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Week in Social: dalle Facebook Stories di 72 ore ai nuovi sticker su Instagram

Per chi non ha smesso di studiare e migliorarsi, per quelli che hanno scoperto oggi le opportunità che i social offrono, e per chi, invece, ci lavora da tempo. Torna, puntuale come ogni settimana, la nostra Week in Social.

Su Instagram: sticker, live da desktop, tool, IGTV e challenge

Sono quattro le novità introdotte da Instagram questa settimana. Procediamo con ordine. La prima riguarda la possibilità di seguire i live da desktop.

La seconda novità riguarda IGTV, tra il lancio di una nuova home, la monetizzazione dei video, una Discover Tab per navigare la app e scoprire nuovi video, e lo swipe up che invita gli utenti a proseguire nella visione dei video, dopo i primi 15 secondi. Chissà se questi aggiornamenti porteranno più persone a usare la app.


La terza novità Ig di questa settimana riguarda l’aggiunta di gift card, food order, and fundraiser tool per Stories e profili. Come puoi immaginare, i tool sono pensati per aiutare i brand in questo periodo di sospensione. Ovviamente questo non risolve i problemi che molte aziende stanno fronteggiando. Ma la piattaforma pare intenzionata a lavorare in questa direzione.

Per vedere questi ultimi aggiornamenti sui tuoi canali, dovrai aspettare un po‘. Lanciati in USA e Canada, verranno rilasciati a tutti nelle prossime settimane.


Chiudiamo, con l’ultima novità su Instagram. Il social sta sperimentando un nuovo sticker per le Stories, Challenge. Ti ricorda qualcosa? Ma certo: TikTok. Lo stiker, infatti, è pensato per coinvolgere i tuoi amici in sfide e contest online.

Facebook punta su informazione, messaggistica e gruppi

E anche su Facebook la settimana è stata movimentata, lato social. Tanti aggiornamenti in arrivo. A partire dalla partnership con la World Health Organization, per creare un bot Messenger e condividere informazioni accurate e in tempo reale sulla pandemia in corso. In pratica, lo stesso tool usato su WhatsApp.


E mentre da un lato si dà spazio alla comunicazione, dall’altro la si limita, ma per ovvie ragioni, ovvero sanzionare chi non rispetta le regole. Stiamo parlando della possibilità di silenziare i membri dei gruppi per 28 giorni. Cos’altro?
Facebook ha realizzato un nuovo tool per Apple Watch. Si chiama Kit, che sta per Keep in Touch. Con un solo tocco, sarà possibile mandare emoji, localizzazione, messaggi vocali ai tuoi contatti più stretti.

week in social
E, mentre Facebook lavora a nuovi workshop per aiutare gli amministratori dei gruppi a gestire meglio uno strumento che vede sempre più utenti, pare presto avremo la possibilità di condividere Stories che dureranno 3 giorni. Hai capito bene: 3 gioni invece delle canoniche 24 ore. La notizia non è ancora ufficiale. Ma pare che entro un mese ne sapremo di più.

In breve

Pinterest lancia una sezione per aiutare i business che stanno risentendo della crisi economica generata dal Covid-19.

Snapchat crea un hub con tool, link e risorse per aiutare i marketer.

YouTube sta lavorando a ‘Video Chapters‘ option, che permette di segmentare i video in capitoli, ognuno con una precisa descrizione. Sarà così più immediato individuare gli argomenti trattati in un video.

Coming soon

Chiudiamo la nostra Week in Social con due notizie dell’ultima ora. Una riguarda Instagram e Facebook. Pare che presto potrebbe esserci la possibilità di andare live, nello stesso momento, su entrambe le piattaforme: account Instagram e Pagina Facebook.

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Mentre TikTok sta lavorando a una nuova funzione, chiamata ‘Family Pairing‘, che consentirebbe ai genitori di monitorare la presenza online dei propri figli. Screen Time Management, Restricted Mode e Direct Messages sono le tre misure che la app introdurrà, per tenere sotto controllo il tempo trascorso in app, chi può mandare messaggi a chi, e quali contenuti possono essere visti.

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Come dovrebbero essere regolati i contenuti sui social, secondo Facebook

  • In materia di contenuti dannosi, Facebook si è recentemente espressa con un white paper che definisce come dovrebbero essere regolati i contenuti su social e web
  • Facebook punta a mentenere il suo ruolo di partner costruttivo per i governi, con approcci più praticabili per gestire i contenuti online

 

In materia di “contenuti dannosi”, Facebook si esprime pubblicando un nuovo white paper per la regolamentazione universale sui social e sul web.

Sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica e delle proposte avanzate sul tema privacy, propaganda politica online e portabilità dei dati, arriva una nuova regolamentazione universale dei contenuti dannosi che coinvolge Facebook, legislatori, aziende private, società e utenti.

Dopo Cambridge Analytica, lo stato dell’arte

È il 2018, quando Mark Zuckerberg viene chiamato a testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti sulla violazione delle informazioni appartenenti a milioni di utenti registrati al suo social network e usate impropriamente dalla Cambridge Analytica.

L’uso che la società di consulenza britannica ne avrebbe fatto coincide con la profilazione diretta di utenti, amici e simili da intercettare per scopi politici a carattere elettorale, attraverso la pubblicità digitale.

LEGGI ANCHE: Mark Zuckerberg va a Bruxelles a spiegare cosa è successo con Cambridge Analytica

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Da allora, la questione sulla regolamentazione dei contenuti dannosi su Facebook, i social e nel web è sul tavolo del dibattito come un nervo scoperto in cerca di una linea universale da implementare e delle responsabilità da conferire.

Nel 2019, arriva un primo significativo cambiamento: Facebook passa con decisione dal “non vogliamo più interferenze da parte del governo” a abbiamo bisogno di una supervisione del governo per implementare controlli di sicurezza universali e garantire parità di condizioni per tutte le piattaforme che lavorano per sorvegliare i contenuti web”.

Di fronte alle varie sfide legali e politiche, oggi Facebook mira a favorire un approccio più standardizzato delle policy: “È impossibile rimuovere tutti i contenuti dannosi da Internet” dichiara Zuckerberg in un recente editoriale, “ma quando le persone utilizzano decine di servizi di condivisione diversi – tutti con la loro politica e i loro processi – abbiamo bisogno di un approccio più standardizzato”, conclude.

Una posizione con cui il CEO del social network s’impegna a delineare un quadro strategico entro cui implementare la regolamentazione universale dei contenuti dannosi sui social e sul web.

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Come cambiano le regole per i contenuti dannosi?

Il white paper pubblicato lo scorso febbraio dal gruppo Facebook, mira a rispondere a quattro domande chiave che l’azienda sostiene debbano essere formulate nell’ottica di un dibattito più ampio.

L’azienda sottolinea:

  • In che modo la regolamentazione dei contenuti può raggiungere l’obiettivo di ridurre il linguaggio dannoso preservando la libera espressione?
  • In che modo le normative possono migliorare la responsabilità delle piattaforme Internet?
  • La regolamentazione dovrebbe imporre alle società di Internet di raggiungere determinati obiettivi prestazionali?
  • La regolamentazione dovrebbe definire quali “contenuti dannosi” dovrebbero essere vietati su Internet?

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Secondo Facebook, i problemi sorgono quando le persone non comprendono o si sentono impotenti di fronte a decisioni che limitano il loro linguaggio, il loro comportamento e più in generale la loro esperienza online.

Per mantenere un adeguato bilanciamento tra sicurezza, libertà di espressione e altri valori, bisognerebbe attivare sistemi di canali intuitivi per la segnalazione di contenuti o la supervisione esterna di politiche o decisioni di applicazione, attraverso procedure come la periodica segnalazione pubblica dei dati di applicazione.

Una regolamentazione che potrebbe fornire a governi e individui le informazioni di cui hanno bisogno per giudicare accuratamente gli sforzi fatti dalle società di social media.

Le autorità di regolamentazione potrebbero prendere in considerazione determinati requisiti per le aziende, come la pubblicazione dei loro standard di contenuto, la consulenza con le parti interessate-quando apportano modifiche significative agli standard-o la creazione di un canale affinché gli utenti possano presentare ricorso contro una decisione di rimozione o non rimozione di un’azienda.

In questo modo, le normative migliorerebbero la responsabilità delle piattaforme.

È evidente come in quest’ottica le aziende potrebbero essere incentivate a raggiungere obiettivi specifici come mantenere la prevalenza dei contenuti in violazione al di sotto di una soglia concordata.

Ciò significa che la regolamentazione dovrebbe definire quali “contenuti dannosi” dovrebbero essere vietati su Internet?

