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  • Libra, le Big della finanza ci ripensano. Paypal si sfila, è ufficiale

    Ad impensierire Facebook sul futuro della sua criptovaluta alcuni partner finanziari che starebbero riconsiderando il loro impegno

    3 Ottobre 2019

    #Update 7 ottobre

    PayPal ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di ritirarsi dalla Libra Association. L’azienda ha dichiarato di “aver deciso di interrompere ulteriori partecipazioni nella Libra Association”, precisando che intende “continuare a focalizzarsi sulle attuali mission e priorità che consentiranno di democratizzare l’accesso ai servizi finanziari per le popolazioni scarsamente servite”.

    PayPal potrebbe scaricare Libra #update 4 ottobre

    Secondo il Financial Times, Paypal è stata l’unico dei 28 sostenitori di Libra a non partecipare all’incontro in programma a Washington. Un’uscita di PayPal sarebbe un duro colpo per Facebook che ha affidato il progetto Libra a David Marcus, l’ex presidente di PayPal. A non piacere a PayPal il fatto che Facebook, a suo avviso, non avrebbe fatto abbastanza per affrontare le critiche di cui è stata sommersa Libra, soprattutto quelle sul fronte del riciclaggio di denaro.

    Il punto

    La bilancia di Libra pende verso il basso. Questa volta ad impensierire Facebook sul futuro della sua criptovaluta non sono le pressioni o i dubbi delle autorità nazionali, ma alcuni partner finanziari, coinvolti nell’operazione per costruire la rete globale per i pagamenti. Alcuni di quelli che stanno concretamente sostenendo il progetto (a giugno Zuckerberg aveva parlato di 27 “amici importanti”, tra cui Visa, Mastercard, Uber, Spotify, Vodafone, Iliad). Secondo il Wall Street Journal, Visa, Mastercard e altri importanti realtà starebbero riconsiderando il loro impegno, proprio a causa delle reazioni arrivate da funzionari dei Governi Usa e Ue. LEGGI ANCHE: La due giorni a Washington di Zuckerberg (che rassicura tutti su Libra). Il punto libra

    Le critiche dei Governi

    Facebook ha pubblicato il documento su cui si fonda Libra a giugno, lasciando però molte incognite sui dettagli. Governi e banchieri centrali hanno criticato il progetto, preoccupati che possa intaccare la sovranità monetaria degli istituti e sollevando perplessità sull’intreccio tra potere finanziario e privacy. David Marcus, fedelissimo di Zuckerberg e a capo del progetto Libra, è stato protagonista di un’audizione al Congresso. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha espresso “serie preoccupazioni”. E l’Antitrust europeo sta indagando su possibili pratiche anticoncorrenziali. Il Dipartimento del Tesoro americano ha inviato alle società coinvolte, tra le quali Visa, Mastercard, PayPal e Stripe, la richiesta di informazioni dettagliate sui loro progetti legati a Libra e sulle politiche anti-riciclaggio.

    Dubbi e perplessità

    Detto questo, diversi top manager delle aziende che inizialmente hanno aiutato il social network, temendo di finire sotto la lente delle autorità di regolamentazione, si sarebbero rifiutati di sostenere pubblicamente il progetto. In particolare, la loro riluttanza, emersa nel corso di una riunione convocata a Washington giovedì scorso, ha messo in difficoltà Facebook che sta faticando a tenere il progetto di Libra in pista.

    Operazione a rischio

    I possibili passi indietro di Visa e Mastercard mettono a rischio l’operazione, che nei progetti iniziali doveva prendere ufficialmente il via a giugno 2020. Senza una rete di partner finanziari che possano aiutare a convertire le monete dei vari Paesi in Libra e a convincere i rivenditori globali ad accettare la criptovaluta come forma di pagamento, la portata della moneta di casa Zuckerberg sarebbe decisamente limitata.

    Il ruolo di Visa e Mastercard

    Il ruolo di Visa e Mastercard è fondamentale, per tre ragioni: contribuiscono finanziariamente a Libra, i partner e il loro prestigio costituiscono un’intercapedine tra chi ha sviluppato la moneta e chi la gestirà. Da ultimo, se il successo di Libra è legato alla diffusione della moneta, per quanto Facebook abbia già una platea enorme, l’adozione da parte di Visa, Mastercard permetterebbe di avere un impatto molto più ampio.

    Riunioni in corso

    Intanto Libra Association, il gruppo di manager di Facebook e delle società che sostengono il progetto, dovrebbe riunirsi a Washington oggi e il 14 ottobre i rappresentanti delle varie aziende dovrebbero incontrarsi a Ginevra per rivedere lo statuto dell’Associazione e nominare un consiglio di amministrazione.

    Reazione scomposta

    A completare il quadro dei rapporti complicati di Facebook con le autorità politiche, anche la reazione scomposta di Zuckerberg che nei giorni scorsi l’è presa con Elizabeth Warren, uno dei principali candidati alle primarie presidenziali democratiche, protagonista della crociata per arginare l’espansione delle Big Tech (non solo Facebook, ma anche Amazon e Google). Minaccia esistenziale. Zuckerberg, durante un discorso in azienda il cui contenuto è trapelato all’esterno, ha preso di petto Warren e il suo piano per combattere il dominio dei colossi tecnologici e di Internet attraverso il breakup (lo spezzettamento) di Facebook. Ha definito le idee del candidato alla stregua d’una “minaccia esistenziale”. Non solo. “Se la senatrice Warren, che propone il breakup delle società tecnologiche, dovesse essere eletta presidente, scommetto che avvieremo un’azione legale contro il Governo e sono convinto anche di vincerla” ha detto Zuck. Piano fastidioso. Elizabeth Warren non ha perso tempo a reagire alle accuse di Mark Zuckerberg, che aveva definito anche “fastidioso” il piano per lo spezzettamento di Amazon, Google e Facebook presentato dalla candidata democratica alle presidenziali americane del 2020. “‘Fastidioso – ha scritto Warren su Twitter – è se non mettessimo mano a un sistema corrotto che consente a giganti come Facebook di avventurarsi in prassi illegali e anti concorrenziali e lesive dei diritti alla privacy del consumatore, facendosi gioco della loro responsabilità di proteggere la nostra democrazia”.