn?

Eppure le sue connessioni di 570 milioni di utenti mondiali con un grado di utenti attivi che si attesta su più di 260 milioni/mese non dovrebbe classificarlo tra i social meno importanti soprattutto se si parla di un’azienda che con queste connessioni è in grado di farsi pubblicità, trovare nuove risorse umane e creare le proprie community di interazione.

Cerchiamo di capire, allora, come posizionarci su LinkedIn al meglio. Una cosa è certa: alla base serve tanta costanza e dedizione per creare e tenere attiva la propria community.

Il meglio di LinkedIn per il tuo business, come fare per usarlo al meglio

Prima cosa: come usare al meglio la LinkedIn App.,

Chi ha detto che per sviluppare LinkedIn per il nostro business sia preferibile la versione desktop? L’app, infatti, propone delle funzionalità che su desktop non troviamo e questo perché sono aspetti legati alla possibilità di geolocalizzarsi o geolocalizzare e allacciare una relazione con chi ci sta intorno, ma non solo.

Partiamo dalla possibilità di aggiornamento del profilo tramite app. Scegliere, infatti, di modificare o aggiungere nuove informazioni via app, seppur possa sembrare scomodo per alcuni versi, offre, dall’altra parte, possibilità che la versione desktop non permette.

Uno su tutti il numero di caratteri della headline: da desktop limitato a 120 da mobile ampliato a 200, quindi se su entrambi i device questa risulta tagliata, da app c’è più margine per la fantasia.

Proseguiamo con il secondo step: la pubblicazione di contenuti. La app non ti permetterà di pubblicare ancora long-form o individuare errori grammaticali sarà più scomodo (salvo aver attivato il correttore automatico su cellulare), ma sicuramente fornisce all’utente la possibilità di allegare file multimediali e inserire hashtag, debitamente suggeriti all’inizio della digitazione.

Terzo step: fare rete. LinkedIn va usato per creare ed animare una propria community e questo vuol dire partire dalla creazione di un numero di follower interessante per poi iniziare ad essere interessante anche tu per loro.
A tal proposito, forse, le funzionalità a disposizione da mobile sono davvero le più fornite e, in particolare, la possibilità di trovare connessioni durante meeting o eventi di settore.

Infatti il primo compito, è quello di connettersi agli altri e mandare loro messaggi privati di presentazione e richiesta di connessione. Farlo attraverso mobile app da la possibilità di scattare foto o includere audio in tempo reale, come un sistema di chat di ben più noti Facebook e Instagram, oltre che “taggare” un altro utente nella conversazione.

È sempre consigliabile personalizzare il proprio messaggio di richiesta di collegamento a seconda della persona a cui mi sto rivolgendo, soprattutto se sono un altro professionista questo mi darà la possibilità di attirare l’attenzione del mio interlocutore o ricordargli perché ci farebbe piacere averlo tra i nostri collegamenti.

Ecco poi che vi è la possibilità di integrare il proprio calendar o la propria localizzazione in occasione di eventi o meeting.

Se parliamo di evento programmato e pubblico, infatti, possiamo sfruttare l’integrazione tra il calendario e LinkedIn, attivabile da app, per scoprire chi parteciperà e fare un po’ di infohunting preparatoria e poi, qui viene il bello, è possibile trovare altri utenti LinkedIn nelle vicinanze in qualsiasi momento.

Come? Vai su “la mia rete” seleziona il tasto “più” e come ultima opzione vedrai “nelle vicinanze” se la attivi attraverso il Bluetooth. In questo modo identificherai gli altri utenti presenti nella stanza o al meeting e potrai selezionare con chi connetterti o semplicemente sapere chi sono le persone intorno a te, chissà mai che potresti trovare la risorsa o l’azienda dei tuoi sogni!

E se voglio connettermi ad un altro utente, ma ha difficoltà ad incontrarmi oppure voglio essere sicuro che trovi me, come faccio? Semplice: in alto di fianco la barra di ricerca c’è un simbolino che riproduce in miniatura un QR code, bene, da qui potrai sia scansionare il QR code di un altro che ottenere il tuo anche da condividere.

L’utilizzo corretto della app di LinkedIn non esclude un utilizzo altrettanto proficuo della versione desktop e, soprattutto, non prescinde da una corretta programmazione social.

LEGGI ANCHE: Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn

Come abbiamo già detto su LinkedIn non conta solo quanti follower hai, ma la qualità e i collegamenti che questi possono portarti ed ecco che una strategia vincente, in questo caso più che mai, si basa sulla fase di preparazione:

  • Definire gli obiettivi: perché la mia azienda deve esserci su LinkedIn? Che cosa voglio fare con il mio profilo social aziendale, cercare nuove risorse, farmi promotore di una causa, cercare partnership di sviluppo? Ricorda che ogni obiettivo deve essere SMART (specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e temporizzabili). Non dimenticare di prendere in considerazione sia goal a breve che a lungo termine;
  • Individua e profila le tue audience personas: analizza i tuoi follower delle altre piattaforme, chi sono? Cosa fanno nella vita? In cosa credono e su che argomenti interagiscono di più? A questo punto la tua strategia dovrà essere costruita a misura del tuo pubblico;
  • Stabilisci un tempo ed un budget da investire e si pronto a cambiare la rotta se non si ottengono i risultati sperati.

Una volta passata la fase di analisi si passa alla vera fase operativa che si basa sostanzialmente su collegamenti e contenuti.

Per creare la tua prima piccola audience è sempre buona cosa chiedere ai tuoi dipendenti e collaboratori di collegarsi alla pagina impostando la tua azienda come “luogo di lavoro” sui loro profili personali, ma non solo, invitali ad interagire con i tuoi post e coinvolgi, i più talentuosi, ad aiutarti nello sviluppo della tua pagina.

Content is king, anche per LinkedIn, in cui costanza e qualità di contenuti sono sempre premianti, questo perché l’algoritmo di questo social è “umano”, esperti LinkedIn scandagliano tutti i giorni i newsfeed in cerca di articoli veri, completi e che meritano più visibilità grazie alle interazioni che generano e alla credibilità dei collegamenti aziendali e penalizzando chi si comporta come spam o non da nessun valore.

Via libera a contenuti nativi, completi anche di immagini e video, ma importante anche interagire in gruppi tematici o condividere anche contenuti di terzi, purché siano in linea con la vision e mission aziendale e siano accompagnati da un headline propria meglio ancora se completa di hashtag e mention.

Vere chicche sono le pagine vetrina, ossia delle sorta di sotto-pagine aziendali che possono essere create, fino ad un numero di 10 max, e che permettono all’azienda di focalizzare parte del profilo su prodotti specifici o rami dedicati. Potrebbero avere meno follower della pagina aziendale, ma sono molto utili per focalizzare l’attenzione su qualcosa di particolare e di distinguibile.
Per creare una Pagina Vetrina, clicca sulla tua icona (Tu), seleziona la Pagina aziendale, sotto la sezione “Gestisci”clicca su “Strumenti dell’Amministratore” in altro a destra e seleziona “Crea una Pagina Vetrina”.

La base è pronta, ora è il momento di sperimentare

LEGGI ANCHE: 20 pagine LinkedIn che funzionano (e da cui trarre ispirazione)

Cosa possiamo imparare dalle migliori pagine aziendali

Lo abbiamo già detto, perché la nostra pagina aziendale su LinkedIn funzioni e sia attrattiva è necessario alimentarla e farla conoscere agli utenti connessi.
Se il contenuto testuale è alla base, quindi attenzione a cosa si scrive, come, compresi gli errori grammaticali, esistono poi aggiunte ed integrazioni che rendono tutti più coinvolgente: video, documenti, hashtag e sondaggi.

Con un tasso di conversione a lead del 2,74%, LinkedIn è la piattaforma giusta se la tua azienda vuol trasformare parte dei suoi collegamenti virtuali in veri e propri contatti reali e si sa, ad oggi la strategia più forte per creare contenuti di successo sono i video.

Due le regole d’oro: chiediti per chi e per cosa stai realizzando il tuo video-post e ottimizza formato e qualità del contenuto per LinkedIn.

Partiamo dalla seconda.
Un video efficace su LinkedIn deve riuscire ad attirare l’attenzione dell’utente nei primi 15 secondi se si vuole che questo finisca di vederlo per intero aggiungendo nella produzione anche i sottotitoli per chi ne sta usufruendo in modalità “sound off”. Importante, anche, non dimenticare di spronare il pubblico ad interagire inserendo anche una vera e propria call to action; questo ci darà l’opportunità di interagire in modo diretto con chat o commenti con i nostri collegamenti.

Per la prima, invece, le cose da dire sono diverse.
Innanzitutto bisogna scegliere se pubblicare un video nativo, ossia un filmato creato e postato direttamente su LinkedIn con il vantaggio che si riproduca in auto-play, o ricondividere video di altri.

Dopodiché, o forse prima, è opportuno dare un obiettivo al video in questione, mi serve per farmi conoscere, e quindi opterò per video brevi che parlino di noi e che spingano l’utente a volerne sapere di più, o voglio creare video empatici che mostrino all’utente perché la nostra azienda è la miglior soluzione al loro problema mostrando loro la nostra corporate social responsibility o un prodotto specifico.

Voglio ora, invece, condividere e rendere disponibili al download dei documenti, semplice, posso integrarli in un post ricordando che il mio pubblico vedrà in anteprima solo la prima pagina dell’elaborato. Quindi? Rendi la prima pagina la migliore in assoluto con direttamente una call to action che spinga il lettore al download e a proseguire nell’approfondimento.

Parola d’ordine: hashtag sempre e comunque.
Esatto ricordiamolo bene, è importante che per ogni nostro post vi sia un elenco di # ben definito e scelto e non solo perchè “fa figo” ma perchè potrebbe farci entrare tra gli argomenti di tendenza.

Ovviamente la scelta degli hashtag su LinkedIn non può e non deve essere casuale quindi è bene prima di iniziare ad utilizzarne uno in particolare vederne la portata dei follower, iniziare a seguirlo in prima persona e interagire con post e gruppi che lo riportano. Puoi cercare nuovi # direttamente della barra di ricerca e iniziare a seguirli direttamente nei risultati.
La scelta di un particolare hashtag può esulare dal solo utilizzo su LinkedIn, se un # può includerci e funziona su questo social, potrebbe funzionare anche sulle altre piattaforme quindi ricordiamoci di renderlo un nostro must!

Veniamo ai sondaggi, uno degli strumenti più interattivi di LinkedIn.
Creare un sondaggio è facile e chiunque lo può fare scegliendo tale opzione prima di pubblicare un particolare post.
Si possono definire le opzioni tra cui i partecipanti possono scegliere, la durata e le risposte sono tutte tracciabili per numero di rispondenti e qualità degli stessi, così da poter proseguire poi con un follow up diretto sulla persona.
Gli argomenti su cui creare un sondaggio, per un’azienda, sono molteplici: dal voler conoscere meglio il proprio pubblico con le loro ambizioni o i topic su cui sono più interessati, alla necessità di fare un’indagine di mercato in merito ad un prodotto in fase di lancio, ad ancora creare un motivo di discussione con la propria community.

Ora che abbiamo approfondito le basi su cui lavorare possiamo, probabilmente, guardare con occhio critico alla classifica delle 10 pagine più seguite su LinkedIn nel 2019 (quella del 2020 uscirà ad agosto).
Il podio è composto da: TED Conferences con 15.5 milioni di follower (oggi 17.7 milioni), Google 12.1 milioni (oggi 17.8), Amazon 8.6 milioni (oggi 15.2), Linkedin con 8.2 milioni (oggi 12.2), Microsoft 7.8 milioni (oggi 11.7), Unilever che con i nuovi dati supera IBM, Nestlè, Accenture e Facebook in chiusura.

Ma cosa le ha rese le pagine più popolari di LinkedIn?
Le cose che accomunano queste aziende sono:

  • Una strategia di contenuti ben mixata tra testo e video con l’utilizzo anche di LinkedIn Live per la riproduzione dei video postati;
  • Porre le persone, collegamenti e collaboratori, al centro. Queste aziende, infatti, hanno deciso di puntare molto sui loro dipendenti e collaboratori per attrarre nuovi talenti e mostrarsi al mondo come un brand che conta sui talenti umani per crescere;
  • Parlare di argomenti di attualità come il tema della diversità e dell’inclusione sociale che scatenino interesse ed interazione, o esponendo quello che l’azienda sta facendo per migliorarsi e migliorare il mondo.

