Nonostante il periodo che vede diversi brand affrontare numerosi tagli lato budget, hanno scelto comunque di dedicare parte delle loro risorse per supportare la comunità LGBTQIA+.
Uno dei temi principali e ricorrenti per questo Pride 2020 sono le difficoltà che si trova ad affrontare la comunità transgender, nel vivere la propria identità liberi da qualsiasi pregiudizio.
Sono passati più di cinquant’anni dall’evento che ha segnato una svolta reale per la comunità LGBTQ+ e il Pride Month è ancora oggi, attuale e più sentito che mai.
La ricorrenza nasce da un’irruzione della polizia fatta in un noto bar frequentato da omosessuali, lo Stonewall Inn, nel Greenwich Village, la notte tra il 27 e 28 Giugno 1969.
Durante quella notte diversi agenti di polizia arrestarono persone con abiti femminili semplicemente perché non in possesso di un documento di identità. Non era la prima irruzione non motivata, e la comunità LGBT, stanca dei soprusi, diede inizio a cinque giorni di scontri con la polizia dove non mancarono, purtroppo, diversi atti di violenza e umiliazione.
Da quella notte ad oggi i passi avanti nel riconoscimento e per il rispetto sono stati fatti, ma sono ancora molti quelli da compiere perché non si parli più di diversità, e perché le persone possano essere libere di vivere se stessi senza la paura del giudizio e del pregiudizio.
Un importante contributo è stato dato anche dai brand, che facendo sentire la loro voce, si sono schierati in passato per i diritti LGBTQ+, e lo fanno tutt’ora.
Anche quest’anno, nonostante il periodo di difficoltà e ai diversi tagli di budget, in molti hanno scelto di celebrare comunque il mese del Pride.
“Non c’è giusto o sbagliato, è il tuo punto di vista”
Il brand di denim americano dedica la propria campagna, con una collezione creata per l’occasione, a tutti coloro che hanno fatto sentire la loro voce per portare un cambiamento nel mondo.
Il tema principale di questo video è quello di incoraggiare le persone ad agire con orgoglio, parlare ed esprimere quello che provano e il loro punto di vista, sottolineando il potere che ognuno di noi ha per ispirare e cambiare l’opinione pubblica.
Da sempre in prima linea per celebrare il Pride Month, Diesel ha creato Francesca a Diesel Film, un video dedicato alla comunità transgender.
La storia è quella di Francesca, di cui viene mostrata la sua quotidiana e la sua progressiva trasformazione per abbracciare la sua vera identità ed inseguire un sogno del tutto inaspettato.
Boy Smells – The non binary scent candle
Quante volte ci è capitato di classificare anche i prodotti per il corpo per uomo e per donna, associando solo un determinato profumo?
Questa è la domanda che i fondatori di Boy Smells si sono fatti, quando nel 2016, hanno lanciato le prime candele dal genere “Fluido”. L’idea è quella che non tutti gli uomini si identificano per forza con profumi di legno, pelle e tutte le donne con un determinato fiore, ma ognuno è libero di scegliere il profumo che più sente adatto.
Per il Pride Month di quest’anno il brand ha scelto di investire non solo in una collezione di Candele Arcobaleno, ma di aprire i propri canali social a sei ambassador della comunità LGBTQ+, cui è stata dedicata una fragranza, con il compito di creare contenuti e stimolare discussioni sul tema delle diversità.
Starbucks – What’s Your Name
La campagna What’s Your Name non è strettamente legata al mese del Pride, ma rimane attuale, emozionante e tratta il tema dell’identità in modo delicato ma diretto.
Starbucks racconta la storia di James, che tutti chiamano Jemma, creandogli una profonda tristezza e inadeguatezza ogni volta che una persona ripete il suo nome.
L’unico momento in cui riesce ad essere se stesso e ad accettarsi, è quando può essere libero di pronunciare quello che per lui è il suo vero nome, e sentirsi per la prima volta chiamare James. Senza alcun pregiudizio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/pride-month.jpg6201240Harukahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngHaruka2020-06-26 15:27:292020-06-26 15:29:59Pride Month 2020, le campagne più belle dai brand quest'anno
La recente figuraccia di easyJet fa riflettere sul fatto che saper scrivere, utilizzare correttamente la punteggiatura, scegliere le fonti più opportune per i propri contenuti sul web non basta.
Abbiamo chiesto con un post sui social quale copy alternativo ci sarebbe per descrivere quelle terre bellissime del Sud d’Italia.
Il dubbio da porsi non è più “Content Marketing sì, Content Marketing no”. Piuttosto, in questo mondo sempre più digitale a causa (anche) del lockdown che ci ha costretto a stare a casa e quindi a navigare, leggere e informarci con più attenzione, il quesito oggi è “Content Marketing come?”.
Infatti, la recente figuraccia di easyJet, fra le compagnie aeree low cost più conosciute al mondo, fa riflettere sul fatto che saper scrivere, utilizzare correttamente la punteggiatura, scegliere le fonti più opportune per i propri contenuti sul web non basta.
Servono tatto, onestà intellettuale, educazione, intelligenza emotiva e una buona capacità di prevedere debacle e analizzare opportunità. In una sola parola: buonsenso.
Ma veniamo al punto della questione: nella sezione ‘Ispirami’ del portale web di easyJet c’è uno spazio dedicato a Lamezia Terme che ha iniziato a fare il giro del web.
Perché? Il Content Manager (o chi per esso) aveva deciso di dedicare queste parole alla città e alla Regione Calabria: «Per un assaggio autentico della vivace vita italiana visita la Calabria. Questa regione soffre di un evidente assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti e la mancanza di città iconiche come Roma o Venezia capaci di attrarre i fan di Instagram. Ma se cerchi un piccolo assaggio della dolce vita senza troppi turisti, allora sei nel posto giusto. Raggiungi le città costiere della costa tirrenica per spiagge sensazionali e mai affollate. Arrampicati fino alla città di montagna di Morano Calabro per panorami mozzafiato e case bizzarre costruite su cime, che dovrai vedere per credere. Potrai essere tra i pochi turisti a conoscere e apprezzare veramente i tre spettacolari parchi nazionali di questa regione».
Le reazioni e la rettifica
Un coro unanime, fatto di associazioni di categoria, politici, amministratori locali e nazionali, e semplici cittadini (calabresi ma non solo), ha commentato con sdegno queste parole così irrispettose e, certamente, false.
La rettifica di easyJet è arrivata sui social dopo un po’ di tempo:
Le reazioni dei professionisti
La nostra Ilaria Cazziol nel gruppo FacebookNinja Marketing Dojo ha posto l’accaduto all’attenzione dei membri e i commenti negativi ricevuti non fanno solo riferimento alla caduta di stile o alla mera questione morale e contenutistica ma, soprattutto, all’aspetto professionale.
C’è chi si è chiesto se fosse un testo tradotto con Google Translate da una fonte estera: in effetti pare che il testo sia stato attinto dal sito Lonely Planet. Ma c’è anche chi si è chiesto quale fosse la unique selling proposition del testo, considerate le argomentazioni molto poco lusinghiere su quel territorio.
Il campo delle ipotesi si è mosso poi dal ritenere un non-professionista l’autore, oppure che questa sia una strategia del brand del “basta che ne parli”. Addirittura alcuni hanno pensato che il copy avesse un intento simpatico o satirico, attingendo da un fondo di verità. Ma questa opzione tendiamo ad escluderla, considerando il solo fatto che l’ultimo terremoto davvero devastante in Calabria risale al 1908.
Cara easyJet, ecco 5 proposte alternative per descrivere Lamezia Terme e la Calabria
Abbiamo quindi voluto approfondire ancor di più l’argomento, tentando di coinvolgere in maniera positiva il nostro pubblico fatto di professionisti e non solo.