Nel documento, viene specificato che le leggi che limitano la parola sono generalmente applicate dalle forze dell’ordine e dai tribunali. La moderazione dei contenuti su Internet è sostanzialmente diversa.

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Pertanto, i governi dovrebbero creare regole per affrontare questa complessità – che riconoscono le preferenze dell’utente e la variazione tra i servizi Internet, possono essere applicati su larga scala e consentire flessibilità in tutte le lingue, tendenze e contesto.

La situazione odierna con milioni di contenuti pubblicati e diffusi sui social sul Coronavirus e sull’emergenza, resta un banco di prova per tutte le piattaforme.

Il ruolo di Facebook nel nuovo quadro strategico

In sostanza, Facebook sta dicendo che esistono disposizioni sui contenuti in vigore per tutte le altre forme di media e simili e dovrebbero essere attuate per il web; il che ridurrebbe l’onere sull’azienda e su altre piattaforme, a favore di una decisione più autonoma su cosa è e cosa non è accettabile, pur istituendo una misura di base su tutti i social network ed entità.

In tal senso, continuerebbe a mantenere il suo ruolo di partner costruttivo per i governi mentre pesano approcci più efficaci, democratici e praticabili per gestire i contenuti online.

coronavirus

Come potrebbero cambiare le scelte di marketing dopo il COVID-19

  • Il COVID-19 sta già cambiando la nostra vita e condizionerà anche le scelte di marketing
  • La forma di advertising più colpita è evidentemente l’outdoor, segue subito dopo il mercato delle sponsorizzazioni
  • Gli influencer hanno un ruolo positivo attivo, coinvolgendo i follower con le dirette da casa

 

Cosa accadrà al mondo del marketing post Covid-19? 

Abbiamo provato ad analizzare, partendo da alcuni dati, come il mondo del marketing potrà essere influenzato dal lockdown mondiale.

Alcune considerazioni, sono forse banali, ma vanno necessariamente sottolineate oggi: se le strade sono deserte, internet è in sovraffollamento; i social media sono diventati il luogo in cui rifugiarsi per ritrovare un senso di comunità e le piattaforme di video conference sono diventati i nuovi bar virtuali in cui incontrare amici e parenti.

Tutto il mondo si sta interrogando su domande da milioni di dollari: quanto durerà? Come sarà influenzata la mia vita e il mio lavoro? Noi queste risposte ovviamente non le abbiamo, ma abbiamo provato a capire come il Coronavirus influenzerà le scelte di marketing nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

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Il mondo marketing tradizionale

Mentre siamo chiusi nelle nostre case, il mondo intorno a noi sta cambiando. La comunicazione in TV è stata rivoluzionata nel giro di poche settimane, i programmi televisivi si sono adattati alle nuove disposizioni sanitarie e i brand più reattivi sono andati in onda con spot pubblicitari girati in case, mostrando un messaggio di vicinanza al pubblico.

Ma proprio dal mercato del marketing tradizionale arriva il primo grande paradosso: gli ascolti della TV esplodono ma i brand fanno retro-front sugli investimenti pubblicitari.

Secondo uno studio svolto in queste settimane recente studio, la penetrazione degli ascolti TV aumenta ogni giorno, mediamente un italiano su tre guarda la tv, la chiusura delle scuole aggiunge una bella fetta di bambini, che tuttavia rimane inferiore a quella degli adulti. Il picco di ascolto è alle 9 di sera con quasi la metà degli italiani davanti alla televisione, mentre il day time ha beneficiato maggiormente della situazione con un incremento del 17%.

Lo stesso dato di crescita, tra TV tradizional e streaming si registra inoltre in tutto il mondo, come mostrato da Statista.

statista crescita ascolti tv e streming coronavirus

Ma nonostante ciò, in Italia si stima una riduzione degli investimenti in acquisto di spazi televisivi. Un vero e proprio paradosso, spinto dall’ondata di crisi economica verso cui stiamo andando incontro.

spesa adverttising tv coronavirus

L’Out of Home potrebbe essere la forma di advertising più colpita. Ha ancora senso la pubblicità per strada? Nei prossimi mesi sarà sempre meno frequente camminare per strada, spostarsi da casa a ufficio, raggiungere da qualche parte un amico. E allora quanto saranno utili i cartelloni pubblicitari? Quale sarà l’effettivo ritorno dell’awareness di una pubblicità sugli un autobus, o in una stazione della metropolitana? C’è tuttavia da considerare che una buona fetta della spesa pubblicitaria in questo settore sia allocata alla fine dell’anno, per le festività natalizie.

Infine, anche il mercato delle sponsorizzazione ne risentirà: i grandi eventi sportivi, come il campionato di calcio e perfino le olimpiadi, sono sospesi e alcuni brand tenderanno a tagliare gli accordi di sponsorizzazione.

LEGGI ANCHE: Come reinventare una strategia di Content Marketing durante la quarantena

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La strada del Digital Marketing

A differenza delle forme di pubblicità tradizionali, gli investimenti in digital marketing potrebbero aumentare.

Da una ricerca di Dentsu Aegis Network, su 155 brand intervistati, il 14% ha dichiarato di spostare budget online, da media offline.

Nei prossimi mesi potremmo vedere un netto aumento della spesa pubblicitaria digitale poiché i consumatori trascorreranno naturalmente più tempo online, scegliendo di fare acquisti online anziché uscire di casa.

La ricerca di Global Web Index ha rilevato che stiamo assistendo a un netto aumento delle persone che accedono ai social media in tutte le fasce di età. Il 27% tra la Gen Z, il 30% tra i Millennials, il 29% tra la Gen X e il 15% tra i Boomer.

La spesa pubblicitaria sui social media è quindi destinata ad aumentare. Si ritiene che gli investimenti in social advertising potrebbero aumentare del 20%.

Sarà però fondamentale fare attenzione alla scelta del contenuto, capire e scegliere le parole e le immagini giuste per comunicare in questo momento di crisi. Come content creator, abbiamo la responsabilità di scegliere con consapevolezza i contenuti che pubblichiamo in questo momento. Le persone hanno bisogno del supporto dei brand che amano e i social media forniscono un ottimo veicolo per farlo.

Stiamo assistendo poi ad un enorme aumento dell’influencer marketing, con un recente studio che ha riscontrato un aumento del 76% dei Mi piace accumulati quotidianamente sui post #ad di Instagram nelle ultime due settimane. Le dirette Instagram sono all’ordine del giorno fra gli influencer che fanno compagnia agli italiani dalle loro case. Chiara Ferragni e Fedez sono un chiaro esempio di come gli influencer possano avere un ruolo da protagonisti positivi: la loro iniziativa di solidarietà, sfonda i 3 milioni di euro in meno di 48 ore.

Nulla sarà più come prima? Probabilmente sì, cambierà anche il mondo del marketing. Solo chi avrà la capacità di cambiare velocemente le sue strategie, dotandosi di strumenti e competenze adeguate, potrà evitare la crisi o almeno superarla indenne.

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Come reinventare una strategia di Content Marketing durante la quarantena

  • Secondo un recente studio di OCM e NetLine, solo il 12% dei marketer è soddisfatto della propria strategia di comunicazione
  • La chiusura temporanea di molte attività rende il Content Marketing l’unico mezzo per mantenere un legame con il pubblico
  • Sunglass Hut, Cookist, Delish ci offrono esempi di contenuti user centered per migliorare la digital strategy

 

Ebbene sì, l’88% degli eBuyer fa acquisti sulla base di contenuti online. Eppure, poco più di un marketer su dieci ritiene che la propria strategia di Content Marketing funzioni realmente e solo due lavorano attivamente con il dipartimento vendite per implementarla.

È quanto emerge dallo studio di OCM e NetLine “Trasformare il Content Marketing”.

Content Marketing: un’occasione mancata?

Sviluppare e misurare un piano di digital marketing avendo come riferimento la domanda degli utenti significa avere la capacità influenzare le loro scelte d’acquisto attraverso dei contenuti editoriali.

Se invece, come rilevato dalla ricerca, il processo di Content Marketing non tiene conto degli interessi del pubblico, ecco che siamo di fronte a una colossale occasione mancata.

L’occasione di farsi conoscere e riconoscere come azienda.

L’occasione di generare engagement ed entrare in sintonia con i bisogni e le abitudini delle persone, quella di acquisire credibilità e guidare le scelte d’acquisto del pubblico.

Una grande occasione mancata, ma anche una sfida che rimane ancora aperta per i professionisti del marketing.