La potenza del “fare rete” su LinkedIn

Se Facebook nasce con l’obiettivo di preservare le relazioni tra gli individui, LinkedIn è il luogo perfetto per creare delle relazioni e dei contatti per un’azienda, non solo attraverso l’incremento del proprio network, ma anche per individuare i propri competitor e le loro strategie.

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Network, il punto da cui partire.
LinkedIn per la struttura che ha e le possibilità a disposizione ha come obiettivo quello di favorire la creazione di un proprio network, che però, si consiglia, sia pre selezionato: non accettare tutte le richieste di collegamento, non è un male, anzi ti permetterà di avere una cerchia selezionata e veramente interessata.

Primo step: connettersi con gli altri utenti.

Per trovare profili interessanti e collegamenti vicini LinkedIn mette a disposizione la possibilità di esplorare tra i cosiddetti profili suggeriti, ossia chi per vicinanza professionale o di interessi potrebbe essere un valido candidato per entrare nella nostra rete. O, ancora, ci suggerisce chi, per la sua di rete, potrebbe introdurci in nuove dinamiche o in nuovi gruppi.

Una volta che ho capito chi è il mio pubblico target è ora di chiedere il collegamento reciproco, il click è uno, il pulsante “collegati”, ma l’opportunità è importante: è il primo contatto che avrai con questo nuovo follower, personalizza il messaggio mettendoci qualcosa di tuo o facendo riferimento al motivo per il quale vi conoscete.
Un consiglio: non spammate! Cercate di limitare le richieste ad un paio al giorno per non essere segnalati da LinkedIn stesso e penalizzati.

E poi via all’interazione! Cerca di consigliare e commentare i post dei tuoi collegamenti, dimostrati proattivo in eventuali gruppi o nell’intervenire nelle discussioni e usa tutto questo a tuo vantaggio per attirare sempre nuove connessioni e utenti a seguirti.

Se invece ti senti già pronto con la tua azienda a diventare centro di una discussione, allora puoi partire con la creazione di un gruppo.
Gestire un gruppo significa creare uno spazio di discussione dedicato ad un argomento o trend, oltre che diventarne una figura di riferimento in quanto questi possono sempre essere trovati dagli utenti nella barra di ricerca.

Per creare un gruppo è necessario partire, ovviamente, dal nome, scegliendo qualcosa di diretto che già enunci quello che sarà poi il topic del gruppo, 100 caratteri massimo e se vuoi geolocalizzarlo ricordati di mettere la città.
Importante: sistema tutte le informazioni base del gruppo prima di pubblicarlo ed invitare i partecipanti, chi si iscrive vuole interagire sull’argomento, non continuare a vedere aggiornamenti di stato o di cover.

Dopo il nome è importante aggiungere cover ed immagini coerenti al tema e scrivere la headline, il vero primo testo di 2000 caratteri che definisca l’argomento e incuriosisca il gruppo.
Rendo il gruppo pubblico o solo su invito? Il consiglio, salvo che non si voglia controllare gli accessi dei nuovi iscritti, è quello di mantenerlo pubblico (scelta di default) così da attrarre più contatti possibili.

A proposito di contatti, se il gruppo viene creato da un’azienda è importante che i primi partecipanti siano i collaboratori stessi della struttura, così da non lanciare un gruppo a zero e poi invitare le persone ad invitare altri soggetti a loro volta, pubblicizzare il proprio gruppo sul social wall riportandone link e descrizione o inviarlo in chat private a utenti in target.

Il gruppo, ovviamente, se non governato ed aggiornato non è utile, anzi. È importante quindi pensare ad un calendario editoriale per l’aggiornamento con post nativi, commentare ed interagire con gli altri partecipanti e tenere sotto controllo eventuali spam o commenti contrari alla netiquette impostata. Un gruppo su LinkedIn è un posto in cui diversi professionisti si trovano a loro agio nell’interagire e dove trovano, anche, informazioni utili quindi è un dovere preservare questo spazio come tale.

Ultimo punto: i competitor; alla fine sono un network anche loro, da cui, a volte, prendere esempio di cosa fare o di cosa non fare.

Monitorare i profili LinkedIn dei propri competitor e a volte anche collegarsi, può essere parte di una strategia marketing utile. Dal confronto sarà possibile capire cosa funziona per gli altri e magari trarre idee e indicazioni utili. Importante è, però, tutelarsi il più possibile per evitare di condividere con i nostri concorrenti informazioni riservate.

Il primo passo è quindi quello di, nell’area Privacy del profilo, cambiare la modalità da pubblica a privata di modo che non si possa lasciare traccia sul profilo altrui. Il secondo di disattivare la funzione “Chi ha guardato questo profilo ha anche guardato..” per evitare che nuovi collegamenti individuino competitor che noi abbiamo guardato. In contesto diverso, invece, questa funzione ti permette proprio di capirne di più sugli interessi degli utenti collegati.

Insomma, è il caso di dirlo, LinkedIn un nome e un milione di opportunità.

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Stock Photography: com’è cambiata l’estetica negli ultimi dieci anni

La stock photography (ossia le foto di repertorio) influenza le nostre decisioni quotidiane nel modo più sottile possibile. La vediamo ovunque in modo inconsapevole, ben camuffata su cartelloni pubblicitari, nelle campagne online e persino nella nostre caselle di posta in arrivo.

Se dieci anni fa potevi guardare un’immagine ed etichettarla immediatamente come stock, oggi questa linea di confine è decisamente più sfocata. La fotografia di stock ha subito una metamorfosi estetica nell’ultimo decennio, seguendo una evoluzione nella comunicazione visiva guidata anche dai social media.

Depositphotos ha realizzato un progetto proprio su questo aspetto, analizzando l’evoluzione dell’estetica della fotografia stock nell’ultimo decennio, dai tempi delle persone in abiti da lavoro che sorridono alla macchina fotografica fino alle autentiche e naturali foto stock di oggi, con lo scopo di delineare i canoni di oggi e prefigurare la direzione dell’industry.

Questo progetto è particolarmente utile per i fotografi che si sentono bloccati su scelte specifiche quando pianificano servizi fotografici o che stanno appena iniziando a lavorare con le piattaforme di fotografia stock come freelance. Anche per chiunque abbia preso in considerazione l’idea di usare stock photography è utile cogliere i cambiamenti del settore, così come le richieste del mercato e ciò che lo ha influenzato nell’ultimo decennio.

Dalle tendenze generali come le nuove tecnologie, il mondo dei cellulari e i social media a quelle più specifiche come i cambiamenti nella pubblicità, le nuove categorie di consumatori e le loro nuove aspettative, tutti questi fattori hanno portato a un notevole cambiamento nella tipologia e nella varietà dei contenuti richiesti dalla fotografia in stock.

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Il nuovo bisogno di autenticità

Sentiamo spesso questa parola applicata alla fotografia stock, ma come siamo arrivati a questo punto? La storia dell’evoluzione dell’estetica della fotografia di stock ci porta in un viaggio che va dagli scatti in studio allo smartphone in pochi minuti.

Le influenze chiave nell’estetica della stock photography si sono infiltrate non solo nel modo in cui i fotografi scattano, ma anche nella visione artistica che i clienti scelgono di sostenere. L’offerta e la domanda, insieme, hanno trasformato l’estetica della fotografia stock.

La nascita della stock photography

Se pensiamo che la prima agenzia di fotografia stock è stata fondata negli anni ’20, possiamo con tranquillità dire che la fotografia stock è un’attività vecchia di 100 anni. A quei tempi, i clienti avevano a disposizione un processo più faticoso e più scrupoloso, dovendo conservare tutto in archivi fisici, passando manualmente in rassegna le immagini in stampe o diapositive per trovare quelle giuste.

stock photography

Negli anni ’90, la digitalizzazione di questo processo e Internet hanno aperto la strada a piattaforme di stock che hanno sostituito le agenzie.

Gli anni 2000

Verso gli anni 2000, poi, questo modello si è definitivamente affermato grazie alla sua accessibilità, economicità e convenienza non solo per gli editori e i giornali, ma anche per gli art director, i web designer, le agenzie pubblicitarie e i privati, espandendo la clientela oltre quella prevista.

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Negli anni 2000, poi, le piattaforme di stock hanno subito cambiamenti ancora più significativi grazie a tecnologie più avanzate e a una domanda crescente da parte di nuovi segmenti di consumatori e verso il 2009, infine, si è reso evidente che i la stock photography si stava muovendo in una nuova direzione: quella creativa.

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L’impulso dei social media

Instagram è stato lanciato nel 2010, modificando la vita quotidiana di milioni di persone e influenzando inevitabilmente le loro azioni. L’era dei social media ha aperto opportunità non solo ai fotografi professionisti, ma anche a quelli amatoriali. Così la fotografia è diventata parte integrante della vita di chiunque fosse lontanamente interessato alla fotografia.

Ciò ha significato per la fotografia stock che la domanda di UGC (user generated content) da tutto il web ha fatto spazio a scatti meno perfetti nella composizione. Lo stile preferito era quello di scatti in prima persone che rivelavano la bellezza della vita quotidiana.

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I social media hanno incoraggiato ogni persona a prendere in mano una macchina fotografica (o un telefono) e a fotografare. Catturare i momenti della vita quotidiana ha ispirato la creatività e ha permesso a tutti di cimentarsi con la fotografia. Anche la macchina fotografica professionale non era più un requisito indispensabile, soprattutto per la fotografia di stock.

Così le foto autentiche e naturali sono oggi più apprezzate dei ritratti stock tecnicamente perfetti ma più elaborati degli anni Novanta.

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2020: una nuova era per la stock photography

Quello che ci rimane oggi è un netto contrasto con le immagini generiche e inscenate che hanno dominato la fotografia di stock per decenni. Questa è una nuova era – un tempo per pensatori indipendenti, espressione di sé, riflessione e illustrazione di ideali per i mercati locali e internazionali.

I movimenti, le idee e i valori nuovi o ritrovati mostrano la direzione per rendere la fotografia stock ancora rilevante, concentrandosi su immagini che non lasciano indifferenti.

stock photography

Mentre il mondo cambia, è evidente che anche la visione dei fotografi deve cambiare. È necessaria una connessione più personale – per i clienti, i fotografi, e gli utenti di tutti i giorni.

Non c’è posto per immagini che non abbiano un impatto culturale o visivo. La stock photography, ricorda Depositphotos con il suo progetto “Stock Photography Then and Now”, è influenzata dalla cultura attuale e, a sua volta, diventa un’influenza sulla cultura.

Se l’estetica della fotografia stock ha fatto molta strada negli ultimi dieci anni, per essere sostituita da modelli più autentici e creativi, è anche diventata una delle principali forze trainanti della cultura visiva contemporanea.

Credits: Depositphotos #239587294 – #242587404 – #229796616 – #253648394 – #68708953 – #7122650

Le “colpe” di Chiara Ferragni agli Uffizi (e quelle della cultura nel digital)

Nel ultimi giorni si è acceso un dibattito online su Chiara Ferragni e la sua visita agli Uffizi di Firenze, un dibattito che è diventato da subito polarizzato agli estremi tra accaniti detrattori e sostenitori.

Cosa è accaduto

Chiara Ferragni si trovava agli Uffizi per realizzare uno shooting per Vogue Hong Kong. Non è la prima volta che moda e musica girano all’interno dei musei, come nel caso del video di Beyoncé e Jay Z al Louvre e di quello recentissimo di Mahmood al museo egizio di Torino. Finito lo shooting, dove Vogue Hong Kong paga secondo le tariffe del museo, non danneggia alcune opera e non impedisce la normale fruizione del museo da parte dei visitatori, Ferragni decide di godersi gli Uffizi accompagnata dal direttore Eike Schmidt.

Colpita in particolare dalla Venere di Botticelli, si fa una foto e la posta su Instagram con la caption “one of the most beautiful museums in the world, so come and visit it!” rivolgendosi ai suoi 20 milioni di follower solo su Instagram. Anche gli Uffizi postano la foto dell’imprenditrice, accostandola al canone estetico della Venere e definendola “divinità contemporanea nell’era dei social”.

Da lì è iniziata una violenta shitstorm sotto la foto degli Uffizi e si sono sprecati post sui vari social attaccando la Ferragni, quello che secondo i commentatori rappresenta e come svaluti l’opera d’arte. Il tutto condito dalla comune minaccia di un defollow immediato all’account del museo.