Abbiamo chiesto con un post sui social quale copy alternativo ci sarebbe per descrivere quelle terre bellissime del Sud d’Italia.
Le risposte non sono mancate e abbiamo deciso di regalarle a easyJet, per prenderne quantomeno spunto.
Ilaria C. scrive:
“Questa splendida regione registra livelli di turismo ancora contenuti, anche per un’ingiusta nomea di terra difficile e l’assenza di città eccessivamente inflazionate come Roma o Venezia.
Proprio per questo è la destinazione perfetta per i fan di Instagram che vogliano immortalare luoghi la cui bellezza ancora incontaminata toglie il fiato”.
Ilenia B. M.:
“Se siete alla ricerca di spiagge libere e incontaminate lontane dal caos delle grandi città o sognate montagne da esplorare circondati da immense bellezze naturali, atterrate nel posto giusto: la Calabria.
Un luogo unico, dove poter vivere entrambe le esperienze a distanza di pochi minuti: affacciati come in uno splendido terrazzo sul Mar Mediterraneo, rivivrete le antiche atmosfere dell’Italia autentica e rimarrete affascinati dalle eredità della Magna Grecia: Arte, Miti, Gusto e il vivere semplice che fa di questa terra il luogo più accogliente dello Stivale”.
Secondo Michela:
“Un mix tra arte, cultura, folklore e l’accoglienza tipica del sud, la meta perfetta per vivere una vacanza ricca di emozioni.
Non farti scappare l’opportunità di visitare la Calabria, con i suoi 780km di coste incontaminate bandiera blu, i parchi naturali e il fascino della Magna Grecia che riecheggia nei suoi inestimati manufatti. Dai Bronzi di Riace alla Sila, la Calabria è una terra che ti affascinerà passo dopo passo.
Scoprila con il nostro volo low cost per un viaggio fatto di avventure, movida e relax!“.
Elena F.:
“Appassionati di turismo slow e della ‘buona cucina italiana’? Lamezia ma in generale la calabria offre spiagge incontaminate e piatti tipici insoliti da immortalare e postare subito sui vostri social.
Da non perdere la gassosa al caffè, le sardelle e naturalmente la famosissima ‘nduja. Il caos delle grandi città verrà subito dimenticato da escursioni e lezioni di kitesurf senza dimenticare il relax e il consueto pisolino in spiaggia del dopo pranzo”.
Fabio scrive:
“Storia, natura, cultura, gastronomia. La Calabria è un incredibile viaggio che va dalle splendide spiagge da Tropea a Caporizzuto, passando per Zambrone definito il paradiso dei sub.
Ma la natura regna sovrana anche sui monti della Sila, dove d’inverno è possibile sciare con lo sfondo del mare. 150 Mila ettari che si snodano tra le province d Cosenza, città capitale dei Bruzi e città di Telesio, Crotone, patria di Pitagora e Catanzaro, per tutti la città della seta.
Il viaggio tra la cultura millenaria e le bellezze paesaggistiche stuzzica la fantasia e l’appetito che può essere appagato con le tante specialità come la Frittola e la ‘nduja da assaggiare nelle più svariate sfaccettature durante un tour tra i locali delle città calabresi”.
Hai un altro copy in mente? Inviacelo commentando sui nostri canali social!
E se ti capita di incontrarli, inviaci altri epic fail di questo tipo: è importante mobilitarsi per salvaguardare territori e argomenti, ma soprattutto per riscattare il nostro lavoro.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/easyjet.jpg325552Fabiano Farinahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabiano Farina2020-06-26 12:45:182020-07-06 15:44:075 modi alternativi con cui easyJet avrebbe potuto descrivere Lamezia
La piattaforma per i video brevi ha appena lanciaro TikTok For Business, il marchio che identifica la piattaforma globale che ospita tutte le soluzioni di marketing attuali e future per i brand.
“Le soluzioni di TikTok For Business sono pensate per offrire ai brand e alle loro direzioni marketing gli strumenti per creare storytelling creativi, in grado di ingaggiare la community di TikTok con il loro messaggio”, si legge nel comunicato di presentazione sul blog.
La creatività a portata di brand su TikTok
Negli ultimi anni, i brand che sono entrati con più successo in sintonia con la community TikTok ci sono riusciti non perché le loro campagne presentassero lo spot più patinato o il testimonial più famoso, ma grazie alla capacità di coinvolgere gli utenti in modo creativo e di creare una connessione con loro attraverso emozioni, azioni e suoni.
Oggi con TikTok For Business gli uffici marketing avranno a disposizione nuovi strumenti per farsi scoprire e connettersi con le community.
Tra gli obiettivi che sarà possibile raggiungere:
Crescita oltre che creatività: per il marketing, oltre che una destinazione imperdibile, TikTok è anche una piattaforma con un potenziale di crescita da valorizzare, basata sull’intrattenimento, che offre sia agli utenti sia ai brand gli strumenti giusti per raccontare la loro storia.
Vista, suono, movimento: con TikTok, il marketing può sfruttare il contesto dei dispositivi mobili, a cominciare dai suoni. E le opportunità di utilizzarli sono molte: musica, effetti sonori, playback, reazioni e molto altro.
Una community inclusiva e partecipe: la ragion d’essere di TikTok è “stare insieme”. Un’opportunità originale per gli esperti di marketing di creare qualcosa che diventa parte della nostra community. Su TikTok, le persone possono farsi coinvolgere e ispirare così tanto da una campagna di marketing da crearne una loro versione. E i brand possono sperimentare dal vivo l’impatto della loro campagna sulle persone.
Conoscenza e cultura per tutti:TikTok è una piattaforma aperta, dove può farsi scoprire chiunque, e qualunque brand. Su TikTok si conoscono cose nuove ogni giorno, in modo aperto e inclusivo.
Soluzioni semplici e senza intoppi: i prodotti di TikTok portano risultati su tutti i marketing touchpoint e consentono uno storytelling ricco e immersivo. Video impeccabili, a tutto schermo, video nativi nell’esperienza dell’utente. Lavorando con molte terze parti leader del settore, stanno inoltre sviluppando una suite di soluzioni di misurazione. Il più recente effetto di realtà aumentata per i brand, Branded Scan, è un nuovo prodotto che consente agli utenti di vivere un’esperienza di realtà aumentata con qualsiasi brand.
Non annunci, ma TikToks
TikTok è una piattaforma progettata per ispirare contenuti creativi autentici che si trovano solo su TikTok.
Per i brand, questo apre una finestra di opportunità interamente nuova di creare contenuti che parlano alle persone, invitando la community a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok”.
Con il lancio di TikTok For Business, l’azienda vuole coniugare la creatività e la positività della community con soluzioni pensate per le aziende in modo che crescano insieme.
Sulla piattaforma è oggi possibile trovare e conoscere soluzioni, strumenti di misurazione e metriche, post di ispirazione, risorse e notizie utili per i brand.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/tiktokfor-business.jpg5371002Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-06-25 13:17:402020-06-25 16:17:54Arriva TikTok For Business, la nuova piattaforma globale per i brand
L’anno in corso potrebbe segnare l’inizio di una rivoluzione per il mondo della formazione
Verso un modello ibrido di educazione: non per forza a distanza ma sicuramente connesso
Potrebbe nascere una nuova economia dell’educazione, flessibile e dinamica
a cura di Thomas Ducato
“Per costruire la scuola del futuro non bastano nuovi strumenti, serve una visione”. Titolava così un articolo a firma di Impactscool pubblicato qui, sulle pagine online di Ninja Marketing, in tempi non sospetti, nel novembre del 2019, prima dell’emergenza Covid-19 e di lunghi mesi di lockdown, distanziamento sociale e DAD, acronimo di didattica a distanza.
Una rivoluzione, quella della scuola digitale, che sembrava lenta e lontana dal concretizzarsi e che invece, nel giro di qualche settimana, si è trasformata in una realtà inevitabile per milioni di studenti e per tutti i loro insegnanti.