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Il Content Marketing ai tempi del COVID-19

Il COVID-19 ha trasformato radicalmente il modo in cui i brand comunicano e agiscono sul mercato, evidenziando la loro resilienza e la capacità di prendere decisioni d’impatto in maniera rapida.

Come è ovvio, le aziende stanno dando la priorità alla salute dei loro dipendenti e clienti. Per questo, molte attività sono temporaneamente sospese, così come le fiere e gli eventi di settore annullati.

Mai come ora, il Content Marketing rimane un asset fondamentale per connettersi con le persone e manifestare la propria vicinanza in un momento così critico.

Così, i marketer hanno l’opportunità/dovere di sviluppare un piano editoriale che sia davvero incentrato sui bisogni del pubblico.

Come fare? Niente di meglio che seguire le brillanti iniziative di alcuni brand.

Scopriamole insieme.

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Sunglass Hut: #TheSunWithin

“Quando il cielo è pieno di nuvole, guardati dentro, è lì il sole più splendente”. Con la campagna #TheSunWithin, Sunglass Hut invita i propri follower a condividere piccoli momenti di quotidianità.

L’intero piano editoriale del brand costruisce una narrazione all’insegna dell’ironia e della leggerezza: è un richiamo a stare uniti, ad affrontare i momenti difficili con positività e a prendersi cura di se stessi, ritagliandosi piccole oasi di felicità.

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Seppur non incentrato sul core business di Sunglass Hut – e forse proprio per questo- #TheSunWithin funziona perché è costruito intorno alle necessità di “evasione” degli utenti e riesce a trasmettere la vicinanza del brand in un presente incerto.

Cookist: #iorestoincucina

Mai come in questo periodo di isolamento forzato, abbiamo liberato la nostra fantasia in cucina e ci siamo ritrovati, mani in pasta, a creare le ricette più sfiziose o a riscoprire il piacere delle tradizioni di una volta, come il pane o la pizza fatti in casa.

Al nostro viaggio alla ricerca del “nuovo gusto di stare in casa”, Cookist dedica un’intera sezione del suo sito: #iorestoincucina.

content marketing cookist

Si tratta di uno spazio riservato alle notizie, ai racconti e agli approfondimenti sull’emergenza.

Ma anche di una finestra sulla condizione di isolamento che stiamo vivendo, con tutorial, idee e iniziative per sfruttare al meglio questo periodo.

Imparando, ad esempio, a cucinare tutte quelle ricette che avremmo sempre voluto sperimentare e a cui non ci siamo mai potuti dedicare.

Delish: come organizzare un virtual party

Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici.

Tuttavia, le recenti direttive per praticare il distanziamento sociale hanno reso questo piacere un po’ più difficile da raggiungere, ma non impossibile.

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Delish ha infatti creato una guida completa per organizzare e condividere cene, happy hour e feste di compleanno utilizzando il WiFi come “un nuovo grande tavolo”.

Sono i Virtual Dinner Party, luoghi virtuali per divertirsi “separatamente ma insieme”.

Dai consigli sulle piattaforme di video calling, a quelli sulle decorazioni per creare la giusta atmosfera, fino alle ricette e alle attività per intrattenersi a distanza con gli amici, Delish offre agli utenti tutti i dettagli su come organizzare un perfetto party virtuale.

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Gen Z e streaming online durante la quarantena: quali sono i contenuti più visualizzati

  • Per i brand è necessario capire le differenze tra la Gen Z e le precedenti per sviluppare campagne video che soddisfino il loro desiderio di autenticità
  • La Gen Z e i millennial si distinguono profondamente per quanto riguarda le abitudini di consumo dello streaming online

 

La pandemia causata dal COVID-19 ha bloccato gran parte del mondo e con essa è cambiato anche il concetto di intrattenimento: stiamo attraversando infatti un momento storico in cui il consumo di contenuti online ha raggiunto un livello mai sperimentato nella storia dello streaming

Su questo tema si articola una ricerca del Global Web Index, condotta alla fine del mese di marzo su 13 Paesi diversi, dove i consumatori hanno citato le tre attività principali che dominano durante il loro stato di quarantena, ovvero:

  • guardare il telegiornale e informarsi online (il 67%)
  • socializzare con la propria famiglia (il 53%)
  • utilizzare servizi e piattaforme di Streaming online (il 51%)

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Ovviamente le risposte cambiano a seconda delle fasce di età intervistate. In particolare,  Generazione Z e millennial dedicano più tempo alla creazione di contenuti video su piattaforme come YouTube e TikTok, con rispetto alla Generazione X e ai Baby Boomers.

Le fasce di età più “anziane”, infatti, preferiscono leggere le ultime notizie, chiacchierare al telefono con i propri famigliari e amici, oppure sperimentare nuove ricette in cucina.

In generale il lockdown obbligato ha portato la maggior parte delle persone a trascorrere più tempo su diversi dispositivi multimediali di casa, soprattutto sullo smartphone, come dichiarato da 8 su 10 intervistati.

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Ma quali sono i contenuti più visualizzati in streaming dalla Generazione Z?

In questo articolo vogliamo concentrarci principalmente sulla fruizione dei contenuti di streaming online da parte della Generazione Z, ovvero quella fetta di popolazione nata a partire dal 1997.

La prima cosa che dobbiamo evidenziare è che Gen Z e millennial si distinguono profondamente per quanto riguarda le abitudini di consumo dello streaming online: piattaforme come Netflix, HBO, Amazon Prime Video e la nuova arrivata Disney+, infatti, sembrano essere quasi prerogativa dei millennial.

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Questa differenza probabilmente è dovuta alla maggiore possibilità da parte dei millennial di pagare l’abbonamento a più servizi contemporaneamente, con un 64% di streamer nella fascia 25-37 anni che pagano per due o quattro piattaforme di streaming online.

La piattaforma preferita per lo streaming della GenZ è YouTube

YouTube è nato nel 2005 ed è cresciuto insieme a questa generazione, per questo la maggior parte degli adolescenti rimane fedele alla piattaforma.

Secondo un articolo pubblicato da Think with Google, infatti, l’85% degli utenti che rientra nella Generazione Z conferma di utilizzarla.

Inoltre bisogna considerare l’ascesa dei “vlogger”, una categoria specifica di webstar che continua ad aumentare la propria popolarità, soprattutto in un momento nel quale tutti sono chiusi in casa e hanno più tempo per produrre contenuti video per il proprio canale.

Basta pensare che, secondo uno studio americano pubblicato lo scorso anno da The Harris Poll in collaborazione con LEGO, risulta che il 29% dei 3.000 bambini intervistati preferiscano diventare una star di YouTube piuttosto che un astronauta (11%).

Vi sembra una cosa triste?

C’è da dire che non è solo l’intrattenimento a rendere YouTube un successo per la Generazione Z, in quanto l’80% degli adolescenti afferma di aver imparato cose nuove grazie ai video di YouTube, mentre il 68% ringrazia la piattaforma per averli aiutati a migliorare o acquisire nuove competenze che potranno essere utili in futuro.

La maggior parte degli studenti, ormai, preferisce cercare informazioni attraverso i video di YouTube rispetto all’utilizzo dei libri di testo, soprattutto per quanto riguarda progetti fai-da-te e prove tecniche pratiche.

La sezione Discover di Snapchat è in continua crescita

Un’altra piattaforma di particolare tendenza tra gli adolescenti, soprattutto americani, è Snapchat, con la sua sezione Discover.

Verso la fine del 2019 infatti, proprio Snapchat ha riferito che il tempo giornaliero trascorso dalla GenZ a guardare i contenuti Discover è aumentato del 40% in un anno, e questa crescita sembra continuare anche nel 2020.

Il successo dei video Discover del fantasmino giallo risiede nelle sue caratteristiche, che seguono il cambiamento significativo delle abitudini di fruizione dei contenuti online.

Si tratta infatti di video in verticale, full-screen, con una durata media di circa 5 minuti: perfetti per adolescenti annoiati, sempre in cerca di qualcosa di nuovo e originale, che riesca a catturare la loro attenzione per pochi minuti.

Impossibile parlare di Gen Z senza citare TikTok

Il fenomeno TikTok è esploso nell’estate 2019, diventando l’app più scaricata nel mondo dopo Facebook in quel periodo, e la maggior parte del suo pubblico rientra nella fascia di età della Generazione Z.

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I contenuti di questa piattaforma sono molto più brevi rispetto a quelli di YouTube o di Snapchat, con un limite di 15 secondi per clip, per questo un alto livello di creatività è fondamentale per decretarne il successo.