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La comunicazione culturale

La polemica appare subito tematizzata su Chiara Ferragni e infatti i commenti si focalizzano su di lei e non tanto sugli Uffizi: viene deprecata la sua attività, la sua bellezza, viene sminuita lavorativamente, viene indicata come non rappresentativa della bellezza italiana e l’intera operazione – ammesso che si possa davvero parlare di operazione – indicata come controproducente.

Secondo il report annuale del MiBACT, il Ministero dei Beni Artistici e Culturali, il numero dei visitatori del sistema museale pubblico è intorno ai 55 milioni, calando rispetto ai dati 2018. Nel dato sono inclusi i visitatori internazionali, e fa riflettere se accostato a un altro dato, fonte Istat 2016, Istituto Italiano di Statistica, secondo cui 69,2% degli italiani non sono mai andati al museo. La percentuale cresce al 75% se si tratta di mostre o esposizioni temporanee, e all’80,2% nel caso dei siti archeologici. Leggendo meglio i dati Istat, i più assenti dai musei italiani sono proprio i giovani.

In Italia conserviamo quasi la metà dell’intero patrimonio culturale antico e romano del mondo. Eppure questo non si traduce automaticamente in competitività o in una comunicazione culturale innovativa e competente. I percorsi audioguida italiani risultano in generale poco inclusivi e si pensa che l’immersivitá sia un QR code su una vetrina.

Spesso i nostri musei hanno al massimo un sito web dove, se siamo fortunati troviamo tutte le informazioni necessarie, molti allestiti con un gusto estetico discutibile. E i canali social si limitano a veicolare comunicati stampa e sparute informazioni “importanti”, fatta eccezione per l’esempio fulgido dell’account Instagram “Musei Italiani”.

Thanks to Cristina Gottardi

A confermarlo è anche lo studio del 2016 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali secondo cui solo il 19% dei musei offre il wi-fi gratuito e  il 52% dei musei possiede un profilo social ma solo il 13% è presente su uno dei tre social network più diffusi: ad esempio il 15% uno su Instagram. L’Istat conferma: il tasso di adozione di servizi digitali (e si intende di tutto, dal catalogo online alle prenotazioni dei biglietti) è inferiore al 20%. 

Si tratta forse di una fotografia parziale, ma piuttosto forte.

Sembra emergere innanzitutto che il problema del settore culturale non abbia a che fare con l’influencer marketing. Semmai si consiglierebbe di riflettere sulla didascalia scritta dal Museo degli Uffizi, che invece è un po’ superficiale e sterotipata, quando invece avrebbe potuto offrire uno stimolo maggiore utilizzando l’immagine dell’influencer. O anche costruirle intorno una vera e propria occasione di comunicazione creando contenuti editoriali di approfondimento, pur rimanendo pop.

La leggerezza delle strategie digitali non ha a che fare con la superficialità dei contenuti.

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Ieri ed oggi … I canoni estetici cambiano nel corso dei secoli. L’ideale femminile della donna con i capelli biondi e la pelle diafana è un tipico ideale in voga nel Rinascimento. Magistralmente espresso alla fine del ‘400 da #SandroBotticelli nella Nascita di #Venere attraverso il volto probabilmente identificato con quello della bellissima Simonetta Vespucci, sua contemporanea. Una nobildonna di origine genovese, amata da Giuliano de’Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico e idolatrata da Sandro Botticelli, tanto da diventarne sua Musa ispiratrice. Ai giorni nostri l’italiana Chiara Ferragni, nata a Cremona, incarna un mito per milioni di followers -una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social – Il mito di Chiara Ferragni, diviso fra feroci detrattori e impavidi sostenitori, è un fenomeno sociologico che raccoglie milioni di seguaci in tutto il mondo, fotografando un’istantanea del nostro tempo. ?ENG: Beauty standards change in the course of time. The female ideal of a blonde- haired woman with diaphanous skin is a very common beauty model in the Renaissance. Masterfully expressed by the Florentine Sandro Botticelli in The birth of Venus maybe portraying the face of one of his contemporary, Simonetta Vespucci. A beautiful noble woman, of Genoese origin, beloved by Giuliano de’ Medici, the younger brother of Lorenzo the Magnificent ; she was so worshiped by Sandro Botticelli that she became his muse. Nowadays, Chiara Ferragni, born in Cremona, embodies a role model for millions of followers – a sort of contemporary divinity in the era of social media – The myth and the story of Chiara Ferragni, argued by harsh critics and supported by faithful fans, is a real sociological phenomenon that involves millions of supporter worldwide and it can undoubtedly be considered a snap-shot of our time.

Un post condiviso da Gallerie degli Uffizi (@uffizigalleries) in data:

La polarizzazione intorno a Chiara Ferragni

Sembra che l’attacco non sia tanto alla comunicazione culturale italiana ma a Chiara Ferragni. È lei la colpevole secondo i commentatori online. Colpevole di essere “frivola”, di non essere “adeguata”, colpevole di non fare abbastanza per promuovere l’Italia.

Partiamo col considerare che l’imprenditrice – non filantropa, non politica, non attivista – si trovava lì per un lavoro e ha deciso spontaneamente di utilizzare quell’occasione per promuovere a un pubblico nazionale e internazionale di più di 20 milioni di follower le bellezze culturali italiane. Si tratta di un’operazione che Ferragni sta portando avanti da qualche tempo dopo il lockdown: pur avendone mezzi e non mancando di offerte, sta scegliendo di lavorare solo sul territorio nazionale e di mostrare le bellezze culturali italiane.

Lo ha fatto con una visita ai Musei Vaticani ed è stata attaccata perché faceva una visita privata – cosa che chiunque può fare pagando e infatti era lì per promuovere questo particolare servizio – senza riflettere sul fatto che in concomitanza con la foto di Ferragni l’account dei Musei Vaticani sono diventati trending topic su Twitter.

Lo ha fatto con gli Uffizi e lo ha fatto con il Museo Archeologico di Taranto accompagnata da Maria Grazia Chiuri, Direttrice artistica di Dior. E per l’importante sfilata Dior Cruise 2021 è stata, per volere della direttrice artistica, la protagonista tra gli ospiti alla sfilata.

È la prima volta che Dior non sfila a Parigi e ha scelto proprio Lecce, terra dove affondano le radici della famiglia di Maria Grazie Chiuri e una delle città italiane su cui si teme di più la ripercussione negativa del Coronavirus e del lockdown da un punto di vista di affluenza del turismo. Il profilo della maison ha dedicato due video emozionali di presentazione dell’evento che mostrano i tesori culturali e paesaggistici della città del Salento.

Le colpe di Chiara Ferragni

Tuttavia sembra che le colpe di Ferragni non siano le sue abilità come imprenditrice o ambasciatrice del suo brand, bensì una colpa atavica: quella di essere giovane e donna. Non a caso negli attacchi si leggono tantissime menzioni dispregiative delle sua caratteristiche fisiche, insulti feroci di tipo personale: attacchi purtroppo legati a un discorso misogino.

Se è una colpa essere donna, giovane e di successo, Chiara Ferragni è colpevole. 

whatsapp business

WhatsApp Business: nuovi strumenti per le aziende

  • Qr code e catalogo prodotti: nuove funzionalità per gli account WhatsApp business.
  • Vendite online e pagamenti via chat: il futuro dell’eCommerce.
  • Facebook Shops: un nuovo strumento per vendere online.

 

Novità in arrivo per tutte le aziende che utilizzano WhatsApp Business.

Approdano all’interno dell’app i tanto attesi Qr code per aiutare i brand a promuoversi meglio e il catalogo prodotti diventa condivisibile.
Il rilascio di queste nuove funzioni non è del tutto casuale, ma nascono dalla volontà di Zuckerberg di agevolare e sostenere con nuovi mezzi la ripresa post-Covid che vede il digitale decisamente protagonista.
La pandemia ha accelerato senza ombra di dubbio la digital transformation, portando diversi brand, in particolar modo i local business a costruire e a rafforzare la propria presenza online per sopravvivere alla situazione.
Durante il lockdown, WhatsApp ha permesso a molte attività locali di vendere via chat anche senza avere un’eCommerce.
È infatti cresciuto il numero degli utilizzatori dell’app Business, che oggi conta 50 milioni di utenti, mentre migliaia di imprese più grandi utilizza le API di WhatsApp Business.

Quali sono le novità per le aziende?

Qr code: la nuova porta d’accesso per chattare con un brand

Fino ad oggi per entrare in contatto con un’azienda su WhatsApp era necessario aggiungere manualmente il numero in rubrica, oppure con un click mediante la funzione click to chat integrabile sui web site.
Ora è possibile iniziare una conversazione semplicemente inquadrando il Qr code relativo all’account business dell’attività. Una volta scansionato il codice QR, si aprirà una chat con un messaggio precompilato e modificabile, impostato precedentemente dall’attività per avviare una conversazione.
La nuova feature è stata rilasciata in tutto il mondo sia per chi utilizza l’app Business che per le API.

Questa nuova opzione spinge i brand verso una strategia omnichannel, dove i touchpoint del negozio fisico aprono le porte alla chat. I Qr code potranno essere esposti in vetrina, stampati sulle shopping bag piuttosto che sulla ricevuta, è evidente quindi un’integrazione tra modo online e offline.

Il QR Code, spiega l’azienda:

Funziona come una porta d’ingresso digitale che agevola l’interazione iniziale con un’azienda. Ad esempio, Ki Mindful Wearing, un marchio brasiliano di abbigliamento sportivo che ci ha aiutato a testare questa funzione, riporta i codici QR sulle confezioni e sulle etichette dei prodotti, in modo che i clienti possano contattarli tramite WhatsApp per ricevere assistenza.

Il catalogo prodotti diventa condivisibile

La funzione catalogo consente alle attività di creare una vera e propria vetrina virtuale per mostrare ai propri clienti prodotti e servizi facilitando cosi le vendite.
Il catalogo, introdotto lo scorso anno, ha sin da subito ottenuto un ottimo riscontro sia da parte delle aziende che dei clienti. La conferma ufficiale arriva dai numeri : ogni mese oltre 40 milioni di persone visualizzano i cataloghi all’interno dell’applicazione di messaggistica.

Per agevolare la promozione dei prodotti e la ricerca da parte dei consumatori, il catalogo diventa condivisibile.
La condivisione può avvenire non solo all’interno delle chat con i clienti ma anche sugli altri canali digitali come social network piuttosto che sito web. Per condividere il catalogo basta copiare il relativo link presente all’interno dell’applicazione business, con due opzioni di scelta: condividere un singolo prodotto oppure l’intero catalogo.

WhatsApp Pay i pagamenti si fanno in chat

Un’altra grande news del colosso di Menlo Park è legata al mondo dei pagamenti. Recentemente WhatsApp sta testando in Brasile, uno dei paesi in cui l’app ha una penetrazione maggiore, WhatsApp Pay.

Il sistema di pagamento consente ai clienti di inviare denaro e acquistare dalle attività commerciali in maniera estremamente semplice, ma soprattutto senza uscire dall’app.
Per gli utenti il servizio sarà gratuito mentre per i business ci sarà una commissione sulle transazioni.

WhatsApp ha dichiarato:

Semplificare i pagamenti significa permettere a un maggior numero di attività commerciali di entrare a far parte dell’economia digitale, creando nuove opportunità di crescita.

Arriverà anche in Italia? Non lo sappiamo, dall’azienda dicono che verrà rilasciata presto anche in altri paesi del mondo, ma non abbiamo conferme ufficiali che l’Italia sarà compresa.

whatsapp pay

L’era del WhatsApp Commerce?

Le ultime novità introdotte relative al catalogo e al mondo dei pagamenti lasciano presagire che in casa WhatsApp si stiano compiendo gli ultimi passi per avvicinarsi totalmente al mondo dell’eCommerce.
Vista la popolarità dell’applicazione e la sua base utenti multi-generazionale, vendere via WhatsApp potrebbe rivelarsi un’arma vincente e dalle enormi potenzialità per le aziende.

Anche i numeri giocano a favore del WhatsApp commerce, secondo uno studio condotto da Facebook:

Il 65% degli acquirenti a livello mondiale sembra essere più propenso a fare acquisti da un brand con cui può comunicare via chat,

Il 40% dei consumatori intervistati ha dichiarato di aver iniziato a fare shopping online grazie al conversational commerce. 