Dalle lavagne alle video lezioni, dai libri ai materiali in pdf, dai compiti in classe alle interrogazioni attraverso uno schermo: i docenti di ogni ordine e grado si sono trovati, per via della pressante necessità, a dover trasformare la propria attività non sempre con una conoscenza integrata e completa sulla didattica digitale, così come senza sufficienti competenze per usare e scegliere strumenti efficaci e affidabili.
Un esperimento la cui riuscita è difficile da giudicare, troppo soggetta alle molteplici differenze che un sistema così complesso e articolato come quello scolastico ed educativo può presentare.
Ma cosa resterà di questo enorme esperimento a settembre quando, così sembra, la scuola tornerà ad essere anche un luogo in cui recarsi e non “solo” un’attività fatta di relazioni e connessioni vissute fisicamente distanti?
Se sapremo cogliere le opportunità e imparare dalla nostra esperienza degli ultimi mesi, l’anno scolastico 2019-2020 potrebbe segnare l’inizio di una rivoluzione per tutto il mondo della formazione, non solo quella dei giovani. Da un lato non dobbiamo perdere l’occasione, dall’altro però è importante che nessuno resti indietro.
Rivedere l’insegnamento: verso un modello ibrido
L’incontro tra tecnologia ed educazione viene spesso definito con il termine Education Technology, o EdTech.
Questo approccio non prevede solo l’insegnamento di materie tecnologiche ma anche l’introduzione di strumenti che favoriscano l’apprendimento. Non necessariamente una didattica a distanza, dunque, ma la possibilità di sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia per migliorare l’insegnamento e offrire un servizio migliore agli studenti.
L’esperienza degli ultimi mesi, in questo frangente, potrebbe essere preziosa, perché ha costretto migliaia di docenti ad esplorare un nuovo modo di fare scuola anche attraverso questi sistemi digitali, che offrono nuove opportunità di collaborazione, co-creazione e progettazione.
Un tema, questo, molto caro anche a Cristina Pozzi, Ceo e Co-founder di Impactscool. “La scuola del futuro – ha dichiarato in una recente intervista – è liberamente partecipativa, aperta e situata a livello locale nel proprio contesto, ma anche in quello planetario. In un termine che va di moda possiamo dire che è “glocal”, una globalizzazione più matura, consapevole delle particolarità degli elementi che la costituiscono e in grado di creare rapporti virtuosi tra di esse”.
Una scuola che, indipendentemente dal fatto che sia a distanza o in presenza, dovrà adattarsi al suo contesto di riferimento ed essere (inter)connessa. “Qualunque sia la distanza fisica staremo insieme – spiega Pozzi – Gli strumenti digitali amplificano e massimizzano la capacità di collaborare. Credo nel mix tra le due cose: off line e on line. Possiamo usare gli strumenti digitali anche seduti uno a fianco all’altro e ottenerne grandi vantaggi se li utilizziamo al meglio. L’allenamento fatto con la didattica a distanza potrebbe spingerci a velocizzare l’introduzione di giochi e metodi collaborativi che migliorano l’apprendimento (anche in presenza), nonché l’attenzione dei ragazzi, la motivazione e l’interesse”.
Imparare è un gioco da ragazzi (e non solo)
Il cuore della rivoluzione risiede proprio nelle metodologie didattiche, che devono adattarsi alle nuove esigenze di un pubblico, quello degli studenti, sempre più condizionato da una grande varietà di stimoli. Il mondo dell’intrattenimento, dai giochi al cinema e serie TV, rappresenta un settore importante da esplorare e sfruttare per avvicinare le nuove generazioni a cultura e apprendimento.
Ne abbiamo parlato con Massimiliano Tarantino, direttore della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e responsabile della comunicazione istituzionale del gruppo Feltrinelli.
“La cultura – ci ha detto – deve reinventarsi per continuare ad aggiornare la sua utilità”. Non tutti, però, sono dello stesso avviso. “Nel mondo culturale – ha proseguito – c’è chi tende a derubricare il mondo delle serie TV, dei canali a pagamento, del mondo dei videogiochi o del gaming in generale come veicolo di cultura e di contenuto. Io credo siano strumenti straordinari e grandi opportunità di lavoro per tutti i soggetti coinvolti. Farsi una cultura, ottenere una laurea, avere un percorso serio, organico e solido nei campi delle science o delle humanities e poi trasformali in prodotti dell’entertainment, traducendo e trasformando i linguaggi con i quali entriamo in contatto con i pubblici, è il vero futuro dell’editoria. Significa conoscere e scegliere contenuto e avere il know how per padroneggiare le tecniche che ci consentano di trasformare questo contenuto in un prodotto in grado di garantire ingaggio di pubblico”.
Strumenti e metodi, questi, che possono essere particolarmente efficaci anche nei contesti aziendali o, in generale, per un pubblico adulto e che ben si sposano con la necessità di formazione continua che si sta delineando nel mondo del lavoro.
Reskilling e formazione continua: come impareranno i “grandi”?
Secondo le stime dell’OCSE, più di 1 miliardo di posti di lavoro, quasi un terzo del totale globale, saranno trasformati dalla tecnologia nel prossimo decennio. Il World Economic Forum stima che entro il 2022 saranno creati 133 milioni di nuovi posti di lavoro nelle principali economie per soddisfare le esigenze della quarta rivoluzione industriale. Due dati che esprimono in modo chiaro la necessità da parte dei lavoratori di aggiornare le proprie conoscenze e competenze, in quello che in inglese viene definito Reskilling e che si concretizza attraverso una formazione continua da parte dell’individuo nel corso della sua vita.
Come far convivere, però, questa formazione con il lavoro e la vita personale?
La strada da percorrere è quella di un’educazione sempre più flessibile e su misura, in grado di adattarsi alle esigenze di apprendimento e di tempo dei singoli individui.
Verso una gig economy della formazione?
Abbiamo conosciuto il termine gig economy con i fattorini della consegna a domicilio o gli autisti di servizi come Uber. Si tratta di una delle nuove forme di lavoro, gestito da piattaforme digitali attraverso l’attività di freelance. Un modello che si è imposto per attività ripetibili, standardizzate, facilmente controllabili e misurabili, mentre fatica a farsi largo, nonostante i costi molto più bassi, in altri ambienti e contesti come il mondo della conoscenza. Ma oggi qualcosa potrebbe cambiare, non grazie a una nuova tecnologia ma per il cambio di paradigma imposto dalla pandemia. Un modello, quella della gig economy del sapere, che sembra difficile possa applicarsi in modo trasversale al mondo accademico o della formazione tradizionale, ma la cui flessibilità ben si sposa con le necessità di formazione extracurricolare degli studenti (come per le ripetizioni), lo studio delle lingue, l’aggiornamento professionale o di competenze dei dipendenti.
Educazione e formazione del futuro devono iniziare da oggi
Siamo di fronte a un passaggio epocale: ci sarà un “prima” e un “dopo” Covid-19 ed è il momento perfetto per iniziare a costruire il futuro. Questi mesi ci lasciano un’eredità, che è importante custodire e utilizzare per porre solide basi alla realtà che vogliamo creare. Il mondo dell’educazione non fa eccezione in questo senso.
Dobbiamo capire cosa ha funzionato della didattica a distanza, ma soprattutto gli errori commessi e da non ripetere: le scelte che prendiamo da oggi devono essere funzionali alla costruzione del sistema educativo che verrà. “La scuola del futuro non sarà già attiva a settembre, ma con una visione chiara nel lungo termine, ogni azione e cambiamento che faremo sarà un passo verso la sua realizzazione”, ha concluso Cristina Pozzi.