Ormai gli Influencer che presiedono l’applicazione, i cosiddetti TikToker, sono famosi quasi quanto gli Instagramer e i marketer fanno a gara per collaborare con loro, tanto che è proprio la stessa società ad aver creato un Creator Marketplace: un vero e proprio catalogo dei propri Influencer che i Brand possono cercare e contattare in base alle proprie esigenze.

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La chiave per raggiungere la Generazione Z è il contenuto video

Siamo tutti d’accordo che il contenuto chiave per riuscire a comunicare in modo efficace con la Gen Z è solo uno: il video. Lo conferma anche Forbes, che in un articolo aggiunge che per funzionare deve essere “pertinente, significativo e autentico”.

Gli adolescenti sembrano essere sempre più consapevoli delle strategie di marketing che i brand usano per provare convertirli in consumatori, per questo è necessario che i marketer capiscano le differenze tra la Gen Z e le precedenti per sviluppare campagne video che soddisfino, appunto, questo desiderio di autenticità.

La Generazione Z è formata da adolescenti alla ricerca di nuovi modi per sfuggire dallo stress della vita quotidiana e prepararsi per il futuro: i brand che vogliono entrare in contatto con questa generazione dovrebbero sfruttare questo scenario, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi con contenuti originali e reali.

linkedin algoritmo

Come ottimizzare il tuo profilo LinkedIn (ed essere premiato dall’algoritmo)

  • La piattaforma di LinkedIn è nata esattamente con lo scopo che ha oggi, ossia costituire un luogo d’incontro virtuale per professionisti
  • Sono 663,3 milioni le persone che possono esser raggiunte con l’advertising su LinkedIn, circa il 12% della popolazione mondiale
  • Oggi gli sviluppatori stanno lavorano per implementare numerose funzionalità che aumentino il grado di engagement nelle conversazioni

 

Quando si parla di social media la mente va immediatamente a Facebook, Instagram o – al più – a TikTok, trascurando erroneamente LinkedIn. Si tratta di un social network a tutti gli effetti, anzi è il social network nato per creare connessioni lavorative e nuove interazioni di business. Ecco perché è fondamentale non solo avere un profilo LinkedIn, ma curare le connessioni che si instaurano e lavorare affinché l’algoritmo ci premi.

Vediamo in questa guida non solo perché ottimizzare il proprio profilo su LinkedIn, ma anche e soprattutto come farlo sia che nel caso tu svolga sia un’attività di libero professionista, sia di dipendente all’interno di un’azienda.

linkedin numeri

I numeri di LinkedIn

LinkedIn non è uno dei satelliti della mente del fondatore di Facebook, ma è il prodotto del lavoro di Reid Hoffman, lo studioso laureato in Scienze cognitive nel 1990 all’Università di Stratford, specializzato in Filosofia ad Oxford e con una carriera nell’informatica, che dopo alterne vicende lavorative nel 2002 diede vita insieme a tre colleghi ad un social network nuovo.

La piattaforma di LinkedIn è nata esattamente con lo scopo che ha oggi, ossia costituire un luogo d’incontro virtuale per professionisti che qui potessero scambiarsi idee e pareri su argomenti di attualità e novità nella propria area di business.

Da allora LinkedIn ne ha fatta di strada, non solo per il numero di utenti iscritti, ma come strumento di marketing nel quale si è trasformato nel tempo: basti pensare che sono 663,3 milioni le persone che possono esser raggiunte con l’advertising su LinkedIn, circa il 12% della popolazione mondiale.

Su scala globale l’Italia è solamente al nono posto tra i paesi che utilizzano questo social network, seguita da Messico, Spagna, Australia e Germania; al primo posto gli immancabili Stati Uniti, seguiti da India e Cina.

Insomma, sembra proprio che il colosso acquisito da Microsoft sia diventato il più grande database di professionisti al mondo: sarà forse per questo che gli esperti stanno lavorano per implementare numerose funzionalità che aumentino il grado di engagement nelle conversazioni. In fondo, il rilascio della possibilità di eseguire dei video in diretta conferma quanto LinkedIn sia sulla cresta dell’onda e, anzi, stia lavorando alacremente per trasformare in maniera profonda il proprio algoritmo, in meglio.

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Come i liberi professionisti possono usare LinkedIn

Se avere una pagina LinkedIn è fondamentale per le aziende, lo è altrettanto per i liberi professioni o chi ambisce ad esserlo. Anche per te ho alcuni preziosi suggerimenti:

  • il tuo profilo non è un curriculum online. Non confondere il tuo cv con il tuo profilo LinkedIn. Sebbene sia fondamentale inserire correttamente tutte le tue esperienze professionali e abilità, ricordati che la vera differenza viene fatta dalle interazioni e dalla rete di contatti che saprai creati. Emergere può essere difficile, ma con costanza otterrai risultati quasi insperati.
  • Conosci il tuo target. Come avviene in qualsiasi attività online, è fondamentale comprendere a chi ti rivolgi. Domandati quindi: qual è la persona che vorrei trovasse interessante il mio profilo? Quali sono le competenze che è importante inserisca e quali posso invece tralasciare perché non sono al 100% coerenti con le mie ambizioni?
  • Gli head hunter guarderanno il tuo profilo. Come vedremo nei paragrafi seguenti, LinkedIn è uno strumento fondamentale per le aziende che ricercano nuove figure da inserire all’interno del proprio team. Assicurati quindi che il tuo profilo sia aggiornato e con tutte le informazioni che occorrono.

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Come le aziende possono utilizzare LinkedIn

Troppo spesso mi trovo a lavorare con aziende che hanno un potenziale inespresso che non traspare minimamente, non solo dal proprio sito ma anche e soprattutto dal profilo LinekdIn aziendale.

Cominciamo quindi con alcuni punti fermi che devono essere tenuti ben presenti quando si parla di LinkedIn per le aziende: la pagina del tuo brand non può essere quella del suo fondatore. Per quanto la strategia di personal branding del CEO, del direttore marketing o qualsiasi altra figura designata debba rispecchiare i valori dell’azienda è fondamentale che questa possa vivere di vita propria su questo social.

Ecco quindi qualche suggerimento preliminare che ti aiuterà a mettere a fuoco come e soprattutto perché la tua azienda deve avere una pagina aziendale:

  • è uno strumento di marketing. Curare la pagina della propria azienda è come assicurarsi che il proprio sito internet funzioni, cioè è semplicemente indispensabile! Infatti, al pari della pagina web, è un importante biglietto da visita a livello commerciale e d’immagine per tutto il team che vi lavora. Inoltre, avevi mai sentito parlare di LinkedIn Advertising? Ne parleremo più avanti.
  • Selezionare le risorse utili per ampliare il tuo team. LinkedIn è come se fosse una piazza in cui ciascuno mostra le proprie caratteristiche, evidenziando pregi e soprattutto aspettative lavorative. Ecco quindi che la tua pagina aziendale è uno strumento da una parte per attirare candidati qualificati e in target con le tue aspettative; dall’altra per procedere concretamente nell’iter selettivo, attraverso il tuo referente risorse umane.
  • Creare una community. Se il target della tua azienda è Business To Business e il tuo interlocutore è – ad esempio – un direttore di banca o un dirigente, allora riuscire a creare un collegamento con lui e proporgli contenuti interessanti e pertinenti potrebbe aiutarti nel processo di acquisizione di nuovi clienti con cui difficilmente potresti entrare in contatto. Ovviamente non sto dicendo che basta collegarsi con un dirigente perché questo ti offra una collaborazione, ma sicuramente mostrare le proprie abilità e progressi può essere un interessante calamita da utilizzare.

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Come ottimizzare il tuo profilo personale

Per procedere con l’ottimizzazione del tuo profilo personale, ti suggerisco di accedervi direttamente al desktop, in quanto alcune modifiche non possono essere apportate attraverso l’applicazione per smartphone. Prima di passare ad alcuni suggerimenti tecnici, vorrei darti un consiglio: durante la fase di registrazione utilizza la tua email personale e non quella aziendale.

La vita è imprevedibile e non puoi sapere per quanto tempo potrai disporre di quell’indirizzo email: magari, quando cambierai posizione lavorativa, potresti perdere il tuo precedente indirizzo e – insieme ad esso – la possibilità di accedere ed entrare in contatto con la tua community. Mi raccomando, usa sempre la mail personale: un indirizzo Gmail andrà benissimo.