Questa prospettiva potrebbe dar vita ad un nuovo ecosistema basato sul commercio via chat.
Si andrebbe così a delineare un nuovo modello di business in cui le aziende di vari settori andrebbero a interagire con i clienti utilizzando WhatsApp come canale principale.
Ciò cambierebbe sicuramente il nostro modo di fare shopping.

Con WhatsApp non parliamo esclusivamente di vendita, ma parliamo di conversational commerce.

Vendere via WhatsApp vuol dire dialogare con i clienti, ma soprattutto offrire una user experience unica e personalizzata.
Uno dei punti di forza della chat è proprio quella di conoscere il cliente, guidarlo e consigliarlo nel processo d’acquisto, costruendo quindi relazioni di valore.

Il conversational commerce consente di unire l’esperienza fatta di relazioni che si creano all’interno di uno store fisico con l’istantaneità dello shopping online.

In definitiva alla luce dei recenti aggiornamenti che vedono protagonisti i codici QR, i pagamenti in App e il commercio via chat la teoria che Zuckerberg stia pianificando il futuro di WhatsApp guardando al mondo delle vendite in app e lasciandosi ispirare da WeChat sembra essere sempre più credibile.

C’è chi ha già fatto della messaggistica il suo principale canale di vendita, parliamo del brand tedesco Charles che ha dato vita al primo WhatsApp store in Europa.

Una volta approdati sul sito dell’azienda la call to action che invita l’utente a chattare con Charles su WhatsApp oppure su Messenger è subito ben evidente.

Come funziona il servizio?

Un assistente alle vendita risponde via chat alla richieste e consiglia i clienti passo passo, guidandoli per tutto il processo d’acquisto, dalla scelta del prodotto, alle transazioni,  all’assistenza post vendita.

Il social commerce di Facebook: nuove opportunità per le aziende

Nel piano del social commerce di Zuckerberg si intravede la volontà da parte dell’azienda di integrare le varie piattaforme per dar vita ad un vero e proprio ecosistema a disposizione dei business.

A darne conferma è un’altra delle recenti novità introdotte da Mark in fase di lockdown, parliamo di Facebook shops.

Gli shop di Facebook, vista la loro semplicità, consentono a chiunque, dal piccolo negozio alla grande aziende di vendere e comunicare con i clienti attraverso Facebook, Instagram e WhatsApp.

Creare uno shop su Facebook è gratuito. I clienti possono scoprire i negozi virtuali sulla pagina Facebook o Instagram di un brand, oppure trovarli mediante le storie o l’advertising.

Che ruolo svolgono le applicazioni di messaggistica in questo contesto?

WhatsApp e Messenger diventano i mezzi per interagire con le aziende in maniera diretta cosi come accade in negozio.

È chiaro che Facebook sta cercando un nuovo modo per generare utili insieme all’advertising.

In realtà il padre dei social media lavorava da tempo a questo piano, progetto che ha subito una accelerazione dovuta alla situazione generata dal Coronavirus che ha visto molti negozi chiudere i battenti e aprire le porte al mondo online.

Tutto ciò trasformerà il mondo dell’eCommerce?

influencer performance

KPI e benchmark per comprendere le performance degli influencer

Il successo del tour italiano di Chiara Ferragni, tra gli Uffizi e il Salento, è solo l’ennesima evidente dimostrazione di quanto l’Influencer Marketing sia una strategia che funziona in modo versatile per moltissimi settori.

Il crescente numero di influencer popolari su piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok e altri canali sociali, ha ormai convinto i marketer digitali che vogliono una strategia completa per far crescere un business online della necessità di non ignorare questo importante strumento. Detto questo, è anche importante sapere come misurare il successo di una campagna di Influencer Marketing, e per questo sono necessari indicatori chiave di performance.

Ci sono molti KPI utili per diversi elementi della vostra strategia, ma quando si tratta di Influencer Marketing, i cinque essenziali su cui concentrarsi sono i tassi di conversione, la reach e l’awareness, il traffico di referral, la crescita del pubblico e l’engagement. Questi KPI possono aiutare a monitorare i progressi e a misurare il successo nel raggiungimento dei propri obiettivi.

LEGGI ANCHE: L’Influencer Marketing funziona, ma devi stare attento a questi 6 pericoli

Conversioni

L’Influencer Marketing ha una serie di obiettivi, tra cui l’aumento della reach, la crescita del pubblico e l’aumento del traffico verso il sito. Ma come per ogni strategia di marketing, l’obiettivo principale è sempre quello di guidare la crescita e le vendite, ed è qui che il KPI del tasso di conversione entra in gioco.

Un modo semplice per tracciare le conversioni generate da una campagna di Influencer Marketing è quello di tracciare le vendite prima, durante e dopo la campagna, e di confrontare eventuali cambiamenti nelle vendite avvenuti quando la campagna era in corso.

Per un approccio più sofisticato, è possibile impostare i link di affiliazione, i parametri UTM, codici promozionali, landing page e tracciamento dei link per la campagna, e in questo modo è possibile tracciare le fonti di traffico dei clienti che si sono convertiti durante la campagna.

Ma le conversioni non sempre hanno a che fare con le vendite, e ci sono anche altri tassi di conversione che è possibile monitorare. Ogni volta che un potenziale cliente completa un’azione desiderata, questo conta come conversione. Questo può includere attività come l’iscrizione a una newsletter, il download di un ebook, il clic su un link, o qualsiasi altra cosa che si desidera che i potenziali clienti facciano.

Quando si tratta di Influencer Marketing e KPI, altri tassi di conversione che si potrebbero voler tracciare includono i “Mi piace” di Facebook generati, i nuovi follower ottenuti, le persone iscritte alla newsletter e così via.

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Traffico di referral

Le conversioni non sono l’unica cosa che conta in una strategia di Influencer Marketing, anche la quantità di traffico che la campagna porta al sito va monitorata. Il motivo è che il traffico di referral fornisce una buona idea della portata della campagna, ma anche del successo complessivo della campagna.

È importante notare che le conversioni non sempre raccontano l’intera storia, perché se il sito non è ottimizzato correttamente per le conversioni, allora è possibile che la campagna abbia comunque avuto successo, anche se non si è registrato un aumento delle vendite. È qui che il monitoraggio del traffico di referral può essere d’aiuto, perché ci dirà quante persone sono effettivamente arrivate sul sito grazie alla campagna.

La buona notizia è che è possibile utilizzare gli stessi strumenti (principalmente Google Analytics) per monitorare il sia traffico referral della campagna che le conversioni, compresi i codici promozionali, i parametri UTM e simili.

Inoltre, è anche possibile analizzare le metriche di pre-campagna per valutarne il successo. Quelle da includere dovrebbero essere:

  • Nuovi visitatori
  • Fonti di referral
  • Totale pagine visualizzate
  • Tempo medio

Reach e awareness

Uno dei principali vantaggi dell’Influencer Marketing è l’accesso a un pubblico enorme che può aumentare la visibilità del brand, un primo passo importante quando si vuole aumentare l’awareness del marchio e costruire nuove relazioni.

Per determinare il successo di questo obiettivo, è necessario monitorare quante persone vengono raggiunte con la campagna, quanti nuovi potenziali clienti sono venuti a conoscenza del brand e quanto la campagna ha rafforzato il marchio con i potenziali clienti già esistenti.

Un buon modo per misurare reach e awareness è quello di tracciare i dati di impression sui contenuti (post, video, stories…) creati appositamente per la campagna. Queste informazioni sono disponibili attraverso gli insight delle piattaforme social e attraverso gli analytics dell’inluencer. Anche in questo caso è utile un confronto con i dati pre-campagna.

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Crescita del pubblico

La crescita del pubblico è simile alla reach e all’awareness come obiettivo, ma c’è una differenza cruciale: solo perché qualcuno è stato colpito dalla campagna non significa che quella persona venga portata con successo all’interno dell’audience.

Capita infatti che la campagna riesca a centrare l’obiettivo di portare l’utente sul sito, ma una volta conosciuta l’offerta o il prodotto, quello stesso utente non ne sia interessato e lasci il sito, eliminando dalla sua memoria anche il brand. In questo caso l’obiettivo di crescita dell’audience non è raggiunto.

Per monitorare la crescita del pubblico, si possono usare gli strumenti analisi dei social media, scoprendo quanti follower si guadagnano durante la campagna e confrontando la crescita con i numeri pre-campagna. Si può fare la stessa cosa anche con il database email e così via.

Engagement

Anche l’engagement è un KPI importante perché fornisce una visione più approfondita di come la campagna è stata accolta. Anche in questo caso, il traffico e la portata ci diranno quanti utenti abbiamo raggiunto, ma l’engagemant ci dirà in che modo.

Il coinvolgimento è fondamentale perché è un buon indicatore di come il brand viene percepito, di quanto è forte il rapporto con il pubblico, di quanto siamo rilevanti e di quanto saranno fedeli i nostri clienti.

L’engagement è determinato dalle diverse azioni intraprese dal pubblico, tra cui:

  • Mi piace
  • Reaction
  • Condivisioni
  • Commenti
  • Click
  • Visualizzazioni dei video
  • Citazioni del marchio

LEGGI ANCHE: Insidie e opportunità dell’Influencer Marketing ai tempi del Coronavirus

instagram stories come usarle

I benchmark per comprendere le performance su Instagram

L’analisi dei KPI più importanti ci permette di comprendere ancora meglio che la crescita dell’Influencer Marketing è legata soprattutto alla capacità di approcciare strategicamente le attività con i Creator e di misurarne i risultati. Per farlo è fondamentale avere dei punti di riferimento, sia per impostare obiettivi realistici, sia per formulare previsioni sensate delle performance attese.

Come sottolineato nella recente ricerca di Buzzoole dedicata nello specifico ai Benchmark per comprendere le performance degli influencer su Instagram, il problema è che questi dati sono difficili da reperire e dunque i marketer navigano a vista, facendosi sballottare dalle onde delle mode del momento.

Ieri erano le celebrity, oggi sono i micro influencer. Spesso senza sapere esattamente cosa attendersi in termini di performance medie.

Attraverso l’osservazione di oltre 700 mila influencer Instagram tra novice,
micro influencer, ma anche top e celebrity, Buzzoole ha offerto una panoramica delle performance, unendo alle metriche visibili pubblicamente come le interazioni e i follower, anche quelle più significative, ottenibili attraverso gli insight dei Creator.

Tra i principali dati emersi:

  • su Instagram la Reach Rate media (persone raggiunte in media sul totale dei follower) dei profili è del 19% (-1,6 punti rispetto allo scorso anno).
  • Su Instagram l’Engagement Rate medio (interazioni medie sul totale dei follower) dei profili è del 3,1% (-0,4 punti rispetto allo scorso anno).
  • In Italia la percentuale dei follower sospetti su Instagram è del 10,5%. I novice hanno il più basso numero di follower sospetti (5,2%) mentre i top (che hanno da 100.000 a 1 milione di follower) arrivano a sfiorare il 33%.

Il campione analizzato è stato segmentato in quattro fasce distinte: novice (coloro che hanno fino a 10.000 follower), micro (dai 10.000 ai 100.000 follower), top (dai
100.000 follower a un milione) e celebrity (oltre un milione).

Ecco i dati emersi.

Engagement

Ovviamente le celebrità sviluppano il maggior numero di interazioni medie per singolo post, 35.000 rispetto alle 4.210 dei top, alle 590 dei micro e alle 66 dei micro.

Analizzando i dati di engagement medio per post di diversi settori, inoltre, emerge che ce ne sono tre che sembrano essere più apprezzati dal pubblico di Instagram.

Al primo posto lo Sport e al secondo l’Intrattenimento, che beneficiano della notorietà dei protagonisti, in particolare dei calciatori e dei volti della televisione. Al terzo posto tutto il mondo della moda che su Instagram ha trovato una vetrina ideale.

Engagement Rate

I novice riescono ad ottenere circa il 4,3% delle interazioni dai propri seguaci, i micro il 2,8%, i top il 2,7% e le celebrity il 2,50%.

benchmark influencer marketing 1

Ovviamente essendo un rapporto al cui denominatore ci sono i follower è naturale avere questo tipo di dinamica, che premia un po’ di più i profili con una base follower meno sviluppata.