Alcune sfide, come abbiamo visto, sono sul fronte didattico e metodologico, altre, invece, sul piano tecnico e di infrastruttura: l’obiettivo imprescindibile è quello di garantire l’accesso alla formazione, da un lato supportando le famiglie per la dotazione di pc e tablet, dall’altra costruendo un’infrastruttura di banda ultralarga che porti la rete veloce su tutto il territorio nazionale, offrendo così a tutti gli studenti quella connettività base che rischia altrimenti di diventare discriminatoria.
La formazione del futuro inizia oggi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2014/02/education-future.jpg426662Impactscoolhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngImpactscool2020-06-25 12:04:102020-06-26 12:48:33Educazione e formazione: è il momento di costruire il futuro
Il rapporto fornitore-compratore può avere radici più salde utilizzando strategie e annunci meno aggressivi.
Il remarketing anche se non è spam, in alcuni casi, ottiene l’effetto opposto a quello desiderato.
Ci ritroviamo a chiedercelo sempre più spesso: è davvero finito il tempo degli annunci? Anche le ads sponsorizzate possono apparire superate, e forse stanno perdendo colpi. Perché? Il motivo è semplice: spesso, i famosi “post/annunci sponsorizzati” risultano più utili nella fase iniziale delle varie offerte, prodotti o progetti. Così ilcollantetra il pre-lancioe ilpost-lanciopotrebbe non essere più costituito dalle ads, anche se profumatamente pagate. O più semplicemente gli annunci vengono a volte costruiti in modo troppo artefatto rispetto a quanto faremmo nell’organico.
Infatti, in alcuni casi la retention di un cliente può essere più preziosa della sua acquisizione o del continuo remarketing su cold e warm leads.
Non possiamo formulare ipotesi certe, tuttavia, per approfondire i dati dell’andamento complessivo del mercato pubblicitario, è possibile approfondire consultando anche il report Nielsen.
Anche le ads possono fallire
Non sempre le ads (e relative strategie correttive) portano dove vuole l’inserzionista. La prova sta nel fatto che oggi, spesso, quando il cliente commissiona una sponsorizzata, pur affidandosi a un professionista di fiducia, tenderà quasi sempre a chiedersi: “Piacerà davvero? Funzionerà, o avrò solo bruciato i miei soldi?”.
Spesso si ragiona sulla necessità di attivare o meno ads per determinate categorie merceologiche. Potremmo anche arrischiarci in una considerazione che, nei prossimi anni, potrebbe non apparire così irrealistica. Infatti la promozione di offerte, iniziative e servizi diffusa in modo “naturale”, ad esempio attraverso i canali di comunicazione più semplici − stories, stati di WhatsApp, social post −può rendere il marketing meno invasivo e forse anche più piacevole, quasi come un passaparola.
La relazione tra due persone che si conoscono e comunicano costantemente ha radici più salde di un semplice rapporto fornitore-compratore. Ad esempio, se oggi scegliamo un servizio in cloud e acquistiamo uno spazio, ma poi questo servizio si rivela inefficace, il contratto con il fornitore viene rapidamente sostituito con quello di un altro che, magari, propone lo stesso servizio con un quid che risponde di più alle nostre esigenze.
E questo potrebbe portare risultati a lungo termine molto più saldi, a patto − ovviamente − dinon spammare e di non esagerare con la necessità di comunicare troppo, con tante informazioni diverse o martellanti, neppure quando si avverte la forte tentazione di farlo. Un po’ come quando si riceve l’invito a un appuntamento: “Allora, ci sei? Verrai? Quanti siete?“. Se sostituiamo il concetto di “appuntamento” con “prodotto da vendere”, il risultato non cambia.
La promozione libera da sponsorizzate diventa, per così dire, una “promozione organica“.
Facciamo un altro esempio: se sponsorizziamo un contenuto con remarketing annesso, chi ha l’occhio allenato − anche un semplice cliente che acquista spesso determinati prodotti − potrebbe osservarlo da un punto di vista negativo, a prescindere dall’interesse suscitato: “Ah, è solo una sponsorizzata“. Questo vale, ad esempio, per i consulenti che vendono corsi di vario genere che sembrano tutti poco riconoscibili e tutti uguali, e guarda caso sono usciti sul mercato da poco.
Invece, se diffondiamo una promozione con post e stories semplici, o la condividiamo attraverso strumenti comunemente utilizzati, purché con frequenza non troppo elevata, sarà meno aggressiva per chi già conosce la persona che diffonde le informazioni su un prodotto o servizio, e quasi simpatica a chi vuole approfondire – senza troppe pretese – quel contenuto che richiama la sua attenzione.
Supporto spontaneo
Un altro risvolto interessante è che i contenuti diffusi da una fonte già nota possono essere citati, taggati, ricondivisi da chi li ha davvero apprezzati. E senza folli esborsi di budget.Se il contenuto vale, la “customer advocacy” viene sostituita da una fioritura spontanea direlazioni da coltivare. Un po’ come avveniva nelle antichebotteghe delle nostre città, dove i mercanti e gli artigiani stabilivano un rapporto diretto con gli acquirenti.
La perfezione stanca, eppure lapromozione free-budgetprospera anche in tempi bui. E appare meno artefatta, forse più interessante a chi viene “bombardato” ogni giorno dai competitor di una stessa nicchia di mercato che si contendono la sua attenzione stalkerando, di fatto, i suoi interessi.
Potrà esistere un nuovo metodo di “promozione organica”? E se sì, con quali limiti, condizioni e vantaggi? Per il momento non possiamo saperlo con certezza, anche se è innegabile come, finora, e forse anche in ragione della pandemia, le ads abbiano rivestito una considerevole importanza per le imprese.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/promozione-organiza.jpg470571Maria Cristina Folinohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMaria Cristina Folino2020-06-25 11:14:402020-06-25 11:51:17Promozione organica e annunci: una nuova frontiera budget-free
Gestire i nostri contenuti sia per Facebook che per Instagram da un unico strumenti ci semplifica il lavoro e finalmente è possibile.
Ci aspettiamo questo strumento si evolva ancora, per diventare sempre più completo. Scopriamo come usarlo al meglio.
Arrivato un po’ in sordina, Facebook ha rilasciato Creator Studio nell’estate 2018. Si tratta di uno strumento di cui ormai ogni Social Media Manager non può fare a meno perché permette di gestire i contenuti delle pagine Facebook e ora anche di Instagram, in un’unica interfaccia.
Se infatti prima bisognava per forza ricorrere a strumenti esterni per la programmazione e la gestione degli account, ora Facebook semplifica sempre di più le attività con questo tool unico.
Non può ancora competere con altri software di social media management più approfonditi, ma è sicuramente prezioso per chi non ha un abbonamento con altri strumenti e ha bisogno di gestire i proprio account semplificandosi la vita con un’unica piattaforma fornita gratuitamente e che ha l’altro indiscusso vantaggio di restituirci metriche e dati di prima mano.
Ti sarai accorto che quando entri negli strumenti di programmazione della pagina Facebook ti viene suggerito di provare Creator Studio. E allora via, proviamo!
Chiunque gestisca la pagina può accedervi anche da questo link da desktop.
Una volta entrati, sulla base del ruolo della pagina, è possibile vedere determinate informazioni ed eseguire azioni.
Per capirci meglio la tabella di seguito riporta un riassunto:
Gestire Facebook ed Instagram in uno strumento unico
In alto sulla barra blu troviamo la possibilità di scegliere tra Facebook e Instagram.
Per poter visualizzare il nostro account Instagram business dovremo allacciarlo. Innanzitutto, dovremo aver collegato l’account Instagram alla Pagina Facebook.
Questa è la vera funzionalità che tutti i Social Media Manager attendevano: poter programmare e gestire anche Instagram!
Possiamo infatti pubblicare i nostri contenuti sia sul feed di Instagram che in IGTV.
Subito sotto abbiamo un menù a tendina che ci permette di selezionare quale pagina Facebook o account Instagram vogliamo visualizzare. Fin qui tutto molto intuitivo.