Una volta che hai acceduto al tuo profilo, puoi procedere con l’ottimizzazione di:

  • Foto – è letteralmente la prima cosa che i tuoi potenziali collegamenti vedono. Per questo ti suggerisco di caricare un’immagine in cui il tuo volto si vede in maniera nitida e sei ritratto all’interno di un contesto professionale. Meglio evitare i selfie o immagini al mare, a meno che tu non sia un bagnino o tu abbia un’attività in una località balneare. Ricordati, se possibile, di farti ritrarre mentre sorridi: questo ti aiuterà a fare un’ottima prima impressione su LinkedIn. Per quanto riguarda le dimensioni della foto, puoi mantenerti su 400×400 PX.
  • Immagine di copertina – è vero che questa sezione parla di come ottimizzare i profili personali, ma ricorda che su LinkedIn tu rappresenti soprattutto il tuo lavoro. Ecco quindi che puoi lasciare spazio nell’immagine di copertina per il logo della tua azienda, immagini del team o lo slogan del tuo brand. L’immagine di copertina risulta essere uno spazio prezioso soprattutto per coloro che svolgono un ruolo di prestigio all’interno della propria azienda o in un determinato settore. Per quanto riguarda le dimensioni della copertina: 1584×396 PX.
  • Headline – in questa posizione di testo puoi inserire il ruolo che svolgi all’interno di un’azienda o quello che fai attraverso la tua professione. Ricordati di non eccedere con i dettagli, in quanto non è questa la sezione del tuo profilo in cui potrai inserire la tua intera biografia. Ancora una volta ricorda che il tuo profilo LinkedIn non è il tuo curriculum.
  • Localizzazione – non dimenticare di inserire le informazioni relative al luogo in cui svolgi principalmente la tua attività. Il posizionamento local è un fattore importantissimo non solo su Google, ma anche su LinkedIn.
  • About – ti suggerisco di inserire una descrizione breve di quello di cui ti occupi e di quelle che sono le tue aspirazioni future, soprattutto se sei uno studente che cerca di attirare l’attenzione di un determinato tipo di aziende.
  • Esperienze lavorative – è una delle parti più importanti di tutto il tuo profilo perché è qui e nella sezione che segue che gli head hunter, competitor e potenziali datori di lavoro potrebbero soffermarsi maggiormente. Non inventare esperienze che non hai avuto, evita di inserire quelle che non sono coerenti con il tuo percorso di studi o le tue ambizioni. Mai come in questo caso è importante ricordare che “less in more”.
  • Competenze (skill) – qui puoi inserire le competenze tecniche e relazionali che credi di avere innate o che hai avuto l’occasione di sviluppare durante il tuo percorso di studi e di lavoro. Anche in questo caso, tieni ben a mente il criterio della coerenza rispetto al resto delle informazioni che hai inserito nel resto del tuo profilo. Inoltre, non dimenticare che non è importante tanto (o solo) inserire un gran numero di competenze, ma ricevere le conferme da parte di conoscenti e collaboratori. Per confermare una competenza un utente che visita il tuo profilo può eseguire facilmente questa procedura.

Come ottimizzare la tua pagina corporate

Come detto prima, la tua pagina corporate è la vetrina con cui potenziali clienti entrano in contatto con il tuo brand. È quindi molto importante non solo inserire tutte le informazioni, ma che queste siano corrette, aggiornate e nel formato più adatto. Vediamo insieme i dettagli:

  1. Logo – suggerisco sempre di inserire come “Page logo” quello che è effettivamente il tuo logo. Caricalo nelle dimensioni consentite da questo social media, altrimenti potrebbe essere troppo piccolo o sgranare: nel primo caso hai la possibilità di fare uno zoom, ma è comunque preferibile realizzarne uno ad hoc della dimensione più adeguata.
  2. Immagine di copertina – come accade per Facebook, anche LinkedIn mette a disposizione la possibilità di inserire una immagine di copertina. Ogni azienda riempie questo spazio in maniera soggettiva, ma le scelte più frequenti riguardano l’uso di uno slogan, l’immagine del team o degli edifici in cui svolgono le giornate lavorative. Ricorda che puoi accedere a questa funzione solo nella modalità desktop e non attraverso l’applicazione per smartphone.
  3. Nome – nell’apposita sezione di editing inserisci il nome della tua società e – se hai spazio – anche il tuo payoff che potrebbe permetterti di differenziarti da omonimi o potenziali competitor. Usa un segno divisorio tra il nome del brand e il payoff ricordando che quest’ultimo deve essere parlante ossia descrivere in maniera precisa, puntuale ed esaustiva quello di cui ti occupi.
  4. Tagline – qui hai a disposizione 120 caratteri che compariranno esattamente sotto al nome del tuo brand e al logo. Sfrutta al meglio questo spazio perché è il primo vero contatto con i tuoi clienti: ti suggerisco di inserire il settore al quale appartieni e quello che fai. Non ti dilungare sui servizi (per quello c’è il sito), ma cerca di esprimere quello che ti rende unico sul mercato. Evita le iperboli e frasi scontate come “leader di mercato/di settore”, “massimi esperti di …”.

Oltre a questa prima parte di ottimizzazione pratica, è fondamentale avere un piano editoriale che ti guidi nella condivisione di contenuti rilevanti per il tuo target. Semaforo verde quindi per tutti gli articoli che parlano dell’azienda, interviste ai membri del tuo team o contenuti prodotti direttamente dal gruppo di lavoro (magari su un blog aziendale). Suggerisco lanci brevi e con lo short link alla pagina di riferimento: questo ti aiuterà a tracciare in maniera precisa l’efficienza del tuo pubblico.

Attenzione inoltre ai collegamenti che autorizzi: la tua pagina aziendale non deve essere collegata con i tuoi parenti, a meno che non siano personaggi rilevanti nel tuo settore o appartengano all’azienda stessa. Invia e accetta unicamente collegamenti di valore per il tuo business e quindi coerenti con la tua attività e i servizi sui quali stai puntando.

Uno degli aspetti ai quali porre maggiore attenzione, è relativo ai dipendenti o ai collaboratori che hanno inserito il proprio ruolo all’interno dell’azienda nel proprio profilo: quest’informazione compare automaticamente anche sulla tua pagina aziendale.

È fondamentale porre attenzione ai profili che dichiarano avere un ruolo all’interno della tua azienda in quanto accade spesso che, a seguito di un cambiamento di posizione o d’azienda, l’utente dimentichi di aggiornare la propria posizione lavorativa su LinkedIn. In questo caso è opportuno contattarlo personalmente o tramite email, chiedendo di modificare questa voce del proprio profilo.

linkedin

Come creare engagement sulla tua pagina professionale

Il verso segreto per il successo su LinkedIn – come su tutte le altre piattaforme social – è condividere le proprie esperienze, realizzando contenuti pertinenti e interessanti per il proprio pubblico. Ma creare post interessanti non è abbastanza, soprattutto se la tua pagina aziendale è all’inizio del proprio percorso di crescita: ecco quindi che è fondamentale ottimizzare tutte le risorse che si hanno a propria disposizione, ossia collaboratori, dipendenti e figure chiave all’interno del proprio team.

Sono proprio loro gli ambassador dei valori, della filosofia e dei risultati che vengono ottenuti dall’azienda. Sebbene ciascun imprenditore non possa obbligare queste figure a “consigliare” o condividere i post della pagina aziendale, tuttavia può fare di tutto per creare engagement e coinvolgerli nelle varie iniziative promozionali. Del resto, i brand che hanno dimostrato di ottenere maggiore successo sono proprio quelli che hanno mostrato il proprio lato umano sui social.

Torniamo, circolarmente, ad un concetto importantissimo per LinkedIn ossia la pianificazione strategica della condivisione dei contenuti secondo il piano editoriale. Per far sì che ogni membro del tuo team si senta parte integrante della grande famiglia che è la tua azienda, perché non coinvolgerli direttamente rendendoli protagonisti di un post? Potresti realizzare dei contenuti in cui li presenti, magari in maniera spiritosa attraverso una frase che li contraddistingue o un aspetto peculiare del loro carattere.

Inoltre, la fase di stesura del piano editoriale (o almeno quella di brainstorming che la precede) può trasformarsi in un’ottima occasione di team building in cui ciascun partecipante può esprimere la propria opinione liberamente su come vive e percepisce il brand, arricchendo la comunicazione di nuovi spunti.

Infine, sia che la tua azienda sia una startup sia che sia una PMI, ricordati che l’imprenditore svolge un ruolo fondamentale nella comunicazione dei progressi e dei risultati raggiunti: il primo commento ad ogni post deve essere il suo, incoraggiando e spronando il lavoro che è stato svolto dal gruppo (mai dal singolo!).