L’analisi dell’Engagement Rate mostra anche che i settori che fanno registrare il più
elevato Engagement Rate per post sono quelli del Family & Parenting e del Gaming. In entrambi il rapporto interazioni e follower risulta del 3,1%. Al 3% troviamo il variegato mondo del Lifestyle e più in basso l’intrattenimento e la cultura.

benchmark influencer marketing 1

Engagement su Reach

Un dato interessante si può ottenere confrontando le interazioni con la Reach (portata) ossia con le persone realmente raggiunte dai post.

Dall’analisi svolta, grazie all’accesso ai “first party data” (dati direttamente provenienti dagli insight di Instagram degli Influencer) si scopre che novice e micro differiscono di poco nella loro capacità di sviluppare interazioni rispetto alle persone raggiunte (intorno al 14%), mentre dai top ci si può attendere un rapporto di engagement su reach di circa il 13% e dalle celebrità l’11,45%.

benchmark influencer marketing 1

Su Instagram, i Creator del settore Fashion sono quelli che performano meglio. Riescono a ottenere il 16% delle interazioni rispetto alle persone effettivamente raggiunte, in altri termini ogni 100 persone che vedono i loro post riescono a sviluppare, mediamente, 16 interazioni. Seguono di poco i Creator che si occupano di turismo e di bellezza.

Leggermente sotto il 16% troviamo gli influencer che trattano hobby di diverse tipologie e quelli racchiusi nell’ampia categoria del Lifestyle.

Reach Rate

Altro indice utile è quello che mette in relazione la reach e i follower dei Creator, per capire la loro capacità di raggiungere il proprio bacino di utenti accumulati.

Considerando che oggi gli algoritmi dei social network non permettono di comunicare alla totalità dei propri follower, neanche con l’ausilio di pubblicità, diventa fondamentale avere dei benchmark di riferimento.

Emerge che i novice, mediamente, riescono a raggiungere il 27,5% dei propri follower e le celebrità il 24,3%. Meno positive le performance dei micro e dei top.

benchmark influencer marketing 1

La performance dei novice si può spiegare con il fatto che le community piccole tendono ad essere le più affezionate e attente. Quella delle celebrity è da correlare più probabilmente all’effetto dell’algoritmo di Instagram che premia i contenuti dei più famosi, ospitandoli nella sezione Esplora, la più visibile.

Su Instagram i Creator del settore Art & Culture (che si occupano di libri, arte, spettacolo) sono quelli che hanno il più alto rapporto reach/ follower, che supera il 24%. A breve distanza quelli della categoria più allargata degli hobby di vario tipo. Buona posizione per i Creator del mondo Lifestyle e Turismo.

Follower sospetti

Un capitolo a parte merita l’argomento delle pratiche fraudolente. Analizzando i profili Instagram degli Influencer di tre nazioni, dal report di Buzzoole emerge che
mediamente gli italiani mostrano il 10,5% di follower sospetti (lo scorso anno tale valore era al 23%). Gli statunitensi il 14,4% (contro il 20% della scorsa rilevazione) e i Creator del Regno Unito ben il 32%, addirittura il doppio dello scorso anno.

Valutando le differenti fasce scopriamo che tra i novice si riscontra un valore molto basso di follower sospetti, pari a 5,2%. Al crescere della base di follower si nota un aumento dei fake follower.

Anche le celebrity presentano un quarto della propria base di follower, inficiata da bot e profili falsi. Va precisato che per i personaggi famosi internazionali è più difficile stimare accuratamente la quota di follower fasulli perché la loro notorietà li porta ad avere seguaci in una molteplicità di paesi del mondo.

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Tra i settori con più fake follower, infine, il mondo della moda (25% di follower sospetti contro il 34% dello scorso anno). Seguono quelli che si occupano di viaggi e turismo al 20,4% e quelli del Beauty al 15,4%.

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realtà aumentata

Come la Realtà Aumentata cambierà il Social Media Marketing

Quando parliamo di Realtà Aumentata, la mente balza subito al famosissimo gioco Pokémon-Go!

Nintendo ha permesso alle generazioni cresciute con i Pokémon di utilizzare questa tecnologia e di immedesimarsi, tramite l’utilizzo del proprio smartphone, in un allenatore.

Dal 2016 ad oggi, lo sviluppo di questa tecnologia ha fatto passi da gigante. Oggi filtri ed effetti in AR come quelli di Snapchat e di Instagram sono all’ordine del giorno. E forse non ci rendiamo neanche conto che in quel momento stiamo utilizzando questa tecnologia.

Ma come cambierà il nostro modo di utilizzare i Social Media ed i nostri processi di acquisto?

LEGGI ANCHE: 5G per media e intrattenimento, ecco come cambierà il settore

Che cos’è e come funziona la realtà aumentata

Semplicissimo, la realtà aumentata è una tecnologia che incorpora elementi digitali nella linea di vista effettiva.

Spesso viene confusa con la Realtà Virtuale, ma l’AR non sostituisce la realtà stessa con uno spazio digitale o virtuale. Consente invece di trasformare l’ambiente attuale per offrire un’esperienza più stimolata e migliorata.

LEGGI ANCHE: Che cosa sono la Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata, raccontato con una mini-serie TV.

La realtà aumentata basa il suo funzionamento sull’integrazione di funzionalità digitali come mappe, icone, emoticon, filtri, tag di posizione ecc. nei riquadri dello schermo.

È tramite le fotocamere e i sensori del telefono come il GPS che un’applicazione o una piattaforma di social media visualizzerà diversi componenti digitali direttamente sullo schermo.

Assisteremo a nuovi contenuti interattivi ed unici

Quando si tratta di AR e social media, non possiamo non menzionare Snapchat.

Questa piattaforma di social media è stata una delle prime a offrire funzionalità di filtri in Realtà Aumentata. 

Instagram ha seguito l’esempio e ora offre una gamma di filtri che possono essere aggiunti come storie o immagini.

Le aziende possono utilizzare i filtri con marchio per promuovere facilmente il proprio brand sui social media.

Ad esempio, Taco Bell ha creato un filtro Snapchat con marchio che ha trasformato i volti degli utenti di Snapchat in tacos. Questo strano filtro AR è stato un successo tra gli utenti e ha avuto tonnellate di persone che condividevano versioni di se stesse, tutte con il logo di Taco Bell nell’angolo in basso.

Con la Realtà Aumentata prima lo “Provi” e poi lo acquisti

Anche se ancora ad oggi, molti acquirenti preferiscono provare fisicamente il prodotto prima di procedere all’acquisto, l’AR permette già di “provare” un paio di scarpe o una particolare colorazione di rossetto, senza recarsi nello store.

L’AR offre un ulteriore vantaggio: elimina, infatti, la necessità di avere fisicamente disponibile un ampio inventario per consentire ai clienti di provare o campionare decine o addirittura centinaia di articoli alla ricerca di quello che meglio soddisfa le loro esigenze.

Facebook, in particolare, è un pioniere delle applicazioni AR. La sua offerta di realtà aumentata permette agli utenti di provare digitalmente trucco e accessori: il primo annuncio pubblicitario legato all’AR di Facebook ha permesso ai potenziali clienti di provare occhiali da sole virtuali con l’aiuto della fotocamera del loro dispositivo.

Ma anche l’industria cosmetica è stata entusiasta della realtà aumentata negli ultimi tempi. Marchi come Sephora, L’Oreal e Perfect Corp hanno creato delle partnership per permettere ai loro clienti di vedere come sarebbe il trucco su di loro digitalmente.

La realtà aumentata è particolarmente preziosa per le strategie di vendita online che coinvolgono i cosmetici, poiché i consumatori hanno quasi sempre bisogno di giudicare un determinato articolo di trucco provandolo materialmente addosso.

Un’altra area in cui l’AR ha mostrato il suo enorme potenziale è quella del camerino virtuale. Quando si tratta di acquistare abbigliamento, i camerini sono indispensabili, ma anche il contesto attuale, con l’emergenza Covid, ci sta mostrando tutti i limiti di questo modello. Inoltre, i clienti sono tenuti a portare pile di capi d’abbigliamento nei camerini e poi i dipendenti devono riordinare gli articoli scartati. Oltre a questo, un negozio è limitato dall’inventario a disposizione quando si tratta di offrire ai clienti capi d’abbigliamento da provare.

La realtà aumentata elimina gran parte di questa seccatura, consentendo ai clienti di accedere a una “biblioteca digitale di articoli di abbigliamento” con un semplice tocco delle dita. Marchi come Topshop e Timberland sono stati all’avanguardia nello sviluppo di allestimenti e camerini in AR per dare ai loro clienti un’esperienza virtuale e aiutarli a selezionare gli articoli di abbigliamento.

La realtà aumentata offre alle aziende anche uno strumento per aggiungere un componente digitale ai loro prodotti. I clienti possono scansionare un prodotto o un oggetto per ottenere un’esperienza di AR su misura, sia per ricevere informazioni aggiuntive, sia per fornire una qualche forma di esperienza supplementare legata al marchio.

Starbucks si è rivolta alla realtà aumentata per digitalizzare l’esperienza di visita dei suoi coffee shop. Gli utenti possono scansionare oggetti all’interno del negozio per accedere a un tour virtuale, trasmettendo informazioni aggiuntive per integrare il sito fisico.

In generale possiamo dire che essere in grado di provare virtualmente un prodotto ne offre agli acquirenti un’idea migliore, il che aiuta a rimuovere le esitazioni sull’acquisto.

La combinazione degli annunci sui social media con l’AR potrebbe aumentare le vendite per le attività eCommerce.

In effetti, entro il 2022, secondo Tractica, gli annunci basati su AR attireranno circa 13 miliardi di dollari all’anno.

Conclusione

La realtà aumentata ha il potenziale per cambiare il volto del marketing su diverse piattaforme di social media. Portando l’esperienza del consumatore a un livello completamente diverso.

Ad ogni passo della rivoluzione digitale, la linea di confine tra il mondo virtuale e quello reale diventa meno marcata, e questo rende l’AR parte integrante del social media marketing.

Assicurati di mantenere il tuo gioco sui social media al massimo per sfruttare questa funzionalità e chissà, magari un giorno grazie all’AR, non si dirà più “Guardare ma non toccare”.

LinkedIn

20 pagine LinkedIn che funzionano (e da cui trarre ispirazione)

  • Una pagina aziendale strutturata con una content strategy di alto livello può portare a risultati inestimabili per il brand, attraendo sia potenziali clienti che nuovi talenti.
  • Nel contest annuale #BestofPages 2019 di LinkedIn, le migliori pagine si sono rivelate quelle di Teleperformance, Hays, Deloitte.

 

LinkedIn continua a crescere. La piattaforma social acquisita da Microsoft nel 2016 ha enormi potenzialità, e sempre più persone se ne stanno accorgendo. Basta dare un’occhiata alle previsioni di eMarketer, secondo cui gli iscritti alla piattaforma negli Stati Uniti arriveranno a quasi 67 milioni nel 2022, crescendo molto di più rispetto alle aspettative.

Le stime in termini di revenue che il canale riesce a ottenere dal mercato B2B, poi, confermano la crescita. 1,59 miliardi di dollari, +11.2% (sempre dati US), sono numeri che consacrano LinkedIn a strumento di marketing di estremo valore.

Il report 2020 di We Are Social dice che in questo momento LinkedIn occupa il settimo posto tra i social più utilizzati in Italia. Questo suggerisce che si tratta di un canale che viene utilizzato da una specifica fetta di pubblico che, solitamente, fa riferimento proprio al mondo B2B.

Sembra quasi scontato, quindi, dire che una pagina aziendale su LinkedIn, proprio come un sito web, diventa un’enorme opportunità per presentare la propria azienda, quello che si fa, e perché le persone dovrebbe affezionarsi al marchio.

Non si tratta di costruire una pagina solo in ottica di recruiting: l’obiettivo è costruire (o migliorare) la brand reputation. Le connessioni che poi si possono creare con recruiter, consulenti, potenziali clienti, sono inestimabili.

LEGGI ANCHE: Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn

LinkedIn Bikes

Come ottimizzare al meglio la propria pagina LinkedIn

Non c’è nessuna formula magica da recitare per avere successo su LinkedIn, come per qualsiasi altra piattaforma social, ma è importante iniziare completando correttamente tutte le informazioni richieste. Può sembrare banale, ma le pagine complete ricevono il 30% di visualizzazioni in più rispetto a quelle che ignorano alcune informazioni.