Le funzioni di Creator Studio
Ora andiamo per ordine e vediamo cosa possiamo fare con Creator Studio.
Pubblicazione
La prima schermata che ci si presenta è la home con la possibilità di creare post in alto a sinistra: caricare, scrivere e pubblicare contenuti.
Possiamo pubblicare un post, una storia, un video, anche trasmettere una diretta. Sempre nella home abbiamo una prima panoramica di dati statistici.
Ricerca e monitoraggio
Possiamo poi gestire i contenuti attraverso la funzione ‘Libreria Contenuti’: vedremo la lista completa dei post pubblicati, programmati, delle bozze, dei post scaduti e in scadenza. Grazie ai filtri e alla funzione cerca, possiamo anche ricercarli e selezionarli.
Sempre nella libreria contenuti abbiamo accesso ad alcuni dati statistici sulle Stories, possiamo gestire le playlist dei video e sono in arrivo altre funzioni.
Subito sotto troviamo la sezione dedicata ai dati statistici ,dove al momento è possibile vedere le prestazioni dei video e delle stories.
Moderare e rispondere a commenti e messaggi
Arriviamo alla posta: in questa sezione abbiamo l’opportunità di moderare commenti e messaggi, anche i Direct di Instagram. Si possono anche modificare le risposte automatiche, molto utili per evitare che ad un messaggio non risposto, corrisponda una perdita di reattività della tua Pagina.
Monetizzazione
E ancora ci sono tante altre tab nel Creator Studio. In ‘Monetizzazione’ puoi vedere se la tua pagina è idonea a monetizzare e quindi ricavare guadagno su Facebook.
Nel caso ti interessi, puoi configurare questa funzione. Inoltre, trovi una dashboard per le dirette e hai tutta la raccolta degli audio da utilizzare nei tuoi post e puoi gestire le risorse collegate alla pagina.
Siamo giunti al termine di questa panoramica. Ora hai tutti gli strumenti che servono per gestire i tuoi contenuti su Instagram e Facebook, senza dover ricorrere ad altri software esterni, comodo no?
Confidiamo sul fatto che Creator Studio potrebbe evolversi e sicuramente regalarci nuove funzionalità per diventare ancora più completo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Creator_studio_Cover-1.jpg600900Michela Fenilihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMichela Fenili2020-06-25 09:30:302020-06-25 08:57:06Primi passi con Facebook Creator Studio: cosa puoi fare e come usarlo
Il Brasile, il secondo mercato per importanza per WhatsApp, ha sospeso il servizio di pagamento mobile dell’applicazione di messaggistica istantanea nel paese una settimana dopo il suo lancio.
In una dichiarazione, la banca centrale brasiliana ha dichiarato di aver preso la decisione di “preservare un ambiente competitivo adeguato” nello spazio dei pagamenti mobili e di garantire “il funzionamento di un sistema di pagamento che sia intercambiabile, veloce, sicuro, trasparente, aperto ed economico”.
Le banche del Paese hanno chiesto a Mastercard e Visa, che sono tra i partner di pagamento di WhatsApp in Brasile, di sospendere il trasferimento di denaro sull’applicazione. Il mancato rispetto dell’ordine comporterebbe per le società di pagamento l’applicazione di multe e sanzioni amministrative.
Nella sua dichiarazione, la banca centrale brasiliana ha suggerito di non aver avuto la possibilità di analizzare il servizio di pagamento di WhatsApp prima del suo lancio.
L’annuncio di martedì è l’ultima battuta d’arresto per Facebook, che ha iniziato a testare WhatsApp Pay in India due anni fa e non ha ancora ricevuto l’approvazione normativa per espandere il servizio di pagamento a livello nazionale.
Oltre all’India, che è il più grande mercato per l’app, WhatsApp sta testando Pay anche in Messico.
L’azienda ha lanciato il suo servizio di pagamento mobile in Brasile la scorsa settimana. È stata la prima volta che WhatsApp è stata in grado di condurre un rollout del proprio servizio di pagamento a livello nazionale.
Il servizio consente agli utenti di scambiare denaro tra loro e di pagare anche le aziende, senza commissioni per gli utenti nell’invio o nella ricezione di denaro, mentre per le aziende è prevista una commissione di elaborazione del 3,99% per ricevere i pagamenti.
Non è chiaro se WhatsApp, Mastercard e Visa abbiano già recepito l’avviso della banca centrale brasiliana. Il richiamo però costituisce un precedente che il social non può ignorare nei suoi progetti di espansione del servizio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/whatsapp-pay.jpeg464812Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-06-24 10:35:042020-06-24 18:11:09Il Brasile sospende WhatsApp Pay (e i sogni di gloria di Facebook)
Siamo entrati nella fase 3: perché nessuno compra?
La Customer Experience come asset per fare riemergere il business
Tre traiettorie dove orientare gli sforzi di marketing e business
Siamo entrati da qualche settimana nella fase 3, ma aziende e business faticano ad accorgersene. Si chiama ‘Effetto Caverna’ e può essere riassunto così: in queste condizioni e dopo 3 mesi di stanziamento domestico, chi ha più voglia di rimettere la testa fuori casa?
E così, soprattutto in Europa, mentre ci sarebbe gran bisogno di spendere e tornare (con senno e nel rispetto delle regole) a uscire e consumare per fare ripartire l’economia, noi fatichiamo. Se aggiungiamo poi i timori del futuro imminente, il pranzo è servito.
E allora, cosa possiamo fare come marketer, imprenditori, consulenti e business strategist? La risposta finora ha un nome, ho meglio un acronimo: CX, ovvero Customer Experience. Tutto, o almeno la maggior parte, sta lì. Se le crisi sono gravi ma offrono tante opportunità ai pensatori laterali, comprendere per davvero cosa vogliono i consumatori e come deliziare le persone oggi – qualcosa di molto diverso rispetto a 3 mesi fa – è decisivo.
Cosa significa Customer Experience e perché oggi più che mai è decisiva
Partiamo dai fondamentali, ovvero da cosa significa CX.
Per Customer Experience intendiamo le reazioni emotive che i nostri utenti hanno quando entrano in contatto con noi attraverso una comunicazione, un’interazione, un touchpoint, …
il 53% degli executive intervistati valutava la CX una leva di vantaggio competitivo;
di conseguenza, il 45% considerava la gestione della CX una priorità strategica;
nonostante tutto, la stessa percentuale (45%) valutava difficile misurarne il ROI.
Oltre a queste statistiche sfidanti, capiamo un altro motivo per cui oggi, rispetto alla CX, è davvero il tempo di passare dal dire al fare. Perché è cambiato tutto!
I consumatori sono sul divano;
Anche se possono muoversi, valutano questa opzione ancora poco conveniente;
Amazon ha scardinato tanti indecisi digitali, facendo capire loro che con 2 soli click possono avere a casa e il giorno dopo (quasi) tutto ciò che serve;
[Potrei continuare con decine di altre motivazioni…]
Una notizia positiva, è che il consumatore comunque non è sparito; come citato nel punto uno, è ‘semplicemente’ a casa e vuole buoni motivi per spostarsi dalla conca del divano che si è comodamente creato in queste settimane di remote working e social distancing. Dopo le settimane dell’empatia digitale, dove tutte le ricerche – in primis, quella di McKinsey legata a come declinare la Customer Experience al tempo del Coronavirus – erano concordi sulla necessità di rimanere digitalmente vicini ai clienti, dobbiamo adesso passare all’azione.
Tre stimoli di Customer Experience a prova di Covid-19
Ne abbiamo sentiti tanti, forse troppi: webinar, consigli, white paper, ricerche più o meno solide contenenti le linee guida per reinventare il dialogo con i customer.
Ma poi, cosa funziona davvero? Da tutto questo mare magnum di stimoli e contenuti, ti riporto tre pensieri su cui consiglio di ragionare e iniziare a lavorare.