LEGGI ANCHE: Su LinkedIn arrivano (ufficialmente) i tag nelle foto. Ecco gli ultimi aggiornamenti

linkedin dati

L’importanza di monitorare i propri risultati

È risaputo come la condivisione di contenuti su LinkedIn condivisi durante le prime ore del mattino sortiscano un effetto migliore rispetto a quelli pubblicati durante il resto della giornata: questo avviene a causa delle abitudini degli utenti che, almeno una volta al giorno, preferibilmente la mattina appunto, accedono alla propria homepage.

Tuttavia, ti invito a non farti trarre in inganno e a monitorare personalmente il comportamento dei tuoi follower giorno per giorno: per farlo LinkedIn mette a disposizione delle pagine una piattaforma di Analytics dalla quale puoi estrapolare tutti i dati che ti occorrono.

Per accedervi è sufficiente cliccare sulla pagina di cui vuoi effettuare l’analisi e – all’interno della tab Analisi, seleziona la voce relativa a Visitatori, Aggiornamenti e Follower. L’usabilità di questa funzione analitica è versatile e permette di legge e confrontare le informazioni in maniera rapida e veloce.

Ricorda che la piattaforma di Analytics proposta da LinkedIn non deve essere confusa con quella di Google Analytics.

linkedin

LinkedIn Advertising

Come qualsiasi altra attività di marketing a pagamento, anche quella di LinkedIn Advertising presuppone un’attenta pianificazione delle azioni da svolgere in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Senza voler entrare nel merito specifico di come strutturare una strategia di LinkedIn Advertising – che, comunque, deve essere personalizzata sugli obiettivi di marketing di ogni brand – è opportuno sfatare alcuni miti su questo argomento: infatti, una volta liberato da queste false credenze potrai affrontare LinkedIn Advertising con maggiore consapevolezza e flessibilità.

Vediamo alcuni di questi:

  1. LinkedIn non è una piattaforma per Advertising. Falso! La piattaforma e soprattutto l’algoritmo sono cambiati molto negli ultimi anni, muovendosi nella direzione di ottimizzare l’interfaccia per le promozioni a pagamento. Oggi LinkedIn offre ai propri utenti la possibilità di promuovere il proprio profilo o la propria azienda attraverso una serie variegata di strumenti (che vedremo a breve);
  2. Fare sponsorizzazioni su LinkedIn è costoso. Falso, di nuovo! In senso assoluto è sbagliato definire come costoso o economico una campagna di advertising online in quanto il vero parametro da prendere in considerazione è la qualità dei lead che viene portata in relazione al proprio settore. È vero, l’investimento iniziale su LinkedIn è maggiore e il CPM e il CPC è in base molto più elevato rispetto a Facebook, ma la qualità del ROI è impagabile: provare per credere.
  3. Non funziona. Sbagliato! Pensa che uno degli elementi delle sponsorizzate su LinkedIn è proprio nella gran quantità di dati che gli utenti sono interessati ad inserire all’interno del proprio profilo. Queste informazioni sono materiale prezioso quando vengono impostate delle campagne a pagamento perché consentono di profilare e raggiungere in maniera precisa, dettagliata e puntuale il proprio target.

Una volta assimilate le potenzialità dello strumento, è opportuno ricordare che la piattaforma di LinkedIn ti mette a disposizione differenti soluzioni per fare pubblicità.

  • Ads Testuali: è la soluzione ideale per campagne CPC e CPM; questo tipo di alternativa fa’ sì che il tuo annuncio compaia nella Homepage di LinkedIn, nei risultati di ricerca dei profili e nelle Pagine;
  • Post sponsorizzati: come accade per altre piattaforme Social Media, anche LinkedIn offre la possibilità di sponsorizzare determinati contenuti – posto, foto o immagini – amplificandone l’audience e ampliando il numero di persone che possono essere interessate ai tuoi contenuti.
  • Sponsorizzazione tramite e-mail: si tratta di una soluzione analoga a quella dell’email marketing, con la differenza che si tratta di un sistema interno a LinkedIn stesso. Utilizzando questo strumento di promozione a pagamento è possibile inviare messaggi personalizzati nella posta di LinkedIn ad utenti potenzialmente interessati al proprio servizio. In questo modo non solo si è certi della ricezione dell’input pubblicitario, ma si ha la possibilità di aprire una conversione con il proprio utente in target.

Alla fine di questa lunga rassegna sugli strumenti su LinkedIn e delle numerose opportunità che offre per creare relazioni, mi permetto di concludere con una parentesi sociologica: preoccupatevi delle relazioni umane fisiche reali che stringete durante i corsi di formazione, in azienda o in pausa pranzo e, dopo aver avuto un primo contatto, richiedete il collegamento su LinkedIn, non viceversa!

week in social

Week in Social: TikTok e la quarantena, la nuova app per coppie e i tornei su Facebook

Natale con i tuoi, Pasqua con Ninja Marketing. Chi avrebbe mai immaginato una Pasquetta così? Per fortuna, la Week in Social non va in vacanza e potrà tenervi compagnia, qualora lo vogliate, anche in questo weekend.

TikTok e la quarantena

Complice l’emergenza Covid-19, complice la novità, complice la voglia di divertirsi che abbiamo in questo periodo e che, purtroppo, si può sfogare in pochi modi, dati alla mano, i numeri di TikTok in Italia sono in crescita: se non ci credete, sfogliate una manciata di video e noterete che l’età media non è affatto di 15 anni come in origine.

TikTok

Facciamo una prova: guardate quante famiglie, nonni, genitori sono coinvolti in questi video, nella challenge di turno e quanti gatti e cani sono protagonisti del sistema TikTok? Lo ammettiamo, ci siamo anche noi. E sicuramente, i banchi di scuola li abbiamo abbandonati da un pezzo. Poveri giovani d’oggi: non possono scoprire un’app che il mondo adulto se ne impossessa subito. 

Smart working e TikTok

Sono tanti i modi con cui gli utenti di TikTok esprimono la nostalgia verso il loro lavoro. I più colpiti dal blocco delle attività, come estetisti, parrucchieri, hostess e steward di bordo, sono anche i più creativi sulla piattaforma.” scrive il Ninja Giancarlo Donadio.

C’è chi, per esempio, come @justcallmepino, non rinuncia alla sua passione per il volo. Per combattere la noia, con indosso una divisa da pilota, si esercita facendo volare un modellino di aereo. In attesa di pilotare un aereo vero è riuscito a “far volare” le visualizzazioni, che hanno superato le 230mila.

smart weorking su tiktok

Gli estetisti, i parrucchieri e i tatuatori danno invece un nuovo significato alla parola “telelavoro”. Con la TV accesa che proietta immagini di loro potenziali clienti in saloni di bellezza, si impegnano, ferri del mestiere alla mano, a fare una messa in piega, disporre lo smalto sulle unghie, e a disegnare coloratissimi tatuaggi. In tempi in cui la telemedicina fa miracoli, in cui è possibile operare i pazienti a distanza, chissà se un giorno le loro professioni potranno essere svolte “da remoto”.

LEGGI ANCHE: Meccanici da salotto e barbieri da giardino: lo smart working su TikTok

Tuned, la nuova app di Facebook per le coppie

Dating tarda ad arrivare in Italia per i motivi che già sappiamo (non diteci che siete lettori distratti, ne abbiamo parlato nella rubrica Week in Social, poche settimane fa) e quindi se Facebook non può fare da Cupido tra gli italiani, sceglie di agire tra chi è già innamorato.

Uno spazio gratuito per dare la possibilità alle coppie di scambiarsi quello che si vuole, dalla musica alle foto, e non necessita del collegamento a Facebook. Perché? Chi lo sa come vanno questi esperimenti, magari domani falliscono e dopodomani invece saranno le funzionalità del momento.

Il modo migliore per capirlo è comunque testarla: ed è subito download.

Facebook Gaming e i tornei

Facebook Gaming si adegua al periodo storico che stiamo vivendo e lo fa informando l’utenza attraverso un tweet, una manciata di giorni fa:

Questa funzionalità sarebbe dovuta uscire più avanti ma non si poteva attendere. Ora, si potranno organizzare tornei e vere e proprie sfide con chiunque. Tutto come fosse reale: ecco, ora sappiamo cosa fare a Pasquetta.

In breve

Zoom –  Cosa fare quando la tua piattaforma passa da 10 a 200 milioni di utenti al giorno? Assumere chi ne sa più di te. Ed ecco perché, in termini di privacy, è stato assunto da Zoom, la piattaforma di videochiamate e teledidattica del momento, l’ex capo della sicurezza di FacebookAlex Stamos. Non si possono correre rischi, quando si diventa famosi.