Ricordarsi di inserire un logo e un’immagine di copertina, una descrizione dell’azienda, e le informazioni principali (sito web, settore, numero di dipendenti, location), impatta notevolmente sulle performance della pagina.

Nel completare le informazioni sulla propria pagina non si deve dimenticare la parte SEO. Nello scrivere, ad esempio, la descrizione della propria azienda, è bene includere keyword efficaci per il proprio settore e utilizzare un tono coinvolgente per la propria audience. Con alcune semplici accortezze, si può alzare notevolmente le possibilità di essere trovati all’interno di LinkedIn e sui motori di ricerca.

LinkedIn logo

LinkedIn, poi, non è solo un social network, ma anche un’incredibile risorsa per la ricerca del lavoro. Postare le proprie posizioni aperte nella tab “Lavoro” aiuterà la pagina sotto diversi aspetti. Prima di tutto, le posizioni verranno tracciate sia su LinkedIn che su Google, aumentando notevolmente la reach potenziale. In secondo luogo, le keyword che si utilizzano nella descrizione possono portare traffico alla pagina aziendale. Così, si incrementa la possibilità non solo di trovare il giusto talento, ma anche di aumentare la reputazione della propria azienda.

Ovviamente, non basta avere una pagina completa di informazioni e aprire qualche posizione. Condividere contenuti regolarmente è importante: è stato dimostrato che anche solo postare settimanalmente può raddoppiare i risultati in termini di engagement. Qualche segreto per accontentare l’algoritmo:

  • Puntare sui contenuti visuali (i contenuti video raggiungono 5 volte più persone rispetto ai post di solo testo);
  • Pubblicare solo contenuti pertinenti con l’audience di riferimento. Nello specifico, è bene puntare ad argomenti di nicchia, anche in termini di hashtag;
  • Promuovere i propri post, non necessariamente con sponsorizzazioni. Inserire un post all’interno di una newsletter o di un canale su Slack, ad esempio, può portare a coinvolgere un numero maggiore di utenti;
  • Ispirare conversazioni. Puntare a finire il post con una domanda, offrendo la possibilità di condividere idee o opinioni e facendo diventare il post un’opportunità di confronto e discussione, è ben visto dall’algoritmo di LinkedIn, che “premia l’impegno”;
  • Pubblicare al momento giusto. È sempre bene controllare i dati riguardanti la propria pagina, ma solitamente è bene postare:
    • alle 7:45, alle 10:45, alle 12:45, alle 17:45
    • di mercoledì, o martedì, per i brand B2B
    • di lunedì, o mercoledì, per i brand B2C

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LinkedIn Headquarters

20 esempi di pagine LinkedIn d’impatto

#1 Teleperformance

Quella della multinazionale francese è stata votata come migliore pagina di LinkedIn del 2019 nel contest annuale #BestofPages.

Caratterizzata da un utilizzo esemplare di video nativi, oltre che di contenuti brevi, fruibili, condivisi frequentemente. L’azienda ha saputo sfruttare le potenzialità della piattaforma rendendo il loro marchio molto umano, coinvolgendo molti leader interni all’azienda. A tutto questo, viene aggiunta grande credibilità grazie al sapiente utilizzo di statistiche e insight provenienti dall’esterno dell’azienda.

#2 Hays

Al secondo posto del contest #BestofPages 2019 troviamo Hays. L’azienda di recruiting londinese crea moltissimi contenuti sotto forma di slide PDF, che spesso vengono condivisi anche sul feed. Tra i fiori all’occhiello ci sono le condivisioni di ricerche, approfondimenti, e iniziative di valore come nel caso del #WorldMentalHealthDay.

Valore aggiunto: i collegamenti con i contenuti provenienti dal blog aziendale.

#3 Deloitte

Oltre a tutti i materiali con cui un possibile candidato o un visitatore della pagina possono interagire nella ricca e strutturata tab “Vita”, Deloitte promuove notevolmente la propria cultura aziendale grazie a video nativi in cui talvolta vengono anche coinvolti direttamente i dipendenti.

Inoltre, la celebre società di consulenza utilizza la sua pagina anche per stimolare la registrazione a eventi, sfruttando la leadership e le grandi qualità dei propri executive.

LEGGI ANCHE: Come ottimizzare il tuo profilo LinkedIn (ed essere premiato dall’algoritmo)

Deloitte

#4 Hackerearth

HackerEarth è una tech-company che ha sviluppato un software in grado di aiutare le aziende ad assumere uno sviluppatore, misurandone le competenze tecniche. Ciò che fa distinguere l’azienda su LinkedIn sono senza dubbio i contenuti. Condivisi quasi quotidianamente, sono tutti di alto livello. Vengono utilizzati diversi formati come video, immagini, PDF, e link esterni, e gli argomenti trattati sono molto incentrati sull’audience a cui si rivolgono.

Il valore dei loro contenuti viene confermato dal coinvolgimento di esperti provenienti da grandi aziende come Microsoft o IBM, oltre alla promozione di prestigiosi eventi e competizioni.

#5 Lemonade

Basta uno sguardo alla suggestiva immagine di copertina per capire da dove proviene l’innovativa compagnia di assicurazioni Lemonade. Non solo su LinkedIn ma anche sul loro sito web si possono trovare esempi di fantastici copy e microcopy. Il loro team, poi, sfrutta molto bene gli hashtag aziendali, un’efficace Call To Action all’inizio della pagina, e un tono di voce autentico e ben strutturato per guadagnarsi l’attenzione e la fiducia dell’audience.

#6 The Interaction Design Foundation

Seguita soprattutto da designer ed esperti di UX, la pagina LinkedIn della The Interaction Design Foundation può diventare un must-follow anche per i non addetti al lavoro.

Sulla pagina vengono condivisi più volte al giorno i contenuti di inestimabile valore provenienti dal loro blog, ma ciò che è davvero imperdibile è la rubrica quotidiana The Daily Design Quote. Molto interessante, poi, la tab “Ex studenti“.

The Interaction Design Foundation

#7 TED Conferences

Con quasi 18 milioni di follower, attualmente è la pagina LinkedIn più seguita al mondo dopo quella di Google. Impossibile non cliccare su “+Segui” per garantire un po’ d’ispirazione al proprio feed. Vengono continuamente condivisi alcuni tra i TED speech più d’impatto, insieme ad articoli del blog dell’associazione, e a versioni più brevi dei celebri discorsi con un format davvero coinvolgente.

#8 Major League Baseball (MLB)

Innanzitutto, la pagina LinkedIn della MLB si distingue grazie alla sua copertina davvero suggestiva, ma ciò che fa spiccare la pagina è la diversità di contenuti molto coinvolgenti per la propria audience.

Può sembrare strano seguire su LinkedIn la pagina della lega di baseball più famosa del mondo, ma i molti contenuti provenienti da partner come Fanatics, i post riguardanti le varie squadre della lega, o la condivisione di informazioni riguardanti programmi dedicati ai giovani atleti o altre iniziative, possono decisamente bastare come motivi per “piazzare il follow”.

#9 Spotify

Il gigante dello streaming musicale non si limita a condividere musica e podcast. L’azienda con sede a Stoccolma è l’esempio perfetto di come utilizzate i video nella propria Content Strategy su LinkedIn.

Degli esempi possono essere le serie “How It’s Made“, in cui si parla dei vari progetti o strumenti su cui i diversi team stanno lavorando, o “Quick Fire Question“, brevi e molto coinvolgenti interviste ai dipendenti. That users want to come back for.

Spotify

#10 Airbnb

Airbnb non ha bisogno di presentazioni, e il brand non utilizza la propria pagina LinkedIn solo per promuoversi di fronte al mondo, ma soprattutto per condividere i suoi valori, la personalità, e la cultura.

L’azienda dedica grande attenzione nel comunicare i valori di condivisione e di famiglia, emersi anche nella lettera passata alla storia del CEO Brian Chesky, scritta per annunciare i lincenziamenti causati dalla pandemia da COVID-19. Di sicuro, che sia un potenziale cliente o qualcuno alla ricerca di un lavoro a visitare la pagina, potrà farsi un’idea ben chiara di cos’è che rende Airbnb così speciale.

#11 UPS

UPS è un’azienda riconosciuta per l’attenzione alle persone e alla clientela. Questo lo si ritrova nelle commoventi campagne che ricalcano questi valori. Alcuni esempi si possono ritrovare in #ThanksForDelivering#SmallBizPROfiles, focalizzate rispettivamente sull’impegno dei corrieri e delle possibilità offerte da parte della compagnia alle piccole imprese.

Postare contenuti come questi su una pagina LinkedIn aziendale non è solo d’impatto, ma aiuta a costruire una solida e ammirevole reputazione.UPS

#12 Slack

Il focus dei contenuti condivisi dalla pagina LinkedIn di Slack è quello di far comprendere alla propria audience come il loro strumento può diventare un’opportunità per lavorare in modo efficiente e aumentare la produttività del proprio team.

Tutto ciò viene fatto attraverso la condivisione di numerosi casi studio ed esperienze di diverse realtà e organizzazioni. Così, l’azienda si posiziona come vera e propria risorsa per comunicare efficacemente anche tra diversi settori. Un esempio? Il case study su Wayfair.

#13 Facebook

Fermi un attimo, una delle migliori pagine aziendali su LinkedIn è quella di Facebook? No, non è uno scherzo. Quello che rende unica la pagina dell’azienda di Mark Zuckenberg è l’approccio con cui vengono condivisi contenuti immediatamente relazionabili con la loro audience, specialmente per quanto riguarda il recruiting.

Ecco quindi che contenuti d’impatto e di grande carica emotiva fanno diventare Facebook non solo un social nwtwork ma anche un vero e proprio brand, in grado di farsi strada anche su un’altra piattaforma.

#14 Electronics Arts (EA)

Una strategia di contenuti molto coinvolgente e diversificata, quella di EA su LinkedIn. Ciò che attrae maggiormente l’attenzione, però, sono i video dedicati alle assunzioni, solitamente divisi in due formati, entrambi molto efficaci.

Il primo consiste in una panoramica delle diverse posizioni aperte nelle varie aziende del gruppo.

Il secondo chiama in gioco direttamente un membro del team per cui si sta cercando dei candidati, che parla del ruolo in questione e della sua importanza, come in un job pitch.

EA

#15 King

Da azienda di gaming ad azienda di gaming. Anche King, seppur con meno seguaci rispetto a EA, fa di certo una bella figura su LinkedIn. Quello che colpisce maggiormente è la grande attenzione dedicata alla brand identity e alla coerenza cromatica e stilistica tra tutte le tipologie di contenuti condivisi, sicuramente molto d’impatto.

Molto interessante la rubrica #MeetTheMakers, in cui il brand racconta i propri dipendenti anche attraverso le loro parole.

#16 Unilever

Piccola sfida: trovare un settore nel mercato dei beni di largo consumo in cui Unilever non si afferma con almeno un prodotto. Scherzi a parte, la pagina LinkedIn dell’enorme multinazionale non si fa notare per la promozione dei loro prodotti, ma per l’importante focus sulle iniziative comunitarie e di sostenibilità intraprese dai vari brand della compagnia.

Questi contenuti hanno un grande valore per la pagina, consentendo ai visitatori di comprendere appieno la cultura aziendale, oltre a costruire importanti connessioni tra i diversi marchi.

Unilever

#17 Netflix

Difficile che Netflix non proponga contenuti di valore, e la pagina LinkedIn aziendale ne è una prova. Basta dare un’occhiata alla sezione “We are Netflix” della tab “Vita”.

Altri esempi possono essere i video-overview sulle serie TV e film in uscita per il mese successivo, o i diversi post che mirano a coinvolgere e intrattenere il pubblico. Di sicuro contenuti come questi fanno prendere una boccata d’aria al nostro feed!

#18 Dropbox

Anche Dropbox non ha bisogno di presentazioni. Di tutto l’ampio ventaglio di contenuti che l’azienda condivide su LinkedIn, una nota di merito va fatta per la rubrica di presentazione dei dipendenti. Viene data molta attenzione anche a posizioni più entry-level, e ogni post è collegato a un articolo dedicato su Medium.

Inoltre, la rubrica si concentra su diversi dipartimenti e funzioni aziendali, dando ai visitatori della pagina una panoramica generale di quali sono i valori che rendono Dropbox un favoloso ambiente lavorativo.