Pensa poli-canale, non (più) omni-canale
Ivan Ortenzi – Chief Innovation Evangelist del Gruppo BIP – ha provato a tracciare una nuova architettura dell’esperienza. Tra gli stimoli, uno mi sembra particolarmente efficace: almeno per un po’ di tempo, sarà difficile pensare omni-canale.
Se per anni abbiamo disegnato e progettato con il cliente al centro, semplicemente adesso il cliente al centro non vuole stare. Ha paura, preferisce mettersi di lato o non esserci proprio. Alcuni canali, dunque, saranno molto meno efficaci rispetto a prima: uno tra tutti lo store fisico. Il suo suggerimento è di pensare invece poli-canale, dando la precedenza ad alcuni touch-point rispetto ad altri.
Tieni comunque il mindset omni-canale nel tuo cassetto in ufficio: tornerà, tornerà. ?
Ripensa gli spazi
A proposito di precedenze, è indubbio che gli spazi fisici stanno soffrendo. Già soffrivano in parte prima del Coronavirus, ora fanno proprio fatica a riemergere. Non parlo solo del +400% che ha segnato l’eCommerce nelle ultime settimane: come anticipato le persone hanno paura, temono il contatto diretto, e in generale non vivono una bella esperienza in store con tutta quell’amuchina e quei guanti.
L’ultima trimestrale Inditex – il gruppo di Zara, per intenderci – non lascia spazio a dubbi ed è ben analizzata sul suo blog da Romano Cappellari, Professore di Marketing e Retailing: saranno chiusi nel triennio 1.000-1.200 punti vendita (il 13-16% della rete attuale e il 10-12% della superficie complessiva), ma nonostante queste chiusure la superficie complessiva della rete fisica è destinata a crescere del 2,5% annuo per effetto di 450 nuove aperture. Saranno negozi più grandi, più belli, più sostenibili e in grado di offrire una migliore Customer experience completamente integrata con l’esperienza online.
Già, l’online… non pensare che anche gli spazi digitali non debbano essere rivisitati. Come ho avuto modo di sottolineare in un recente articolo pubblicato sul mio blog, qualsiasi trasformazione digitale deve partire dai disobbedienti. Troppo spesso progettiamo per noi, o anche solo per una personas ‘media’: di ceto medio, di consapevolezza digitale media, e così via. Dobbiamo invece progettare per coloro che di digitale non capiscono molto, che fanno fatica ad avvicinarsi per via delle paure che solo il nome mette. La UI di Amazon è brutta, diciamocelo. Ma funziona benissimo. Pensa a spazi digitali a prova di… chiunque.
Rispetta il cliente
Una banalità, vero?
Quello del(la) cliente al centro è un grande mantra, che ogni tanto si perde in moda o in semplice linguaggio. Basta dire ‘Customer Centricity’ e pouf, ci sentiamo in pace verso il customer: stiamo facendo la cosa giusta, qualunque cosa sia. Tale dinamica ci fa perdere il contatto reale con le persone. Altre volte, il troppo successo ci rende sbruffoni e poco rispettosi, quasi come di così tanti clienti non ne avessimo bisogno. Quante volte abbiamo dovuto fare la fila, al caldo, per entrare in un posto? E quante volte abbiamo avuto a che fare con un front office poco cortese? Tutti abbiamo notato il cambio di orientamento della forza vendita nel post Covid-19: grandi saluti, grandi cerimoniali, grandi sorrisi (nascosti dalla mascherina, ma l’occhio non mente). Il problema, è che questo dovrebbe essere lo standard!
Approfitta di queste settimane per fare formazione di Customer Centricity ai sales assistant e a tutte le persone che si interfacciano giornalmente con gli utenti: è una buona occasione per allacciare i rapporti con clientela nuova, o per riscoprire un ‘pezzo’ di customer base che se ne stava lì, dormiente.
Magari seguendo casi eccellenti come Gucci, che ha nella boutique Gucci Wooster di New York ha sperimentato un nuovo modello di vendita attivando i Gucci Connectors. I visitatori sono infatti accolti da questo gruppo di ambasciatori della marca, il cui scopo sarà quello di coinvolgere i clienti nel brand storytelling. Il loro scopo? Non è solo la vendita, ma piuttosto la creazione di un legame profondo fra Gucci e il cliente.
Il rispetto del(la) cliente passa anche però da tutte le variabili che compongono il prodotto, prezzo compreso. L’economia ci insegna che il rapporto tra il prezzo di un servizio e il suo costo determina il markup che desideriamo ottenere. La riorganizzazione degli spazi, dei servizi e di molto altro che Covid-19 ha reso necessaria ha comportato per tutti investimenti più o meno ingenti, certamente sostanziosi. Diversi giornali hanno riportato una presunta tassa Covid-19 che alcuni commercianti e imprenditori hanno esplicitamente incluso nello scontrino mostrato al cliente finale.
Mi trovo ancora una volta pienamente d’accordo con l’analisi di Romano Cappellari: se certamente le spese ci sono state a discapito dell’efficienza e dei margini, considerare i costi il principale riferimento per determinare il prezzo è sbagliato. Il cliente oggi compra la maggior parte dei prodotti e dei servizi perché vuole sentirsi coccolato, servito, e desidera vivere un’esperienza. Paga volentieri per questo motivo; considera invece implicito che il prezzo copra anche il fatto che vengano adottate tutte le precauzioni e le norme attualmente in vigore per la migliore igiene, qualunque esse siano e qualunque cosa esse comportino.
In effetti, è anche generalmente poco interessato a capire che impatto abbiano tali precauzioni sui costi di chi gli fornisce il servizio. Evita dunque di mostrare la tassa Covid-19 e concentrati al contrario su come incrementare il valore percepito dell’offerta attraverso l’esperienza più opportuna: se il cliente è disposto già a pagare 40 Euro per un servizio completo, forse puoi proporgli un’esperienza ancora più ricca capace di inglobare implicitamente i costi sostenuti? Così facendo, tra l’altro, quando in futuro i protocolli di sicurezza consentiranno di tornare a una maggiore efficienza potrai anche godere di un incremento del markup.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Starbucks.jpg5121024Alberto Maestrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAlberto Maestri2020-06-23 14:54:472020-06-24 18:04:16La roadmap e il mindset per reinventare la tua Customer Experience
Finalmente è arrivata la possibilità di aprire il proprio eCommerce sui social media.
Facebook Shops è una super novità facile da attivare, gratuita, intuitiva e che ci aspettiamo porti un’evoluzione nel mondo del social commerce.
È stato annunciato in una diretta Facebook da Mark Zuckerberg a metà maggio e non è ancora attivo in Italia, ma manca veramente pochissimo… Oggi vediamo nel dettaglio Facebook Shops.
Facebook in questo periodo di pandemia ha pensato soprattutto a strumenti per piccoli business e attività locali che possono aver bisogno di supporto ed ecco che arriva un’altra super novità, per chi ancora non ha un vero e proprio eCommerce, ma vorrebbe buttarsi nella vendita online.
A brevissimo sarà possibile crearsi il proprio Shop sui i social media, direttamente su Facebook e Instagram, ma in un prossimo futuro integrando anche Messenger e Whatsapp.
Le persone spendono sempre più tempo sui social media e perché non trovare un modo per mostrargli anche i propri prodotti preferiti da acquistare. Facebook non si è lasciato sfuggire questa opportunità di business, ora che le vendite online continuano a crescere.
È uno strumento gratuito, facile ed intuitivo da creare e si discosta dalla tab Vetrina che abbiamo visto fino ad ora sulla pagine e che ci permette di avere il nostro catalogo prodotti condiviso anche su Instagram per i tag shopping. Ha un’interfaccia pensata per il consumatore sempre più attivo da mobile che in modo veloce potrà acquistare i suoi prodotti preferiti.