Data for Good –  Mark Zuckerberg mette a disposizione degli esperti dati e spostamenti delle persone nel mondo per monitorare il contagio da Covid-19. Grandi mappe, a definire quanto e come si sta evolvendo la situazione. I social (o chi per loro) che aiutano il progresso.

Fake News – Continua la lotta alle fake news: secondo un recente studio dell’Università di Oxford, Facebook è in grado di bloccare il 76% delle notizie false.

LuxuryInstagram non è più il padrone social incontrastato del settore lusso: ora TikTok offre una bella e variegata concorrenza. Tantissimi i brand che si affidano a questo social per la propria comunicazione.

influencer virtuali

Top model avatar e virtual influencer saranno il futuro della pubblicità?

  • La natura sempre più reale degli avatar digitali li ha resi oggi difficilmente distinguibili dalle persone reali
  • Un recente report di HypeAuditor, mostra un tasso di coinvolgimento sui social quasi tre volte superiore rispetto agli influencer reali

 

Un futuro che ha molti potrebbe sembrare strano è stato illustrato durante l’ultima edizione del CES 2020 di Las Vegas. È stata una società che crea immagini in AI di modelli e modelle che possono essere personalizzati in termini di tratti somatici, colore della pelle e capelli, insieme al colosso dei cosmetici L’Oréal, ad evidenziare come l’intelligenza artificiale può essere sempre di più essere messa a disposizione dei brand per creare servizi fotografici senza avere bisogno di modelle e modelli in carne ossa.

La natura sempre più reale degli avatar digitali li ha resi oggi difficili da distinguere dalle persone reali. La tecnologia può realmente cambiare il modo in cui i modelli o gli influencer compaiono nelle pubblicità, nei post e nei contenuti dei brand e le modalità in cui vengono negoziati contratti e compensi.

Immaginiamo di essere un brand di moda che oggi decida di adottare per la sua strategia di comunicazione l’utilizzo di un influencer. La gestione di un influencer richiede costi organizzativi e tecnici come l’invio di capi, l’acquisto di biglietti per partecipare ad eventi, costi logistici e di trasporto.

Se invece scegliessimo un virtual influencer non dovremmo affrontare costi di gestione o spese varie, ma solo ed esclusivamente costi di produzione ed elaborazione grafica e un contratto on l’eventuale azienda che detiene i diritti del virtual influencer.

Esistono già tanti avatar e influencer virtuali che compaiono sulla copertina di riviste di moda internazionali nei feed di numerosi brand di moda.

Si chiamano Miquela, NoonoouriShudu, Imma e Daisy. Hanno volti riconoscibili e milioni di followers su Instagram. E ovviamente i loro outfit sono sempre perfetti.

Secondo quanto mostrato dal rapporto di HypeAuditor, hanno un tasso di coinvolgimento sui social quasi tre volte superiore rispetto agli influencer reali.

LEGGI ANCHE: Chi sono i virtual influencer e come hanno conquistato anche la Cina

I virtual influencer sono il futuro del marketing?

Difficilmente 20 anni fa ci saremmo mai potuti immaginare che modelle o influencer virtuali avessero mai potuto sostituire top model reali nella comuniazione dei brand. L’industria della moda è certamente uno dei primi settori ad aver implementato l’utilizzo di virtual influencer nella propria comunicazione e strategia di marketing.

E sono sempre più numerosi i brand che iniziano a testare queste nuove forme di comunicazione soprattutto sui canali social.

Prima di considerare i pro e i contro dell’utilizzo di virtual influencer esploriamo alcuni esempi.

Daisy

Uno dei brand che sta utilizzando l’AI e ha creato un proprio avatar digitale è Yoox che ha sviluppato Daisy, protagonista principale dell’account instagram del famoso eCommerce di abbigliamento. Daisy sta impersonificando il brand cercando di avere un contatto diretto con i follower.

L’impressione guardando il profilo Instagram. È quello di seguire una vera e propria content creator che si cimenta in diverse attività quotidiane indossando i capi dei suoi brand preferiti.

Tuttavia quello che si nota visionando on più attenzione le caption dei post e i commenti degli utenti, i contenuti non generano grandissimo coinvolgimento e diversi utenti non sempre apprezzano la sue figura e le sue forme ancora non perfettamente umane.

Lil Miquela

Lil Miquela è stata una delle prime virtual influencer, tanto che oggi è ormai una star di Instagram. Oggi il suo seguito è impressionante con 1,6 milioni di follower e sta aprendo la strada a una nuova ondata di It Girl non convenzionali.

Dal 2016 ad oggi si è trasformata da un semplice pixel a una delle influencer più conosciute, conquistando il mondo della moda, della musica e dei social media. Ha collaborato con i più importanti brand come Prada, Samsung, Vetements, Chanel e tanti altri. Le descrizioni dei suoi contenuti sono molto dettagliate e personali, ricchi di emozioni personali e improntati alla scoperta di sé.

Colonnello Sanders

Gli avatar e i virtual influencer non hanno solo conquistato la curiosità dei brand di moda. Si stanno diffondendo nel mondo della musica e anche in quello del food.

L’esempio più significativo è quello del profilo Instagram di KFC. L’iconico colonnello Sanders, storico fondatore del marchio, è apparso per qualche settimana sotto forma virtuale con le sembianze di un influencer hipster.

virtual influencer

I suoi contenuti sono irriverenti e attraverso classiche pose e situazioni in cui è facile ritrovare i veri influencer, svela i  segreti del successo dietro alla sua figura e al brand KFC. Un esperimento che ha avuto un grandissimo successo dimostrato anche dell’engagement dei vari post. Una parodia dell’influencer moderno che ha permesso al brand di divertirsi e far divertire i suoi utenti.

Virtual influencer: reale opportunità o moda passeggera?

Una cosa è certa: il fenomeno è in grandissima crescita, così come i fan che seguono questi influencer del futuro. Non hanno solo apparenze normali, ma comunicano stili di vita molto vicini alla realtà.

È normale che nel lungo termine i dati permetteranno di capire se gli utenti, sempre più in cerca di autenticità e sincerità sui social, continueranno ad apprezzare queste figure virtuali.

Quello che possiamo affermare è che oggi non tutti gli avatar vengono percepiti come finti, poiché ognuno di loro è stato pianificato per sembrare un personaggio reale. Infatti nei loro account pubblicano in maniera costante contenuti anche attraverso le stories, vivono situazioni quotidiane reali, comunicano con gli utenti seguendo le caratteristiche di personas ben definite e pianificate a priori.

Le loro vite seppur digitali e studiate a tavolino, riescono comunque ad esprimere quei caratteri emozionali ed ispirazionali facendo in modo che i loro follower riescano in qualche modo ad immedesimarsi nelle loro situazioni quotidiane.

Tuttavia dall’altro lato possiamo sicuramente affermare che ancora oggi c’è sempre qualcosa di straordinariamente potente e coinvolgente nei contenuti realizzati da persone e influencer reali, che attraverso la loro personalità si collegano con il loro pubblico. Influencer virtuali come Lil Miquela possono essere creati per fingere di avere emozioni umane, ma questo potrebbe facilmente ritorcersi contro se il suo pubblico iniziasse a dubitare che quelle emozioni non siano sufficientemente reali.

È anche vero che i virtual influencer potrebbero apparire in diversi luoghi o eventi contemporaneamente, concedere in licenza le loro immagini e aumentare la quantità di contenuti prodotti in maniera esponenziale rispetto a un influencer reale.

Assisteremo a un futuro in cui i virtual influencer prevaricheranno su quelli reali? Molto probabilmente no, ma sicuramente continueremo ad avere una crescente coesistenza tra reale e virtuale.

smart weorking su tiktok

Meccanici da salotto e barbieri da giardino: lo smart working su TikTok

  • La piattaforma per i video brevi può contare su oltre sei milioni di utenti in Italia;
  • Su TikTok gli utenti stanno raccontando in modo creativo il loro smart working, anche quando diventa difficile attuarlo, come nel caso di barbieri, tatuatori o meccanici.

 

“La bellezza salverà il mondo”, è una delle frasi più citate dagli utenti della Rete, tratta da L’idiota di Dostoevskij. Parafrasando il genio della letteratura russa, potremmo chiederci se sarà anche una fragorosa risata a fare altrettanto, a salvare il pianeta in tempi di emergenza?

Una possibile risposta è offerta dagli utenti di TikTok, la piattaforma per i video brevi della Gen Z (ma non solo), che può contare su oltre sei milioni di utenti nel nostro Paese, 40 milioni nel mondo.

Nelle loro clip gli utenti raccontano in modo leggero, divertente e creativo l’emergenza che stiamo vivendo.