#19 Ogilvy

La pagina LinkedIn di una delle agenzie pubblicitarie più importanti al mondo è caratterizzata da una grande coerenza a livello visuale tra i vari post, oltre che a una grande varietà tra le tipologie di contenuto proposte. Queste spaziano dai video nativi a link di articoli esterni o del blog dell’agenzia, dalle infografiche a collegamenti a webinar ed eventi.

La vera e propria chicca? La citazione del venerdì di David Ogilvy: #Ogilvyism.

#20 Google

Google ha talmente poco bisogno di essere introdotta che si può far fatica a capire come un’azienda del genere si possa distinguere davvero su una piattaforma come LinkedIn. La pagina è la più seguita al mondo perché, tra le altre cose, è sicuramente una delle aziende più popolari e più cliccate da chi è alla ricerca di un lavoro.

A questo proposito, di sicuro impatto è la campagna #MyPathToGoogle. Grazie a queste interviste ai dipendenti, si possono scoprire i loro diversi percorsi che li hanno portati a lavorare per il colosso del tech, sfatando anche alcuni miti legati ai processi di assunzione e altre curiosità.

Con rubriche come questa, Google non solo riesce a coinvolgere l’audience e a mettere in vetrina la propria cultura aziendale in modo semplice e diretto, ma fa anche capire a potenziali candidati quali sono le strade da poter intraprendere per trovare un lavoro in azienda.

youtube la vita in un giorno

25 luglio. YouTube ti invita a far parte di uno storico documentario globale

  • YouTube lancia un nuovo lungometraggio partecipativo globale prodotto da Ridley Scott e diretto da Kevin Macdonald.
  • Per partecipare, il prossimo 25 luglio dovrai riprendere la tua giornata e raccontare cosa per te è importante in questo 2020.

 

“Il 25 luglio 2020, riprendi la tua giornata: potresti entrare a far parte di uno storico documentario di portata globale, prodotto da Ridley Scott, diretto da Kevin Macdonald e girato da te. Preparati a partecipare”.

Eccolo l’invito di YouTube a tutti gli utenti per una operazione globale che arriva a 0 anni dal primo esperimento di questo genere.

Il 2020 è un anno che passerà alla storia. Dagli incendi boschivi in Australia ai disordini civili a Hong Kong. Dalla pandemia che ha distrutto tante vite preziose e trasformato il modo in cui viviamo alle proteste del movimento Black Lives Matter che hanno infiammato ogni angolo degli Stati Uniti (e del mondo). Ogni evento ha contribuito a renderlo un anno storico.

youtube la vita in un giorno

Tuttavia, nel mezzo di questi avvenimenti straordinari, la vita di tutti i giorni continua ad andare avanti. E noi continuiamo a condividerla online.

“Balliamo. Ridiamo. Piangiamo.
Amiamo. Abbiamo paura. Speriamo.

E se catturassimo tutti questi istanti e sentimenti nell’arco di una sola giornata?”.

Il progetto di YouTube è semplice: sabato 25 luglio 2020, riprendi la tua giornata e carica il tuo filmato, potresti entrare a far parte di questa capsula del tempo dell’anno 2020.

Come si partecipa

La partecipazione è aperta a tutti e i contenuti inviati da ogni angolo del pianeta verranno intrecciati insieme per realizzare un lungometraggio prodotto da Ridley Scott, diretto da Kevin Macdonald e girato anche da te, che verrà presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2021.

Le iscrizioni apriranno il 25 luglio e chiuderanno il 2 agosto.

LEGGI ANCHE: TED lancia Countdown, un’iniziativa sul Climate Change in collaborazione con YouTube

youtube la vita in un giorno

Il primo esperimento nel 2010

Già nel 2010, decine di migliaia di persone avevano preso in mano la propria videocamera per rispondere all’invito di mostrare la loro giornata.

Con oltre 80.000 clip inviati da 189 paesi, La vita in un giorno era diventato il progetto cinematografico partecipativo più grande mai realizzato. Kevin Macdonald e il suo team hanno tratto dalle 4.500 ore di filmato un lungometraggio di 90 minuti che è stato proiettato in prima assoluta al Sundance Film Festival del 2011 e su YouTube, ricevendo nel frattempo più di 16 milioni di visualizzazioni.

Cosa raccontare a YouTube

L’idea è di ripetere questo esperimento in questo anno così particolare: il 25 luglio, prendi la tua videocamera o il tuo smartphone e riprendi la tua giornata.

Potresti registrare la tua giornata tipo con lavoro, famiglia e amici oppure condividere un evento speciale, ad esempio il giorno del tuo matrimonio, importanti novità in arrivo o la nascita di un bambino. Potresti mostrare il tuo graduale ritorno alla normalità o qualcosa per cui stai lottando.

In alternativa, potresti decidere di riprendere una persona che trovi interessante e immortalare tutto il suo 25 luglio.

L’invito è quello di partire da queste quattro domande:

  • Cosa ti sta a cuore?
  • Di cosa hai paura?
  • Cosa vorresti cambiare nel mondo o nella tua vita?
  • Cosa ti porti dietro di quest’anno?

La cosa più importante è dare una testimonianza personale. Condividi quello che conta ai tuoi occhi, perché questo è il tuo film.

Le iscrizioni saranno aperte dal 25 luglio al 2 agosto. Alla chiusura delle iscrizioni, un team di ricercatori ed editor esaminerà i clip ricevuti. Se il tuo filmato verrà utilizzato nella versione finale del film, ti contatteremo più avanti nel corso dell’anno.

YouTube fornisce anche una serie di indicazioni tecniche e consigli per le riprese, che puoi leggere qui.

Intanto puoi riguardare il progetto del 2010 per trovare l’ispirazione.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

5 trend di Instagram che hanno dominato la prima metà del 2020

  • Lo shopping è il primo e più importante trend su Instagram riscontrato nel 2020, anche grazie alle novità introdotte da Facebook a favore delle imprese.
  • Sembra, poi, che da piattaforma inspirational, Instagram sia diventato invece un hub dove condividere contenuti educational sotto forma di Carousel.
  • Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, infine, le attività di Live Streaming su Instagram hanno registrato un aumento del 70% negli Stati Uniti.

 

Abbiamo superato finalmente, con immensa fatica, la prima metà del 2020, un anno davvero incredibile ed estremamente difficile per tutto il mondo.

Nonostante la nostra attenzione sia stata catalizzata dai cambiamenti radicali di cui siamo stati testimoni negli ultimi mesi, il mondo della comunicazione digitale non si è mai fermato.

I primi sei mesi del 2020 hanno portato numerose e importanti novità anche nell’ambito dei social media: dal successo incredibile di nuove applicazioni come TikTok e Twitch, alle feature aggiuntive che hanno aggiornato le “vecchie” piattaforme come Facebook e Twitter.

Ma in questo articolo vogliamo concentrarci sui trend che hanno dominato Instagram nella prima metà di questo anno particolare.

LEGGI ANCHE: Facebook Shops: come funziona nel dettaglio la nuova opzione per vendere online

Quali sono i trend che hanno dominato Instagram (fino ad ora)?

#1 Instagram Shopping

Le intenzioni di Mark Zuckerberg sono sempre state abbastanza chiare: trasformare le sue piattaforme in veri e propri eCommerce. 

Ed è per questo che da qualche mese ha introdotto Instagram Checkout, uno strumento che permette all’utente di effettuare acquisti senza bisogno di uscire dall’applicazione, quindi direttamente su Instagram.

Una feature che è stata ovviamente replicata anche su Facebook, con il lancio di Facebook Shops. Una mossa estremamente tattica che, con il senno di poi, è stata ancora più intelligente dato l’aumento degli acquisti online dovuto al lockdown obbligato dalla pandemia di Covid-19.

Ma l’introduzione del checkout diretto non è stata l’unica novità nell’evoluzione della piattaforma: sembra infatti che sia in fase di beta-testing anche l’opzione di Instagram Live Shopping.

Si tratta della possibilità, per aziende e creator, di linkare direttamente durante un live streaming nelle proprie Stories alla pagina di prodotto per consentire agli utenti di effettuare acquisti dal catalogo con un solo click.

Non c’è da stupirsi, quindi, che lo shopping su Instagram sia il primo e più importante trend riscontrato nel 2020: le aziende stanno aggiornando velocemente le loro strategie di comunicazione collaborando coninfluencer, promuovendo i loro prodotti nella pagina Esplora tramite gli Shopping Ads, oppure semplicemente condividendo post e storie accompagnati dai tag di prodotto.

#2 Educational Carousel

Instagram è sempre stata una piattaforma inspirational e focalizzata sulle arti visive, con la condivisione di fotografie di alta qualità e contenuti graficamente ricercati. 

Fotografi, artisti, illustratori, designer, brand di alta moda etc., hanno sempre utilizzato la piattaforma come vetrina per esporre le loro opere.

Ma nel 2020 sembra che la tendenza si sia invertita: Instagram diventa un hub dove condividere contenuti educational sotto forma di carousel.

Il formato carousel, o album, che permette di condividere nello stesso post fino a dieci contenuti differenti, ha visto un aumento nel suo utilizzo negli ultimi mesi, sia da parte dei creator che dei brand. 

Il picco è stato raggiunto nel mese di maggio grazie al movimento Black Lives Matter, che ha generato sulla piattaforma milioni di contenuti a scopo educazionale con l’obiettivo di condividere massivamente materiale informativo.

LEGGI ANCHE: Black Lives Matter, brand e pubblicità: chi è pronto a cambiare (e chi no)

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

George Floyd was killed month ago today. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ We shared this post a few days later and it quickly became one of our top posts on Instagram. Over 4.7 million people saw it. 412,647 people shared it. 451,473 people saved it. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ It’s so encouraging to see the number of people who stepped up and committed themselves to antiracism work, but it’s important to remember: We can’t just show up when it’s trending. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ This is important work we need to do every single day. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ So, what are you doing this week to further your work to be antiracist? ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ #Antiracism #BecomeGoodNews

Un post condiviso da Good Good Good (@goodgoodgoodco) in data:

Grazie a questa tendenza, possiamo pensare al ritorno del “blog” in chiave moderna, ovvero attraverso Instagram. I contenuti con tanto testo non sono più visti come inadeguati per la piattaforma, anzi vengono apprezzati perché si presuppone che contengano informazioni interessanti per l’utente.

#3 Instagram Live Streaming

Secondo i dati riportati da Facebook e ripresi da un interessante articolo di analisi psicologica pubblicato da BusinessInsider, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile le attività di live streaming su Instagram hanno registrato un aumento del 70% negli Stati Uniti.

LEGGI ANCHE: Giornata mondiale dell’emoji: ecco i trend da conoscere su Twitter

Questo incremento esponenziale è senza dubbio conseguenza del lockdown che ha interessato tutto il mondo, dovuto alla pandemia di Covid-19, e dell’obbligo di distanza sociale che ha spinto molti utenti a cercare nuovi modi per interagire e comunicare.

 

Ovviamente questa impennata di live streaming ha obbligato Instagram a lavorare per migliorare le funzionalità correlate a questa feature. 

Ed è così che la piattaforma ha annunciato diverse nuove funzionalità, tra cui un pulsante per caricare le dirette Instagram direttamente su IGTV una volta terminate, oppure la possibilità di guardare i live streaming comodamente su desktop dal proprio pc.

LEGGI ANCHE: Live streaming: 5 strumenti (digitali e fisici) indispensabili per organizzare le tue dirette

Come conseguenza indiretta del boom nell’utilizzo delle dirette Instagram, anche IGTV è tornato sulla cresta dell’onda, soprattutto tra brand e creator, che possono condividere contenuti video di lunghezza superiore al minuto.

#4 Instagram Challenges

Possiamo affermare con certezza che il 2020 è stato l’anno delle sfide Social.

Hanno iniziato a diffondersi grazie a TikTok, per poi esplodere durante il lockdown, diventando uno “strumento digitale” per evadere la noia della permanenza forzata in casa e continuare a divertirsi con amici e familiari.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

You already KNOW you couldn’t keep me from the #PillowChallenge ?

Un post condiviso da Halle Berry (@halleberry) in data:

Anche su Instagram le Social Challenge hanno catturato l’attenzione della maggior parte degli utenti – comprese le celebrities – e per cavalcare a suo favore quest’onda, la piattaforma ha creato il Challenge Sticker.

Si tratta di uno sticker per le storie, attraverso il quale l’utente può registrare un video e lanciare la propria sfida ai suoi followers, taggando direttamente gli sfidanti nella Instagram Story.