Come funziona Facebook Shops e chi lo può attivare
L’apertura dello Shop è gratuita, ma diventa fondamentale gestire i nostri account social con Business manager, lo strumento che ci mette a disposizione Facebook per avere sotto controllo tutte le nostre risorse collegate alle sue piattaforme social.
Per settare Facebook Shops si deve infatti essere:
Amministratore della pagina Facebook (o della pagina Facebook collegata all’account Instagram sul quale si vuole lavorare)
Amministratore del Business Manager
Gestire pagina Facebook e Catalogo nello stesso Business Manager
Sembra infatti che questa funzione si attiverà gradualmente per tutti, dando priorità a chi già gestisce un catalogo prodotti e Instagram Shopping.
Arriverà una notifica e tutto sarà gestibile tramite ‘Gestore delle vendite’ che avrete già iniziato a vedere impostato e dovrete configurare.
Gestore delle vendite include una serie di strumenti pensati per vendere prodotti, gestire l’inventario ed evadere gli ordini della tua azienda su Facebook e Instagram.
Cosa potremo fare con Facebook Shops
Sarà possibile caricare un numero illimitato di prodotti sul proprio catalogo e personalizzare il look and feel del negozio a livello base.
Si potranno organizzare i prodotti in collezioni e categorie.
I consumatori potranno comunicare direttamente con noi tramite la pagina. Potranno sfogliare i prodotti e salvarli.
Potremo vedere statistiche di vendita, di visite e altro ancora.
I nostri prodotti appariranno anche nel Facebook Marketpalce, dandoci sicuramente più possibilità di visibilità.
In Italia il check out non sarà diretto su Facebook, ma verremo ancora rimandati ad un sito web esterno dove concludere l’ordine, negli Stati Uniti invece è disponibile anche la funzione di check out diretto. Sono molte però le integrazioni possibile e tra i partner più accreditati Shopify, piattaforma per creare eCommerce.
Altra novità molto interessante legata a Facebook Shops è la feature Live Shopping: a breve sarà possibile taggare i propri prodotti prima di andare Live sia su Facebook che su Instagram e quindi venderli direttamente durante la diretta stessa, nella quale verrà mostrato sempre il prodotto in questione sulla parte inferiore del video, con possibilità di acquisto immediato.
“I prodotti e i servizi venduti su Facebook e Instagram devono rispettare i nostri Standard della community e le Normative sulle vendite di Facebook. Le nostre Normative sulle vendite forniscono regole su quali tipi di prodotti e servizi possono essere offerti per la vendita su Facebook e Instagram. I venditori sono anche responsabili del rispetto di tutte le leggi e le normative applicabili. La mancata osservanza può comportare una serie di conseguenze, fra cui la rimozione dei contenuti pubblicati. Se pubblichi ripetutamente contenuti contrari alle normative di Facebook, potremmo intraprendere ulteriori azioni nei confronti del tuo account. Ci riserviamo il diritto di rifiutare, approvare o rimuovere gli annunci per qualsiasi ragione, a nostra esclusiva discrezione”.
Trovate qui l’elenco di tutti i prodotti vietati, al momento non è infatti possibile mettere in vendita:
Servizi
Medicine
Contenuti scaricabili e in abbonamento
Prodotti per adulti di carattere espressamente sessuale
Alcolici
Animali
Parti del corpo o fluidi corporei
Offerte di lavoro
Integratori quali vitamine, chitosano, barrette proteiche
Abbonamenti e prodotti digitali
Dispositivi medici e per smettere di fumare
Prodotti a base di tabacco
Esplosivi, munizioni e veleni
È inoltre limitata la vendita di buoni regalo, voucher e biglietti per eventi.
Ora non ci resta che aspettare di ricevere la notifica per poi iniziare ad impostarlo e capire cosa ci aspetta.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/Facebook-Shops.jpeg501890Michela Fenilihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMichela Fenili2020-06-23 12:05:322020-06-24 18:11:28Facebook Shops: come funziona nel dettaglio la nuova opzione per vendere online
Grazie alle Instagram Stories, raccontare i valori aziendali di un brand non è mai stato così immediato.
L’enorme vantaggio di utilizzare le Instagram Stories è nel disporre di uno spazio aggiuntivo all’interno della stessa piattaforma così da poter comunicare con i propri fan ed essere ben visibili nella barra di navigazione in alto con la propria foto profilo all’interno della home di ogni utente.
Correva l’anno 2016 quando Instagram introdusse la nuovissima funzionalità definita come Stories. Fino ad allora, la possibilità di postare dei video effimeri, visibili soltanto per 24 ore, era una prerogativa della sola piattaforma di Snapchat.
E come sottolinea un noto articolo pubblicato su SocialMediaExaminer, già nel 2017 si prospettava un sensibile miglioramento dell’esperienza dell’utente all’interno di Instagram, proprio grazie al loro utilizzo. La piattaforma fu premiata, e tanto, da parte degli utenti che la utilizzavano. A differenza di Snapchat, v’era sorprendentemente la meravigliosa possibilità di poter effettuare più azioni all’interno di un’unica piattaforma: Instagram, per l’appunto.
Una tendenza positiva che ha riscosso, fin dai suoi primi utilizzi, grande successo e risonanza. Conseguenza di questo trend positivo, anche l’aumento della quota di mercato di Instagram nei confronti di Snapchat. In quest’ultima, non viene semplificato la connessione con altri utenti. Su Instagram, invece, è possibile connettersi con amici e follower anche di Facebook: si può cercarli e decidere di seguirli.
È apparso chiaro, da subito, come coloro che dapprima popolavano Snapchat si sono via via spostati inevitabilmente verso Instagram. E così, le incredibili novità introdotte dalleInstagram Stories hanno conquistato sempre più utenti.
A conferma di ciò, l’enorme fetta della Generazione Z ha visto un incredibile avvicinamento della piattaforma alle proprie esigenze. Ed a poco a poco, il loro utilizzo, si è fatto sempre più concreto e formidabile anche in ambito B2B. Ad oggi, infatti, rappresentano una vetrina attraverso cui comunicare i propri valori aziendali.
Ma c’è di più…
Le Instagram Stories incoraggiano gli utenti non solo a rimanere sulla piattaforma più a lungo, ma in particolare a farci ritorno molto più frequentemente: i dati registrano che gli utenti sotto i 25 anni trascorrono in totale più di 32 minuti al giornosu Instagram, mentre il restante, trascorre più di 24 minuti al giorno.
I numeri su cui riflettere
Sono oltre 500 milioni gli utenti che quotidianamente caricano contenuti nelle loro stories;
Spontaneità e velocità
Le stories nascono per immortalare momenti di vita quotidiana (e non solo) in maniera rapida e divertente, tramite un formato verticale, proprio come normalmente teniamo in mano il nostro smartphone, con adesivi, effetti speciali, pennelli ed una vasta gamma di colori tra cui scegliere. Il mondo delle stories è naturale e meno artefatto dei contenuti che solitamente si possono pubblicare sui vari canali social media. È proprio questa l’aspettativa gli utenti hanno ogni volta che accedono alle Instagram Stories ed è proprio questa curiosità che la maggior parte dei brand cercano, ormai, di soddisfare.
Durata a scadenza Instagram, negli ultimi anni, ci hanno ricredere come i cosiddetti “contenuti effimeri” rispecchino un carattere speciale. Sono percepiti come più credibili ed autentici. È un qualcosa si può perdere e che non può più avere l’occasione di rivedere. Ecco come l’arma dell’ansia di perdere un’occasione di poter vedere qualcosa possa giocare sulla mente degli utenti, e quindi su quella dei potenziali consumatori.
Continua evoluzione
Dal loro inserimento, Le Instagram Stories, la loro evoluzione non è mai cessata, anzi! Sono in continuo mutamento e vengono, ormai, rilasciate nuove funzionalità di continuo, o comunque ottimizzate le esistenti. Ciò consente alle stesse stories di essere dinamiche e mai noiose.