Tra i temi più discussi, c’è lo smart working. C’è il parrucchiere che si esercita tagliando l’erba al prato, chi si inventa un nuovo lavoro, come camboy, e chi ancora escogita dei trucchi per fuggire dalle call noiose. Siamo andati a curiosare. Ecco cosa altro abbiamo scoperto.

LEGGI ANCHE: Smart Working e Solidarietà Digitale: strumenti e iniziative per il lavoro al tempo del Coronavirus

smart weorking su tiktok

Estetisti, parrucchieri, hostess e steward di bordo, i più creativi

Sono tanti i modi con cui gli utenti di TikTok esprimono la nostalgia verso il loro lavoro. I più colpiti dal blocco delle attività, come estetisti, parrucchieri, hostess e steward di bordo, sono anche i più creativi sulla piattaforma.

C’è chi, per esempio, come @justcallmepino, non rinuncia alla sua passione per il volo. Per combattere la noia, con indosso una divisa da pilota, si esercita facendo volare un modellino di aereo. In attesa di pilotare un aereo vero è riuscito a “far volare” le visualizzazioni, che hanno superato le 230mila.

@justcallmepinoAnche solo in Smart Working ma sto lavorando eh ##perte ##neiperte ##tiktokita ##iorestoacasa ##smartworking♬ original sound – nourakilla

Gli estetisti, i parrucchieri e i tatuatori danno invece un nuovo significato alla parola “telelavoro”. Con la TV accesa che proietta immagini di loro potenziali clienti in saloni di bellezza, si impegnano, ferri del mestiere alla mano, a fare una messa in piega, disporre lo smalto sulle unghie, e a disegnare coloratissimi tatuaggi. In tempi in cui la telemedicina fa miracoli, in cui è possibile operare i pazienti a distanza, chissà se un giorno le loro professioni potranno essere svolte “da remoto”.

@hilary.bnm##conte ##smartworking ##hairstylist ##csaba ##robertovalbuzzi ##girls ##hair ##hairstyle ##blowdry♬ original sound – nourakilla

@_samypimp_smart working se sei un tatuatore..##tattoo ##tatuaggio ##tattoostudio ##vitadatatuatore ##tatuatore ##smartworking ##quarantena ##justforfun ##perte ##fyp ##fy♬ suono originale – insanitypage

Nuovi lavori: barbieri da giardino, meccanici da salotto e “camboy”

Si sa che i tempi di crisi sono quelli più proficui per innovare. Ci provano, divertendosi, gli utenti di TikTok. C’è il barbiere, come @ciroevinci2, che mette insieme due professioni, il barbiere e il giardiniere, inventando una nuova bizzarra professione: 131mila visualizzazioni per la sua clip.

@ciroevinci2##smartworking ##hair ##hairstyle ##tiktoktaac ##perte ##foryou ##neiperte♬ original sound – nourakilla

C’è poi chi costruisce una sua officina in salotto, uno spazio più accogliente per i clienti, rispetto a un più tradizionale “garage”. E ancora chi fa una ricerca su Google per aprire una nuova attività come “improbabile” camboy.

@superdany89Modalità “SMART WORKI”##quarantena ##conte ##smartworki ##smartworking♬ suono originale – danielerossetti02

@whothefxxkisnic??✨##greenscreen ##tiktoktaac ##homeoutfits ##camboy ##smartworking ##giuseppeconte ##lebimbedigiuseppeconte ##gayboy ##lgbtq ##covid19 ##coronavirus ##xyzbca♬ original sound – nourakilla

Trucchi e brutte figure dello smart working su TikTok

C’è un altro filone molto divertente che racconta trucchi (e qualche svantaggio) dello smart working. L’utente @brannetts per esempio si chiede come fare a sopravvivere a delle noiosissime call di lavoro. La sua risposta è esilarante e potrebbe essere di ispirazione per i tanti che si trovano nelle sue condizioni.

LEGGI ANCHE: 10 idee creative per realizzare i tuoi video su TikTok (e dare un boost ai tuoi follower)

@brannetts##smartworking ##workingfromhome ##2020 ##quarantine ##quarantinelife ##quarantena ##zoom ##skype ##zoomcalls ##working ##job ##office ##fun ##life ##ridere♬ suono originale – brannetts

Mentre altri denunciano gli inconvenienti dello smart working. Nel video, l’utente prepara perfettamente la sua call di lavoro con strumenti iper professionali, ma l’ingresso della madre che lo invita ad andare a pranzo, rompe il clima di professionalità che ha così duramente costruito.

@andrealoprieno8958##funky ##smartworking ##corona ##work ##meeting ##neiperte ##foryoupage♬ Funky Town – 70s Hits

Tiktok piace sempre di più agli italiani

Mentre su Facebook siamo subissati dai post che annunciano ogni giorno il numero dei contagiati e, purtroppo, dei decessi da Coronavirus, e Instagram è un proliferare di dirette (forse troppe), TikTok sta diventando uno spazio felice per chi cerca di evadere dal dramma che stiamo vivendo ogni giorno, per qualche minuto di puro svago.

D’altronde, il trend di crescita del social era già ragguardevole prima della crisi: da settembre e novembre 2019 la community era cresciuta fino a toccare quota 6,4 milioni, con un incremento della fascia d’età tra i 25-34 anni e anche dei 35+.

Scommettiamo che alla fine di questa emergenza i numeri del social sapranno sorprenderci ancora di più?

carosello is back

Carosello is back: la pubblicità diventa solidale e aiuta ad affrontare l’emergenza

Carosello è tornato, con la differenza che oggi si trova su Instagram e il “passaggio pubblicitario” si paga con una donazione direttamente proporzionale al numero di views in quel momento, aggiungendo uno zero e impegnandosi a versare il proprio contributo a un’associazione sul territorio.

Questo è il format ideato da Paolo Iabichino e Giovanni Boccia Artieri, nato come una chiacchiera dedicata agli studenti, alle studentesse e a chiunque ami questo mestiere e diventato un esempio di supporto creativo e solidale per il territorio.

Pubblicità e social per dare un aiuto concreto

“In questi giorni complicati ciascuno di noi fa quel che può per alleggerire i feed di follower e friend e per affiancare studentesse e studenti alle prese con queste inedite modalità didattiche. Noi abbiamo deciso di farlo ogni sera, alle 19:45, con una diretta di 15/20 minuti. Una pausa di riflessione, una sorta di Carosello contemporaneo per parlare di advertising, comunicazione, social media e cultura digitale in questi tempi complessi. Una conversazione che raccoglie davanti ai monitor fino a trecento persone che amano questo mestiere e vogliono analizzare quanto è successo, succede e succederà al nostro settore” afferma Paolo Iabichino, noto sui social come Iabicus.

“Fedele alla sua tradizione, il finale di puntata è dedicato al codino pubblicitario. Solo che qui il passaggio si paga con una donazione, direttamente proporzionale al numero di views in quel momento. Quindi, serve essere in molti di più, spargete la voce: l’hashtag di riferimento è #caroselloisback. Inoltre, chiunque voglia partecipare collegando la pagina Instagram del proprio brand (o di qualche cliente) è più che benvenuto/a, abbiamo bisogno di chiunque abbia una bella storia da raccontare. Grazie sin d’ora”.

LEGGI ANCHE: L’Italia guarda al futuro e punta sulla formazione con Rinascita Digitale

 

Visualizza questo post su Instagram

 

19,45 – in diretta con @gboccia, stasera special guest Barilla Italia per il Carbonara Day. #caroselloisback

Un post condiviso da Paolo Iabichino (@iabicus) in data:

Come seguire Carosello is back (e contribuire)

I profili a cui connettersi su Instagram sono @gboccia e @iabicus, per seguire la diretta e darsi appuntamento sul social network, ogni giorno intorno all’ora che fu di Carosello.

Il primo brand ad aver aderito e a collegarsi per la prima volta direttamente a una trasmissione su Instagram, nel finale di puntata dedicato al codino pubblicitario, è stato Barilla con Alessio Gianni, Digital & Content Marketing, Global Director e da anni alla guida delle strategie digitali e creative di Barilla a livello mondiale.

Assieme al noto marchio italiano hanno già aderito anche Parmigiano Reggiano, Loquis ed Evway chiudendo la prima settimana.

Il sabato e domenica, invece andranno in onda puntate speciali con interviste monografiche sui temi verticali.

Per i brand che desiderassero candidarsi è possibile farlo scrivendo un messaggio sulla pagina Instagram di Carosello Is Back e descrivendo brevemente la propria storia.