Come era prevedibile, le sfide social hanno conquistato anche i grandi Brand, che hanno approfittato di questo trend per sviluppare strategie di comunicazione originali, coinvolgendo influencer o promuovendo campagne benefiche di fundraising.

Un ottimo esempio è quello del brand @cultgaia di Los Angeles, che ha lanciato la sfida #cultgaialetsdance: per ogni video di danza pubblicato su Instagram con il relativo hashtag, CultGaia ha donato 25 dollari all’associazione benefica No Kid Hungry.

#5 Branded AR Filters

Con il lancio degli Spark AR Studios da parte di Facebook, avvenuto a metà del 2019, il mood delle Instagram Stories è cambiato radicalmente.

Se fino all’anno scorso designer, artisti e grandi Brand facevano a gara per far parte del programma beta chiuso a pochi fortunati, ora è possibile per chiunque creare e pubblicare i propri filtri AR per le IG Stories.

 

Sono molte le ragioni per cui i filtri AR di Instagram possono rivelarsi uno strumento di marketing davvero potente per i brand, ma la principale ha a che fare con la libertà di creatività.

Per esempio, i brand di cosmesi possono usare l’AR per permettere ai loro follower di “provare” i loro prodotti, mentre le marche che operano nel fashion possono ricreare dei camerini virtuali per far “indossare” agli utenti vestiti e accessori, prima di comprarli online.

Il re dei trend di Instagram: la creatività

Dicono che non tutto il male venga per nuocere e possiamo affermare che anche il lockdown ha portato alcune novità positive, perché ha obbligato sia le persone che i brand a lavorare con la creatività per trovare nuove vie di comunicazione online.

Come aumentare la reach organica sui canali social

Week in Social: dai video musicali su Facebook agli aggiornamenti dell’algoritmo di Pinterest

Hai già visto cosa sta succedendo a TikTok? E forse ti sarai anche chiesto cosa ne sarà di Facebook dopo il boicotaggio da parte dei brand…

Bene, per esaminare da vicino tutte le notizie e le novità in arrivo dal mondo dei social media, puntuale come ogni fine settimana c’è per te Week in Social. Cominciamo!

Facebook

In arrivo le nuove opzioni di presentazione delle immagini nel feed

Già dallo scorso ottobre, Facebook aveva iniziato a testare nuove opzioni di presentazione delle immagini per i post, con formati di visualizzazione già preimpostati per i caricamenti di più immagini, consentendo più modi per mostrare le immagini scelte dagli utenti. Ecco  n esempio.

LEGGI ANCHE: 8 best practice per piccoli business che vogliono convertire su Twitter

week in social

Da allora in poi, il formato è stato apprezzato da vari utenti e sembra che stia ottenendo una versione più ampia e definitiva, con diverse modalità/formati che compaiono proprio dove si crea il post.

Le nuove opzioni riguardano la parte inferiore del composer del post, che offre ben quattro diversi formati di visualizzazione delle immagini da scegliere.

Gli utenti di diverse nazioni stanno a poco a poco segnalando l’accesso all’opzione, quindi sembra che ci si trovi sulla buona strada per diventare un’opzione presente in più paesi. Tutto ciò fornirà nuove ed allettanti possibilità per la creazione dei post su Facebook, ottime per far risaltare in maniera più creativa e divertente gli aggiornamenti nei feed.

Facebook sta comunque valutando come sia possibile utilizzare questi tipi di formati per mostrare al meglio i prodotti dei brand ed aumentare, così, le potenziali conversioni. Al momento, sembra essere disponibile solo per i profili personali.

Non si tratta di un cambiamento enorme, e ci sono vari strumenti sul mercato che facilitano layout e formati di immagini multiple (incluso il tool Layout di Instagram). Se ancora non avete notato questa nuova feature nel vostro feed, beh… arriverà presto, tranquilli!

In arrivo un nuovo sistema di hosting per video musicali

Facebook sta lanciando nelle ultime ore un nuovo programma che mira a fornire un maggiore incentivo per gli editori musicali in merito alla pubblicazione di videoclip di artisti esclusivi su Facebook: la sfida più grande finora rispetto al colosso YouTube, che al contempo potrebbe attirare un pubblico più vasto anche su Facebook Watch!

Come riportato anche dai Social Media Expert Matt Navarra e Sean Adams, la nuova feature spingerà le pagine Facebook ufficiali dei musicisti a passare alla nuova impostazione entro l’1 agosto, con tutti i video concessi in licenza a Facebook collegati direttamente alla loro Pagina ufficiale.

Come spiegato da Facebook :

Non è necessario collegare o caricare nulla, la tua biblioteca rimarrà aggiornata con gli ultimi video concessi in licenza su Facebook. […] Ogni volta che riceviamo una nuova versione da un’etichetta musicale, la tua Pagina la condividerà direttamente con la tua cronologia, quindi può raggiungere i feed di notizie dei tuoi follower “.

Ecco uno screenshot pubblicato da TechCrunch in merito alla nuova impostazione per le pagine interessate.

Il processo conferirà a Facebook la possibilità di gestire più centralmente le licenze per le clip musicali ufficiali, il che consentirà anche di stipulare migliori accordi di distribuzione con gli editori diretti.

E questo è l’elemento chiave. Alcuni rapporti risalenti all’anno scorso indicavano che Facebook aveva cercato di negoziare nuovi accordi sui diritti per i videoclip musicali, con alcune delle principali etichette musicali alla ricerca di un’alternativa a YouTube.

Ma ecco che sorge naturalmente una domanda: cosa succede se Facebook può offrire agli editor musicali un affare più redditizio sulla sua piattaforma?

Gli editori smetteranno di pubblicare i loro contenuti su YouTube e inizieranno a pubblicare video esclusivi su Facebook?

Probabilmente la maggior parte di questi video finirebbe comunque su YouTube, ma se gli editori cercassero anche di impedire a YouTube di pubblicare interamente i nuovi clip, assicurandosi che fossero ospitati solo su Facebook, questo potrebbe attirare un grande pubblico su Facebook Watch e quindi lontano da YouTube.

Facebook non ha fornito dettagli specifici sulle sue offerte sui diritti, ma potrebbe realizzare offerte significativamente migliori rispetto a YouTube.

Ecco la riflessione più concreta: se più persone vedono video su Facebook Watch significa che più persone possono notare i tuoi contenuti, ciò faciliterebbe (anche e soprattutto) maggiori e nuove opportunità per tutti gli inserzionisti di Facebook che tentano di raggiungere nuovi utenti. Ancora una volta, i vantaggi potrebbero essere molteplici e, sebbene Facebook Watch sia ancora molto lontana da YouTube, questo potrebbe costituire un elemento chiave ed una spinta maggiore per la piattaforma di Zuckerberg & Co. contro il gigante dei video di proprietà di Google.

Instagram

Nuove opzioni per gestire la modalità di visualizzazione delle anteprime IGTV

Anche per Instagram sono in arrivo alcuni nuovi strumenti per aiutare i creator di IGTV a gestire l’aspetto dei loro contenuti in maniera più completa per quanto riguarda il feed principale e la sezione Discover.

Già ad aprile scorso, Instagram ha lanciato una serie di nuovi aggiornamenti per IGTV , che includevano la possibilità per tutti i creator di condividere i primi 15 secondi del loro video IGTV in Stories (con il resto disponibile tramite il link ‘swipe-up’), migliorando anche la visualizzazione nella sezione Discover. Adesso, consente di modificare l’immagine di anteprima e la miniatura visualizzata per le loro clip IGTV.

Come potete notare in questo screenshot, ora ci sono più opzioni per controllare come vengono visualizzate le anteprime dei video IGTV, con la “copertina del profilo” relativa alla miniatura mostrata in Scopri il Feed!

Le nuove modifiche sono relativamente piccole nel numero, ma con Instagram che ha implementato la monetizzazione IGTV, potrebbero svolgere un ruolo davvero importante anche queste ultime features per consentire ai creators di massimizzare il loro coinvolgimento dei contenuti e costruire la loro presenza all’interno dell’app.

Da notare che Instagram consente anche ai creator di IGTV di postare su Facebook Watch, aumentando la potenziale reach per i loro caricamenti.

Resta da vedere se IGTV o Facebook Watch offriranno mai una vera competizione per YouTube.

Twitter

L’overlay dei messaggi diretti per tutti gli utenti desktop

Dopo averlo testato negli ultimi mesi , Twitter ha finalmente lanciato ufficialmente la sua nuova chat per i messaggi diretti da desktop, che consente agli utenti di interagire con i loro messaggi senza dover lasciare il loro feed di tweet.

L’aggiunta offre un mini display Picture-in-Picture per tutti i DM, simile alla funzionalità di messaggistica desktop presente su LinkedIn e Facebook. Quando ricevete un nuovo DM, la finestra si espande e si può comprimere in qualsiasi momento – oppure avviare la discussione DM tramite lo riduzione a schermo più piccolo.

Questa nuova feature risulta essere abbastanza rilevante anche se gli utenti “tipici” di Twitter saranno indubbiamente scossi dal fatto che la loro normale esperienza di tweet sia interrotta dalla nuova finestra che appare quando ricevono un messaggio. Tuttavia, si renderà più semplice il coinvolgimento di alcuni utenti tramite DM.

LinkedIn

Più opzioni di creazione rapida per i post

Negli ultimi mesi, potreste aver notato che i collegamenti rapidi per il compositore di post di LinkedIn sono in crescita ed in continua evoluzione, con più opzioni per aiutare a scegliere nel migliore dei modi ciò che si pubblica sulla piattaforma. Ecco un esempio:

La maggior parte degli utenti può notare ben sei diverse opzioni di creazione di post personalizzate nella parte inferiore del loro compositore di LinkedIn.

Le aggiunte più recenti riguardano la presenza di “Sondaggi” (aggiunti a maggio scorso), “Offri Aiuto”, lanciato lo scorso mese alla luce della presenza del COVID-19, e un nuovo tasto “Condividi un profilo”, aggiunto il mese scorso, che consente agli utenti di mostrare una connessione tramite un post.

Le opzioni seguono l’esempio di Facebook nel guidare gli utenti su cosa condividere, poiché LinkedIn cerca più modi per mantenere alta la frequenza di pubblicazione dei suoi membri la più alta possibile, fornendo anche nuovi strumenti per aiutare coloro che cercano assistenza professionale durante la pandemia.

La società ha comunque riferito che dall’inizio di quest’anno, LinkedIn sta registrando “livelli record di coinvolgimento”, che sono aumentati solo durante il COVID-19. Parte di questo innalzamento del coinvolgimento dei suoi utenti, è dovuto anche al miglioramento del suo algoritmo  per garantire una migliore distribuzione dei contenuti da tutti gli utenti.

LinkedIn sta anche lavorando a nuovi strumenti di presentazione visiva ed altre opzioni.

Pinterest

Aggiorna il suo algoritmo per potenziare specifici tipi di contenuto

Pinterest ha pubblicato una nuova panoramica di come un recente aggiornamento del suo algoritmo gli ha permesso di bilanciare meglio i tipi di contenuti che mostra nei feed degli utenti, il che gli consentirà di visualizzare una gamma più ampia di contenuti, invece di basarsi semplicemente sul coinvolgimento dati per proporre i cosiddetti “Pin raccomandati”.

L’aggiornamento è un nuovo approccio alla distribuzione dell’algoritmo di Pinterest, che gli consentirà di focalizzare maggiormente, ad esempio, i contenuti video o i contenuti di una serie di creator più diversificati dal punto di vista culturale, senza dover compromettere l’esperienza dell’utente.

E se stai cercando di inserire Pinterest nelle strategie di marketing digitale, vale la pena notare come l’aggiornamento potrebbe influire su ciò che viene mostrato al tuo pubblico nell’app.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare la tua azienda su Pinterest

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Oggi Pinterest non visualizza solo i contenuti in base a ciò che ti ha coinvolto in passato e alle bacheche che segui, ma cerca anche di evidenziare altri contenuti, relativamente ad obiettivi diversi.

Per massimizzare la portata dei tuoi contenuti su Pinterest, vale la pena sia mantenere i contenuti più fluidi, con nuovi Pin da classificare per il sistema, ma anche considerare diversi tipi di contenuti, in particolare video, e nuove opzioni di post, oltre agli strumenti su cui Pinterest potrebbe essere interessato a dare maggiore visibilità tramite la classifica degli algoritmi.