L’enorme vantaggio di utilizzare le Instagram Stories è nel disporre di uno spazio aggiuntivo all’interno della stessa piattaforma così da poter comunicare con i propri fan, ed inoltre, essere ben visibili nella barra di navigazione in alto con la propria foto profilo all’interno della home di ogni utente.
Per i digital marketers più esperti, ciò incrementerà, potenzialmente, alcuni parametri, vediamo quali:
Traffic Generation
Quando pubblicate le vostre stories incrementerete l’aumento dei contenuti social in target con le vostre esigenze. Sarete, quindi, più visibili certamente, supportati possibilmente da una buona costanza di pubblicazione per mantenere “vivo” l’interesse dei vostri utenti.
Brand Awareness
Le Instagram Stories assicurano, attualmente, se adotterete tutte le misure necessarie, un’ottima visibilità per il vostro brand: esse, infatti, rappresentano uno dei migliori strumenti per alimentare il cosiddetto Brand Storytelling.
Customer Loyalty
Le Instagram Stories valorizzano e stimolano in maniera immediata il legame tra utente e brand: non sfruttare appieno il loro potenziale rappresenta un errore, a volte imperdonabile, per tutti i social media marketers che non conoscono le funzionalità messe a disposizione dalla piattaforma. La narrazione del vostro brand, adesso, passa anche da QUI!
Social Engagement
Grazie all’utilizzo delle nuove features di Instagram, le Stories possono davvero esplodere di creatività e quindi essere apprezzate dalla vostra audience: perché non registrare eventuali dati in merito alle reazioni degli utenti e veicolarvici, al massimo, i valori del vostro brand?
Advertising&Promotions
Instagram dà la possibilità di sponsorizzare, o meglio, “mettere in evidenza” le Stories che pubblicate. Perché non riflettere sull’enorme potenziale che possono costituire le sponsorizzazioni tramite le vostre stories? Servitevi di uno dei numerosi tools presenti sul mercato e date sfogo alla vostra creatività! Gli utenti vi ringrazieranno di certo!
Grazie alle Instagram Stories, raccontare i valori aziendali di un brand non è mai stato così immediato.
Non dimentichiamoci che Instagram è un social network caratterizzato dall’aspetto visivo.
Oggi, più che mai, il cosiddetto “Visual Storytelling” è uno degli elementi fondamentali per poter veicolare costantemente i propri valori aziendali. Ed è proprio grazie alle Instagram Stories che tutto ciò è reso più intuitivo ma soprattutto altamente condivisibile!
Va inoltre tenuto presente che le stories sono spesso più visualizzate rispetto alle foto del profilo stesso. C’è da aggiungere altro…?
Instagram descrive le Stories come qualcosa che permette di “condividere tutti i momenti della tua giornata, non solo quelli che vuoi tenere nel tuo profilo”. V’è anche la possibilità di condividere più foto e video contemporaneamente, comparendo in tal modo all’interno di un “formato slideshow”. Ricordatevi, comunque, che queste foto e/o video scompariranno dopo 24 ore.
Formato: considerate che le stories usano un formato verticale
Ciò vi consente di caricare i contenuti in orizzontale, ma le foto perdono qualità e i video verranno capovolti.
Integrate l’utilizzo delle Instagram Stories con altri elementi/contenuti
Se avete intenzione di utilizzare testi brevi ed accattivanti, gli adesivi possono conferire un tocco più ricercato e divertente.
Senza tralasciare l’eventuale utilizzo dei diversi filtri disponibili.
Individuate la versione migliore di voi
Capire quali sono i contenuti di tendenza apprezzati dai propri follower è il primo passo per tentare di innalzare il Social Engagement (coinvolgimento dei contenuti social) delle stories. Cercate anche di analizzare gli insight per poter capire cosa piace di più: vi consiglio di sperimentare ed insistere. Pubblicare contenuti differenti permette di capire cosa funziona e cosa va abbandonato o magari ottimizzato. Per trovare la versione migliore di voi stessi è necessario investire del tempo sperimentando nuove idee per catturare l’attenzione.
Tag, hashtag e menzioni
Se desiderate personalizzare ulteriormente le vostre stories, non esitate a posizionare l’adesivo di posizione da condividere con i followers per indicare dove vi trovate. Potete conferire maggiore visibilità usando l’hashtag o la relativa menzione. Pensate, se come succede per i post, se navigando nel feed, gli utenti trovano la vostra storia all’interno della sezione Esplora! Se la trovano interessante, potenzialmente potrebbero visitare il vostro profilo interagendo con altri contenuti pubblicati fino ad iniziare a seguirvi. Nelle Instagram Stories è possibile aggiungere fino a 10 hashtag: vi consiglio di utilizzarli tutti.
Le GIF
Rappresentano un elemento sempre più utilizzato e valorizzato nella stories, possono apportare maggiore creatività ed empatia grazie alle animazioni di cui la vostre storia necessita. Anche i brand, ormai, li usano in larga parte, non solo sono divertenti ma permettono anche di realizzare storie più vivaci e che arrivano dritte al cuore dell’utente finale.
Utilizzo di sondaggi, domande ed emoji
Questi tre elementi conferiscono alla storia maggiore interazione e permettono di sapere cosa pensano o vogliono sapere i vostri followers dal vostro brand. Perchè non utilizzarli subito?!
SWIPE UP (scorrimento verso l’altro)
Questa funzione è divenuta la più utilizzata sia da aziende che piccoli brand/attività: rispecchia un chiaro invito all’azione che può far guadagnare contatti, incrementare il traffico verso il vostro sito Web ed aumentare, potenzialmente, le vendite!
Fate in modo che i vostri contenuti diventino virali.
Per creare engagement e farvi notare da più utenti possibili, le stories devono rispecchiare un carattere ed identità unici. In poche parole, devono spingere a chi le osserva ad interagire con noi, chiedendogli, perchè no, di esprimere un’opinione e convincerlo a condividere il contenuto proposto.
Non dimenticate la reale forza degli UGC (User Generated Content)
I cosiddetti User Generated Content rappresentano il reale passaparola, come nella vita di tutti i giorni: le persone sono maggiormente propense a fidarsi dei contenuti prodotti dalle persone, considerati più vicini ed autentici rispetto a quelli prodotti dalle aziende. Se siete stati menzionati in una storia o taggati nel feed, sappiate che l’algoritmo vi premierà senz’altro.
Attenzione agli orari di pubblicazione
Conoscere i giorni ed orari nei quali i nostri followers sono più attivi risulta molto utile per incrementare le visualizzazioni delle nostre Instagram Stories. Quando pensate di pubblicare, cercate di sfruttare gli orari con maggiore frequenza ed utilizzo dell’applicazione da parte degli utenti: permetterete ai vostri contenuti di essere visti da quante più persone possibili.
Rispondere sempre alle domande che arrivano dagli utenti in DM
I Direct Message rispecchiano la nuova frontiera della “vecchia” posta elettronica. Utili per raccogliere messaggi, menzioni, domande ma anche preziosi feedback da parte degli utenti. Se ricevete un messaggio in risposta ad una storia, cercate di rispondere sempre. Cercherete, così, di far capire che dietro all’account Instagram c’è realmente una persona. Umanizzerete, in tal senso, il vostro account… E quindi anche il vostro brand!
Non rimane che creare il contenuto visual adatto, e perchè no, scegliere l’opportunità di creare un sondaggio…
Oppure ancora aggiungere l’adesivo ed iniziare a monitorare ciò che succede. Che tu sia una grande azienda o una piccola realtà, ti consiglio di non perdere altro tempo ed iniziare subito.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/instagram-stories-come-usarle.jpg611843Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-06-22 15:49:502020-06-24 10:08:52Instagram Stories: perché non devono più mancare nella tua Social Media Strategy
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